Media Monitoring per 24-07-2019 - Rassegna stampa del 24-07-2019 - Ruggi
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AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona ................................................................................ 1 24/07/2019 - LA CITTÀ DI SALERNO Passo in avanti per il nuovo Ruggi ......................................................................................... 1 24/07/2019 - CRONACHE DI SALERNO San Pantaleone, martire e medico Ieri al via i festeggiamenti ............................................... 2 23/07/2019 - WWW.POSITANONEWS.IT Ravello festeggia San Pantaleone. Questa sera la Santa Messa celebrata da Mons. Orazio Soricelli .................................................................................................................................. 4 Sanità Salerno e provincia .............................................................................................................. 6 24/07/2019 - IL MATTINO (ED. SALERNO) Bimbo morto di meningite svolta per i cinque medici ............................................................ 6 24/07/2019 - CRONACHE DI SALERNO La sindrome di Sjogren va riconosciuta come patologia rara ................................................. 7 24/07/2019 - IL MATTINO (ED. SALERNO) Nuovo blitz in ospedale, cinque indagati ............................................................................... 9 Sanità Campania ............................................................................................................................. 11 24/07/2019 - LA CITTÀ DI SALERNO Addio al super-ticket La Regione lo cancella ........................................................................ 11 24/07/2019 - IL SANNIO «Chirurgia d' urgenza, reparto e medici al top» ................................................................... 13 24/07/2019 - IL MATTINO Cardarelli, la svolta: infermiere gestisce un parco ambulanze ............................................. 15 24/07/2019 - IL MATTINO (ED. CASERTA) Gli interinali dell'Asl si aggrappano alla legge Madia ........................................................... 17 24/07/2019 - IL MATTINO Lettera al direttore/SAN GIOVANNI BOSCO LA RIPARTENZA IMPOSSIBILE ........................... 19 24/07/2019 - IL MATTINO Liste di attesa, la Regione si adegua basta code anche per le visite private ....................... 20 Sanità nazionale ............................................................................................................................. 22 24/07/2019 - IL MESSAGGERO Artrosi e infarto: individuato lo stretto legame tra le malattie ............................................ 22 24/07/2019 - LA VERITÀ «Solo cinque settimane per salvare Tafida Non li lascerò uccidere la mia bambina» ........... 23 24/07/2019 - IL MESSAGGERO Bibite dolci nemiche del cuore ............................................................................................. 25 24/07/2019 - ITALIA OGGI Fine vita Infermieri a supporto ............................................................................................ 27 24/07/2019 - CORRIERE DELLA SERA I nuovi linfociti anti-cancro «Reclutano cellule soldato nella lotta contro la malattia» ........ 28 24/07/2019 - IL SOLE 24 ORE Lazio, la sanità esce dalla gestione straordinaria ................................................................ 30 24/07/2019 - PANORAMA LE NUOVE FRONTIERE NEL TRATTAMENTO DEL MELANOMA ................................................. 31 24/07/2019 - IL MESSAGGERO Parkison, i "Magnifici 7" sfidano lo Stretto a nuoto ............................................................. 33 24/07/2019 - PANORAMA VI SPIEGO COME HO VINTO IL TUMORE E COME PUÒ FARLO SINISA ..................................... 35
24/07/2019 Pagina 2 La Città di Salerno Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona Passo in avanti per il nuovo Ruggi Eleonora Tedesco Procede l'iter per la realizzazione del nuovo ospedale di Salerno. Avviata la procedura della gara d'appalto per l'affidamento «dei lavori di esecuzione delle indagini geologiche, geocentriche, sismiche, archeologiche e ambientali». L'importo dell'appalto è di circa 1,2 milioni di euro. Il termine per la presentazione delle offerte è fissato eal 23 novembre 2019. L'aggiudicatario dell'appalto dovrà sciogliere due nodi: un vincolo paesaggistico e uno archeologico. L'area ex Finmatica, dove è previsto che debba sorgere il nuovo Ruggi, è delimitata nella parte a Est dal fiume Fuorni. Su quest'area, l'Amministrazione di Salerno ha dato incarico per la redazione del progetto definitivo ed esecutivo dei lavori per la messa in sicurezza del torrente nell'ambito di un piano più generale - già dotato di copertura finanziaria - per la realizzazione di interventi che mitighino il rischio idraulico a medio termine nel tratto compreso tra via San Leonardo e via Prudenza. I tempi dovranno corrispondere con l'avvio del cantiere del nuovo ospedale. Più ostico da superare è il vincolo stabilito dal Ministero del Beni culturali che nel 2002 determinò già il fermo cautelativo dei lavori di costruzione di alcune palazzine. Dagli scavi emersero frammenti ceramici riconducibili all'età preistorica. Ulteriori sondaggi nel terreno hanno individuato capanne preistoriche dove si troverebbe altro vasellame. Segni che attesterebbero l'esistenza di un villaggio, risalente all'inizio dell'età del bronzo, abitato delle popolazioni del Gaudo: una fascia culturale studiata per la prima volta, a seguito del rinvenimento di alcune sepolture, durante i lavori della pista aeroportuale che gli alleati realizzarono durante la guerra a Paestum. Il sito è stato anche frequentato anche in età imperiale e alto - medioevale. Ad aggiudicarsi, invece, il mega appalto per il servizio di progettazione, di fattibilità tecnica ed economica, definitiva ed esecutiva, oltre al coordinamento per la sicurezza per la realizzazione del nuovo complesso ospedaliero da 13 milioni di euro (e 700 posti letto) è la cordata composta da Steam con Pinearq e Studio Valle Progettazioni insieme allo studio guidato dall'ingegner Armando Zambrano. I progettisti, così come annunciato dal presidente della Regione, Vincenzo De Luca, avrebbero dovuto presentare già le loro idee progettuali per il nuovo San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona ma - almeno per ora - l'appuntamento è saltato. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
24/07/2019 Pagina 14 EAV: € 1.261 Lettori: 29.750 Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona San Pantaleone, martire e medico Ieri al via i festeggiamenti Nel giorno di Santa Brigida patrona d'Europa sono partiti ieri ufficialmente i festeggiamenti nella città di Ravello in onore del santo, martire e medico, San Pantaleone, protettore della città. Il lungo programma dei festeggiamenti è partito ieri dunque alle 19.30 con la santa messa celebrata da sua eccellenza monsignor Orazio Soricelli arcivescovo della diocesi Amalfi Cava, alla presenza di una nutrita delegazione di medici dell'azienda ospedaliera universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona di Salerno della quale, in omaggio al santo, era presente il direttore generale Giuseppe Longo ed il preside della facoltà di medicina e chirurgia dell'università degli studi di Salerno, Carmine Vecchione ed il professore associato di chirurgia Michele Ceccarelli. Durante la liturgia il paese raccolto all'interno del duomo cittadino ha reso omaggio al Santo di cui si aspetta la liquefazione del sangue; presenti numerosi medici specializzandi ed i cardiologi del distretto Costa d'Amalfi. La vita e le opere di San Pantaleone portino ad un risveglio ed un rafforzamento della fede ed alla crescita della carità - dice sua eccellenza Orazio Soricelli - I medici sono i colleghi ed i degni rappresentanti del Santo e del suo coraggio, testimone di Cristo che affiancava alla scienza medica la virtute cristiana. Il Santo Patrono - continua don Angelo Mansi, parroco del duomo di Ravello - per la nostra comunità è una guida, un amico, a cui affidarsi. È bello vedere la commistione di fedeli che da ogni parte della Costiera vengono ad omaggiarlo come anche i cittadini e fedeli di Ravello partecipano alle manifestazioni religiose delle altre comunità. Il momento invece più toccante per don Angelo è la constatazione della liquefazione del sangue: È pura fede, adrenalina, vedere i fedeli aspettare il santo prodigio che apre i cuori a Cristo alla speranza ed alla carità. In rappresentanza dei medici dell'azienda ospedaliera universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona, il professore Michele Ceccarelli Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
che della sua esperienza medica ricorda gli insegnamenti del luminare Luigi Condorelli, padre della chirurgia moderna, esempio di scienza e fede, più vicino al Santo festeggiato nella comunità ravellese: La sua storia, i suoi esempi, appartengono a tutti noi medici; la sua non è stata solamente una scuola di medicina, ma di umanità. La conoscenza con il passare degli anni si diluisce ed a volte si perde, quello che rimane è l'etica, la morale, la fede di cui Condorelli è esempio indimenticabile e possa esserlo per tutti, non solo per i medici e gli operatori sanitari. Al termine della funzione religiosa gli specializzandi medici hanno ricevuto la benedizione e gli auguri da parte di sua eccellenza Orazio Soricelli che ha avuto parole di elogio anche per i cardiologi del distretto Costa d'Amalfi per quanto ogni giorno svolgono in corsia. Presente l'amministrazione comunale rappresentata dal vice sindaco Salvatore Ulisse di Palma, organizzatore della cerimonia coinvolgente i medici, essendo anch'esso cardiologo, ed amico del professore Condorelli. Adriano Rescigno Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
23/07/2019 EAV: € 836 Lettori: 6.100 Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona Link alla pagina web Ravello festeggia San Pantaleone. Questa sera la Santa Messa celebrata da Mons. Orazio Soricelli Ravello festeggia il suo santo Patrono: San Pantaleone, medico e Martire. Questa sera al Duomo della Città della Musica, alle 19.30, si celebrerà la Santa Messa presieduta da Mons. Orazio Soricelli, Arcivescovo di Amalfi e Cava de’ Tirreni, con le testimonianze del dottor Giuseppe Longo, direttore generale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Salerno, e del professor Carmine Vecchione, Preside della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Salerno. Nella giornata del 27 luglio il mondo cristiano nella sua interezza ricorda e celebra la figura di San Pantaleone, una delle tante vittime della feroce persecuzione posta in essere da Diocleziano nei confronti delle persone di fede cristiana. Di Pantaleone sappiamo che nacque nella città di Nicomedia, da una famiglia molto importante e conosciuta. La sua famiglia d’origine era un fulgido esempio di tolleranza, visto che il padre era pagano e la madre di fede cristiana. Il santo crebbe secondo la fede della madre, per poi allontanarsene nel corso dell’adolescenza, momento in cui decise che la sua strada sarebbe stata quella della medicina. La strada da lui scelta fu quella giusta, perché ben presto le sue capacità come medico resero il suo nome noto in ogni parte dell’impero romano. La sua bravura arrivò fino all’orecchio di Galerio, uno dei due Cesari che secondo il sistema della tetrarchia che all’epoca era il sistema di governo dell’Impero Romano. Galerio fu così colpito dalla sua bravura e dalle sue capacità, da volerlo come proprio medico di fiducia. Nello stesso periodo Pantaleone si cominciò a riavvicinare alla religione cristiana. Poco dopo la sua scelta di tornare definitivamente nell’alveo della fede cristiana, dovette fare i conti con un grave lutto: suo padre morì lasciandogli in eredità una situazione economica decisamente florida. Il fatto che fosse il medico di fiducia di uno dei Cesari e che si fosse ritrovato dall’oggi al domani in possesso di una ingente ricchezza, furono due fattori che scatenarono una grande invidia da parte di esponenti del potere romano, che provarono in ogni modo a metterlo in cattive luce. E fu proprio la sua fede cristiana a divenire il motivo della sua fine: alcuni colleghi scoprirono infatti questo particolare della sua vita, che aveva tenuto ben celato per tantissimo tempo e fecero in modo di farlo arrivare all’orecchio di Diocleziano. Galerio tentò di salvare la vita a colui che era non più solo il suo medico personale, Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
ma anche un amico. Provò in tutti i modi a fargli rinnegare in pubblico la fede cristiana, ma non vi riuscì. Anzi, Pantaleone arrivò a dichiarare la propria fede anche davanti a Diocleziano, rifiutandosi esplicitamente di rinnegare ciò in cui credeva. La reazione dell’imperatore fu rabbiosa e ordinò di arderlo vivo. La sentenza venne eseguita, ma incredibilmente le fiamme si spensero quando vennero a contatto con la pelle di Pantaleone. Diocleziano ordinò di eseguire la condanna a morte in svariati altri modi, ma non vi fu modo di portarla a termine per fenomeni inspiegabili. E tutti coloro che erano stati chiamati ad eseguire la sentenza di morte rimasero sconvolti da questi eventi inspiegabili e arrivarono a convertirsi al Cristianesimo, chiedendo di essere perdonati per quanto avevano fatto. Pantaleone li perdonò tutti e alla fine scelse la strada del martirio, venendo ucciso attraverso la decapitazione. Vista anche la sua occupazione, Pantaleone è riconosciuto in ogni parte dell’universo cristiano come patrono dei medici ed è oggetto di grande venerazione. La sua testa si trova nella città di Lione, mentre un suo arto superiore è visibile nella basilica di Venezia che porta il suo nome. Tra le varie città di cui è patrono si può ricordare Crema, che ogni anno, il 10 giugno, lo ricorda con una imponente processione. La data scelta non è quella in cui il Santo viene ricordato, ma quella in cui si dice che la peste a Crema venne debellata grazie alla sua intercessione, in epoca medioevale. L'articolo Ravello festeggia San Pantaleone. Questa sera la Santa Messa celebrata da Mons. Orazio Soricelli proviene da Positanonews. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
24/07/2019 Pagina 26 Il Mattino (ed. Salerno) EAV: € 1.850 Lettori: 107.296 Argomento: Sanità Salerno e provincia Bimbo morto di meningite svolta per i cinque medici Bimbo di due anni morto a Sarno per meningite, il gip fissa la data per la camera di consiglio al 25 settembre. In quella sede, il tribunale di Nocera Inferiore deciderà se archiviare l' intera indagine, disporne di nuove o procedere alla fissazione di un processo, con il rinvio a giudizio. Da una parte la perizia della procura, che ha escluso responsabilità penali per i medici che furono indagati per il decesso del piccolo Aniello Benisatto. Dall' altra quella della famiglia del piccolo, assistita dall' avvocato Antonio Vecchione, che con una sua memoria ha chiesto nuove indagini spiegando che i genitori del bimbo furono «fuorviati» in quei giorni cruciali tra l' ospedale di Nocera e quello di Sarno. Era il 30 ottobre scorso. La procura aveva chiesto l' archiviazione del procedimento, rifacendosi ad una consulenza che accertò nel piccolo una forma violenta di meningite, che non gli avrebbe lasciato scampo. Cinque furono i medici accusati di omicidio colposo. ni.so. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
24/07/2019 Pagina 4 EAV: € 1.396 Lettori: 29.750 Argomento: Sanità Salerno e provincia La sindrome di Sjogren va riconosciuta come patologia rara IL CONVEGNO L' argomento è stato affrontato all' Ordine dei medici Far conoscere la Sindrome di Sjögren e sensibilizzare le forze politiche affinché la patologia venga riconosciuta come rara: questo l' obiettivo del convegno, presentato ieri e in programma il 27 luglio presso il Grand Hotel Salerno, in occasione della 5° Giornata Mondiale della Sindrome di Sjögren. È bene sottolineare come, le malattie rare, rappresentino sempre una condizione difficilissima per chi le vive, una lotta continua che prevede percorsi diagnostici difficili. Queste patologie, quando non riconosciute dalle autorità della politica sanitaria, finiscono con l' essere private di adeguate risorse sia per quanto riguarda il versante diagnostico -terapeutico sia per ciò che concerne il settore della ricerca. Questo è il caso della Sindrome di Sjögren, non an cora inserita nei Lea (Livelli Essenziali di Assistenza) e nel Registro Nazionale delle malattie rare; questa condizione, purtroppo, non fa altro che aumentare il disagio e la sofferenza dei malati per i quali non esistono farmaci curativi e i quali devono anche farsi carico di parafarmaci, farmaci di fascia C, terapie riabilitative fisiche e cure odontoiatriche. Matteo Tortora Della Corte, consigliere dell' Ordine dei Medici, afferma: "La funzione di questo convegno, non solo è quella di far conoscere meglio questa sindrome, che è una patologia rara anche se non viene riconosciuta come tale, ma è anche quella di sensibilizzare le nostre forze politiche affinché considerino questa patologia rara e vengano incontro alle esigenze, soprattutto economiche, delle persone colpite da questa malattia. La Sindrome di Sjögren interessa circa lo 0,3/0,5 per mille della popolazione, di cui il 90% donne ed è una patologia che può essere anche invalidante dato che colpisce tutte le ghiandole esocrine come quelle lacrimali e quelle salivari, può interessare anche altri organi come i polmoni e i reni e si manifesta in varie forme, che vanno da quelle più leggere a quelle maggiormente invalidanti". Per quanto riguarda l' aiuto che può essere fornito alla ricerca, il dottor Tortora Della Corte afferma: "Innanzitutto Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
servirebbe senz' altro un contributo economico, poi la sensibilizzazione della comunità, per far conoscere questa malattia che è misconosciuta e che spesso viene confusa con altre patologie alle quali qualche volta si associa, dato che essa può manifestarsi come singola patologia o insieme ad altre patologie autoimmuni. Una diagnosi precoce può essere importante anche se, al momento, è difficile farla proprio per questa presenza di sintomi che non sono caratteristici e si presentano anche in altre patologie". Alla conferenza ha preso parte anche la presidentessa dell' Animass Onlus (Associazione Nazionale Italiana Malati Sindrome di Sjögren), la dottoressa Lucia Marotta, che dichiara: "Vorrei partire da un presupposto: non è che chi viene colpito da questa malattia non si rende conto di avere qualcosa che non va, dato che si sta veramente male, il problema è del non riconoscimento della malattia da parte di chi dovrebbe diagnosticarla. Essendo una malattia del sangue, quindi apparentemente invisibile, non si vede poiché colpisce dall' interno, attaccando organi più o meno vitali e per chi ha una forma sistemica, la vita diviene quasi impossibile. Ci sono tante malattie che procurano disabilità ma il problema è la non conoscenza di questa sindrome e del non riconoscimento della malattia come rara nella sua forma primaria e sistemica" Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
24/07/2019 Pagina 26 Il Mattino (ed. Salerno) EAV: € 3.535 Lettori: 107.296 Argomento: Sanità Salerno e provincia Nuovo blitz in ospedale, cinque indagati PAGANI Daniela Faiella Sono in tutto cinque le persone iscritte nel registro degli indagati nell' ambito dell' inchiesta scaturita dai sequestri del Nas all' ospedale di Pagani: quattro tecnici di laboratorio biomedico, sorpresi a lavorare anche se privi della necessaria iscrizione all' albo professionale, ed un dirigente medico del reparto di Anatomia e Istologia patologica, nella stanza del quale i carabinieri hanno rinvenuto e sequestrato 33 campioni biologici in formalina, custoditi impropriamente in cartoni e buste di plastica nonché privi del protocollo di ingresso della struttura sanitaria. Se per i primi la procura di Nocera Inferiore ha deciso di procedere per esercizio abusivo della professione, la posizione del medico è decisamente più delicata e sembra essersi aggravata ulteriormente alla luce della seconda attività di controllo dei carabinieri scattata l' altro ieri mattina, a quindici giorni dal primo blitz. Lunedì mattina i militari del Nucleo Antisofisticazioni e Sanità di Salerno, coordinati dal maggiore Vincenzo Ferrara, sono infatti ritornati all' ospedale di Pagani per acquisire nuovi atti e materiale ritenuto di interesse investigativo, in virtù di un decreto di perquisizione firmato dal sostituto della procura di Nocera Inferiore Anna Chiara Fasano, titolare dell' indagine. Anche in questa seconda circostanza gli uomini del maggiore Ferrara avrebbero rinvenuto, sempre nella stanza del dirigente medico indagato, altri reperti biologici privi delle informazioni di tracciabilità. Il professionista sarebbe stato sorpreso proprio mentre armeggiava i contenitori in vetro che contenevano i frammenti, riferendo ai carabinieri di non sapere il motivo per cui quei campioni erano nella sua stanza. All' interno di un armadietto, dietro la scrivania del dirigente medico, sono stati rinvenuti altri due campioni biologici anonimi. Anche rispetto alla presenza di questi frammenti, il medico non avrebbe saputo fornire spiegazioni plausibili. LA CONFERMA C' è da precisare che i vertici dell' ospedale hanno confermato ai carabinieri che tutti i campioni biologici rinvenuti nella stanza del Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
medico non erano corredati di protocollo di ingresso perché non riconducibili alle attività del presidio. Il dirigente medico in questione, indagato per abuso di ufficio e peculato, non risulta autorizzato dall' Asl ad esercitare attività intramoenia. Le indagini proseguono e non si escludono risvolti sorprendenti. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
24/07/2019 Pagina 2 La Città di Salerno Argomento: Sanità Campania Addio al super-ticket La Regione lo cancella Massimiliano Lanzotto SALERNO Scompare il superticket in Campania, il balzello che inchioda più di 15 milioni di italiani. La Regione ha recepito il decreto ministeriale che mira a ridurre l'onere della quota fissa sulle categorie «vulnerabili », diventato quasi un vero ostacolo alle cure. La cancellazione non è immediata, bisognerà attendere i tempi di attuazione. Di sicuro è una buona notizia per gli utenti della sanità regionale pubblica che, ora, diventa anche più competitiva, sotto il profilo economico, con quella privata. Provvisorietà illimitata. Che il governatore Vincenzo De Luca (in questo caso nelle vesti di commissario ad acta per la sanità regionale) volesse abolire la tassa, nata come provvisoria e straordinaria, è un obiettivo dichiarato già da tempo. Con la decisione del Governo, che comparteciperà alle minori entrate per gli enti regionali, c'è stato solo il passo decisivo. L'abrogazione riguarda, ovviamente, la famosa quota fissa di 10 euro per ricetta di prestazione specialistica ambulatoriale. Sarà un ritorno al passato, a prima dell'avvento della spendig review, introdotta nel 2011, quando, nel periodo cosiddetto di austerity, fu introdotta la tassa che salva solo i bambini di età inferiore ai 6 anni e gli over 65. I beneficiari. In sostanza cosa cambierà: le famiglie che hanno redditi bassi, comunque non superiori ai 24mila euro, tenendo conto della variabile dei componenti del nucleo, che non deve essere superiore a cinque unità, vedranno scomparire totalmente la quota fissa. I soggetti che hanno un'età compresa tra i 6 e i 65 anni, invece, registreranno una sostanziosa riduzione pari all'80 per cento. Per questa categoria la quota fissa passa a soli 2 euro. Il provvedimento entrerà in vigore dal primo giorno del mese successivo alla notifica della certificazione da parte del Comitato paritetico permanente: l'organismo che si occupa della verifica dei livelli assistenziali. Migliora il pubblico. L'abrogazione del superticket rilancia, come detto, almeno sul piano economico, la sanità pubblica. In questi anni, infatti, sono stati evidenti i paradossi dovuti alla forte disparità di costo tra la prestazione in strutture Asl rispetto ai Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
laboratori privati. Alcuni esempi: l'esame delle urine costa nel pubblico più di 16 euro a fronte dei circa 3 euro nel privato mentre l'emocromo costa 21 euro nel pubblico e la metà nel privato. E parliamo di esami di base, di quelli meno gravosi per le tasche dei cittadini. I costi attuali. Cosa accade oggi, fino all'introduzione del nuovo sistema di pagamento: l'utente paga un ticket pari alla tariffa della prestazione, fino al tetto massimo di 36,15 euro per ricetta. Il paziente paga, dunque, una quota variabile con un tetto massimo di spesa. Tutto andrà a ridimensionarsi, anche per quanti non hanno diritto all'esenzione totale delle spese mediche. Ticket alleggerito. D'altronde, l'obiettivo della politica, sia a livello nazionale sia a livello regionale, è quello di alleggerire il peso della compartecipazione alle spese sanitaria. Studi statistici e rilievi sociali dimostrano che, troppo spesso, i cittadini appartenenti alla categoria «vulnerabili» rinunciano finanche a curarsi perché non possono coprire le spese dei ticket. I controlli. Non sarà un provvedimento fine a sé stesso. Palazzo Santa Lucia, infatti, ha incaricato il Dipartimento per la Tutela e la salute e il coordinamento del Sistema sanitario regionale di monitorare l'impatto delle misure, al fine di eventuali rimodulazioni sulla base di dati certi (in particolare riferiti all'annualità 2019), per ottimizzare la quota che il Governo, attraverso il succitato Decreto Superticket (col quale la Campania ha raddoppiato le risorse, passando da 2,5 milioni a 5 milioni di euro), ha attribuito agli enti periferici, ovvero alle Regioni. Maggior gettito. A giovarne - altro paradosso - saranno proprio le casse dello Stato. Perché il ticket maggiorato sulle prestazioni di specialistica ambulatoriale, sul pronto Soccorso e su altre prestazioni ad esclusione di quelle farmaceutiche, ha prodotto una regressione rispetto al gettito preventivato. Invece di dare, ha tolto ossigeno Servizio Sanitario Nazionale. È stata, a tirare le somme, un manovra economica a perdere, perché ha spinto gli utenti verso le strutture private. Bisognerà ora attendere che il Decreto del commissario De Luca faccia il suo iter procedurale per dire addio all'odioso balzello sull'impegnativa medica. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
24/07/2019 Pagina 5 Il Sannio EAV: € 1.179 Lettori: 29.750 Argomento: Sanità Campania «Chirurgia d' urgenza, reparto e medici al top» La testimonianza di buona sanità Nell' ultimo periodo troppo spesso l' azienda ospedaliera 'San Pio' e nella fattispecie l' ospedale 'Rummo' è salito agli onori della cronaca per problematiche, per mancanza di medici e specialisti e per situazioni che hanno dato adito a critiche, anche aspre, nei confronti del management ospedaliero. Nonostante tutto questo, nonostante le difficoltà che sta vivendo la Sanità in generale e quella nostrana in particolare, capita anche di assistere ad interventi ben riusciti grazie alla bravura dei professionisti che operano all' interno della struttura cittadina. Oggi raccogliamo la lettera firmata da Vincenzo Barbato Romano che ha voluto ringraziare e allo stesso tempo elogiare l' operato, nella fattispecie, del reparto di Chirurgia d' urgenza diretto dal dottor Maurizio Buonanno. Scrivo, spinto da un sincero e profondo sentimento di gratitudine. In un momento storico in cui troppo spesso si sente parlare di malasanità in Italia, e fin troppe volte il nostro nosocomio cittadino è oggetto di severe critiche, ho potuto constatare l' elevato livello di competenze professionali espresse all' interno dall' Aorn 'Gaetano Rummo' di Benevento. Mi riferisco in particolare alla Uoc di Chirurgia d' urgenza diretta dal dottor Maurizio Buonanno. Un intervento chirurgico eseguito in condizioni d' urgenza, comporta sempre un grande impatto psicologico nonché fisico. L' aspetto emotivo gioca un ruolo importante e insieme alle cure mediche, fondamentali per sopravvivere, occorre quel sostegno che dia la forza a paziente e familiari di andare avanti, mettendo in fila, l' uno dopo l' altro, attimi che sembrano eterni. Nel reparto di Chirurgia d' urgenza dell' Ospedale 'Gaetano Rummo' di Benevento ho respirato e avvertito quel sostegno, giorno dopo giorno, mentre un momento dopo l' altro, ho apprezzato la passione con cui ogni singolo operatore, medico, infermiere o personale di servizio che fosse, ognuno a suo modo, si è dedicato quotidianamente a me. Sorrisi, frasi non scontate, parole di sostegno e di conforto non costano nulla, ed in questo reparto mi sono stati donati con generosità: gli infermieri mi hanno assistito e accudito con amore ed attenzione, i medici hanno agito con grande Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
competenza, scrupolosità e umanità. Le capacità professionali tecnico -chirurgiche di altissimo livello, la facile accessibilità ai rapporti con il personale medico e infermieristico, la disponibilità costante nel fornire spiegazioni e nel preoccuparsi di aggiornare me ed i miei familiari, hanno reso e continuano a rendere, essendo l' iter clinico non ancora concluso, questa mia disavventura meno amara. A tutto questo personale, altamente qualificato, che tra infinite difficoltà economiche, organizzative e logistiche, continua a credere con fermezza nella propria difficile missione, voglio esprimere la mia gratitudine e quella della mia famiglia e la mia riconoscenza per avermi accompagnato e sostenuto in questa esperienza. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
24/07/2019 Pagina 24 EAV: € 5.318 Lettori: 107.296 Argomento: Sanità Campania Cardarelli, la svolta: infermiere gestisce un parco ambulanze Leandro Del Gaudio `Verifiche dopo la denuncia del consigliere di Confindustria Bourelly «Aggressioni e minacce contro chi prova a lavorare in quell' ospedale» L' INCHIESTA Infermiere e manager. Dipendente statale nella pianta organica del più grande ospedale del sud Italia, ma anche uomo d' affari specializzato nella gestione di un parco di ambulanze private. Strane storie vengono fuori all' ombra del Cardarelli, seguendo l' inchiesta condotta dai carabinieri di Poggioreale per conto della Procura di Napoli. In questi mesi sono stati ascoltati dipendenti di un gruppo imprenditoriale ritenuti vittima o testimoni di un clima di intimidazione nella cittadella ospedaliera della città collinare, mentre in queste ore ha fatto rumore la denuncia lanciata dall' imprenditore Guido Bourelly. Figlio d' arte e consigliere generale di Confindustria, Bourelly ieri ha incassato la solidarietà di tanti suoi colleghi imprenditori, sia da parte di chi chiede maggiore trasparenza nei servizi di traduzione degli infermi, sia da parte degli operatori che operano in Confindustria. LA DENUNCIA Ma andiamo con ordine, a partire dalla denuncia di Bourelly al Mattino, rilanciata ieri nella trasmissione radiofonica «Barba e capelli» su radio Crc: «Esiste un clima di minacce che non mi consente da anni di lavorare con le mie ambulanze al Cardarelli. Quando - ormai sempre più raramente - mi è capitato di mandare ambulanze in quell' ospedale, i miei operatori vengono interrogati da strani personaggi, esponenti di una concorrenza sempre più opaca, che si spingono a impedirci di fare ritorno in questa struttura. Più volte ci hanno detto che il Cardarelli appartiene a loro, che non c' è spazio per la mia azienda, a dispetto di contratti e regole che vanno in un' altra direzione». Indagine della Dda di Napoli che di recente ha dato seguito a una serie di passaggi istruttori degni di rilievo: sono stati acquisiti i tabulati delle telefonate fatte Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
con le utenze intestate al Cardarelli, nel tentativo di verificare se ci sono state soffiate da parte di dipendenti del nosocomio per favorire manager o imprenditori privati che lavorano al di fuori delle procedure di appalto; sempre in questo solco investigativo, è stato ascoltato il direttore generale dell' Asl Napoli uno Ciro Verdoliva, come persona informata dei fatti. Un «sit», una testimonianza a sommaria informazione, con l' obiettivo di fare chiarezza su regole e committenze legate non solo al Cardarelli, ma anche ai principali ospedali napoletani. IL MANAGER Ed è in questo scenario che spiccano figure strane, su cui gli inquirenti provano a fare chiarezza: come quella di un infermiere al quale attribuiscono un ruolo di manager di fatto di un gruppo di ambulanze in vari distretti sanitari (poco attivo al Cardarelli, per non dare nell' occhio), ma anche di maestranze che stazionano all' ombra del nosocomio del rione alto. Un mondo a parte, fatto di volontari che prestano con decoro il proprio servizio a beneficio dei pazienti, ma anche soggetti in odore di camorra, reclutati per un servizio che fa gola a molti. Accade nei pressi del triage, finanche nelle corsie o nelle immediate vicinanze dell' ingresso del Cardarelli, come se fosse un presidio militare. Verifiche in corso, si studiano nomi e profili professionali, sulla scorta delle denunce presentate in questi mesi da parte degli operatori di volta in volta avvicinati e indotti a non entrare nel Cardarelli. Ospedale off limits solo per qualcuno, mentre le indagini scavano su presunte infiltrazioni criminali nell' ospedale più grande a sud di Roma, quello - solo per la cronaca - che di recente ha fatto notizia per gli oltre sessanta presunti furbetti del cartellino finiti sotto inchiesta. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
24/07/2019 Pagina 24 EAV: € 5.510 Lettori: 107.296 Argomento: Sanità Campania Gli interinali dell'Asl si aggrappano alla legge Madia Ornella Mincione LA SANITÀ Sono quasi trecento i lavoratori interinali della sanità che operano nel Casertano, divisi tra Asl e ospedale. Come i precari, anche loro godono dei diritti previsti dalla legge Madia, indicati dal comma 2 dell' articolo 20. Hanno diritto al processo di stabilizzazione dei precari che può espletarsi se il lavoratore ha almeno tre anni di servizio continui al 31 dicembre 2017. Il comma due specifica inoltre che il lavoratore con contratto flessibile (Co.Co.Co., Co.Co.Pro e altro) non è entrato con concorso, al contrario del lavoratore di cui si parla nel comma 1 dello stesso articolo. «Tutti coloro non entrati con concorso possono godere di questo comma che, anche per gli interinali, cioè quei professionisti reclutati dall' azienda attraverso un' agenzia esterna, prevede un benefit, vale a dire il 50% di riserva nei concorsi pubblici», spiega l' avvocato Luisa D' Alterio che in collaborazione con l' avvocato Maria Laura Laudadio, segue in tutta la Campania casi di lavoratori interinali che chiedono di poter essere inseriti nel processo di stabilizzazione e di godere del benefit previsto dalla legge Madia. LA BATTAGLIA LEGALE Proprio di recente, l' avvocato D' Alterio ha ottenuto una importante vittoria legale per conto di una infermiera di un ospedale napoletano, lavoratrice interinale, alla quale è stato riconosciuto il diritto di essere inclusa nel processo di stabilizzazione dopo diversi anni di servizio. Nel caso casertano, insieme ai 242 interinali dell' azienda ospedaliera, ci sono 7 lavoratori dell' Asl che ad oggi «hanno garantito, come tutti i lavoratori in questione, che siano interinali o precari, il mantenimento dei Lea», spiega il legale. Il problema per i lavoratori interinali, «è sorto all' inizio dell' entrata in vigore della legge per la stabilizzazione, perché questa escludeva questa tipologia di lavoratori dal processo. Poi, in seguito a sentenze del Tar e del giudice del Lavoro, sono stati inclusi nell' iter», specifica D' Alterio. IL FOCUS Dunque, facendo un punto della situazione, il settore della sanità casertana soffre un problema importante che Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
coinvolge 350 precari (dell' Asl principalmente) e circa 260 interinali (per lo più dell' Aorn), tutti lavoratori con in media cinque anni di lavoro presso le due aziende, ma che variano da tre a quindici anni prendendo singolarmente ogni operatore attivo anche oggi. «Sono in tanti perché il blocco delle assunzioni durato diversi anni ha fatto sì che la presenza di precari e interinali fosse indispensabile al mantenimento degli standard dei Livelli Essenziali di Assistenza - è il commento dell' avvocato D' Alterio -. In molti sono giovani per l' età media occupazionale: hanno tra i 35 e i 40 anni e hanno almeno quattro anni di lavoro alle spalle. Sia ben chiaro che anche loro hanno diritto a quel benefit, forse non messo in giusta evidenza, del 50% di riserva nei concorsi pubblici. Ora, per quanto riguarda l' Asl di Caserta ancora non sono stati indetti i concorsi con oggetto le figure professionali degli attuali interinali. È bene stare attenti ai provvedimenti concorsuali delle aziende». L' INTERROGAZIONE Sull' argomento si è mosso anche il consigliere regionale Giampiero Zinzi, che ha protocollato un' interrogazione indirizzata al presidente della Giunta regionale della Campania, Vincenzo De Luca, avente ad oggetto Processi di stabilizzazione dei lavoratori atipici nel Servizio Sanitario Regionale. «I lavoratori atipici ha dichiarato Zinzi - hanno contribuito in maniera determinante al funzionamento di diversi servizi ed al mantenimento dei Lea, di questo non si può non tenere conto. L' ordinanza del Tribunale di Napoli rappresenta una condizione sufficiente per un cambio di rotta da parte della Giunta sull' intera vicenda. Il governo regionale integri le linee guida prevedendo anche per il personale somministrato la possibilità di partecipare ai concorsi riservati». © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
24/07/2019 Pagina 38 EAV: € 3.112 Lettori: 107.296 Argomento: Sanità Campania Lettera al direttore/SAN GIOVANNI BOSCO LA RIPARTENZA IMPOSSIBILE Gentile direttore, dunque - come avete ampiamente raccontato - all' ospedale San Giovanni Bosco di Napoli comandavano i clan camorristici, il cui potere era capillare. Non credo che la camorra abbia assunto il comando del nosocomio di via Don Bosco il mese scorso, né l' anno scorso. È ovvio pensare che la situazione criminale si protraesse da anni, se non da decenni. Delle due l' una: o chi aveva il compito istituzionale di vigilare sulla regolarità della vita amministrativa del San Giovanni Bosco non sapeva fare il suo mestiere, o era connivente. Vie di mezzo mi pare non ce ne siano e comunque, in entrambi i casi, questa gente dovrebbe scomparire dalla vita pubblica per fare in modo che chi ha bisogno di lavorare ed è capace e onesto, oltre che coraggioso, prenda il suo posto. Antonio De Luca Email. Caro Antonio, vediamo che corso prenderanno le inchieste della magistratura. Certo il quadro che ne è venuto fuori in questi ultimi anni lascia intendere che l' ambiente al San Giovanni Bosco sia da tempo inquinato. E che, come dice lei, ci siano state connivenze anche da parte di chi ha amministrato in passato l' ospedale. Non si può negare però che l' attuale dirigenza abbia finalmente fatto di tutto per denunciare e scoprire le troppe attività illecite. La domanda vera però adesso è un' altra: il San Giovanni Bosco è stato talmente inquinato e quindi è meglio chiuderlo, come hanno chiesto tanti medici e infermieri di valore e onesti, oppure si può ancor tentare, una volta tornata la legalità, di organizzare un' assistenza sanitaria a un livello almeno standard? Non è certo una scelta facile ma credo che quell' ospedale ormai sia troppo vecchio anche nelle strutture per tornare ad essere quello che è stato e che quindi convenga ricominciare da un' altra parte. Non a caso ci risulta che i migliori abbiano chiesto il trasferimento soprattutto nel nuovo Ospedale del Mare. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
24/07/2019 Pagina 32 EAV: € 5.294 Lettori: 107.296 Argomento: Sanità Campania Liste di attesa, la Regione si adegua basta code anche per le visite private LA SANITÀ Ettore Mautone Liste di attesa: la Regione accende i fari e recepisce - con un leggero ritardo sulla tabella di marcia prefissata - l' intesa tra governo e Regioni stipulata a febbraio scorso. La Campania modifica e integra quanto stabilito nel novembre di un anno fa. Gran parte del provvedimento è incentrato sulla disciplina dell' intramoenia, ossia l' attività privata di medici o équipe svolta per conto del servizio sanitario. L' INTRAMOENIA La novità, in parte già precedentemente normata, consiste nella possibilità di tirare il freno all' attività a pagamento da parte del paziente che sceglie di avvalersi di un determinato professionista, laddove le code e le prenotazioni superano i livelli massimi stabiliti. Il piano nazionale prevede 4 classi di priorità per visite e analisi: urgente (entro 72 ore), breve (10 giorni), differibile (30 giorni per le visite o 60 giorni per le analisi), programmata (entro 120 giorni). Quattro anche per i ricoveri: A (casi gravi) entro 30 giorni, B (casi clinici complessi) entro 60 giorni, C (casi meno complessi) entro 180 giorni, D (casi non gravi), entro 12 mesi. La Regione conferma la possibilità di ricorrere all' intramonenia con costi a carico dell' azienda come strumento «eccezionale e temporaneo» per abbattere le liste d' attesa. Massima attenzione sarà posta per alcune prestazioni di riferimento, comprese le 69 ambulatoriali e le 17 di ricovero nel piano nazionale. Lo stop all' intramoenia e le prestazioni aggiuntive pagate dall' azienda e col solo ticket dal paziente scattano quando i volumi di attività sono vicini o superiori a quelli istituzionali. È prevista vigilanza affinché il ricorso alla libera professione non sia una scorciatoia per saltare la fila dovuta a carenze organizzative. Un monitoraggio, effettuato per ciascun dipendente, soggetto alla verifica di organismi aziendali paritetici cui spetta individuare eventuali Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
penalizzazioni fino alla sospensione del diritto a svolgere l' attività intramoenia. LE REAZIONI Secondo la Cgil, il provvedimento si limita a un recepimento burocratico dell' intesa Stato Regioni che prevede l' individuazione di un responsabile unico regionale e per azienda delle liste di attesa e l' istituzione di un Cup unico regionale (che dovrebbe partire a settembre). Da definire anche il nodo dell' aggiornamento e pubblicizzazione dei dati (agende trasparenti). «Senza dinamiche di sinergia con il privato accreditato, da considerarsi strategico, tutto si tradurrà in un fallimento degli obiettivi del Piano di contenimento delle liste di attesa con cittadini ulteriormente penalizzati», sostiene Pierpaolo Polizzi presidente Aspat. I sindacati della dirigenza medica sottolineano invece come l' impianto delle norme sia poco rispondente alle realtà aziendali dove il lavoro, anche in grandi ospedali, è assorbito soprattutto dal pronto soccorso, rallentando moltissimo l' attività istituzionale a causa delle note carenze di personale. Carenze che inciderebbero anche sui casi di malpratice per colpa medica. Qui i sindacati puntano il dito sulla gestione dei recenti casi che hanno portato alla sospensione dal servizio di alcuni medici e infermieri del Loreto Mare. Dito puntato sulla tendenza della Asl in questione, a comminare sanzioni prima della conclusione delle indagini «in violazione delle regole fissate e del diritto alla riservatezza». Pertanto, si chiede che l' ufficio provvedimenti disciplinari ritiri il provvedimento fino a quando non ci sarà una eventuale pena da parte dell' autorità giudiziaria. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
24/07/2019 Pagina 20 EAV: € 5.467 Lettori: 292.828 Argomento: Sanità nazionale Artrosi e infarto: individuato lo stretto legame tra le malattie LA PUBBLICAZIONE Molto diffusa, ma non innocua, l' artrosi, in particolare quella al ginocchio e all' anca, è associata a maggiori rischi per il cuore. A evidenziarlo, uno studio pubblicato su Osteoarthritis and Cartilage dell' università di Lund in Svezia. È stato messo in evidenza il legame tra l' artrosi del ginocchio e dell' anca e la morte cardiovascolare. Quest' ultima risultava aumentata e aumentava anche di pari passo con la durata della condizione. Chiarisce Carlo Selmi, responsabile Reumatologia Humanitas e docente Università di Milano, «sia l' artrosi che l' artrite sembrano condividere, anche se per motivi del tutto diversi, un maggior rischio per il cuore. Per l' artrite il collegamento è dovuto all' infiammazione cronica che riguarda tutto l' organismo. Il fattore che invece collega artrosi e malattie cardiovascolari è il sovrappeso, e pertanto i disturbi metabolici che ne conseguono. Per questo motivo un calo di peso è efficace su entrambe le condizioni». © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
24/07/2019 Pagina 13 EAV: € 2.203 Lettori: 29.750 Argomento: Sanità nazionale «Solo cinque settimane per salvare Tafida Non li lascerò uccidere la mia bambina» caterina belloni La mamma della piccola: «Il giudice a settembre valuterà la richiesta di trasferirla al Gaslini. A lei serve tempo. Non ha una malattia grave» Un rinvio di cinque settimane, durante le quali cercare il modo per salvare una giovane vita. Già un piccolo successo per i genitori di Tafida Raqeeb, la bambina inglese di 5 anni in coma da febbraio, per la quali i medici del Royal London hospital vogliono interrompere la ventilazione artificiale. Lunedì in serata il giudice ha accettato di valutare la richiesta della famiglia di trasferire la bambina all' ospedale Gaslini di Genova e ha rinviato ogni decisione alla prima settimana di settembre. La data precisa non è stata fissata, ma è certo che in un solo giorno si terrà un' udienza lunga durante la quale i genitori di Tafida potranno esprimere le loro istanze e - sul fronte opposto - gli specialisti dell' ospedale della capitale potranno spiegare perché intendono invece «staccarle la spina». Una seduta difficile, che vedrà affrontarsi due posizioni agli antipodi, due modi di guardare alla malattia, alla cura e alla vita. Shelina Begum, la madre di Tafida, però, si dice soddisfatta di questa decisione. Nutre delle speranze e non vuole abbandonare l' idea che per la sua figlioletta ci siano ancora delle possibilità di ripresa. Con questa decisione del giudice avete guadagnato qualche settimana. Quale sarà la prossima tappa?«I due processi proseguiranno insieme. Avrei preferito che fossero trattati separatamente: prima il mio e poi l' altro. Ma sono comunque speranzosa. Almeno i giudici ci hanno dato il permesso di andare avanti con la nostra causa, l' hanno presa in considerazione».Come sta Tafida?«Lei è stabile. Si sveglia, apre gli occhi, si guarda intorno. Non può parlare, ma è viva. Non morta, come sostengono i medici. Non posso accettare che dicano questa cosa».Per questo ha deciso di combattere?«Certo. A Tafida serve solo tempo. Lei non ha una malattia grave, non è Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
come Alfie Evans. Non ha un problema genetico. Ha solo bisogno di tempo per recuperare. Ha bisogno di tempo per fare in modo che il suo cervello riprenda a funzionare completamente».Ma in Inghilterra non le vogliono dare questo tempo«Infatti. Per questo sto cercando un altro Paese dove andare. Un posto dove possano trovare una soluzione: assisterla, provare delle terapie e dei trattamenti. Dopo che ci hanno annunciato che avrebbero sospeso la ventilazione assistita, abbiamo fatto diverse ricerche in proposito e abbiamo verificato proposte da diversi ospedali stranieri. Poi abbiamo deciso di chiedere all' ospedale Gaslini di Genova. Con loro abbiamo anche preso accordi per il trasferimento, ma l' ospedale di Londra si è opposto in modo fermo». Secondo lei perché il Royal London hospital non permette di trasferire Tafida?«Non lo so, non capisco quali siano i motivi. So solo che non la vogliono lasciare andare. A mio parere non hanno fiducia in Tafida, nelle sue possibilità di ripresa».Eppure lei si è dimostrata forte.«Negli ultimi cinque mesi hanno continuato a dirci che Tafida stava morendo mentre lei ha continuato a combattere per la vita. È sopravvissuta al periodo critico dopo il primo intervento anche se i medici dicevano che non ce l' avrebbe fatta. Poi è sopravvissuta ad altri tre interventi nonostante nessuno lo credesse possibile: è per questo che siamo convinti che le si debba dare un a possibilità di recupero».L' ospedale lo nega. Come mai?«Forse sono spaventati all' idea di rivelare i veri motivi. Forse temono che appaiano elementi di negligenza medica». Pensa che siano stati commessi degli errori a livello medico?«Non posso commentare, ma possono esserci stati errori. Non sappiamo ancora, stiamo valutando. L' intervento chirurgico per salvare la vita di Tafida è stato rinviato per almeno cinque ore all' inizio, perché non si sapeva dove mandarla. C' è un' indagine in proposito. Vedremo».Facciamo un passo indietro. Cosa è successo la mattina del 9 febbraio?«La bambina si è svegliata con un terribile dolore alla testa e poi ha perso i sensi. Ho chiamato suo fratello che le ha fatto le prime manovre di rianimazione, poi mia sorella, mentre arrivavano i medici. Si sono susseguiti diverse equipe del pronto soccorso, poi l' hanno portata in ospedale. C' è stato il primo intervento».Un' altalena di paure e di sollievi. Qual è la sua speranza adesso?«Spero che il giudice capisca la nostra posizione e ci dia il permesso di portare Tafida altrove».Cosa farete in queste settimane che vi separano dal processo?«C' è un sacco di lavoro da fare con gli avvocati per preparare la strategia del processo e poi dobbiamo far sapere a tutti cosa sta accadendo. E dobbiamo anche raccogliere dei soldi. Per le spese processuali servono 100.000 sterline almeno e dobbiamo cercare di ottenerle anche con una raccolta fondi. Noi non siamo in condizione economiche precarie, quindi non possiamo chiedere aiuti allo Stato, ma nemmeno abbiamo tutto questo denaro a disposizione immediata. Anche perché da cinque mesi non lavoriamo».Nessuno dei due?«Io faccio l' avvocato, mio marito il costruttore edile. Ma da cinque mesi siamo sempre in ospedale con Tafida, 24 ore su 24. Non la lasciamo mai, anche per tenere sotto controllo i suoi progressi». E il vostro altro figlio? Come sta vivendo questa situazione?«Ha quattordici anni, è rimasto traumatizzato. Non riesce ad accettare quello che è successo e che sta accadendo».Può fare qualche previsione sul futuro?«Ho tanta speranza. Spero di riuscire a trasferirla. E ho intenzione di combattere a tutti i livelli di giudizio. Non ci stancheremo mai! Non posso lasciarli uccidere la mia bambina». Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
24/07/2019 Pagina 20 EAV: € 12.170 Lettori: 292.828 Argomento: Sanità nazionale Bibite dolci nemiche del cuore Una ricerca dell' Istituto americano della nutrizione rivela che l' eccesso di bevande zuccherate è tra le nuove cause di patologie cardiovascolari L' ANALISI Le bibite, con zucchero o dolcificanti, gasate o non gasate, energizzanti o meno, sono tra le bevande maggiormente consumate nei paesi occidentali sia tra i ragazzi che tra gli adulti. Negli uomini forniscono mediamente il 9.3% delle calorie giornaliere. Nelle donne l' 8.2% . Se si tiene conto che le società scientifiche raccomandano che l' energia prodotta da zuccheri nella dieta quotidiana non superi il 10%, ci si rende facilmente conto che con le sole bibite si rischia di superare tale quota. In diversi studi epidemiologici si è dimostrato che l' abitudine a bere molte bevande zuccherate durante la giornata può portare a incremento di peso, a più alto rischio di diabete a malattie cardiache ed ad ictus. Per ciò che riguarda invece la mortalità, le opinioni sono contrastanti. L' analisi del National Health and Nutrition Examination Survey degli Stati Uniti effettuata da Qiang Yang prova una correlazione importante tra bevande zuccherate e mortalità cardiovascolare negli adulti. IL FRUTTOSIO Altri studi invece non trovano questo evidente rapporto, in particolare se i soggetti di studio sono giovani o se le quantità bevute non sono eccessive. Ulteriore difficoltà ad avere chiare le idee dipende dal fatto che bisogna distinguere tra bevande a base di zuccheri naturali (saccarosio, fruttosio o altro) ed altre in cui il dolcificante è artificiale. Al momento, comunque, molte società mediche provano a scoraggiare, specialmente nei ragazzi, un consumo smodato . Nell' ultimo numero della rivista americana Circulation è stato pubblicato un interessante lavoro di Vasanti Malik università di Harvard e coll. sull' uso per lunghi periodi di bevande dolcificate (con zuccheri o dolcificanti artificiali) e rischio di sviluppare malattie cardiache o neoplastiche. LA DOSE Sono stati esaminati dati derivati da due grossi studi epidemiologici attualmente in corso, e sponsorizzate da fondi governativi degli Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
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