Media Monitoring per 27-11-2019 - Rassegna stampa del 27-11-2019 - Ruggi
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AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona ................................................................................ 1 26/11/2019 - BLOG.EDISES.IT Concorso infermieri all'Ospedale di Salerno: bando160 posti ................................................ 1 26/11/2019 - WWW.CRONACHESALERNO.IT Lo specialista della tecnica Laac fa tappa a Salerno .............................................................. 2 26/11/2019 - WWW.ILQUOTIDIANODISALERNO.IT SANITA’: Ruggi, storia di ordinaria follia !! ............................................................................ 3 Sanità Salerno e provincia .............................................................................................................. 6 27/11/2019 - IL MATTINO (ED. SALERNO) Ambulatorio arriva il nuovo software stop alle attese ........................................................... 6 27/11/2019 - CRONACHE DI SALERNO Il percorso della donazione e del trapianto organi in Campania ............................................ 8 Sanità Campania ............................................................................................................................... 9 27/11/2019 - IL MATTINO (ED. AVELLINO) Irpini sempre più vecchi: uno su quattro alle prese con patologie cardiovascolari ................ 9 27/11/2019 - IL MATTINO Lettera al direttore/CONTRO L'EMERGENZA BARELLE IL LAVORO È GIÀ INIZIATO ................ 11 27/11/2019 - IL ROMA Sanità 3.0, il futuro entra negli studi ................................................................................... 13 27/11/2019 - IL SANNIO Spesa sanitaria, il Sannio è virtuoso .................................................................................... 15 Sanità nazionale ............................................................................................................................. 17 27/11/2019 - LA STAMPA "L 'urgenza non sia garantire il fine vita, ma le cure palliative" ........................................... 17 27/11/2019 - IL MESSAGGERO Aids, è ancora allarme: troppe diagnosi tardive .................................................................. 20 27/11/2019 - IL GIORNALE «I malati gravi triplicheranno da qui al 2050» ...................................................................... 22 27/11/2019 - IL MESSAGGERO Come l' orologio sa registrare il mal di cuore ....................................................................... 24 27/11/2019 - IL MESSAGGERO Esce dall' ospedale e muore «Ora diteci cosa è successo» ................................................... 26 27/11/2019 - LA NAZIONE Il ministro Speranza: «Il 118 è una risorsa preziosa e va curata» ........................................ 28 27/11/2019 - IL GIORNALE La «Soi» guarda più lontano E salva la vista agli italiani ...................................................... 29 27/11/2019 - IL GIORNALE La visita dall' urologo? Anche per l' uomo la regola è prevenire .......................................... 31 27/11/2019 - CORRIERE DELLA SERA Leslie, il papà che lotta per portare in Irlanda i test del Dna ai neonati .............................. 33 27/11/2019 - LA STAMPA Marcorè porta i libri in ospedale "La lettura è terapeutica" ................................................. 35 27/11/2019 - IL GIORNALE Stop danni da tabacco grazie a innovazione e ricerca scientifica ........................................ 37 27/11/2019 - IL MESSAGGERO Tumore al seno, test e nuove cure se nella diagnosi ci sono metastasi ............................... 39
26/11/2019 blog.edises.it EAV: € 1.136 Lettori: 10.233 Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona Link alla pagina web Concorso infermieri all'Ospedale di Salerno: bando160 posti Sul sito dell’Azienda Ospedaliera Universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona di Salerno è stata pubblicata la Deliberazione n. 195 del 19/11/2019 relativa al concorso pubblico, per titoli ed esami, per l’assunzione di 160 infermieri, categoria D, a tempo pieno e indeterminato, con riserva del 40% dei posti riservato al personale precario. Requisiti e domande di partecipazione Per prendere parte al concorso per 160 infermieri all’Ospedale di Salerno i candidati devono essere in possesso dei requisiti generali per l’accesso alle selezioni pubbliche e dei seguenti requisiti specifici: laurea in Infermieristica, Lauree delle Professioni sanitarie Infermieristiche e Professione sanitaria ostetrica ovvero diploma universitario di infermiere conseguito con il precedente ordinamento, ovvero titoli equipollenti; iscrizione all’Albo Professionale. La domanda di partecipazione al concorso deve essere presentata, pena esclusione, esclusivamente per via telematica, entro il 30° giorno successivo alla data di pubblicazione del bando nella Gazzetta Ufficiale, utilizzando la piattaforma informatica all’indirizzo web dell’ AOU San Giovanni e Ruggi iscrizione concorsi e seguendo le relative istruzioni. Fasi di selezione Il concorso prevede le seguenti prove: prova scritta: svolgimento di un tema o soluzione di quesiti a risposta sintetica o multipla attinenti gli ambiti di competenza della professione di infermiere;; prova pratica: esecuzione di tecniche specifiche o nella predisposizione di atti connessi alla qualificazione professionale di infermiere;; prova orale: verterà sulle materie attinenti al profilo per cui si concorre. La prova orale comprenderà anche l’accertamento delle conoscenze informatiche e la verifica della conoscenza della lingua ingelese o francese. Risorse per la preparazione Per le varie fasi della selezione del concorso per 160 infermieri a Salerno puoi prepararti con il nuovo Kit EdiSES composto da: Manuale Test Video-corso di tecniche infermieristiche Software di simulazione per effettuare infinite esercitazioni di test preselettivo Per la verifica di informatica ed il colloquio in lingua straniera, consulta i manuali specifici . Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
26/11/2019 cronachesalerno.it EAV: € 341 Lettori: 900 Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona Link alla pagina web Lo specialista della tecnica Laac fa tappa a Salerno di Erika NoscheseIl dottore Antonio Sagone, responsabile di Elettrofisiologia dell’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico MultiMedica di Sesto San Giovanni farà tappa a Salerno quest’oggi. Il noto professionista, conosciuto a livello nazionale ma anche nel salernitano dove è stato “ospite” presso alcuni ospedali sia nell’Agro nocerino che ad Eboli, di fatti, questa mattina sarà all’ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona, intercettato dalle migliori professionalità della cardiochirurgia per intervenire in casi particolarmente complessi che risultano essere invece risolutivi con la tecnica operatoria non invasiva da lui praticata. La procedura, in inglese Laac, consiste nella chiusura meccanica dell’auricola sinistra che può considerarsi una valida alternativa alla terapia anticoagulante nei pazienti con un maggior rischio di sanguinamento. In Italia, solo due primari sono specializzati in tale tecnica e sono entrambi in Lombardia. Il dottor Sagone si è dunque rivolto a Fiorinda Mirabile, responsabile dello studio-sportello Sos Corte di Giustizia Europea, segnalando proprio la carenza di queste figure professionali che potrebbero salvare la vita di numerosi pazienti. L’avvocato Mirabile, dal canto suo, ha già provveduto a scrivere al presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca e al sindaco di Salerno Vincenzo Napoli per chiedere un’audizione per chiedere la possibilità di avviare una formazione per implementare questi interventi salva vita anche nella regione Campania. Il dottor Sagone approderà questa mattina al Ruggi dopo un “tour” internazionale che lo ha visto far tappa prima a Tokio poi Berlino e Roma. Lo specialista è un proctor, una sorta di supervisore che accompagna le equipe mediche verso la specializzazione in determinate procedure. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
26/11/2019 ilquotidianodisalerno.it EAV: € 285 Lettori: 300 Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona Link alla pagina web SANITA’: Ruggi, storia di ordinaria follia !! Al.Bi. SALERNO – Quella che sto per raccontarvi è la storia di una mattina di “ordinaria follia” consumata all’ombra di una sanità pubblica che spesso non funziona, e che in specifici casi assume i contorni pessimi e delittuosi. L’aggettivo “ordinaria” aggiunto alla parola “follia” è utile a spiegare che solitamente la follia nel mondo della sanità pubblica è ordinaria. Scontato ribadire che in campo, però, ci sono fulgidissimi esempi (e non sono pochi) di singoli medici e paramedici che, spesso andando al di là del modulo di lavoro e dei tanto decantati protocolli, riescono letteralmente a salvare la vita della gente che in un sistema democratico ha diritto, ripeto “ha diritto di curarsi dove, come, quando e quanto vuole”. Ma le eccezioni, come si sa, confermano la regola. Il racconto (suddisivo in più puntate per ragioni di brevità ) che sto per farvi, quindi, non intende attaccare il singolo medico o il singolo paramedico ma il “sistema sanitario nazionale” (S.S.N.) nel suo complesso che non può rimanere incollato all’ordinaria follia di qualche anonimo e freddo funzionario o, peggio ancora, alla gestione di moduli lavorativi e protocolli sanitari che, per quanto vi dirò, appaiono palesemente ai limiti dell’incostituzionalità e, forse, del codice penale. FATTO: F.B. la sera del 9 novembre scorso viene colto da “emorragia cerebrale” mentre è a Messa nella Chiesa di Santa Croce a Torrione. Prontamente soccorso viene subito ricoverato presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria (A.O.U.) “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona ” nella Stroke-Unit annessa al reparto di neurologia, al quinto piano della palazzina “C-D” della cittadella sanitaria di San Leonardo. Dopo alcuni giorni di degenza ed un’adeguata assistenza presso la Stroke-Unit, superata la fase acuta, il paziente viene trasferito in un letto del Reparto di Neurologia; e i medici pianificano come da prassi il trasferimento presso un Centro di Riabilitazione Intensiva post- acuzie per mettere in atto tutte le procedure assistenziali necessarie al recupero funzionale. E qui iniziano i problemi … !!! Il paziente presenta un grave deficit Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
motorio con paralisi del braccio e della gamba destra e con un terribile disturbo chiamato afasia, che consiste nell’incapacità di capire il linguaggio verbale e di pronunciare le parole. Ebbene, i familiari vengono a conoscenza che la struttura a cui il paziente è destinato, l’Ospedale Giovanni Da Procida, non è dotata di un Servizio di Logopedia e che bisogna chiamare un logopedista esterno; si preoccupano e studiano una nuova soluzione, perché depositare il paziente in una struttura carente di adeguata professionalità potrebbe voler dire che quella struttura è anche priva delle necessarie attrezzature. Decidono di trasferire il paziente a Roma presso il San Raffaele, una struttura riabilitativa all’avanguardia dotata dell’indispensabile Servizio di Logopedia. Ed ecco levarsi all’improvviso un muro invalicabile … I familiari si sentono rispondere che i “protocolli vigenti” non ammettono il trasferimento del paziente in una struttura situata fuori dalla Regione Campania! C’è una sola possibilità: provvedere autonomamente al trasporto del paziente mediante un’ambulanza privata. I familiari ritengono la cosa ragionevole, confermano la propria volontà di trasferire il paziente a Roma e si adoperano per organizzare il trasporto. Ma i problemi non finiscono qui … Il trasferimento richiesto dai congiunti viene convalidato dall’istituto sanitario capitolino e i Dirigenti Medici della Neurologia del San Leonardo compilano e sottoscrivono, come richiesto dalla prassi, il modulo necessario a fornire all’altro nosocomio tutte le informazioni necessarie sul paziente . Sembra fatta ma ecco levarsi un altro incredibile ostacolo: ai congiunti viene comunicato che i “protocolli vigenti ” impediscono all’ospedale San Leonardo di inviare il fax di richiesta posto letto a un ospedale situato fuori dalla Regione Campania per cui i familiari devono provvedere in via autonoma all’invio del fax stesso! Peccato che una delle più elementari norme del Servizio Sanitario Nazionale stabilisce che un Centro di Riabilitazione post-acuzie può accettare esclusivamente richieste di trasferimento provenienti da un altro ospedale e non certo da privati cittadini! Le richieste dei familiari, disorientati e frustrati, continuano a rimbalzare contro il muro di gomma delle procedure burocratiche che paralizzano la sanità. Un muro di gomma dietro al quale non è facile individuare le singole responsabilità. Alla fine, dopo inenarrabili insistenze, il fax viene inviato . Tutti appaiono colpevoli e tutti sembrano, però, innocenti dietro il paravento della disposizione organizzativa generale. Inaugurazione unità Stroke H/24 del Ruggi alla presenza del governatore Vincenzo De Luca OSSERVAZIONI : L’Articolo 32 della Costituzione sancisce la tutela della salute come diritto inalienabile del cittadino ancorandolo strettamente sia ad un principio di uguaglianza che ad un principio di libertà personale: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
dell’individuo … Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario …“. In altre parole la nostra Costituzione promuove sia il diritto del cittadino di essere curato dalle malattie che il diritto del cittadino di scegliere come e dove curarsi . Ma oggi, come dimostra la triste vicenda che abbiamo incominciato a raccontare, questo diritto è gravemente ostacolato dalla tendenza (cioè la micidiale “prassi” ) a una gestione regionale “chiusa” della sanità. La politica sanitaria degli ultimi anni, in particolare con la riforma del 12 Aprile 2016 che ha alterato l’Articolo 117 della Costituzione , ha radicalmente cambiato l’assetto del Servizio Sanitario Nazionale, delegando alle singole Regioni responsabilità sempre maggiori nella programmazione e organizzazione delle attività sanitarie. Ciò ha determinato il progressivo sviluppo di un fenomeno che merita una profonda riflessione: da una parte si sta creando una netta sproporzione nella qualità dei servizi offerti dalle varie Regioni, a seconda delle loro risorse, e dall’altra sta diventando sempre più difficile per il cittadino spostarsi in una Regione diversa da quella di residenza al fine di ottenere cure migliori. Ma di tutto questo vi rimando al prossimo approfondimento; anche perché a questo punto della storia si impone una domanda precisa: “Ma il paziente, che al di là delle chiacchiere deve essere assistito al meglio possibile, che fine ha fatto ?”. Beh !!, questo lo scopriremo, insieme, nella prossima puntata di questa telenovela; e non mancheranno le sorprese che non solo evidenziano le storture del sistema sanitario cui brevemente si è fatto cenno, ma anche, se non soprattutto, lo squallido traffico che potrebbe esistere intorno alle ambulanze ed alle associazioni che lo governano . Un aspetto triste e sconfortante. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
27/11/2019 Pagina 30 Il Mattino (ed. Salerno) EAV: € 3.329 Lettori: 107.296 Argomento: Sanità Salerno e provincia Ambulatorio arriva il nuovo software stop alle attese CAVA DE' TIRRENI Simona Chiariello Dopo lunghe file e una buona dose di attesa, la risposta che non ti aspetti: stop forzato alle pratiche per esenzione ticket, alle prenotazioni e alla scelta del medico di base. Il motivo? L' installazione di un nuovo software e la formazione di nuovi operatori. Una settimana di disagi per gli utenti del distretto sanitario che ora possono tirare un sospiro di sollievo: «La cosiddetta emergenza è rientrata e non ci saranno più disagi per gli utenti - spiega il direttore sanitario - gli intoppi si sono registrati circa una settimana fa. Il distretto sanitario, come gli altri presidi dell' Asl, ha dovuto procedere a rimodernare il suo software, installandone un nuovo che si chiama sinfonia. Ci sono voluti dei tempi tecnici, cui sono seguiti altri giorni per consentire la formazione degli operatori che devono utilizzarla. Ci sono stati degli stop e dei ritardi ragionevoli, perchè causati da una questione tecnica e cioè dall' installazione di un nuovo software, ma ripeto ci sono stati una settimana fa». «Oggi la situazione è tornata alla normalità - assicura - e pertanto gli utenti potranno sbrigare le proprie pratiche senza alcun intoppo o black out informatico». IL PRECEDENTE Nei giorni scorsi molti utenti si sono recati agli sportelli del poliambulatorio di via Gramsci e, dopo lunghe file e attese, non sono riusciti a sbrigare le proprie pratiche perchè i computer erano fuori uso. «In realtà pensavamo che i disagi ed i tempi per l' installazione e la formazione fossero più lunghi - ammette il direttore Vecchione - ed Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
invece sono stati molto stretti. Si è trattato solo di un stop temporaneo, ma oggi tutto è tornato alla normalità. L' emergenza, per così dire, è rientrata: file e lunghe attese sono state prontamente smaltite». Già negli anni passati al poliambulatorio di via Gramsci si sono registrati disagi e diservizi specie per gli utenti anziani, ma in questo caso, come precisato dallo stesso direttore Vecchione, si è trattato di un problema tecnico, legato all' installazione di un nuovo programma software. La situazione è ora rientrata e per gli utenti non ci sono più disagi. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
27/11/2019 Pagina 5 EAV: € 564 Lettori: 29.750 Argomento: Sanità Salerno e provincia Il percorso della donazione e del trapianto organi in Campania L' EVENTO Oggi, presso l' Ordine dei Medici di Salerno si terrà l' evento formativo "Il percorso della donazione e del trapianto organi nella Regione Campania". L' incontro si prefigge di favorire la conoscenza delle disposizioni di legge in materia, degli stili di vita utili a prevenire l' insorgenza di patologie che possano richiedere come terapia anche il trapianto di organi, delle possibilità terapeutiche e delle problematiche scientifiche collegate al trapianto di organi e di tessuti. L' evento è organizzato dallo Sportello Amico Trapianti dell' Asl Salerno, di cui è referente Maria Immacolata Borrelli, è vedrà, tra gli altri, la presenza di Vincenzo del Giudice, referente Area Sanitaria del Centro Regionale Trapianti. I partecipanti saranno formati sulle procedure previste dalla legislazione in merito alla donazione degli organi e tessuti e sulle procedure amministrative attivate in Regione Campania. Saranno aggiornati, inoltre, sulle più recenti novità in merito alla gestione clinica dei pazienti trapiantati o in attesa di trapianto. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
27/11/2019 Pagina 24 EAV: € 5.758 Lettori: 107.296 Argomento: Sanità Campania Irpini sempre più vecchi: uno su quattro alle prese con patologie cardiovascolari I DATI Antonello Plati La Regione approva il Piano della rete di assistenza sanitaria territoriale per il triennio 2019-2021: tanti gli interventi previsti per la nostra provincia dove si registra un indice di invecchiamento secondo solo a Benevento con una speranza di vita alla nascita che supera gli 80 anni e oltre 100mila persone (irpino su 4) che soffre o ha sofferto per patologie cardiovascolari. Quindi c' è molto da fare per garantire cure a una popolazione avanti con gli anni. Le misure programmate vanno dal potenziamento dei sistemi informativi e digitali a supporto della rete territoriale nonché della telemedicina a domicilio alla definizione dei fabbisogni dell' offerta pubblica e privata accreditata, delle tariffe e degli interventi di edilizia sanitaria programmati. Ma anche più attenzione al ruolo delle reti assistenziali in particolare di quelle connesse alle malattie croniche e un cronoprogramma delle azioni di riorganizzazione, della pianificazione aziendale e del relativo monitoraggio con una valutazione dell' impatto economico. Insomma, una rivoluzione se si considerano le attuali difficoltà della medicina territoriale in Irpinia con la continuità assistenziale (medici di guardia) sottodimensionata e l' emergenza (118) che quotidianamente deve far fronte alle esigenze di migliaia di pazienti. Condizioni che si ripercuotono negativamente sulla gestione dei Pronti soccorso, in particolare quello della cittadella ospedaliera costantemente Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
congestionato dai codici in ingresso. Per rendere davvero efficace il Piano a Palazzo Santa Lucia hanno effettuato un monitoraggio sullo stato di salute dei cittadini. Nella nostra provincia, preoccupa l' indice di vecchiaia, pari a 179,1, secondo solo a Benevento (185,9) e che nel complesso ha una distribuzione difforme con valori molto bassi nelle province di Napoli e Caserta (rispettivamente 116,7 e 116,9) e più alti nelle restanti province (con Salerno a 153,7). Se la speranza di vita ad Avellino è di 79,9 anni per gli uomini e 84,5 anni per le donne, un altro dato che consente di perfezionare l' azione è quello relativo agli indicatori di consumo dei farmaci. Questa analisi ha permesso di selezionare sia le singole cronicità che le multi-patologie. I risultati ottenuti consentono di delineare un quadro generale sia dei farmaci sia dei relativi utilizzatori. Nel territorio dell' Asl di Avellino, ci sono 111mila 408 utilizzatori di farmaci per patologie cardiovascolari, 34mila 374 per quelle reumatologiche, 26mila 202 per quelle neurologiche e psichiatriche, 18mila 179 per quelle respiratorie, 24mila 085 per quelle diabetiche, 6mila 681 per quelle muscoloscheletriche, 5mila 183 per quelle oftalmiche, 2mila 290 per quelle oncologiche, 2mila 562 per la terapia del dolore, 2mila 181 per le patologie gastroenteriche, 1.352 per quelle dermatologiche, 433 per quelle epatiche, 98 per quelle nefrologiche. Entrando nel merito degli interventi, il primo stralcio dell' accordo di programma prevede il potenziamento dell' offerta territoriale con la riconversione del presidio di Bisaccia in Ospedale di Comunità. Nel secondo stralcio sono, invece, previsti la realizzazione dei distretti sanitari di Atripalda e di Baiano (già ultimata) e l' adeguamento funzionale e impiantistico di diverse strutture territoriali (Centro Australia di Avellino, distretto sanitario e consultorio di Sant' Angelo dei Lombardi; Montoro Centro «Tobagi» di Montoro; distretto sanitario di Ariano Irpino, Sert di Avellino e Grottaminarda, Centro Autismo di Sant' Angelo dei Lombardi e Rsa di Bisaccia). Poi si agirà anche per potenziare le farmacie dei servizi, le forme associative delle cure primarie, le strutture intermedie, le cure domiciliari integrate, la telemedicina e la teleassistenza: tutti servizi che mirano ad aumentare la prossimità alla popolazione e incrementare la risposta ai bisogni. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
27/11/2019 Pagina 42 EAV: € 3.478 Lettori: 107.296 Argomento: Sanità Campania Lettera al direttore/CONTRO L'EMERGENZA BARELLE IL LAVORO È GIÀ INIZIATO Gentile direttore, ci risiamo con l' emergenza barelle come ha raccontato il suo giornale. Il più grande ospedale del Mezzogiorno, il Cardarelli, che dovrebbe essere un vanto ed un presidio di riferimento per tutto il Sud, soprattutto per le urgenze, in alcuni giorni della settimana risulta intasato per i ricoveri. E con il picco influenzale credo che la situazione peggiorerà. Intanto si registra, come ogni fine anno, il brutto spettacolo della sospensione delle prestazioni in convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale presso i centri convenzionati della Regione Campania. Se dovessi giudicare l' operato della amministrazione regionale sulla qualità della sanità, direi che non raggiunge la sufficienza. Credo che i viaggi della speranza non finiranno, purtroppo. Massimo Lamanna Email. Caro Massimo, la vergogna delle barelle nei corridoi del pronto soccorso al Cardarelli va avanti ormai da tempo immemore. Basti pensare che due anni fa era sta annunciato, in pompa magna, un piano per rimettere in sesto tutto il sistema delle emergenze. Il piano è fermo al palo. I reparti avrebbero dovuto collaborare mettendo a disposizione posti letto soprattutto durante il giorno. Di questa collaborazione non c'è traccia. Anche l'organizzazione avrebbe dovuto cambiare con un servizio destinato ai codici bianchi e verdi e uno destinato a quelli rossi, più gravi. Il quadro, se possibile, è invece peggiorato perché nel frattempo molti medici esausti hanno chiesto il trasferimento, Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
il pronto soccorso notturno del Cto è stato chiuso, quello del San Paolo è a scartamento ridotto. E il vizio dimolti pazienti di presentarsi al Cardarelli anche per un semplicemal di pancia, intasando il lavoro dei medici, è duro a morire. In generale la sanità campana con De Luca ha fatto grossi passi in avanti soprattutto dal punto di vista del riequilibrio dei conti. I livelli minimi di assistenza sono cresciuti ma restano ancora troppo bassi per essere toccati davvero con mano dai cittadini. Il lavoro fatto, chiunque vinca le prossime elezioni regionali, non andrà allora buttato, riniziando, come spesso accade, da capo. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
27/11/2019 Pagina 14 EAV: € 874 Lettori: 29.750 Argomento: Sanità Campania Sanità 3.0, il futuro entra negli studi I medici di famiglia dovranno dotarsi di strumentazione per fare prime diagnosi NAPOLI. I giovani medici, futuri Medici di Medicina Generale della Campania di tutti e tre gli anni di corso, si preparano già alle novità che verranno introdotte con la Legge Finanziaria, relative alla dotazione di dispositivi diagnostici per gli studi della Medicina Generale. In più di 300 hanno preso parte a Napoli (nell' ambito del corso di Formazione Specifica in Medicina Generale) al seminario sullo "studio medico 3.0" per l' utilizzo di Smart Device negli studi dei Medici di Famiglia. A introdurre le novità di questo innovativo percorso sono stati Massimo Magi (responsabile Fimmg del progetto) Francesco Montanino (coordinatore scientifico del corso) e Vincenzo Schiavo (consigliere dell' Ordine dei Medici di Napoli). «Il nostro obiettivo - dice Schiavo - è proprio quello di formare le nuove leve all' utilizzo di queste tecnologie nell' ottica di un cambiamento che, fortunatamente, sembra ormai alle porte e che migliorerà l' assistenza ai cittadini». Elettrocardiografi, holter cardiaci, holter pressori, nevo scopi e spirometri digitali collegati in telemedicina con stu di specialistici di riferimento consentiranno presto ai Medici di Medicina Generale la possibilità di effettuare prime diagnosi senza lunghe liste di attesa e senza ticket per i cittadini. «Studio Medico 3.0 - spiega Magi - è un progetto che Fimmg attraverso Nusa Servizi mette a disposizione dei Medici di Famiglia, una piattaforma organizzativo-gestionale per potenziare le attività professionali e facilitare l' accesso alle cure dei cittadini Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
migliorando l' organizzazione delle cure primarie. Studio Medico 3.0 si sviluppa su 2 assi fondamentali, quello digitale per la organizzazione delle attività di studio e quello diagnostico "in -office". Nel corso della mattinata di formazione i medici Luigi Sparano, Carmen Ascione e Pina Tommasielli sono intervenuti chiarendo i percorsi contrattuali che consentiranno ai medici di poter accedere a questo tipo di strumentazione tecnologica, soffermandosi sulle proposte di inserimento nel mondo professionale dei giovani Medici in Campania. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
27/11/2019 Pagina 6 Il Sannio EAV: € 856 Lettori: 29.750 Argomento: Sanità Campania Spesa sanitaria, il Sannio è virtuoso Negli anni scorsi 'economie di guerra' per Asl Benevento e Azienda San Pio Personale falcidiato e costi ridotti. Più che dimezzati però i tempi di pagamento per i fornitori Il risanamento della sanità regionale rappresenta un processo avanzato (quanto emerge dalla carrellata di dati relativi al Piano sanitario regionale triennale 2019-2021) che potrebbe sancire il definitivo riequilibrio finanziario e funzionale del sistema sanitario campano, e gli enti sanitari beneventani, negli anni scorsi, hanno rappresenta to una punta di diamante riguardo l' ossificazione delle spese, con un tasso di virtuosità forse finanche eccessivo. Due dati colpiscono nella carrellata di analisi statistiche sugli enti sanitari campani: quello relativo alla riduzione del personale (da non imputare alla gestione ma al blocco delle assunzioni), soprattutto alla Asl Benevento e la riduzione dei tempi di pagamento ai fornitori, indicatore di una gestione finanziaria attenta e parsimoniosa dei manager degli anni scorsi. Sul piano del personale vera e propria falciadia alla Asl di Benevento che tra 2007 e 2018 è passata da 1.617 dipendenti a 1.008 con 536 unità in meno. Bilancio pessimo ma non così impattante anche all' Azienda Ospedaliera San Pio da 1.355 a 1.266, con 89 addetti in meno (non del tutto chiaro però il dato aggregato tra i due presidi). Risanamento finanziario che ha ridotto i tempi di pagamento ai fornitori che sono stati più che dimezzati: l' Asl Benevento è passata dai 95 giorni del 2015 ai 58 del 2018; l' Azienda Ospedaliera San Pio dai 205 giorni del 2015 ai 44 del 2018. Insomma almeno i fornitori di servizi e beni hanno di che essere soddisfatti per l' operato degli Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
ex manager dell' Asl Franklin Picker e dell' Azienda San Pio, Renato Pizzuti. Rigore finanziario peraltro evidenziato - come già anticipato - dai dati sul ricorso a consulenze di privati: 163mila euro per la Asl Benevento e 717mila per l' Azienda Ospedaliera San Pio: dati assolutamente al di sotto della media regionale. La soddisfazione dei fornitori però evidentemente non si traduce - con sguardo retrospettivo - in quella degli utenti. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
27/11/2019 Pagina 14 EAV: € 27.320 Lettori: 418.324 Argomento: Sanità nazionale "L 'urgenza non sia garantire il fine vita, ma le cure palliative" DOMENICO AGASSO JR. MONSIGNOR VINCENZO PAGLIA Pontificia Accademia per la Vita domenico agasso jr. città del vaticano Perché il dibattito pubblico si svolga in un clima più sereno e per prendere decisioni sagge sui temi del fine vita, il punto di partenza è «garantire effettivamente l' accesso alle cure palliative». Dopo la pubblicazione delle motivazioni della sentenza con cui la Consulta ha escluso in determinati casi la punibilità dell' aiuto al suicidio, parla monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita. Monsignor Paglia, qual è la sua valutazione sulla decisione della Consulta? «Partiamo dagli aspetti positivi. Il primo è che la Consulta non riconosce un diritto all' aiuto al suicidio, che rimane un crimine. Solamente si stabilisce che non è punibile in condizioni molto stringenti: malattia irreversibile, dipendenza da trattamenti di sostegno vitale, sofferenza fisica o psichica intollerabile, capacità di prendere decisioni libere e consapevoli». Questo che cosa significa? «Il medico non ha l' obbligo di fornire questa prestazione a chi la richiede: la risposta è affidata alla sua libertà di coscienza. Inoltre, fra le condizioni previe rientra anche l' avvio di un percorso di cure palliative, da assicurare al paziente insieme alla terapia del dolore». Le cure palliative sono una novità delle motivazioni della sentenza? «La Consulta le aveva già menzionate nell' ordinanza n. 207 del 2018. Ma ora devono essere garantite e lo ritengo un punto della massima importanza». Perché? «È un elemento di accordo Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
molto ampio. Il Comitato nazionale per la bioetica nel suo recente parere sul suicidio assistito, che pur riportava opinioni differenziate, auspica in modo unanime la diffusione delle cure palliative. Ma anche la Dichiarazione congiunta delle tre religioni abramitiche sulle questioni di fine vita, che abbiamo firmato in ottobre in Vaticano alla presenza di papa Francesco, afferma un comune impegno su questo fronte. In Italia poi abbiamo la legge n. 38/2010, che è molto valida, ma ampiamente inapplicata». Cosa si può fare per diffondere le cure palliative? «Il primo passo è di tipo culturale. Si tratta di promuovere una cultura della cura come stile di relazione con gli altri». E la medicina? «Occorre passare dalla logica della prestazione e della guarigione a tutti i costi all' accompagnamento della persona malata in tutte le sue dimensioni, senza fuggire il limite. Non sempre si può guarire, ma si può, anzi si deve, continuare a curare la persona e le relazioni in cui è inserita». Quali sono i passi da compiere? «Il primo, secondo l' espressione di papa Francesco, è superare la "cultura dello scarto" e la "globalizzazione dell' indifferenza". Come Accademia per la Vita abbiamo pubblicato un libro bianco che si rivolge ai diversi soggetti che possono contribuire». Quali sono? «Operatori sanitari, universitari, politici, giornalisti e altri. È cruciale l' impegno formativo nelle università, dove la medicina palliativa viene vista come scelta di ripiego, mentre richiede competenze e capacità molto avanzate. Garantire l' accesso alle cure palliative è condizione importante perché il dibattito su questi temi possa svolgersi con serenità e senza la paura di sofferenze che possono invece essere eliminate». Vede altri punti su cui insistere? «Fare chiarezza sul no all' accanimento terapeutico o, meglio, all'"ostinazione irragionevole" dei trattamenti». Ci spiega? «Bisogna affermare che è legittimo per il paziente non iniziare o sospendere i trattamenti quando, attraverso un adeguato dialogo con i medici (e i familiari), egli giudica che siano sproporzionati. In questo caso non si intende procurare la morte, ma si riconosce di non poterla impedire (come dice il Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2278). I Comitati etici, menzionati dalla Consulta, possono essere di aiuto in questo dialogo». Quindi una Sentenza totalmente positiva o vede anche delle difficoltà? «Il rischio che si percorrano scorciatoie e diminuisca l' impegno nel prendersi cura della vita umana là dove è più fragile. Ritengo sia un errore pensare che la scelta di togliersi la vita riguardi solo chi la compie». E per il mondo della sanità? «Per la medicina c' è il rischio che sia snaturato l' oggetto stesso su cui verte, che consiste nei trattamenti da somministrare per far fronte alla malattia e non la vita stessa. Nel caso del suicidio assistito, invece, è proprio sulla vita che si decide, per di più con l' obiettivo di sopprimerla. Inoltre, nella sentenza non è chiaramente riconoscibile la differenza tra Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
suicidio assistito ed eutanasia: rimangono indefiniti chi somministra il farmaco letale e come. Infine, collegando i comportamenti non punibili alla Legge 219, per cui tutti i trattamenti sono rifiutabili, ci si riferisce a condizioni molto meno restrittive di quelle stabilite dalla Consulta. Occorre fare attenzione al possibile ampliarsi di questo perimetro». La versione integrale dell' intervista su www.vaticaninsider.it - © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
27/11/2019 Pagina 23 EAV: € 16.521 Lettori: 292.828 Argomento: Sanità nazionale Aids, è ancora allarme: troppe diagnosi tardive IL FOCUS È un mostro che conosciamo ormai da 40 anni e che non abbiamo ancora imparato a curare. Eppure, ancora oggi di Aids ci si ammala, anche nel nostro Paese, e su questa malattia continuano a circolare vecchi e pericolosi pregiudizi. I casi sono certamente di meno rispetto al passato, ma ancora troppi per non preoccuparsene. Per questo la Giornata mondiale contro l' Aids, che si celebra la prossima domenica, potrà anche quest' anno diventare l' occasione per puntare i riflettori su una malattia che non è mai scomparsa, ma che anzi torna a minacciare seriamente i più giovani, meno attenti a proteggersi nei rapporti sessuali e sembrerebbe anche meno propensi a considerarsi a rischio. Secondo i dati dell' Istituto superiore di sanità (Iss), nel 2018 sono stati diagnosticati 661 nuovi casi di Aids pari a un' incidenza di 1,1 nuovi casi per 100mila residenti. L' incidenza è in lieve diminuzione. Tuttavia, rimane costante negli ultimi anni la proporzione delle persone con una nuova diagnosi di Aids che scopre di essere Hiv positiva nei pochi mesi precedenti alla diagnosi di Aids. Perché per non arrivare ad ammalarsi di Aids è necessario tenere sotto controllo il virus dell' Hiv quando si rimane contagiati. È quindi fondamentale scoprire tempestivamente se si è sieropositivi. LA SITUAZIONE In Italia purtroppo le diagnosi sono molto spesso tardive. Si stima che nel nostro paese ci siano 130mila persone con l' Hiv, di queste 82mila in terapia antiretrovirale. Questo significa che ci sono 60mila persone che Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
dovrebbero essere trattate e non lo sono, quindi possono trasmettere il virus. Non conforta dunque il dato positivo relativo allo scorso anno, quello secondo il quale, per la prima volta, i contagi sono scesi sotto quota 3000, arrivando 2.847, pari a 4,7 nuovi casi per 100mila residenti. Un progresso così importante rischia di essere annullato da un così ampio sommerso. Non solo. Viene anche minato dai dati, sempre più preoccupanti, che riguardano le fasce giovanili (in particolare quelle dai 25 ai 29 anni d' età) che restano le più colpite con un calo di diagnosi meno evidente e, addirittura, una tendenza al rialzo, dal 2015, nella fascia d' età tra i 15 e i 24 anni. Tra i motivi principali di questo grave calo di attenzione, secondo gli esperti della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), ci sarebbe una scarsa capacità di comunicare efficacemente il problema. «Il fatto che l' incidenza più alta di nuove diagnosi di Hiv continui a essere registrata tra i giovani adulti, di età compresa tra i 25 e i 29 anni, ci deve preoccupare», dice il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri. «Tra le nuove generazioni c' è una scarsa consapevolezza e conoscenza del virus, di come si trasmetta e di cosa fare per difendersi dal rischio di infezione. Molti confondono - continua - la prevenzione delle gravidanze indesiderate, mediante l' uso della pillola contraccettiva, con la prevenzione Hiv e dalle altre malattie che si possono prendere durante un rapporto sessuale non protetto, contro cui l' unica arma davvero efficace è il profilattico». Addirittura circola ancora la bufala secondo la quale l' Aids colpisca solo gli omosessuali. Un falso mito, questo, smentito dagli esperti di Dottoremaeveroche, il sito della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri (Fnomceo) contro le fake news. È sufficiente - ribadiscono gli esperti - leggere i dati epidemiologici, secondo i quali solo quattro casi di nuove infezioni su dieci riguardano gli omosessuali. Per questo c' è ancora bisogno di una Giornata mondiale contro l' Aids, un' occasione per educare i giovani alla prevenzione. Nel nostro paese c' è ad esempio la campagna di sensibilizzazione all' uso dei condom, Aids is not dead, lanciata da ContestaRockHair e Rufa - Rome University of Fine Arts in collaborazione con Lila (Lega italiana per la lotta contro l' Aids). È rivolta invece ai giovanissimi, gli studenti delle scuole medie superiori, la campagna Io&Freddie. Una specie di magia, che verrà presentata dal Centro studi delle professioni sanitarie per la giustizia Majorana oggi pomeriggio a Roma. L' iniziativa prevede, da gennaio a maggio, incontri di informazione e confronto con medici infettivologi, sociologi ed istituzioni nelle scuole, al termine del quale sarà proiettato il cortometraggio che porta lo stesso nome della campagna. Valentina Arcovio © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
27/11/2019 Pagina 35 EAV: € 7.731 Lettori: 163.650 Argomento: Sanità nazionale «I malati gravi triplicheranno da qui al 2050» MDL L' INTERVISTA Il presidente Piovella lancia un appello alle mamme: «Fate controllare i vostri figli fin da neonati» Sono i primi 150 anni della «Soi», la Società Oftalmologica Italiana. Ne parliamo con il presidente Matteo Piovella in occasione del congresso tenutosi pochi giorni a Roma, coinvolgendo oltre 7mila oculisti. Professor Piovella, c' è da festeggiare un anniversario? «La Soi festeggia i 150 anni. Vuol dire che la Società Oftalmologica Italiana è da 150 anni che garantisce le migliori cure, le più avanzate terapie e strumentazioni al servizio dei pazienti». Numeri importanti «Sì. Vorrei aggiungere una cosa: permetteteci di continuare a farlo. E supportateci affinché possiamo continuare a migliorarci. Questo è l' unico significato che dobbiamo dare ai 150 anni della Soi». Ora parliamo di oculistica. Cos' è la cecità evitabile? «Molto semplice. Oggi le persone pensano che diventare ciechi sia una cosa del passato. Ma è giusto dire che da qui al 2050 ci sarà un aumento di tre volte delle persone che avranno problemi molto gravi di vista». Cosa si può fare realmente? «Tutti sanno che gli occhi hanno tantissime malattie. Purtroppo ci sono malattie silenti, nel senso che noi continuiamo a fare test ma non servono a nulla. Tutto però si può gestire facendo dei controlli». Sono fruibili le cure con il sistema sanitario nazionale? «Gli Stati non ce la fanno con la Sanità. Non esiste nessun sostegno economico che garantisca tutto a tutti. Ma sono i politici che devono risolvere questo. Non siamo noi oculisti a dover risolvere il problema. Però noi Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
abbiamo il dovere di informare le persone: che ognuno di noi deve prendersi cura dei propri occhi. Per questo Soi ha stilato un calendario da seguire». Vediamolo nel dettaglio? «Serve prevenzione. Una visita entro i primi tre anni di età, il primo giorno di scuola, a 12 anni. Dai 40 ai sessant' anni ogni due anni e dopo i sessanta una volta l' anno. Chi ha subito un intervento oculistico deve anche lui controllarsi una volta l' anno. Non è difficile. Basta poco». Quali controlli affrontare? «Cose semplici. Basta veramente poco. Fate le visite oculistiche. Perché vi salva la vita. E non dimenticate che l' 83% delle relazioni esterne nella vita passa dagli occhi. Quindi una persona che non ci vede parte con una penalizzazione dell' 83 per cento». Qual è la sua indicazione alle neomamme? «La visita alla nascita di un figlio dovrebbe essere un automatismo. Occupiamoci delle mamme che sono le più attente al mondo per i propri bambini». Un' altra domanda sulle malattie dell' occhio: il glaucoma «Sono noioso, il problema è che il glaucoma deve essere seguito da un medico. E basta con questi autocontrolli attraverso il web. Siamo arrivati a dire che il glaucoma è qualcosa di pericoloso, ma basta con il fai-da-te. La maggior parte dei pazienti hanno la malattia perché da anni non si sono fatti controllare. E per anni la malattia a poco a poco ha rubato la loro vista. È il ladro silenzioso della vista». Le tecnologie aiutano? «Oggi abbiamo tecnologie invidiabili. Strumenti che quando mi sono laureato io sembravano portarci sulla Luna. Ma per utilizzarli è necessario che ci sia una visita medica. Usiamo questi strumenti». Che cosa chiedete alle istituzioninell' ambito della cura delle patologie dell' occhio? «Non voglio chiedere nulla. Ma penso che se ci troviamo in difficoltà è perché chi ha la responsabilità di decidere non ha la giusta competenza. Abbiamo una continua riduzione delle risorse. Noi di Soi abbiamo una storia lunga 150 anni e abbiamo fatto sempre bene. Permetteteci di continuare a farlo». MDL. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
27/11/2019 Pagina 24 EAV: € 14.007 Lettori: 292.828 Argomento: Sanità nazionale Come l' orologio sa registrare il mal di cuore Alla Stanford University in California si è deciso di verificare la validità dell' allerta cardiaca segnalata dagli smartwatch I risultati, dopo diversi controlli, si sono dimostrati attendibili TECNOLOGIA Evidenziare i segnali di una fibrillazione atriale con un' applicazione del cellulare, anzi meglio, con uno smartwatch è possibile? Questo è il quesito che si sono posti Marco V. Perez ed i suoi colleghi della divisione di Medicina cardiovascolare della Stanford University (California) in collaborazione con i tecnici della Apple, quando hanno progettato l' Apple Heart Study, uno studio congiunto poi pubblicato dalla rivista scientifica New England Journal of Medicine nel numero di novembre 2019. Il lavoro è stato compiuto su un campione di 419 mila persone sane che usavano l' Apple watch con l' applicazione per monitorare il ritmo cardiaco. Risultato: le allerte segnalate dai sani, dopo un super controllo medico e tecnico, si sono rivelate corrispondenti a reali movimenti del cuore. Non si sono presentati, per dirla in modo semplice, dei falsi positivi. È stata attestata, con successo, l' affidabilità del dispositivo. È chiaro, e questo viene ripetuto sia dai ricercatori che dai costruttori dello smartwatch, che le persone con problemi cardiaci non posso affidare il monitoraggio unicamente all' orologio. La fibrillazione atriale è un' aritmia cardiaca molto frequente. In Italia colpisce circa lo 0.5%-1% della popolazione ed il numero è destinato a salire. La sua incidenza cresce con l' età. Relativamente bassa tra i giovani, riguarda invece il 4.8% della popolazione tra i 70 Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
e 79 anni e l' 8.8% tra gli 80 ed 89 anni. Ma l' esperienza quotidiana nei reparti di cardiologia ci dimostra che l' età si sta abbassando. Secondo stime dell' Istituto Superiore di Sanità in Italia 600.000 persone hanno la fibrillazione atriale e negli ultimi venti anni si è osservato un incremento del 66% delle ospedalizzazioni dovute alla malattia. I COSTI Il disturbo è diventato un problema di sanità pubblica perché notevolmente costoso. Se il problema non è diagnosticato in temp può generare scompenso cardiaco o ictus. E la diagnosi, non è sempre così semplice. Anche perché nelle prime fasi di questa patologia, gli attacchi di fibrillazione possono essere di breve durata e terminare spontaneamente dopo aver magari causato danni cerebrali. Un importante studio internazionale sull' Ictus criptogenetico ( di cui cioè non si trova la causa) coordinato da Tommaso Sanna del Policlinico Gemelli e pubblicato sul New England Journal of Medicine nel 2014, ha dimostrato che una monitorizzazione per lungo tempo del ritmo cardiaco permetteva di attribuire l' ictus ad una fibrillazione atriale misconosciuta in una notevole percentuale dei casi.Proprio da questo lavoro è partito l' Apple Heart Study che è durato circa otto mesi. Nei casi in cui l' orologio evidenziava una irregolarità del battito o addirittura una fibrillazione atriale, veniva immediatamente effettuato un colloquio medico a distanza e successivamente l' esito di questo veniva inviato al paziente un dispositivo che permetteva di monitorare l' eletteocardiogramma per almeno una settimana. L' AVVISO Di tutti i partecipanti 2161 ha ricevuto dal dispositivo un avviso di irregolarità di battito. Si trattava di persone anziane, soprattutto maschi e con più fattori di rischio. Come il diabete o l' ipertensione. La ricerca ha comportato diversi controlli incrociati. In conclusione, lo smartwatch può essere un valido strumento per metterci in allarme. Ma poi ci si deve rivolgere subito al medico. Antonio G.Rebuzzi Direttore Cardiologia intensiva Policlinico Gemelli Università Cattolica Roma © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
27/11/2019 Pagina 44 EAV: € 16.624 Lettori: 292.828 Argomento: Sanità nazionale Esce dall' ospedale e muore «Ora diteci cosa è successo» Giuseppe è stato dimesso dal Cristo Re La madre: «Soffriva solo di una gastrite» Anche le quattro sorelle non si danno pace: «Non vorremmo fosse malasanità» IL COLLOQUIO Al sesto piano di una palazzina in via Bernardo da Bibbiena quartiere Primavalle a pochi metri dall' edificio dove morirono i fratelli Mattei, la signora Concetta appoggia le mani sul tavolo del soggiorno e dice: «Nessuno mi ridarà mai Giuseppe ma voglio tanto capire se c' è stato un errore nella diagnosi o se i medici non c' entrano nulla e lui è morto perché doveva andare così». Negligenza o fatalità? Confini troppo distanti e nessuna certezza per poter prendere una posizione. E lei, questa donna che lunedì notte ha visto il figlio morire sul pavimento del soggiorno, aspetta solo di capire quale strada prendere per poter poi salutare per l' ultima volta il suo primogenito. È circondata dall' affetto delle altre quattro figlie che aspettano l' esito dell' autopsia (in programma oggi all' ospedale Gemelli per volere della Procura che ha aperto un fascicolo contro ignoti per omicidio colposo) sul corpo di Giuseppe Mura, 54 anni, morto nella notte tra domenica e lunedì scorsi dopo esser stato dimesso dal pronto soccorso dell' ospedale Cristo Re. Cosa è accaduto? «Già dal pomeriggio di domenica racconta mamma Concetta mio figlio aveva accusato dolori allo stomaco, all' addome, che non passavano. Non ha mai sofferto di nulla fatto salvo una gastrite che si trascinava da qualche tempo e che era provocata forse dallo stress e da una dermatite che stava curando». Sono circa le 19 di Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
domenica e Giuseppe, che passa molto tempo a casa della madre per accudirla dopo l' infarto che l' ha colpita, non riesce neanche a bere dell' acqua. Con lui c' è anche il figlio, diciassettenne. Alla fine decide di andare in ospedale perché «quei crampi prosegue la madre non gli davano tregua». Passa un' altra ora e alla fine il 54enne varca l' ingresso del pronto soccorso del Cristo Re. «È tornato a casa poco dopo la mezzanotte prosegue la madre mi ha detto che si sentiva un po' meglio, che i medici gli avevano detto che se voleva, poteva anche mangiare e lui aveva fame per cui ha spizzicato qualcosa che avevo lasciato in cucina ma nella notte si è sentito nuovamente male». Non è escluso che i medici abbiano creduto che Mura avesse in corso un infarto senza valutare altre ipotesi, come, ad esempio, un aneurisma dell' aorta addominale. I SOCCORSI Fino a che intorno alle 5 del mattino Giuseppe si è alzato dal letto, ha urlato, ha chiesto aiuto, la madre Concetta ha chiamato l' ex cognata che le abita di fronte. «Sono stata io a toccarlo in viso mentre era caduto in terra aggiunge la zia per provare a rianimarlo, ho visto che gli si gonfiava la vena sul collo e poi con gli occhi sbarrati ha esalato un ultimo respiro». Tutta la famiglia è riunita in questo piccolo appartamento alla periferia di Roma. «Siamo cresciuti qui aggiunge la sorella di Giuseppe, Cristina vogliamo capire cosa è successo e confidiamo che non si sia trattato di un errore medico, di una leggerezza perché per noi sarebbe uno strazio: sapere che forse Giuseppe si sarebbe potuto salvare invece di morire in questo modo». Alto, allegro, solo lo scorso 14 novembre Giuseppe aveva festeggiato il suo compleanno a casa della madre. «Non la voleva fare affaticare in cucina spiega ancora la sorella e così aveva portato la pizza per tutti». La sua, ricordano i parenti, è stata una vita «normale» ma non per questo «scontata». «MI MANCHI PAPÀ» Dopo il lavoro per una ditta di pulizie di Ciampino, dove era impiegato da ormai trent' anni, Giuseppe passava il suo tempo libero con il figlio ancora adolescente che proprio ieri su Facebook ha scritto un post che ha strappato via altre lacrime. «Ciao papà i momenti più belli della mia vita li ho passati con te e le cose che abbiamo fatto insieme non le farò mai con nessuno... mi manchi perché non te lo meritavi sia perché non avevi fatto niente di male sia perché in Italia a nessuno frega niente del prossimo». La famiglia di Giuseppe non punta il dito e non accusa. «Non abbiamo sporto denuncia conclude la sorella Cristina perché ci ha pensato la polizia, ora attendiamo solo di capire perché Giuseppe è morto e speriamo davvero di non dover fare i conti con un caso di malasanità». Camilla Mozzetti © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
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