Media Monitoring per 11-11-2019 - Rassegna stampa del 11-11-2019 - Ruggi

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Media Monitoring per 11-11-2019 - Rassegna stampa del 11-11-2019 - Ruggi
11-11-2019

Media Monitoring per

   Rassegna stampa del 11-11-2019
Media Monitoring per 11-11-2019 - Rassegna stampa del 11-11-2019 - Ruggi
AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona ................................................................................ 1
      11/11/2019 - LA CITTÀ DI SALERNO
            Il Psaut chiuso di notte resta in funzione ............................................................................... 1
      11/11/2019 - LA CITTÀ DI SALERNO
            Salvato dall'infarto oltre le ore venti ..................................................................................... 3
      11/11/2019 - CRONACHE DI SALERNO
            Turnover nelle PA al 100 per cento, Capezzuto: «Bene, ma non dimentichiamoci della sanità»
             ................................................................................................................................................ 4
      09/11/2019 - WWW.LACITTADISALERNO.IT
        Far west in ospedale Summit col prefetto «Ora più controlli» ............................................... 6
Sanità Campania ............................................................................................................................... 7
      11/11/2019 - IL MATTINO
            «Donna in codice rosso infermieri al cellulare» L' Asl invia gli ispettori ................................. 7
      11/11/2019 - IL ROMA
            «Il sistema non può funzionare, senza soldi siamo penalizzati» .......................................... 10
      11/11/2019 - IL MATTINO
            Cardiopatie, arriva la "super -Tac" «Per i pazienti meno esami invasivi» ............................. 12
      11/11/2019 - IL MATTINO (ED. CASERTA)
            Il grande bluff delle sale operatorie ..................................................................................... 14
      11/11/2019 - IL ROMA
            Mancano gli stent, ricovero da incubo ................................................................................. 16
      11/11/2019 - CRONACHE DI NAPOLI
            Precari sanità, i concorsi finiscono davanti ai giudici .......................................................... 18
      11/11/2019 - IL SANNIO
            Sanità, si investe in sicurezza .............................................................................................. 19
      11/11/2019 - IL ROMA
            Sclerosi multipla, tecnologie e social per contrastarla ......................................................... 21
Sanità nazionale ............................................................................................................................. 23
      11/11/2019 - IL MESSAGGERO
            «Così le fibre ottiche illuminano i segreti del cervello umano» ............................................ 23
      11/11/2019 - CORRIERE DELLA SERA - ECONOMIA
            Basta punti sulla pelle, arriva il super cerotto ..................................................................... 26
      11/11/2019 - AFFARI & FINANZA
            Biogen e la sfida Alzheimer "Noi ci crediamo, cura vicina" .................................................. 28
      11/11/2019 - LA STAMPA
            Dieci persone al mese cambiano sesso in Italia Nei 5 centri specializzati liste di attesa di un
            anno ..................................................................................................................................... 31
      11/11/2019 - CORRIERE DELLA SERA
            Gli italiani promuovono la sanità pubblica Il medico di famiglia, punto di riferimento ........ 36
      11/11/2019 - CORRIERE DELLA SERA
            L'incubo delle aggressioni in corsie e Pronto soccorso «Ora una legge di tutela» ............... 38
      11/11/2019 - AFFARI & FINANZA
            Riabilitazione e diagnosi rivoluzione nella sanità ................................................................ 40
      11/11/2019 - CORRIERE DELLA SERA
            UN PIANO ANTI HIV .............................................................................................................. 42
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11/11/2019                                                                                                                    Pagina 6
                                               La Città di Salerno
                        Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona

                    Il Psaut chiuso di notte resta in funzione
 Marcella Cavaliere

 Di fatto il direttore generale dell'Asl di
 Salerno, Mario Iervolino , lo scorso primo
 ottobre ha chiuso di notte il Psaut di via
 Vernieri, ma la consuetudine dell'utenza
 di rivolgersi ai medici della struttura è
 rimasta. Quindi dopo le 20, quando cioè
 scatta l'orario di chiusura notturna fino
 alle 8 del mattino, c'è chi tra i cittadini
 continua     a       chiedere            assistenza             al
 personale dell'Azienda Sanitaria Locale
 per farsi curare e ai medici non resta che
 intervenire, anche se in teoria il servizio
 notturno è stato soppresso oramai da
 oltre un mese. Lo scorso 13 ottobre, ad
 esempio, alle 23.39 una persona si è
 rivolta al Psaut (Postazioni Fisse di Primo
 Soccorso Territoriale) perché vittima di
 una puntura di zecca ed è stato medicato, nonostante il servizio fosse chiuso. Nei
 giorni successivi è accaduta la stessa cosa. Alle 20.30 si è presentato dai medici del
 Psaut un ragazzo bisognoso di un altro tipo di prestazione sanitaria in quanto riferiva
 di avvertire un malessere e infatti era in corso una crisi ipertensiva con dolore
 interscapolare. Un'altra sera, sempre quando l'orario di chiusura era già decorso e
 cioè alle 23.08, è arrivata in via Vernieri una persona che aveva un'intossicazione
 alcolica. In un'altra occasione, alle 20.10 e quindi a distanza di dieci minuti dalla
 chiusura del servizio notturno, è arrivato al Psaut un uomo che accusava un dolore
 toracico: accertato dai sanitari che era in corso un probabile infarto. Anche in questo
 caso il paziente è stato trattato prima al Psaut di via Vernieri e in seguito è stato
 attivato il 118 per il trasporto al pronto soccorso dell'ospedale Ruggi d'Aragona di
 Salerno. Un'altra sera è giunta, sempre dopo le 20, una persona, assistita dal

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personale medico del Psaut in quanto riportava una ferita lacerocontusa alla regione
frontale e anche in questo caso è stata medicata. Eppure il Psaut di via Vernieri di
notte è stato chiuso, in quanto secondo il dirigente Vincenzo Ragone gli interventi
notturni annuali registrati erano pochi e quindi ha chiesto alla dirigenza dell'Asl di
lasciare attivo in via Vernieri solo il 118 e la guardia medica i cui addetti, però, a
volte si allontanano dalla postazione in quanto effettuano visite domiciliari. Pertanto
il personale del Psaut, che di notte è lì per svolgere le mansioni del servizio di
emergenza territoriale del 118, continua a prestare l'assistenza medica propria del
Psaut nonostante formalmente il servizio non sia più attivo. Il dirigente del Psaut lo
scorso settembre chiese al direttore generale Iervolino di «valutare la rimodulazione
della rete dei presidi di emergenza prevedendo che il Psaut di Salerno offra il
servizio di primo intervento dalle 8 alle 20 per sette giorni la settimana». Questo
perché, a suo avviso, «tale assetto è compatibile con la richiesta di assistenza fin qui
espressa dai cittadini - è stato scritto nel documento - e con l'attuale disponibilità di
risorse umane, tenendo conto che nel presidio di via Vernieri è ubicata la continuità
assistenziale (ex guardia medica, nrd)». Quindi per Ragone c'era anche un problema
legato a una scarsa dotazione organica. Nei fatti, però, la richiesta di assistenza dei
cittadini continua a registrarsi dopo le 20 e ad occuparsene sono i medici del Psaut il
cui numero è sempre più esiguo. Dopo la chiusura del servizio notturno, sono state
diverse le reazioni dei sindacati e dei residenti del popoloso quartiere, tra Piazza San
Francesco, il rione Carmine e il centro storico, che hanno aperto un dibattito
costante anche su diversi social soprattutto su Facebook. Alcune associazioni e
sindacati hanno tentato la strada del ricorso contro il provvedimento adottato
dall'Asl di Salerno, che è in redazione presso lo studio legale Visone. Hanno aderito
al ricorso, tra gli altri, il Comitato per la salute pubblica del cittadino presieduto da
Rosa Adelizzi, il sindacato Fisi, il Codacons.

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11/11/2019                                                                                                                       Pagina 6
                                                    La Città di Salerno
                           Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona

                              Salvato dall'infarto oltre le ore venti

 Sentiva        un     senso          di     restringimento
 all'addome, una forte sensazione di
 pienezza        che           più         che           arrestarsi
 aumentava e si intensificava col passare
 del tempo. Nei giorni scorsi un uomo si è
 così    rivolto         al     Psaut         dopo         le     20
 chiedendo aiuto, la preoccupazione era
 diventata forte e spaventato si è recato
 alla postazione di via Vernieri. Il caso è
 passato subito alla stanza accanto a
 quella della continuità assistenziale, ai
 medici      che        di      giorno         si        occupano
 dell'assistenza del 118 e del Psaut e che
 di     notte    svolgono              solo         il     servizio
 dell'emergenza               territoriale           perché          il
 Psaut è chiuso dalle 20 alle 8. I medici
 del Psaut , alle 20.10 , hanno capito il
 possibile infarto in corso collegato al dolore toracico. Nello stesso momento è stato
 attivato anche il 118, per raggiungere il pronto soccorso del Ruggi. Alla fine, vita
 salvata. (m.c.)

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                                                                                                                          EAV: € 1.287
                                                                                                                          Lettori: 29.750
                    Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona

      Turnover nelle PA al 100 per cento, Capezzuto: «Bene, ma
                 non dimentichiamoci della sanità»

 LA POSIZIONE «Prima risposta ad un
 problema      grave»,              commenta                  il
 segretario dell Fp Cgil Dal 15 novembre
 il      turnover             nella              Pubblica
 Amministrazione torna al 100%. La legge
 di Bilancio del 2019 aveva infatti rinviato
 a venerdì prossimo lo sblocco delle
 assunzioni nei ministeri, agenzie fiscali
 ed enti pubblici non economici. Dopo
 anni di sbarramenti in ottica di spending
 review, cadono quindi gli ultimi limiti al
 ricambio del personale, per cui la spesa
 per chi esce potrà essere interamente
 riversata su nuovi ingressi. Secondo le
 stime del ministero, dal pros simo anno
 la pubblica amministrazione assumerà
 circa 150mila persone nella media dei
 dodici mesi. «Questa è una prima importante risposta alla drammatica carenza di
 personale che si manifesta in tutti gli uffici pubblici, soprattutto a seguito dell'
 introduzione di quota 100. Restiamo in attesa degli esiti delle prove preselettive del
 Concorso Regione Campania, che dal 2020 potrà consentire l' ingresso di circa 2500
 giovani all' interno degli Enti Locali regionali. Una boccata di ossigeno per i Comuni
 visti i numeri sempre più crescenti di pensionamenti tra quota 100 e la fuoriuscita
 degli assunti con la 285. Nei Comuni alcuni settori sono praticamente al collasso,
 con il rischio che le attività interne possano essere esternalizzate per garantire la
 continuità dei servizi alla cittadinanza», ha dichiarato il segretario generale della Fp
 Cgil Antonio Capezzuto, sottolineando che lo sblocco è solo per ministeri, agenzie
 fiscali ed enti pubblici non economici. « E' necessaria allo stesso modo una iniezione

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di nuove forze lavorative in sanità dove la carenza di organico mette a rischio le
prestazioni sanitarie. La Fp Cgil ha proposto, dal canto suo, un concorso unico Asle
Ruggi per tutte le figure, tra cui Oss, infermieri, fisioterapisti, tecnici di laboratorio
etc. «Nelle strutture ospedaliere della provincia l' aumento dei carichi di lavoro è
continuo e incessante. Con la stagione invernale alle porte, durante la quale
aumenterà a dismisura l' afflusso nei Pronto Soccorso, il personale a disposizione
risulta decisamente poco. Vanno potenziati gli organici così da ridurre innanzitutto i
tempi di permanenza dell' utenza in attesa di ricovero e inoltre per evitare che il
personale dedicato all' emergenza-urgenza svolga un' attività assistenziale
aggiuntiva e non specifica, che comporta un importante sovraccarico lavorativo, ed
evitando che a cascata si producano ritardi nell' accoglienza e nella gestione dei
nuovi arrivi in Ps ha dichiarato Capezzuto - La carenza di medici e infermieri nei
presidi ospedalieri di Polla, Oliveto, Vallo e Sapri necessita di una risposta urgente.
Questi territori, già a rischio spopolamento, non possono perdere in termini di
assistenza sanitaria alla cittadinanza ma anzi necessitano di un' attenzione
particolare, a partire dalla questione punti nascita». er.no.

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09/11/2019
                                            lacittadisalerno.it
                                                                                                                          EAV: € 1.300
                                                                                                                          Lettori: 20.433
                    Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona

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 Far west in ospedale Summit col prefetto «Ora più controlli»
 S’è svolto ieri in prefettura il tavolo di crisi a seguito della sparatoria in corsia a Cava
 de’ Tirreni. Al tavolo, presieduto dal prefetto Francesco Russo, c’erano Cgil, Uil e
 Nursind, e c’erano i... S’è svolto ieri in prefettura il tavolo di crisi a seguito della
 sparatoria in corsia a Cava de’ Tirreni. Al tavolo, presieduto dal prefetto Francesco
 Russo, c’erano Cgil, Uil e Nursind, e c’erano i due direttori dell’Asl e del Ruggi, Mario
 Iervolino e Vincenzo D’Amato, il comandante del Nucleo provinciale dei carabinieri,
 Gianluca Trombetti, il comandante provinciale della Guardia di Finanza, Danilo
 Petrucelli, e il vice questore vicario di Salerno, Pasquale Picone. Il Nursind, nella
 persona del segretario generale Biagio Tomasco, ha evidenziato come alla base di
 tutti i conflitti ci sia una carenza di comunicazione tra operatori e cittadini, ed ha
 proposto all’Asl Salerno ed al Ruggi l’istituzione di corsi di formazione ad hoc per
 migliorare l’interazione con i cittadini. Sul tavolo pure la rivisitazione degli organici
 dei pronti soccorsi e la presenza fissa delle guardie giurate. Picone e Trombetti
 hanno proposto di intensificare i passaggi delle pattuglie di polizia e carabinieri in
 modo da far notare ancor di più la presenza dello Stato ai cittadini ed agli operatori.
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11/11/2019                                                                                                                 Pagina 20

                                                                                                                           EAV: € 7.000
                                                                                                                           Lettori: 107.296
                                           Argomento: Sanità Campania

 «Donna in codice rosso infermieri al cellulare» L' Asl invia gli
                           ispettori

 IL   CASO    Ettore       Mautone            Sabato           9
 novembre, ore 15, pronto soccorso del
 San Giovanni Bosco: Maurizio Zuccaro,
 un avvocato napoletano che ha sua
 mamma ricoverata dal giorno prima nel
 presidio    della     Doganella,              posta         su
 Facebook un video choc in cui racconta,
 da testimone diretto, quanto sarebbe
 accaduto     poco       prima         ad      un'       altra
 paziente giunta in pronto soccorso. Il
 video è una vera e propria denuncia
 relativa a un codice rosso in cui all'
 esemplare           comportamento                      della
 dottoressa    di      turno         in      emergenza
 sarebbe corrisposto, invece, un presunto
 comportamento             noncurante,                 quasi
 indifferente all' emergenza in corso, da
 parte del personale infermieristico di
 supporto. Il video fa rapidamente il giro
 del web e circola anche su chat private. Non passa inosservato alla dirigenza della
 Asl che quasi in tempo reale, poche ore dopo, invia la commissione ispettiva
 centrale della Asl. Un blitz di funzionari ispettori guidati dal direttore sanitario di
 presidio (cambiato da pochi mesi) che piombano in ospedale per fare luce sull'
 accaduto. Vengono sentiti i diretti interessati, la dottoressa del pronto soccorso (dal
 comportamento riconosciuto esemplare) e gli stessi infermieri che avrebbero avuto
 comportamenti negligenti. Comportamenti che, tuttavia, a una prima ricostruzione,
 non emergono. L' intero dossier raccolto a caldo è già stato inviato alla direzione
 generale che stamattina dovrebbe tirare le somme. Dalle prime ricostruzioni e

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testimonianze non ci sarebbe univocità. La paziente in codice rosso, che aveva
convulsioni, ha poi eseguito la Tac (risultata negativa) e il caso è stato declassato in
codice giallo. «La donna è stata ricoverata - dicono fonti interne all' ospedale della
Doganella - ed è ben assistita senza pericolo di vita con piena soddisfazione dei
familiari». LA DENUNCIA Ma sentiamo cosa dice l' avvocato Zuccaro nel post
pubblicato su Facebook sabato alle 15: «Sono qui - avverte - in quanto ieri ho dovuto
portare mia madre in ospedale per un problema al fegato. È ricoverata, anzi
ospitata, su una barella senza coperte, senza lenzuola, senza cuscini. Bisogna stare
dentro le corsie - aggiunge - anche se non sarebbe consentito, perché è necessario
assistere i familiari o gli amici che hanno bisogno di assistenza. Poco fa - precisa
Zuccaro - ho assistito a una scena che ha dell' incredibile e mi auguro che possano
arrivare degli ispettori e chiudere questo ospedale. È arrivata una povera donna in
codice rosso - racconta - e la dottoressa di turno è corsa con encomiabile
partecipazione per assistere la paziente che sembrava praticamente persa. Ha
provato in tutti i modi a iniettare adrenalina e per 5 minuti ha urlato affinché
arrivassero dei barellieri con ossigeno e siringhe ad aiutarla. Sono passati 10 minuti
prima che giungessero due infermieri - ricostruisce Zuccaro - che se la sono presa di
tutto comodo. Uno parlava al telefono l' altro mandava messaggi con una flemma
che sarebbe consona a impiegati del catasto non ad operatori di un pronto soccorso
in cui anche a i secondi possono determinare la vita o la morte». Da qui Zuccaro
invoca l' intervento di ispettori della Asl per mettere a fuoco le disfunzioni
denunciate e punire «chi fa questo lavoro come se stesse in un ufficio del catasto
anziché in un pronto soccorso». Gli ispettori sono, come detto, arrivati subito in
ospedale ma, da quanto trapela, hanno ricostruito finora una vicenda dai contorni
controversi. Il responso finale dell' ispezione sarà comunque consegnato stamattina
alla direzione generale. Sono in fase di acquisizione anche i filmati delle telecamere
di videosorveglianza a circuito chiuso attive al presidio della Doganella per
confortare le testimonianze raccolta in un senso e nell' altro, con strumenti di prova
e un' analisi tecnica del frame. L' INDAGINE L' intenzione della dirigenza della Asl è
andare fino in fondo ad appurare i fatti per assumere decisioni sul comportamento
dei dipendenti ovvero del denunciante. L' accusa di Zuccaro è del resto molto grave.
Da quanto emerso la dottoressa del pronto soccorso ha effettivamente fatto tutto
quanto prevedono i protocolli mentre sugli infermieri all' indice per presunti
comportamenti non consoni alla situazione clinica non c' è alcuna certezza. Da
valutare anche la circostanza della riclassificazione del codice rosso a giallo a
minore urgenza. Il caso sarà dunque approfondito con altre testimonianze e con l'
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analisi tecnica delle immagini di videosorveglianza. Una vicenda, insomma, tutta da
chiarire che vede ancora in primo piano un ospedale da mesi senza pace prima per
le formiche, poi per i condizionamenti della criminalità, infine per le aggressioni al
personale ma che, nonostante tutto, continua a svolgere un ruolo importante nella
rete assistenziale campana grazie all' impegno di camici bianchi di prima linea che,
come la dottoressa del pronto soccorso intervenuta sabato, svolgono il proprio
lavoro con impegno e abnegazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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11/11/2019                                                                                                                     Pagina 4

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                                                                                                                               Lettori: 29.750
                                               Argomento: Sanità Campania

           «Il sistema non può funzionare, senza soldi siamo
                             penalizzati»

 LA   REPLICA         Parla          il   primario,         Luigi
 Santini: situazione difficile NAPOLI. Luigi
 Santini      è       il        direttore           del        Dai
 (Dipartimento ad attività integrata) di
 Chirurgia        generale           specialistica           dell'
 Azienda ospedaliera universitaria della
 "Vanvitelli", chirurgo oncologico, è tra i
 migliori sulla piazza. In passato ha
 tentato     anche         l'    avventura             politica,
 senza       riuscire           ad        essere          eletto.
 Professore, come è possibile che si
 debbano attendere due settimane per
 ottenere uno stent? «Purtroppo, molti
 procedimenti sono rallentati da una
 burocrazia che si è fatta più complessa
 da quando la sanità regionale è stata
 commissariata.             Tuttavia,             adesso            i
 cateterini sono arrivati e il paziente
 prestissimo potrà tornare a casa». Ma
 questa situazione crea disagi innanzitutto ai pazienti. «Bisogna mettersi bene in
 testa che la Sanità costa e senza soldi non può funzionare. Purtroppo, la politica
 degli ultimi anni ha condannato il Sud. Da noi arriveranno sempre meno risorse che
 andranno, invece, al Nord, dove però operano i nostri medici. Il divario si farà
 sempre più ampio. C' è una legge iniqua, che non guarda alle reali esigenze del
 territorio, ma semplicemente a fattori economici. Il risultato è che chi ha già soldi ne
 avrà sempre di più, chi ne ha pochi ne avrà ancora meno. Questo non riguarda solo
 la sanità, chiaramente, guardi l' assurda spesa per gli asili nido. Abbiamo bisogno di
 un federalismo solidale». Il governatore dice che la sanità campana è paragonabile a

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quella svizzera. «L' ho sentita questa cosa. Ma noi che siamo sul campo ogni giorno
non ce ne accorgiamo affatto. Negli ospedali manca anche il personale necessario
per farli funzionare. Il blocco del turn over ha creato problemi enormi. E poi è
evidente che anche nell' organizzazione territoriale ci sono grossi problemi». Faccia
qualche esempio. «Il paradosso dell' Ospedale del mare, inaugurato non so quante
volte. Quella struttura doveva portare alla razionalizzazione delle risorse, alla
chiusura di ospedali come il Loreto Mare, o comunque alla riconversione di altri
presidi ospedalieri. Non è successo nulla di tutto questo. Io una volta proposi di
trasferire lì il Vecchio Policlinico, che si trova in una zona irraggiungibile della città
anche se centrale. Penso che chi fino ad ora ha deciso sulle sorti del sistema
sanitario sul territorio non abbia fatto bene il proprio mestiere».

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11/11/2019                                                                                                                    Pagina 20

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                                                                                                                              Lettori: 107.296
                                              Argomento: Sanità Campania

     Cardiopatie, arriva la "super -Tac" «Per i pazienti meno
                          esami invasivi»

 LA NOVITÀ Un sofisticato software, senza
 appesantire di raggi X la classica Tac
 delle coronarie a 64 slice migliora la
 prognosi dei pazienti cardiopatici, riduce
 i costi complessivi della metodica e
 abbatte     il     numero            complessivo                di
 indagini invasive e di procedure di
 rivascolarizzazione             (coronarografia                   e
 angioplastica) riservando tali interventi
 solo ai ristretti casi che se ne giovano
 realmente. Un vantaggio per i pazienti e
 anche per evitare sprechi e trattamenti
 inappropriati.        L'     innovazione              è     tata
 introdotta in Campania dal Cmo (Centro
 polispecialistico          medico         oplontino)            di
 Torre Annunziata, in un progetto pilota
 sperimentale che va avanti da mesi e
 finora offerto gratuitamente ai pazienti
 che si rivolgono alla struttura oplontina
 accreditata con il Servizio sanitario nazionale. La portata innovativa della metodica
 sarà illustrata stamane dalle 9,30 alle 13,30 a Palazzo Partanna in piazza dei Martiri
 nel corso di una tavola rotonda alla quale partecipano Pasquale Perrone Filardi,
 presidente della Società italiana di Cardiologia e direttore della scuola di
 specializzazione in malattie cardiovascolari dell' Università Federico II, Luca Del
 Viscovo, docente presso il dipartimento di Medicina di precisione dell' Università
 Vanvitelli, e Gianluca Pontone del dipartimento di Imaging cardiovascolare del
 Centro cardiologico Monzino Irccs di Milano, centro di eccellenza nel settore della
 diagnostica cardiovascolare. A fare gli onori di casa Vito Grassi, presidente dell'

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Unione Industriali di Napoli. La presentazione dell' iniziativa è invece affidata a Luigi
Nicolais, presidente di Campania Digital, e ad Anna Maria Colao, ordinario di
Endocrinologia della Federico II, che accenderà i fari sull' importanza dell'
educazione alla salute. MATERIALI Nella malattia coronarica la migliore diagnosi
equivale alla terapia più efficace. Associando alla Tac delle arterie del cuore una
elaborazione matematica del flusso sanguigno si riesce a limitare l' uso delle
metodiche di indagine invasive (coronarografia) e delle correlate terapie come l'
angioplastica, solo ai casi strettamente necessari. L' obiettivo è evitare i falsi positivi
alle indagini (e i conseguenti trattamenti invasivi inappropriati). La Tac coronarica è
la principale metodica diagnostica non invasiva della malattia che colpisce le arterie
del cuore. Il responso consente di stabilire se sia il caso effettuare o meno una
coronarografia e un esame del flusso (invasivi) e una successiva angioplastica per
ripristinare il flusso coronarico. Queste ultime sono metodiche di indagine invasive
che tuttavia scontano un' elevata percentuale di falsi positivi e una quota di falsi
negativi. In particolare questi esami invasivi hanno un limite: il 62% dei pazienti
esaminati non mostrano in realtà alcuna patologia significativa e, pertanto, hanno
subito inutilmente un esame invasivo. Al contrario, il 28% dei pazienti con test
funzionali negativi hanno in realtà una cardiopatia ischemica significativa e rischiano
di non essere trattati. L' innovazione in questo campo consiste in un sofisticato
software che tramite un algoritmo e senza ulteriori esami Tac (preliminari agli esami
invasivi) elabora le immagini radiografiche ed esegue un' accurata valutazione della
funzionalità coronarica. Per ottenere il responso non è necessario eseguire un'
ulteriore scansione; non è richiesto l' uso di stress farmacologico e soprattutto non è
richiesto al paziente di dover tornare in ospedale per eseguire test addizionali, in
quanto l' analisi avviene con la elaborazione delle immagini in base a un sofisticato
algoritmo al termine dell' esecuzione della Tac coronarica. © RIPRODUZIONE
RISERVATA.

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11/11/2019                                                                                                                     Pagina 19

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                                                                                                                               Lettori: 107.296
                                               Argomento: Sanità Campania

                           Il grande bluff delle sale operatorie

 MADDALONI Giuseppe Miretto Il cantiere
 nato per l' emergenza è diventato un
 cantiere lumaca. E accaduto tutto in
 meno di un mese: riattivate tre delle
 quattro sale operatorie dell' ospedale.
 Ma i lavori di ripristino dell' impianto di
 microclimatizzazione                      del           blocco
 operatorio (attesi dal 2012) non saranno
 consegnati e completati. E pure la
 riapertura della quarta sala operatoria
 non si ci sarà. Almeno nell' immediato. È
 stato garantito il «ritorno certo alla
 normalità operativa» sia per la chirurgia
 d' urgenza che di elezione, sbloccati in
 ricoveri    nei       reparti        di      ortopedia            e
 chirurgia     come               annunciata                dalla
 direzione sanitaria retta da Antonella
 Foglia. E ritorna la mobilitazione. «In
 realtà, sono ritornati i lavori a singhiozzo
 annuncia Antonio Del Monaco - e in concreto l' attesa consegna dell' impianto di
 microclimatizzazione, fissata per il 25 ottobre, non c' è stata e nemmeno la
 riattivazione, per intero, delle condizioni ottimali del plesso chirurgico». Il
 parlamentare del M5S, alle prese da mesi con una mobilitazione contro i ritardi nella
 gestione dei cantieri di manutenzione ordinaria e straordinaria nei nosocomio di
 Maddaloni e San Felice a Cancello, torna alla carica. «La storia conclude i - si ripete
 sempre uguale. Sembra un copione già scritto: gli interventi approdano ad una fase
 avanzatissima ma, puntualmente, non vengono né completate e né consegnate. E
 per giunta le imprese sospendono i lavori e abbandonano i cantieri. Si è ripetuto per
 l' ospedale di Maddaloni quanto già visto per l' Hospice a San Felice». Quest' ultimo

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servizio, destinato ad accogliere malati terminali e ad erogare cure palliative,
doveva essere inaugurato un anno fa (nel luglio 2018). Non ha aperto i battenti,
come promesso, nemmeno il 31 maggio scorso dopo sette mesi aggiuntivi concessi
per completare i lavori. E ora, tra l' Asl e le imprese affidatarie dei lavori, è in atto un
contenzioso. Rapporti conflittuali anche per la consegna del blocco operatorio di
Maddaloni il cui adeguamento funzionale è atteso dall' estate 2012; annunciato
come imminente all' inizio del 2019 e addirittura in consegna lo scorso mese di
ottobre. E ricomincia la battaglia contro i «lavori spezzatino». Infatti, nonostante le
risorse finanziarie disponibili, a Maddaloni la facciata esterna è stata rifatta a metà,
grazie alla prima tranche di 2,8 milioni di euro disponibili. Lasciati a metà completati
pure i lavori di ristrutturazione del Pronto Soccorso: manca la costruzione della
camera calda, il completamento del percorsi pulito-sporco, l' adeguamento della sala
d' attesa e degli accessi. Opere già finanziate per circa 300 mila euro. «È vero -
commenta Gaetano Correra (portavoce di Alternativa per Maddaloni) - che da 15
anni esatti il plesso dell' ospedale di Maddaloni non era sottoposto ad un
qualsivoglia intervento, anche parziale, di adeguamento logistico, alberghiero
nonché di ordinaria e straordinaria manutenzione. Eppure non possiamo dirci
soddisfatti perché l' ultimo intervento consistente risale al 2003 con la costruzione
del nuovo blocco operatorio (sulla base di progetti redatti 20 anni prima). E oggi, 16
anni dopo siamo ancora alle prese con l' adeguamento dell' impianto di
microclimatizzazione. Una enormità: le proroghe ad oltranza e la lentezza offendono
il buon senso e soprattutto la professionalità degli operatori». E poi ritorna, sempre
più drammatico l' appello per arginare la carenza assoluta di medici e ausiliari. «È
dal 2006 insiste Correra- che aspettiamo soluzioni al precariato degli operatori socio-
sanitari». © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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11/11/2019                                                                                                                     Pagina 4

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                                                                                                                               Lettori: 29.750
                                               Argomento: Sanità Campania

                        Mancano gli stent, ricovero da incubo

 POLICLINICO Un 65enne operato per un
 tumore,       costretto           a      letto        da       tre
 settimane perché non si può sostituire
 un catetere NAPOLI. Potrebbe stare già a
 casa, ma è ricoverato da tre settimane
 nel    reparto       di     Chirurgia           del      Nuovo
 Policlinico perché manca uno stent che
 deve       sostituire        quello         che        gli     ha
 provocato un' infezione. Nella sanità
 campana, per qualcuno paragonabile per
 efficienza solo a quella svizzera, può
 succedere anche questo. G. M., 65 anni,
 ex dipendente delle Ferrovie, è stato
 operato il 18 ottobre scorso per un
 tumore che aveva coinvolto vescica e
 prostata.         Intervento              perfettamente
 riuscito     da      parte         del       primario,            il
 professor Luigi Santini, e della sua
 équipe, ma poi è arrivato l' intoppo che
 ha trasformato il suo ricovero in un incubo. Santini rappresenta una delle tante
 eccellenze del nostro territorio, direttore del Dai (Dipartimento ad attività integrata)
 di Chirurgia generale specialistica dell' Azienda ospedaliera universitaria della
 "Vanvitelli", che ha sede al padiglione 17 della cittadella ospedaliera di via Pansini.
 Ma come spesso accade l' eccezionale preparazione dei nostri medici si scontra con
 l' inefficienza cronica del sistema sanitario. Come è andato l' intervento al quale è
 stato sottoposto? «Benissimo. Il chirurgo è riuscito a rimuovere la massa che era
 circoscritta ai due organi che mi sono stati asportati. Non sono stati toccati gli altri
 organi e questo mi fa ben sperare. Il giorno dopo l' intevento ero già in piedi,
 riuscivo a camminare da solo. Certo, dovrò convivere con una borsetta che

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raccoglierà le mie urine. Ma mi hanno salvato la vita e questo mi sembra
importante». Dopo qualche giorno, però, ha cominciato ad accusare dei problemi?
«Sì, dopo meno di una settimana ho cominciato a sentirmi molto debole. La
temperatura del mio corpo era sempre molto alta. Si è scoperto che la febbre era
dovuta ad una infezione provocata da uno degli stent ureterali che mi sono stati
messi durante l' operazione che ho subito, stent necessari ad espellere le urine».
Come poteva essere risolto il problema, cosa le hanno detto? «Semplicemente
sosituendo gli stent che erano stati impiantati». Perché non è stato fatto? «Perché
queste attrezzature non ci sono in reparto. Il Policlinico non ne aveva a
disposizione». E come è stata affrontata la situazione? «In attesa dell' arrivo dei
presi di medici hanno tentato di curarmi l' infezione, prima con degli antibiotici ad
ampio spettro, poi cercando di individuare il batterio che l' ha provocata e,
successivamente, somministrandomi antibiotici specifici e non più generici. Sono
stati supportato anche da uno psicologo in questa fase complicata. Devo dire che
tutto il personale, a partire dal primario fino ad arrivare agli infermieri, mi ha seguito
benissimo. Molti di loro sono dei precari, ma tutti mettono il massimo dell' impegno
in quello che fanno. Solo che le conseguenze di questa situazione sono state pesanti
per me. La febbre mi ha debilitato, non riuscivo neanche a mangiare. Ora va un po'
meglio, ma finché non sostituiranno lo stent la situazione non si risolverà». Quando
arriveranno questi stent? «Mi hanno detto che finalmente sono arrivati, ma finché
non vedo non ci credo. Spero che facciano presto, così potrò tornare a casa».
Sarebbe dovuto uscire due settimane fa. «Esatto, così pensavamo tutti. Mi fa rabbia
il fatto che tutto si poteva risolvere prima e non si è ancora risolto solo per un
problema di inefficienza».

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11/11/2019                                                                                                                  Pagina 7

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                                                                                                                            Lettori: 29.750
                                            Argomento: Sanità Campania

       Precari sanità, i concorsi finiscono davanti ai giudici

 Notificate alle Asl le prime opposizioni
 alle procedure: criteri restrittivi Cristiani
 (Cisl): infermieri e Oss presenteranno
 altri ricorsi NAPOLI (ren.cas.) - I ricorsi
 presentati da infermieri e Oss contro i
 concorsi banditi dalle Asl campane per la
 stabilizzazione dei precari "sono solo i
 primi: ne arriveranno molti altri". La
 previsione      è       di       Nicola          Cristiani,
 componente del direttivo regionale della
 Cisl funzione pubblica. Molti precari che
 speravano in un' assunzione in pianta
 stabile     sono     infatti        rimasti          delusi:
 secondo quanto stabi lito dalla Regione (i
 bandi delle aziende sanitarie sono basati
 sugli atti emanati l' anno scorso dall'
 Ente di Palazzo Santa Lucia), rientrano
 nella procedura di stabilizzazione solo i lavoratori che al 31 dicembre 2017 avevano
 totalizzato almeno tre anni di contratto negli ultimi 8 anni, anche non continuativi,
 presso la stessa azienda (sono esclusi i contratti di somministrazione di lavoro). In
 molti non possono quindi partecipare ai bandi, né come precari (in quanto non
 hanno totalizzato un' esperienza lavorativa di almeno 3 anni nella stessa azienda),
 né come esterni. "Tanti operatori - osserva Cristiani - in questi anni si sono fatti in
 quattro per assicurare il mantenimento dei Livelli essenziali di assistenza, ma non
 hanno maturato i 3 anni di esperienza chiesti dalla Regione". La procedura sarà al
 centro di un incontro (chiesto dai rappresentanti dei lavoratori)fra i rappresentanti
 regionali dei sindacati di categoria e i vertici della Regione: il summit era in
 programma per il 31 ottobre scorso, ma è stato rinviato a data da destinarsi per la
 scomparsa della madre del governatore Vincenzo De Luca.

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11/11/2019                                                                                                                Pagina 6
                                                       Il Sannio
                                                                                                                          EAV: € 720
                                                                                                                          Lettori: 29.750
                                          Argomento: Sanità Campania

                             Sanità, si investe in sicurezza

 Azienda 'San Pio' Il posto di vigilanza del
 'Rummo' connesso alla rete Lan Il posto
 vigilanza    del       presidio           ospedaliero
 'Rummo' sarà integrato in una rete
 informatica locale (Lan) per comnicare
 immagini e video in tempo reale su più
 dispositivi controllo compresa una rete
 monitor centrale. Una decisione che si
 inquadra    nell'      incessante             e      quasi
 tumultuosa azione di efficientamento
 complessivo dell' azienda ospedaliera
 'San Pio' con la direzione generale di
 Mario    Nicola     Vittorio        Ferrante,            con
 grande      attenzione                anche               all'
 ottimizzazione dei profili sicurezza: un
 contesto operativo certamente molto
 importante in un periodo sto rico caratterizzato da continue aggressioni ad operatori
 sanitari (problema fortunatamente in terra sannita meno rilevanze che altrove). Nel
 quadro della complessiva ristrutturazione del casotto dedicato alla Vigilanza del
 presidio ospedaliero 'G. Rummo' si è previsto come intervento indispensabile e
 necessario quello relativo alla effettuazione dei lavori di realizzazione della Rete Lan.
 L' intervento è stato affidato alla ditta Gepinformatica srl di Giugliano per un importo
 della realizzazione nei nuovi locali della guardiania del Presidio Ospedaliero "G.
 Rummo", pari a 2.500 euro oltre Iva, per un costo complessivo di 3.050 euro. Un
 investimento tutto sommato limitato come importo ma assolutamente produttivo in
 termini di accresciuta sicurezza grazie alla possibilità di un monitoraggio più rapido
 ed efficiente, ottimizzando dunque la proiezione operativa dei vigilantes operanti
 presso il presidio e velocizzando dunque i loro interventi per la sicurezza di operatori
 interni, pazienti e loro familiari e la più veloce presa di conoscenza sull' opportunità

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di allertare le forze dell' ordine per chiederne laddove necessario l' internvento.

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11/11/2019                                                                                                                  Pagina 40

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                                            Argomento: Sanità Campania

      Sclerosi multipla, tecnologie e social per contrastarla

 «APPROCCIO A MALATTIA CON LE APP L'
 importanza della diagnosi tempestiva,
 ma anche dei device e delle nuove
 tecnologie,       oltre         al        bisogno             di
 trattamenti     sicuri       ed      efficaci          per       a
 ritardare la progressione della disabilità.
 Sono i punti chiave emersi dal congresso
 nazionale     della       Società           italiana          di
 neurologia, in un simposio organizzato
 da Novartis sulla sclerosi multipla. «La
 sclerosi multipla è un esempio di quanto
 una patologia cronica diagnosticata in
 età giovanile - spiega Luigi Lavorgna,
 neurologo        dell'         Università               della
 Campania          "Luigi             Vanvitelli"               e
 coordinatore       del       Gruppo           di      Studio
 Digitale della Sin - che accompagna la
 persona per tutta la vita, debba essere
 gestita in maniera globale, non basta
 dare solo il consiglio terapeutico». Un approccio che vuole accompagnare il paziente
 per non lasciarlo solo con un carico psicologico che é pesantissimo. «La necessità di
 un approccio globale - continua Lavorgna - è per fortuna favorito nella nostra era, l'
 era del digitale. I pazienti a cui viene diagnosticata la malattia oggi sono i
 millennials, che sono nativi digitali». Quindi social media, app, wearable device che i
 giovani capiscono, e anzi vogliono che facciano parte della loro quotidianità e quindi
 della malattia. Per una salute a portata di smartphone. «I social media sono la nuova
 frontiera del rapporto medico paziente - commenta - anzi sul web siamo più
 tranquilli di parlare della nostra condizione. A volta nella maniera classica si fa un
 po' di fatica ad aprirsi, sul web si parla più tranquillamente, ad esempio della

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sessualità». I device indossabili sono poi utilissimi per monitorare costantemente la
malattia. Un braccialetto, un sensore messo in una cintura, una fibra possono
registrare una serie di parametri in modo costante, nel quotidiano, utili al medico. «I
passi che un paziente fa, i suoi movimenti all' interno delle 24 ore, ma anche il ritmo
sonno -veglia e la frequenza cardiaca possono dirci tanto», spiega. Insomma, «il
racconto e il dialogo col paziente, una risonanza magnetica o una visita neurologica
rimangono fondamentali, ma vanno integrati con le nuove tecnologie», conclude.

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11/11/2019                                                                                                                 Pagina 19

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                                                                                                                           Lettori: 292.828
                                           Argomento: Sanità nazionale

       «Così le fibre ottiche illuminano i segreti del cervello
                               umano»

 L'   INTERVISTA        Esplorare            il    cervello
 umano attraverso la luce. Studiarne la
 fisiologia,      diagnosticare                    patologie
 importanti per arrivare alle cure. Questi
 gli obiettivi dell' ambizioso progetto
 NanoBright,     coordinato              dall'      Istituto
 Italiano di Tecnologia di Lecce, che
 coinvolge le ricerche di nanotecnologi,
 biologi tumorali ed esperti di disturbi
 neuronali di Italia, Francia e Spagna. La
 complessa ricerca della durata di 4 anni,
 finanziata dalla Commissione Europea
 con 3,5 milioni di euro, è basata sulla
 produzione      di       sonde           luminose              -
 tecnologie    fotoniche           -    in        grado       di
 manipolare la luce e la sua interazione
 con i materiali, così da intervenire in
 modo preciso sulle cellule malate senza
 l' utilizzo di metodi e strumenti invasivi,
 quali le biopsie. NanoBright, è il frutto di una cooperazione internazionale
 multidisciplinare che coinvolge il Centro per Nanotecnologie Biomolecolari di IIT di
 Lecce, dove i ricercatori lavorano sotto la supervisione di Ferruccio Pisanello,
 Cristian Ciracì e Massimo De Vittorio (coordinatore del Centro di IIT), in sinergia con
 il gruppo di Nanoplasmonica dell' IIT Genova, il Laboratoire Kastler Brossell di Parigi
 e l' Instituto Cajal di Madrida. Tutti insieme per un obiettivo comune, cercare di
 risolvere domande senza risposte sul sistema nervoso centrale spiega Ferruccio
 Pisanello. Sonde luminose, che usano la tecnologia fotonica, per indagare il cervello.
 Cosa sono? «Sono delle fibre ottiche affusolate con una punta sottile, al di sotto del

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micron, circa 80 volte più piccola di un capello e su questa regione affusolata lunga
due millimetri, vengono fabbricate delle strutture metalliche della dimensione di
qualche decina di nanometri. Questa struttura così ridotta permette di fare un'
amplificazione del campo elettrico indotto dalla luce, che esploreremo per interagire
col tessuto cerebrale. Il nostro obiettivo è cercare d' introdurre e di sfruttare l'
interazione luce-materia all' interno del cervello per controllarne la fisiologia».
Quindi si potranno fare diagnosi senza usare i metodi invasivi attuali? «Le faccio il
caso specifico dei tumori cerebrali. C' è stata un' evidenza scientifica che ha
mostrato come all' interno dello spettro Raman di tessuti cerebrali tumorali (e non)
ci fossero delle differenze cospicue. Ogni molecola ha un suo spettro di diffusione,
che nel caso del tessuto biologico può essere rilevato sperimentalmente. Evidenze
sperimentali indicano che questi componenti variano in base alla natura tumorale
del tessuto, ma non ci sono studi sulle varie tipologie del tumore. L' obiettivo di
Nano-Bright è amplificare il campo ottico attraverso sonde impiantabili nel sito
tumorale, per evidenziare le differenze tra tessuto sano e malato, ma anche tra
tumori invasivi e non. Se il progetto avrà successo la sonda ci aiuterà a capire come
intervenire». E in che modo, nel caso dei tumori, si potrebbe arrivare ad una cura
con questa tecnologia? «Generando calore locale per cercare di diradare le maglie
della barriera ematoencefalica (che protegge il cervello) e portare farmaci
chemioterapici solamente nei siti tumorali, oppure per rilevare i contenuti chimici all'
interno o vicino a cellule che mostrano stress sedativi, nei pazienti con epilessia o
traumi cranici». La manipolazione della luce per curare cellule malate, sembra
fantascienza? «Può sembrare, ma allo stato attuale, la luce è uno strumento molto
versatile per studiare in modo dettagliato il cervello e questo potrebbe portare a
nuove scoperte del sistema nervoso centrale e ad una serie di ricadute diagnostiche
e su trattamenti futuri. L' idea è quella di sviluppare dispositivi che idealmente
potrebbero essere la base di dispositivi futuri per la cura. Questo è il primo anno in
cui siamo nella fase di produzione dei dispositivi nei nostri laboratori, mentre nel
secondo partirà la sperimentazione a livello animale». La nanotecnologia è ormai un
elemento costante della medicina moderna? «Si perché sfrutta le proprietà poco
convenzionali dei materiali quando sono ridotti all' essere composti da qualche
migliaio di atomi, e negli ultimi 15 anni la nanotecnologia ha consentito di scoprire
una serie di fenomenologie poco note. L' essere molto piccola conferisce ad una
struttura metallica delle proprietà, che il materiale preso in misura macroscopica,
non avrebbe». Questi dispositivi microscopici saranno impiantati nel corpo umano e
magari controllati da remoto? «Parliamo di una sfida della comunità scientifica
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mondiale. Oggi si può ipotizzare il rilascio di farmaci sotto forma di nanomateriale,
ma bisognerà capire come saranno smaltiti, e questo è il limite attuale a livello
clinico. La medicina personalizzata, con le nano particelle in particolare, vorrebbe
sfruttarle come vettori per portare farmaci classici». Nei vostri laboratori a Lecce
usate l' intelligenza artificiale? «Noi usiamo algoritmi avanzati (non macchine di
machine learning) per migliorare i processi di fabbricazione, perché la tecnologia
che sviluppiamo deve avere una prospettiva applicativa e ha bisogno di essere
molto precisa e permettere di produrne abbastanza, altrimenti sarebbe solo un'
applicazione da laboratorio». Che tempi immagina per cure più efficaci delle attuali?
«I dispositivi stanno progredendo rapidamente, così come la medicina personalizzata
ed i farmaci per il singolo paziente. Credo che tra 15 anni potremmo avere accesso
ad una serie di cure più rapide». Lei è neopapà, cosa spera per la generazione di suo
figlio? «Spero che possano vivere in un mondo in cui la scienza e la cultura siano
disponibili a tutti e che abbiano accesso alla tecnologia. Mi sembra bello pensare
che possano vivere in un mondo in cui siano coscienti di poter risolvere i problemi
del futuro». Paolo Travisi © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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11/11/2019                                                                                                                    Pagina 26

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                                                                                                                              Lettori: 869.509
                                              Argomento: Sanità nazionale

             Basta punti sulla pelle, arriva il super cerotto

 Metropolis Suture chirurgiche, addio: i
 ricercatori del Mit hanno messo a punto
 un nuovo nastro biadesivo che lega i
 tessuti in pochi secondi, per curare
 ferite, chiudere incisioni o impiantare
 dispositivi medici. «Incollare» un organo
 interno, principalmente, è considerato
 molto difficile perché sulla superficie c' è
 umidità che interferisce con l' adesione.
 All' interno dell' adesivo è presente acido
 poliacrilico,                  che                   asciuga
 istantaneamente la zona. Nei test i
 ricercatori hanno dimostrato l' efficienza
 dell' adesivo su pelle, intestino tenue,
 stomaco, fegato, polmoni e trachea di
 maiale. Mentre su un ratto è stato
 provata l' adesione di dispositivi in
 materiali       come        poliuretano,              gomma
 siliconica e titanio L' hanno chiamata «foglia artificiale». Perché, come le foglie di
 una pianta usano l' energia della luce solare per trasformare l' anidride carbonica in
 nutrimento, producendo glucosio e ossigeno, così la tecnologia creata degli
 ingegneri dell' Università di Waterloo, in Canada, produce metanolo e ossigeno,
 imitando il processo di fotosintesi e convertendo la CO2 dannosa in utile
 combustibile alternativo. La chiave del processo è una polvere rossa a basso costo
 chiamata ossido rameoso. Ottimizzata perché le sue particelle abbiano una specifica
 forma, viene creata dalla reazione chimica di quattro sostanze: glucosio, acetato di
 rame, idrossido e laurilsolfato di sodio. La ricerca punta ora ad aumentare la resa di
 produzione del carburante alternativo, e alla commercializzazione del processo
 brevettato per convertire l' anidride carbonica raccolta dalle principali fonti di gas

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serra come centrali elettriche, veicoli e trivellazioni petrolifere. Cristina Pellecchia.

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11/11/2019                                                                                                                  Pagina 18

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                                            Argomento: Sanità nazionale

    Biogen e la sfida Alzheimer "Noi ci crediamo, cura vicina"

 Il colloquio/Michel Vounatsos Parla il ceo
 del colosso Usa: "Dopo la stop di alcuni
 mesi fa, la Fda ci ha fatto presentare
 domanda di approvazione per il nostro
 farmaco      anti       demenza"               Francesca
 Vercesi, milano L a strada che dovrebbe
 portare     alla    scoperta            del       farmaco
 miracoloso     capace          di      combattere              l'
 Alzheimer è tutta in salita. Lo sa bene il
 colosso americano del pharma Biogen
 che, incassato uno stop da parte di un
 comitato di monitoraggio, ha deciso di
 proseguire la ricerca con una nuova fase
 di sperimentazione. Una decisione che,
 inevitabilmente, ha portato il titolo sull'
 ottovolante della Borsa di New York,
 dove ha perso quasi il 30% in un solo
 giorno. Ora Biogen, dopo una sospensione di due trial clinici dovuta a una analisi di
 futilità condotta da un comitato di monitoraggio, chiederà alla Fda (l' agenzia
 regolatoria americana) l' autorizzazione per il farmaco sperimentale Aducanumab,
 un anticorpo contro la proteina beta-amiloide, principale indiziata nella demenza.
 Questa decisione si basa su una nuova analisi condotta da Biogen in accordo con
 Fda su un set più ampio di dati provenienti dagli studi clinici. Del resto, una
 soluzione all' Alzheimer sarebbe un miraggio di fatturati da capogiro per chi dovesse
 arrivare sul mercato con una terapia capace di trattare questa malattia con efficacia.
 Oltre a diventare un traguardo fondamentale per i pazienti. «Noi ci crediamo e
 andiamo avanti con ricerca e investimenti. Abbiamo incontrato i vertici della Fda due
 volte, la prima a giugno e la seconda in ottobre, per discutere i dati degli studi clinici
 di Aducanumab. Hanno ritenuto ragionevole farci presentare la domanda di

                Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
approvazione », afferma il ceo di Biogen, Michel Vounatsos, che abbiamo incontrato
a Milano in occasione di un meeting internazionale del top management di alcune
delle principali branch del gruppo sparse nel mondo. Biogen ha filiali in 39 Paesi e
rende disponibili i propri farmaci in oltre 105 nazioni. Francese di origine greca,
cresciuto a Casablanca, in Marocco, con una lunga carriera in ambito farmaceutico,
Vounatsos prosegue nella scommessa di curare le malattie neurologiche e
neurodegenerative con le biotecnologie, portando avanti l' idea dei fondatori della
biotech americana, ovvero i genetisti premi Nobel Walter Gilbert e Philipp Sharp, che
40 anni fa ha esordito nel campo del Dna per creare terapie contro la sclerosi
multipla e la leucemia, quando non esisteva alcuna applicazione di biologia
molecolare. «Siamo pionieri nel campo delle neuroscienze, un ambito della medicina
complicatissimo dato che ha a che fare con il cervello. La ricerca è molto costosa e
molto complessa, ma questa è la nostra area di specializzazione. Infatti a Ricerca e
Sviluppo destiniamo circa il 20% del nostro fatturato», precisa il top manager. Il giro
d' affari del gruppo, a livello globale, a chiusura di 2018 è stato pari a 13,5 miliardi
di dollari e la spesa in R&D è stata di 2,6 miliardi di dollari. «La nuova analisi, che
comprende dati aggiuntivi diventati disponibili dopo l' analisi di futilità, mostra che
Aducanumab è farmacologicamente e clinicamente attivo, dimostrando un effetto
dose-dipendente nel ridurre gli accumuli di proteina beta amiloide nel cervello e nel
rallentare il declino (misurato tramite la scala Dementia Rating- Sum of Boxes). In
entrambi gli studi, il profilo di sicurezza e di tollerabilità di Aducanumab è stato
coerente con gli studi precedenti», precisa il ceo. E aggiunge: «se sarà approvata,
siamo fiduciosi di poter offrire ai pazienti la prima terapia che ridurrà il declino
clinico causato dalla malattia di Alzheimer in fase iniziale e lieve. Stiamo anche
valutando le potenziali implicazioni di questi risultati in patologie che presentano
caratteristiche simili ». È bene sapere però che questo tipo di farmaco funziona non
a malattia avanzata ma solo nelle fasi iniziali. Per questo, sarebbe indispensabile
migliorare   e   sviluppare            la     diagnostica             in     materia.           «Stiamo           lavorando   sui
biomarcatori. Quelli basati sul sangue sarebbero meno costosi e più accessibili»,
aggiunge Vounatsos. La diagnosi è fondamentale per una malattia che ha una
progressione lenta ma drammatica. Il calvario del paziente può trascinarsi per oltre
dieci anni con conseguenze e costi devastanti per chi lo assiste. Colpisce, secondo l'
Organizzazione mondiale della sanità, 50 milioni di persone nel mondo. Che, in
assenza di rimedi, diventeranno nel 2050 ben 150 milioni. Un aumento dovuto all'
allungarsi della vita, con oneri che oggi ammontano a livello mondiale a circa 600
miliardi di dollari l' anno, costi che lieviteranno nel tempo diventando insostenibili
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