Media Monitoring per 02-01-2020 - Rassegna stampa del 31-12-2019 - Ruggi
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AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona ................................................................................ 1 31/12/2019 - LA CITTÀ DI SALERNO Una piazza in città per Teodora Lentini C'è l'ok del sindaco ................................................... 1 Sanità Salerno e provincia .............................................................................................................. 3 31/12/2019 - IL MATTINO (ED. SALERNO) Botti killer, campagna choc dell' Asl ...................................................................................... 3 31/12/2019 - CRONACHE DI SALERNO Nasce l' osservatorio oncologico per migliorare la qualità della vita ..................................... 5 31/12/2019 - IL MATTINO (ED. SALERNO) Salvano la madre, il bimbo non ce la fa .................................................................................. 7 Sanità Campania ............................................................................................................................... 9 31/12/2019 - IL MATTINO (ED. BENEVENTO) Asl, arrivano 110 rinforzi: ecco i bandi per infermieri, oss, radiologi e autisti ....................... 9 31/12/2019 - IL MATTINO Asl, conti contestati 13 milioni in bilico ............................................................................... 11 31/12/2019 - CORRIERE DEL MEZZOGIORNO «Così abbiamo salvato Noemi Vi racconto quella notte di dolore» ....................................... 13 31/12/2019 - IL MATTINO «Minori in comunità, negato il diritto alla salute» ................................................................ 16 31/12/2019 - IL MATTINO (ED. CIRCONDARIO SUD) Capri, in arrivo l' elicottero garantiti i soccorsi notturni ...................................................... 18 31/12/2019 - CORRIERE DEL MEZZOGIORNO Ciaramella (Pd) «Sanità pubblica da potenziare» ................................................................. 20 31/12/2019 - IL MATTINO (ED. CASERTA) Il cancro non le ha sconfitte ora insieme sono più forti ....................................................... 21 31/12/2019 - IL MATTINO (ED. AVELLINO) Ortopedia, taglio posti letto e Pronto soccorso part time .................................................... 24 31/12/2019 - CRONACHE DI CASERTA Ospedale, personale all' osso a Ematologia ......................................................................... 26 31/12/2019 - CORRIERE DEL MEZZOGIORNO Un medico simbolo che fa il suo dovere E la città migliore finalmente vince su quella peggiore .............................................................................................................................................. 27 Sanità nazionale ............................................................................................................................. 29 31/12/2019 - IL SOLE 24 ORE Gli stipendi tornano a salire Famiglie, una su tre è single ................................................... 29 31/12/2019 - CORRIERE DELLA SERA Influenza, l' allarme contro il fai da te ................................................................................. 31 31/12/2019 - LA STAMPA Rigenerare organi e riparare neuroni: l'approccio diventa olistico ...................................... 33 31/12/2019 - IL SOLE 24 ORE Scienze della vita, ruolo cruciale per le startup del biopharma ........................................... 35 31/12/2019 - IL FATTO QUOTIDIANO Taranto, mancano i pediatri per i bimbi malati di tumore .................................................... 38 31/12/2019 - IL GIORNALE Tre anni di cella allo scienziato che giocò col Dna di due gemelle ....................................... 41
31/12/2019 Pagina 14 La Città di Salerno Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona Una piazza in città per Teodora Lentini C'è l'ok del sindaco Giuseppe Ferrara Potrebbe finire all'attenzione della Commissione Toponomastica la richiesta degli eredi di Teodora Lentini, detta Tina di intitolare alla nota cantante lirica e benefattrice una piazza o una struttura della città metelliana. È quanto fatto sapere da Palazzo di Città dopo la scoperta dell'ormai nota 'cassetta n. 30' colma di preziosi che la donna, prima di morire, destinò all'ospedale 'Santa Maria Incoronata dell'Olmo'. L'ipotesi è all'attenzione del sindaco Vincenzo Servalli ora che come trapelato dai vertici dell'azienda ospedaliera 'San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona' il tesoro sarà battuto all'asta per recuperare i fondi necessari all'acquisto di attrezzature e strumentazioni sanitarie per il presidio ospedaliero cavese. Scongiurato, dunque, il pericolo che la memoria della famiglia Lentini-Coppola possa finire nell'oblio. Già da tempo, infatti, si sta attuando un lavoro di riscoperta e rivalorizzazione dell'importanza di quei nomi per la città metelliana nonostante in passato alcune scelte amministrative abbiano lasciato intendere ben altro. Di fatti una piazza intitolata alla famiglia Lentini in città già c'era: proprio a ridosso dell'attuale Chalet Lentini e in luogo dell'omonimo palazzo che, pesantemente danneggiato dal terremoto del 1980, venne abbattuto qualche anno dopo per fare spazio a un'ampia piazza, appunto. Nel gennaio del 2008, però, l'allora sindaco Luigi Gravagnuolo decise per un cambio di denominazione. Così da allora piazza Lentini (il cui nome resta vivo e utilizzato tra i cavesi ancora oggi nonostante la modifica) è stata ribattezzata piazza Mario Amabile, in memoria di un imprenditore cavese noto Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
per la grande umanità, Cavaliere di Grazia Magistrale del Sovrano Ordine Militare di Malta e Grande Ufficiale al Merito della Repubblica e che contribuì al restauro della chiesa della Madonna dell'Olmo, del santuario della Madonna dell'Avvocata e donò il portone di bronzo che introduce alla cattedrale dell'Abbazia Benedettina. Ma, come si diceva, la memoria e il nome della famiglia Lentini è rimasta impressa nella mente dei cavesi e le azioni portate avanti negli anni successivi lo dimostrano. Nel 2012, lo chalet Lentini (allora adibito a quartier generale del Distretto Sanitario dell'Asl Salerno 1 che finanziò i lavori) venne restaurato così da riacquisire i colori originali, il rosa ed il grigio, tipici dello stile liberty dell'edificio storico. In quell'occasione furono rifatti anche i merli che lo circondano e il muro che costeggia il marciapiede di via Guerritore. Successivamente vennero potate le alberature così da rendere visibile la magnificenza della struttura a quanti accedevano al borgo porticato. Non è escluso, dunque, che la possibilità di individuare un luogo da intitolare alla memoria della benefattrice Tina Lentini possa essere valutata, e le conferme che arrivano da Palazzo di Città lasciano presumere che la cosa possa avvenire anche in tempi non troppo lontani. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
31/12/2019 Pagina 27 Il Mattino (ed. Salerno) EAV: € 5.324 Lettori: 107.296 Argomento: Sanità Salerno e provincia Botti killer, campagna choc dell' Asl Sabino Russo «Se stai pensando a cosa tenere e cosa buttare del 2019, tieni le mani, non usare i botti illegali». Una foto, a volte, vale più di mille parole. Per questo motivo l' Asl ha scelto di non girarci troppo attorno, mettendo in campo una forte iniziativa di sensibilizzazione sugli effetti legati all' uso dei fuochi pirotecnici pericolosi e mostrando il classico conto alla rovescia di fine anno con l' immagine di tre mani devastate dallo scoppio dei petardi. Un quadro nudo e crudo della situazione che si ripete ogni inizio anno, perché non si tratta semplicemente di un malcostume, ma di un pericolo che interessa non solo chi ancora utilizza materiale pirotecnico pericoloso, ma molto spesso anche chi sta vicino e ignari ragazzini che raccolgono botti inesplosi in strada. L' INIZIATIVA L' iniziativa rientra nelle azioni di comunicazione messe in campo dall' Asl Salerno per informare i cittadini alla prevenzione ed invitarli all' adozione di corretti stili di vita. «La scelta dell' immagine è dovuta al fatto che sul tema non si può indugiare e il messaggio non può essere edulcorato: i botti provocano danni seri e spesso per tutta la vita - spiega la struttura comunicazione dell' Asl - Da ricordare che gli scoppi hanno effetti traumatici anche sugli animali, che col rumore sono presi dal panico. In tale ambito va anche ricordata la campagna di comunicazione Porta con te la Festa, lascia a piedi l' Alcol, realizzata per sostenere e promuovere l' applicazione del divieto della vendita e somministrazione delle bevande alcoliche ai minori di 18 anni». Il bilancio Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
dello scorso anno conta otto persone ferite in provincia di Salerno a causa dell' utilizzo di botti durante la notte di Capodanno. Non si registrarono incidenti nella città capoluogo, mentre il numero maggiore di feriti si verificò a Cava de' Tirreni, dove quattro persone dovettero far ricorso alle cure ospedaliere. Un 35enne perse una mano e riportò gravi danni all' occhio destro. L' uomo, dopo esser stato soccorso al Santa Maria Incoronata dell' Olmo, fu trasferito al Pellegrini di Napoli. Un 24enne, invece, subì una frattura ossea all' orbita sinistra e una contusione polmonare. Altre due persone riportarono lievi bruciature ed escoriazioni con una prognosi giudicata guaribile tra i 10 e 15 giorni. A Battipaglia, invece, ad avere la peggio furono due giovanissimi di 19 e 17 anni, entrambi stranieri. Il primo, di nazionalità romena, raccolse un petardo inesploso e fu trasportato all' ospedale Santa Maria della Speranza per le lesioni riportate al volto e a una mano, che resero necessario l' amputazione di un dito dell' arto superiore destro. Il minore, invece, riportò lievi ferite a un braccio. Altre due persone, infine, furono medicate presso l' ospedale di Mercato San Severino per bruciature e lievi escoriazioni causate dallo scoppio di petardi. I CONSIGLI In caso di ustione va subito gettata acqua fredda sopra la parte bruciata o comunque surriscaldata. Quando si trovano fuochi d' artificio che funzionano male e perciò non bruciano non si deve mai cercare di riaccenderli, ma vanno bagnati prima di essere gettati nell' immondizia. Non cercare di accendere i fuochi trovati per terra. Non provare a recuperare polvere da sparo dai fuochi non esplosi e non provare a costruire fuochi d' artificio artigianali: la pressione esercitata potrebbe determinare l' esplosione immediata con conseguenze anche gravi. Il fragore di petardi, fuochi d' artificio e botti, poi, scatena negli animali una naturale reazione di spavento che li porta frequentemente a perdere l' orientamento, esponendoli così al rischio di smarrimento o investimento. Bisogna togliere di torno tutti quegli oggetti che potrebbero provocare ferite nel caso gli animali ci finissero contro. Evitare di lasciarli all' aperto: la paura fa compiere loro gesti imprevedibili, il primo è la fuga. Non tenerli legati alla catena, perché potrebbero strangolarsi. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
31/12/2019 Pagina 18 EAV: € 1.151 Lettori: 29.750 Argomento: Sanità Salerno e provincia Nasce l' osservatorio oncologico per migliorare la qualità della vita BATTIPAGLIA Lo sostiene il professor Del Vecchio che in sintonia con l' Asl ha dato il via all' iniziativa Una finestra in più sulla salute di ognuno di noi. "Migliorare la qualità della vita nella propria città, è per me una missione". A sostenerlo è il professor Luigi Del Vecchio che, coadiuvato dal dirigente dell' Asl Salerno Antonio Trimarco, ha dato vita ad un osservatorio oncologico permanente, al fine di contribuire al miglioramento della qualità della vita sul territorio battipagliese. L' istituzione dell' organismo, secondo le affermazioni del prof essor Del Vecchio, colma un vuoto nella società anche alla luce dei continui bisogni delle persone, in considerazione dell' aumento vertiginoso delle neoplasie. «Un importante progetto per la città di Battipaglia, -ha sottolineato Luigi Del Vecchio -, avvalendosi di un team di esperti nei vari settori, a partire da quello psicologico,, sociologico, assistenti sociali, ma in primis quellomedico, supportato dal Csmg, cooperativa medici sociali generici, con l' ausilio del dottor Carlo Crudele in virtù della preziosa opera di studi effettuata proprio sulle neoplasie legate al territorio di Batti paglia e dintorni». Hanno aderito a questa iniziativa di Del Vecchio e Tri marco, una dozzina di associazioni, quali la Esperanto, Il Quartiere, Adi, Civites e Civitas, Terra Madre, Comitato Civico Ambientale, Comunità storia e futuro, Gente del mondo in Italia, Amici dell' ambiente, Associazione donne del Mondo, Andos (Bellizzi) e Sospasi talia. In un primo incontro svoltosiil 24 dicembre, ha tenuto banco con la sua alta Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
professionalità, Francesco La Rocca primario della divisione di Chirurgia Generale dell' Ospedale di Battipaglia, che ha illustrato le innumerevoli problematiche del tumore del colon e del retto, illustrando lo screening per tale patologia. Dal 1 gennaio 2020 lo screening sarà del tutto gratuito, nel mentre si profilano visite e controlli per oltre 22.000 persone, tutte del territorio. Uomini e donne comprese in età tra i 50 ed i 75 anni potranno dunque usufruire di detto controllo, per monitorare il proprio stato di salute. L' osservatorio oncologico, ammonisce i cittadini tutti, al fine di un monitoraggio minuzioso sulle acque, terre, aria presenti, come ovvio, sul nostro territorio, ma leggermente alterate nella loro composizione in seguito al presunto rischio ambientale. «La missione è partita - concludono Del Vecchio ed il dirigente Asl Antonio Tri marco - fornendo alla popolazione ed agli interessati, la ubicazione dell' osservatorio oncologico che è possibile contattare tutti i giorni presso la sede di via Olevano 154, oppure al n 3395921575. Una finestra in più sulla salute di ognuno. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
31/12/2019 Pagina 31 Il Mattino (ed. Salerno) EAV: € 3.580 Lettori: 107.296 Argomento: Sanità Salerno e provincia Salvano la madre, il bimbo non ce la fa POLLA POLLA Pasquale Sorrentino Ancora una volta la prossimità del punto nascita si dimostra essenziale per salvare una vita. Si tratta dell' ennesimo episodio in uno dei punti nascita che sarebbero dovuti essere soppressi. In passato è accaduto all' ospedale di Sapri ora in quello di Polla. Una donna in attesa di un bambino ha rischiato di perdere la vita nel Vallo di Diano ma è stata salvata dall' intervento in extremis dello staff guidato dal primario Francesco De Laurentiis del reparto di ginecologia e ostetricia. L' episodio, avvenuto nella mattina di Natale, è emerso solo in queste ore. La giovane ragazza residente a Teggiano è giunta al Luigi Curto di Polla con distacco di placenta, emorragia massiva e 7 di emoglobina, quindi in pericolo di vita. I SOCCORSI Essenziali i tempi repentini per l' intervento, che l' hanno salvata. Purtroppo per il bimbo non c' è stato nulla da fare: è deceduto a Battipaglia, già soggetto a una patologia, il suo destino stando a quanto rivelato dall' equipe era segnato. La giovane mamma è stata salvata e poi trasferita in un altro ospedale. A distanza di pochi giorni, il suo quadro clinico è migliorato. Non si tratta di un caso isolato. Nel 2019 sono state quattro o cinque le donne che hanno avuto lo stesso problema, salvate grazie alla prossimità del reparto pollese che copre il Vallo di Diano e i territori limitrofi. «Con il distacco di placenta - ha dichiarato il primario De Laurentiis (nella foto) - è alto il rischio di decesso. Quest' anno sono state diverse le donne salvate nel nostro reparto e questo dimostra Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
quanto sia essenziale la presenza nel territorio». E non solo. Occorrerebbero, infatti, anche dei rinforzi nel personale medico, poichè per diverse ragioni le unità mediche sono diminuite rispetto allo scorso anno. Come buona notizia il rinnovo di contratti a tempo determinato per due ostetriche che in questo periodo hanno dato ulteriore qualità al reparto (Pugliese e Medici). Il tutto mentre la quota trecento è stata superata, pur se ben lontana dal limite imposto dalla legge, senza problemi di sorta. La sicurezza, lo dimostra anche l' aver salvato la donna originaria di Teggiano, è una delle qualità più importanti del reparto che con quello di Pediatria (anch' esso in perenne affanno per mancanza di medici) rappresenta un' eccellenza del Luigi Curto. Due reparti che, ancora precari intendono chiedono al 2020 - laddove fosse possibile - un rafforzamento nel personale e certezze per il futuro. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
31/12/2019 Pagina 28 Il Mattino (ed. Benevento) EAV: € 3.625 Lettori: 107.296 Argomento: Sanità Campania Asl, arrivano 110 rinforzi: ecco i bandi per infermieri, oss, radiologi e autisti LA SANITÀ LA SANITÀ Luella De Ciampis Nell' ambito della riorganizzazione sanitaria territoriale, l' Asl ha previsto 110 nuove assunzioni. Pubblicati i bandi di concorso per 50 infermieri professionali, 50 operatori sociosanitari (Oss), 5 tecnici di radiologia e 5 autisti. Il reclutamento del personale infermieristico e di quello di supporto agli infermieri servirà a risolvere la carenza di organico da tempo lamentata all' interno delle strutture distrettuali e territoriali già esistenti, ma anche in quelle di prossima attivazione. Non avere a disposizione un numero sufficiente di unità infermieristiche ha risvolti negativi sulle attività quotidiane degli ambulatori e dei servizi di emergenza, che funzionano grazie alla disponibilità del personale. La scelta di incrementare il numero dei tecnici di radiologia è mirata soprattutto a potenziare la campagna degli screening oncologici nel Sannio. Un' attività su cui puntare, per favorire la prevenzione dei tumori che rappresentano un' insidia maggiore per alcune fasce di popolazione, per fasce d' età, per familiarità e per sesso. Si parla di screening per le neoplasie del colon retto, della mammella e della cervice uterina, che se scoperti quando ancora al primo stadio, sono destinati a una remissione totale e a essere oggetto di cure meno invasive. Aumentano le prospettive di vita del paziente, mentre diminuiscono le spese a carico del servizio sanitario nazionale. Inoltre, il management ha ravvisato la Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
necessità di rafforzare la squadra degli autisti, per garantire i collegamenti sull' intero territorio. «Era necessario dice il digì Gennaro Volpe definire un dettagliato piano di assunzioni per completare un organico sottodimensionato. Cominciare a recuperare risorse umane, partendo dai 110 operatori per i quali saranno attivati gli iter concorsuali in tempi brevi, significherà dare nuovo impulso a tutte le attività sanitarie e consentire all' azienda di ottenere risultati in termini di efficacia e di efficienza. Ma questo è solo l' inizio, è nostra intenzione procedere al potenziamento dell' organico in tutti i settori, in linea con le indicazioni regionali». © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
31/12/2019 Pagina 30 EAV: € 5.662 Lettori: 107.296 Argomento: Sanità Campania Asl, conti contestati 13 milioni in bilico IL CASO Carlo Porcaro «Violata l' autonomia imprenditoriale delle singole aziende sanitarie campane», la Corte dei Conti della Campania mette in guardia la Regione. Per ripianare i debiti pregressi delle Asl, sono stati utilizzati 13 milioni di euro con un' operazione contabile non idonea per soggetti di diritto privato seppur con funzione pubblica. Vengono evidenziati, nello specifico, lo spostamento di determinati proventi nonché una valutazione soggettiva del patrimonio. Su entrambe le scelte della Regione vi sarà una verifica da parte della magistratura contabile, ma le parti in causa escludono sono rischi per l' uscita dal commissariamento della sanità, risultato raggiunto da Palazzo S.Lucia solo pochi giorni fa. LA DELIBERA La relativa decisione è stata depositata il 27 dicembre, ma sarà pubblicata per esteso il 2 gennaio. Intanto la Corte dei Conti ha fatto sapere in una nota che sono stati «parificati i rendiconti generali della Regione Campania per gli esercizi 2017 e 2018 con una parziale eccezione per il relativo conto del bilancio, laddove non contabilizza un maggiore residuo attivo tecnico di neutralizzazione verso il sistema sanitario regionale e correlativamente del prospetto del risultato di amministrazione 2017 e 2018, nelle parti in cui il saldo: non tiene conto del menzionato credito e non contabilizza nel fondo rischi un onere di ripristino della autonomia imprenditoriale delle aziende sanitarie». I magistrati contabili hanno spiegato che l' attribuzione di risorse delle aziende sanitarie locali per ripianare il disavanzo sanitario pregresso Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
viola il principio di autonomia imprenditoriale. Che cosa è stato fatto nel concreto? Il commissario ad acta preposto al piano di rientro del settore sanitario ha riassegnato nell' ambito del cosiddetto perimetro sanitario (pari a 22 milioni di euro) le eccedenze derivanti dalla mobilizzazione di parte del patrimonio degli enti sanitari con un' operazione di sistemazione contabile. Una questione tecnica rilevante, che però viene riconosciuta da entrambe le parti Corte dei Conti e giunta regionale intenzionate ad una massima collaborazione. Nei mesi scorsi, sono stati spulciati i bilanci regionali per poterli certificare. LA SCELTA Fulvio Maria Longavita, presidente della sezione di controllo della Corte dei Conti per la Campania, ha illustrato le ragioni della delibera riconoscendo gli sforzi compiuti dalla Regione. «Nel cercare di recuperare il disavanzo sanitario, la Regione ha rastrellato alcune risorse presenti nei bilanci delle singole aziende sanitarie, ma ci sono delle regole da rispettare ha commentato -. Quando si superano le cosiddette soglie di manovrabilità, ne deriva la violazione di una norma economica». Per intenderci «se questi soldi la Regione non li avesse presi, le Asl li avrebbero utilizzati, ma va detto che la Regione si è mossa per recuperare il disavanzo. In ogni caso non viene inficiata l' uscita dal commissariamento», ha chiarito. Nel mirino della Corte dei Conti ci sono i 13 milioni derivanti dalle «supervalutazioni soggettive su cui abbiamo evidenziato la necessità di verificare la stima». Da par suo, la Regione getta acqua sul fuoco e anticipa le mosse per ottemperare le prescrizioni della sezione di controllo. «La parifica del 2017 e 2018 ha attenzionato il settore della sanità, che di fatto copre l' 80 per cento del bilancio ha commentato Ettore Cinque, assessore al Bilancio -. Sono emersi circa 7 miliardi di perdite fino al 2012, poi il commissario ad acta ha coperto le residue perdite di alcune aziende sanitarie fino al 31 dicembre 2016, pari a 713 milioni di euro. Hanno scandagliato tutto, abbiamo trascorso mesi di lavoro insieme a loro: si è trattato di un' operazione complessa. Abbiamo utilizzato 13 milioni di riserve di alcune Asl per altre Asl: in udienza abbiamo difeso strenuamente questa scelta, ma la Corte non ha ritenuto accoglibili le nostre eccezioni relativamente soltanto a questi 13 milioni. Li possiamo restituire alle Asl prelevandoli dall' utile 2018 certificato dal Ministero dell' Economia. In occasione del prossimo consuntivo la Corte potrà verificare l' ottemperanza». © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
31/12/2019 Pagina 4 EAV: € 2.360 Lettori: 25.449 Argomento: Sanità Campania «Così abbiamo salvato Noemi Vi racconto quella notte di dolore» Gli angeli di Noemi sono le bambole e poi cinque medici che con lei parlano, sorridono e la incoraggiano. Sono i suoi eroi, la sua salvezza. Difficile ma non impossibile capirlo a quattro anni, naturale invece allargare le braccia e sorridere ogni volta che il «dottore» le dà il benvenuto nel suo studio dell' ospedale Santobono. Perché Noemi adesso è una bambina sana e salva, ma i controlli cui deve sottoporsi sono ancora tanti. Presto una nuova operazione per stabilizzare la colonna vertebrale. Massimo Cardone, primario della Rianimazione del Santobono, le ha restituito il respiro, a lui deve la giovane vita. La seconda. A lui chiede il cioccolato, ogni volta che si vedono. Come fu dopo il risveglio. Noemi, chi non la conosce. La bimba che ha tenuto in apprensione l' Italia intera, colpita da un proiettile vagante mentre era in strada con la nonna, finita in coma all' ospedale con i polmoni e la colonna vertebrale perforati. Non ha troppe speranze, ma gli angeli in camice bianco la riportano in vita, le restituiscono il sorriso. Cinque ore in sala operatoria (con l' equipe composta da Massimo Cardone, i chirurghi Giovanni Gaglione e Vincenzo Tipo del Santobono, Guido Oppido del Monaldi e Carlo Tascini del Cotugno) in una notte di fine primavera, poi l' alba di un percorso lunghissimo in rianimazione. Con «papà» Massimo, un medico dai capelli bianchi e il viso buono. Papà a sua volta e anche nonno, che vive le tragedie quotidiane di piccoli degenti e che nel caso di Noemi ha Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
avuto necessità di un sostegno psicologico. Dottore Cardone, perché? «Siamo umani, non ci abituiamo ai drammi che viviamo ogni giorno, siamo partecipi delle tragedie di centinaia e centinaia di famiglie. Per assistere i genitori di Noemi, dovevano essere aiutati. Non è sempre facile trovare parole di incoraggiamento. Né è semplice chiudere la porta dell' ospedale e tornare a casa come se nulla fosse. Tocca anche a noi fare terapia, oltre i camici bianchi ci sono persone che ne vedono tante, ma che non si abituano al dolore. I bambini sono pazienti speciali, Noemi è stata qui con noi oltre un mese, era la figlia di tutti». È stato il primo medico a visitarla quella notte di maggio? «Noemi era arrivata al pronto soccorso un pomeriggio di maggio: erano le 17.30, io non ero neanche in servizio. Ma a volte il destino ci mette del suo. Ero in auto e ascoltavo la radio, sentii la notizia della sparatoria. C' era una bambina in fin di vita. Mi precipitai in ospedale. La vidi immediatamente, era abbastanza vigile ma con una grave dispnea. Incrociai lo sguardo dei genitori, difficile ora spiegare l' espressione di terrore dei loro occhi. Fui colpito soprattutto dalla compostezza di due ragazzi giovani che dal primo momento si affidarono a noi senza lasciarsi andare a scene di disperazione. Senza fare domande a cui in quel momento nessuno avrebbe potuto dare una risposta. "Salvatela", l' unica parola che ci ripetevano mentre di volta in volta davamo gli esiti dei consulti a cui sottoponevamo Noemi. La decisione di intervenire fu inevitabile. E alle 21 più o meno eravamo in sala operatoria». Davanti all' ospedale c' era già il set allestito da operatori e giornalisti. C' era una città intera che si era precipitata a pregare per Noemi. «Ecco a questo siamo meno abituati, operiamo bambini che versano in situazioni drammatiche ma non dobbiamo gestire un effetto mediatico di tali dimensioni. Noemi era già entrata nelle case di tutti i napoletani, capivamo l' apprensione ma con la nostra equipe ci isolammo dal contesto. In quei momenti terribili avevamo soltanto l' obiettivo di mettere al sicuro la bambina, di evitarle le conseguenze di un pomeriggio assurdo». L' intervento riuscì, ma forse il peggio doveva ancora arrivare? «Proprio così, il dopo furono giorni lunghissimi di coma indotto. La veglia a quella piccola creatura, gli esami cui la sottoponevamo con la speranza che i valori vitali si stabilizzassero. È stata con noi in Rianimazione, in quelle settimane mi sono sentito papà per la quarta volta (ho già tre figli) e soprattutto nonno del terzo nipote». Vi siete sentiti gli eroi di Noemi? «No, questo mai. Siamo persone, medici che tutte le volte provano a salvare vite umane. A volte ci riusciamo, a volte siamo lì a fronteggiare insuccessi o errori. Oppure a rassegnarci rispetto a situazioni irreversibili. Ecco, Noemi era una bambina come tante altre che sono in ospedale, con un seguito più ampio. Con centinaia di persone qui davanti, per non dire delle migliaia che incollati alla tv aspettavano Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
notizie su di lei al telegiornale. Un contesto per noi inedito, dal quale però dovevamo essere isolati». Massimo Cardone ci ha accolto nel suo studio, distante un solo corridoio dalla Rianimazione. Anche oggi ci sono bambini che rischiano la vita, anche oggi genitori con i volti della disperazione che aspettano soltanto una buona notizia. Lo squillo del cellulare interrompe la conversazione. «Neanche a farlo apposta», dice il dottor Cardone mostrando il nome sulla schermata del telefonino. «Ciao Fabio, come stai? Noemi, tutto bene?». È il papà della piccola, la conversazione dura qualche minuto. «Siamo sempre in contatto - ci racconta - è in apprensione per un ragazzino di 17 anni ricoverato al Cardarelli. È un loro parente e non sta bene. Ho lavorato lì tanti anni, mi ha chiesto di seguirlo un po'». Siete una grande famiglia adesso? «Noemi è entrata in ospedale, ma soprattutto in casa mia. In quel mese e mezzo mia moglie, i miei figli e anche i miei nipotini mi chiedevano soltanto di lei. Ci siamo tutti legati». In questo studio si sono alternate le istituzioni cittadine, è arrivato il presidente della repubblica Mattarella. «Sì, siamo diventati famosi (sorride, ndr). Era seduto proprio dove adesso c' è lei, uomo di una umanità straordinaria. Restò a lungo, si informò di Noemi ma anche di tutti gli altri bambini che erano ricoverati qui. Ci chiese del nostro lavoro, ci ringraziò. Se torno indietro nel tempo, ricordo la commozione del presidente della Camera Roberto Fico, le parole di incoraggiamento dell' onorevole Matteo Salvini, le visite continue del presidente della Regione De Luca e la notte di veglia, quella dell' intervento, che trascorremmo con il sindaco de Magistris e l' assessore Alessandra Clemente. Sono scene che restano per sempre nel cuore, la politica era fuori dall' ospedale. Qui con noi c' erano soltanto papà che aspettavano notizie di Noemi». Voi medici come assoluti protagonisti di un film drammatico che ha avuto un lieto fine. «Purtroppo tutto vero. Scene di vita che si ripetono spesso, senza l' enfasi che ha avuto il caso Noemi ma assicuro con uguale partecipazione e dolore». Un po' ci si abitua? «No, impossibile. I bambini lasciano, tutti, un segno molto forte. Quando non c' è il lieto fine sono lutti da cui non è facile riprendersi». È domenica 29 dicembre, l' orario delle visite sta per iniziare e in Rianimazione non si respira aria di Natale. Non si sentono voci, la sala accoglienza per i genitori è calda e anche colorata ma le famiglie sono in silenzio a darsi coraggio. Squilla ancora il cellulare del dottore Cardone: «È mia moglie», dice. E poi: «Sì, arrivo tra un po'». Prima c' è il giro tra i lettini di bambini intubati, prima bisogna dare un segnale di speranza ai familiari in attesa. Prima deve chiamare al Cardarelli e informarsi sul cugino di Noemi. «Eroi? No, genitori di tutti». Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
31/12/2019 Pagina 32 EAV: € 2.950 Lettori: 107.296 Argomento: Sanità Campania «Minori in comunità, negato il diritto alla salute» Una lettera al ministro della Salute, Roberto Speranza, e al presidente della Regione, Vincenzo De Luca, per denunciare il rischio che il diritto alla salute sia «totalmente» negato a chi è affidato alle comunità per minori o per adulti con problemi di tossicodipendenza. A segnalare il caso è il garante dei detenuti della Regione, Samuele Ciambriello, che sottolinea l' importanza di ripristinare l' esenzione del ticket in modo da assicurare un' assistenza adeguata ai più fragili. «Chiediamo aiuto perché stiamo portando avanti una battaglia di civiltà e giustizia che, al momento, ci vede soccombere. Stiamo provando a riaffermare il diritto alla salute pubblica gratuita per i minori dell' area penale che accogliamo nelle nostre comunità e che viene negato», avvisa Ciambriello assieme ai rappresentanti delle comunità, spiegando che si tratta di «una discriminazione ancora più forte, se si pensa che per i loro coetanei ristretti presso gli Istituti penali minorili questo diritto è invece garantito». Sono 70 i minori detenuti negli istituti di Nisida e Airola, 1.130 compresi i «giovani adulti», quelli presi in carico dagli Uffici del servizio sociale di Napoli di cui 387 per la prima volta. Questi i dati, aggiornati a novembre 2019, estrapolati dalla relazione regionale e diffusi ieri per rivendicare«più diritti per i minori in comunità», così «il diritto alla salute viene negato». Ciambriello sottolinea anche un dato: «Sono 7600 le persone detenute nell' area esterne e, nell' ultimo anno si sono verificati tre suicidi per persone sottoposte Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
ad arresti domiciliari. Gli assistenti sociali per quest' area sono solamente 24». All' incontro hanno partecipato Vincenzo Morgera, responsabile comunità Jonathan, Luigi Isaia, responsabile comunità il Germoglio e il sacerdote Jhonny Morelli, della comunità di padre Arturo in Marigliano. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
31/12/2019 Pagina 35 Il Mattino (ed. Circondario Sud) EAV: € 4.251 Lettori: 107.296 Argomento: Sanità Campania Capri, in arrivo l' elicottero garantiti i soccorsi notturni L' EMERGENZA Ettore Mautone Almeno fino a quando la Piazzola Damecuta di Anacapri non sarà dotata di un efficiente sistema di illuminazione (che oggi impedisce i collegamenti notturni con la terraferma) l' elicottero dell' Alidaunia - che la Regione ha ingaggiato dal 24 dicembre, in sosta all' ospedale del Mare, abilitato a voli in ogni tipo di situazione meteo e con ogni tipo di illuminazione - continuerà a funzionare. È quanto deciso ieri, al tavolo di confronto permanente sui bisogni di salute all' isola di Capri, convocato per la prima volta a Napoli dal manager della Asl Napoli 1 Ciro Verdoliva. Obiettivo, tracciare il punto sull' attuale stato di efficienza dell' impianto di illuminazione e sui lavori di adeguamento della piazzola Damecuta. Al confronto sono intervenuti i sindaci Marino Lembo (Capri) e Alessandro Scoppa (Anacapri), Bruno D' Orazi (delegato alla Sanità per il Comune di Capri) e il maggiore dell' Aeronautica militare Antonio Auletta. I LAVORI I lavori ad Anacapri dovrebbero avere inizio entro febbraio e durare circa un mese. Durante i lavori la piazzola sarà comunque utilizzabile. Il maggiore Antonio Auletta a margine della riunione ha tenuto comunque a precisare che l' area di atterraggio di Anacapri non è classificata come elisuperficie, in quanto priva dei requisiti. È una semplice piazzola utilizzata per atterraggi a uso militare, resa disponibile anche su indicazione dell' Enac per soccorsi del 118 ma con responsabilità a carico del pilota anche laddove l' impianto di illuminazione sia funzionante. Per cui l' uso di elicotteri adatti Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
al volo in ogni condizione meteo è necessario almeno fino all' adeguamento della piazzola. Nella ricostruzione della cronologia dei fatti avvenuti nell' ultimo mese l' Aeronautica militare inviò una prima mail alla centrale del 118 il 13 dicembre scorso alle 17,21 segnalando che le luci della piazzola di Capri sono inefficienti. Ma l' indirizzo di posta elettronica era errato e la comunicazione giunse solo alle 12,40 del 15 dicembre. Alle 22,24 del 17 dicembre scattò un codice rosso al Capilupi di Capri. Data l' inoperatività della piazzola fu allertata la prefettura. L' uso di un elicottero militare di stanza a Pratica di mare prevedeva tempi lunghi. Scattò l' allerta dell' idroambulanza mentre le luci della piazzola di Capri, sebbene insufficienti, furono temporaneamente accese. L' elicottero del 118 partì dal Cardarelli alle 23,29, il soccorso si concluse alle 12,25 del 18. La paziente fu trasportata al Cardarelli e poi al Loreto dove purtroppo morì alle 3,55. In seguito alla tragedia, il 23 dicembre l' Aeronautica militare ha confermato l' inefficienza delle luci ad Anacapri. La Regione ha quindi delegato la Asl a reperire un elicottero idoneo al volo in ogni condizione, decisione sfociata nell' utilizzo dell' elicottero dell' Alidaunia. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
31/12/2019 Pagina 8 EAV: € 475 Lettori: 25.449 Argomento: Sanità Campania Ciaramella (Pd) «Sanità pubblica da potenziare» «grazie all' uscita dal commissaria- mento della sanità finalmente ci buttiamo alle spalle la trimestralitá e i tetti di spesa e i cittadini non dovranno subire gli ignobili stop, come se le malattie aspettassero la burocrazia! Ora separazione dei budget di lettera R e rafforzamento del servizio pubblico con un privato che sia supporto e non competitor». È quanto afferma la consigliera regionale del Pd Maria Antonietta Ciaramella dopo l' annuncio del governatore Vincenzo De Luca che d' ora in poi si lavorerà per l' abolizione dei tetti di spesa in sanità e quindi per scongiurare il blocco delle prestazioni gratuite dei centri convenzionati ogni tre mesi per sforamento della spesa. La giunta regionale ieri ha anche dato via libera all' Accordo con la Valle d' Aosta per l' uso gratuito, da parte della Valle d' Aosta, del sistema informativo Gisa (Gestione integrata Servizi e Attività) finalizzato a fornire gli strumenti informatici per le attività di controllo in materia di sicurezza alimentare e sanità pubblica veterinaria. Infine ha destinato i fondi per la videosorveglianza a Ponticelli, Barra, San Giovanni a Teduccio. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
31/12/2019 Pagina 28 EAV: € 8.154 Lettori: 107.296 Argomento: Sanità Campania Il cancro non le ha sconfitte ora insieme sono più forti LE STORIE Marilù Musto «Una dottoressa mi disse: signora, nonostante le cure, lei non risolverà il problema. Era un medico di un istituto nazionale dei tumori campano e io mi sentii morire ancor prima delle chemioterapie». Seduta sul divano rosa della Pro Loco di Capua, Placida racconta la sua malattia feroce, ma anche la vittoria inattesa. Il cancro al seno è come una corda che unisce le storie delle donne alla città di Capua, la Regina del Volturno con il maggior numero di diagnosi di casi di cancro alla mammella in tutta la provincia di Caserta. Ed è un filo che intreccia le esperienze in una sola fune e crea un sogno, un' associazione: «Donne come noi». Dal 2016 in poi il sodalizio si occupa di reperire fondi per la ricerca e la prevenzione dei tumori del seno. Il suo operato mira a sostenere la #SusanGKomen Italia. Solo nell' ultimo anno sono state eseguite 225 prestazioni mediche a Capua e sono stati scoperti due tumori grazie alla carovana della prevenzione. I fondi? Le donne di Capua hanno smosso mari e monti e in tre anni di attività sono stati accolti 74mila euro (60mila donati a Komen e il resto utilizzato per eventi sul territorio legati alla prevenzione). L' ESPERIENZA Ed è a questo punto, nel 2016, che la storia di Donne come noi coinvolge anche Placida, vitale esempio di come la rinascita è possibile se si guarda la morte da vicino. Avvolta nel suo corpetto di paillettes rosa, Placida è una delle tante stelle della galassia di Donne come noi. Anche perché lei rappresenta l' eccezione che conferma la regola: «Il mio Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
tumore non è ereditario. Il cancro al seno viene, di solito, collegato alla predisposizione familiare, per me non è stato così». Fattori ambientali potrebbero aver contribuito a creare quel nodulo combattuto da Placida. Guardando a ritroso, stando ai dati lavorati e validati dall' Aiurtum (l' Associazione nazionale di certificazione) - che portano l' asticella del rilevamento, dal precedente triennio 2008-2010, al 2013 - tra le donne si osserva un eccesso del tasso di incidenza del cancro nel distretto 22 di Capua, ascrivibile prevalentemente ai tumori della mammella e dell' utero. La mappatura della provincia parla chiaro. Marcianise e Casal di Principe per gli uomini, Capua per le donne: sono questi i distretti sanitari in cui si registrano picchi statisticamente significativi di tumori rispetto alla media provinciale. E sono queste le principali conclusioni cui è giunto il report relativo all' aggiornamento dei dati del registro tumori della provincia di Caserta. Certo, dal 2013 in poi qualcosa è cambiato. LA SPERANZA E allora, come fare per fronteggiare l' impennata di casi di tumori? «La prevenzione è l' unica arma», tuona Gabriella Fierro, la presidente di Donne come noi. Il dato che emerge è, però, un altro: per una diagnosi svolta al Sud ci sono poi centinaia di donne che scelgono il nord Italia per curarsi. Placida ha optato per Milano: «C' è questa mentalità che quando c' è di mezzo il cancro bisogna girare per trovare il centro migliore. Ma la diagnosi è stata fatta qui, al Sud, a Capua e la chemioterapia l' ho fatta al policlinico a Napoli». Placida spiega di essere sprofondata nelle sabbie mobili della malattia e di essere risalita a galla con forza. L' AUTOPALPAZIONE Storia diversa per Ines che ha scoperto a 40 anni di avere il tumore: «Ero al telefono con mia sorella e iniziai l' autopalpazione, tastai qualcosa che non mi apparteneva - spiega - così, il giorno dopo andai in ospedale. Da allora la mia vita è cambiata». Era il 2004. Ines, da 15 anni, ormai, si sottopone a controlli periodici. C' è, invece, chi si è accorta per caso della malattia. Michela è la componente del club che ha una diagnosi recente: «Arrivai in ospedale per accompagnare mio padre in rianimazione - racconta - dovevo aspettare ore davanti alla sua stanza prima di poter entrare nel reparto, eravamo al Capua Center. All' improvviso, mio marito mi prese sotto braccio e mi disse: siamo qui, approfittiamo per fare una visita. Era il 2 febbraio del 2016, lo ricordo come se fosse ieri. Il medico mi fece una mammografia e il risultato fu come una doccia fredda. Avevo un tumore al seno sinistro». Il padre di Michela, dopo qualche giorno, morì. E lei cominciò il ciclo di trattamenti. Una vita per una vita. La peggiore paura che una persona può avere è quella della morte, perché durante la vita bisogna dissimulala. Ma quando la morte bussa c' è la possibilità di cacciarla via. «Basta fare controlli, senza paura», continua Gabriella Fierro. «Dal settembre Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
del 2012, periodo in cui ho scoperto di avere il cancro, mi sono dedicata anima e corpo nella diffusione di un messaggio chiaro: io ho evitato la chemioterapia, la mia diagnosi è stata fatta in tempo. Basta una semplice mammografia, le donne non devono temere di eseguire l' esame. Noi dobbiamo far paura al cancro, non il contrario». Dal 2016 in poi, l' associazione è stata come un tamburo battente: dagli spettacoli teatrali alle maratone ginniche, Capua è stata colorata di rosa ogni volta che si parlava di Donne come noi. Questo ha permesso che le storie di Mena, Lucrezia, Graziella, Enza, Giuliana, Bianca, Antonella, Michela, Daniela e Anna non fossero isolate, ma stimolo di speranza per chi combatte contro il cancro. «Un ulteriore traguardo è stato rappresentato dall' apertura di una sede a Riardo, con presidente Michela Di Fusco - spiega Gabriella - inoltre, abbiamo ricevuto da Komen Italia cinquemila euro per sostenere il progetto Siamo, ideato Graziella Di Rauso, direttrice di una scuola di danza. Il progetto si divide in due laboratori, uno di conoscenza, dedicato alle donne che vogliono fare prevenzione e l' altro incentrato sulle persone che si sono ammalate e prevede incontri di danza-terapia e psicoterapia». E così, i volti delle donne della provincia di Caserta non sono i freddi numeri delle statistiche, oltre 500 casi all' anno, ma i volti di Ines, Michela, Gabriella, Lucrezia e di tutte le altre che hanno vinto la battaglia per la vita. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
31/12/2019 Pagina 32 EAV: € 5.529 Lettori: 107.296 Argomento: Sanità Campania Ortopedia, taglio posti letto e Pronto soccorso part time SOLOFRA Antonello Plati Piano Landolfi: taglio dei posti letto e stop al Pronto soccorso notturno. Si chiude nel peggiore dei modi l' anno per il reparto di Ortopedia dell' ospedale «Landolfi» di Solofra per il quale è stato varato il ridimensionamento dell' attività 2 posti letto in meno e chiusura dalle 20 alle 8 - che da un lato allarma la popolazione e dall' altro potrebbe congestionare ulteriormente l' Emergenza della città ospedaliera con sempre più pazienti dirottati da Solofra ad Avellino. E sui social network esplode la protesta: «Vogliono chiudere prima il reparto poi l' ospedale», è il timore diffuso dei solofrani. Il provvedimento, un fulmine a ciel sereno dopo l' annuncio, la settimana scorsa, del concorso per assumere quattro ortopedici, è stato varato ieri pomeriggio dal direttore dell' Azienda ospedaliera «Moscati» Renato Pizzuti che parla di «nuove misure organizzative per mantenere adeguati livelli di assistenza sia in Pronto soccorso sia in Ortopedia», informando pure di «un' intesa raggiunta con l' Asl di Avellino per rafforzare l' organico in Pronto soccorso con l' inserimento nei turni di emergenza di personale medico del 118 dipendente dall' ente di via Degli Imbimbo». Quindi sul riassetto dell' Unità operativa di Ortopedia e Traumatologia, in attesa dell' espletamento del concorso per l' assunzione di quattro dirigenti medici, il management del «Moscati» sottolinea la necessità di «rivedere temporaneamente l' organizzazione del presidio Landolfi di Solofra per continuare a garantire la regolare Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
erogazione di tutte le prestazioni e superare così le difficoltà contingenti». Nel dettaglio, la riorganizzazione prevede che i dirigenti medici continuino a svolgere attività di Pronto soccorso ortopedico soltanto nelle 12 ore diurne; dalle 20 alle 8, invece, le ambulanze della centrale operativa del 118 trasporteranno i pazienti traumatizzati alla città ospedaliera. Programmata anche una rimodulazione dei posti letto, con il taglio di 2 posti trasferiti dal «Landolfi» ad Avellino: in questo modo, l' Ortopedia di Solofra avrà una disponibilità ridotta da 12 a 10 posti letto. «Un numero più sostenibile per i dirigenti medici attualmente in servizio», fanno sapere dall' Azienda». Mentre Avellino passa da 18 a 20 posti letto. La misura così predisposta dovrebbe consentire, nelle intenzioni di Pizzuti, non solo di mantenere al «Landolfi» le due sedute operatorie settimanali per gli interventi in elezione, ma anche di poter assicurare la presenza domenicale di un dirigente ortopedico nel reparto, finora sguarnito di specialisti nei giorni festivi proprio per l' impossibilità di coprire tutti i turni settimanali. «Le nuove disposizioni spiega il direttore generale mirano a mantenere attivi tutti i servizi erogati al Landolfi, in primo luogo quelli necessari a garantire un' adeguata assistenza in Pronto soccorso. Come infatti ho già avuto modo di sottolineare, il Pronto soccorso del plesso solofrano non si tocca. Ma finché non saranno rese disponibili le necessarie risorse umane ed economiche, non si può fare a meno di rimodulare l' assetto organizzativo per assicurare il mantenimento dell' offerta assistenziale a tutta l' utenza, sia del capoluogo che della Valle dell' Irno». Su Facebook è nato anche un gruppo dedicato, «Ortopedia non si tocca». Tra i commenti, quello molto dettagliato di un addetto ai lavori: «Allora ragiona un soccorritore della Croce rossa - i traumi di notte non devono arrivare al Pronto soccorso di Solofra ma intasare il Pronto soccorso di Avellino. Le ambulanze del 118 saranno ancora più bloccate». Un altro utente «questa è un altra presa per i fondelli». E c' è chi ricorda: «Nei decenni Ortopedia e Ginecologia, nonché il reparto neonatale, hanno rappresentato il volano di questo nosocomio. Depotenziare anche Ortopedia è un segnale dell' intenzione di chiudere il plesso». © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
31/12/2019 Pagina 14 EAV: € 528 Lettori: 29.750 Argomento: Sanità Campania Ospedale, personale all' osso a Ematologia AVERSA (ren.cas.) All' ospedale "Moscati" si segnalano i problemi di personale di Ematologia, unico reparto di questo tipo nell' intera Asl di Caserta. L' esponente della Cisl Orazio Del Prete fa notare che mancano soprattutto infermieri: se per i medici l' organico è ristretto, ma si riesce comunque a far fronte alle esigenze, la carenza infermieristica è un problema grave. A breve un' unità andrà in pensione e in totale ci sono 12 persone che devono occuparsi dei pazienti in degenza, day hospital (una ventina di ricoveri al giorno) e ambulatorio. Dovendo assicurare ferie e malattie, l' orga nico non basta e questo, nota Del Prete, "va a discapito dell' assistenza". Basti pensare che all' Ematologia del Moscati non fanno riferimento soltanto i pazienti dell' intera Asl casertana, ma anche molti altri che appartengono ad aziende sanitarie del Napoletano. Insomma, il reparto (come avviene del resto anche per il pronto soccorso) finisce per essere il punto di riferimento di un' area molto vasta e popolata, con un afflusso consistente di pazienti che mette in evidenza la scarsità di organico degli operatori sanitari. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
31/12/2019 Pagina 5 EAV: € 1.421 Lettori: 25.449 Argomento: Sanità Campania Un medico simbolo che fa il suo dovere E la città migliore finalmente vince su quella peggiore Rianimazione. Che bella parola. Che parola tremenda. Evoca il potere del medico di aprire e chiudere la porta che divide il mondo dei vivi da quello dei morti. E che responsabilità: decidere dove è il confine tra il moralmente lecito e l'accanimento terapeutico, tra il giuramento di Ippocrate e l'abuso della tecnica.Diciamo la verità: la palma di napoletano dell' anno un medico se la sarebbe meritata comunque. Sono loro che curano, salvano, guariscono una città perennemente «ferita a morte»; con senso del dovere, tanta fatica e orari lunghi, nonostante ospedali fatiscenti e una società che troppo spesso disprezza la vita, o che deve metterla costantemente in gioco per quattro soldi. E, nonostante questo, mentre presidiano le strutture che si occupano della nostra salute, sono vittime di aggressioni come in nessuna altra città italiana. Non sono certo tutti santi, ma non c' è dubbio che tra di loro ci sono dei veri e propri eroi civili. Certamente lo è Massimo Cardone. Un venerdì di molti mesi fa, il 3 di maggio, era in auto quando apprese del ricovero della piccola Noemi, la bimba di quattro anni ferita da un proiettile vagante mentre era con la nonna nei pressi di Piazza Nazionale, nell' ospedale per bambini di cui è primario di rianimazione, il Santobono. Trapassato un polmone, il «corpo estraneo» si era fermato nell' altro, sfiorando la colonna vertebrale, e andava estratto. Il professor Cardone fece ciò che la sua professione gli impone: tornò in ospedale e non mollò più quella bambina per quasi venti giorni, fino Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
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