Media Monitoring per 02-01-2020 - Rassegna stampa del 31-12-2019 - Ruggi

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Media Monitoring per 02-01-2020 - Rassegna stampa del 31-12-2019 - Ruggi
02-01-2020

Media Monitoring per

   Rassegna stampa del 31-12-2019
Media Monitoring per 02-01-2020 - Rassegna stampa del 31-12-2019 - Ruggi
AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona ................................................................................ 1
      31/12/2019 - LA CITTÀ DI SALERNO
             Una piazza in città per Teodora Lentini C'è l'ok del sindaco ................................................... 1
Sanità Salerno e provincia .............................................................................................................. 3
      31/12/2019 - IL MATTINO (ED. SALERNO)
             Botti killer, campagna choc dell' Asl ...................................................................................... 3
      31/12/2019 - CRONACHE DI SALERNO
             Nasce l' osservatorio oncologico per migliorare la qualità della vita ..................................... 5
      31/12/2019 - IL MATTINO (ED. SALERNO)
        Salvano la madre, il bimbo non ce la fa .................................................................................. 7
Sanità Campania ............................................................................................................................... 9
      31/12/2019 - IL MATTINO (ED. BENEVENTO)
             Asl, arrivano 110 rinforzi: ecco i bandi per infermieri, oss, radiologi e autisti ....................... 9
      31/12/2019 - IL MATTINO
             Asl, conti contestati 13 milioni in bilico ............................................................................... 11
      31/12/2019 - CORRIERE DEL MEZZOGIORNO
             «Così abbiamo salvato Noemi Vi racconto quella notte di dolore» ....................................... 13
      31/12/2019 - IL MATTINO
             «Minori in comunità, negato il diritto alla salute» ................................................................ 16
      31/12/2019 - IL MATTINO (ED. CIRCONDARIO SUD)
             Capri, in arrivo l' elicottero garantiti i soccorsi notturni ...................................................... 18
      31/12/2019 - CORRIERE DEL MEZZOGIORNO
             Ciaramella (Pd) «Sanità pubblica da potenziare» ................................................................. 20
      31/12/2019 - IL MATTINO (ED. CASERTA)
             Il cancro non le ha sconfitte ora insieme sono più forti ....................................................... 21
      31/12/2019 - IL MATTINO (ED. AVELLINO)
             Ortopedia, taglio posti letto e Pronto soccorso part time .................................................... 24
      31/12/2019 - CRONACHE DI CASERTA
             Ospedale, personale all' osso a Ematologia ......................................................................... 26
      31/12/2019 - CORRIERE DEL MEZZOGIORNO
             Un medico simbolo che fa il suo dovere E la città migliore finalmente vince su quella peggiore
        .............................................................................................................................................. 27
Sanità nazionale ............................................................................................................................. 29
      31/12/2019 - IL SOLE 24 ORE
             Gli stipendi tornano a salire Famiglie, una su tre è single ................................................... 29
      31/12/2019 - CORRIERE DELLA SERA
             Influenza, l' allarme contro il fai da te ................................................................................. 31
      31/12/2019 - LA STAMPA
             Rigenerare organi e riparare neuroni: l'approccio diventa olistico ...................................... 33
      31/12/2019 - IL SOLE 24 ORE
             Scienze della vita, ruolo cruciale per le startup del biopharma ........................................... 35
      31/12/2019 - IL FATTO QUOTIDIANO
             Taranto, mancano i pediatri per i bimbi malati di tumore .................................................... 38
      31/12/2019 - IL GIORNALE
             Tre anni di cella allo scienziato che giocò col Dna di due gemelle ....................................... 41
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31/12/2019                                                                                                                   Pagina 14
                                              La Città di Salerno
                       Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona

   Una piazza in città per Teodora Lentini C'è l'ok del sindaco
 Giuseppe Ferrara

 Potrebbe       finire        all'attenzione               della
 Commissione Toponomastica la richiesta
 degli eredi di Teodora Lentini, detta Tina
 di intitolare alla nota cantante lirica e
 benefattrice una piazza o una struttura
 della città metelliana. È quanto fatto
 sapere da Palazzo di Città dopo la
 scoperta dell'ormai nota 'cassetta n. 30'
 colma di preziosi che la donna, prima di
 morire, destinò all'ospedale 'Santa Maria
 Incoronata         dell'Olmo'.             L'ipotesi            è
 all'attenzione       del        sindaco           Vincenzo
 Servalli ora che come trapelato dai
 vertici     dell'azienda          ospedaliera             'San
 Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona' il
 tesoro      sarà       battuto            all'asta          per
 recuperare i fondi necessari all'acquisto
 di attrezzature e strumentazioni sanitarie per il presidio ospedaliero cavese.
 Scongiurato, dunque, il pericolo che la memoria della famiglia Lentini-Coppola possa
 finire nell'oblio. Già da tempo, infatti, si sta attuando un lavoro di riscoperta e
 rivalorizzazione dell'importanza di quei nomi per la città metelliana nonostante in
 passato alcune scelte amministrative abbiano lasciato intendere ben altro. Di fatti
 una piazza intitolata alla famiglia Lentini in città già c'era: proprio a ridosso
 dell'attuale Chalet Lentini e in luogo dell'omonimo palazzo che, pesantemente
 danneggiato dal terremoto del 1980, venne abbattuto qualche anno dopo per fare
 spazio a un'ampia piazza, appunto. Nel gennaio del 2008, però, l'allora sindaco Luigi
 Gravagnuolo decise per un cambio di denominazione. Così da allora piazza Lentini (il
 cui nome resta vivo e utilizzato tra i cavesi ancora oggi nonostante la modifica) è
 stata ribattezzata piazza Mario Amabile, in memoria di un imprenditore cavese noto

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per la grande umanità, Cavaliere di Grazia Magistrale del Sovrano Ordine Militare di
Malta e Grande Ufficiale al Merito della Repubblica e che contribuì al restauro della
chiesa della Madonna dell'Olmo, del santuario della Madonna dell'Avvocata e donò il
portone di bronzo che introduce alla cattedrale dell'Abbazia Benedettina. Ma, come
si diceva, la memoria e il nome della famiglia Lentini è rimasta impressa nella mente
dei cavesi e le azioni portate avanti negli anni successivi lo dimostrano. Nel 2012, lo
chalet Lentini (allora adibito a quartier generale del Distretto Sanitario dell'Asl
Salerno 1 che finanziò i lavori) venne restaurato così da riacquisire i colori originali,
il rosa ed il grigio, tipici dello stile liberty dell'edificio storico. In quell'occasione
furono rifatti anche i merli che lo circondano e il muro che costeggia il marciapiede
di via Guerritore. Successivamente vennero potate le alberature così da rendere
visibile la magnificenza della struttura a quanti accedevano al borgo porticato. Non è
escluso, dunque, che la possibilità di individuare un luogo da intitolare alla memoria
della benefattrice Tina Lentini possa essere valutata, e le conferme che arrivano da
Palazzo di Città lasciano presumere che la cosa possa avvenire anche in tempi non
troppo lontani.

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31/12/2019                                                                                                                   Pagina 27
                                        Il Mattino (ed. Salerno)
                                                                                                                             EAV: € 5.324
                                                                                                                             Lettori: 107.296
                                     Argomento: Sanità Salerno e provincia

                         Botti killer, campagna choc dell' Asl
 Sabino Russo

 «Se stai pensando a cosa tenere e cosa
 buttare del 2019, tieni le mani, non
 usare i botti illegali». Una foto, a volte,
 vale più di mille parole. Per questo
 motivo l' Asl ha scelto di non girarci
 troppo attorno, mettendo in campo una
 forte iniziativa di sensibilizzazione sugli
 effetti      legati     all'      uso         dei       fuochi
 pirotecnici pericolosi e mostrando il
 classico conto alla rovescia di fine anno
 con l' immagine di tre mani devastate
 dallo scoppio dei petardi. Un quadro
 nudo e crudo della situazione che si
 ripete ogni inizio anno, perché non si
 tratta semplicemente di un malcostume,
 ma di un pericolo che interessa non solo
 chi ancora utilizza materiale pirotecnico
 pericoloso, ma molto spesso anche chi
 sta   vicino      e     ignari         ragazzini            che
 raccolgono botti inesplosi in strada. L' INIZIATIVA L' iniziativa rientra nelle azioni di
 comunicazione messe in campo dall' Asl Salerno per informare i cittadini alla
 prevenzione ed invitarli all' adozione di corretti stili di vita. «La scelta dell' immagine
 è dovuta al fatto che sul tema non si può indugiare e il messaggio non può essere
 edulcorato: i botti provocano danni seri e spesso per tutta la vita - spiega la
 struttura comunicazione dell' Asl - Da ricordare che gli scoppi hanno effetti
 traumatici anche sugli animali, che col rumore sono presi dal panico. In tale ambito
 va anche ricordata la campagna di comunicazione Porta con te la Festa, lascia a
 piedi l' Alcol, realizzata per sostenere e promuovere l' applicazione del divieto della
 vendita e somministrazione delle bevande alcoliche ai minori di 18 anni». Il bilancio

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dello scorso anno conta otto persone ferite in provincia di Salerno a causa dell'
utilizzo di botti durante la notte di Capodanno. Non si registrarono incidenti nella
città capoluogo, mentre il numero maggiore di feriti si verificò a Cava de' Tirreni,
dove quattro persone dovettero far ricorso alle cure ospedaliere. Un 35enne perse
una mano e riportò gravi danni all' occhio destro. L' uomo, dopo esser stato soccorso
al Santa Maria Incoronata dell' Olmo, fu trasferito al Pellegrini di Napoli. Un 24enne,
invece, subì una frattura ossea all' orbita sinistra e una contusione polmonare. Altre
due persone riportarono lievi bruciature ed escoriazioni con una prognosi giudicata
guaribile tra i 10 e 15 giorni. A Battipaglia, invece, ad avere la peggio furono due
giovanissimi di 19 e 17 anni, entrambi stranieri. Il primo, di nazionalità romena,
raccolse un petardo inesploso e fu trasportato all' ospedale Santa Maria della
Speranza per le lesioni riportate al volto e a una mano, che resero necessario l'
amputazione di un dito dell' arto superiore destro. Il minore, invece, riportò lievi
ferite a un braccio. Altre due persone, infine, furono medicate presso l' ospedale di
Mercato San Severino per bruciature e lievi escoriazioni causate dallo scoppio di
petardi. I CONSIGLI In caso di ustione va subito gettata acqua fredda sopra la parte
bruciata o comunque surriscaldata. Quando si trovano fuochi d' artificio che
funzionano male e perciò non bruciano non si deve mai cercare di riaccenderli, ma
vanno bagnati prima di essere gettati nell' immondizia. Non cercare di accendere i
fuochi trovati per terra. Non provare a recuperare polvere da sparo dai fuochi non
esplosi e non provare a costruire fuochi d' artificio artigianali: la pressione esercitata
potrebbe determinare l' esplosione immediata con conseguenze anche gravi. Il
fragore di petardi, fuochi d' artificio e botti, poi, scatena negli animali una naturale
reazione di spavento che li porta frequentemente a perdere l' orientamento,
esponendoli così al rischio di smarrimento o investimento. Bisogna togliere di torno
tutti quegli oggetti che potrebbero provocare ferite nel caso gli animali ci finissero
contro. Evitare di lasciarli all' aperto: la paura fa compiere loro gesti imprevedibili, il
primo è la fuga. Non tenerli legati alla catena, perché potrebbero strangolarsi. ©
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31/12/2019                                                                                                                 Pagina 18

                                                                                                                           EAV: € 1.151
                                                                                                                           Lettori: 29.750
                                   Argomento: Sanità Salerno e provincia

    Nasce l' osservatorio oncologico per migliorare la qualità
                            della vita

 BATTIPAGLIA Lo sostiene il professor Del
 Vecchio che in sintonia con l' Asl ha dato
 il via all' iniziativa Una finestra in più
 sulla salute di ognuno di noi. "Migliorare
 la qualità della vita nella propria città, è
 per me una missione". A sostenerlo è il
 professor    Luigi         Del       Vecchio            che,
 coadiuvato dal dirigente dell' Asl Salerno
 Antonio Trimarco, ha dato vita ad un
 osservatorio oncologico permanente, al
 fine di contribuire al miglioramento della
 qualità     della       vita         sul        territorio
 battipagliese.        L'       istituzione              dell'
 organismo, secondo le affermazioni del
 prof essor Del Vecchio, colma un vuoto
 nella società anche alla luce dei continui
 bisogni delle persone, in considerazione
 dell' aumento vertiginoso delle neoplasie. «Un importante progetto per la città di
 Battipaglia, -ha sottolineato Luigi Del Vecchio -, avvalendosi di un team di esperti nei
 vari settori, a partire da quello psicologico,, sociologico, assistenti sociali, ma in
 primis quellomedico, supportato dal Csmg, cooperativa medici sociali generici, con l'
 ausilio del dottor Carlo Crudele in virtù della preziosa opera di studi effettuata
 proprio sulle neoplasie legate al territorio di Batti paglia e dintorni». Hanno aderito a
 questa iniziativa di Del Vecchio e Tri marco, una dozzina di associazioni, quali la
 Esperanto, Il Quartiere, Adi, Civites e Civitas, Terra Madre, Comitato Civico
 Ambientale, Comunità storia e futuro, Gente del mondo in Italia, Amici dell'
 ambiente, Associazione donne del Mondo, Andos (Bellizzi) e Sospasi talia. In un
 primo incontro svoltosiil 24 dicembre, ha tenuto banco con la sua alta

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professionalità, Francesco La Rocca primario della divisione di Chirurgia Generale
dell' Ospedale di Battipaglia, che ha illustrato le innumerevoli problematiche del
tumore del colon e del retto, illustrando lo screening per tale patologia. Dal 1
gennaio 2020 lo screening sarà del tutto gratuito, nel mentre si profilano visite e
controlli per oltre 22.000 persone, tutte del territorio. Uomini e donne comprese in
età tra i 50 ed i 75 anni potranno dunque usufruire di detto controllo, per monitorare
il proprio stato di salute. L' osservatorio oncologico, ammonisce i cittadini tutti, al
fine di un monitoraggio minuzioso sulle acque, terre, aria presenti, come ovvio, sul
nostro territorio, ma leggermente alterate nella loro composizione in seguito al
presunto rischio ambientale. «La missione è partita - concludono Del Vecchio ed il
dirigente Asl Antonio Tri marco - fornendo alla popolazione ed agli interessati, la
ubicazione dell' osservatorio oncologico che è possibile contattare tutti i giorni
presso la sede di via Olevano 154, oppure al n 3395921575. Una finestra in più sulla
salute di ognuno.

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31/12/2019                                                                                                                    Pagina 31
                                         Il Mattino (ed. Salerno)
                                                                                                                              EAV: € 3.580
                                                                                                                              Lettori: 107.296
                                      Argomento: Sanità Salerno e provincia

                      Salvano la madre, il bimbo non ce la fa

 POLLA       POLLA          Pasquale             Sorrentino
 Ancora una volta la prossimità del punto
 nascita     si    dimostra            essenziale             per
 salvare una vita. Si tratta dell' ennesimo
 episodio in uno dei punti nascita che
 sarebbero dovuti essere soppressi. In
 passato è accaduto all' ospedale di Sapri
 ora in quello di Polla. Una donna in
 attesa di un bambino ha rischiato di
 perdere la vita nel Vallo di Diano ma è
 stata salvata dall' intervento in extremis
 dello     staff        guidato            dal        primario
 Francesco De Laurentiis del reparto di
 ginecologia e ostetricia. L' episodio,
 avvenuto nella mattina di Natale, è
 emerso solo in queste ore. La giovane
 ragazza residente a Teggiano è giunta al
 Luigi Curto di Polla con distacco di
 placenta, emorragia massiva e 7 di
 emoglobina, quindi in pericolo di vita. I SOCCORSI Essenziali i tempi repentini per l'
 intervento, che l' hanno salvata. Purtroppo per il bimbo non c' è stato nulla da fare:
 è deceduto a Battipaglia, già soggetto a una patologia, il suo destino stando a
 quanto rivelato dall' equipe era segnato. La giovane mamma è stata salvata e poi
 trasferita in un altro ospedale. A distanza di pochi giorni, il suo quadro clinico è
 migliorato. Non si tratta di un caso isolato. Nel 2019 sono state quattro o cinque le
 donne che hanno avuto lo stesso problema, salvate grazie alla prossimità del reparto
 pollese che copre il Vallo di Diano e i territori limitrofi. «Con il distacco di placenta -
 ha dichiarato il primario De Laurentiis (nella foto) - è alto il rischio di decesso. Quest'
 anno sono state diverse le donne salvate nel nostro reparto e questo dimostra

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quanto sia essenziale la presenza nel territorio». E non solo. Occorrerebbero, infatti,
anche dei rinforzi nel personale medico, poichè per diverse ragioni le unità mediche
sono diminuite rispetto allo scorso anno. Come buona notizia il rinnovo di contratti a
tempo determinato per due ostetriche che in questo periodo hanno dato ulteriore
qualità al reparto (Pugliese e Medici). Il tutto mentre la quota trecento è stata
superata, pur se ben lontana dal limite imposto dalla legge, senza problemi di sorta.
La sicurezza, lo dimostra anche l' aver salvato la donna originaria di Teggiano, è una
delle qualità più importanti del reparto che con quello di Pediatria (anch' esso in
perenne affanno per mancanza di medici) rappresenta un' eccellenza del Luigi Curto.
Due reparti che, ancora precari intendono chiedono al 2020 - laddove fosse possibile
- un rafforzamento nel personale e certezze per il futuro. © RIPRODUZIONE
RISERVATA.

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31/12/2019                                                                                                                   Pagina 28
                                     Il Mattino (ed. Benevento)
                                                                                                                             EAV: € 3.625
                                                                                                                             Lettori: 107.296
                                             Argomento: Sanità Campania

      Asl, arrivano 110 rinforzi: ecco i bandi per infermieri, oss,
                           radiologi e autisti

 LA SANITÀ LA SANITÀ Luella De Ciampis
 Nell'    ambito        della         riorganizzazione
 sanitaria territoriale, l' Asl ha previsto
 110 nuove assunzioni. Pubblicati i bandi
 di      concorso         per          50         infermieri
 professionali, 50 operatori sociosanitari
 (Oss), 5 tecnici di radiologia e 5 autisti. Il
 reclutamento                  del                personale
 infermieristico e di quello di supporto
 agli infermieri servirà a risolvere la
 carenza di organico da tempo lamentata
 all' interno delle strutture distrettuali e
 territoriali già esistenti, ma anche in
 quelle    di    prossima          attivazione.             Non
 avere       a   disposizione               un       numero
 sufficiente di unità infermieristiche ha
 risvolti negativi sulle attività quotidiane
 degli    ambulatori           e      dei       servizi         di
 emergenza, che funzionano grazie alla
 disponibilità del personale. La scelta di incrementare il numero dei tecnici di
 radiologia è mirata soprattutto a potenziare la campagna degli screening oncologici
 nel Sannio. Un' attività su cui puntare, per favorire la prevenzione dei tumori che
 rappresentano un' insidia maggiore per alcune fasce di popolazione, per fasce d' età,
 per familiarità e per sesso. Si parla di screening per le neoplasie del colon retto,
 della mammella e della cervice uterina, che se scoperti quando ancora al primo
 stadio, sono destinati a una remissione totale e a essere oggetto di cure meno
 invasive. Aumentano le prospettive di vita del paziente, mentre diminuiscono le
 spese a carico del servizio sanitario nazionale. Inoltre, il management ha ravvisato la

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necessità di rafforzare la squadra degli autisti, per garantire i collegamenti sull'
intero territorio. «Era necessario dice il digì Gennaro Volpe definire un dettagliato
piano di assunzioni per completare un organico sottodimensionato. Cominciare a
recuperare risorse umane, partendo dai 110 operatori per i quali saranno attivati gli
iter concorsuali in tempi brevi, significherà dare nuovo impulso a tutte le attività
sanitarie e consentire all' azienda di ottenere risultati in termini di efficacia e di
efficienza. Ma questo è solo l' inizio, è nostra intenzione procedere al potenziamento
dell' organico in tutti i settori, in linea con le indicazioni regionali». © RIPRODUZIONE
RISERVATA.

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31/12/2019                                                                                                                     Pagina 30

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                                                                                                                               Lettori: 107.296
                                               Argomento: Sanità Campania

                       Asl, conti contestati 13 milioni in bilico

 IL   CASO         Carlo       Porcaro          «Violata           l'
 autonomia imprenditoriale delle singole
 aziende sanitarie campane», la Corte dei
 Conti della Campania mette in guardia la
 Regione. Per ripianare i debiti pregressi
 delle Asl, sono stati utilizzati 13 milioni
 di euro con un' operazione contabile non
 idonea per soggetti di diritto privato
 seppur con funzione pubblica. Vengono
 evidenziati,           nello            specifico,                lo
 spostamento           di     determinati             proventi
 nonché una valutazione soggettiva del
 patrimonio. Su entrambe le scelte della
 Regione vi sarà una verifica da parte
 della magistratura contabile, ma le parti
 in causa escludono sono rischi per l'
 uscita      dal      commissariamento                      della
 sanità, risultato raggiunto da Palazzo
 S.Lucia solo pochi giorni fa. LA DELIBERA
 La relativa decisione è stata depositata il 27 dicembre, ma sarà pubblicata per
 esteso il 2 gennaio. Intanto la Corte dei Conti ha fatto sapere in una nota che sono
 stati «parificati i rendiconti generali della Regione Campania per gli esercizi 2017 e
 2018 con una parziale eccezione per il relativo conto del bilancio, laddove non
 contabilizza un maggiore residuo attivo tecnico di neutralizzazione verso il sistema
 sanitario regionale e correlativamente del prospetto del risultato di amministrazione
 2017 e 2018, nelle parti in cui il saldo: non tiene conto del menzionato credito e non
 contabilizza nel fondo rischi un onere di ripristino della autonomia imprenditoriale
 delle aziende sanitarie». I magistrati contabili hanno spiegato che l' attribuzione di
 risorse delle aziende sanitarie locali per ripianare il disavanzo sanitario pregresso

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viola il principio di autonomia imprenditoriale. Che cosa è stato fatto nel concreto? Il
commissario ad acta preposto al piano di rientro del settore sanitario ha riassegnato
nell' ambito del cosiddetto perimetro sanitario (pari a 22 milioni di euro) le
eccedenze derivanti dalla mobilizzazione di parte del patrimonio degli enti sanitari
con un' operazione di sistemazione contabile. Una questione tecnica rilevante, che
però viene riconosciuta da entrambe le parti Corte dei Conti e giunta regionale
intenzionate ad una massima collaborazione. Nei mesi scorsi, sono stati spulciati i
bilanci regionali per poterli certificare. LA SCELTA Fulvio Maria Longavita, presidente
della sezione di controllo della Corte dei Conti per la Campania, ha illustrato le
ragioni della delibera riconoscendo gli sforzi compiuti dalla Regione. «Nel cercare di
recuperare il disavanzo sanitario, la Regione ha rastrellato alcune risorse presenti
nei bilanci delle singole aziende sanitarie, ma ci sono delle regole da rispettare ha
commentato -. Quando si superano le cosiddette soglie di manovrabilità, ne deriva la
violazione di una norma economica». Per intenderci «se questi soldi la Regione non li
avesse presi, le Asl li avrebbero utilizzati, ma va detto che la Regione si è mossa per
recuperare   il    disavanzo.             In     ogni       caso        non        viene        inficiata          l'     uscita   dal
commissariamento», ha chiarito. Nel mirino della Corte dei Conti ci sono i 13 milioni
derivanti dalle «supervalutazioni soggettive su cui abbiamo evidenziato la necessità
di verificare la stima». Da par suo, la Regione getta acqua sul fuoco e anticipa le
mosse per ottemperare le prescrizioni della sezione di controllo. «La parifica del
2017 e 2018 ha attenzionato il settore della sanità, che di fatto copre l' 80 per cento
del bilancio ha commentato Ettore Cinque, assessore al Bilancio -. Sono emersi circa
7 miliardi di perdite fino al 2012, poi il commissario ad acta ha coperto le residue
perdite di alcune aziende sanitarie fino al 31 dicembre 2016, pari a 713 milioni di
euro. Hanno scandagliato tutto, abbiamo trascorso mesi di lavoro insieme a loro: si è
trattato di un' operazione complessa. Abbiamo utilizzato 13 milioni di riserve di
alcune Asl per altre Asl: in udienza abbiamo difeso strenuamente questa scelta, ma
la Corte non ha ritenuto accoglibili le nostre eccezioni relativamente soltanto a
questi 13 milioni. Li possiamo restituire alle Asl prelevandoli dall' utile 2018
certificato dal Ministero dell' Economia. In occasione del prossimo consuntivo la
Corte potrà verificare l' ottemperanza». © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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31/12/2019                                                                                                                   Pagina 4

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                                                                                                                             Lettori: 25.449
                                               Argomento: Sanità Campania

    «Così abbiamo salvato Noemi Vi racconto quella notte di
                           dolore»

 Gli angeli di Noemi sono le bambole e
 poi cinque medici che con lei parlano,
 sorridono e la incoraggiano. Sono i suoi
 eroi, la sua salvezza. Difficile ma non
 impossibile      capirlo         a      quattro          anni,
 naturale invece allargare le braccia e
 sorridere ogni volta che il «dottore» le
 dà il benvenuto nel suo studio dell'
 ospedale       Santobono.             Perché           Noemi
 adesso è una bambina sana e salva, ma i
 controlli cui deve sottoporsi sono ancora
 tanti. Presto una nuova operazione per
 stabilizzare      la       colonna             vertebrale.
 Massimo        Cardone,              primario              della
 Rianimazione         del      Santobono,              le     ha
 restituito il respiro, a lui deve la giovane
 vita.   La     seconda.          A      lui     chiede          il
 cioccolato, ogni volta che si vedono.
 Come fu dopo il risveglio. Noemi, chi non la conosce. La bimba che ha tenuto in
 apprensione l' Italia intera, colpita da un proiettile vagante mentre era in strada con
 la nonna, finita in coma all' ospedale con i polmoni e la colonna vertebrale perforati.
 Non ha troppe speranze, ma gli angeli in camice bianco la riportano in vita, le
 restituiscono il sorriso. Cinque ore in sala operatoria (con l' equipe composta da
 Massimo Cardone, i chirurghi Giovanni Gaglione e Vincenzo Tipo del Santobono,
 Guido Oppido del Monaldi e Carlo Tascini del Cotugno) in una notte di fine
 primavera, poi l' alba di un percorso lunghissimo in rianimazione. Con «papà»
 Massimo, un medico dai capelli bianchi e il viso buono. Papà a sua volta e anche
 nonno, che vive le tragedie quotidiane di piccoli degenti e che nel caso di Noemi ha

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avuto necessità di un sostegno psicologico. Dottore Cardone, perché? «Siamo umani,
non ci abituiamo ai drammi che viviamo ogni giorno, siamo partecipi delle tragedie
di centinaia e centinaia di famiglie. Per assistere i genitori di Noemi, dovevano
essere aiutati. Non è sempre facile trovare parole di incoraggiamento. Né è semplice
chiudere la porta dell' ospedale e tornare a casa come se nulla fosse. Tocca anche a
noi fare terapia, oltre i camici bianchi ci sono persone che ne vedono tante, ma che
non si abituano al dolore. I bambini sono pazienti speciali, Noemi è stata qui con noi
oltre un mese, era la figlia di tutti». È stato il primo medico a visitarla quella notte di
maggio? «Noemi era arrivata al pronto soccorso un pomeriggio di maggio: erano le
17.30, io non ero neanche in servizio. Ma a volte il destino ci mette del suo. Ero in
auto e ascoltavo la radio, sentii la notizia della sparatoria. C' era una bambina in fin
di vita. Mi precipitai in ospedale. La vidi immediatamente, era abbastanza vigile ma
con una grave dispnea. Incrociai lo sguardo dei genitori, difficile ora spiegare l'
espressione di terrore dei loro occhi. Fui colpito soprattutto dalla compostezza di
due ragazzi giovani che dal primo momento si affidarono a noi senza lasciarsi andare
a scene di disperazione. Senza fare domande a cui in quel momento nessuno
avrebbe potuto dare una risposta. "Salvatela", l' unica parola che ci ripetevano
mentre di volta in volta davamo gli esiti dei consulti a cui sottoponevamo Noemi. La
decisione di intervenire fu inevitabile. E alle 21 più o meno eravamo in sala
operatoria». Davanti all' ospedale c' era già il set allestito da operatori e giornalisti.
C' era una città intera che si era precipitata a pregare per Noemi. «Ecco a questo
siamo meno abituati, operiamo bambini che versano in situazioni drammatiche ma
non dobbiamo gestire un effetto mediatico di tali dimensioni. Noemi era già entrata
nelle case di tutti i napoletani, capivamo l' apprensione ma con la nostra equipe ci
isolammo dal contesto. In quei momenti terribili avevamo soltanto l' obiettivo di
mettere al sicuro la bambina, di evitarle le conseguenze di un pomeriggio assurdo».
L' intervento riuscì, ma forse il peggio doveva ancora arrivare? «Proprio così, il dopo
furono giorni lunghissimi di coma indotto. La veglia a quella piccola creatura, gli
esami cui la sottoponevamo con la speranza che i valori vitali si stabilizzassero. È
stata con noi in Rianimazione, in quelle settimane mi sono sentito papà per la quarta
volta (ho già tre figli) e soprattutto nonno del terzo nipote». Vi siete sentiti gli eroi di
Noemi? «No, questo mai. Siamo persone, medici che tutte le volte provano a salvare
vite umane. A volte ci riusciamo, a volte siamo lì a fronteggiare insuccessi o errori.
Oppure a rassegnarci rispetto a situazioni irreversibili. Ecco, Noemi era una bambina
come tante altre che sono in ospedale, con un seguito più ampio. Con centinaia di
persone qui davanti, per non dire delle migliaia che incollati alla tv aspettavano
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notizie su di lei al telegiornale. Un contesto per noi inedito, dal quale però dovevamo
essere isolati». Massimo Cardone ci ha accolto nel suo studio, distante un solo
corridoio dalla Rianimazione. Anche oggi ci sono bambini che rischiano la vita, anche
oggi genitori con i volti della disperazione che aspettano soltanto una buona notizia.
Lo squillo del cellulare interrompe la conversazione. «Neanche a farlo apposta», dice
il dottor Cardone mostrando il nome sulla schermata del telefonino. «Ciao Fabio,
come stai? Noemi, tutto bene?». È il papà della piccola, la conversazione dura
qualche minuto. «Siamo sempre in contatto - ci racconta - è in apprensione per un
ragazzino di 17 anni ricoverato al Cardarelli. È un loro parente e non sta bene. Ho
lavorato lì tanti anni, mi ha chiesto di seguirlo un po'». Siete una grande famiglia
adesso? «Noemi è entrata in ospedale, ma soprattutto in casa mia. In quel mese e
mezzo mia moglie, i miei figli e anche i miei nipotini mi chiedevano soltanto di lei. Ci
siamo tutti legati». In questo studio si sono alternate le istituzioni cittadine, è
arrivato il presidente della repubblica Mattarella. «Sì, siamo diventati famosi
(sorride, ndr). Era seduto proprio dove adesso c' è lei, uomo di una umanità
straordinaria. Restò a lungo, si informò di Noemi ma anche di tutti gli altri bambini
che erano ricoverati qui. Ci chiese del nostro lavoro, ci ringraziò. Se torno indietro
nel tempo, ricordo la commozione del presidente della Camera Roberto Fico, le
parole di incoraggiamento dell' onorevole Matteo Salvini, le visite continue del
presidente della Regione De Luca e la notte di veglia, quella dell' intervento, che
trascorremmo con il sindaco de Magistris e l' assessore Alessandra Clemente. Sono
scene che restano per sempre nel cuore, la politica era fuori dall' ospedale. Qui con
noi c' erano soltanto papà che aspettavano notizie di Noemi». Voi medici come
assoluti protagonisti di un film drammatico che ha avuto un lieto fine. «Purtroppo
tutto vero. Scene di vita che si ripetono spesso, senza l' enfasi che ha avuto il caso
Noemi ma assicuro con uguale partecipazione e dolore». Un po' ci si abitua? «No,
impossibile. I bambini lasciano, tutti, un segno molto forte. Quando non c' è il lieto
fine sono lutti da cui non è facile riprendersi». È domenica 29 dicembre, l' orario
delle visite sta per iniziare e in Rianimazione non si respira aria di Natale. Non si
sentono voci, la sala accoglienza per i genitori è calda e anche colorata ma le
famiglie sono in silenzio a darsi coraggio. Squilla ancora il cellulare del dottore
Cardone: «È mia moglie», dice. E poi: «Sì, arrivo tra un po'». Prima c' è il giro tra i
lettini di bambini intubati, prima bisogna dare un segnale di speranza ai familiari in
attesa. Prima deve chiamare al Cardarelli e informarsi sul cugino di Noemi. «Eroi?
No, genitori di tutti».

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31/12/2019                                                                                                                 Pagina 32

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                                                                                                                           Lettori: 107.296
                                           Argomento: Sanità Campania

          «Minori in comunità, negato il diritto alla salute»

 Una lettera al ministro della Salute,
 Roberto Speranza, e al presidente della
 Regione,     Vincenzo            De        Luca,          per
 denunciare il rischio che il diritto alla
 salute sia «totalmente» negato a chi è
 affidato alle comunità per minori o per
 adulti        con               problemi                     di
 tossicodipendenza. A segnalare il caso è
 il garante dei detenuti della Regione,
 Samuele Ciambriello, che sottolinea l'
 importanza di ripristinare l' esenzione
 del ticket in modo da assicurare un'
 assistenza    adeguata             ai      più       fragili.
 «Chiediamo        aiuto          perché             stiamo
 portando avanti una battaglia di civiltà e
 giustizia che, al momento, ci vede
 soccombere.         Stiamo              provando              a
 riaffermare il diritto alla salute pubblica
 gratuita per i minori dell' area penale
 che accogliamo nelle nostre comunità e che viene negato», avvisa Ciambriello
 assieme ai rappresentanti delle comunità, spiegando che si tratta di «una
 discriminazione ancora più forte, se si pensa che per i loro coetanei ristretti presso
 gli Istituti penali minorili questo diritto è invece garantito». Sono 70 i minori detenuti
 negli istituti di Nisida e Airola, 1.130 compresi i «giovani adulti», quelli presi in
 carico dagli Uffici del servizio sociale di Napoli di cui 387 per la prima volta. Questi i
 dati, aggiornati a novembre 2019, estrapolati dalla relazione regionale e diffusi ieri
 per rivendicare«più diritti per i minori in comunità», così «il diritto alla salute viene
 negato». Ciambriello sottolinea anche un dato: «Sono 7600 le persone detenute nell'
 area esterne e, nell' ultimo anno si sono verificati tre suicidi per persone sottoposte

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ad arresti domiciliari. Gli assistenti sociali per quest' area sono solamente 24». All'
incontro hanno partecipato Vincenzo Morgera, responsabile comunità Jonathan, Luigi
Isaia, responsabile comunità il Germoglio e il sacerdote Jhonny Morelli, della
comunità di padre Arturo in Marigliano.

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31/12/2019                                                                                                                    Pagina 35
                               Il Mattino (ed. Circondario Sud)
                                                                                                                              EAV: € 4.251
                                                                                                                              Lettori: 107.296
                                              Argomento: Sanità Campania

     Capri, in arrivo l' elicottero garantiti i soccorsi notturni

 L' EMERGENZA Ettore Mautone Almeno
 fino a quando la Piazzola Damecuta di
 Anacapri non sarà dotata di un efficiente
 sistema     di      illuminazione              (che        oggi
 impedisce i collegamenti notturni con la
 terraferma) l' elicottero dell' Alidaunia -
 che la Regione ha ingaggiato dal 24
 dicembre, in sosta all' ospedale del
 Mare, abilitato a voli in ogni tipo di
 situazione meteo e con ogni tipo di
 illuminazione - continuerà a funzionare.
 È   quanto       deciso        ieri,      al     tavolo         di
 confronto permanente sui bisogni di
 salute all' isola di Capri, convocato per la
 prima volta a Napoli dal manager della
 Asl Napoli 1 Ciro Verdoliva. Obiettivo,
 tracciare il punto sull' attuale stato di
 efficienza dell' impianto di illuminazione
 e   sui   lavori       di     adeguamento                 della
 piazzola Damecuta. Al confronto sono intervenuti i sindaci Marino Lembo (Capri) e
 Alessandro Scoppa (Anacapri), Bruno D' Orazi (delegato alla Sanità per il Comune di
 Capri) e il maggiore dell' Aeronautica militare Antonio Auletta. I LAVORI I lavori ad
 Anacapri dovrebbero avere inizio entro febbraio e durare circa un mese. Durante i
 lavori la piazzola sarà comunque utilizzabile. Il maggiore Antonio Auletta a margine
 della riunione ha tenuto comunque a precisare che l' area di atterraggio di Anacapri
 non è classificata come elisuperficie, in quanto priva dei requisiti. È una semplice
 piazzola utilizzata per atterraggi a uso militare, resa disponibile anche su indicazione
 dell' Enac per soccorsi del 118 ma con responsabilità a carico del pilota anche
 laddove l' impianto di illuminazione sia funzionante. Per cui l' uso di elicotteri adatti

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al volo in ogni condizione meteo è necessario almeno fino all' adeguamento della
piazzola. Nella ricostruzione della cronologia dei fatti avvenuti nell' ultimo mese l'
Aeronautica militare inviò una prima mail alla centrale del 118 il 13 dicembre scorso
alle 17,21 segnalando che le luci della piazzola di Capri sono inefficienti. Ma l'
indirizzo di posta elettronica era errato e la comunicazione giunse solo alle 12,40 del
15 dicembre. Alle 22,24 del 17 dicembre scattò un codice rosso al Capilupi di Capri.
Data l' inoperatività della piazzola fu allertata la prefettura. L' uso di un elicottero
militare di stanza a Pratica di mare prevedeva tempi lunghi. Scattò l' allerta dell'
idroambulanza mentre le luci della piazzola di Capri, sebbene insufficienti, furono
temporaneamente accese. L' elicottero del 118 partì dal Cardarelli alle 23,29, il
soccorso si concluse alle 12,25 del 18. La paziente fu trasportata al Cardarelli e poi
al Loreto dove purtroppo morì alle 3,55. In seguito alla tragedia, il 23 dicembre l'
Aeronautica militare ha confermato l' inefficienza delle luci ad Anacapri. La Regione
ha quindi delegato la Asl a reperire un elicottero idoneo al volo in ogni condizione,
decisione sfociata nell' utilizzo dell' elicottero dell' Alidaunia. © RIPRODUZIONE
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31/12/2019                                                                                                                      Pagina 8

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                                                                                                                                Lettori: 25.449
                                                Argomento: Sanità Campania

             Ciaramella (Pd) «Sanità pubblica da potenziare»

 «grazie     all'      uscita        dal      commissaria-
 mento       della          sanità         finalmente               ci
 buttiamo alle spalle la trimestralitá e i
 tetti di spesa e i cittadini non dovranno
 subire gli ignobili stop, come se le
 malattie aspettassero la burocrazia! Ora
 separazione dei budget di lettera R e
 rafforzamento del servizio pubblico con
 un privato che sia supporto e non
 competitor».           È      quanto           afferma             la
 consigliera        regionale            del       Pd       Maria
 Antonietta Ciaramella dopo l' annuncio
 del governatore Vincenzo De Luca che d'
 ora in poi si lavorerà per l' abolizione dei
 tetti di spesa in sanità e quindi per
 scongiurare il blocco delle prestazioni
 gratuite dei centri convenzionati ogni tre
 mesi per sforamento della spesa. La
 giunta regionale ieri ha anche dato via libera all' Accordo con la Valle d' Aosta per l'
 uso gratuito, da parte della Valle d' Aosta, del sistema informativo Gisa (Gestione
 integrata Servizi e Attività) finalizzato a fornire gli strumenti informatici per le
 attività di controllo in materia di sicurezza alimentare e sanità pubblica veterinaria.
 Infine ha destinato i fondi per la videosorveglianza a Ponticelli, Barra, San Giovanni a
 Teduccio.

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31/12/2019                                                                                                                   Pagina 28

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                                             Argomento: Sanità Campania

      Il cancro non le ha sconfitte ora insieme sono più forti

 LE STORIE Marilù Musto «Una dottoressa
 mi disse: signora, nonostante le cure, lei
 non risolverà il problema. Era un medico
 di   un     istituto    nazionale            dei      tumori
 campano e io mi sentii morire ancor
 prima delle chemioterapie». Seduta sul
 divano rosa della Pro Loco di Capua,
 Placida racconta la sua malattia feroce,
 ma anche la vittoria inattesa. Il cancro al
 seno è come una corda che unisce le
 storie delle donne alla città di Capua, la
 Regina del Volturno con il maggior
 numero di diagnosi di casi di cancro alla
 mammella        in     tutta       la     provincia            di
 Caserta. Ed è un filo che intreccia le
 esperienze in una sola fune e crea un
 sogno, un' associazione: «Donne come
 noi». Dal 2016 in poi il sodalizio si
 occupa di reperire fondi per la ricerca e
 la prevenzione dei tumori del seno. Il suo operato mira a sostenere la
 #SusanGKomen Italia. Solo nell' ultimo anno sono state eseguite 225 prestazioni
 mediche a Capua e sono stati scoperti due tumori grazie alla carovana della
 prevenzione. I fondi? Le donne di Capua hanno smosso mari e monti e in tre anni di
 attività sono stati accolti 74mila euro (60mila donati a Komen e il resto utilizzato per
 eventi sul territorio legati alla prevenzione). L' ESPERIENZA Ed è a questo punto, nel
 2016, che la storia di Donne come noi coinvolge anche Placida, vitale esempio di
 come la rinascita è possibile se si guarda la morte da vicino. Avvolta nel suo
 corpetto di paillettes rosa, Placida è una delle tante stelle della galassia di Donne
 come noi. Anche perché lei rappresenta l' eccezione che conferma la regola: «Il mio

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tumore non è ereditario. Il cancro al seno viene, di solito, collegato alla
predisposizione familiare, per me non è stato così». Fattori ambientali potrebbero
aver contribuito a creare quel nodulo combattuto da Placida. Guardando a ritroso,
stando ai dati lavorati e validati dall' Aiurtum (l' Associazione nazionale di
certificazione) - che portano l' asticella del rilevamento, dal precedente triennio
2008-2010, al 2013 - tra le donne si osserva un eccesso del tasso di incidenza del
cancro nel distretto 22 di Capua, ascrivibile prevalentemente ai tumori della
mammella e dell' utero. La mappatura della provincia parla chiaro. Marcianise e
Casal di Principe per gli uomini, Capua per le donne: sono questi i distretti sanitari in
cui si registrano picchi statisticamente significativi di tumori rispetto alla media
provinciale. E sono queste le principali conclusioni cui è giunto il report relativo all'
aggiornamento dei dati del registro tumori della provincia di Caserta. Certo, dal
2013 in poi qualcosa è cambiato. LA SPERANZA E allora, come fare per fronteggiare
l' impennata di casi di tumori? «La prevenzione è l' unica arma», tuona Gabriella
Fierro, la presidente di Donne come noi. Il dato che emerge è, però, un altro: per una
diagnosi svolta al Sud ci sono poi centinaia di donne che scelgono il nord Italia per
curarsi. Placida ha optato per Milano: «C' è questa mentalità che quando c' è di
mezzo il cancro bisogna girare per trovare il centro migliore. Ma la diagnosi è stata
fatta qui, al Sud, a Capua e la chemioterapia l' ho fatta al policlinico a Napoli».
Placida spiega di essere sprofondata nelle sabbie mobili della malattia e di essere
risalita a galla con forza. L' AUTOPALPAZIONE Storia diversa per Ines che ha scoperto
a 40 anni di avere il tumore: «Ero al telefono con mia sorella e iniziai l'
autopalpazione, tastai qualcosa che non mi apparteneva - spiega - così, il giorno
dopo andai in ospedale. Da allora la mia vita è cambiata». Era il 2004. Ines, da 15
anni, ormai, si sottopone a controlli periodici. C' è, invece, chi si è accorta per caso
della malattia. Michela è la componente del club che ha una diagnosi recente:
«Arrivai in ospedale per accompagnare mio padre in rianimazione - racconta -
dovevo aspettare ore davanti alla sua stanza prima di poter entrare nel reparto,
eravamo al Capua Center. All' improvviso, mio marito mi prese sotto braccio e mi
disse: siamo qui, approfittiamo per fare una visita. Era il 2 febbraio del 2016, lo
ricordo come se fosse ieri. Il medico mi fece una mammografia e il risultato fu come
una doccia fredda. Avevo un tumore al seno sinistro». Il padre di Michela, dopo
qualche giorno, morì. E lei cominciò il ciclo di trattamenti. Una vita per una vita. La
peggiore paura che una persona può avere è quella della morte, perché durante la
vita bisogna dissimulala. Ma quando la morte bussa c' è la possibilità di cacciarla
via. «Basta fare controlli, senza paura», continua Gabriella Fierro. «Dal settembre
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del 2012, periodo in cui ho scoperto di avere il cancro, mi sono dedicata anima e
corpo nella diffusione di un messaggio chiaro: io ho evitato la chemioterapia, la mia
diagnosi è stata fatta in tempo. Basta una semplice mammografia, le donne non
devono temere di eseguire l' esame. Noi dobbiamo far paura al cancro, non il
contrario». Dal 2016 in poi, l' associazione è stata come un tamburo battente: dagli
spettacoli teatrali alle maratone ginniche, Capua è stata colorata di rosa ogni volta
che si parlava di Donne come noi. Questo ha permesso che le storie di Mena,
Lucrezia, Graziella, Enza, Giuliana, Bianca, Antonella, Michela, Daniela e Anna non
fossero isolate, ma stimolo di speranza per chi combatte contro il cancro. «Un
ulteriore traguardo è stato rappresentato dall' apertura di una sede a Riardo, con
presidente Michela Di Fusco - spiega Gabriella - inoltre, abbiamo ricevuto da Komen
Italia cinquemila euro per sostenere il progetto Siamo, ideato Graziella Di Rauso,
direttrice di una scuola di danza. Il progetto si divide in due laboratori, uno di
conoscenza, dedicato alle donne che vogliono fare prevenzione e l' altro incentrato
sulle persone che si sono ammalate e prevede incontri di danza-terapia e
psicoterapia». E così, i volti delle donne della provincia di Caserta non sono i freddi
numeri delle statistiche, oltre 500 casi all' anno, ma i volti di Ines, Michela, Gabriella,
Lucrezia e di tutte le altre che hanno vinto la battaglia per la vita. © RIPRODUZIONE
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31/12/2019                                                                                                                     Pagina 32

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                                                                                                                               Lettori: 107.296
                                               Argomento: Sanità Campania

    Ortopedia, taglio posti letto e Pronto soccorso part time

 SOLOFRA Antonello Plati Piano Landolfi:
 taglio dei posti letto e stop al Pronto
 soccorso      notturno.              Si      chiude           nel
 peggiore dei modi l' anno per il reparto
 di Ortopedia dell' ospedale «Landolfi» di
 Solofra per il quale è stato varato il
 ridimensionamento dell' attività 2 posti
 letto in meno e chiusura dalle 20 alle 8 -
 che da un lato allarma la popolazione e
 dall'     altro       potrebbe             congestionare
 ulteriormente l' Emergenza della città
 ospedaliera con sempre più pazienti
 dirottati da Solofra ad Avellino. E sui
 social    network             esplode        la     protesta:
 «Vogliono chiudere prima il reparto poi l'
 ospedale»,        è      il    timore         diffuso          dei
 solofrani. Il provvedimento, un fulmine a
 ciel     sereno       dopo          l'     annuncio,             la
 settimana         scorsa,        del      concorso            per
 assumere quattro ortopedici, è stato varato ieri pomeriggio dal direttore dell'
 Azienda ospedaliera «Moscati» Renato Pizzuti che parla di «nuove misure
 organizzative per mantenere adeguati livelli di assistenza sia in Pronto soccorso sia
 in Ortopedia», informando pure di «un' intesa raggiunta con l' Asl di Avellino per
 rafforzare l' organico in Pronto soccorso con l' inserimento nei turni di emergenza di
 personale medico del 118 dipendente dall' ente di via Degli Imbimbo». Quindi sul
 riassetto dell' Unità operativa di Ortopedia e Traumatologia, in attesa dell'
 espletamento del concorso per l' assunzione di quattro dirigenti medici, il
 management del «Moscati» sottolinea la necessità di «rivedere temporaneamente l'
 organizzazione del presidio Landolfi di Solofra per continuare a garantire la regolare

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erogazione di tutte le prestazioni e superare così le difficoltà contingenti». Nel
dettaglio, la riorganizzazione prevede che i dirigenti medici continuino a svolgere
attività di Pronto soccorso ortopedico soltanto nelle 12 ore diurne; dalle 20 alle 8,
invece, le ambulanze della centrale operativa del 118 trasporteranno i pazienti
traumatizzati alla città ospedaliera. Programmata anche una rimodulazione dei posti
letto, con il taglio di 2 posti trasferiti dal «Landolfi» ad Avellino: in questo modo, l'
Ortopedia di Solofra avrà una disponibilità ridotta da 12 a 10 posti letto. «Un numero
più sostenibile per i dirigenti medici attualmente in servizio», fanno sapere dall'
Azienda». Mentre Avellino passa da 18 a 20 posti letto. La misura così predisposta
dovrebbe consentire, nelle intenzioni di Pizzuti, non solo di mantenere al «Landolfi»
le due sedute operatorie settimanali per gli interventi in elezione, ma anche di poter
assicurare la presenza domenicale di un dirigente ortopedico nel reparto, finora
sguarnito di specialisti nei giorni festivi proprio per l' impossibilità di coprire tutti i
turni settimanali. «Le nuove disposizioni spiega il direttore generale mirano a
mantenere attivi tutti i servizi erogati al Landolfi, in primo luogo quelli necessari a
garantire un' adeguata assistenza in Pronto soccorso. Come infatti ho già avuto
modo di sottolineare, il Pronto soccorso del plesso solofrano non si tocca. Ma finché
non saranno rese disponibili le necessarie risorse umane ed economiche, non si può
fare a meno di rimodulare l' assetto organizzativo per assicurare il mantenimento
dell' offerta assistenziale a tutta l' utenza, sia del capoluogo che della Valle dell'
Irno». Su Facebook è nato anche un gruppo dedicato, «Ortopedia non si tocca». Tra i
commenti, quello molto dettagliato di un addetto ai lavori: «Allora ragiona un
soccorritore della Croce rossa - i traumi di notte non devono arrivare al Pronto
soccorso di Solofra ma intasare il Pronto soccorso di Avellino. Le ambulanze del 118
saranno ancora più bloccate». Un altro utente «questa è un altra presa per i
fondelli». E c' è chi ricorda: «Nei decenni Ortopedia e Ginecologia, nonché il reparto
neonatale, hanno rappresentato il volano di questo nosocomio. Depotenziare anche
Ortopedia è un segnale dell' intenzione di chiudere il plesso». © RIPRODUZIONE
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31/12/2019                                                                                                                      Pagina 14

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                                                                                                                                Lettori: 29.750
                                                 Argomento: Sanità Campania

                   Ospedale, personale all' osso a Ematologia

 AVERSA         (ren.cas.)                All'        ospedale
 "Moscati" si segnalano i problemi di
 personale di Ematologia, unico reparto di
 questo tipo nell' intera Asl di Caserta. L'
 esponente della Cisl Orazio Del Prete fa
 notare       che           mancano               soprattutto
 infermieri: se per i medici l' organico è
 ristretto, ma si riesce comunque a far
 fronte      alle        esigenze,               la     carenza
 infermieristica è un problema grave. A
 breve un' unità andrà in pensione e in
 totale ci sono 12 persone che devono
 occuparsi dei pazienti in degenza, day
 hospital (una ventina di ricoveri al
 giorno)       e         ambulatorio.                 Dovendo
 assicurare ferie e malattie, l' orga nico
 non basta e questo, nota Del Prete, "va a
 discapito dell' assistenza". Basti pensare che all' Ematologia del Moscati non fanno
 riferimento soltanto i pazienti dell' intera Asl casertana, ma anche molti altri che
 appartengono ad aziende sanitarie del Napoletano. Insomma, il reparto (come
 avviene del resto anche per il pronto soccorso) finisce per essere il punto di
 riferimento di un' area molto vasta e popolata, con un afflusso consistente di
 pazienti che mette in evidenza la scarsità di organico degli operatori sanitari.

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31/12/2019                                                                                                                 Pagina 5

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                                                                                                                           Lettori: 25.449
                                           Argomento: Sanità Campania

      Un medico simbolo che fa il suo dovere E la città migliore
               finalmente vince su quella peggiore

 Rianimazione. Che bella parola. Che
 parola tremenda. Evoca il potere del
 medico di aprire e chiudere la porta che
 divide il mondo dei vivi da quello dei
 morti. E che responsabilità: decidere
 dove è il confine tra il moralmente lecito
 e    l'accanimento         terapeutico,             tra       il
 giuramento di Ippocrate e l'abuso della
 tecnica.Diciamo la verità: la palma di
 napoletano dell' anno un medico se la
 sarebbe meritata comunque. Sono loro
 che curano, salvano, guariscono una
 città perennemente «ferita a morte»;
 con senso del dovere, tanta fatica e orari
 lunghi, nonostante ospedali fatiscenti e
 una società che troppo spesso disprezza
 la    vita,   o       che         deve           metterla
 costantemente in gioco per quattro soldi.
 E, nonostante questo, mentre presidiano le strutture che si occupano della nostra
 salute, sono vittime di aggressioni come in nessuna altra città italiana. Non sono
 certo tutti santi, ma non c' è dubbio che tra di loro ci sono dei veri e propri eroi civili.
 Certamente lo è Massimo Cardone. Un venerdì di molti mesi fa, il 3 di maggio, era in
 auto quando apprese del ricovero della piccola Noemi, la bimba di quattro anni ferita
 da un proiettile vagante mentre era con la nonna nei pressi di Piazza Nazionale, nell'
 ospedale per bambini di cui è primario di rianimazione, il Santobono. Trapassato un
 polmone, il «corpo estraneo» si era fermato nell' altro, sfiorando la colonna
 vertebrale, e andava estratto. Il professor Cardone fece ciò che la sua professione gli
 impone: tornò in ospedale e non mollò più quella bambina per quasi venti giorni, fino

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