Media Monitoring per 26-03-2019 - Rassegna stampa del 26-03-2019 - Ruggi
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AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona ................................................................................ 1 26/03/2019 - LA CITTÀ DI SALERNO Pensioni quota 100, i reparti si svuotano ............................................................................... 1 25/03/2019 - WWW.NURSETIMES.ORG Criticità nelle strutture sanitarie, i timori di Fials Salerno ..................................................... 3 Sanità Salerno e provincia .............................................................................................................. 5 26/03/2019 - CRONACHE DI SALERNO Asl Salerno: Necessità di adeguare gli organici al fabbisogno assistenziale .......................... 5 26/03/2019 - LA CITTÀ DI SALERNO Imboscati all'Asl, il numero sale a 504 ................................................................................... 6 26/03/2019 - IL MATTINO (ED. SALERNO) Malato terminale, si uccide in corsia ...................................................................................... 8 Sanità Campania ............................................................................................................................. 10 26/03/2019 - IL ROMA Cardarelli, Mauro: «La Procura dirà se è sabotaggio» .......................................................... 10 26/03/2019 - CORRIERE DEL MEZZOGIORNO Cure inadeguate e poca prevenzione, Napoli e Caserta prime per mortalità ....................... 12 26/03/2019 - LA REPUBBLICA (ED. NAPOLI) Dermatite atopica sabato Open day: nuovo farmaco per la terapia ..................................... 14 26/03/2019 - LA REPUBBLICA (ED. NAPOLI) Marinella Scala " Un piano per i tossici in carcere" .............................................................. 16 26/03/2019 - IL MATTINO Sabotaggio, infermieri nel mirino ........................................................................................ 18 26/03/2019 - IL MATTINO Sanità, il valzer dei manager idonei il ministero riammette Bianchi .................................... 20 26/03/2019 - IL ROMA Vecchio Pellegrini, sedie rotte nelle stanze dei medici ........................................................ 22 Sanità nazionale ............................................................................................................................. 23 26/03/2019 - AVVENIRE Bimbo morto a Reggio indagato un santone L' Ordine dei medici: circoncisioni nei Lea ...... 23 26/03/2019 - IL SOLE 24 ORE Doveri di privacy ridotti per i medici .................................................................................... 25 26/03/2019 - CORRIERE DELLA SERA I nuovi medici? Si fanno le ossa sui manichini ...................................................................... 27 26/03/2019 - IL MATTINO Il re Mida della sanità con i soldi nei puff con lui iniziò la Tangentopoli napoletana ............ 29 26/03/2019 - CORRIERE DELLA SERA La vittima in corsia ha il camice bianco ................................................................................ 31 26/03/2019 - LA STAMPA Piattaforma digitale per gestire le visite ............................................................................. 33 26/03/2019 - LA STAMPA Più sani in città .................................................................................................................... 34 26/03/2019 - LA STAMPA Prepariamo i nostri figli al digitale ....................................................................................... 36 26/03/2019 - IL MATTINO Scandalo trasfusioni con il sangue infetto assolto Poggiolini .............................................. 38 26/03/2019 - LA STAMPA Topolini con la super-vista grazie all' iniezione di nanoparticelle ........................................ 40
26/03/2019 Pagina 7 La Città di Salerno Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona Pensioni quota 100, i reparti si svuotano Fioccato al Ruggi e negli altri presidi aziendali le delibere che annunciano le pensioni anticipate quota 100. In circa due mesi ne sono state pubblicate sul sito web dell'Azienda 24 solo per quota 100, alle quali si aggiungono altre tipologie di pensionamenti. L'ultima richiesta pubblicata sul sito dall'Azienda ospedaliera universitaria Ruggi d'Aragona risale allo scorso 19 marzo. L'oggetto della determina è sempre lo stesso, cambia solo il codice della matricola del dipendente, il ruolo svolto e il luogo in cui lavora. Presa d'atto delle dimissioni volontarie dal servizio, per pensione anticipata quota 100, del dipendente matricola a cui poi fa seguito il codice, la sigla del come e del cognome, il ruolo e il presidio in cui lavora il dipendete. Sono prese d'atto della volontà di andare via che si intervallano ad altri pensionamenti che dimostrano, determine alla mano, quanto personale intende andare via tra quota 100 oltre a qualche altra decina di dipendenti che lascerà il lavoro perché in quiescenza per limiti di età, per pensione anticipata, per dimissioni volontarie per limiti di età, per dimissioni dal servizio per facoltà di cumulo, sempre in due mesi. Un esercito di lavoratori che dovrà essere sostituito. Tutto questo ricadrà sulle spalle dell'Azienda che, sulla scorta di indicazioni della Regione, dovrà muoversi per assumere personale altrimenti rischia di rimanere a corto di lavoratori nei reparti. I sindacati non molto tempo fa hanno sollecitato il dg, Giuseppe Longo , a fornire un piano per capire come intende muoversi. Un problema, quello del personale che preoccupa i sindacati sia per la carenza di lavoratori dell'Azienda Ruggi sia dell'Asl di Salerno. Con apprensione parlano di «svuotamento progressivo di personale in tutte le strutture dell'Asl» nonostante il sempre più crescente volume di afflussi in tutti i reparti e strutture ambulatoriali. La preoccupazione è che si cercherà di mantenere inalterati i livelli essenziali di assistenza con organici sottodimensionati e inadeguati. Oppure si ricorrerà al lavoro straordinario, oltre i limiti previsti dai contratti di lavoro e dalle norme vigenti in materia. Il timore, se non ci sarà personale, è il dilatarsi dei Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
tempi di stazionamento nei pronto soccorso, il rallentamento delle dimissioni e bisognerà attendere la disponibilità di posti letto nei reparti. In vista dell'estate, non si può pianificare un aumento di ricoveri senza l'adeguamento del personale in servizio e ci saranno enormi difficoltà per garantire quantità e qualità delle prestazionali. Si chiedono misure straordinarie all'Asl, ma c'è preoccupazione e si guarda con attenzione anche all'Azienda Ruggi. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
25/03/2019 nursetimes.org EAV: € 536 Lettori: 2.333 Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona Link alla pagina web Criticità nelle strutture sanitarie, i timori di Fials Salerno Gli attuali provvedimenti legislativi che, come ben sappiamo, sostengono il collocamento in quiescenza delle cosiddette “quota 100” e “opzione donna” stanno ottenendo consensi in costante e considerevole aumento da parte dei dipendenti della Pubblica amministrazione e del Sistema sanitario nazionale.Ad oggi risultano numerose le domande di collocamento in quiescenza, a partire dal mese di settembre 2019, e in particolare da personale direttamente impegnato nelle attività assistenziali quali personale sanitario e di supporto. Con pensioni e “quota 100” le strutture sanitarie salernitane rischiano di perdere centinaia di infermieri, ostetriche, operatori socio sanitari, tecnici, amministrativi, ecc.I dati pervenuti finora risultano alquanto preoccupanti per i nostri nosocomi, perché si sta andando incontro a un durissimo colpo, che potrebbe mettere in serio pericolo il diritto alla salute e il mantenimento degli standard attuali, oltre che a un considerevole aumento delle liste d’attesa, costringendo così i cittadini a rivolgersi a strutture private con maggiore insistenza. Ci saranno meno servizi per i cittadini e il Sistema sanitario pubblico finirà gravemente danneggiato, magari a vantaggio di una privatizzazione a pagamento, con aumento esponenziale delle disuguaglianze sociali.Un vero e proprio collasso a cui si arriverà in brevissimo tempo, considerato che ad oggi la direzione dell’A.O.U. San Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona e Asl Salerno non hanno messo in campo, né tantomeno programmato, alcuna strategia volta ad evitare tale situazione. Non è stato neppure convocato un tavolo tecnico per parlare con le organizzazioni sindacali di tale gravosa situazione.Queste imponenti carenze devono essere immediatamente colmate, in considerazione del fatto che il 21 marzo 2019 è stato siglato un accordo tra ministero della Salute, Mef, Pubblica amministrazione e Conferenza delle Regioni. Tale accordo ha finalmente rimosso il blocco delle assunzioni in sanità, esistente dal 2009. Inoltre questo accordo sarà utile per coprire interamente le uscite a vario titolo di dipendenti con altrettante assunzioni.Considerato quanto appena descritto, la scrivente organizzazione sindacale chiede una pronta presa in carico della problematica, con l’attuazione immediata di una campagna di assunzione per fronteggiare le cospicue uscite di personale in quiescenza con “quota 100” e “opzione donna”, aggiornando ed incrementando il piano triennale del fabbisogno del personale, a fronte dell’accordo avvenuto in data 21 marzo 2019.Pertanto la scrivente organizzazione Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
sindacale sollecita le Vostre Direzioni a espletare immediatamente bandi di mobilità intra ed extra regione, come indicato dall’art. 30 del D.Lgs. 165/2001, e bandi di concorso con eventuale riserva di posti, come indicato dall’art. 1, comma 543 della Legge di Stabilità 2016. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
26/03/2019 Pagina 4 EAV: € 729 Lettori: 29.750 Argomento: Sanità Salerno e provincia Asl Salerno: Necessità di adeguare gli organici al fabbisogno assistenziale Lo svuotamento progressivo di personale in tutte le strutture dell' Asl Salerno generano che, ad un volume sempre più crescente di afflussi in tutti i reparti e strutture ambulatoriali, ci si vede costretti a cercare di mantenere inalterali i livelli essenxiali di assistenza con organici sottodimensionati en inadeguati, senza fare ricorso a lavoro straordinario oltre i limiti previsti dai contratti di lavoro e dalle norme vigenti in materia,I tempi di stazionamento nei pronto soccorso si allungano sia per gli utenti che richiedono prestazioni semplici e rapide dimissioni, sia per quelli che necessitano di ricovero e che devono attendere la disponibilità di posti letto nei reparti. Inadeguatezza degli spazi e delle attrezzature, personale sempre più stressato da una condizione lavorativa ormai intollerabile con frequenti fenomeni di burnout che spesso sfociano anche in tentativi di aggressione o vere aggressioni a danno degli operatori da parte di cittadini esasperati che a volte sfogano la loro frustrazione in modo anche violento su operatori sanitari incolpevoli, reparti di degenza come le medicine, la cardiologia, la pneumologia, la neurologia, la pediatria che a loro volta si vedono richiedere l' aumento dei ricoveri senza adeguamento del personale.. Cgil Fp- Cisl Fp e Uil Fpl indicono una conferenza per domani ore 10,30 presso la sede sindacale dell' ASL di Salerno sita in Via Nizza a Salerno. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
26/03/2019 Pagina 7 La Città di Salerno Argomento: Sanità Salerno e provincia Imboscati all'Asl, il numero sale a 504 Marcella Cavaliere Sono 504 - secondo il Nursid - i lavoratori dell'Asl di Salerno assunti per lavorare nei reparti e che invece sono impiegati negli uffici. Il Sindacato delle professioni infermieristiche è giunto a questo numero sulla scorta dei numeri inseriti del database aziendale. Non solo, il sindacato è riuscito anche ad identificare nel dettaglio le mansioni per le quali i lavoratori erano stati assunti, prima di finire dietro una scrivania grazie a un certificato medico. Dei 504 censiti, 258 sono infermieri, 4 tecnici di laboratorio, 2 tecnici di radiologia, 2 tecnici della prevenzione, 10 fisioterapisti, 119 operatori tecnici, e 43 Oss (operatori socio- sanitari), 5 sono collaboratori tecnici, 9 ausiliari specializzati dei Servizi socio assistenziali, 1 ausiliario socio sanitario e 51 assistenti sociali. Biagio Tomasco , segretario territoriale del Nursind, non solo fornisce un dato dei lavoratori di corsia diventati impiegati d'ufficio più alto rispetto a quello in possesso dell'Asl valutato intorno a 350 unità, ma ha confrontato i profili professionali di assunzione di ogni dipendente. Un lavoro paziente che ha portato il dettaglio della tipologia di lavoratori sottratti dai ruoli operativi. Le posizioni di questi lavoratori, secondo il sindacato, dovrebbero essere verificate di nuovo, sottoponendoli a visite mediche che attestino per ognuno lo stato di salute. Questo è l'unico modo per rideterminare l'idoneità professionale che comporta o il ritorno in corsia, per chi sta bene o, per chi è impossibilitato al lavoro che implica sforzi fisici, il cambiamento della tipologia contrattuale. Ciò consentirebbe di stabilire con esattezza quanto personale, soprattutto infermieri e Oss e non solo, occorre all'Asl. «Stiamo parlando di un vero esercito di personale che ben potrebbe garantire il fabbisogno di un ospedale medio- piccolo, ma è personale che manda avanti gli uffici, almeno in parte, con il beneplacito dei direttori sanitari e che è sottratto ai reparti di degenza e sul territorio», dichiara Tomasco. Il sindacato fa riferimento alla normativa sulle verifiche relative all'idoneità al lavoro. Secondo la normativa sulle posizioni contrattuali «qualora si dovessero palesare evidenti impedimenti allo Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
svolgimento del lavoro, l'Asl potrà attivarsi ai sensi dell'art. 16 comma 1 del D. lgs. 384/90». Ci sono diverse strade percorribili, incluso quella in cui «il dipendente stesso, a domanda, può essere collocato in posizione funzionale inferiore anche di diverso profilo professionale e ruolo per il quale abbia i requisiti, a condizione che il relativo posto sia vacante». La normativa, dunque, prevede più alternative per l'inquadramento professionale, ma se il lavoratore non può tornare in reparto «si dovrà modificare il contratto, anche se in posizione inferiore», afferma il sindacato che chiede di indire un concorso unico per tutte le figure carenti dell'Asl di Salerno. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
26/03/2019 Pagina 30 Il Mattino (ed. Salerno) EAV: € 8.188 Lettori: 133.364 Argomento: Sanità Salerno e provincia Malato terminale, si uccide in corsia EBOLI Laura Naimoli Sotto choc una città intera per l' estremo gesto di un uomo di 73 anni di Serre che ieri mattina si è lanciato dalla finestra del reparto di medicina. Un volo di cinque piani per placare il dolore dell' anima che non trovava pace né rassegnazione all' idea di dover combattere una battaglia che gli avevano comunicato già persa. Si è schiantato prima su un' auto in sosta, poi a terra, morendo sul colpo. Nessun mistero, ma la chiara volontà di non aspettare oltre per mettere fine alla sua malattia. IL DESTINO Da tempo gli era stato diagnosticato un tumore ai polmoni che non aveva avuto alcuna pietà, insinuandosi in altri organi del suo corpo e preannunciando la fase terminale della malattia. All' ospedale Maria Santissima Addolorata non era il primo ricovero e forse non sarebbe stato neanche l' ultimo. L' uomo eludendo la sorveglianza, si è buttato di sotto. Sconvolta anche la comunità di Serre, sua città natale che si è stretta intorno al dolore della famiglia, chiusa nel silenzio, come i medici dell' ospedale. Non è stato necessario procedere con l' autopsia, ma è stato sufficiente un esame esterno per confermare, agli inquirenti, la dinamica. L' unico tarlo che continua a picchiare nella testa di molti, riguarda la sicurezza che l' uomo è riuscito ad eludere. Su cento malati, il 35% riceve cure palliative adeguate, il 65% non è assistito bene, ed è costretto a fare ricorso all' assistenza ospedaliero. Questi sono i dati che emergono dalla stima dell' assistenza effettuato dall' osservatorio regionale per le cure palliative. Il distretto di Eboli ha circa 380 malati all' anno che attraversano la fase terminale. L' unica struttura pronta ad accogliere i malati che non posso più guarire è l' unità operativa di cure palliative della Asl con l' Hospice e l' assistenza domiciliare che prende in carico i malati sia all' interno della struttura sia presso il loro domicilio. Esiste poi una realtà associativa che integra, senza dunque sostituire l' azione volta a consentire ai malati terminali di avere cure che preservino la loro dignità fino alla fine, e allevia le sofferenze di chi sa di non Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
poter più guarire. È l' associazione «Hospice per Eboli e amici dell' Ospedale Maria S.S. Addolorata», che opera sul territorio da circa quindici anni. «Le patologie croniche, oncologiche sono diventate un problema di carattere sociale, poiché coinvolgono ogni anno un numero crescente di persone- spiega Armando De martino, medico palliativista e presidente dell' associazione - basti pensare che nella sola provincia di Salerno circa 2.600 malati oncologici e circa 1.300 malati affetti da malattie croniche non oncologiche, in un anno, attraversano la fase avanzata e terminale di malattia e necessitano di cure in regime domiciliare o di ricovero in day hospice. Il 27% di essi muore in ospedale, in un reparto di medicina, o peggio in terapia intensiva. Non possiamo ignorare che il malato non può essere considerato esclusivamente oggetto a cui indirizzare le cure mediche, ma è principalmente un individuo che, dal momento della diagnosi, ha bisogno di un supporto psicologico ed umano, e con lui chi se ne prende cura». © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
26/03/2019 Pagina 13 EAV: € 923 Lettori: 29.750 Argomento: Sanità Campania Cardarelli, Mauro: «La Procura dirà se è sabotaggio» NAPOLI. Un gesto tanto inspiegabile quanto pericoloso, che avrebbe potuto avere conseguenze gravissime. Una graffetta metallica inserita in un impianto di monitoraggio cardiaco per silenziare l' allarme in caso di anomalie. A scoprirlo il primario del Cardiologia del Cardarelli, Ciro Mauro che ha immediatamente denunciato la cosa alla Procura. Mauro si è accorto di quello che potrebbe essere un sabotaggio perchè lo scompenso di un paziente veniva segnalato dal monitor ma senza l' allarme acustico. Il paziente è stato subito soccorso e l' episodio non ha avuto conseguenze, ma per un soffio, visto che pochi minuti dopo essere trasportato in terapia intensiva ha subito un arresto cardiaco ed è stato rianimato. Un episodio che richiama alla mente gli altri episodi strani registrati in alcuni ospedali, come le formiche e poi le blatte nell' ospedale Loreto Mare. Al Cardarelli era la prima volta che si verificava un episodio del genere. Non a caso i vertici dell' ospedale parlano di evento «inspiegabile», isolato, a differenza dei ripetuti episodi del Loreto Mare. Da ieri il sistema funziona regolarmente e sono stati intensificati i controlli. «Se qualcuno ce l' avesse con me non ordirebbe qualcosa contro i pazienti» ha replicato il primario, che ammette senza remore le difficoltà di rapporto esistenti nella struttura. Altra ipotesi è quella di un tentativo di silenziare l' apparecchio per non distur bare il sonno del personale di turno di notte: «Sarebbe una gravissima e criminale irresponsabilità, non oso pensarci - ha detto Mauro- Tuttavia c' è anche in questo caso una seppur remota possibilità. In ogni caso appare difficile che il responsabile possa essere individuato, malgrado l' inchiesta interna disposta dall' azienda ospedaliera e le indagini che svolgerà la procura. Nei casi dei sabotaggi in altri ospedali il movente è stato cercato tra i malumori di ditte esterne per questioni legate ad appalti: al Cardarelli la situazione è completamente diversa, quindi la pista del dissidio interno appare al momento la più accreditata. Ma, ovviamente, saranno le indagini della Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
magistratura ad acclarare o meno queste ipotesi. Nel. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
26/03/2019 Pagina 5 EAV: € 1.359 Lettori: 29.750 Argomento: Sanità Campania Cure inadeguate e poca prevenzione, Napoli e Caserta prime per mortalità Piero Rossano napoli Ultime e anche per distacco. È il destino che accomuna Napoli e la vicina provincia di Caserta in cui i «decessi evitabili», quelli cioè legati alla qualità dei servizi sanitari e a poco efficaci interventi di prevenzione, sono non solo preoccupanti ma anche significativi sotto il profilo numerico, staccando di quasi un punto in percentuale la terzultima posizione della graduatoria per giorni perduti pro-capite per cause di morte contrastabili con interventi di prevenzione, detenuta da Caltanissetta. Il Rapporto Mev(i) 2019 (consultabile sul sito mortalitaevitabile.it ) è stato diffuso ieri dalla società Nebo Ricerche PA e come ogni anno rappresenta la fotografia dell' andamento delle diverse componenti della «mortalità evitabile». I dati disegnano, come già gli indicatori economici del Paese, le classifiche sulla qualità della vita, quelle del reddito pro- capite ed altre ancora, un' Italia divisa praticamente in due. Anzi, le mappe epidemiologiche provinciali e regionali contenute nello studio sembrano quasi suggerire che gli effetti della regionalizzazione della sanità pubblica possano riflettersi anche sul fenomeno della «mortalità evitabile»: più ci si addentra nel Settentrione del Paese e meno rischi di mortalità s' incontrano; di contro, più si ridiscende il Paese verso Sud - grandi isole comprese - e più il tema della prevenzione della salute sembra ignorato o quantomeno non tenuto in debita considerazione. Non solo per responsabilità delle strutture sanitarie pubbliche ma anche a causa per il comportamento della popolazione. Il Rapporto Mev(i) - letteralmente «Mortalità evitabile (con intelligenza)» - dice infatti che dei 101.000 decessi avvenuti prima dei 75 anni per cause contrastabili con interventi di prevenzione (fonte: eleborazione Nebo Ricerche PA su dati Istat 2014-2016) «2 su 3 sono correlati a carenza di prevenzione primaria». La ricerca fa riferimento a quel tipo di prevenzione «che ciascuno di noi Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
può attuare con un più sano stile di vita perché legata soprattutto all' alimentazione e al consumo di alcol e tabacco». Ed evidenzia, a questo riguardo, che «si tratta di una quota di mortalità ancora elevata, soprattutto fra maschi, per la quale l' andamento geografico è meno netto». Ovvero, a questo capitolo non si fa (molta) distinzione tra maschi del Nord e del Sud: dappertutto si dedicano poco tempo e poche energie alle buone pratiche salutiste e ai controlli anche solo di routine. La classifica provinciale, basata sul complesso delle cause evitabili, vede Treviso, Siena e Firenze ai primi posti, dove cioè il peso della «mortalità evitabile» è minore, e, come detto, Caltanissetta, Caserta e Napoli negli ultimi. D' altra parte, prima di un quarto della classifica non s' incontrano province meridionali (Bari è 28esima) e solo intorno alla metà si sistemano Isernia, Lecce, Bat e Teramo. Dai risultati del Rapporto risulta evidente che è necessario impegnarsi - specie al Sud - su entrambi i fronti: quello dei servizi sanitari di prevenzione, diagnosi, terapia, cura e riabilitazione; e quello dell' informazione e dell' educazione sanitaria. Non andrebbe poi tralasciato, secondo lo studio, «condurre approfondimenti anche a livello locale mirati a individuare i fattori a rischio». Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
26/03/2019 Pagina 8 EAV: € 58.712 Lettori: 704.603 Argomento: Sanità Campania Dermatite atopica sabato Open day: nuovo farmaco per la terapia GIUSEPPE DEL BELLO Si chiama crosta lattea, ma non è un dolce. Lo sanno bene i genitori di ogni generazione che hanno dovuto combattere con quelle fastidiose crosticine o con le antiestetiche macchie bianche visibili su gran parte del cuoio capelluto del loro neonato. Lesioni minuscole, che in alcuni casi si presentano come lievi irritazioni ai lati della bocca e cheun tempo si attribuivano al parmigiano e al primo svezzamento. Ma questi sono solo i sintomi di un' entità patologica che oggi gli specialisti conoscono in dettaglio, la dermatite atopica. «È una malattia frequente che può colpire un bambino su cinque - rivela Gabriella Fabbrocini, ordinaria e direttrice del Programma di Dermatologia della Federico II - In molti casi migliora fino a scomparire, ma in una percentuale limitata persiste o compare una volta che si è adulti. A oggi, in Italia, questa patologia interessa circa 35000 pazienti, di cui il 15-20% nella forma moderata o grave. Ma probabilmente la reale incidenza è ancora sottostimata ». Ce n' era abbastanza, hanno pensato gli specialisti, per organizzare una giornata. E così sabato alla Dermatologia del II Policlinico (edificio 10), il team coordinato dal professor Mario Delfino, nell' ambito delle giornate di Dermatologia Sociale, darà il via all' Open day dedicato al paziente atopico dalle 9,30 alle 12.30: visite gratuite prenotabili via whatsapp al 349 4699543. Sarà un vero e proprio viaggio tra le pieghe della malattia dei pazienti over 18. Sarà coinvolta l' associazione Andea (soggetti atopici) che contribuirà anche a spiegare, educare e informare sulle corrette norme di igiene, sui falsi miti, su un corretto stile di vita per ridurre i sintomi, oltre che sulle novità terapeutiche. Fabbrocini, con i colleghi Cataldo Patruno dell' università della Magna Grecia e di Maddalena Napolitano, ricercatrice dell' università del Molise, è in rete per creazione la Scuola dell' Atopia sul modello francese. «Per anni la gestione di questi pazienti è stata complessa. Pochi farmaci Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
disponibili e molte limitazioni nel loro impiego - si sfoga Napolitano - E così si spiegava la frustrazione per coloro che non vedevano una via di uscita e per il medico privo di mezzi per affrontare una malattia così complessa. Con la dermatite atopica, a causa della perdita di immunocompetenza, si è più esposti alle sovrainfezioni. Con i cicli di antibioticoterapia locale e con gli steroidi non sempre si riesce a controllare la patologia ». Oggi però siamo a una svolta. E dopo anni che hanno visto fortemente limitata la gestione e il trattamento della dermatite atopica durante i quali il paziente continua a presentare la sintomatologia in età adulta ( circa il 20% presentano i sintomi dopo i 18 anni). « Da qualche mese abbiamo a disposizione il primo farmaco biologico innovativo per la cura dell' atopica, il dupilumab - rivela la Fabbrocini - e sembra aprirsi un nuovo orizzonte per la terapia e i bisogni ancora insoddisfatti di questi pazienti ». «Il dupilumab sembra controllare i sintomi che caratterizzano la malattia come il forte prurito già dopo le prime otto settimane di terapia - precisa Patruno, docente di Dermatologia della Magna Grecia - È una small molecule che va a bloccare il rilascio delle principali interleuchine ritenute responsabili della sintomatologia ». © RIPRODUZIONE RISERVATA La docente Gabriella Fabbrocini (a sinistra) ordinario di Dermatologia al Nuovo Policlinico "È una malattia frequente che può colpire un bambino su cinque . In molti casi migliora fino a scomparire, ma in una percentuale limitata persiste" Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
26/03/2019 Pagina 8 EAV: € 52.065 Lettori: 704.603 Argomento: Sanità Campania Marinella Scala " Un piano per i tossici in carcere" IMAGE_6_47_62 L' intervista Conta su un team che definisce d' emblée « un manipolo di eroi: noi e due infermieri precari. E poi si va avanti con gli operatori del privato sociale. In carcere, per supportare concretamente i detenuti tossicodipendenti e le loro famiglie » . Marinella Scala, la psicologa che coordina il progetto " Quarto piano" , è responsabile del Sert Tossicodipendenze della Asl Napoli 1 e dirige 4 centri diurni. Com' è nato il progetto? «Partiamo dal nome. Si chiama così perché lo spazio individuato, all' interno del Padiglione Roma dove sono ristretti i tossicodipendenti, si trova al quarto piano, appunto. Lì dentro sono assistiti dal Sert i detenuti che hanno avuto a che fare con la droga». Assistiti dice, ma secondo quali modalità? «Dalle 8 alle 15 con personale dedicato che affronta le condizioni di malattia e la somministrazione dei farmaci sostitutivi, dal metadone all' alcover (antagonista per astinenza d' alcol)». E il privato sociale come entra in gioco? «La Napoli 1 ha da sempre una convenzione con cooperative sociali. In questo caso con la Era che fa parte del gruppo Gesco. In sostanza abbiamo esportato il modello territoriale tra pubblico e privato sociale nel carcere». Come si realizza Quarto piano? «Grazie alle attività in cui vengono conivolti circa cento detenuti: laboratori di espressione teatrale, musicoterapia, fiumi di parole (scrittura creativa),meditazione, gruppo specchio (confronto con area educativa), laboratorio di manipolazione (tegolando). Ogni laboratorio impegna 20 persone». Si tratta di ore trascorse fuori dalle celle... «Certo. Perciò sono attività che aiutano a stare meglio soggetti in precario equilibrio psicologico». Detenzione e tossico dipendenza: mix che non aiuta. «Ed è un' altra frattura con la realtà delle poche parti sane, messe in scacco dalla detenzione. Un anno fa ci siamo accorti che uno dei vulnus più gravi è quello della lontananza dagli affetti. E non ci può essere percorso trasformativo senza legami affettivi». Appena un' ora d' aria... «E infatti è stata allargata. Con la direzione del carcere abbiamo creato "Il giardino di dentro" allestito con vasche in pietra riempite di aiuole, Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
panchine. Un luogo più gradevole e umano». E domani ci sarà un evento. «Una festa con i familiari: giocheranno a biliardino, basket e calcetto con i loro detenuti. Poi si pranza dalle 12,30 alle 15. E ci saremo anche noi, operatori, guardie, detenuti, insieme a mamme, sorelle, figli». Una seconda iniziativa è in programma venerdì. «Ci sarà la rappresentazione teatrale del "Palazzo dei sentimenti" di Matilde Serao. Recitano 45 detenuti. Mentre in platea, gli spettatori-familiari». Ma il programma continua? «Con le "Feste di primavera" sempre 50 persone, ancora distribuite nei laboratori. L' obiettivo è rappresentato dalle misure alternative, come trasferirli in comunità. Perché l' assistenza non si identifica nel trattamento farmacologico». - g.d.b. © RIPRODUZIONE RISERVATA Domani festa e pranzo coi familiari Marinella Scala (foto), psicologa e responsabile del Sert che assiste i tossicodipendenti detenuti: "Abbiamo creato momenti di aggregazione. Nessun percorso è possibile senza legami" Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
26/03/2019 Pagina 25 EAV: € 10.131 Lettori: 133.364 Argomento: Sanità Campania Sabotaggio, infermieri nel mirino L' INCHIESTA Ettore Mautone Venti posti letto, distribuiti tra un' unità di emodinamica interventistica (deputata alle disostruzioni delle arterie coronarie in corso di infarto acuto o anche durante le procedure prenotate in elezione) e il reparto di terapia intensiva coronarica attrezzato con le più sofisticate apparecchiature di supporto al circolo cardiaco e per l' interventistica nei distretti vascolari periferici. A queste si aggiunge un' area di cardiologia di pronto soccorso, dove sono spesso presenti anche barelle, che drena i pazienti dall' emergency al piano terra che accoglie spesso pazienti critici. Come quello salvato a febbraio dal primario Ciro Mauro che, nel rispondere al telefono in medicheria, si è accorto che un tracciato di un paziente aveva qualcosa di grave che non andava. Ma il sistema di allarme non aveva suonato. Dai controlli tecnici, come raccontato dal Mattino, è poi emerso uno strano sabotaggio della centralina salvavita di controllo dei pazienti. In una porta della centralina di monitoraggio, nel sito destinato alle cuffie, è stato ritrovato un ferretto. La telemetria ha così escluso il sonoro dell' allarme. La Procura sta tentando di far luce sul caso e le indagini si stanno concentrando anche sugli infermieri e sul personale paramedico: l' ipotesi è che dietro il sabotaggio ci possa essere qualche operatore particolarmente stressato e infastidito dal suono dell' allarme. LA MANOMISSIONE Una manomissione scoperta dal primario Ciro Mauro che ha prima salvato il paziente andato in arresto cardiaco e poi denunciato l' accaduto in Procura. «Da cardiochirurgo - commenta Enrico Coscioni, consigliere del presidente della giunta Vincenzo De Luca per la sanità - conosco quelle apparecchiature e non trovo una ragione plausibile all' inserimento di una graffetta che silenzia il sistema di monitoraggio. Gli allarmi si sovrappongono ad altri sistemi di controllo. Un presunto artefice si sarebbe complicato la vita da solo facendo ricadere su se stesso la responsabilità di un eventuale evento avverso. Credo dunque che bisogna chiedersi Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
cosa sia effettivamente avvenuto prima di formulare giudizi ed esprimere opinioni». Una cosa diversa dai sabotaggi avvenuti alla Asl Napoli 1 secondo Coscioni: «Lì sembra emergere un intralcio a un' azione amministrativa di risanamento e di legalizzazione. Al Cardarelli, invece, o si pensa a una mente perversa e folle o a qualcosa di molto banale». GRANDI NUMERI Sono grandi numeri quelli che caratterizzano l' attività clinica e assistenziale della Cardiologia del Cardarelli. Un reparto modello, dal punto di vista assistenziale, quello diretto da Ciro Mauro. Qui in dieci anni, tra il 2008 e il 2018, sono state elevate da circa 80 a oltre 500 le procedure di angioplastica primaria eseguite ogni anno. Una crescita quantitativa e qualitativa costante dell' attività clinica e operativa riconosciuta ufficialmente anche dall' Agenas e con un premio da parte della società scientifica che rappresenta la disciplina. Da anni quel reparto è inserito nella top ten in Italia dei laboratori di emodinamica per numero di angioplastiche primarie in corso di infarto miocardico acuto eseguite in un anno e per numero di abitanti, superando centri di alta specialità come Modena, Bologna, Ferrara, Perugia e ponendosi in coda solo al centro cardiologico fondazione Monzino di Milano. LA TRINCEA Ciro Mauro è anche direttore dei dipartimento di emergenza. Un carattere forte che deve fronteggiare le gravi carenze che si registrano nella prima linea rappresentata dal Pronto soccorso e dall' Osservazione breve dove da aprile ci saranno turni scoperti. E anche nel suo reparto a dispetto dell' eccellenza si scontano carenze di personale medico e infermieristico che fanno aumentare a mille lo stress e il burn-out in routine di lavoro incessanti e di grande impegno professionale. Il tutto inserito in uno scenario in cui le discipline di trincea scontano, secondo un recente studio dell' Anaao su scala nazionale, buchi di organico per centinaia di unità da qui ai prossimi 5 anni. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
26/03/2019 Pagina 25 EAV: € 10.743 Lettori: 133.364 Argomento: Sanità Campania Sanità, il valzer dei manager idonei il ministero riammette Bianchi LE NOMINE Manager di Asl e ospedali della Campania: scade oggi il termine dell' avviso pubblico bandito dalla giunta regionale della Campania ad inizio marzo per partecipare alla selezione di candidati alla guida di 14 delle 17 aziende sanitarie. Qui altrettanti manager, tra il 27 luglio e gli inizi del prossimo agosto, terminano il proprio mandato triennale. Escluse dalla tornata di nomine sono tre aziende, il Santobono guidato da Anna Maria Minicucci, il Ruggi D' Aragona di Salerno con al timone Giuseppe Longo e il San Sebastiano di Caserta di cui è direttore Mario Ferrante. Il faro a cui guardare è l' Albo nazionale aggiornato al 22 marzo scorso con la new entry di Attilio Bianchi, attuale vertice dell' Istituto Pascale, che nella prima stesura dell' elenco era risultato estromesso per non aver fatto valere il corso di formazione conseguito in istituti diversi da quelli promossi a livello regionale. Bianchi dunque figura ora nell' albo con riserva, in esecuzione del decreto del 22 marzo del Tar Lazio e dovrebbe restare saldamente in sella all' Istituto tumori di Napoli dove sta portando avanti un non facile percorso di organizzazione della rete regionale e interregionale oncologica. I NOMI Tra i novi ingressi spicca anche il nome di Oreste Florenzano, attuale direttore amministrativo del Ruggi. Alla Asl Napoli 1 centro in pole position (per una nomina quasi scontata) c' è Ciro Verdoliva, dallo scorso febbraio passato dalla direzione del Cardarelli al ruolo di commissario dell' azienda metropolitana. Per restare in provincia di Napoli è tornata nell' elenco nazionale da tempo Antonietta Costantini (in un primo momento esclusa) che non ha demeritato al timone di una Asl, la Napoli 3 Sud, prima di grandi poli ospedalieri di riferimento e alle prese con una frammentazione dell' offerta da ricompattare e riqualificare. A Napoli 2 nord c' è Antonio D' Amore, che ha tutti i numeri per una riconferma o un passaggio in altra Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
azienda. Un manager che ha avuto il merito di aver rilanciato e riqualificato l' ospedale di Pozzuoli inserendo alcuni primari di alto livello nei ruoli chiave anche se sconta alcune difficoltà sul fronte della medicina del territorio in particolare nei rapporti molto tesi con i centri accreditati. Ora si accinge ad inaugurare la nuova rianimazione a Frattamaggiore anche se il presidio resta a metà del guado tra un rilancio possibile e declassamenti dettati dal piano ospedaliero. I POLICLINICI In scadenza anche i vertici dei due policlinici universitari, Maurizio Mauro alla Vanvitelli e Vincenzo Viggiani alla Federico II, entrambi manager di lungo corso, che potrebbero sicuramente ambire a una riconferma. Per il Monaldi offre ampie garanzie l' attuale commissario Antonio Giordano che ha consentito la ripresa, dal primo aprile, del centro trapianti pediatrico. Al Cardarelli si gioca le sue carte l' attuale facente funzioni Anna Iervolino. Più complessa la partita a Caserta. Qui alla guida della Asl c' è Mario De Biasio che, pur presente nell' albo, per limiti di età dovrebbe lasciare salvo proroghe, ma la materia è controversa. Limiti di età anche per Franklin Picker alla Asl di Benevento che ne impediscono la prosecuzione liberando una casella importante nello scacchiere di una piazza difficile come quella sannita che incrocia il destino di Renato Pizzuti alla guida del Rummo. Sembra sulla strada di una riconferma Maria Morgante, alla guida della Asl di Avellino, mentre è fuori dai giochi Angelo Percopo, attuale guida del Moscati, che non è inserito neppure nell' albo nazionale. Molto probabile, infine, la conferma alla Asl di Salerno di Mario Iervolino, attuale commissario da quando Giordano è tornato a Napoli. Non presenterà domanda l' avvocato Nicola Cantone, già direttore del Ruggi, rimosso per una presunta mancanza di titoli, poi invece utilmente inserito nell' albo nazionale ma per la legge Severino oggi incompatibile con l' incarico per aver avuto in mano il timone della clinica Mediterranea a Napoli negli ultimi due anni. e. m. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
26/03/2019 Pagina 12 EAV: € 458 Lettori: 29.750 Argomento: Sanità Campania Vecchio Pellegrini, sedie rotte nelle stanze dei medici NAPOLI. Difficile poter lavorare con serenità se le condizioni sono quelle evidenziate dalle fotografie scattate all' interno delle stanze del reparto di Ortopedia del Vecchio Pellegrini, dove i medici scrivono le cartelle cliniche e le diissioni dei pazienti. «Abbiamo solo sedie rotte - ha raccontato una persona che lì ci lavora - e vicino alle scrivanie rischiamo persino di ferirci visto che vi sono chiodi che fuoriescono dal legno». Quattro mesi fa è stata fatta rischiesta di tre sedie per poter almeno scrivere e compilare le catrelle cliniche, ma non si è avuta risposta. E tre mesi fa si è sollevato il linoleum creando un dislivello dove i medici spesso inciampavano. «È stato fatto un rattoppo penoso addirittura con del cartone che certo non reggerà ancora a lungo, ma bisogna arrangiarsi». Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
26/03/2019 Pagina 12 EAV: € 16.957 Lettori: 339.084 Argomento: Sanità nazionale Bimbo morto a Reggio indagato un santone L' Ordine dei medici: circoncisioni nei Lea Dopo la morte del bimbo di cinque mesi, figlio di una coppia originaria del Ghana, avvenuta a Scandiano, presso Reggio Emilia (sono indagati per infanticidio colposo un "santone" che ha praticato la circoncisione clandestina e i genitori del piccolo) i medici chiedono con forza alla ministra della Salute, Giulia Grillo, che l' intervento chirugico rituale sia inserito subito nei «Livelli essenziali di assistenza (Lea)». Il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli, ha anche aderito all' appello lanciato ieri dal collega Foad Aodi, fondatore dell' Amsi (Associazione medici di origine straniera in Italia) per una legge nazionale che autorizzi le strutture pubbliche e private «ad effettuare le circoncisioni in ambiente protetto e a costi accessibili, per garantire a tutti il diritto alla salute e evitare i canali clandestini». Intanto, anche il segretario generale della Grande Moschea di Roma, Abdellah Redouane, ha lanciato un appello ai musulmani d' Italia affinché si rivolgano, per tale pratica, solo agli ospedali o alle cliniche del Sistema sanitario nazionale. Il fenomeno delle circoncisioni clandestine è assai diffuso in Italia. A dicembre un intervento del genere aveva provocato il decesso di un bambino nigeriano di due anni a Monterotondo, vicino Roma. Altre vittime erano state registrate, in passato, a Torino, Treviso e Bari. Ogni anno nel nostro Paese vengono sottoposti a circoncisione, per ragioni culturali, religiose o igieniche, circa 5mila bambini, quasi tutti stranieri (perlopiù tunisini, egiziani, nigeriani, iracheni, siriani e albanesi di religione musulmana). Il 30% di questi subisce un intervento «fai da te» in casa ad opera di "santoni" o ciarlatani. Sono le infezioni a causare i decessi: i piccoli vengono operati in ambienti e con strumenti non sterilizzati, ma anche le emorragie dovute ad errori commessi da chirurghi improvvisati possono risultare letali. Perché si ricorre a pratiche clandestine? Gli interventi "non per ragioni mediche" sono a pagamento e il costo varia da regione a regione: nel Lazio e in Veneto, per esempio, si spendendo Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
dai 250 ai 400 euro (nelle cliniche private il costo sale fino a 4mila euro). Cifre troppo elevate per i migranti. (F. Ful.) RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
26/03/2019 Pagina 28 EAV: € 21.350 Lettori: 281.841 Argomento: Sanità nazionale Doveri di privacy ridotti per i medici Antonello Cherchi LA TUTELA NELLA SANITÀ Niente più consenso del paziente se il trattamento dati è finalizzato alla cura Niente più richiesta del consenso per l' utilizzo dei dati personali raccolti per finalità di cura; l' informativa al paziente, invece, va sempre fornita; lo studio del medico o la singola farmacia sono esonerati dalla nomina del Dpo ( responsabile della protezione dei dati); tutti gli operatori sanitari, dall' ospedale al singolo professionista, sono invece obbligati alla tenuta del registro delle attività di trattamento. Sono i chiarimenti forniti dal Garante della privacy a chi lavora nella sanità, a cominciare dai medici. Le indicazioni dell' Authority si collocano nel nuovo quadro di tutela della riservatezza disegnato dal Gdpr e dalla legge 101/2018, nonché dalla riformulazione dei codici deontologici e delle autorizzazioni generali, attività quest' ultima ancora in corso. Proprio il nuovo assetto ha indotto medici, strutture sanitarie e cittadini a chiedere lumi al Garante. Dunque, niente richiesta del consenso da parte del medico (o del professionista sanitario tenuto al segreto professionale) se i dati del paziente sono strettamente necessari per finalità di cura. Il consenso va, invece, chiesto in altri casi. Per esempio, per attivare app mediche (ad eccezione di quelle per la telemedicina) o per procedure di fidelizzazione della clientela (come quelle praticate da farmacie e parafarmacie), per la consegna del referto online e per i trattamenti effettuati attraverso il fascicolo sanitario. In quest' ultimo caso lo prevede la legge, ma - secondo il Garante - si potrebbe, considerata la nuova normativa sulla privacy, rivedere tale vincolo. Al paziente va, invece, sempre fornita l' informativa, che deve essere concisa, trasparente, semplice, chiara e deve pure contenere il riferimento al tempo di conservazione dei dati. Infine, niente obbligo di nomina del Dpo quando i trattamenti non sono effettuati su larga scala (come possono essere quelli del singolo studio medico oppure della farmacia o parafarmacia). Va, invece, sempre tenuto il registro dei trattamenti, in cui riportare le modalità di gestione dei dati dei pazienti. Il documento è richiesto dalla nuova normativa come strumento di Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
accountability, ovvero dimostrare come ci si è attrezzati per proteggere i dati, e va consegnato al Garante in caso di ispezione. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
26/03/2019 Pagina 19 EAV: € 58.658 Argomento: Sanità nazionale Lettori: 796.905 I nuovi medici? Si fanno le ossa sui manichini ERIKA DELLACASA Guglielmo può avere ventinove diverse patologie cardiache, Natalie deve affrontare i parti più complessi mentre suo «figlio» - il bebè Natalino - può avere bisogno di interventi urgenti di rianimazione e stabilizzazione: sono tutti sofisticati manichini utilizzati nei corsi del Simav, il centro di simulazione e formazione avanzata dell' Ateneo di Genova. Studenti di medicina e operatori sanitari in servizio anche da decenni sono i naturali fruitori degli stage, ma l' uso delle simulazioni si sta allargando a nuove categorie, non solo fisioterapisti e assistenti per disabili o anziani ma anche, per esempio, equipaggi e ufficiali di bordo che possono dover affrontare emergenze magari «guidati» da terra grazie alla telemedicina. Nato, come spiega il professor Gianfranco Torre, per la doppia esigenza pratica («Il paziente ha perso potere didattico, i ricoveri sono sempre più brevi») e etica («Mai una manovra invasiva la prima volta su un paziente»), il Simav oggi è interdisciplinare e si interfaccia con bioingegneri, biochimici e architetti. Dispone di un percorso di macrosimulazione con sale operatorie iper-realistiche dove i manichini subiscono interventi di diversa difficoltà - e imprevedibilità - sulla base di copioni scritti e messi in pratica da una cabina di regia. «Non spingiamo i nostri copioni fino alla catastrofe - spiega Torre - perché anche se può sembrare strano queste simulazioni sono emotivamente impegnative. Abbiamo visto fior di chirurghi e anestesisti sudare sotto la mascherina mentre erano impegnati a non "perdere" un paziente difficile, anche se era il nostro manichino Guglielmo». La ricerca di verosimiglianza si fa più spinta. Il Simav - spiega l' ingegnere Marco Chirico - sta mettendo a punto nel proprio laboratorio un programma di realtà aumentata che consentirà di proiettare sui manichini le sembianze di una persona reale, in questo modo indossando gli occhiali appositi gli operatori «vedranno» un vero essere umano con tutte le reazioni corporee anche visive. A questa macrosimulazione il Simav affianca anche microsimulazioni con l' uso della realtà virtuale e un programma di simulazione Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
comportamentale che utilizza sia «incontri» via computer, con faccia a faccia virtuali medico-paziente, sia test condotti da attori. In questi incontri si mettono in scena momenti diversi, dai più leggeri (un giovane medico sostituisce il più anziano andato in pensione) ai più impegnativi come la comunicazione di patologie gravi. Per quanto riguarda i codici comportamentali, la gestione delle emergenze, le comunicazioni in sala operatoria o in circostanze di soccorso vengono seguiti protocolli internazionali in alcuni casi adottati in ambito militare, ad esempio dall' aeronautica statunitense. Un capitolo a parte merita il progetto legato alla domotica. Medici, architetti e bioingegneri hanno lavorato alla progettazione di un appartamento di settanta metri quadrati la cui realizzazione è in fase di partenza («Abbiamo concluso l' iter burocratico e abbiamo i finanziamenti», dicono Torre e Chirico) adattato a diverse disabilità. «Abbiamo immaginato la giornata di un disabile dalla sveglia al momento di andare a dormire - spiegano i responsabili del Simav - con la linea guida di consentire la maggior autonomia possibile. La casa si adatta a diverse situazioni di disabilità, per esempio visiva o motoria. I mobili e le suppellettili sono frutto di progetti di studenti di architettura come la libreria rotante per chi è in sedia a rotelle o i piatti a bordi angolari per i parkinsoniani che hanno difficoltà ad afferrare oggetti rotondi». L' appartamento sarà testato con l' aiuto di associazioni e di volontari. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
26/03/2019 Pagina 2 EAV: € 11.716 Lettori: 133.364 Argomento: Sanità nazionale Il re Mida della sanità con i soldi nei puff con lui iniziò la Tangentopoli napoletana IL PERSONAGGIO Giuseppe Crimaldi Ventitré anni, e lui non è più quello di una volta. Né potrebbe esserlo, Duilio Poggiolini, visto il tempo che è trascorso. Quasi un quarto di secolo. A 90 anni l' ex direttore generale del Servizio farmaceutico nazionale, il potentissimo Re Mida della Sanità chiude definitivamente i conti con la giustizia incassando un' assoluzione che sa di beffa, perché tardiva e inaccettabile da qualunque punto di osservazione si guardi alla madre di tutte le inchieste della Tangentopoli napoletana: quella sul sangue infetto. LO SCANDALO Perché, ed è solo questo il punto della questione, al di là delle ragioni e dei torti, l' incredibile girandola di faldoni, carte, indagini e processi che allegramente hanno fatto il giro d' Italia, un fatto è certo: tra la fine degli anni 80 e 90 in Italia sulla pelle di migliaia e migliaia di italiani si consumò il più abominevole delitto, che oggi resta senza mandanti ed esecutori. Nessun colpevole. Quello delle infezioni causate dal virus dell' HIV e dell' Epatite C, veicolato attraverso le trasfusioni di sangue e l' uso di farmaci base di emoderivati. Come ai tempi della peste, quelle sacche piene di virus svuotati nelle vene dei poveri pazienti italiani provocò una strage. Lenta e inesorabile; un dato (probabilmente approssimato per difetto) ha calcolato qualcosa come 120 mila infettati e 4500 vittime. Una strage. Emofiliaci, trapiantati, pazienti anemici, politrasfusi, ma anche puerpere che subivano emorragie dopo il parto cesareo: chiunque avesse avuto bisogno di sacche di plasma venne esposto a un pericolo gravissimo. Molte di quelle persone che contrassero così l' Aids e la pià temibile forma di epatite virale oggi non ci sono più; e ai loro familiari, come ai pochi ancora sopravvissuti, qualcuno dovrà pur spiegare come e perché ventitré anni non siano bastati a trovare i colpevoli di questo abominio. E, sia chiaro: qui non si tratta di criticare l' assoluzione di Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
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