Media Monitoring per 25-03-2019 - Rassegna stampa del 25-03-2019 - Ruggi
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AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona ................................................................................ 1 25/03/2019 - WWW.AGRO24.IT VIDEO – Salerno. Personale sanitario cercasi. L’appello di Biondino ...................................... 1 Sanità Salerno e provincia .............................................................................................................. 2 25/03/2019 - CRONACHE DI SALERNO Asl, rimborsi ai centri Il Pm chiude le indagini ....................................................................... 2 25/03/2019 - IL MATTINO (ED. SALERNO) «Imboscati negli uffici 504 addetti» il Nursind ora presenta il conto ..................................... 4 25/03/2019 - IL MATTINO (ED. SALERNO) In 560 verso la pensione Asl, è allarme assistenza ................................................................ 5 25/03/2019 - LA CITTÀ DI SALERNO Tagliati due posti letto, bufera allo Scarlato .......................................................................... 7 Sanità Campania ............................................................................................................................... 8 25/03/2019 - IL MATTINO (ED. BENEVENTO) Asl, rinnovo esenzione ticket piano anti -code e disagi .......................................................... 8 25/03/2019 - IL MATTINO «Sabotaggio Cardarelli ho salvato un paziente» .................................................................. 10 25/03/2019 - IL SANNIO Ipertrofia prostatica benigna: debutta la tecnica mini -invasiva .......................................... 12 25/03/2019 - IL ROMA Le scoliosi nei pazienti neurologici, medici ed esperti a confronto ...................................... 13 25/03/2019 - IL MATTINO Medici divisi sulla matrice del raid «Follia e stress». «No, atto criminale» .......................... 14 25/03/2019 - IL MATTINO SULLA PELLE DEI PIÙ DEBOLI ............................................................................................... 16 Sanità nazionale ............................................................................................................................. 19 25/03/2019 - LA REPUBBLICA A costo zero solo per motivi di salute .................................................................................. 19 25/03/2019 - LA REPUBBLICA Circonciso in casa, muore a 5 mesi La ministra: " Fatelo fare ai medici" ............................. 20 25/03/2019 - ITALIA OGGI SETTE Fascicolo, dossier e referti online: il consenso è d' obbligo ................................................. 22 25/03/2019 - IL FATTO QUOTIDIANO I medici diminuiscono, colpa del governo ............................................................................ 24 25/03/2019 - ITALIA OGGI SETTE Il Dpo in corsia non è scontato Nomina valutata caso per caso ........................................... 25 25/03/2019 - IL SOLE 24 ORE Tirocini per l' abilitazione: domande entro venerdì .............................................................. 29 25/03/2019 - ITALIA OGGI SETTE Tra i nodi da sciogliere restano i rapporti con i fornitori ...................................................... 30 25/03/2019 - LA REPUBBLICA Vacanze a Cuba e regali ai medici gli affari gonfiati dei re delle protesi .............................. 32
25/03/2019 agro24.it EAV: € 405 Lettori: 933 Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona Link alla pagina web VIDEO – Salerno. Personale sanitario cercasi. L’appello di Biondino VIDEO – Salerno. Personale sanitario cercasi. L’appello di Biondino Ci sono sicuramente evidenti problemi di comunicazione. Un vero e proprio paradosso denunciato anche dal sindacalista della Cisl Gaetano Biondino Penuria d’infermieri e di operatori socio sanitari. Una carenza di personale dovuta alle mancate assunzioni e accentuata dai pensionamenti aumentati con la “quota cento”. In mancanza di procedure concorsuali imminenti vengono riaperte le graduatorie per gli avvisi pubblici, ma nessuno risponde alle chiamate. Il problema riguarda nel caso l’Azienda Ospedaliero Universitaria “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona – Scuola Medica Salernitana e che comprende anche i plessi di Mercato San Severino, il Da Procida di Salerno, il S. Maria dell’Olmo di Cava dei Tirreni e dal presidio di Castiglione di Ravello. Ci sono sicuramente evidenti problemi di comunicazione. Un vero e proprio paradosso denunciato anche dal sindacalista della Cisl e coordinatore dell’area chirurgica dell’ospedale Santa Maria dell’Olmo di Cava de Tirreni, Gaetano Biondino, che lancia l’appello a chi attualmente è in posizione di graduatoria dell’azienda sanitaria. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
25/03/2019 Pagina 4 EAV: € 1.013 Lettori: 29.750 Argomento: Sanità Salerno e provincia Asl, rimborsi ai centri Il Pm chiude le indagini Asl, chiusura indagini. L' inchiesta del Pm Guarriello arriva, secondo fonti della Procura, alla stretta finale. Dopo la notifica agli indagati ci saranno i tempi tecnici prima dell' udienza preliminare con richiesta di rinvio a giudizio. Dopo una serie di laboriose indagini e di interrogatori da parte di alcuni indagati che hanno voluto chiarire la propria posizione, il Pm ha tirato le somme. Secondo l' accusa dirigenti dell' Asl di Salerno e titolari di centri convenzionati avrebbero gestito i fondi dell' Asl destinati ai centri convenzionati dalla Regione Campania e regolati dalla disciplina dei "tetti di spesa" a proprio piacimento, ricavandone vantaggi personali e arrecando, di conseguenza, danni alla pubblica amministrazione in parte già quantificati. In più avrebbero consentito ad alcuni tra i diversi centri di riabilitazione individuati di ottenere rimborsi per prestazioni terapeutiche su pazienti disabili in realtà mai erogate. Un altro capitolo riguarda la vicenda dei decreti ingiuntivi contro l' Asl concordando con i titolari di presunti crediti di non farvi opposizione in tribunale, aggirando così gli ostacoli della legittimazione ad agire ed incassare montagne di danaro che venivano poi in parte retrocesse a chi favoriva questo andazzo. E' questo, in estrema sintesi, il quadro prospettato dal sostituto procuratore Silvio Marco Guarriello nell' ambito del procedimento penale 10628/15 nei confronti di 36 persone. Un lavoro durato oltre due anni con tanto di richiesta di proroga nella scorsa estate. Figure centrali dell' indagine sono risultate due figure dirigenziali di "peso" negli uffici di via Nizza il direttore del Servizio economico finanziario e la prima dirigente della Programmazione e controllo committenza poi responsabile del settore Sistema Informativo dell' Asl, all' epoca dei fatti contestati dalla Procura.Sono i due nuclei centrali attorno ai quali orbitano i rimborsi che la regione invia all' Asl di Salerno da distribuire poi alle singole strutture sulla base dei famosi "tetti di spesa. Come è noto risultano indagati anche i vertici dell' azienda sanitaria, attuali e precedenti, altri funzionari Asl più i titolari di diversi centri convenzionati che a vario titolo hanno Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
-avrebbero- beneficiato del sistema che consisteva prioritariamente nel taglio discrezionale del budget a strutture che ne avevano titolo. Le ipotesi di reato sono oltre una decina, tra cui truffa aggravata in danno dello stato, abuso d' ufficio in concorso e peculato. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
25/03/2019 Pagina 25 Il Mattino (ed. Salerno) EAV: € 4.861 Lettori: 133.364 Argomento: Sanità Salerno e provincia «Imboscati negli uffici 504 addetti» il Nursind ora presenta il conto Sono 504 gli imboscati individuati dai sindacati all' Asl. Il plotone più numeroso sarebbe formato da 258 infermieri, 119 operatori tecnici, 43 operatori socio sanitari e 51 assistenti sociali. Considerato che si tratta di un vero esercito di personale, che ben potrebbe garantire il fabbisogno di un ospedale medio-piccolo, e che questo personale è stato assunto per mandare avanti gli uffici, almeno in parte e «con il beneplacito dei direttori sanitari dei vari macro-centri - sostiene Biagio Tomasco, segretario del Nursind - va sottolineato che in tal modo hanno sottratto, senza soluzione di continuità, forza lavoro nei reparti di degenza e sul territorio, contribuendo essi stessi, nella loro qualità di datori di lavoro, a minare l' integrità psicofisica dei dipendenti a loro sottoposti». I medici competenti dei vari macro-centri, dovranno valutare i dipendenti in questione, non se abili al proficuo lavoro nel posto attualmente occupato, bensì in riferimento al ruolo per il quale sono stati assunti. Qualora si dovessero palesare evidenti impedimenti allo svolgimento del proficuo lavoro da parte di dipendenti con limitazioni, solo allora l' azienda potrà attivarsi, compatibilmente con le strutture organizzative dei vari settori, per recuperarlo al servizio attivo, magari assegnando loro mansioni diverse in cui potranno prestare la propria opera in virtù del fatto che sono dipendenti pubblici. sa. ru. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
25/03/2019 Pagina 25 Il Mattino (ed. Salerno) EAV: € 9.752 Lettori: 133.364 Argomento: Sanità Salerno e provincia In 560 verso la pensione Asl, è allarme assistenza LA SANITÀ Sabino Russo Tra ospedali e servizi territoriali, l' Asl rischia di perdere tra le 530 e le 560 unità, nel corso del 2019. A lanciare l' allarme sono le parti sociali, che tornano a chiedere al commissario straordinario Mario Iervolino l' avvio di un concorso unico per tutte le figure professionali carenti. Attraverso un puntuale dossier il Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche, ha passato al setaccio tutti i vuoti che si potrebbero verificare, tra piano di fabbisogno di personale dichiarato dalla stessa azienda sanitaria, pensionamenti per limite d' età, quota 100 e opzione donna. I NUMERI Nello specifico l' Asl Salerno, con la deliberazione 261 del 31 ottobre 2018, ha provveduto a determinare il fabbisogno triennale di personale 20182020, il cui ammontare totale è di 846 unità a vario titolo individuate. Successivamente la stessa azienda sanitaria Salerno ha prodotto le linee guida per l' assegnazione del budget per il fondo disagio anno 2019, da cui si evince una perdita secca di personale di comparto da 5534 unità del 2016 a 5146 unità del 2019, pari a un saldo negativo di 388 unità di personale. Il totale delle tre aree di comparto individuate nel piano triennale del fabbisogno (area sanitaria, area tecnica, area amministrativa), però, ammontava a 418 unità, con una differenza di 30 unità rispetto al budget per il fondo disagio. Un computo questo, che secondo il sindacato continuerebbe a essere viziato dai nulla osta non concessi, pensionamenti e quota 100. Per questi ultimi due capitoli il discorso si fa più complesso, perché bisogna incrociare l' età del personale con gli anni di servizio. Partendo dall' analisi delle fasce di età emerge che i dipendenti che potranno accedere alla quota 100 potrebbero essere 1648, pari al 21,10 per cento del totale dei dipendenti in servizio nell' Asl Salerno. Agganciando al dato anagrafico gli anni di servizio richiesti, ovvero 38, si arriva a 58 possibili uscite. Qui, dai dati elaborati dal Nursind, si evidenzia che il presidio ospedaliero che pagherebbe il prezzo maggiore è quello di Sapri, con una Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
perdita di 19 unità, seguito da quello di Vallo della Lucania a quota 12, a cui vanno aggiunti anche altri 8 dipendenti che operano al distretto. Ai pensionamenti per quota 100, poi, vanno aggiunte le altre due forme di quiescenza: anzianità e opzione donna. Per quanto riguarda la prima, potrebbero avvantaggiarsene 64 dipendenti suddivisi in 24 unità di comparto e 40 unità della dirigenza medica. Per quanto riguarda l' opzione donna invece, l' area del comparto sarebbe quella più interessata, con 23 unità in possesso dei requisiti richiesti. Per la dirigenza medica, ci sarebbe una sola unità. I NODI Il sindacato individua «un quadro preoccupante, se non allarmante, anche in virtù del fatto che non si ha ben chiara la situazione su chi si avvarrà o meno delle facoltà innanzi illustrate - evidenzia nel dossier Biagio Tomasco, segretario territoriale del Nursind - cosa che se realizzata, imporrebbe un serio ragionamento di riorganizzazione dei servizi erogati dall' Asl Salerno, oltre che delle politiche di reclutamento, di cui a ogni buon fine ne riparleremo». Altro aspetto della questione occupazionale, non di secondo piano, è quello dei dipendenti impiegati in mansioni o funzioni diverse da quella per cui sono stati assunti. «Considerato che tutte le azioni positivamente messe in essere dall' Asl, seppur meritorie, non hanno dato i frutti sperati - continua Tomasco - si chiede un rapido capovolgimento di rotta, che possa riequilibrare il rapporto tra domanda e offerta di salute e che passa essenzialmente attraverso l' indizione di un concorso unico per tutte le figure carenti dell' Asl Salerno». © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
25/03/2019 La Città di Salerno Argomento: Sanità Salerno e provincia Tagliati due posti letto, bufera allo Scarlato Salvatore D'Angelo SCAFATI Tagliati due posti letto al reparto di Anestesia e rianimazione dell'ospedale Mauro Scarlato di Scafati: è scontro tra sindacati e dirigenza sanitaria dell'Asl. In una sanità campana tra mille difficoltà ora si litiga anche per la riduzione di due unità all'interno di un reparto e il trasferimento del personale. La disposizione del direttore sanitario del Dea di primo livello Nocera-Pagani- Scafati, Alfonso Giordano , ha scatenato la reazione del Nursind. Il segretario territoriale Biagio Tomasco , infatti, ha diffidato il dirigente dal proseguire con il ridimensionamento del presidio scafatese. La decisione di Giordano è fondata sui risultati della rianimazione «di molto inferiore alle peggiori previsioni ». Il giudizio negativo è espresso nella lettera inviata al dirigente medico di direzione sanitaria scafatese, Maurizio D'Ambrosio , e inoltrata al responsabile dell'unità operativa, Marco Ingrosso . Nel mese di marzo si sarebbero registrati appena due ricoveri. Insomma, numeri che non giustificano l'attuale dotazione di personale. Sono in servizio 10 infermieri per 4 posti letto, senza alcun operatore socio sanitario, una dotazione insufficiente perché «la normativa regionale di riferimento hanno spiegato i sindacati preveda 12 infermieri e 4 operatori socio sanitari». Il direttore ha inoltre stabilito il trasferimento degli infermieri in eccesso a Medicina e Lungodegenza, valutando anche l'ipotesi di riaprire Lungodegenza. Una decisione contro cui si è scagliata il Nursind. Tomasco pone alcuni interrogativi, tra cui perché non sia stato coinvolto «il capo dipartimento dell'area Critica» o perché non si sia considerato il trasferimento da Nocera a Scafati di alcuni pazienti considerato che la rianimazione dell'Umberto I supera «abbondantemente e costantemente il numero di posti letto prefissato ». Rispetto a questo punto, dall'Asl spiegano che a Scafati possono essere trasferiti al massimo pazienti che hanno bisogno della ventilazione. Allo Scarlato non ci sono sale operatorie attive, in caso di urgenze, con radiologia e laboratorio analisi che sono attivi solo per una parte della giornata. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
25/03/2019 Pagina 23 Il Mattino (ed. Benevento) EAV: € 7.940 Lettori: 133.364 Argomento: Sanità Campania Asl, rinnovo esenzione ticket piano anti -code e disagi LA SANITÀ Luella De Ciampis È stato fissato per oggi l' incontro tra i dirigenti e il personale degli uffici del distretto sanitario dell' Asl di via XXIV maggio per decidere sulle strategie da seguire, in vista della data di rinnovo dei codici di esenzione per reddito, che coinvolgerà circa dodicimila utenti. Lo scopo è quello di evitare che da lunedì prossimo si creino file interminabili e disagi per i pazienti e per gli operatori. «Si renderà necessario dice il direttore del distretto, Tommaso Iannotti - soprattutto un rapporto di collaborazione tra l' utenza e gli operatori perché il numero delle esenzioni da rinnovare è enorme e gli addetti al servizio sono quattro impiegati, che prenderanno in carico dai 25 ai 30 richiedenti al giorno, ognuno dei quali, generalmente, ha con sé due o tre deleghe per l' intero gruppo familiare. Questo significa che, ogni operatore sbrigherà tra le 100 e le 150 pratiche al giorno. Inoltre, a disposizione del pubblico ci sarà un gruppo di dirigenti medici, che anticiperà i casi veramente gravi e urgenti. Un altro fattore da tener presente è quello della chiusura dell' Urp per cui i moduli da compilare saranno distribuiti direttamente negli uffici, ma poiché non c' è più il personale preposto ad aiutare i richiedenti nella compilazione, dovranno farlo autonomamente, con la collaborazione dei familiari». LA RIUNIONE Intanto, nell' incontro di oggi si deciderà se saranno predisposti gli straordinari nei pomeriggi di martedì e mercoledì e se saranno coinvolti i patronati, nell' operazione di compilazione e di presentazione delle pratiche, nell' ottica di velocizzarne il disbrigo. Il primo step, prevede la fase di prenotazione, presso gli uffici di via XXIV Maggio, a cui seguirà quella in cui, in base al numero ottenuto, si potrà accedere per effettuare l' esenzione vera e propria. Per evitare che si creino situazioni di disagio e di tensione, l' Asl raccomanda di rivolgersi agli uffici solo in caso di reale necessità e in modo ordinato e razionale evitando anche di chiedere prestazioni fuori orario perché gli operatori, dopo la chiusura, devono fare il retro sportello, oltre a una pausa Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
obbligatoria di dieci minuti ogni due ore di lavoro. In questa prospettiva, per esempio, gli over 65 dovranno recarsi dal proprio medico di base perché l' esenzione scatta in automatico e non c' è l' esigenza di inoltrare richiesta, a meno che non si tratti di disoccupati e di bambini fino ai 6 anni, così come, per i pazienti con gravi patologie e handicap di qualsiasi genere, non viene richiesta la presenza, ma la delega a un solo familiare. «Con queste premesse conclude Iannotti ci auguriamo che il servizio si svolga senza incidenti di percorso, legati soprattutto all' impazienza e alle difficoltà oggettive di gestire un numero di persone così enorme. Il personale si impegnerà al massimo per concludere l' iter in tempi brevi». © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
25/03/2019 Pagina 25 EAV: € 13.171 Lettori: 133.364 Argomento: Sanità Campania «Sabotaggio Cardarelli ho salvato un paziente» Ettore Mautone Il sabotaggio ai monitor salvavita del Cardarelli avrebbe potuto provocare la morte di un paziente. Ad evitarla è stato l' intervento del primario, Ciro Mauro, che si è accorto dell' anomalia e della manomissione. Da lì è scattata la denuncia che ha poi portato all' inchiesta della magistratura svelata dal Mattino e affidata ai Nas sotto il comando del colonnello Vincenzo Maresca e del maggiore Gennaro Tiano. Il malato era ricoverato in pronto soccorso cardiologico e il monitor centrale ha indicato un tracciato minaccioso per la vita dell' uomo. «Era un sabato mattina di febbraio, sono andato in medicheria per rispondere al telefono - racconta Mauro - e mi sono accorto che il monitor segnalava una grave anomalia di un tracciato. Una torsione di punta che precede l' arresto cardiaco. Ho subito fatto trasportare il paziente in Utic (Unità di terapia intensiva coronarica, ndr). Dopo due minuti è andato in arresto cardiaco. Lo abbiamo massaggiato e rianimato. Il giorno dopo, la domenica, abbiamo impiantato il defibrillatore. Oggi sta bene». Dottor Mauro, cosa non ha funzionato? «L' ex direttore del Cardarelli Ciro Verdoliva aveva fatto impiantare da poco un sistema elettronico di telemetria che collega tutti i pazienti critici a una centrale di monitoraggio. Questa in caso di anomalie entra in allarme. Quell' allarme non aveva funzionato». Dopo aver salvato il paziente cosa ha fatto? «Mi sono chiesto come mai non fosse scattata l' allerta nella centrale di monitoraggio presidiata giorno e notte da una guardia medica e infermieristica. Era un sistema di controllo nuovo, montato da pochi giorni, prima che Verdoliva andasse via dal Cardarelli. Una sorta di scatola nera che lascia traccia e registra tutti i parametri del paziente». E dunque? «Ho pertanto pensato che si trattasse di un' anomalia tecnica e ho chiamato l' assistenza». Cos' è emerso? «Nella relazione si legge che il sistema sonoro di allarme era stato bloccato da una graffetta inserita all' interno di una porta che fa da interfaccia sul retro dell' apparecchiatura. Il sistema, per intenderci, funzionava Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
regolarmente tanto da avermi permesso di leggere al monitor l' anomalia emersa dal tracciato collegato al paziente. Ma non funzionava il bip-bip del tracciato né l' allarme che suona in caso di anomalie. Il tecnico intervenuto ha scritto nero su bianco che si trattava di un sabotaggio. A quel punto ho immediatamente sporto denuncia e trasmesso la relazione e i documenti all' autorità giudiziaria». Chi può essere stato? «Non so proprio immaginarlo. Su quanto accaduto ho immediatamente avviato un' indagine interna». Il risultato? «È emerso che l' apparecchiatura, che traccia i parametri vitali di tutti i pazienti monitorati anche in Obi e in pronto soccorso, e anche durante i trasporti da un reparto all' altro, fino al giorno prima aveva funzionato regolarmente. Dunque quello che è accaduto deve essere successo di notte». Potrebbe essere intervenuto qualcuno dall' esterno? «Francamente non credo». Che idea si è fatto? Perché qualcuno avrebbe manomesso un sistema salvavita mettendo a repentaglio la salute di pazienti critici? «Questo non posso proprio saperlo. Quanto accaduto è grave quanto inspiegabile. Tutti i letti cardiologici sono monitorati. Abbiamo un doppio controllo al letto del malato e in remoto in medicheria». Si parla di conflittualità nel reparto. «Io svolgo il mio lavoro di primario e di direttore di dipartimento. Dirigo e prendo decisioni che talvolta possono non essere condivise. In ogni caso se qualcuno ce l' avesse con me ordirebbe qualcosa contro di me non contro i pazienti. Per due anni consecutivi siamo risultati quelli che in Italia effettuano il maggior numero di procedure di angioplastica con una mortalità tra le più basse in assoluto nel Paese. Risultati di eccellenza che non si raggiungono senza una squadra di professionisti collaudata. Combattiamo contro carenze di personale sia mediche sia infermieristiche. I carichi di lavoro sono gravosi a fronte di poche gratificazioni e grandi responsabilità ma ho la fila di medici e infermieri che vogliono venire a lavorare da me. Abbiamo raggiunto traguardi straordinari grazie a sacrificio, abnegazione e professionalità di chi fa parte della mia squadra. Episodi di questo genere rischiano invece di appannare il grande lavoro fatto in questi anni. Io e i miei colleghi pensiamo solo a tutelare i pazienti». L' episodio è dunque accaduto di notte, il sistema era nuovo e dotato di un nuovo sistema sonoro: qualcuno potrebbe aver silenziato l' apparecchiatura per non intralciare il suo riposo? «Non oso pensare a una ipotesi del genere. Configurerebbe una gravissima e criminale irresponsabilità che non corrisponde al profilo dei professionisti che lavorano nel mio gruppo. Tuttavia c' è sempre una remota possibilità. Credo sia un' impresa quasi impossibile trovare il responsabile». Tolta la graffetta il sistema è tornato a funzionare? «Sì, ora tutto è regolare. Abbiamo intensificato la routine dei controlli e preso alcune contromisure». Quali reazioni ci sono state all' accaduto nel reparto? «Stupore e incredulità. Ma siamo anche tutti ancora più motivati e determinati a portare avanti il lavoro di eccellenza svolto finora». © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
25/03/2019 Pagina 6 Il Sannio EAV: € 873 Lettori: 29.750 Argomento: Sanità Campania Ipertrofia prostatica benigna: debutta la tecnica mini - invasiva Una buona notizia per i pazienti afflitti da disturbi urinari causati dall' ipertrofia prostatica benigna, detta anche ingrossamento della prostata. L' ipertrofia prostatica è la malattia urologica più diffusa negli uomini, destinata ad aumentare sempre di più per via dell' invecchiamento della popolazione, tanto che in Italia si pone ai primi posti per diagnosi effettuate ogni anno, seconda all' ipertensione arteriosa. L' Unità Operativa di Urologia dell' Ospedale Scaro Cuore di Gesù del Fatebenefratelli di Benevento già da qualche settimana utilizza in regime pubblico il laser "green light",la più recente evoluzione della tecnologia laser nel trattamento della Ipb. Si tratta di una metodica che permette di migliorare il trattamento della ipertrofia prostatica in alternativa alla chirurgia tradizionale, con una convalescenza più rapida e minori effetti collaterali, con il risultato di un ritorno del paziente alla vita normale nel giro di pochi giorni. «L' intervento, con basso grado di invasività, può essere praticato in regime di day hospital o con un breve ricovero e offre un sollievo immediato dai sintomi a carico delle vie urinarie - ha spiegato il medico Paolo Ferravante, responsabile della Unità Operativa di Urologia -. Nella nostra unità operativa facciamo ricorso ormai abitualmente a tale pratica mini invasiva, utilizzata sempre più spesso in alternativa alla resezione trans uretrale della prostata (TURP), anche in con siderazione della più bassa incidenza di effetti collaterali e complicanze". La differenza risiede nella tecnologia, poiché green light utilizza una luce laser, non un bisturi o l' energia termica, per rimuovere con precisione il tessuto. Quello che il green light realizza è zione del ipertrofico. laser riduce al minimo la perdita di sangue, ragione per la quale tale pratica si rivela particolarmente indicata anche per pazienti che assumono farmaci anticoagulanti o antiaggreganti. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
25/03/2019 Pagina 13 EAV: € 818 Lettori: 29.750 Argomento: Sanità Campania Le scoliosi nei pazienti neurologici, medici ed esperti a confronto AFRAGOLA. "Le scoliosi nei pazienti neurologici e nelle patologie genetiche complesse in età evolutiva" è questo il tema che è stato affrontato da luminari della medicina nel salone del Circolo Unificato dell' Esercito di Palazzo Salerno. Ortopedici, chirurghi, fisiatri, fisioterapisti, neurologi, neuropsichiatri, logopedisti, infermieri, psicologi, infermieri, osteopati e medici provenienti da tutta la Campania e da altre Regioni del Nord, hanno preso parte al primo convegno nazionale dal titolo "Le scoliosi nei pazienti neurologici". L' evento che ha visto la partecipazione di oltre 180 specialisti della materia, è stato organizzato dal tecnico ortopedico Roberto Riccardo Ruggiero, leader nel settore ortopedico, nonché fornitore ufficiale della Società Sportiva Calcio Napoli. Alla tavola rotonda hanno preso la parola Paolo Fraschini del Dipartimento di neuro -riabilitazione dell' Irccs "E. Medea" Bosiso-Parini, il chirurgo vertebrale Alessio Lovi dell' Istituto Ortopedico "Galeazzi" -Milano, Francesco M. Lotito referente regionale Sitop, Maurizio Nespoli direttore della S.S.D. di Riabilitazione e Recupero Funzionale Aorn Santobono-Pausilipon Napoli, Fernanda Servodio Ammarone della Medicina Fisica e Riabilitativa Aorn Santobono-Pausilipon Napoli, Maria Francesca Bedeschi Medico genetista c/o Uosd Genetica Medica Fondazione Irccs Ca' Granda Ospedale Maggiore Policlinico Milano ed infine Roberto Riccardo Ruggiero Tecnico Ortopedico e Fisioterapista dell' Industria di Tecnica Ortopedica ad alta Specializzazione di Afragola. «Nel corso dei lavori - ha spiegato Ruggiero - sono state illustrate metodologie e tecniche di primo livello mirate soprattutto nel trattamento chirurgico delle gravi deformità vertebrali in età evolutiva». Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
25/03/2019 Pagina 25 EAV: € 8.892 Lettori: 133.364 Argomento: Sanità Campania Medici divisi sulla matrice del raid «Follia e stress». «No, atto criminale» LE REAZIONI Evento sentinella, incuria, sabotaggio, follia, cattiveria, cinismo. Ovvero, stupidità e presunzione. Nel senso che qualcuno - infastidito dall' assillo del bip-bip sonoro di un sistema introdotto da poco in quella centrale di monitoraggio - potrebbe aver pensato di silenziare momentaneamente il sistema per controllare solo in video i pazienti, salvo poi dimenticarsi di ripristinare l' allarme manomesso. Sono le ipotesi formulate da sindacati e operatori per spiegare quello che allo stato sembra semplicemente incredibile. «L' unica cosa che riesco a pensare - sostiene Franco Verde, delegato aziendale Anaao - è che il passaggio di consegne tra vecchia e nuova amministrazione di questo grande ospedale, centrale per il destino dell' intera politica regionale, possa suscitare un tale interesse da determinare il sabotaggio della continuità di una buona amministrazione che va avanti da molti anni. Certo, modalità così estreme e singolari, un tale disegno di destabilizzazione, lasciano perplessi e increduli». LE IPOTESI «Mi auguro non sia un sabotaggio, perché saremmo di fronte a un atto gravissimo, criminale, di alto rilievo penale che escludo possa essere ascritto al personale che lavora al Cardarelli - sottolinea Lorenzo Medici, leader della Cisl Fp Campania - Immagino invece possa trattarsi di una bravata di chi non sapeva nemmeno cosa stava facendo. Spero che quanto prima venga individuato il responsabile». Più articolato il ragionamento di Antonio De Falco segretario regionale della Confederazione medici ospedalieri (Cimo), ex chirurgo all' Ascalesi: «La camorra? Come ha sottolineato il commissario della Asl Napoli 1 Ciro Verdoliva, probabilmente continua ad esserci oggi. Un cancro da estirpare appunto. Non credo che un atto del genere possa essere attribuito a un sanitario interno. Quale lo scopo? Forse un' insipienza più che una cattiveria. Perché colpire Ciro Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
Mauro o meglio, alla cieca, i pazienti del suo reparto? Sembra più una logica terroristica che un atto di sabotaggio». Difficile decifrare l' accaduto. «Bisogna tenere alta la guardia contro la camorra, in sanità combatterla con i mezzi della cultura, della legalità e della civiltà - dice Giuseppe Galano, leader del sindacato dei rianimatori - ma probabilmente qui c' è qualcos' altro. Magari sciatteria. Qualcuno che per stupidità, per non sentire il rumore, ha manomesso il sonoro pensando di poter gestire solo il monitor e poi si è distratto. Ogni altra ipotesi sarebbe aberrante». «Chi ha accesso a quel locale? Infermieri, medici, operatori socio- sanitari, familiari o chi altri - conclude Enzo Bencivenga, leader regionale dell' Anaao che, da psichiatra, vede la possibilità anche di un gesto di follia - un tempo nei luoghi ad elevato stress c' era il consulto periodico con psicologi e medici del lavoro. Ma non credo che un operatore sanitario abbia consapevolmente sabotato un sistema salvavita». Ipotizza Bencivenga: «Forse è stato qualcuno intollerante al rumore che non intendeva venir meno al suo compito. Più un irresponsabile superficiale che un disturbato». e. m. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
25/03/2019 Pagina 39 EAV: € 14.223 Lettori: 133.364 Argomento: Sanità Campania SULLA PELLE DEI PIÙ DEBOLI Marilicia Salvia Criminali. Potenziali assassini. E vigliacchi. Non c'è un modo diverso per dirlo. Non si può essere più prudenti o meno duri davanti allo scenario che si spalanca dietro il gesto apparentemente insignificante, apparentemente stupido di piazzare una graffetta dentro un macchinario salvavita. Non c' è niente di insignificante o di stupido in un gesto che mette a rischio la vita delle persone: nel caso specifico persone in condizioni di debolezza estrema, pazienti cardiopatici che in ospedale ci finiscono perché hanno bisogno di essere salvati. Salvati, se è possibile, finché la scienza e l' intelligenza degli uomini possono riuscirci. Salvati, e in ogni caso curati fino al limite dell' umano, dalle persone - i medici, gli infermieri, gli inservienti e i top manager, insomma tutti quelli che fanno dell' ospedale un luogo di vita e non di morte - alle quali i malati e i loro familiari si sono rivolti con fiducia, con speranza. Perché un ospedale è questo. Non il luogo in cui si può rimanere uccisi in una imbecille lotteria messa in conto da qualcuno con chissà quale mira, quale balordo obiettivo da raggiungere. Criminali, sì: potevano uccidere davvero gli uomini, chissà se uno o più, chissà con il camice di quale colore, chissà con quale folle disegno in testa, che in un giorno di febbraio hanno inserito questo banalissimo, leggero pezzetto di ferro dentro il dispositivo elettronico che avverte i medici con un segnale sonoro se e quando i parametri di un paziente attaccato alla macchina subiscono improvvise variazioni. Un paziente aveva effettivamente avuto un peggioramento, in quel tetro giorno di febbraio, nel reparto di cardiologia del Cardarelli. E il segnale sonoro non ha funzionato. Non ha dato l' allarme. Se il medico se ne è accorto, se è intervenuto tempestivamente riuscendo a stabilizzare il povero paziente, è stato soltanto perché quando il peggioramento è avvenuto lui era lì, lo ha notato per così dire in diretta: lo racconta al Mattino il primario del reparto, il professor Ciro Mauro, con la voce che vibra ancora di rabbia, di sconcerto. La rabbia che dobbiamo provare tutti, e che non ci Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
dovrà più lasciare, fino a quando chiarezza piena non sarà fatta su questa vicenda che sembra tratta da una spy story o un fumettone da quattro soldi, e che invece getta una luce sinistra su un pezzo di mondo che ci riguarda tutti. Perché tutti in un modo o in un altro, prima o poi, possiamo avere bisogno di ricorrere all' organizzazione della sanità a Napoli. Napoli, Italia, anno di grazia 2019, mica medioevo. Perché tutti siamo stati, o potevamo essere vittime di questa folle e inaccettabile lotteria della morte. Che sia sabotaggio, che sia oppure no un' azione in qualche modo collegata con l' altra brillante trovata di piazzare formiche e scarafaggi dentro locali che dovrebbero essere asettici per definizione, è necessario e urgente saperlo. Bisogna capire presto, capire subito chi sono i nemici che si agitano dentro la sanità campana, nemici piccoli e ridicoli se si considera la stupidità dei gesti, eppure forti e pericolosi a giudicare dalle conseguenze potenzialmente irrimediabili che avevano messo in conto. Abbiamo bisogno di sapere se possiamo fidarci degli infermieri, dei medici e di tutti gli altri operatori sanitari che ci vengono incontro quando ci presentiamo in un pronto soccorso, o in un ambulatorio: persone alle quali - sia detto tra parentesi - paghiamo lo stipendio con le nostre tasse, alle quali garantiamo una posizione che dà prestigio sociale. Se dentro quel reparto del Cardarelli in particolare - peraltro un reparto d' eccellenza, guidato da un professionista conosciuto e stimato non solo in Italia - se in quel reparto insomma o in altri reparti e in altri ospedali ci sono liti, motivi di tensione, rancori o invidie tra colleghi o tra compagni di lavoro a qualsiasi livello, è persino banale dire che dovrebbero trovare altri luoghi per essere chiariti o definiti, e in ogni caso mai in alcun modo avere riflessi sulla qualità dell' assistenza assicurata ai malati. Questa non è una partita personale, non è un regolamento di conti interno: è una pagina davvero vergognosa per la sanità napoletana, che pure - purtroppo - di pagine vergognose ne ha vissute tante. Una pagina che vanifica il lavoro e la dedizione di tante persone perbene, che soprattutto negli ultimi anni hanno aggiunto professionalità e prestigio a strutture in perenne affanno rispetto a quelle di altre regioni in particolare del Nord. È una pagina scritta con vigliaccheria, perché vigliacco è chi si nasconde, chi non si assume la responsabilità dello scontro che intende accendere, o in cui si ritiene coinvolto. E vigliacco è, adesso, chi sa e tace. Chi può dare un contributo per capire cosa sta succedendo e decide di tenerselo per sé. La gravità di quanto sta accadendo coinvolge l' intero mondo che ruota intorno alla sanità napoletana: coinvolge i sindacati, che sono venuti meno alla loro funzione se di questo ipotetico scontro non si sono fatti carico quando era ancora gestibile, se non lo hanno saputo interpretare, canalizzare, risolvere. Coinvolge naturalmente i camici di qualsiasi colore che hanno lasciato crescere, ammesso che lo abbiano fatto, malcontenti e rancori in un ambiente dove - è facile immaginarlo - il protagonismo di personalità forti è sempre in agguato. E coinvolge la politica: quella che per decenni ha tagliato, ha mortificato, ha sacrificato professionalità e dignità sull' altare di risparmi seguiti a sprechi imputabili solo a se stessa. Sindacati, camici di ogni colore, politica oggi hanno il dovere di non lasciare soli i magistrati davanti a questo puzzle criminale. Lascerebbero soli anche i malati. Gli unici certamente, assolutamente innocenti. E ucciderebbero, forse per sempre, la speranza tanto anelata di vivere, a Napoli, immersi in una realtà che sia semplicemente normale. © Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
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25/03/2019 Pagina 16 EAV: € 33.284 Lettori: 704.603 Argomento: Sanità nazionale A costo zero solo per motivi di salute Cos' è la circoncisione? L' asportazione del prepuzio. Può essere praticata per motivi sanitari - come terapia per patologie come la fimosi e il lichen sclero-atrofico - o rituali. In Italia è consentita la circoncisione rituale? Sì, ma solo la circoncisione per motivi sanitari viene erogata gratuitamente dal Sistema sanitario nazionale. Vengono effettuate circoncisioni rituali gratuite anche in strutture pubbliche? In alcuni ospedali ci sono chirurghi che operano giustificando l' intervento con motivi sanitari. Altri operano intramoenia (a pagamento), in interventi chiesti per estetica e non riconosciuti dal Servizio sanitario nazionale. Si eseguono in anestesia? In Italia sì, con una leggera anestesia generale e un' anestesia locale. È un' operazione semplice? Banalissima, si tratta di togliere un pezzettino di pelle. Ma le complicazioni possono essere molto gravi o mortali se viene eseguita da persone impreparate o in strutture inadeguate: dolore per la mancanza di anestesia, infezioni, setticemie, cicatrici deturpanti, emorragie e shock. È vero che può ridurre l' insorgenza di malattie gravi? Sì, soprattutto dove l' igiene personale è poco curata: in alcune aree del Sud America l' incidenza del cancro del pene è calata drasticamente perché con la circoncisione è più facile mantenersi puliti. Secondo diversi studi ha un effetto di profilassi nei confronti di varie malattie dell' apparato genitale maschile, delle malattie veneree e persino dell' Aids. Perché alcuni ricorrono a strutture clandestine? Perché è consentita solo a spese di chi la richiede, e il costo va da 250 euro a diverse migliaia. Questo determina un ricorso a prestazioni in clandestinità eseguite da persone impreparate o dagli stessi genitori. Ambulatori e ospedali pubblici garantiscono solo le prestazioni sanitarie necessarie, non quelle di natura rituale. Quanti sono i bambini a rischio di subire la circoncisione rituale clandestina? In Italia si stiamo siano circa 30.000. - p.g.b. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
25/03/2019 Pagina 16 EAV: € 57.846 Lettori: 704.603 Argomento: Sanità nazionale Circonciso in casa, muore a 5 mesi La ministra: " Fatelo fare ai medici" ROSARIO DI RAIMONDO bologna « Per noi era una cosa normale » , hanno confidato mamma e papà ai carabinieri. Venerdì mattina hanno circonciso il loro bambino di quasi cinque mesi - li avrebbe compiuti la settimana prossima - tra le mura di casa, nel centro di Scandiano, 25mila abitanti in provincia di Reggio Emilia. Il neonato ha perso molto sangue e soltanto alle otto di sera i genitori lo hanno portato in ospedale. Era già in arresto cardiaco. È morto alle due di notte, l' ultima culla in un reparto di rianimazione pediatrica. I genitori, di origine ghanese, che hanno altri tre figli minorenni, sono indagati per omicidio colposo. La pm Isabella Chiesi fisserà l' autopsia nelle prossime ore. Il neonato di Scandiano è l' ultima vittima di una pratica che fa discutere, in particolare quando viene praticata clandestinamente. Venerdì, alle 20, il bimbo è stato portato al pronto soccorso del paese in condizioni disperate. I medici lo hanno intubato, gli hanno praticato il massaggio cardiaco, poi un elicottero ha portato il piccolo al policlinico Sant' Orsola di Bologna, più attrezzato per queste emergenze. I medici si sono arresi tra le due e le tre di notte: troppo il sangue perso, gli organi erano danneggiati in maniera irreparabile. Per il sindaco di Scandiano, Alessio Mammi, è «un fatto gravissimo e auspico che i responsabili paghino severamente di fronte alla legge. Non possono succedere queste cose nel 2019». Purtroppo i precedenti non mancano. S' indaga su un altro bimbo di quattro mesi morto a novembre a Reggio Emilia. L' avvocato Giuseppe Caldarola difende i suoi genitori, che sono indagati per omicidio colposo ma anche parte lesa: sarebbe stata una terza figura, una sorta di medico su cui indaga la procura, a circoncidere il figlio. Si scava sulla sua rete di "clienti". Lo scorso dicembre un decesso a Monterotondo, alle porte di Roma: il bimbo, figlio di nigeriani, aveva due anni, il fratellino gemello è sopravvissuto. E ancora Torino, Treviso, Bari. Si stima che ogni anno vengano circoncisi in Italia tra i 4mila e i 5mila Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
bambini figli di stranieri. Si ipotizza che nel 35% dei casi la pratica sia realizzata clandestinamente, spesso non da medici. Con il servizio sanitario nazionale i costi sono un rebus: la spesa varia dai 250 ai 400 euro, mentre in Toscana c' è un regime di convenzione. In regime privato si può spendere fino a quattromila euro. La ministra per la Salute Giulia Grillo ieri ha scritto su Facebook: «Un altro bimbo morto per una circoncisione rituale fatta in casa in modo illegale. La circoncisione è un' operazione chirurgica e va fatta rispettando le norme igienico-sanitarie. La salute e la vita dei bambini vengono prima di tutto. Esistono dei protocolli e i medici che possono aiutare le famiglie a fare le cose come devono essere fatte. Non fatelo in casa, non rischiate!». Ma è a lei che Foad Aodi, presidente dell' Associazione medici di origine straniera in Italia, ha rivolto un appello, affinché autorizzi «la circoncisione nelle strutture sanitarie pubbliche e private a livello nazionale con prezzi accessibili » . E ancora, l' Amsi chiede al governo di « abbassare l' età di accesso alla pratica». Il 99% dei genitori, sostiene, chiede di poter circoncidere i figli al secondo mese di vita. Nelle strutture sanitarie italiane, che si muovono a macchia di leopardo, possono volerci anni. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il pronto soccorso dell' ospedale Sant' Orsola di Bologna. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
25/03/2019 Pagina 6 EAV: € 1.430 Lettori: 29.750 Argomento: Sanità nazionale Fascicolo, dossier e referti online: il consenso è d' obbligo Per il Fascicolo sanitario elettronico (Fse), il dossier sanitario elettronico e la refertazione online ci vuole il consenso dell' interessato. Sono alcune delle precisazioni fornite dal Garante della privacy (provvedimento n. 55 del 7/3/2019) a proposito dell' applicazione in ambito sanitario del regolamento Ue sulla protezione dei dati n. 2016/679. Fascicolo sanitario elettronico. La base giuridica è il consenso. Il Garante ricorda che il consenso è richiesto da norme speciali anteriori al regolamento Ue, fatte salve dall' articolo 75 del codice della privacy. Al parlamento spetta la scelta di eliminare eventualmente il consenso. Dossier sanitario. Il consenso è richiesto dalle linee guida del Garante del 4 giugno 2015: sarà il Garante a individuare nell' ambito delle misure di garanzia (articolo 2-septies del Codice della privacy) i trattamenti che non necessitano il consenso. Referti online. Il consenso per la refertazione online è richiesto dall' articolo 5 del Dpcm 8 agosto 2013, in relazione alle modalità di consegna del referto. App mediche. Le app mediche richiedono il consenso esplicito dell' interessato (art. 9, par. 2, lett. a). Attraverso le App, spiega il Garante, autonomi titolari raccolgono dati, anche sanitari dell' interessato, per finalità diverse dalla telemedicina. Il consenso è necessario anche quando, indipendentemente dalla finalità dell' applicazione, ai dati dell' interessato possano avere accesso soggetti diversi dai professionisti sanitari o altri soggetti tenuti al segreto professionale. Fidelizzazione. Occorre il consenso per i trattamenti preordinati alla fidelizzazione della clientela, effettuati dalle farmacie attraverso programmi di accumulo punti, al fine di fruire di servizi o prestazioni accessorie, attinenti al settore farmaceutico- sanitario, aggiuntivi rispetto alle attività di assistenza farmaceutica tradizionalmente svolta dalle farmacie territoriali pubbliche e private nell' ambito del Servizio sanitario nazionale. Marketing. È necessario il consenso dell' interessato anche per i trattamenti effettuati in campo sanitario da persone giuridiche private per finalità promozionali o commerciali (promozioni su programmi di screening, contratto di Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
fornitura di servizi amministrativi, come quelli alberghieri di degenza). Registro del trattamento. Sono obbligati alla tenuta del registro i singoli professionisti sanitari che agiscano in libera professione, i medici di medicina generale/pediatri di libera scelta (MMG/PLS), gli ospedali privati, le case di cura, le Rsa e le aziende sanitarie appartenenti al Ssn, nonché le farmacie, le parafarmacie e le aziende ortopediche. Il Garante sottolinea che il registro non deve essere trasmesso al Garante, ma messo a disposizione dell' autorità in caso di controllo. Informative sanitarie. Il Garante suggerisce di fornire all' interessato le informazioni previste dal Regolamento Ue sulla protezione dei dati in modo progressivo. Ciò significa che nei confronti della generalità dei pazienti afferenti a una struttura sanitaria potrebbero essere fornite solo le informazioni relative ai trattamenti che rientrano nell' ordinaria attività di erogazione delle prestazioni sanitarie. Gli elementi informativi relativi a particolari attività di trattamento potrebbero essere resi, infatti, in un secondo momento, solo ai pazienti effettivamente interessati da tali servizi e ulteriori trattamenti. Ciò andrebbe a beneficio di una maggiore attenzione alle informazioni veramente rilevanti, fornendo la piena consapevolezza circa gli aspetti più significativi del trattamento. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
25/03/2019 Pagina 20 EAV: € 5.460 Lettori: 129.749 Argomento: Sanità nazionale I medici diminuiscono, colpa del governo Chiara Daina Flat tax, quota 100 e la nuova norma sblocca assunzioni sono "la tempesta perfetta" che metterà ko il nostro Ssn. Carlo Palermo, presidente di Anaao, ha ragione a pensarla così. Negli ultimi 10 anni i nostri ospedali hanno perso 10mila medici e 50mila infermieri. Ma ministero della Salute e Mef hanno stabilito che dal prossimo anno il livello di riferimento per le assunzioni sarà la spesa del 2018 aumentata del 5 per cento (per superare il vincolo del budget fermo al 2004 diminuito dell' 1,4 per cento). Uno specchietto per le allodole. "Così - spiega Palermo - gli operatori sanitari persi dal 2009 non verranno recuperati. E con i 50 milioni di euro previsti in più si potranno far entrare solo 500 medici, insufficienti a colmare le carenze in corsia". Entro il 2021 usciranno dal Ssn 20mila camici bianchi e altri 4500 con quota 100. Le specialità con più assenze, secondo l' Anaao, sono la medicina d' urgenza, la pediatria e l' anestesia-rianimazione. Le Regioni falcidiate sono soprattutto Piemonte (- 2004), Lombardia (- 1921), Toscana (- 1793), Puglia (- 1686), Calabria (- 1410) e Sicilia (- 2251). Intanto il Molise, dove i concorsi vanno deserti da un anno, richiama in servizio i pensionati. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
25/03/2019 Pagina 6 EAV: € 4.495 Lettori: 29.750 Argomento: Sanità nazionale Il Dpo in corsia non è scontato Nomina valutata caso per caso PAGINE A CURA DI ANTONIO CICCIA MESSINA Le novità sulla privacy sanitaria spiegate da Francesco Modafferi, dirigente del Garante Il medico che esercita la professione presso una struttura (per esempio un centro medico) non riveste necessariamente il ruolo di titolare del trattamento; il medico competente è considerato un titolare autonomo del trattamento; l' associazione professionale deve valutare se effettua trattamenti su larga scala e, in caso affermativo, nominare un responsabile della protezione dei dati. Queste alcune delle risposte ai dubbi che agitano organismi e professioni sanitarie alle prese con il regolamento europeo sulla privacy 2016/679 (Gdpr). Ad agevolare la ricostruzione della privacy sanitaria, all' indomani dei chiarimenti forniti dal Garante della privacy con il provvedimento del 7 marzo 2019 (si veda ItaliaOggi del 16 marzo 2019) è Francesco Modafferi, dirigente dei dipartimenti sanità e ricerca e realtà pubbliche del Garante per la protezione dei dati personali. Vediamo, dunque, gli orientamenti possibili su alcuni dei casi più spinosi. Domanda. L' associazione professionale tra una pluralità di medici è tenuta alla nomina del Dpo? Se il discrimine fosse la «larga scala», ci sono indici quantitativi della «larga scala»? Risposta. Con riferimento al tema della designazione del Responsabile della protezione dei dati personali (Rpd) o Dpo, l' approccio dell' Autorità, in sintonia con le linee guida sui responsabili della protezione dei dati del Comitato europeo per la protezione dei dati, è stato quello di non gravare il settore sanitario con adempimenti di cui non fosse dimostrabile l' effettiva utilità e che sarebbero stati percepiti dai professionisti, come un inutile appesantimento. Di conseguenza il Garante ha chiarito che non è tenuto alla designazione del Rpd il singolo professionista sanitario che operi in regime di libera professione a titolo individuale, ovvero in qualità di autonomo titolare del trattamento. Qualora invece la titolarità del trattamento sia attribuibile non al Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
singolo professionista, ma a una organizzazione funzionale (associazioni/società) occorrerà effettuare la valutazione sulla necessità della designazione del Rpd sulla base dei criteri generali previsti dal Regolamento 2016/679 (art. 37) e delle indicazioni del Comitato europeo, tra i quali si pone anche il criterio del trattamento su «larga scala», al pari di ogni altro titolare del trattamento. Sulla definizione di tale concetto, lo stesso Comitato europeo, in attesa che dall' esperienza possano maturare degli standard utili a specificare anche in termini quantitativi tale criterio, indica, nelle proprie Linee guida, dei fattori utili per stabilire se il trattamento abbia la caratteristica della «larga scala». D. Si consideri il singolo medico che offre le proprie prestazioni per ambulatori/centri medici, i quali hanno il rapporto contrattuale con il paziente; precisando che il medico opera con strumenti ed elaboratori dell' ambulatorio/centro medico, il professionista deve essere «autorizzato al trattamento»? R. Le modalità di svolgimento della professione sanitaria sono oggi estremamente eterogenee e mutevoli. Occorre preliminarmente individuare correttamente la titolarità del trattamento. I medici che operano all' interno di una struttura possono essere sia autonomi titolari del trattamento e condividere con altri professionisti spazi e servizi, sia fornire la prestazione professionale nell' ambito dell' attività di un diverso soggetto, dotato di personalità giuridica, che determina le finalità e i mezzi del trattamento. Nella prima ipotesi, il singolo professionista è titolare del trattamento e dovrà regolare i rapporti con la struttura presso la quale opera e che gli fornisce i servizi (quali potrebbero essere, per esempio, la gestione degli appuntamenti, l' accoglienza delle persone da sottoporre a visita e la gestione dei dati raccolti nell' ambito dell' ambulatorio) affidando alla stessa, nell' ambito del rapporto contrattuale, il trattamento dei dati dei pazienti in qualità di responsabile del trattamento. Nel secondo caso, invece, siamo nella situazione in cui il professionista agisce sotto l' autorità di una persona giuridica che, in qualità di titolare del trattamento, sarà tenuta, come prevede il Regolamento (art. 29), a istruire puntualmente il medico sul trattamento dei dati. D. Il «medico competente», previsto dalla normativa sulla sicurezza dei lavoratori, se esterno all' organizzazione del datore di lavoro, è un titolare autonomo o è un responsabile ex art. 28 Gdpr; e se, invece, il medico competente è un dipendente del datore di lavoro, è un «autorizzato al trattamento»? R. La disciplina in materia di igiene e sicurezza sul luogo di lavoro individua la funzione del medico competente come autonoma rispetto a quella che, pure in tale ambito, deve essere svolta dal datore di lavoro, individuando specifici e distinti obblighi che devono essere assolti dal medico e dal datore e delineando, in tal modo, l' ambito del rispettivo trattamento consentito. In particolare, nello svolgimento dei compiti che la legge gli attribuisce in via esclusiva (attività di sorveglianza sanitaria o tenuta delle cartelle sanitarie e di rischio dei singoli lavoratori), il professionista è, per legge, l' unico legittimato a trattare, in piena autonomia e competenza tecnica, i dati personali di natura sanitaria indispensabili per tale finalità, non potendo, informazioni relative, per esempio, alla diagnosi o all' anamnesi familiare del lavoratore, essere in alcun modo trattate dal datore di lavoro, se non nella misura del mero giudizio di idoneità alla mansione specifica e delle eventuali prescrizioni che il professionista fissa come condizioni di lavoro. Anche sotto il profilo sanzionatorio il quadro normativo Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
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