Media Monitoring per 26-03-2019 - Rassegna stampa del 26-03-2019 - Ruggi

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Media Monitoring per 26-03-2019 - Rassegna stampa del 26-03-2019 - Ruggi
26-03-2019

Media Monitoring per

   Rassegna stampa del 26-03-2019
Media Monitoring per 26-03-2019 - Rassegna stampa del 26-03-2019 - Ruggi
AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona ................................................................................ 1
      26/03/2019 - LA CITTÀ DI SALERNO
            Pensioni quota 100, i reparti si svuotano ............................................................................... 1
      25/03/2019 - WWW.NURSETIMES.ORG
            Criticità nelle strutture sanitarie, i timori di Fials Salerno ..................................................... 3
Sanità Salerno e provincia .............................................................................................................. 5
      26/03/2019 - CRONACHE DI SALERNO
            Asl Salerno: Necessità di adeguare gli organici al fabbisogno assistenziale .......................... 5
      26/03/2019 - LA CITTÀ DI SALERNO
            Imboscati all'Asl, il numero sale a 504 ................................................................................... 6
      26/03/2019 - IL MATTINO (ED. SALERNO)
            Malato terminale, si uccide in corsia ...................................................................................... 8
Sanità Campania ............................................................................................................................. 10
      26/03/2019 - IL ROMA
            Cardarelli, Mauro: «La Procura dirà se è sabotaggio» .......................................................... 10
      26/03/2019 - CORRIERE DEL MEZZOGIORNO
            Cure inadeguate e poca prevenzione, Napoli e Caserta prime per mortalità ....................... 12
      26/03/2019 - LA REPUBBLICA (ED. NAPOLI)
            Dermatite atopica sabato Open day: nuovo farmaco per la terapia ..................................... 14
      26/03/2019 - LA REPUBBLICA (ED. NAPOLI)
            Marinella Scala " Un piano per i tossici in carcere" .............................................................. 16
      26/03/2019 - IL MATTINO
            Sabotaggio, infermieri nel mirino ........................................................................................ 18
      26/03/2019 - IL MATTINO
            Sanità, il valzer dei manager idonei il ministero riammette Bianchi .................................... 20
      26/03/2019 - IL ROMA
            Vecchio Pellegrini, sedie rotte nelle stanze dei medici ........................................................ 22
Sanità nazionale ............................................................................................................................. 23
      26/03/2019 - AVVENIRE
            Bimbo morto a Reggio indagato un santone L' Ordine dei medici: circoncisioni nei Lea ...... 23
      26/03/2019 - IL SOLE 24 ORE
            Doveri di privacy ridotti per i medici .................................................................................... 25
      26/03/2019 - CORRIERE DELLA SERA
            I nuovi medici? Si fanno le ossa sui manichini ...................................................................... 27
      26/03/2019 - IL MATTINO
            Il re Mida della sanità con i soldi nei puff con lui iniziò la Tangentopoli napoletana ............ 29
      26/03/2019 - CORRIERE DELLA SERA
            La vittima in corsia ha il camice bianco ................................................................................ 31
      26/03/2019 - LA STAMPA
            Piattaforma digitale per gestire le visite ............................................................................. 33
      26/03/2019 - LA STAMPA
            Più sani in città .................................................................................................................... 34
      26/03/2019 - LA STAMPA
            Prepariamo i nostri figli al digitale ....................................................................................... 36
      26/03/2019 - IL MATTINO
            Scandalo trasfusioni con il sangue infetto assolto Poggiolini .............................................. 38
      26/03/2019 - LA STAMPA
            Topolini con la super-vista grazie all' iniezione di nanoparticelle ........................................ 40
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26/03/2019                                                                                                                Pagina 7
                                           La Città di Salerno
                    Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona

                Pensioni quota 100, i reparti si svuotano

 Fioccato al Ruggi e negli altri presidi
 aziendali le delibere che annunciano le
 pensioni anticipate quota 100. In circa
 due mesi ne sono state pubblicate sul
 sito web dell'Azienda 24 solo per quota
 100, alle quali si aggiungono altre
 tipologie di pensionamenti. L'ultima
 richiesta pubblicata sul sito dall'Azienda
 ospedaliera          universitaria       Ruggi
 d'Aragona risale allo scorso 19 marzo.
 L'oggetto della determina è sempre lo
 stesso, cambia solo il codice della
 matricola del dipendente, il ruolo svolto
 e il luogo in cui lavora. Presa d'atto delle
 dimissioni volontarie dal servizio, per
 pensione anticipata quota 100, del
 dipendente matricola a cui poi fa seguito
 il codice, la sigla del come e del
 cognome, il ruolo e il presidio in cui
 lavora il dipendete. Sono prese d'atto
 della volontà di andare via che si
 intervallano ad altri pensionamenti che
 dimostrano, determine alla mano, quanto personale intende andare via tra quota
 100 oltre a qualche altra decina di dipendenti che lascerà il lavoro perché in
 quiescenza per limiti di età, per pensione anticipata, per dimissioni volontarie per
 limiti di età, per dimissioni dal servizio per facoltà di cumulo, sempre in due mesi. Un
 esercito di lavoratori che dovrà essere sostituito. Tutto questo ricadrà sulle spalle
 dell'Azienda che, sulla scorta di indicazioni della Regione, dovrà muoversi per
 assumere personale altrimenti rischia di rimanere a corto di lavoratori nei reparti. I
 sindacati non molto tempo fa hanno sollecitato il dg, Giuseppe Longo , a fornire un
 piano per capire come intende muoversi. Un problema, quello del personale che
 preoccupa i sindacati sia per la carenza di lavoratori dell'Azienda Ruggi sia dell'Asl di
 Salerno. Con apprensione parlano di «svuotamento progressivo di personale in tutte
 le strutture dell'Asl» nonostante il sempre più crescente volume di afflussi in tutti i
 reparti e strutture ambulatoriali. La preoccupazione è che si cercherà di mantenere
 inalterati i livelli essenziali di assistenza con organici sottodimensionati e inadeguati.
 Oppure si ricorrerà al lavoro straordinario, oltre i limiti previsti dai contratti di lavoro
 e dalle norme vigenti in materia. Il timore, se non ci sarà personale, è il dilatarsi dei
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tempi di stazionamento nei pronto soccorso, il rallentamento delle dimissioni e
bisognerà attendere la disponibilità di posti letto nei reparti. In vista dell'estate, non
si può pianificare un aumento di ricoveri senza l'adeguamento del personale in
servizio e ci saranno enormi difficoltà per garantire quantità e qualità delle
prestazionali. Si chiedono misure straordinarie all'Asl, ma c'è preoccupazione e si
guarda con attenzione anche all'Azienda Ruggi.

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25/03/2019
                                               nursetimes.org
                                                                                                                          EAV: € 536
                                                                                                                          Lettori: 2.333
                    Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona

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    Criticità nelle strutture sanitarie, i timori di Fials Salerno

 Gli attuali provvedimenti legislativi che,
 come ben sappiamo, sostengono il
 collocamento       in    quiescenza     delle
 cosiddette “quota 100” e “opzione
 donna” stanno ottenendo consensi in
 costante e considerevole aumento da
 parte dei dipendenti della Pubblica
 amministrazione e del Sistema sanitario
 nazionale.Ad oggi risultano numerose le
 domande di collocamento in quiescenza,
 a partire dal mese di settembre 2019, e in particolare da personale direttamente
 impegnato nelle attività assistenziali quali personale sanitario e di supporto. Con
 pensioni e “quota 100” le strutture sanitarie salernitane rischiano di perdere
 centinaia di infermieri, ostetriche, operatori socio sanitari, tecnici, amministrativi,
 ecc.I dati pervenuti finora risultano alquanto preoccupanti per i nostri nosocomi,
 perché si sta andando incontro a un durissimo colpo, che potrebbe mettere in serio
 pericolo il diritto alla salute e il mantenimento degli standard attuali, oltre che a un
 considerevole aumento delle liste d’attesa, costringendo così i cittadini a rivolgersi a
 strutture private con maggiore insistenza. Ci saranno meno servizi per i cittadini e il
 Sistema sanitario pubblico finirà gravemente danneggiato, magari a vantaggio di
 una privatizzazione a pagamento, con aumento esponenziale delle disuguaglianze
 sociali.Un vero e proprio collasso a cui si arriverà in brevissimo tempo, considerato
 che ad oggi la direzione dell’A.O.U. San Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona e Asl
 Salerno non hanno messo in campo, né tantomeno programmato, alcuna strategia
 volta ad evitare tale situazione. Non è stato neppure convocato un tavolo tecnico
 per parlare con le organizzazioni sindacali di tale gravosa situazione.Queste
 imponenti carenze devono essere immediatamente colmate, in considerazione del
 fatto che il 21 marzo 2019 è stato siglato un accordo tra ministero della Salute, Mef,
 Pubblica amministrazione e Conferenza delle Regioni. Tale accordo ha finalmente
 rimosso il blocco delle assunzioni in sanità, esistente dal 2009. Inoltre questo
 accordo sarà utile per coprire interamente le uscite a vario titolo di dipendenti con
 altrettante assunzioni.Considerato quanto appena descritto, la scrivente
 organizzazione sindacale chiede una pronta presa in carico della problematica, con
 l’attuazione immediata di una campagna di assunzione per fronteggiare le cospicue
 uscite di personale in quiescenza con “quota 100” e “opzione donna”, aggiornando
 ed incrementando il piano triennale del fabbisogno del personale, a fronte
 dell’accordo avvenuto in data 21 marzo 2019.Pertanto la scrivente organizzazione
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sindacale sollecita le Vostre Direzioni a espletare immediatamente bandi di mobilità
intra ed extra regione, come indicato dall’art. 30 del D.Lgs. 165/2001, e bandi di
concorso con eventuale riserva di posti, come indicato dall’art. 1, comma 543 della
Legge di Stabilità 2016.

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26/03/2019                                                                                                               Pagina 4

                                                                                                                         EAV: € 729
                                                                                                                         Lettori: 29.750
                                 Argomento: Sanità Salerno e provincia

 Asl Salerno: Necessità di adeguare gli organici al fabbisogno
                         assistenziale

 Lo svuotamento progressivo di personale
 in tutte le strutture dell' Asl Salerno
 generano che, ad un volume sempre più
 crescente di afflussi in tutti i reparti e
 strutture ambulatoriali, ci si vede
 costretti a cercare di mantenere
 inalterali i livelli essenxiali di assistenza
 con organici sottodimensionati en
 inadeguati, senza fare ricorso a lavoro
 straordinario oltre i limiti previsti dai
 contratti di lavoro e dalle norme vigenti
 in materia,I tempi di stazionamento nei
 pronto soccorso si allungano sia per gli
 utenti     che      richiedono     prestazioni
 semplici e rapide dimissioni, sia per
 quelli che necessitano di ricovero e che
 devono attendere la disponibilità di posti
 letto nei reparti. Inadeguatezza degli
 spazi e delle attrezzature, personale
 sempre più stressato da una condizione
 lavorativa      ormai     intollerabile   con
 frequenti fenomeni di burnout che
 spesso sfociano anche in tentativi di aggressione o vere aggressioni a danno degli
 operatori da parte di cittadini esasperati che a volte sfogano la loro frustrazione in
 modo anche violento su operatori sanitari incolpevoli, reparti di degenza come le
 medicine, la cardiologia, la pneumologia, la neurologia, la pediatria che a loro volta
 si vedono richiedere l' aumento dei ricoveri senza adeguamento del personale.. Cgil
 Fp- Cisl Fp e Uil Fpl indicono una conferenza per domani ore 10,30 presso la sede
 sindacale dell' ASL di Salerno sita in Via Nizza a Salerno.

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26/03/2019                                                                                                                  Pagina 7
                                             La Città di Salerno
                                    Argomento: Sanità Salerno e provincia

                      Imboscati all'Asl, il numero sale a 504
 Marcella Cavaliere
 Sono 504 - secondo il Nursid - i lavoratori
 dell'Asl di Salerno assunti per lavorare
 nei reparti e che invece sono impiegati
 negli uffici. Il Sindacato delle professioni
 infermieristiche è giunto a questo
 numero sulla scorta dei numeri inseriti
 del database aziendale. Non solo, il
 sindacato è riuscito anche ad identificare
 nel dettaglio le mansioni per le quali i
 lavoratori erano stati assunti, prima di
 finire dietro una scrivania grazie a un
 certificato medico. Dei 504 censiti, 258
 sono infermieri, 4 tecnici di laboratorio, 2
 tecnici di radiologia, 2 tecnici della
 prevenzione, 10 fisioterapisti, 119
 operatori tecnici, e 43 Oss (operatori
 socio- sanitari), 5 sono collaboratori
 tecnici, 9 ausiliari specializzati dei
 Servizi socio assistenziali, 1 ausiliario
 socio sanitario e 51 assistenti sociali.
 Biagio Tomasco , segretario territoriale
 del Nursind, non solo fornisce un dato
 dei lavoratori di corsia diventati impiegati d'ufficio più alto rispetto a quello in
 possesso dell'Asl valutato intorno a 350 unità, ma ha confrontato i profili
 professionali di assunzione di ogni dipendente. Un lavoro paziente che ha portato il
 dettaglio della tipologia di lavoratori sottratti dai ruoli operativi. Le posizioni di
 questi lavoratori, secondo il sindacato, dovrebbero essere verificate di nuovo,
 sottoponendoli a visite mediche che attestino per ognuno lo stato di salute. Questo è
 l'unico modo per rideterminare l'idoneità professionale che comporta o il ritorno in
 corsia, per chi sta bene o, per chi è impossibilitato al lavoro che implica sforzi fisici,
 il cambiamento della tipologia contrattuale. Ciò consentirebbe di stabilire con
 esattezza quanto personale, soprattutto infermieri e Oss e non solo, occorre all'Asl.
 «Stiamo parlando di un vero esercito di personale che ben potrebbe garantire il
 fabbisogno di un ospedale medio- piccolo, ma è personale che manda avanti gli
 uffici, almeno in parte, con il beneplacito dei direttori sanitari e che è sottratto ai
 reparti di degenza e sul territorio», dichiara Tomasco. Il sindacato fa riferimento alla
 normativa sulle verifiche relative all'idoneità al lavoro. Secondo la normativa sulle
 posizioni contrattuali «qualora si dovessero palesare evidenti impedimenti allo
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svolgimento del lavoro, l'Asl potrà attivarsi ai sensi dell'art. 16 comma 1 del D. lgs.
384/90». Ci sono diverse strade percorribili, incluso quella in cui «il dipendente
stesso, a domanda, può essere collocato in posizione funzionale inferiore anche di
diverso profilo professionale e ruolo per il quale abbia i requisiti, a condizione che il
relativo posto sia vacante». La normativa, dunque, prevede più alternative per
l'inquadramento professionale, ma se il lavoratore non può tornare in reparto «si
dovrà modificare il contratto, anche se in posizione inferiore», afferma il sindacato
che chiede di indire un concorso unico per tutte le figure carenti dell'Asl di Salerno.

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26/03/2019                                                                                                                Pagina 30
                                     Il Mattino (ed. Salerno)
                                                                                                                          EAV: € 8.188
                                                                                                                          Lettori: 133.364
                                  Argomento: Sanità Salerno e provincia

                     Malato terminale, si uccide in corsia

 EBOLI Laura Naimoli Sotto choc una città
 intera per l' estremo gesto di un uomo di
 73 anni di Serre che ieri mattina si è
 lanciato dalla finestra del reparto di
 medicina. Un volo di cinque piani per
 placare il dolore dell' anima che non
 trovava pace né rassegnazione all' idea
 di dover combattere una battaglia che
 gli avevano comunicato già persa. Si è
 schiantato prima su un' auto in sosta, poi
 a terra, morendo sul colpo. Nessun
 mistero, ma la chiara volontà di non
 aspettare oltre per mettere fine alla sua
 malattia. IL DESTINO Da tempo gli era
 stato diagnosticato un tumore ai polmoni
 che non aveva avuto alcuna pietà,
 insinuandosi in altri organi del suo corpo
 e preannunciando la fase terminale della
 malattia. All' ospedale Maria Santissima
 Addolorata non era il primo ricovero e
 forse non sarebbe stato neanche l'
 ultimo.     L'    uomo     eludendo      la
 sorveglianza, si è buttato di sotto.
 Sconvolta anche la comunità di Serre,
 sua città natale che si è stretta intorno al dolore della famiglia, chiusa nel silenzio,
 come i medici dell' ospedale. Non è stato necessario procedere con l' autopsia, ma è
 stato sufficiente un esame esterno per confermare, agli inquirenti, la dinamica. L'
 unico tarlo che continua a picchiare nella testa di molti, riguarda la sicurezza che l'
 uomo è riuscito ad eludere. Su cento malati, il 35% riceve cure palliative adeguate, il
 65% non è assistito bene, ed è costretto a fare ricorso all' assistenza ospedaliero.
 Questi sono i dati che emergono dalla stima dell' assistenza effettuato dall'
 osservatorio regionale per le cure palliative. Il distretto di Eboli ha circa 380 malati
 all' anno che attraversano la fase terminale. L' unica struttura pronta ad accogliere i
 malati che non posso più guarire è l' unità operativa di cure palliative della Asl con l'
 Hospice e l' assistenza domiciliare che prende in carico i malati sia all' interno della
 struttura sia presso il loro domicilio. Esiste poi una realtà associativa che integra,
 senza dunque sostituire l' azione volta a consentire ai malati terminali di avere cure
 che preservino la loro dignità fino alla fine, e allevia le sofferenze di chi sa di non
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poter più guarire. È l' associazione «Hospice per Eboli e amici dell' Ospedale Maria
S.S. Addolorata», che opera sul territorio da circa quindici anni. «Le patologie
croniche, oncologiche sono diventate un problema di carattere sociale, poiché
coinvolgono ogni anno un numero crescente di persone- spiega Armando De
martino, medico palliativista e presidente dell' associazione - basti pensare che nella
sola provincia di Salerno circa 2.600 malati oncologici e circa 1.300 malati affetti da
malattie croniche non oncologiche, in un anno, attraversano la fase avanzata e
terminale di malattia e necessitano di cure in regime domiciliare o di ricovero in day
hospice. Il 27% di essi muore in ospedale, in un reparto di medicina, o peggio in
terapia intensiva. Non possiamo ignorare che il malato non può essere considerato
esclusivamente oggetto a cui indirizzare le cure mediche, ma è principalmente un
individuo che, dal momento della diagnosi, ha bisogno di un supporto psicologico ed
umano, e con lui chi se ne prende cura». © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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26/03/2019                                                                                                                Pagina 13

                                                                                                                          EAV: € 923
                                                                                                                          Lettori: 29.750
                                          Argomento: Sanità Campania

       Cardarelli, Mauro: «La Procura dirà se è sabotaggio»

 NAPOLI. Un gesto tanto inspiegabile
 quanto pericoloso, che avrebbe potuto
 avere conseguenze gravissime. Una
 graffetta metallica inserita in un
 impianto di monitoraggio cardiaco per
 silenziare l' allarme in caso di anomalie.
 A scoprirlo il primario del Cardiologia del
 Cardarelli,     Ciro   Mauro     che     ha
 immediatamente denunciato la cosa alla
 Procura. Mauro si è accorto di quello che
 potrebbe essere un sabotaggio perchè lo
 scompenso di un paziente veniva
 segnalato dal monitor ma senza l'
 allarme acustico. Il paziente è stato
 subito soccorso e l' episodio non ha
 avuto conseguenze, ma per un soffio,
 visto che pochi minuti dopo essere
 trasportato in terapia intensiva ha subito
 un arresto cardiaco ed è stato rianimato.
 Un episodio che richiama alla mente gli
 altri episodi strani registrati in alcuni
 ospedali, come le formiche e poi le blatte
 nell' ospedale Loreto Mare. Al Cardarelli
 era la prima volta che si verificava un
 episodio del genere. Non a caso i vertici dell' ospedale parlano di evento
 «inspiegabile», isolato, a differenza dei ripetuti episodi del Loreto Mare. Da ieri il
 sistema funziona regolarmente e sono stati intensificati i controlli. «Se qualcuno ce l'
 avesse con me non ordirebbe qualcosa contro i pazienti» ha replicato il primario, che
 ammette senza remore le difficoltà di rapporto esistenti nella struttura. Altra ipotesi
 è quella di un tentativo di silenziare l' apparecchio per non distur bare il sonno del
 personale di turno di notte: «Sarebbe una gravissima e criminale irresponsabilità,
 non oso pensarci - ha detto Mauro- Tuttavia c' è anche in questo caso una seppur
 remota possibilità. In ogni caso appare difficile che il responsabile possa essere
 individuato, malgrado l' inchiesta interna disposta dall' azienda ospedaliera e le
 indagini che svolgerà la procura. Nei casi dei sabotaggi in altri ospedali il movente è
 stato cercato tra i malumori di ditte esterne per questioni legate ad appalti: al
 Cardarelli la situazione è completamente diversa, quindi la pista del dissidio interno
 appare al momento la più accreditata. Ma, ovviamente, saranno le indagini della
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magistratura ad acclarare o meno queste ipotesi. Nel.

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26/03/2019                                                                                                                   Pagina 5

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                                             Argomento: Sanità Campania

 Cure inadeguate e poca prevenzione, Napoli e Caserta prime
                       per mortalità
 Piero Rossano
 napoli Ultime e anche per distacco. È il
 destino che accomuna Napoli e la vicina
 provincia di Caserta in cui i «decessi
 evitabili», quelli cioè legati alla qualità
 dei servizi sanitari e a poco efficaci
 interventi di prevenzione, sono non solo
 preoccupanti ma anche significativi sotto
 il profilo numerico, staccando di quasi un
 punto in percentuale la terzultima
 posizione della graduatoria per giorni
 perduti pro-capite per cause di morte
 contrastabili      con     interventi    di
 prevenzione, detenuta da Caltanissetta.
 Il Rapporto Mev(i) 2019 (consultabile sul
 sito mortalitaevitabile.it ) è stato diffuso
 ieri dalla società Nebo Ricerche PA e
 come      ogni    anno    rappresenta    la
 fotografia dell' andamento delle diverse
 componenti della «mortalità evitabile». I
 dati disegnano, come già gli indicatori
 economici del Paese, le classifiche sulla
 qualità della vita, quelle del reddito pro-
 capite ed altre ancora, un' Italia divisa
 praticamente in due. Anzi, le mappe epidemiologiche provinciali e regionali
 contenute nello studio sembrano quasi suggerire che gli effetti della
 regionalizzazione della sanità pubblica possano riflettersi anche sul fenomeno della
 «mortalità evitabile»: più ci si addentra nel Settentrione del Paese e meno rischi di
 mortalità s' incontrano; di contro, più si ridiscende il Paese verso Sud - grandi isole
 comprese - e più il tema della prevenzione della salute sembra ignorato o
 quantomeno non tenuto in debita considerazione. Non solo per responsabilità delle
 strutture sanitarie pubbliche ma anche a causa per il comportamento della
 popolazione. Il Rapporto Mev(i) - letteralmente «Mortalità evitabile (con
 intelligenza)» - dice infatti che dei 101.000 decessi avvenuti prima dei 75 anni per
 cause contrastabili con interventi di prevenzione (fonte: eleborazione Nebo Ricerche
 PA su dati Istat 2014-2016) «2 su 3 sono correlati a carenza di prevenzione
 primaria». La ricerca fa riferimento a quel tipo di prevenzione «che ciascuno di noi

                 Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
può attuare con un più sano stile di vita perché legata soprattutto all' alimentazione
e al consumo di alcol e tabacco». Ed evidenzia, a questo riguardo, che «si tratta di
una quota di mortalità ancora elevata, soprattutto fra maschi, per la quale l'
andamento geografico è meno netto». Ovvero, a questo capitolo non si fa (molta)
distinzione tra maschi del Nord e del Sud: dappertutto si dedicano poco tempo e
poche energie alle buone pratiche salutiste e ai controlli anche solo di routine. La
classifica provinciale, basata sul complesso delle cause evitabili, vede Treviso, Siena
e Firenze ai primi posti, dove cioè il peso della «mortalità evitabile» è minore, e,
come detto, Caltanissetta, Caserta e Napoli negli ultimi. D' altra parte, prima di un
quarto della classifica non s' incontrano province meridionali (Bari è 28esima) e solo
intorno alla metà si sistemano Isernia, Lecce, Bat e Teramo. Dai risultati del
Rapporto risulta evidente che è necessario impegnarsi - specie al Sud - su entrambi i
fronti: quello dei servizi sanitari di prevenzione, diagnosi, terapia, cura e
riabilitazione; e quello dell' informazione e dell' educazione sanitaria. Non andrebbe
poi tralasciato, secondo lo studio, «condurre approfondimenti anche a livello locale
mirati a individuare i fattori a rischio».

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26/03/2019                                                                                                                Pagina 8

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                                          Argomento: Sanità Campania

   Dermatite atopica sabato Open day: nuovo farmaco per la
                           terapia
 GIUSEPPE DEL BELLO
 Si chiama crosta lattea, ma non è un
 dolce. Lo sanno bene i genitori di ogni
 generazione       che     hanno      dovuto
 combattere       con    quelle    fastidiose
 crosticine o con le antiestetiche macchie
 bianche visibili su gran parte del cuoio
 capelluto del loro neonato. Lesioni
 minuscole, che in alcuni casi si
 presentano come lievi irritazioni ai lati
 della bocca e cheun tempo si
 attribuivano al parmigiano e al primo
 svezzamento. Ma questi sono solo i
 sintomi di un' entità patologica che oggi
 gli specialisti conoscono in dettaglio, la
 dermatite atopica. «È una malattia
 frequente che può colpire un bambino su
 cinque - rivela Gabriella Fabbrocini,
 ordinaria e direttrice del Programma di
 Dermatologia della Federico II - In molti
 casi migliora fino a scomparire, ma in
 una percentuale limitata persiste o
 compare una volta che si è adulti. A
 oggi, in Italia, questa patologia interessa circa 35000 pazienti, di cui il 15-20% nella
 forma moderata o grave. Ma probabilmente la reale incidenza è ancora sottostimata
 ». Ce n' era abbastanza, hanno pensato gli specialisti, per organizzare una giornata.
 E così sabato alla Dermatologia del II Policlinico (edificio 10), il team coordinato dal
 professor Mario Delfino, nell' ambito delle giornate di Dermatologia Sociale, darà il
 via all' Open day dedicato al paziente atopico dalle 9,30 alle 12.30: visite gratuite
 prenotabili via whatsapp al 349 4699543. Sarà un vero e proprio viaggio tra le
 pieghe della malattia dei pazienti over 18. Sarà coinvolta l' associazione Andea
 (soggetti atopici) che contribuirà anche a spiegare, educare e informare sulle
 corrette norme di igiene, sui falsi miti, su un corretto stile di vita per ridurre i
 sintomi, oltre che sulle novità terapeutiche. Fabbrocini, con i colleghi Cataldo
 Patruno dell' università della Magna Grecia e di Maddalena Napolitano, ricercatrice
 dell' università del Molise, è in rete per creazione la Scuola dell' Atopia sul modello
 francese. «Per anni la gestione di questi pazienti è stata complessa. Pochi farmaci

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disponibili e molte limitazioni nel loro impiego - si sfoga Napolitano - E così si
spiegava la frustrazione per coloro che non vedevano una via di uscita e per il
medico privo di mezzi per affrontare una malattia così complessa. Con la dermatite
atopica, a causa della perdita di immunocompetenza, si è più esposti alle
sovrainfezioni. Con i cicli di antibioticoterapia locale e con gli steroidi non sempre si
riesce a controllare la patologia ». Oggi però siamo a una svolta. E dopo anni che
hanno visto fortemente limitata la gestione e il trattamento della dermatite atopica
durante i quali il paziente continua a presentare la sintomatologia in età adulta (
circa il 20% presentano i sintomi dopo i 18 anni). « Da qualche mese abbiamo a
disposizione il primo farmaco biologico innovativo per la cura dell' atopica, il
dupilumab - rivela la Fabbrocini - e sembra aprirsi un nuovo orizzonte per la terapia
e i bisogni ancora insoddisfatti di questi pazienti ». «Il dupilumab sembra controllare
i sintomi che caratterizzano la malattia come il forte prurito già dopo le prime otto
settimane di terapia - precisa Patruno, docente di Dermatologia della Magna Grecia -
È una small molecule che va a bloccare il rilascio delle principali interleuchine
ritenute responsabili della sintomatologia ». © RIPRODUZIONE RISERVATA La
docente Gabriella Fabbrocini (a sinistra) ordinario di Dermatologia al Nuovo
Policlinico "È una malattia frequente che può colpire un bambino su cinque . In molti
casi migliora fino a scomparire, ma in una percentuale limitata persiste"

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26/03/2019                                                                                                                Pagina 8

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                                          Argomento: Sanità Campania

         Marinella Scala " Un piano per i tossici in carcere"
 IMAGE_6_47_62
 L' intervista Conta su un team che
 definisce d' emblée « un manipolo di
 eroi: noi e due infermieri precari. E poi si
 va avanti con gli operatori del privato
 sociale. In carcere, per supportare
 concretamente            i          detenuti
 tossicodipendenti e le loro famiglie » .
 Marinella Scala, la psicologa che
 coordina il progetto " Quarto piano" , è
 responsabile del Sert Tossicodipendenze
 della Asl Napoli 1 e dirige 4 centri diurni.
 Com' è nato il progetto? «Partiamo dal
 nome. Si chiama così perché lo spazio
 individuato, all' interno del Padiglione
 Roma       dove      sono      ristretti    i
 tossicodipendenti, si trova al quarto
 piano, appunto. Lì dentro sono assistiti
 dal Sert i detenuti che hanno avuto a che
 fare con la droga». Assistiti dice, ma
 secondo quali modalità? «Dalle 8 alle 15
 con personale dedicato che affronta le
 condizioni     di     malattia       e    la
 somministrazione dei farmaci sostitutivi, dal metadone all' alcover (antagonista per
 astinenza d' alcol)». E il privato sociale come entra in gioco? «La Napoli 1 ha da
 sempre una convenzione con cooperative sociali. In questo caso con la Era che fa
 parte del gruppo Gesco. In sostanza abbiamo esportato il modello territoriale tra
 pubblico e privato sociale nel carcere». Come si realizza Quarto piano? «Grazie alle
 attività in cui vengono conivolti circa cento detenuti: laboratori di espressione
 teatrale, musicoterapia, fiumi di parole (scrittura creativa),meditazione, gruppo
 specchio (confronto con area educativa), laboratorio di manipolazione (tegolando).
 Ogni laboratorio impegna 20 persone». Si tratta di ore trascorse fuori dalle celle...
 «Certo. Perciò sono attività che aiutano a stare meglio soggetti in precario equilibrio
 psicologico». Detenzione e tossico dipendenza: mix che non aiuta. «Ed è un' altra
 frattura con la realtà delle poche parti sane, messe in scacco dalla detenzione. Un
 anno fa ci siamo accorti che uno dei vulnus più gravi è quello della lontananza dagli
 affetti. E non ci può essere percorso trasformativo senza legami affettivi». Appena
 un' ora d' aria... «E infatti è stata allargata. Con la direzione del carcere abbiamo
 creato "Il giardino di dentro" allestito con vasche in pietra riempite di aiuole,
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panchine. Un luogo più gradevole e umano». E domani ci sarà un evento. «Una festa
con i familiari: giocheranno a biliardino, basket e calcetto con i loro detenuti. Poi si
pranza dalle 12,30 alle 15. E ci saremo anche noi, operatori, guardie, detenuti,
insieme a mamme, sorelle, figli». Una seconda iniziativa è in programma venerdì.
«Ci sarà la rappresentazione teatrale del "Palazzo dei sentimenti" di Matilde Serao.
Recitano 45 detenuti. Mentre in platea, gli spettatori-familiari». Ma il programma
continua? «Con le "Feste di primavera" sempre 50 persone, ancora distribuite nei
laboratori. L' obiettivo è rappresentato dalle misure alternative, come trasferirli in
comunità. Perché l' assistenza non si identifica nel trattamento farmacologico». -
g.d.b. © RIPRODUZIONE RISERVATA Domani festa e pranzo coi familiari Marinella
Scala (foto), psicologa e responsabile del Sert che assiste i tossicodipendenti
detenuti: "Abbiamo creato momenti di aggregazione. Nessun percorso è possibile
senza legami"

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26/03/2019                                                                                                                Pagina 25

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                                          Argomento: Sanità Campania

                         Sabotaggio, infermieri nel mirino

 L' INCHIESTA Ettore Mautone Venti posti
 letto, distribuiti tra un' unità di
 emodinamica interventistica (deputata
 alle disostruzioni delle arterie coronarie
 in corso di infarto acuto o anche durante
 le procedure prenotate in elezione) e il
 reparto di terapia intensiva coronarica
 attrezzato con le più sofisticate
 apparecchiature di supporto al circolo
 cardiaco e per l' interventistica nei
 distretti vascolari periferici. A queste si
 aggiunge un' area di cardiologia di
 pronto soccorso, dove sono spesso
 presenti anche barelle, che drena i
 pazienti dall' emergency al piano terra
 che accoglie spesso pazienti critici.
 Come quello salvato a febbraio dal
 primario Ciro Mauro che, nel rispondere
 al telefono in medicheria, si è accorto
 che un tracciato di un paziente aveva
 qualcosa di grave che non andava. Ma il
 sistema di allarme non aveva suonato.
 Dai controlli tecnici, come raccontato dal
 Mattino, è poi emerso uno strano
 sabotaggio della centralina salvavita di controllo dei pazienti. In una porta della
 centralina di monitoraggio, nel sito destinato alle cuffie, è stato ritrovato un ferretto.
 La telemetria ha così escluso il sonoro dell' allarme. La Procura sta tentando di far
 luce sul caso e le indagini si stanno concentrando anche sugli infermieri e sul
 personale paramedico: l' ipotesi è che dietro il sabotaggio ci possa essere qualche
 operatore particolarmente stressato e infastidito dal suono dell' allarme. LA
 MANOMISSIONE Una manomissione scoperta dal primario Ciro Mauro che ha prima
 salvato il paziente andato in arresto cardiaco e poi denunciato l' accaduto in
 Procura. «Da cardiochirurgo - commenta Enrico Coscioni, consigliere del presidente
 della giunta Vincenzo De Luca per la sanità - conosco quelle apparecchiature e non
 trovo una ragione plausibile all' inserimento di una graffetta che silenzia il sistema di
 monitoraggio. Gli allarmi si sovrappongono ad altri sistemi di controllo. Un presunto
 artefice si sarebbe complicato la vita da solo facendo ricadere su se stesso la
 responsabilità di un eventuale evento avverso. Credo dunque che bisogna chiedersi
              Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
cosa sia effettivamente avvenuto prima di formulare giudizi ed esprimere opinioni».
Una cosa diversa dai sabotaggi avvenuti alla Asl Napoli 1 secondo Coscioni: «Lì
sembra emergere un intralcio a un' azione amministrativa di risanamento e di
legalizzazione. Al Cardarelli, invece, o si pensa a una mente perversa e folle o a
qualcosa di molto banale». GRANDI NUMERI Sono grandi numeri quelli che
caratterizzano l' attività clinica e assistenziale della Cardiologia del Cardarelli. Un
reparto modello, dal punto di vista assistenziale, quello diretto da Ciro Mauro. Qui in
dieci anni, tra il 2008 e il 2018, sono state elevate da circa 80 a oltre 500 le
procedure di angioplastica primaria eseguite ogni anno. Una crescita quantitativa e
qualitativa costante dell' attività clinica e operativa riconosciuta ufficialmente anche
dall' Agenas e con un premio da parte della società scientifica che rappresenta la
disciplina. Da anni quel reparto è inserito nella top ten in Italia dei laboratori di
emodinamica per numero di angioplastiche primarie in corso di infarto miocardico
acuto eseguite in un anno e per numero di abitanti, superando centri di alta
specialità come Modena, Bologna, Ferrara, Perugia e ponendosi in coda solo al
centro cardiologico fondazione Monzino di Milano. LA TRINCEA Ciro Mauro è anche
direttore dei dipartimento di emergenza. Un carattere forte che deve fronteggiare le
gravi carenze che si registrano nella prima linea rappresentata dal Pronto soccorso e
dall' Osservazione breve dove da aprile ci saranno turni scoperti. E anche nel suo
reparto a dispetto dell' eccellenza si scontano carenze di personale medico e
infermieristico che fanno aumentare a mille lo stress e il burn-out in routine di lavoro
incessanti e di grande impegno professionale. Il tutto inserito in uno scenario in cui
le discipline di trincea scontano, secondo un recente studio dell' Anaao su scala
nazionale, buchi di organico per centinaia di unità da qui ai prossimi 5 anni. ©
RIPRODUZIONE RISERVATA.

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26/03/2019                                                                                                                Pagina 25

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                                          Argomento: Sanità Campania

   Sanità, il valzer dei manager idonei il ministero riammette
                             Bianchi

 LE NOMINE Manager di Asl e ospedali
 della Campania: scade oggi il termine
 dell' avviso pubblico bandito dalla giunta
 regionale della Campania ad inizio marzo
 per partecipare alla selezione di
 candidati alla guida di 14 delle 17
 aziende     sanitarie.   Qui     altrettanti
 manager, tra il 27 luglio e gli inizi del
 prossimo agosto, terminano il proprio
 mandato triennale. Escluse dalla tornata
 di nomine sono tre aziende, il Santobono
 guidato da Anna Maria Minicucci, il Ruggi
 D' Aragona di Salerno con al timone
 Giuseppe Longo e il San Sebastiano di
 Caserta di cui è direttore Mario Ferrante.
 Il faro a cui guardare è l' Albo nazionale
 aggiornato al 22 marzo scorso con la
 new entry di Attilio Bianchi, attuale
 vertice dell' Istituto Pascale, che nella
 prima stesura dell' elenco era risultato
 estromesso per non aver fatto valere il
 corso di formazione conseguito in istituti
 diversi da quelli promossi a livello
 regionale. Bianchi dunque figura ora nell'
 albo con riserva, in esecuzione del decreto del 22 marzo del Tar Lazio e dovrebbe
 restare saldamente in sella all' Istituto tumori di Napoli dove sta portando avanti un
 non facile percorso di organizzazione della rete regionale e interregionale
 oncologica. I NOMI Tra i novi ingressi spicca anche il nome di Oreste Florenzano,
 attuale direttore amministrativo del Ruggi. Alla Asl Napoli 1 centro in pole position
 (per una nomina quasi scontata) c' è Ciro Verdoliva, dallo scorso febbraio passato
 dalla direzione del Cardarelli al ruolo di commissario dell' azienda metropolitana. Per
 restare in provincia di Napoli è tornata nell' elenco nazionale da tempo Antonietta
 Costantini (in un primo momento esclusa) che non ha demeritato al timone di una
 Asl, la Napoli 3 Sud, prima di grandi poli ospedalieri di riferimento e alle prese con
 una frammentazione dell' offerta da ricompattare e riqualificare. A Napoli 2 nord c' è
 Antonio D' Amore, che ha tutti i numeri per una riconferma o un passaggio in altra

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azienda. Un manager che ha avuto il merito di aver rilanciato e riqualificato l'
ospedale di Pozzuoli inserendo alcuni primari di alto livello nei ruoli chiave anche se
sconta alcune difficoltà sul fronte della medicina del territorio in particolare nei
rapporti molto tesi con i centri accreditati. Ora si accinge ad inaugurare la nuova
rianimazione a Frattamaggiore anche se il presidio resta a metà del guado tra un
rilancio possibile e declassamenti dettati dal piano ospedaliero. I POLICLINICI In
scadenza anche i vertici dei due policlinici universitari, Maurizio Mauro alla Vanvitelli
e Vincenzo Viggiani alla Federico II, entrambi manager di lungo corso, che
potrebbero sicuramente ambire a una riconferma. Per il Monaldi offre ampie
garanzie l' attuale commissario Antonio Giordano che ha consentito la ripresa, dal
primo aprile, del centro trapianti pediatrico. Al Cardarelli si gioca le sue carte l'
attuale facente funzioni Anna Iervolino. Più complessa la partita a Caserta. Qui alla
guida della Asl c' è Mario De Biasio che, pur presente nell' albo, per limiti di età
dovrebbe lasciare salvo proroghe, ma la materia è controversa. Limiti di età anche
per Franklin Picker alla Asl di Benevento che ne impediscono la prosecuzione
liberando una casella importante nello scacchiere di una piazza difficile come quella
sannita che incrocia il destino di Renato Pizzuti alla guida del Rummo. Sembra sulla
strada di una riconferma Maria Morgante, alla guida della Asl di Avellino, mentre è
fuori dai giochi Angelo Percopo, attuale guida del Moscati, che non è inserito
neppure nell' albo nazionale. Molto probabile, infine, la conferma alla Asl di Salerno
di Mario Iervolino, attuale commissario da quando Giordano è tornato a Napoli. Non
presenterà domanda l' avvocato Nicola Cantone, già direttore del Ruggi, rimosso per
una presunta mancanza di titoli, poi invece utilmente inserito nell' albo nazionale ma
per la legge Severino oggi incompatibile con l' incarico per aver avuto in mano il
timone della clinica Mediterranea a Napoli negli ultimi due anni. e. m. ©
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26/03/2019                                                                                                                Pagina 12

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                                                                                                                          Lettori: 29.750
                                          Argomento: Sanità Campania

      Vecchio Pellegrini, sedie rotte nelle stanze dei medici

 NAPOLI. Difficile poter lavorare con
 serenità se le condizioni sono quelle
 evidenziate dalle fotografie scattate all'
 interno delle stanze del reparto di
 Ortopedia del Vecchio Pellegrini, dove i
 medici scrivono le cartelle cliniche e le
 diissioni dei pazienti. «Abbiamo solo
 sedie rotte - ha raccontato una persona
 che lì ci lavora - e vicino alle scrivanie
 rischiamo persino di ferirci visto che vi
 sono chiodi che fuoriescono dal legno».
 Quattro mesi fa è stata fatta rischiesta di
 tre sedie per poter almeno scrivere e
 compilare le catrelle cliniche, ma non si
 è avuta risposta. E tre mesi fa si è
 sollevato il linoleum creando un dislivello
 dove i medici spesso inciampavano. «È
 stato    fatto     un   rattoppo   penoso
 addirittura con del cartone che certo non
 reggerà ancora a lungo, ma bisogna
 arrangiarsi».

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26/03/2019                                                                                                                Pagina 12

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                                                                                                                          Lettori: 339.084
                                          Argomento: Sanità nazionale

    Bimbo morto a Reggio indagato un santone L' Ordine dei
                 medici: circoncisioni nei Lea

 Dopo la morte del bimbo di cinque mesi,
 figlio di una coppia originaria del Ghana,
 avvenuta a Scandiano, presso Reggio
 Emilia (sono indagati per infanticidio
 colposo un "santone" che ha praticato la
 circoncisione clandestina e i genitori del
 piccolo) i medici chiedono con forza alla
 ministra della Salute, Giulia Grillo, che l'
 intervento chirugico rituale sia inserito
 subito nei «Livelli essenziali di assistenza
 (Lea)». Il presidente della Fnomceo,
 Filippo Anelli, ha anche aderito all'
 appello lanciato ieri dal collega Foad
 Aodi, fondatore dell' Amsi (Associazione
 medici di origine straniera in Italia) per
 una legge nazionale che autorizzi le
 strutture pubbliche e private «ad
 effettuare le circoncisioni in ambiente
 protetto e a costi accessibili, per
 garantire a tutti il diritto alla salute e
 evitare i canali clandestini». Intanto,
 anche il segretario generale della Grande Moschea di Roma, Abdellah Redouane, ha
 lanciato un appello ai musulmani d' Italia affinché si rivolgano, per tale pratica, solo
 agli ospedali o alle cliniche del Sistema sanitario nazionale. Il fenomeno delle
 circoncisioni clandestine è assai diffuso in Italia. A dicembre un intervento del
 genere aveva provocato il decesso di un bambino nigeriano di due anni a
 Monterotondo, vicino Roma. Altre vittime erano state registrate, in passato, a Torino,
 Treviso e Bari. Ogni anno nel nostro Paese vengono sottoposti a circoncisione, per
 ragioni culturali, religiose o igieniche, circa 5mila bambini, quasi tutti stranieri
 (perlopiù tunisini, egiziani, nigeriani, iracheni, siriani e albanesi di religione
 musulmana). Il 30% di questi subisce un intervento «fai da te» in casa ad opera di
 "santoni" o ciarlatani. Sono le infezioni a causare i decessi: i piccoli vengono operati
 in ambienti e con strumenti non sterilizzati, ma anche le emorragie dovute ad errori
 commessi da chirurghi improvvisati possono risultare letali. Perché si ricorre a
 pratiche clandestine? Gli interventi "non per ragioni mediche" sono a pagamento e il
 costo varia da regione a regione: nel Lazio e in Veneto, per esempio, si spendendo

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dai 250 ai 400 euro (nelle cliniche private il costo sale fino a 4mila euro). Cifre
troppo elevate per i migranti. (F. Ful.) RIPRODUZIONE RISERVATA.

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26/03/2019                                                                                                                 Pagina 28

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                                                                                                                           Lettori: 281.841
                                           Argomento: Sanità nazionale

                      Doveri di privacy ridotti per i medici
 Antonello Cherchi
 LA TUTELA NELLA SANITÀ Niente più
 consenso del paziente se il trattamento
 dati è finalizzato alla cura Niente più
 richiesta del consenso per l' utilizzo dei
 dati personali raccolti per finalità di cura;
 l' informativa al paziente, invece, va
 sempre fornita; lo studio del medico o la
 singola farmacia sono esonerati dalla
 nomina del Dpo ( responsabile della
 protezione dei dati); tutti gli operatori
 sanitari, dall' ospedale al singolo
 professionista, sono invece obbligati alla
 tenuta del registro delle attività di
 trattamento. Sono i chiarimenti forniti
 dal Garante della privacy a chi lavora
 nella sanità, a cominciare dai medici. Le
 indicazioni dell' Authority si collocano nel
 nuovo quadro di tutela della riservatezza
 disegnato dal Gdpr e dalla legge
 101/2018, nonché dalla riformulazione
 dei    codici     deontologici     e   delle
 autorizzazioni generali, attività quest' ultima ancora in corso. Proprio il nuovo
 assetto ha indotto medici, strutture sanitarie e cittadini a chiedere lumi al Garante.
 Dunque, niente richiesta del consenso da parte del medico (o del professionista
 sanitario tenuto al segreto professionale) se i dati del paziente sono strettamente
 necessari per finalità di cura. Il consenso va, invece, chiesto in altri casi. Per
 esempio, per attivare app mediche (ad eccezione di quelle per la telemedicina) o per
 procedure di fidelizzazione della clientela (come quelle praticate da farmacie e
 parafarmacie), per la consegna del referto online e per i trattamenti effettuati
 attraverso il fascicolo sanitario. In quest' ultimo caso lo prevede la legge, ma -
 secondo il Garante - si potrebbe, considerata la nuova normativa sulla privacy,
 rivedere tale vincolo. Al paziente va, invece, sempre fornita l' informativa, che deve
 essere concisa, trasparente, semplice, chiara e deve pure contenere il riferimento al
 tempo di conservazione dei dati. Infine, niente obbligo di nomina del Dpo quando i
 trattamenti non sono effettuati su larga scala (come possono essere quelli del
 singolo studio medico oppure della farmacia o parafarmacia). Va, invece, sempre
 tenuto il registro dei trattamenti, in cui riportare le modalità di gestione dei dati dei
 pazienti. Il documento è richiesto dalla nuova normativa come strumento di
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accountability, ovvero dimostrare come ci si è attrezzati per proteggere i dati, e va
consegnato al Garante in caso di ispezione. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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26/03/2019                                                                                                                Pagina 19

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                                          Argomento: Sanità nazionale                                                     Lettori: 796.905

             I nuovi medici? Si fanno le ossa sui manichini
 ERIKA DELLACASA
 Guglielmo può avere ventinove diverse
 patologie     cardiache,     Natalie   deve
 affrontare i parti più complessi mentre
 suo «figlio» - il bebè Natalino - può avere
 bisogno     di    interventi   urgenti   di
 rianimazione e stabilizzazione: sono tutti
 sofisticati manichini utilizzati nei corsi
 del Simav, il centro di simulazione e
 formazione avanzata dell' Ateneo di
 Genova. Studenti di medicina e operatori
 sanitari in servizio anche da decenni
 sono i naturali fruitori degli stage, ma l'
 uso delle simulazioni si sta allargando a
 nuove categorie, non solo fisioterapisti e
 assistenti per disabili o anziani ma
 anche, per esempio, equipaggi e ufficiali
 di bordo che possono dover affrontare
 emergenze magari «guidati» da terra
 grazie alla telemedicina. Nato, come
 spiega il professor Gianfranco Torre, per
 la doppia esigenza pratica («Il paziente
 ha perso potere didattico, i ricoveri sono
 sempre più brevi») e etica («Mai una
 manovra invasiva la prima volta su un paziente»), il Simav oggi è interdisciplinare e
 si interfaccia con bioingegneri, biochimici e architetti. Dispone di un percorso di
 macrosimulazione con sale operatorie iper-realistiche dove i manichini subiscono
 interventi di diversa difficoltà - e imprevedibilità - sulla base di copioni scritti e messi
 in pratica da una cabina di regia. «Non spingiamo i nostri copioni fino alla catastrofe
 - spiega Torre - perché anche se può sembrare strano queste simulazioni sono
 emotivamente impegnative. Abbiamo visto fior di chirurghi e anestesisti sudare
 sotto la mascherina mentre erano impegnati a non "perdere" un paziente difficile,
 anche se era il nostro manichino Guglielmo». La ricerca di verosimiglianza si fa più
 spinta. Il Simav - spiega l' ingegnere Marco Chirico - sta mettendo a punto nel
 proprio laboratorio un programma di realtà aumentata che consentirà di proiettare
 sui manichini le sembianze di una persona reale, in questo modo indossando gli
 occhiali appositi gli operatori «vedranno» un vero essere umano con tutte le reazioni
 corporee anche visive. A questa macrosimulazione il Simav affianca anche
 microsimulazioni con l' uso della realtà virtuale e un programma di simulazione
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comportamentale che utilizza sia «incontri» via computer, con faccia a faccia virtuali
medico-paziente, sia test condotti da attori. In questi incontri si mettono in scena
momenti diversi, dai più leggeri (un giovane medico sostituisce il più anziano andato
in pensione) ai più impegnativi come la comunicazione di patologie gravi. Per quanto
riguarda i codici comportamentali, la gestione delle emergenze, le comunicazioni in
sala operatoria o in circostanze di soccorso vengono seguiti protocolli internazionali
in alcuni casi adottati in ambito militare, ad esempio dall' aeronautica statunitense.
Un capitolo a parte merita il progetto legato alla domotica. Medici, architetti e
bioingegneri hanno lavorato alla progettazione di un appartamento di settanta metri
quadrati la cui realizzazione è in fase di partenza («Abbiamo concluso l' iter
burocratico e abbiamo i finanziamenti», dicono Torre e Chirico) adattato a diverse
disabilità. «Abbiamo immaginato la giornata di un disabile dalla sveglia al momento
di andare a dormire - spiegano i responsabili del Simav - con la linea guida di
consentire la maggior autonomia possibile. La casa si adatta a diverse situazioni di
disabilità, per esempio visiva o motoria. I mobili e le suppellettili sono frutto di
progetti di studenti di architettura come la libreria rotante per chi è in sedia a rotelle
o i piatti a bordi angolari per i parkinsoniani che hanno difficoltà ad afferrare oggetti
rotondi». L' appartamento sarà testato con l' aiuto di associazioni e di volontari.

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26/03/2019                                                                                                                Pagina 2

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                                          Argomento: Sanità nazionale

    Il re Mida della sanità con i soldi nei puff con lui iniziò la
                     Tangentopoli napoletana

 IL PERSONAGGIO Giuseppe Crimaldi
 Ventitré anni, e lui non è più quello di
 una volta. Né potrebbe esserlo, Duilio
 Poggiolini, visto il tempo che è trascorso.
 Quasi un quarto di secolo. A 90 anni l' ex
 direttore      generale      del       Servizio
 farmaceutico nazionale, il potentissimo
 Re      Mida     della     Sanità       chiude
 definitivamente i conti con la giustizia
 incassando un' assoluzione che sa di
 beffa, perché tardiva e inaccettabile da
 qualunque punto di osservazione si
 guardi alla madre di tutte le inchieste
 della Tangentopoli napoletana: quella sul
 sangue infetto. LO SCANDALO Perché, ed
 è solo questo il punto della questione, al
 di là delle ragioni e dei torti, l' incredibile
 girandola di faldoni, carte, indagini e
 processi che allegramente hanno fatto il
 giro d' Italia, un fatto è certo: tra la fine
 degli anni 80 e 90 in Italia sulla pelle di
 migliaia e migliaia di italiani si consumò
 il più abominevole delitto, che oggi resta
 senza mandanti ed esecutori. Nessun
 colpevole. Quello delle infezioni causate dal virus dell' HIV e dell' Epatite C, veicolato
 attraverso le trasfusioni di sangue e l' uso di farmaci base di emoderivati. Come ai
 tempi della peste, quelle sacche piene di virus svuotati nelle vene dei poveri pazienti
 italiani provocò una strage. Lenta e inesorabile; un dato (probabilmente
 approssimato per difetto) ha calcolato qualcosa come 120 mila infettati e 4500
 vittime. Una strage. Emofiliaci, trapiantati, pazienti anemici, politrasfusi, ma anche
 puerpere che subivano emorragie dopo il parto cesareo: chiunque avesse avuto
 bisogno di sacche di plasma venne esposto a un pericolo gravissimo. Molte di quelle
 persone che contrassero così l' Aids e la pià temibile forma di epatite virale oggi non
 ci sono più; e ai loro familiari, come ai pochi ancora sopravvissuti, qualcuno dovrà
 pur spiegare come e perché ventitré anni non siano bastati a trovare i colpevoli di
 questo abominio. E, sia chiaro: qui non si tratta di criticare l' assoluzione di

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