Media Monitoring per 03-12-2019 - Rassegna stampa del 02-12-2019 - Azienda Ospedaliera Universitaria San ...

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03-12-2019

Media Monitoring per

   Rassegna stampa del 02-12-2019
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AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona ................................................................................ 1
      02/12/2019 - IL MATTINO (ED. SALERNO)
            Giffoni, torna la mostra internazionale dei presepi ................................................................ 1
      01/12/2019 - WWW.ILGIORNALEDISALERNO.IT
            Ospedale Ruggi, un restyling da 45 milioni di euro: ecco i reparti interessati ....................... 3
Sanità Salerno e provincia .............................................................................................................. 4
      02/12/2019 - LA CITTÀ DI SALERNO
            «Così curiamo l'imbarazzo del cancro» ................................................................................... 4
Sanità Campania ............................................................................................................................... 7
      02/12/2019 - IL MATTINO (ED. BENEVENTO)
            «Rummo» sotto i riflettori, Speranza a San Marco dei Cavoti ................................................ 7
      02/12/2019 - IL ROMA
            «Solo 5 medici al Pronto soccorso» ........................................................................................ 8
      02/12/2019 - IL FATTO QUOTIDIANO
            Campania ostaggio dell' eterno De Luca ................................................................................ 9
      02/12/2019 - IL MATTINO (ED. CASERTA)
            Medici di base h24 Così l' Asl «soccorre» i Pronto Soccorso ................................................. 13
      02/12/2019 - IL MATTINO
            Medici, ambulatori aperti anche di sera ............................................................................... 15
      02/12/2019 - CRONACHE DI CASERTA
            Ospedale, lavoro a rischio per 11 Oss .................................................................................. 17
      02/12/2019 - IL MATTINO (ED. CASERTA)
            Solidarietà dopo il furto degli addobbi S. Anna, pioggia di donazioni per i bimbi ................ 19
Sanità nazionale ............................................................................................................................. 21
      02/12/2019 - IL GIORNALE
            Aids, 400 casi l' anno in città «Manca percezione di rischio» ............................................... 21
      02/12/2019 - IL SOLE 24 ORE
            Formazione promossa da 3 specializzandi su 4 .................................................................... 23
      02/12/2019 - CORRIERE DELLA SERA
            I medici di Buzzi e Policlinico «Uniti per 2 poli d' eccellenza» .............................................. 24
      02/12/2019 - LA STAMPA
            Infibulazione, 5 mila bambine a rischio Sos in Italia per le mutilazioni genitali ................... 26
      02/12/2019 - CORRIERE DELLA SERA
            Rho, i timori per la terapia intensiva «declassata» .............................................................. 30
      02/12/2019 - IL MESSAGGERO
            Una sala operatoria con 30 mila chirurghi ........................................................................... 32
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02/12/2019                                                                                                                    Pagina 21
                                         Il Mattino (ed. Salerno)
                                                                                                                              EAV: € 2.948
                                                                                                                              Lettori: 107.296
                        Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona

          Giffoni, torna la mostra internazionale dei presepi
 Lara Adinolfi

 Arrivato       alla     24esima             edizione,            il
 consueto appuntamento natalizio della
 Mostra      internazionale                del        Presepe
 organizzato dall' associazione Pro Loco
 Giffoni Valle Piana ha tagliato il nastro
 ieri con l' inaugurazione al complesso
 monumentale             San         Francesco.               Un'
 edizione ricca di novità per i tanti
 appassionati che hanno raggiunto e
 raggiungeranno lo storico convento dei
 Picentini per apprezzare le oltre cento
 opere presenti. Fino al 6 gennaio i curiosi
 potranno apprezzare i presepi campani e
 non solo. Perché, oltre alle Natività
 provenienti dalla Lombardia, 12 anni
 dopo l' ultima volta la mostra giffonese
 riabbraccerà ben trentacinque opere in
 arrivo direttamente dall' Austria. Previsto
 per il prodotto artistico più bello il
 premio Pasquale Russomando in memoria del compianto cittadino giffonese
 scomparso poco più di un anno fa. Tante le attività collaterali alla mostra: dal
 suggestivo gioco di luci che accoglierà i visitatori, ai diversi spettacoli teatrali,
 musicali e di danza oltre alle presentazioni di libri spalmati nel ricco calendario di
 iniziative, passando per la mostra fotografica. Previste inoltre, per i quattro venerdì
 di dicembre, serate a tema all' insegna di degustazioni dei prodotti tipici del
 territorio. L' organizzazione ha indetto inoltre un contest fotografico che premierà lo
 scatto più suggestivo immortalato dai visitatori. Infine prevista una lotteria con l'
 intero importo che verrà devoluto in favore del reparto di Oncologia pediatrico dell'
 Ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d' Aragona. Al vincitore andrà un presepe

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napoletano in stile 800 realizzato dall' artista Mimmo Riccio. Da oggi all' Epifania
sarà possibile visitare la mostra in orario diurno, dalle 9 alle 12, e notturno, dalle 16
alle 21. Il costo del biglietto è di 2,50 euro, con la possibilità per gruppi di accedere
alla rassegna al costo di due euro. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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01/12/2019
                                        ilgiornaledisalerno.it
                                                                                                                          EAV: € 368
                                                                                                                          Lettori: 1.000
                    Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona

                                                        Link alla pagina web

    Ospedale Ruggi, un restyling da 45 milioni di euro: ecco i
                      reparti interessati
 Il Ruggi accelera nel restyling dei presidi ospedalieri. Approvato il piano di opere per
 il triennio 2020-2022 all’azienda ospedaliera. L’operazione, che ha un importo
 complessivo di 45 milioni di euro, prevede la ristrutturazione del blocco operatorio di
 via San Leonardo: si va dall’ortopedia, alla terapia intensiva neonatale, a ginecologia
 e ad altri reparti, oltre alla prima fase per l’adeguamento sismico di tutti i plessi
 dell’azienda e ulteriori interventi che interesseranno gli altri nosocomi. Parte dei
 lavori (11,35 milioni di euro) sarà finanziato attraverso i fondi dell’ex articolo 20.
 Soldi che erano destinati alla Campania per completare alcune strutture ospedaliere
 strategiche per la regione e che sono stati recuperati con la messa in ordine dei
 conti della sanità, che bloccava ogni utilizzazione di finanziamenti per l’edilizia
 sanitaria.

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02/12/2019                                                                                                                  Pagina 9
                                             La Città di Salerno
                                    Argomento: Sanità Salerno e provincia

                      «Così curiamo l'imbarazzo del cancro»
 di Carmine Landi

 BATTIPAGLIA «È imbarazzante essere
 visti quando stai male. E quando uno sta
 morendo vuole essere lasciato solo».
 Niccolò Ammaniti , raccontava così la
 malattia. Una malinconica autocondanna
 alla solitudine, che ci s'infligge per
 sfuggire      alle      indagatorie               occhiate
 scrutatrici della gente, alla consapevole
 paura d'essere diversi, al terrore di
 portarsi      appiccicata              sulla          fronte
 l'etichetta     infame            della          malattia.
 Un'uscita, una cena al ristorante, una
 serata in pizzeria: piaceri proibiti a chi
 soffre. Chi soffre di disfagia, con una
 neoplasia al cavo orale, o con altri
 tumori, o a causa di un ictus, ed è
 costretto a nutrirsi di liquidi, i locali li
 evita come fossero cippi terreni dell'Ade. Giovanni Giorgetti , medico chirurgo
 battipagliese, ha la soluzione. E la mette in pratica di sabato sera, tra le sale
 dell'Istituto d'istruzione superiore Enzo Ferrari di Battipaglia: un ristorante con
 portate a misura d'ogni palato. E l'aula magna della scuola diventa un banchetto
 senza frontiere: arrivano ammalati che, fuori di casa per una sera, a godersi una
 cena in compagnia, per qualche minuto dimenticano di lottare contro le bestie nere
 che li divorano dall'interno. È un chirurgo maxillo-facciale affermato, il professor
 Giorgetti: esperto di applicazioni tecnologiche per il testa-collo e per quel che
 riguarda la chirurgia personalizzata al computer, ha collaborato con le multinazionali
 partorendo fior di brevetti. Insegna a Bolzano e a Salerno, lavora alla Salus. E ha
 studiato all'Istituto europeo di Oncologia, alla corte di Umberto Veronesi , il maestro
 che ha scritto la storia della lotta al cancro. E comprende benissimo la gente che

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soffre. Chi capisce, patisce: il prof ha provato sulla sua pelle un dolore indescrivibile,
il peggiore che un essere umano possa affrontare. «Non mi va di parlarne - spiega -
ma queste esperienze sono diventate energia profusa nell'ambito sociale». Così
Giorgetti s'è concesso una dolce fuga tra i banchi di scuola: accanto a lui, gli amici di
sempre, alcuni maestri, altri volti nuovi della medicina contemporanea. Luca
Calabrese , Mara Durante , Fausto Maffini , Lorenzo Preda , Massimo Tommasino . E il
giovane collaboratore, Samuele Crispino , rappresentante degli studenti di Medicina
di Unisa. Dalle cattedre d'ateneo a quelle della scuola per prevenire fumo, alcol e
disturbi dell'alimentazione. «Lo facciamo da quindici anni, da quando Veronesi ci ha
detto di andare ovunque», spiega il prof. L'alternanza scuola-lavoro stavolta è
davvero scuola e lavoro. E lo sanno bene i suoi radicali liberi: è il nome che si sono
scelti gli studenti del Ferrari che partecipano al progetto di Giorgetti. Non c'entra la
politica: è medicina. «I ragazzi non sapevano cosa fosse il radicale libero né come il
fattore di rischio interagisce con la materia che può determinare nel corso degli anni
mutazioni e poi tumori. Ora sanno cos'è un radicale libero, hanno fatto un gruppo
Whatsapp e si chiamano così». È la medicina a portata dei giovanissimi. «Lo dicevo
sempre, ai convegni, che bisogna uscire dalle sale congressuali e andare nelle
scuole». Forse è per questo che, in un sabato di fine novembre, Le neoplasie del
cavo orale: dalla prevenzione alla riabilitazione, corso d'aggiornamento per tutte le
professioni sanitarie, Giorgetti lo allestisce proprio al Ferrari. Accanto a lui il fior fiore
dei professionisti: tra gli altri, Rosa Zampetti dell'Asl, Ugo Bardi e Ottavio Coriglioni
della Salus. A chiudere i lavori, il deputato Luigi Iovino . E l'ora del menu senza
barriere, quello che tutti i ristoranti possono adottare, scocca dalle 18 in poi. La
scena se la prendono i ragazzi dell'indirizzo alberghiero del Ferrari, protagonisti della
Masterclass enogastronomica. Prima uno spettacolo, poi la cena: al banchetto
arrivano i medici, i sanitari, gli ospiti e pure i malati. E per una sera chi soffre di
disfagia mangia cibi a portata d'ogni palato, ricette di velluto, come le chiama
Giorgetti. Vellutata di ceci con stracciata di bufala e pesto al basilico, crema di porri
e patate, mantecato di baccalà su purea di pomodori, polvere di capperi e olive e
mousse ai due cioccolati con biscotto sbriciolato: «Possono mangiare tutti», spiega
Giorgetti, entusiasta. Ricette pensate insieme agli studenti: «Con i ragazzi - racconta
Giorgetti - abbiamo pensato di creare qualcosa per far mangiare queste persone; ne
ho parlato con la preside ed abbiamo creato un menu con delle pietanze per tutti».
La strada «è quella tracciata dal mio primario, Salvatore Calabrese ». E così, alle 18,
una platea di medici e scienziati ascolta un manipolo di ragazzi, che spiega come la
cucina può essere terapia. E si può fare in ogni ristorante: «Non solo: possono
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trovare occupazione in un centro per anziani, in un ospedale. È sviluppo
occupazionale». I luminari applaudono i ragazzi: per un giorno i maestri sono loro. E
donano un sorriso a chi lotta col male. Sorride pure Daniela Palma , preside del
Ferrari: «La declinazione delle opportunità lavorative dei ragazzi che escono da
questa scuola sono molteplici: non esiste solo lo chef stellato. Alcuni lo faranno, ma
altri potranno dedicare la loro preziosa opera anche presso le mense scolastiche,
quelle aziendali e le ospedaliere, per la cura e per la prevenzione». La medicina tra i
banchi? «Non è una forzatura, è una naturale evoluzione della scienza alimentare».
E per una sera stare male non è tanto imbarazzante.

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02/12/2019                                                                                                                   Pagina 19
                                     Il Mattino (ed. Benevento)
                                                                                                                             EAV: € 2.350
                                                                                                                             Lettori: 107.296
                                             Argomento: Sanità Campania

  «Rummo» sotto i riflettori, Speranza a San Marco dei Cavoti

 Settimana densa di appuntamenti per l'
 ospedale        «Rummo».              Stamattina               la
 conferenza, presso la sala convegni
 Santa     Maria        delle       Grazie,          per        la
 campagna         «Il      sonno          alla        guida»,
 promossa          dall'          Automobil                club
 Benevento e dall' azienda ospedaliera
 con il patrocinio della Prefettura. Per
 tutta la giornata di domani il reparto di
 Reumatologia, coordinato da Stefano
 Stisi, sarà a disposizione degli utenti per
 la giornata di prevenzione del fenomeno
 di Raynaud, mentre nella sala convegni,
 si svolgerà un incontro mirato a fornire
 spiegazioni sulla patologia, che provoca
 una     crisi   ischemica              transitoria           da
 vasocostrizione alle dita delle mani, che
 cambiano        colore,        fino        a      diventare
 cianotiche. Effettuare la capillaroscopia,
 a cui saranno sottoposti gratis i cittadini interessati, serve a cogliere gli aspetti di
 sospetto o di certezza della sclerosi sistemica, malattia autoimmune del tessuto
 connettivo. Nella giornata di venerdì, salvo imprevisti, è attesa la visita a San Marco
 dei Cavoti del ministro della Salute, Roberto Speranza, per un importante evento che
 riguarda la Neonatologia del «Rummo», guidata da Francesco Cocca. Sabato mattina
 il governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca sarà al «Rummo» per
 inaugurare una serie di progetti portati a termine in questi mesi. l.d.c. ©
 RIPRODUZIONE RISERVATA.

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02/12/2019                                                                                                                Pagina 17

                                                                                                                          EAV: € 542
                                                                                                                          Lettori: 29.750
                                          Argomento: Sanità Campania

                       «Solo 5 medici al Pronto soccorso»

 TORRE DEL GRECO Ficco (Saues) scrive
 ai direttori di Asl e ospedale: «Situazione
 insostenibile per chi è di turno» TORRE
 DEL GRECO. Nel pronto soccorso dell'
 Ospedale di Torre del Greco restano al
 momento solo cinque medici, due dei
 quali sono esentati dal turno di notte. Lo
 scrive il presidente del Saues (Sindacato
 autonomo di urgenza ed emergenza
 sanitaria) Paolo Ficco in una lettera al
 direttore generale dell' Asl NA3 Sud ed al
 direttore del presidio ospedaliero di
 Torre del Greco. Nella missiva, si chiede
 di   «individuare        tutti       gli      strumenti
 necessari alla copertura ordinaria dei
 turni del servizio di pronto soccorso dell'
 ospedale     di        Torre            del        Greco,
 corrispondere      subito          ai      medici           le
 spettanze dovute da maggio scorso per il
 servizio prestato in regime di autoconvenzionamento». Nella lettera, Ficco rinvia alla
 vicenda del recente trasferimento di due medici del pronto soccorso del presidio
 ospedaliero di Torre del Greco in altri servizi e alla soppressione della reperibilità
 notturna. «Allo stato - spiega - nel pronto soccorso restano solo 5 medici di cui due
 esonerati dal turno notturno: parliamo dunque di una situazione insostenibile che
 costringe chi 8 in servizio a prolungare il proprio turno anche.

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02/12/2019                                                                                                                   Pagina 6

                                                                                                                             EAV: € 10.577
                                                                                                                             Lettori: 101.864
                                               Argomento: Sanità Campania

                    Campania ostaggio dell' eterno De Luca
 Enrico Fierro

 Ultima ora: in Campania De Luca non si
 tocca.      Sarà      lui        il     candidato           del
 centrosinistra       alle         prossime          elezioni
 regionali. E questa, ad essere sinceri,
 non è proprio una novità. Perché i
 segretari del Pd passano, Vincenzo resta.
 Da anni i timidi tentativi di rinnovare
 partito     e   rappresentanze                istituzionali
 annunciati dai vari leader del Nazareno,
 si   schiantano        contro           il    muro       della
 Campania. "Vincenzo De Luca è il nostro
 candidato perché è il più forte. E questa
 è    la   posizione         di        tutto    il    gruppo
 dirigente". Fine delle trasmissioni, e dei
 pochi mal di pancia nel corpo del Pd. A
 chiudere ogni speranza ai tentativi di
 superare l' era deluchiana, è Nicola
 Oddati      ,   membro                della     segreteria
 nazionale del Pd e plenipotenziario di Nicola Zingaretti per il Sud. Vincenzo De Luca ,
 eterno sindaco di Salerno, deputato e da un quinquennio governatore, non si tocca.
 Nonostante i sondaggi, il niet di Gennaro Migliore e le porte sbarrate dei
 Cinquestelle. Ma andiamo con ordine e cominciamo dai sondaggi. Impietosi per il
 centrosinistra destinato secondo le previsioni a perdere la terza regione d' Italia. L'
 ultima rilevazione l' ha commissionata Clemente Mastella , sindaco di Benevento e
 figura di spicco della Prima e Seconda Repubblica, con l' aspirazione a candidarsi
 alla guida della sua regione. Il centrodestra unito vincerebbe col 44% se la candidata
 fosse Mara Carfagna . La quale Mara, però, è stata già bocciata da Silvio Berlusconi
 che gli ha preferito Stefano Caldoro , ex governatore, che vincerebbe pure lui, ma
 col 42, come un Mastella qualsiasi, stimato alla stessa percentuale. E De Luca?

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Sconfitto, mandato a casa e costretto a lasciare il ponte di comando di Santa Lucia.
Un misero 32/33%. Di accordi con il Movimento Cinquestelle che riflettano lo schema
dell' alleanza di governo, neppure a parlarne. I grillini campani vedono il governatore
come il male assoluto, il concentrato di quello che la classe politica non dovrebbe
essere soprattutto nel Sud. E lui ricambia. Di Maio, eletto a Pomigliano, "è un
bibitaro", "un noto sfaccendato", "una testa di sedano", insieme a Di Battista e Fico
compongono il trio delle "mezze pippe". Il governo Conte è "un circo equestre, un
governo di scappati di casa". Come si vede non c' è il benché minimo spazio per una
ricomposizione (vedi intervista alla consigliera regionale Valeria Ciarambino ),
nonostante i "retroscena" della stampa napoletana sulla possibilità di accordi ancora
possibili. Su Gennaro Migliore, che gli chiede "un passo indietro", invece, De Luca è
costretto a mordersi la lingua. In altri tempi avrebbe risposto a modo suo facendo
felice Crozza. Ma ora no, non può polemizzare col partito di Matteo Renzi , anche
perché è sicuro dell' appoggio di Italia Viva, che nel sondaggio citato è quotata al
6%. Come è noto ai conoscitori di uomini, cose e pacchetti elettorali in Campania, l'
ex pupillo di Fausto Bertinotti non muove un voto. L' ex eurodeputato Pd Nicola
Caputo , e Giovanni Palladino , entrambi passati con Renzi, invece sì. E per De Luca.
Il primo è il consigliere delegato per l' agricoltura del "presidentissimo", il secondo è
stato nominato nel cda della Città della scienza. Ed è proprio questa la forza di
Vicienz l' immortale, come lo chiamano a Napoli e dintorni paragonandolo a Ciro, il
personaggio di Gomorra la serie: la trasversalità. Unita alla capacità di cambiare
casacche ed alleanze. Nel Pd è stato con Veltroni, Fassino, Bersani, Renzi e Martina.
A tutti ha teso mani e voti per la vittoria delle loro primarie. Da tutti ha preteso, e
ottenuto, l' intoccabilità. Esempio di queste settimane: a Napoli c' è il congresso
provinciale del Pd devastato dalle sconfitte, dal calo degli iscritti e dall' eterna storia
di primarie farlocche, lui appoggia il giovane Marco Sarracino , candidato "unico".
Per l' illustre sostegno, il giovane deve dire da che parte sta. E lo fa in modo netto:
"In Regione si riparte da De Luca". Fine della storia. Ma è fuori dal suo partito che
Vincenzo offre il meglio di sé. In queste settimane la sua agenda è piena di
appuntamenti. Incontra pezzi di Forza Italia, suscitando le preoccupazioni di Sandra
Lonardo , moglie di Clemente Mastella e senatrice del partito di Berlusconi, uomini di
peso della vecchia Dc come Paolo Cirino Pomicino , stringe accordi con Ciriaco De
Mita . Con l' ex presidente del Consiglio dei tempi d' oro, oggi sindaco del suo
paesello, si è incontrato pochi giorni fa a Nusco. Esauriti i convenevoli, i fatti; altri 60
milioni stanziati per i progetti in Alta Irpinia, il tradizionale e blindatissimo collegio di
De Mita. Soldi, finanziamenti e colpi di genio. Questa l' essenza del potere di
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Vincenzo De Luca. Vero e moderno leader di quello che lo studioso Isaia Sales
chiama "il partito degli occasionisti". Uomini capaci di trasformare le emergenze,
vere o fasulle, in occasioni di spesa pubblica e di consenso. Prendi la sanità. Pochi
giorni fa la Conferenza delle regioni ha dato il suo ok all' uscita della Campania dal
regime commissariale che durava da un decennio. De Luca, che prima governava Asl
e ospedali da commissario governativo, continuerà a farlo, ma da presidente della
Regione. Con la differenza che potrà spendere soldi e assumere: 2mila medici e
5mila infermieri. Il che lo rende euforico. "Abbiamo fatto un lavoro straordinario di
risanamento finanziario, e senza tagli. Siamo modello di un altro Sud fatto di
concretezza e rigore spartano". Applausi. Nonostante le condizioni troppo "spartane"
di alcuni ospedali, i turni massacranti per medici e infermieri e il "turismo sanitario"
dei campani che preferiscono curarsi in altre regioni con una spesa annua di 360
milioni di euro. Altra "occasione" la lotta all' abusivismo edilizio. O meglio, la sua
"normalizzazione". Con una modifica ad una legge regionale del 2003, si avvia la
sanatoria per le case abusive nella "zona rossa" a rischio Vesuvio. Legambiente e
Verdi si sono schierati contro, i Cinquestelle pure, ma l' emendamento voluto da Pd
e Forza Italia è passato a maggioranza. Alla faccia del Vesuvio e della incolumità
pubblica. Le persone interessate sono tra le 50 e le 60mila. E sono voti, consenso, la
possibilità di vincere. L' importante è creare "l' occasione". Come per il "concorsone"
alla Regione. In pratica la messa insieme dei posti disponibili nei Comuni, nelle
Aziende sanitarie e nelle altre strutture pubbliche che hanno aderito all' iniziativa.
Diecimila posti di lavoro a tempo indeterminato, una speranza per le migliaia di
giovani disoccupati campani. "Ai quali - dice trionfalmente il governatore - stiamo
cambiando la vita col lavoro non con l' assistenza". Insomma, anche in questo
ulteriore giro lo slogan deluchiano sarà quello di cinque anni fa: "Mai più ultimi". In
una Regione dove si campa di promesse può andare bene. Ricordate Renzi e De
Luca sulle "ecoballe", quelle montagne di rifiuti "impacchettati" che devastano il
territorio della Campania? "Nell' arco di una consiliatura - giurò Re Vincenzo - questo
problema sarà risolto". Poi il 10 giugno 2016 arrivò Matteo Renzi, e ci mise del suo:
"Ripuliremo la Campania in tre anni". Tutto bello. Tranne la realtà. Le ecoballe erano
5,6 milioni di tonnellate, ne restano ancora 4,3 milioni e per smaltirle tutte
bisognerà attendere il 2024. In quanto al "mai più ultimi", i dati parlano di una
regione a crescita zero, con l' occupazione che cala e 31.400 campani che lasciano
la loro terra ogni anno. Braccia e cervelli, quelli del 29,1% dei laureati che ogni
dodici mesi prendono il trolley e partono. Dati, numeri di disastri sociali più forti del
"cesarismo" deluchiano. La Campania arretra e si appresta a giocare "la bella", come
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chiamano l' eterno scontro tra De Luca e Caldoro. Tanta acqua è passata sotto i
ponti della politica italiana, ma loro sono ancora lì. Elezioni regionali 2010: Caldoro
54,25%, De Luca 43,04. 2015 De Luca 41,15%, Caldoro 38,38, sconfitto per poco più
di 66mila voti. Ora si aspetta il terzo round. Con i sondaggi che danno per sicuro
vincente il pupillo di Berlusconi e con centrosinistra e Cinquestelle ko. "È De Luca -
ha scritto in un recente articolo su Il Mattino Isaia Sales - il macigno da rimuovere
lungo la strada di una possibile strategia di arresto dell' avanzata leghista nelle
regioni meridionali per formare una coalizione potenzialmente vincente. L' unica
possibilità di una politica competitiva in Campania è l' alleanza con i Cinquestelle".
Così non è stato e così non sarà. Se si potesse mettere una lapide sulle sconfitte
elettorali, nel caso della Campania bisognerebbe scrivere il seguente epitaffio: "A
Nicola Zingaretti al quale mancò il coraggio".

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02/12/2019                                                                                                                    Pagina 17

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                                               Argomento: Sanità Campania

   Medici di base h24 Così l' Asl «soccorre» i Pronto Soccorso

 Progetto avviato nei distretti 19 e 20, il
 dg Russo: «Presto ovunque» Il piano
 punta anche ad alleggerire gli accessi d'
 urgenza     in      ospedale             L'     INIZIATIVA
 Ornella Mincione Assistenza territoriale
 dal medico di medicina generale h24. È
 la sintesi del progetto pilota dell' Asl di
 Caserta che da oggi partirà nel distretto
 19 di Lusciano e nel distretto 20 di Casal
 di   Principe.      Un      progetto           che       vuole
 applicare le linee guida della normativa
 nazionale e regionale, entrate in vigore
 di recente. «Si tratta di una vera e
 propria riorganizzazione della medicina
 del territorio, attraverso le Aggregazioni
 funzionali territoriali - spiega il direttore
 dell' Asl Ferdinando Russo -. Gli indirizzi
 regionali sono vigenti da poco, ma noi
 stavamo già lavorandoci e quindi ci
 troviamo a poter avviare fin da subito il progetto, in questo momento pilota, nel
 distretto 19, il cui direttore Vincenzo Iodice è stato nominato coordinatore dei
 distretti». Il meccanismo è semplice e funzionale: ogni cittadino che ha bisogno del
 suo medico di base, troverà sempre un medico del territorio disponibile ad
 accogliere una sua richiesta, che sia il suo medico assegnato o un altro, grazie ad un
 sistema che mette in collegamento tutte le informazioni dei pazienti e tutti i medici
 di Medicina Generale. «Nelle prime 12 ore, quelle diurne, per intenderci, ci sarà il
 medico di base, mentre dalle 20 alle 8 ci sarà sempre la continuità assistenziale
 (cioè, l' ex Guardia medica)», spiega ancora il manager Russo. Il cittadino saprà
 sempre quale medico di riferimento è attivo nella fascia oraria interessata, perchè

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«sia nelle farmacie che negli studi medici saranno affissi gli orari dei medici di
«turno», sebbene sia ancora scorretto parlare di turnazione», continua il direttore. È
ancora scorretto perché secondo la normativa regionale, dopo aver avviato le Atf, le
Aggregazioni funzionali territoriali, sarà la volta delle Strutture complesse di Cure
Primarie, strutture la cui organizzazione adopera come modello proprio quello delle
aziende ospedaliere. Per ora, «iniziamo ad applicare quelle linee guida regionali dai
due distretti di Lusciano e Casal di Principe - aggiunge ancora il manager dell' Asl
casertana -. Il nostro obiettivo è coinvolgere mano a mano tutti i distretti, fino ad
arrivare al primo gennaio 2020, quando pensiamo di poter vedere applicato il
progetto in tutti i distretti del territorio. Fatto questo, passeremo alla fase successive
delle strutture complesse». Un potenziamento dell' assistenza territoriale, quindi,
cruciale se si considera che questo potrebbe comportare un rafforzamento del filtro
territoriale ai Pronto soccorso, perennemente ingolfati di richieste specialmente in
codice bianco e verde. «La garanzia h12 del medico di medicina generale e nelle
altre 12 ore notturne della continuità assistenziale significa migliorare una
organizzazione funzionale più che strutturale, secondo la quale il cittadino può, in
pratica, trovare gli studi medici sempre aperti e disponibili», commenta il direttore,
che assicura «già avviata l' organizzazione in tutti i distretti. Si tratta semplicemente
di dare il via all' applicazione del progetto nei distretti territoriali». Quella dell' Atf è
una delle misure ponderate nel Piano Triennale 2019/2021 di sviluppo e
riqualificazione       del       Servizio           Sanitario           Campano,               approvato              con   decreto
commissariale il 21 novembre scorso. Ciò è stato reso possibile ora, nonostante la
formulazione del piano risalga al dicembre 2018, perché il Tavolo tecnico per la
verifica degli adempimenti regionali con il Comitato permanente per la verifica dei
Livelli Essenziali di Assistenza, nella riunione del 13 novembre scorso, ha espresso
parere favorevole in merito al Piano triennale, inviato il 31 ottobre. ©
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02/12/2019                                                                                                                   Pagina 21

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                                             Argomento: Sanità Campania

                      Medici, ambulatori aperti anche di sera

 L' ACCORDO Ettore Mautone Studi dei
 medici di famiglia in rete e aperti nell'
 arco delle 12 ore, con due turni, (dalle 8
 alle 20) attivati in ogni quartiere della
 città e in tutta la regione. Cartelle
 cliniche elettroniche condivise per il
 monitoraggio clinico e prescrittivo di
 ogni paziente. E ancora: un collaboratore
 di studio per ciascun medico a cui
 attribuire     i      principali           adempimenti
 burocratici e amministrativi che oggi
 sottraggono           tempo            prezioso              all'
 assistenza.         Infine     tre      infermieri,           da
 assumere per ogni gruppo di 20 medici
 riuniti nelle 174 aggregazioni funzionali
 territoriali in cui suddividere i 4200
 camici       bianchi        di       famiglia            della
 Campania.           Infermieri         che        potranno
 svolgere       il      lavoro           relativo            alle
 somministrazioni dei vaccini, prelievi e attività legate agli screening. Il tutto senza
 dimenticare il collegamento con la nuova piattaforma informatica regionale Sinfonia,
 in cui far confluire i dati clinici relativi all' incidenza e mortalità per tumori e che
 andranno ad arricchire le banche dati dei registri con l' obiettivo di recuperare i
 ritardi accumulati. LE NOVITÀ Sono queste le principali novità nero su bianco nell'
 accordo regionale integrativo per la medicina generale appena siglato in Regione
 dalle organizzazioni sindacali di categoria. Nel piatto la Regione ha messo 3 milioni
 di euro che vanno ad aggiungersi ai 7 della precedente convenzione per un impianto
 normativo che punta a riqualificare e riorganizzare l' assistenza sanitaria di primo
 livello. Ma c' è di più: anche se è ancora da approfondire sarà riformato il capitolo

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dell' assistenza assicurata di notte e nei festivi dai medici cosiddetti di guardia
medica che, in alcuni casi, potranno da un lato condividere l' accesso ai dati clinici
dei pazienti assistiti lasciando a loro volta traccia del loro intervento, dall' altro
essere reclutati fisicamente nei pronto soccorso. Le aggregazioni funzionali
territoriali tra i medici dunque, dopo una fase sperimentale, entrano ufficialmente in
pista pronti a partire dal prossimo gennaio rappresentando un fondamentale tassello
di quel riordino dell' assistenza degli studi medici e degli ambulatori distrettuali
specialistici che incrocia il più ampio Piano di riforma della medicina del territorio. LE
AGGREGAZIONI Il modello delle aggregazioni funzionali territoriali può essere a sede
unica o multipla, ma è possibile individuare una ulteriore sede complessa nella quale
possono essere presenti altre forme assistenziali, un ambulatorio infermieristico
condiviso, un punto prelievi, ambulatori dedicati ad attività di prevenzione. Le
prestazioni erogate saranno a disciplina diversificata e a complessità crescente,
secondo una programmazione regionale basata sulla progressiva adozione di Piani
terapeutici di cura e per le cronicità. Per ciascuna aggregazione saranno individuati,
a cura del coordinatore, medici di medicina generale esperti in aree tematiche
specifiche che, seguendo una formazione predeterminata potranno utilizzare anche
tecnologie diagnostiche di primo livello come un elettrocardiogramma, uno
spirometro, un ecografo. Le apparecchiature diagnostiche saranno acquistate dalla
Asl con la quota dei fondi vincolati stanziati in finanziaria a tale scopo. (235 milioni
di cui circa 23 spettanti alla Campania) grazie al ministro della Salute, Roberto
Speranza. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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02/12/2019                                                                                                                   Pagina 5

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                                              Argomento: Sanità Campania

                       Ospedale, lavoro a rischio per 11 Oss

 L' azienda di via Tescione taglia le ore
 degli operatori socio sanitari, i sindacati
 chiedono       un         incontro           urgente           al
 commissario Mariano Cristiani (Cisl): il
 governatore De Luca assuma davvero i
 precari, c' è posto per tutti CASERTA
 (Renato Casella) - Undici operatori socio
 sanitari       utilizzati              dall'        azienda
 ospedaliera         "Sant'             Anna        e       San
 Sebastiano"         rischiano           di     perdere          il
 lavoro.     Nonostante             i     proclami           del
 presidente della Regione Vincenzo De
 Luca sulle misure per aiutare i lavoratori
 meno       garantiti,      lo     spettro         della        la
 disoccupazione continua a gravare sul
 settore. In questi giorni si è svolto un
 incontro      tra     i     rappresentanti                dell'
 agenzia per il lavoro dalla quale dipendono gli Oss e i sindacati Felsa Cisl Campania,
 con il coordi natore territoriale di Caserta Vittorio Angelo Iodice Magliacano, e Ust
 Cisl di Caserta, con il segretario provinciale Nicola De Lucia, oltre a Rosa Della
 Ventura per gli operatori "somministrati" in utilizzo presso l' Aorn di Caserta. L'
 azienda ospedaliera ha comunicato formalmente all' agenzia una riduzione del
 fabbisogno orario di lavoro, quantificato in 324 ore settimanali nell' ambito del
 profilo professionale degli operatori socio sanitari. Per i sindacati, questa richiesta
 può portare ad una riduzione effettiva di 11 unità lavorative sul totale degli operatori
 socio sanitari. I sindacati, vista l' attuale carenza di organico rispetto al piano di
 fabbisogno triennale 2019-2021, non condividono la scelta dell' Aorn Caserta di
 ridurre le ore in somministrazione per il personale Oss e si riservano di chiedere un
 incontro con il commissario straordinario. E' in corso una trattativa fra Cgil, Cisl e Uil

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regionali e la regione Campania per la proroga di tutti i contratti dei lavoratori
precari, compresi i lavoratori in somministrazione, il reintegro dei lavoratori oggetto
di anticipata interruzione del rapporto di lavoro e la possibilità di poter vedersi
riconosciuta l' attività professionale svolta presso l' Ente utilizzatore che bandisca
concorso. Viene quindi chiesto il mantenimento di tutti gli operatori socio sanitari
attraverso una rimodulazione dell' orario settimanale, con una riduzione media di 4
ore e 30 minuti settimanali. L' agenzia si riserva di dare una risposta a seguito di
una verifica con l' azienda ospedaliera. "Continua la guerra dei poveri - è il
commento del dirigente Cisl Fp Nicola Cristiani - la Cisl di fronte alla richiesta di
riduzione delle ore decide di tenere tutti in servizio. sperando in un accordo
regionale. Questo personale ha 10 anni è più di servizio e ci sono carenze di
personale in particolare al pronto soccorso e nelle aree di emergenza". L' azienda
ospedaliera, ricorda Cristiani, "ha già perso 10 ostetriche e 6 oss finora, per
decurtazione oraria da parte dell' azienda. Oggi per evitare l' uscita di altri 11
lavoratori siamo stati costretti a ridurre i danni. cio ha messo in agitazione tutto il
personale somministrato, circa 200 lavoratori". La Cisl richiama il governatore De
Luca: "Vista l' uscita dal commissariamento si devono assumere 7.500 lavoratori
della sanità in Campania. C' e posto per tutti". Al commissario dell' azienda il
sindacato chiede una convocazione urgente.

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02/12/2019                                                                                                                     Pagina 17

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                                                Argomento: Sanità Campania

   Solidarietà dopo il furto degli addobbi S. Anna, pioggia di
                      donazioni per i bimbi

 IL VOLONTARIATO Ornella Mincione Per
 una volta i social hanno funzionato. E
 anche piuttosto bene, se si considera
 che,   grazie        alla      gara       di      solidarietà
 scattata in una notte, il valore dei 700
 euro persi per il furto degli addobbi e dei
 regali natalizi avvenuto al responsabile
 di Diamo una Mano è stato recuperato
 nel giro di una notte. Emanuele Iervolino,
 infatti, venerdì sera si rende conto di
 essere      stato       derubato             di      tutto        il
 materiale natalizio che lui e i volontari
 della sua associazioni avevano comprato
 per portarlo nei reparti di Oncologia del
 II Policlinico di Napoli e Pediatria dell'
 ospedale Sant' Anna e San Sebastiano di
 Caserta.     Di      qui,       l'    amarezza             e     la
 delusione di tanto lavoro sprecato. La
 decisione di Emanuele di girare un video
 di sfogo è immediata: poi, la pubblicazione sui profili Facebook e Instagram. «Non si
 è capito più niente. E' partita una reale gara di solidarietà. Quando al mattino ho
 riacceso il telefono mi sono accorto che avevo già recuperato le 700 euro perse per
 il furto. E ancora in tantissimi mi scrivevano per donare soldi», spiega Emanuele
 Iervolino di «Diamo una mano». Per tutta la giornata di ieri in tantissimi hanno
 portato qualcosa al reparto di Pediatria dell' ospedale casertano e a quello di
 Oncologia per adulti del II Policlinico. «Hanno portato di tutto - racconta Iervolino -.
 Soltanto una persona ha portato scatole e scatole di addobbi. Altri, tantissimi regali,
 e altri ancora continuavano a voler donare somme di denaro. Sono stato io a dire

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loro che a quel punto il denaro non serviva più e che, se proprio avevano voglia di
dare una mano, saremmo stati più contenti se fossero venuti fisicamente in reparti
ad aiutarci ad allestirlo. Così è successo. Abbiamo appurato poi che erano nostri
followers delle pagine social dell' associazione». I numeri dei followers non sono
bassi: 25.000 sulla pagina Facebook e 1.500 su quella di Instagram. «E' stato un
andirivieni - dice ancora Iervolino -. Mi ha meravigliato come un video fatto su due
piedi, in cui io più che altro mi sfogavo per la delusione del furto subito, avrebbe
potuto creare tutto questo. Mi fa piacere che le persone abbiano potuto percepire
tutta la mia amarezza e abbiano deciso di aiutarci davvero». La meraviglia di tanta
solidarietà è stata anche dei medici e degli operatori sanitari del reparto casertano.
«E' stata una gara di solidarietà bellissima - è il commento del primario del reparto
di Pediatria Felice Nunziata -. Hanno portato in reparto tantissimi addobbi, forse più
di quelli che pensavamo potessero arrivare. Le donazioni sono state continue, dalla
mattina al tardo pomeriggio». Il furto di venerdì sera, accaduto in via Pier Paolo
Pasolini a Caserta, aveva lasciato di stucco tutti, soprattutto perchè è molto
probabile che qualcuno avesse tutto quello che stava accadendo. Un uomo sulla
cinquantina, infatti, era stato notato mentre scaricava dal fuoristrada del referente
di «Diamo una mano», gli addobbi natalizi, ma i passanti hanno pensato che si
trattasse di un padre di famiglia intento ad abbellire una casa, senza neppure
lontanamente sospettare di un furto. Il reparto di Oncologia del II Policlinico è stato
già allestito sabato. Ieri è stata la volta del reparto casertano, dove sono arrivate
anche fisicamente le persone esprimendo la propria vicinanza e solidarietà de visu,
non attraverso il proprio smartphone. Un «miracolo»: così lo ha definito Emanuele
Iervolino riparlando di tutte le persone che lo hanno contattato e hanno voluto
parlare con lui, capire l' entità del danno e capire cosa potevano donare di proprio
per i piccoli pazienti del reparto di Pediatria di Caserta e di Oncologia di Napoli. Per
questa volta, i social sono stati il mezzo virtuoso per il bene dei pazienti. ©
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02/12/2019                                                                                                                   Pagina 2

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                                             Argomento: Sanità nazionale

  Aids, 400 casi l' anno in città «Manca percezione di rischio»
 Marta Bravi

 LA GIORNATA MONDIALE Oltre un terzo
 dei contagi avviene inconsapevolmente
 E l' 85 per cento dei ragazzi non usa il
 preservativo Marta Bravi Continua a
 mietere contagi il virus dell' Hiv. Nel
 2018 sono stati 430 le nuove diagnosi a
 Milano, il 70 per cento della Regione e
 oltre il 10 per cento di tutta Italia, dove
 se ne contano circa 3mila ogni anno.
 «Numeri       ancora       troppo          alti,     ma        la
 giornata mondiale della lotta contro l'
 Aids non deve essere la giornata degli
 allarmismi, che non pagano ma deve
 indicare delle priorità - spiega Andrea
 Gori,   direttore       dell'      Unità         Operativa
 Malattie      Infettive        del       Policlinico            e
 presidente      di     Anlaids          Lombardia              -.
 Doppio il binario su cui muoversi, perchè
 i contagi continuano ad aumentare: educazione e diffusione di strumenti che aiutino
 a prevenire il contagio». Se la comunità gay milanese sta crescendo e ha raggiunto
 popolazione e attrattività pari a quelle delle città europee, non è così per quanto
 riguarda la profilassi: a Londra è stata lanciata una campagna sulla PrEP (la
 profilassi) che ha raggiunto 20mila persone, ora si punta a 28mila. In città ricorrono
 a questi farmaci in 900». Di cosa si tratta? Di farmaci antiretrovirali, che oltre a
 bloccare la replicazione del virus nei sieropositivi, è risultato efficace anche nel
 prevenire l' infezione in chi non ha contratto il virus, ma si trova in contesti di
 particolare rischio. Il trattamento prevede l' assunzione di una compressa al giorno,
 nel caso di abitudini di vita promiscua, oppure due compresse prima e dopo il
 rapporto sessuale, riducendo così di molto il rischio. «Il problema della Lombardia è

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il sommerso: il 56 per cento delle diagnosi di infezioni sono tardive, ovvero a 7 anni
dal contagio, il che significa che queste persone possono aver infettato altri individui
seppur inconsapevolmente - spiega Gori -. La percezione del rischio è molto labile in
generale sia nella comunità gay che etero, che forse rappresenta la fetta più
consistente del sommerso. L' 85 per cento dei giovani, per esempio, non usa il
preservativo. La sfida ora - continua il direttore - è intercettare il sommerso, ovvero
persone sieropositive che non lo sanno: il senso è che se riusciamo a fare diagnosi in
tempo e a trattare le persone conteniamo la diffusione del virus, ma di nuovo non si
può fare se le persone non fanno il test o scoprono di essere sieropositive molto
tardi». Gli ospedali però non possono aspettare che siano le persone a decidere di
fare il test, prendere un appuntamento ed eventualmente curarsi perché il percorso
così è troppo lungo e macchinoso ed esiste ancora un forte stigma rispetto all' Aids.
«Bisogna rendere il più veloce e agile possibile l' accesso a test, servizi e cure»
osserva Gori. Come ha fatto il Policlinico con il Centro MTS (Malattia a trasmissione
sessuale) di via Pace 9 ad accesso gratuito e libero, senza cioè prenotazione nè
impegnativa, o il progetto Fast Track City cui il Comune ha aderito aprendo lo
sportello alla Casa dei diritti di via de Amicis 10, che fornisce test e counselling
gratuito e anonimo (il giovedì è attivo lo «Sportello PrEP» per visite e test rapidi).
Così tutte le donne vittime di violenza sessuale che approdano al Soccorso Violenza
Sessuale in Mangiagalli vengono trattate con terapie e seguite per evitare l'
eventuale contagio, mentre le associazioni di strada «agganciano» prostitute e
transessuale, che non mettono piede in ospedale, «per proporre loro test e controlli,
e affrontare il sommerso dall' altro capo» spiega ancora Gori. Altra arma
fondamentale è l' educazione: Anlaids entra nelle scuole secondarie per parlare ai
ragazzi tra i 16 e i 18 anni dei rischi dei comportamenti sessuali promiscui, tenendo
conto che la fascia più colpita è quella tra i 25 e i 29 anni.

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02/12/2019                                                                                                                    Pagina 9

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                                              Argomento: Sanità nazionale

                 Formazione promossa da 3 specializzandi su 4
 Eu.B.

 giovani medici I medici specializzandi si
 dicono soddisfatti dei percorsi formativi
 e       delle     attività           assistenziali               e
 professionalizzanti offerti dalle scuole di
 specializzazione degli atenei italiani. Al
 tempo       stesso,        promuovono                 servizi,
 insegnamenti          e     strutture.          È      quanto
 emerge dalle risposte al questionario che
 è stato compilato dai 16.841 iscritti alle
 1.266 scuole di specializzazione italiane
 (41 le università) e pubblicato nei giorni
 scorsi     sul    sito       del      ministero            dell'
 Istruzione. Il questionario, composto da
 84 domande e strutturato in 9 sezioni, è
 stato erogato dal Miur tra il 17 dicembre
 2018 e il 17 gennaio 2019 tramite una
 piattaforma informatizzata gestita da
 Cineca . Nel complesso, tre specializzandi su quattro valutano il percorso formativo
 adeguatamente calibrato all' acquisizione delle competenze necessarie a esercitare
 la professione di specialista all' interno dei nosocomi. Ma sono apprezzati anche gli
 aspetti legati alla facilità di accesso a biblioteche o riviste (il 74% degli
 specializzandi ha risposto positivamente) e alla graduale assunzione di autonomia e
 responsabilità nell' espletamento delle attività pratiche e professionalizzanti durante
 il corso di studi (l' 84% si è espresso in senso positivo). © RIPRODUZIONE
 RISERVATA.

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02/12/2019                                                                                                                 Pagina 5

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                                            Argomento: Sanità nazionale                                                    Lettori: 725.830

  I medici di Buzzi e Policlinico «Uniti per 2 poli d' eccellenza»
 Simona Ravizza

 La lettera firmata dai primari: pediatria
 alla    Bullona,      neonatologia                in       via
 Commenda «Uniamo Buzzi e Policlinico e
 creiamo nel primo un polo della pediatria
 e      nel   secondo            un         hub         della
 neonatologia». È questo il messaggio
 della lettera firmata dai primari dell'
 Ospedale dei Bambini e condivisa dal
 consiglio    di    direzione          di      via      della
 Commenda. Il progetto è stato appena
 presentato in commissione Sanità in
 Regione da Gian Vincenzo Zuccotti, a
 capo del dipartimento pediatrico del
 Buzzi, ma già nel 2015 era emersa l' idea
 e aveva acceso polemiche al Pirellone.
 All' epoca Forza Italia aveva proposto di
 far nascere un grande ospedale dei
 bambini      accorpando            Fatebenefratelli,
 Macedonio Melloni e Buzzi. Di parere opposto la Lega di Matteo Salvini, per il quale
 quest' ultimo doveva invece essere collegato al Sacco. Dopo molte discussioni, la
 soluzione si è concretizzata il 1° gennaio del 2016. Il Buzzi è stato unito al Sacco,
 alla Macedonio Melloni e al Fatebenefratelli. Il Policlinico però, con le competenze
 pediatriche della clinica De Marchi e quelle materno-neonatali della Mangiagalli (da
 circa 5.500 parti all' anno), era rimasto al di fuori dei giochi. Ora invece riprende
 quota l' idea di mettere esperti e strutture sotto un unico cappello. L' occasione è
 data dai cantieri in corso sia al Buzzi sia al Policlinico. In via Castelvetro sono partiti i
 lavori per il Grande Buzzi, dove ci saranno più spazi per curare al meglio i bambini:
 oggi sono oltre 25 mila gli accessi annui al pronto soccorso, 2 mila i piccoli con
 malattie rare. È prevista la costruzione di una nuova palazzina anche per le attività

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chirurgiche in day hospital e la terapia intensiva. Mentre è del 27 novembre la posa
della prima pietra per il Nuovo Policlinico. Dove ora c' è una spianata, sorgeranno tre
edifici che portano la firma di Boeri, Barreca e La Varra. Il doppio cantiere costituisce
«una grande opportunità», come ha detto Zuccotti in commissione regionale un
mese fa in risposta alle domande dei consiglieri. Nel dettaglio, la proposta lanciata
dalla lettera condivisa è quella di spostare nel Nuovo Policlinico la parte materno-
neonatale del Buzzi (circa 3.000 parti). Di contro, al Buzzi andrebbe l' area pediatrica
che si trova alla De Marchi (più o meno 70 letti). In questo modo si creerebbe in via
Castelvetro un polo pediatrico e al Policlinico-Mangiagalli un hub materno-neonatale.
«Nel giro di tre/quattro anni potremmo avere due strutture che non avrebbero nulla
da invidiare ad altri ospedali d' eccellenza» per Zuccotti. Per mantenere bassi i costi
sarebbe strategica la chiusura del punto nascite al Sacco. I vantaggi del piano? Dare
ai cittadini un polo riconosciuto per la cura della mamma e del bambino, riunire
professionalità ora disperse e risparmiare qualche soldo. L' assessore alla Sanità
Giulio Gallera conferma che la proposta è sul tavolo, ma sottolinea anche le criticità.
«Diventa difficile da realizzare se manda all' aria gare in corso e appalti già
assegnati, i costi diventerebbero troppo alti e si allungherebbero i tempi». Qualche
perplessità anche per la creazione di un punto nascite da più di 8 mila parti all' anno
alla Mangiagalli. Una seconda ipotesi, più semplice, prevederebbe di unire le due
amministrazioni, senza spostare i reparti. «Un primo passo per completare il
progetto più avanti».

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02/12/2019                                                                                                                   Pagina 12

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                                             Argomento: Sanità nazionale

    Infibulazione, 5 mila bambine a rischio Sos in Italia per le
                       mutilazioni genitali
 LARA LORETI

 Sono 80 mila donne le mutilate che
 vivono nel nostro Paese . Sono in
 continuo      aumento           gli      interventi            di
 ricostruzione         della           vulva           Equipe
 interdisciplinari per assistere le vittime
 all' interno del Servizio sanitario. L'
 omertà delle famiglie e delle comunità
 straniere lara loreti Una piccola somala
 di 6 anni. Perde sangue dalla vagina, ha
 ferite esterne. Soffre e non riesce ad
 andare in bagno. Sua madre la porta all'
 Istituto    San        Gallicano              di       Roma,
 specializzato          in        dermatologia                   e
 venereologia. La visita il professor Aldo
 Morrone, uno dei massimi esperti italiani
 di mutilazioni genitali femminili, a cui si
 dedica da 30 anni. «Il sospetto che la
 piccola avesse subìto una mutilazione
 recente, in Italia, è stato forte. Ho avvisato subito i servizi sociali che hanno allertato
 la Procura. Abbiamo parlato a lungo con la madre, ma lei ha negato che si trattasse
 di una lesione volontaria. Fatto sta che dopo i primi colloqui, mamma e bimba sono
 sparite, non le abbiamo più viste. E il tutto è sfumato in quanto non è stato possibile
 provare la mutilazione. Di casi dubbi, di bambine con emorragie non riferibili a
 patologie genitali, me ne capitano almeno 4-5 all' anno. Ma è difficile trattarli, sia
 per mancanza di prove, anche perché esistono alterazioni genetiche genitali che
 provocano problemi analoghi, sia perché è complicato affrontare il tema con i
 genitori e conquistare la loro fiducia». Il fenomeno Una pratica ancora molto diffusa
 nel mondo, quella delle Mutilazioni genitali femminili (Mgf), che coinvolge 30 Paesi

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africani, qualcuno del Medio Oriente più altri asiatici e sudamericani, per un totale di
oltre 200 milioni di vittime. Vengono praticate per lo più senza anestesia, da persone
che nella maggior parte dei casi non hanno qualifiche mediche. E ogni anno a livello
mondiale sono a rischio 3 milioni di bambine, dai primi mesi di vita ai 14 anni. Ci
sono vari tipi di lesioni: dall' asportazione del clitoride (grado 1) all' eliminazione
delle labbra (grado 2) fino al restringimento vaginale parziale o quasi totale (gradi 3
e 4). Alcuni Paesi africani hanno varato leggi che proibiscono la pratica, ma sono
ancora molti quelli in cui è tollerata. In Egitto, Paese a cui si fa risalire il rito, il 91 %
delle donne è mutilato. «Nei casi più gravi viene lasciato solo un piccolo buco per la
fuoriuscita di urine e ciclo mestruale - spiega Stefania De Fazio, chirurga estetica,
presidente del primo Summit sulle mutilazioni genitali femminili, organizzato nei
giorni scorsi a Napoli dalla Società italiana di chirurgia plastica, ricostruttiva ed
estetica - Violenze che nulla hanno a che vedere con la religione, frutto di un
retaggio culturale che impone alla donna di essere "pura". Ma i tagli hanno
implicazioni urologiche e ginecologiche, e occorrono protocolli multidisciplinari di
cura». In Italia: una legge a metà Il fenomeno coinvolge anche l' Italia dai primi anni
'90. Oggi, a 13 anni dalla legge 7 del 2006 che ha introdotto l' arresto per chi pratica
questo rito nel nostro Paese, vivono qui 80 mila donne mutilate. E «ogni anno
4-5mila bambine rischiano di esserne vittime in Italia», come sottolinea Morrone. Il
problema è che le linee guida ipotizzate dalla legge, che prevedevano campagne
informative e iniziative per l' integrazione, sono rimaste sulla carta. «L' Europa non è
esente, anche se non abbiamo certezza che la pratica venga effettuata in Italia o nei
Paesi europei - nota l' esperto- Al San Gallicano in dieci anni abbiamo trattato circa
3mila casi. Una 28enne somala laureata venne da noi chiedendo di essere mutilata.
Noi le abbiamo spiegato che è vietato. Sette mesi dopo l' abbiamo rivista per una
visita ed era stata tagliata. Ma se ci fossero maggiore integrazione e strutture ad
hoc per trattare il tema, il rischio per le bambine, e anche per le adulte, sarebbe
molto inferiore». Gli esperti non escludono che in alcune comunità africane residenti
in Italia le mutilazioni vengano praticate ma «certezze non ci sono, altrimenti la
Procura sarebbe informata», dice Morrone. Intorno al fenomeno c' è molto riserbo e
le forze dell' ordine spesso non vengono coinvolte (polizia e carabinieri dicono di non
aver trattato casi recenti). «Episodi in Italia? - nota Omar Abdulcadir, ginecologo
somalo residente in Toscana, paladino del contrasto alle Mgf - Nessuno lo riferisce
perché tutti sanno che è illegale, nelle stesse comunità nessuno denuncerebbe l'
altro. La maggior parte va nei Paesi di origine a praticarle. Ma ora alle frontiere di
alcuni Stati europei le bimbe, prima e dopo le vacanze nella madrepatria, vengono
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