Media Monitoring per 01-07-2019 - Rassegna stampa del 30-06-2019 - Ruggi

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Media Monitoring per 01-07-2019 - Rassegna stampa del 30-06-2019 - Ruggi
01-07-2019

Media Monitoring per

   Rassegna stampa del 30-06-2019
Media Monitoring per 01-07-2019 - Rassegna stampa del 30-06-2019 - Ruggi
AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona ................................................................................ 1
      30/06/2019 - IL MATTINO (ED. SALERNO)
            Al Da Procida primi tagli ai posti letto ................................................................................... 1
      29/06/2019 - WWW.LACITTADISALERNO.IT
            E Iervolino è in pole Da commissario a direttore generale ..................................................... 2
Sanità Salerno e provincia .............................................................................................................. 3
      30/06/2019 - IL MATTINO (ED. SALERNO)
            Analisi, stop al blocco l' estate «salva» il budget ................................................................... 3
      30/06/2019 - CORRIERE DEL MEZZOGIORNO
        OSPEDALI E ORDINE PUBBLICO .............................................................................................. 5
Sanità Campania ............................................................................................................................... 7
      30/06/2019 - LA REPUBBLICA (ED. NAPOLI)
            Assalto al vigilante in ospedale .............................................................................................. 7
      30/06/2019 - LA REPUBBLICA (ED. NAPOLI)
            Emoderivati "Nessuna prova su Poggiolini" ........................................................................... 9
      30/06/2019 - IL MATTINO
            Fecondazione eterologa «Moscati» da primato .................................................................... 10
      30/06/2019 - IL MATTINO
            La sfida della prevenzione contro il «mal di lavorare» ......................................................... 12
      30/06/2019 - IL ROMA
            Un focus sulle patologie legate ai tumori ............................................................................. 14
      30/06/2019 - IL MATTINO
            Un patrimonio di speranza per i pazienti oncologici ............................................................ 17
      30/06/2019 - IL MATTINO
            Un pool di medici per le emergenze aperto al Porto un pronto soccorso ............................. 19
Sanità nazionale ............................................................................................................................. 21
      30/06/2019 - AVVENIRE
            «Non chiudete il punto nascita di Termoli» Il presidente del Molise scrive a Grillo e Tria .... 21
      30/06/2019 - AVVENIRE
            Carenza medici 170 giovani in Toscana ................................................................................ 22
      30/06/2019 - LA REPUBBLICA
            Neonato morto sparisce dall' obitorio sul giallo ora indaga la procura ................................ 23
      30/06/2019 - LA REPUBBLICA
            Niente medici e ora in paese non si nasce più ..................................................................... 25
      30/06/2019 - IL FATTO QUOTIDIANO
            Ricerca sul cancro, risultati ritoccati per ottenere milioni ................................................... 27
      30/06/2019 - IL MESSAGGERO
            Un megaraduno a Roma per il santone delle diete La Grillo lo scomunica ` ......................... 29
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30/06/2019                                                                                                                Pagina 28
                                     Il Mattino (ed. Salerno)
                                                                                                                          EAV: € 2.681
                                                                                                                          Lettori: 107.296
                    Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona

                   Al Da Procida primi tagli ai posti letto

 Primi effetti delle ferie estive e prime
 riduzioni di posti letto in medicina
 interna al Da Procida. A denunciare l'
 intenzione prospettata dal primario del
 reparto, attraverso una missiva inviata
 alla direzione strategica del Ruggi, è la
 Cisl Fp di Salerno, preoccupata per la
 grave carenza di personale. L' azienda
 ospedaliera universitaria conta per
 quest' anno 83 pensionabili. Di questi 29
 con quota 100 e 39 per limite d' età.
 Addii che si vanno ad aggiungere alle
 273 unità mancanti già previste nel
 piano triennale di fabbisogno di
 personale del Ruggi, che vede una
 carenza di 80 camici bianchi, 28 dirigenti
 sanitari e 165 infermieri. Di questi, il
 reclutamento          della      stragrande
 maggioranza è previsto nel primo anno,
 con l' assunzione di 69 medici, 24
 dirigenti sanitari e 140 infermieri. Nel
 secondo e terzo anno, è ipotizzato il
 reclutamento, rispettivamente, di 5 e 6
 camici bianchi, 2 dirigenti sanitari per
 anno, così come 12 e 13 infermieri. Numeri che si discostano dai dati sviluppati dalle
 parti sociali, che contano al Ruggi una carenza di 167 camici bianchi e di 156
 paramedici. Buchi in organico che potrebbero rendersi ancora più evidenti con l'
 inizio delle ferie estive e che potrebbero portare alla chiusura di altri posti letto e all'
 accorpamento di alcuni reparti. «Già nei mesi scorsi avevamo inviato delle note alla
 direzione con l' intento di sollecitare la risoluzione del problema, ma purtroppo
 bisogna constatare che a nulla sono valse le grida di aiuto che questo sindacato ha
 veicolato alla stessa scrive la sigla sindacale in una nota Chiediamo al direttore
 generale di assumersi l' impegno formale ad inviare dei validi rinforzi al già citato
 reparto, al fine di scongiurare la chiusura dei posti letto». sa.ru. © RIPRODUZIONE
 RISERVATA.

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29/06/2019
                                           lacittadisalerno.it
                                                                                                                         EAV: € 498
                                                                                                                         Lettori: 2.533
                   Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona

                                                       Link alla pagina web

    E Iervolino è in pole Da commissario a direttore generale
 Mario Iervolino (foto) da commissario a direttore generale dell’Asl Salerno: il
 manager della sanità pubblica, secondo indiscrezioni, dovrebbe a breve essere
 riconfermato al timone dell’Asl Salerno, tra le più importanti della regionale.
 Ierovlino, ex sindaco di Ottaviano, già in forza all’ospedale “Rummo” di Benevento,
 arrivò a Salerno nel giugno 2018. La decisione arrivò nel corso della Giunta
 Regionale che nominò Antonio Giordano (allora dg dell’Asl salernitana) a
 commissario dell’Azienda dei Colli di Napoli. Il nome di Iervolino era stato indicato
 dal governatore De Luca per la guida del “Ruggi d’Aragona” dopo la revoca
 dell’incarico a Nicola Cantone ma aveva ricevuto lo stop da parte del rettore
 Tommasetti.

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30/06/2019                                                                                                                  Pagina 28
                                       Il Mattino (ed. Salerno)
                                                                                                                            EAV: € 5.174
                                                                                                                            Lettori: 107.296
                                    Argomento: Sanità Salerno e provincia

             Analisi, stop al blocco l' estate «salva» il budget
 Sabino Russo
 Riprendono gli esami diagnostici e le
 visite ambulatoriali in regime di
 convenzione. Dopo lo stop di fine
 maggio, per l' esaurimento del budget
 assegnato al secondo trimestre, da
 domani non sono più a totale carico degli
 utenti le prestazioni con le strutture
 private. La speranza, per questa estate,
 è che non si ripeta un nuovo blocco,
 grazie anche al periodo di ferie, che di
 solito    coincide    anche      con      un
 rallentamento     della    domanda.       LO
 SCENARIO Il nuovo sistema di controllo,
 bypassato lo scorso anno a Salerno, che
 almeno      nelle    intenzioni      doveva
 finalmente evitare il consueto blocco
 estivo agli esami e alle visite in
 convenzione,       mantenendo          sotto
 controllo la spesa, per ora ha solo
 contribuito ad anticipare le criticità di un
 mese ogni trimestre. Se fino allo scorso
 anno il mese di settembre ha
 rappresentato la fine annuale delle
 convenzioni con la sanità accreditata,
 lasciando scoperti gli ultimi 4 mesi, da gennaio la linea di confine si è spezzettata in
 4 (marzo, giugno, settembre, dicembre). «È finito il secondo trimestre e con esso il
 secondo Ramadan della salute, il periodo, cioè, nel quale è vietato star male scrive
 in una nota Gennaro Lamberti, presidente nazionale Federlab Speriamo che l'
 imminente decreto, che sancirà il fabbisogno di prestazioni regionali in Campania,
 fotografi realmente questa realtà di drammatico sottodimensionamento degli
 stanziamenti economici. Siamo curiosi di vedere quali saranno le acute disamine che
 porteranno l' ente di via Santa Lucia ad affermare, con spregio del ridicolo, che
 anche per quest' anno i fondi non saranno incrementati e che il bisogno di sanità dei
 cittadini (o dei sudditi?) sarà assicurato dalle strutture pubbliche che, come d'
 incanto, quadruplicheranno i propri standard di efficienza. Ai poveri cristi che si
 troveranno nella sfortunata condizione di dover verificare l' inconsistenza di queste
 favole, tutta la nostra comprensione». GLI STOP Nel trimestre scorso l' alt per la
 cardiologia, medicina nucleare, radioterapia e radiologia è giunto come un fulmine a
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ciel sereno il 28 maggio, con gli inevitabili problemi per gli utenti che avevano
effettuato le prenotazioni e che dovettero, così, pagare l' intero importo della
prestazione o inserirsi nelle liste d' attesa delle strutture pubbliche. Il giorno
successivo, poi, si fermarono quasi tutte le altre branche, a eccezione dei laboratori
di analisi che goderono di qualche altro giorno di tregua. Il 30, infine, giunse lo stop
alle visite specialistiche e la diabetologia. Nel primo trimestre, invece, lo stop arrivò
per la cardiologia il 26 febbraio, per diabetologia l' 8 marzo, per gli esami di sangue
e urine il 9 marzo e gli esami radiologici il 4 marzo. IL FUTURO Per il trimestre che si
apre domani, la speranza è che grazie alle ferie estive, che segnano un
rallentamento della domanda, si possa scongiurare l' ennesimo divieto ed evitare un
enorme disagio per i tanti utenti, soprattutto anziani ed esenti. Il caso della disparità
di tetto di spesa dello scorso anno tra l' Asl di Salerno e le altre aziende sanitarie
regionali, poi, è anche al centro di una inchiesta della Corte dei Conti per possibile
danno erariale provocato dal beneficio assegnato all' Asl di Salerno di fondi
aggiuntivi al limite stabilito per il 2018 per gli esami effettuati in regime di
convenzione. L' autorizzazione di De Luca a finanziare, in via di anticipazione con
fondi propri, le prestazioni di analisi dei laboratori accreditati giunse nei primi di
settembre dello scorso anno per evitare l' interruzione dei servizi sanitari giunse nei
primi di settembre dello scorso anno per evitare l' interruzione dei servizi sanitari. ©
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30/06/2019                                                                                                                    Pagina 1

                                      Argomento: Sanità Salerno e provincia

                                OSPEDALI E ORDINE PUBBLICO
 Mario Rusciano
 Va bene gridare ad alta voce che l'
 invasione della camorra in un ospedale è
 raccapricciante, ma la reazione emotiva
 alla vicenda del San Giovanni Bosco è
 tardiva. Infatti, se è vero che da tempo
 circolavano voci su quanto venuto alla
 luce solo adesso che i Giudici hanno
 ordinato una vera e propria retata delle
 Forze dell' ordine, tutto si può dire
 tranne che si tratti di una grande novità.
 Del resto qualche avvisaglia si era avuta
 dall' eclatante episodio di formiche in
 assalto di una disgraziata paziente. Va
 però al di là di ogni immaginazione quel
 che ha detto il Procuratore Melillo: il San
 Giovanni Bosco era la «sede sociale» di
 un clan camorristico. Ciò è davvero
 troppo! Ma non è tutto: pare che l'
 invasione camorristica negli ospedali sia
 più diffusa di quanto pensiamo. Lo
 dicono alcuni medici suscitando l'
 inquietudine generale e lo sgomento dei
 pazienti, specie dei più deboli a causa
 della malattia e/o della povertà. Per questi un decente ospedale in loco - non
 potendo farsi curare al Nord o all' estero - è, in senso stretto, una «questione di vita
 o di morte». E intanto in alcuni ospedali, specie nei presidi di pronto-soccorso, ai
 ricatti della camorra si aggiunge una frequente violenza, praticata dai parenti dei
 ricoverati. Che, se non sono camorristi matricolati, si comportano come tali. Ecco
 allora qualcuna delle solite domande: come si è potuto arrivare a questo punto? E
 poi: come fronteggiare una situazione del genere? Alla prima domanda la risposta è
 sconfortante. Se quanti a conoscenza della situazione - a cominciare logicamente dai
 dirigenti (sanitari e amministrativi), che non potevano non sapere - non hanno
 trovato il coraggio di denunciarla tempestivamente, vuol dire che l' uovo del
 serpente camorristico ha generato tali e tanti orribili mostri, da non poter essere
 facilmente estirpati e da distruggere quindi coi cannoni (solo metaforici?). Sul «che
 fare» francamente non mi affiderei al Ministro Grillo: appena a conoscenza della
 retata, ha detto che bisogna «sciogliere» l' ospedale. Siccome non credo lo si possa
 «sciogliere» nell' acido, l' unico significato linguisticamente plausibile della sua
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sbrigativa espressione è la «chiusura» del San Giovanni Bosco. Un' idea davvero
stramba per varie ragioni. Anzitutto: se si appurasse che davvero la camorra si
aggira in più di un ospedale, che facciamo? Li chiudiamo tutti? Ma la ragione
dirimente è che la «chiusura per camorra» significherebbe l' incapacità dello Stato di
ripristinare la legalità e rimettere ordine in una struttura sanitaria pubblica. Il che è
inaccettabile. Un' altra ragione è che il San Giovanni Bosco è un ospedale di cui non
si può fare a meno. Ha il «pronto-soccorso» e ha una posizione strategica di
straordinaria importanza: al servizio soprattutto di una parte della zona orientale di
Napoli e della sua area metropolitana. Infine, neppure da trascurare mi pare la tutela
del lavoro negli ospedali in genere. Specialmente dei medici e degli infermieri, che
sono i più esposti ma di valida professionalità e alcuni eccellenti: ne va dunque
tutelata la dignità e la sicurezza. Tuttavia, siccome si dice che, nel caso del San
Giovanni Bosco, anche tra costoro vi sono state coperture dei camorristi, sta ai
magistrati valutare le singole posizioni ed essere attenti a non fare di ogni erba un
fascio: a distinguere cioè tra l' eventuale adesione organica al clan camorristico e la
codardia da ricatto e paura. E' probabile che tutti vadano sanzionati, ma un conto è
il codice disciplinare, un altro conto è il codice penale. Altrettanto probabile è che
alcuni vengano trasferiti «per incompatibilità ambientale». Dovranno però essere
sostituiti tempestivamente da altri in quanto il servizio non si può fermare. Ma si
troveranno le sostituzioni? Non sarà facile. Chi volete che sia disposto a trasferirsi in
un contesto lavorativo a dir poco complicato? Forse un incentivo potrebbe essere
affidare il governo dell' ospedale a un ufficiale dell' esercito, attorniato da uno staff
composto da militari. Perché è inutile girarci intorno: ormai il problema degli
ospedali a Napoli è di ordine pubblico e la competenza passa ai Ministri dell' Interno
e della Difesa.

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30/06/2019                                                                                                                Pagina 5

                                                                                                                          EAV: € 25.582
                                                                                                                          Lettori: 546.032
                                          Argomento: Sanità Campania

                           Assalto al vigilante in ospedale

 Non c' è pace per il San Giovanni Bosco Il
 manager: " Eroe chi lavora in questo
 contesto" di Dario Del Porto Ospedale
 San Giovanni Bosco, le tre di venerdì
 pomeriggio. Una donna si dispera perché
 la madre è stata ricoverata in
 Rianimazione. Si getta sul pavimento,
 grida, si dimena. Due parenti che sono
 con lei cercano di calmarla, intervengono
 i sanitari. Viene portata una sedia a
 rotelle per provare a farla accomodare,
 ma la donna non vuol saperne di alzarsi.
 Quando si avvicina una guardia giurata,
 accade l' imprevisto: un congiunto della
 donna prima comincia ad inveire, poi
 aggredisce inspiegabilmente il vigilante,
 forse provando addirittura a sfilargli la
 pistola dalla fondina. Segue una
 colluttazione, intervengono anche due
 poliziotti dell' antiscippo liberi dal
 servizio, l' uomo viene bloccato e sarà
 poi denunciato, mentre un' altra donna si
 rotola sul pavimento gridando. Un minuto e cinquanta secondi di follia, documentati
 dalle telecamere a circuito chiuso del presidio di via Filippo Maria Briganti ( il video è
 on line su www.napoli.repubblica.it). In quelle immagini, sottolinea il commissario
 straordinario dell' Asl Napoli 1 Centro Ciro Verdoliva, c' è « uno spaccato del
 contesto sociale nel quale, molto spesso, sono costretti a lavorare le donne e gli
 uomini del San Giovanni Bosco » . Proprio in questi giorni, l' ospedale si è trovato al
 centro delle polemiche suscitate dall' inchiesta del pool anticamorra sul cartello di
 malavitosi denominato " Alleanza di Secondigliano. Nell' indagine non sono coinvolti
 medici né infermieri del presidio, ma nelle carte è emersa « l' ingerenza criminale
 del clan Contini sulla struttura ospedaliera», come scrive il giudice Roberto D' Auria,
 parlando di una « desolante mappa di controllo camorristico». La ministra della
 Salute Giulia Grillo è arrivata ad ipotizzare lo scioglimento dell' ospedale,
 provocando la reazione indignata del governatore Vincenzo De Luca e del manager
 Verdoliva, che rimarca come l' ospedale si trovi in un «contesto sociale gravemente
 degradato, nel quale in molti casi la legalità e il rispetto della vita e degli altri sono
 valori ormai lontani dal sentire comune. Come commissario straordinario dell' Asl
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Napoli 1 Centro - aggiunge Verdoliva - il mio obiettivo è restituire dignità all'
Azienda, restituire una dimensione di lavoro possibile a queste donne e questi
uomini. Eroi per caso, ma certamente eroi, che nonostante tutto continuano a fare il
proprio dovere con abnegazione e dedizione. Non lasceremo nulla di intentato per
rendere questo ospedale più sicuro per i nostri professionisti » . Al San Giovanni
Bosco, accusa il presidente dell' Ordine delle professioni infermieristiche Ciro
Carbone, «si continua a lavorare in un clima di grave e perdurante tensione. L'
ultimo grave episodio di cronaca conferma la necessità di proteggere di più e meglio
chi lavora nella sanitá e gli stessi cittadini». Le scene del parapiglia di venerdì
pomeriggio vengono definite « vergognose » dal consigliere regionale dei Verdi
Francesco Emilio Borrelli, che poi evidenzia: «L' episodio testimonia ancora una volta
le condizioni di estrema difficoltà nelle quali il personale sanitario e le guardie
giurate sono costrette ad operare. Gli ospedali non possono diventare, come sempre
più spesso accade, dei ring e spiace che il governo continui a sottovalutare questa
emergenza. Da tempo chiediamo la presenza di drappelli fissi delle forze dell' ordine
all' interno degli ospedali. Speriamo che le nostre parole vengano ascoltate prima
che accada l' irreparabile». Una donna si dispera perché la madre è in Rianimazione
e un congiunto tenta di togliere l' arma alla guardia k Video Un frame del video dell'
aggressione alla guardia giurata.

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30/06/2019                                                                                                                Pagina 7

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                                          Argomento: Sanità Campania

              Emoderivati "Nessuna prova su Poggiolini"

 Il processo « Nessun dato processuale,
 neppure ipotetico o indiretto, ha
 configurato una qualche relazione tra le
 condotte poste in essere o attribuite a
 Duilio Poggiolini» e la morte di nove
 pazienti emofiliaci causate da virus
 contratti dopo la somministrazione di
 emoderivati di produzione italiana. In
 oltre cento pagine, il giudice Antonio
 Palumbo ripercorre le motivazioni della
 sentenza che, il 25 marzo scorso, ha
 assolto con la formula più ampia, «
 perché il fatto non sussiste » dall' accusa
 di omicidio colposo plurimo l' ex
 direttore generale del ministero della
 Sanità e altri otto imputati. Il giudice ha
 ritenuto, come già aveva fatto il pm
 Lucio Giugliano nella sua requisitoria,
 una «assenza assoluta di prova circa il
 nesso causale » tra le morti e l'
 assunzione del farmaco. In particolare, si
 legge, «non vi è alcun riscontro in ordine
 al dato, decisivo, che un prodotto " alterato" sia stato poi assunto da uno dei
 soggetti deceduti, o meglio abbia causato il decesso » . Per quanto riguarda la
 posizione di Poggiolini, assistito dall' avvocato Luigi Ferrante, emergono inoltre dagli
 atti « iniziative e raccomandazioni » che non possono essere ritenute « non
 tempestivamente emanate » dall' ex potentissimo dirigente del ministero, travolto
 negli anni ' 90 dal ciclone della tangentopoli napoletana ma oggi scagionato da
 questa accusa e già prosciolto nel procedimento " gemello" per epidemia colposa
 istruito a Trento e relativo ai prodotti di fabbricazione estera. Il tribunale non
 nasconde che « la violazione dei parametri di sicurezza è drammaticamente
 documentata » dalle morti dei pazienti emofiliaci «sottoposti a terapie con
 emoderivati di produzione industriale » . Al tempo stesso però, non è emersa la
 prova di « una colpevole negligenza » , né si può sostenere che le case
 farmaceutiche abbiano « consapevolmente immesso nel circuito commerciale
 prodotti infetti». - d. d. p.

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30/06/2019                                                                                                                Pagina 16

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                                          Argomento: Sanità Campania

             Fecondazione eterologa «Moscati» da primato

 LE ECCELLENZE Antonello Plati Prima
 struttura pubblica in Campania per la
 fecondazione eterologa. E una delle
 migliori nel Centro-Sud Italia. L' Azienda
 ospedaliera «Moscati» di Avellino si
 conferma, dunque, eccellenza sanitaria
 di livello nazionale. Il segreto? Puntare
 su ricerca e innovazione. Sempre.
 Nonostante alcune difficoltà conclamate,
 su tutte la carenza di organico
 determinata da anni di blocco del
 turnover, sono tanti i traguardi raggiunti.
 In     che    modo?     Partecipazione    e
 collaborazione tra i reparti. E una rara
 attenzione alla riduzione dello stress di
 medici     e     infermieri   grazie    all'
 istituzionalizzazione dei gruppi di ascolto
 sulla sindrome da burnout. «Per l'
 Eterologa siamo i primi in Regione»,
 conferma       Cristofaro   De     Stefano,
 responsabile dell' Unità operativa di
 Fisiopatologia della riproduzione. «Le
 prenotazioni sono già attive dal 17 di
 questo mese: da lunedì prossimo,
 invece, partiamo con l' ambulatorio occupandoci di donne fino ai 46 anni». Uno
 sviluppo doveroso dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato
 illegittima la proibizione di questo tipo di fecondazione. «E anche in ragione del
 decreto commissariale con il quale è stata autorizzata questa pratica in quanto
 prevista dai Livelli essenziali di assistenza (Lea)». Il «Moscati» con un rispetto
 maniacale di modalità e tempi ha adempiuto a tutti gli atti. «Certo ragiona De
 Stefano il sistema va migliorato, innanzitutto reclutando risorse umane, ma abbiamo
 deciso di iniziare raccogliendo subito l' invito del commissario regionale». Di pari
 passo, sono state avviate le procedure per la diagnosi pre-impianto che consente di
 identificare malattie genetiche sugli embrioni. «In autunno saremo pronti», annuncia
 il responsabile del reparto. «È idea comune spiega che le gravidanze che derivano
 dai trattamenti di procreazione assistita possano comportare delle complicanze
 accessorie, come l' incremento del parto cesareo. In realtà, nella nostra struttura,
 questa condizione è stata minimizzata con una politica di riduzione del numero degli
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embrioni da trasferire attuata con un efficiente programma di congelamento
embrionario e degli ovociti. Così gli eventi di parti gemellari si sono notevolmente
ridotti e quelli plurigemellari azzerati con evidenti ricadute positive sia sull'
Ostetricia sia sulla Terapia intensiva neonatale. Adesso conclude il medico partirà un
altro programma, assolutamente innovativo in Italia, di conservazione dei gameti nei
lavoratori che abbiano subito dei traumi a causa del lavoro». Insomma, grandi
risultati. Ottenuti anche grazie a un' attenzione particolare alla salute del personale.
«Tre anni fa ricorda Alfonso Leo, responsabile dell' Unità operativa di
Neuropsichiatria Infantile abbiamo deciso di svolgere degli approfondimenti sulla
sindrome da burnout, scoprendo che quasi il 50% dei dipendenti aveva problemi di
questo tipo». Dunque, sulla base di queste evidenze, la direzione strategica dell'
Azienda ha creato un nucleo ad hoc. Ma cos' è il burnout? «È lo stress correlato al
lavoro - spiega Leo - rispetto al quale non esistono ancora linee guida di riferimento.
E noi le stiamo inventando convinti del fatto che non si possa prescindere da certi
fattori di stress che sono correlati al nostro tipo di lavoro». Solo per fare un esempio:
«Anche nel momento più tranquillo può insorgere qualcosa che va a impattare con la
routine». Allora cosa si fa? «Abbiamo creato dei gruppi nei quali i dipendenti dell'
Azienda interagiscono tra loro. Siamo ancora in una fase di sperimentazione, ma il
personale coinvolto ha già capito che il burnout non è un problema individuale, ma
va condiviso». Una consapevolezza che alleggerisce il carico. «Sì, perché agire sul
burnout significa far lavorare meglio tutti e quindi curare meglio i pazienti. E
significa anche costi minori e maggiore efficienza per l' ospedale». Non nasconde la
soddisfazione, il direttore generale Angelo Percopo. Dice: «Dopo i risultati positivi
del Pne 2017, constatiamo che, nonostante il perdurare della generale carenza di
personale, tutti gli operatori dell' Azienda riescono ad andare oltre, affrontando
situazioni di assistenza che non erano proprio prioritarie in questa fase». Il
riferimento è sia alla procreazione medicalmente assistita «con la quale mostriamo
un livello di attenzione sociale altissimo in un periodo dove si registra una
spaventosa diminuzione delle nascite e una difficoltà crescente a creare famiglie»,
sia al burnout «che pone l' accento sulla condizione umana di un personale sempre
più stressato dalle difficoltà operative». Un presente che lascia ben sperare per le
sfide ancora da affrontare: «Che per la nostra Azienda conclude il manager - sono il
potenziamento del plesso di Solofra e una migliore gestione dell' Emergenza, della
riduzione degli accessi impropri in Pronto soccorso». © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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30/06/2019                                                                                                               Pagina 16

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                                                                                                                         Lettori: 107.296
                                         Argomento: Sanità Campania

      La sfida della prevenzione contro il «mal di lavorare»

 IL CONTESTO Il burnout colpisce una
 percentuale      sempre     maggiore     di
 operatori della sanità innanzitutto i più
 giovani e le donne. Considerate le
 dimensioni siamo di fronte a una vera e
 propria pandemia. Il fenomeno è favorito
 da un aumento delle richieste nei
 confronti del lavoratore senza che vi sia
 un adeguato incremento delle risorse da
 utilizzare. È caratterizzato da tre fattori:
 depersonalizzazione,          esaurimento
 emotivo e ridotto senso di crescita
 professionale. Un dipendente stressato
 commette più errori e diminuisce la
 qualità dell' assistenza ai pazienti.
 Aumenta, quindi, il conflitto al lavoro e la
 percentuale di problemi di depressione
 fino al suicidio (i medici hanno un indice
 di suicidi «con successo» che è 7 volte
 più alto di tutte le altre categorie di
 laureati). L' Oms ne ha riconosciuto l'
 esistenza, non come malattia ma come
 fenomeno legato al lavoro. Recenti
 inchieste mostrano che si assiste a un
 iniziale diminuzione della sua incidenza grazie ai programmi di prevenzione, ma la
 strada è ancora lunga e non può prescindere da una profonda riorganizzazione del
 Ssn. Una laureanda infermiera, Alessandra Relmi, ora professionista affermata, fu l'
 iniziatrice di tale filone di studio sul burnout con la sua tesi di laurea nel 2014.
 Eccone un estratto: «La nostra professione è bella, varia e complicata. Ognuno ha il
 proprio personale modo di proteggersi dallo stress emotivo che ne deriva, ma la
 cosa più importante è che tutti almeno una volta abbiano interrogato se stessi
 sottoponendosi a un vasto esame interiore. La mia storia è soltanto una delle tante
 realtà quotidiane dell' essere infermieri. Non serve dare tutto per scontato e non
 serve attribuire superficialità a stati d' animo. È vero che di fronte al paziente si è
 soli, ma di fronte a noi stessi abbiamo molte opportunità di rompere il silenzio e le
 barriere emotive che tendiamo a erigere. Il dialogo è sempre un' ottima soluzione,
 basta trovare il modo giusto e la persona giusta per esprimere tutto, in modo che la
 solitudine e l' isolamento non rappresentino un ostacolo vero e proprio alla
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formazione. L' esperienza potrà essere soltanto un ulteriore aiuto a non commettere
più gli stessi errori. L' isolamento e la solitudine di chi si prende cura possono
rappresentare allo stesso tempo una conseguenza al coinvolgimento nei confronti
del paziente, ma anche un' occasione di riflessione sui propri comportamenti». an.
pl. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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30/06/2019                                                                                                               Pagina 39

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                                                                                                                         Lettori: 29.750
                                         Argomento: Sanità Campania

               Un focus sulle patologie legate ai tumori

 A TAURASI Tanti luminari riuniti al
 convegno "Oncologia: le sfide, i percorsi,
 gli obiettivi, i traguardi -specificità e
 peculiarità" «L' incontro di oggi serve a
 farci acquisire maggiore consapevolezza
 che le patologie oncologiche possono
 essere sconfitte. Attraverso le voci
 autorevoli      dei      nostri    relatori
 apprenderemo che molto è stato fatto
 ma tanto ancora c' è da fare. Questa
 sera c' è anche un' alleanza strategica
 tra l' oncologia lucana e quella campana.
 Ringrazio tutti gli intervenuti e anche il
 Rotary che, nella sua internazionalità , fa
 molto sul problema oncologico e, in
 genere, su tutti i problemi che
 riguardano       la    salute.     Occorre
 promuovere e favorire cultura e
 conoscenza su queste problematiche».
 Così l' avvocato Lorenzo Mazzeo,
 presidente del Centro Studi Ferri-Mazzeo
 e presidente Rotary Taurasi, introduce i
 lavori del convegno "Oncologia: Le sfide,
 i percorsi, gli obiettivi, i traguardi -
 specificità e peculiarità". Sono intervenuti Emilia Vozzella, in rappresentanza di
 Maria Mor gante, direttore generale Asl di Avellino; Angelo Percopo, direttore
 generale azienda ospedaliera San Giuseppe Moscati - Avellino; Francesca
 Sanseverino, responsabile Struttura Semplice Dipartimentale "Diagnostica Onco -
 Ginecologica" Irccs Crob - Rio nero in Vulture; Ferdinando Salzano De Luna, direttore
 Chirurgia Generale ed Oncologica e direttore del Dipartimento di Scienze Chirurgiche
 ed Alta Specializzazione Sant' Anna e San Sebastiano - Caserta; Giovanni Battista
 Bochicchio, direttore generale Irccs Crob - Rionero in Vulture; Massimo Barresi,
 direttore generale San Carlo - Potenza; Cesare Gridelli, direttore dell' U.o.c. di
 Oncologia Medica e direttore Dipartimento di OncoEmatologia e responsabile Centro
 Oncologico di Riferimento Polispecialistico dell' azienda ospedaliera San Giuseppe
 Moscati; Antonio Giordano, direttore Sbarro Institute for Cancer Research and
 Molecular Medicine di Philadelphia, Presidente del Comitato Scientifico della Human
 Health Foundation Onlus e professore di Anatomia e Istologia Patologica presso il
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Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e Neuroscienze, presso il Laboratorio
di Tecnologie Biomediche ed Oncologia Sperimentale dell' Università di Siena;
Alfredo Fucito dirigente medico chirurgia seno logica del Pascale. Ha moderato
Gerardo Botti, direttore scientifico Irccs Fondazione G. Pascale, patologo di
riferimento nel Progetto Nazionale Teseo di Telepatologia degli Istituti di Ricerca
Oncologici a Carattere Scientifico, con riferimento nel Progetto Nazionale Banca dei
Tessuti degli Istituti di Ricerca Oncologici e nel Progetto Europeo Bbmri e della Rete
Italiana Bio banche patologiche di tessuti d' archivio. Dopo i saluti del sindaco di Tau
rasi Antonio Tranfaglia, Botti fa presente che le istituzioni regionali e nazionali sono
molto vicine alla rete oncologica che unisce Campania, Basilicata e Puglia. Aggiunge
che «bisogna mettere in primo piano "la presa in carico del paziente" che va gestito
anche con l' assistenza domiciliare. Nella rete oncologica il medico di base è l' anello
fondamentale». Informa, poi, che la Regione Campania ha posto in essere progetti di
rete per 160 milioni di euro. Per Vozzella è una serata importante perché «vediamo
protagonisti colleghi e medici della vicina Basilicata. Siamo una Asl di confine e
vediamo rafforzato quindi il rapporto di reciproca collaborazione». Percopo sottolinea
che la vera sfi da è culturale. «Negli anni passati il paziente oncologico sapeva che
entrare in ospedale per quella patologia difficilmente gli avrebbe consentito di
uscire. Oggi per la prima volta la malattia oncologica diventa una malattia di
ospedale dalla quale si può guarire . Occorre rompere i piccoli perimetri dei singoli
professionisti e fare squadra. Da soli non si va da nessuna parte. Dopo una prima
resistenza il livello di partecipazione dei singoli professionisti è diventato quasi un
bisogno e scatta la solidarietà che ci fa vincere la malattia». Sanseverino informa
che «il cancro è un insieme di malattie con denominatore comune: a un certo punto
le cellule impazziscono e crescono in maniera anormale. Raramente può anche
essere di forma ereditaria. Oggi, conoscendo la genomica, possiamo controllare nel
tempo le persone più a rischio per evitare che il tumore insorga». Salzano De Luna
rende noto che oggi la chirurgia nella patologie oncologiche diventa sempre più
marginale. «Prendono piede le terapie personalizzate e molti tumori si cronicizzano».
Bochicchio, ribadisce l' importanza di Amore, acronimo di Alleanza Mediterranea
Oncologica in Rete. «Questa associazione si è trasformata in una società consortile a
responsabilità limitata. Mettere insieme tre istituti oncologici del meridione (Puglia,
Basilicata e Campania) significa finalmente riuscire a poter competere con il resto
del mondo. Ma per il successo terapeutico è indi spensabile l' alleanza terapeutica
tra pazienti, famiglie e medici». Barresi si sofferma sull' importanza dell' accoglienza
del paziente fin dal primo momento. Gridelli informa che la vecchia chemioterapia è
stata in parte superata dalle terapie personalizzate che vengono fatte in base alle
caratteristiche molecolari del tumore. Sono farmaci a bersaglio molecolare biologici,
il più delle volte da prendere per via orale e ben tollerati. Poi c' è l' immunoterapia
cioè farmaci che agiscono permettendo al nostro sistema immunitario di funzionare.
Più della metà dei tumori vengono trattati con queste due terapie». Giordano
affronta il problema dell' impatto ambientale sullo sviluppo delle patologie tumorali.
«Nell' ambiente abbiamo una serie di sostanze e che hanno un impatto negativo
sulla salute umana. Mi sono occupato moltissimo di questo fenomeno che ha portato
poi alla contezza del problema della Terra dei Fuochi. Dobbiamo assolutamente

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iniziare un programma di monitoraggio e di prevenzione sul territorio. Dobbiamo,
poi, eliminare il danno cioè bonificare quelle zone dove c' è la presenza di metalli
pesanti, diossina, amianto e altro. Sono sostanze killer che messe a contatto con
qualsiasi forma di vita la trasformano». Fucito sottolinea che il cancro della
mammella in età inferiore a 45 anni purtroppo è una realtà che ad oggi è sempre più
rappresentata. «È arrivato il momento che iniziamo a parlarne apertamente e che
diamo una via preferenziale a queste giovani donne».

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30/06/2019                                                                                                               Pagina 16

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                                                                                                                         Lettori: 107.296
                                         Argomento: Sanità Campania

        Un patrimonio di speranza per i pazienti oncologici

 L' ASSISTENZA La Uod (Unità operativa
 dipartimentale) di Fisiopatologia della
 riproduzione e sterilità di coppia svolge
 attività dal 2004. È iscritta al Registro
 nazionale della Pma (Procreazione
 medicalmente assistita) dell' Istituto
 Superiore di Sanità, fa parte delle
 strutture autorizzate per le attività di
 trattamento e conservazione di cellule e
 tessuti riproduttivi a livello europeo il cui
 accesso è regolato dal rispetto di
 parametri stringenti, tanto che sono solo
 tre le strutture pubbliche riconosciute
 nell' Italia meridionale e insulare. In base
 ai dati del Ministro della Salute, il
 Moscati è la struttura pubblica che
 svolge il maggior numero di trattamenti
 di Pma in Campania e tra le maggiori in
 Italia. È attiva una Crio-Banca per la
 conservazione di cellule riproduttive
 congelate a meno 196 gradi per la
 preservazione della fertilità. Sono circa
 1000 i pazienti oncologici che hanno
 potuto conservare ovociti o spermatozoi.
 Il primo luglio inizierà l' attività ambulatoriale per le procedure di donazione dei
 gameti (Pma Eterologa) in regime di assistenza del Sistema sanitario pubblico e dall'
 autunno prossimo si aprirà il programma di diagnosi pre-impianto per l'
 identificazione delle patologie genetiche già allo stadio di embrione (Pgt). In questi
 anni, tante le storia di vita vissute. Quella di M. è quella di un bambino che non
 sarebbe mai stato concepito, né sarebbe nato, se non avesse avuto due genitori
 coraggiosi e ostinati, incontrato oncologi competenti e se le strade della vita non li
 avessero condotti al Moscati. La mamma di M. ha 46 anni e nel 2015 ha dovuto
 sottoporsi a un trattamento chirurgico per un tumore della mammella. All' epoca
 cercava già una gravidanza e il trattamento chemioterapico necessario per la
 malattia insieme con l' inevitabile rinvio del momento del concepimento le avrebbe
 impedito di ottenerla. Utilizzando uno speciale programma di stimolazione dell'
 ovaio, furono recuperati e congelati degli ovociti. Dopo la conservazione, la donna
 ha completato la chemioterapia, iniziato la terapia ormonale e dopo due anni è stata
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autorizzata a sospenderla per cercare la gravidanza. Purtroppo le mestruazioni
spontanee non si sono ripresentate e ha dovuto far ricorso alle cellule che aveva
congelato. Il trattamento svolto è andato a buon fine e dopo nove mesi è nato M.
Ora la mamma, che ha finito l' allattamento, potrà riprendere, per completarla, la
terapia ormonale. an. pl. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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30/06/2019                                                                                                                Pagina 30

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                                                                                                                          Lettori: 107.296
                                          Argomento: Sanità Campania

      Un pool di medici per le emergenze aperto al Porto un
                         pronto soccorso

 IL PIANO Ettore Mautone Universiadi: è
 un vero e proprio Piano sanitario quello
 messo a punto per fronteggiare le
 necessità assistenziali, in urgenza e
 specialistica, del secondo grande evento
 multidisciplinare al mondo che si
 svolgerà dal 3 al 14 luglio in Campania
 coinvolgendo l' intera regione con oltre
 50 impianti di gara impegnati e poco
 meno di diecimila persone attese tra
 atleti e delegazioni. Due i pilastri dell'
 organizzazione: la Regione, attraverso
 Asl e atenei (Federico II, Vanvitelli e
 Fisciano con le facoltà di Medicina) e i
 referenti medici Vincenzo Caputo,
 dirigente dell' Asl Napoli 1 e Amato De
 Paulis, ordinario di Medicina della
 Federico II, come espressione delle
 Università insieme al referente della
 Misericordia che ha vinto la gara
 predisposta dagli organizzatori per il
 servizio    di    soccorso.   Un     Piano
 imponente, studiato nei minimi dettagli,
 alla cui stesura hanno partecipato
 attivamente anche il commissario della Asl Napoli 1 Ciro Verdoliva (che è titolare di
 un master nel management dei disastri), Gianluca Basile, anche lui ingegnere e
 commissario per le Universiadi e Giuseppe Galano responsabile della centrale
 operativa regionale del 118 individuato nel ruolo di coordinamento per le attività di
 emergenza nell' ambito della cabina di regia in prefettura. IL PRIMO INTERVENTO Il
 Piano è già in vigore e che ha dato prova di sé giovedì scorso quando un' atleta ha
 accusato un' emorragia ginecologica accolta al pronto soccorso del presidio da
 campo (Main polyclinic) allestito alla Stazione marittima di Napoli e poi trasferita in
 ospedale. Questo è il più complesso tra i punti sanitari realizzati anche a Salerno e a
 Caserta nei luoghi dove sono ospitati gli atleti. Al porto sono presenti 2 letti per l'
 emergenza e altrettanti per l' Osservazione breve anche in orario notturno e
 operativi 4 ambulatori (dalle 8 alle 20) di Oculistica e Maxillo-facciale, Ortopedia e

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Traumatologia, Cardiologia Otorinolaringoiatria e Ginecologia oltre che il servizio di
pronto soccorso. Il personale è dell' Università remunerato con un fondo per gli
straordinari. Previsto anche un servizio prelievi e uno di radiologia con un tecnico in
loco e la refertazione in remoto da un medico che opera nella biblioteca del
policlinico collinare. Alla Misericordia è affidata invece la responsabilità di tutti gli
interventi sanitari effettuati in prima battuta nelle sedi delle competizioni sportive e
anche l' eventuale trasporto del paziente. Al 118 spetta la regia degli interventi e le
funzioni di vigilanza e controllo. L' interfaccia tra Misericordia e 118 avverrà anche
attraverso un numero di telefono dedicato. La regola di ingaggio prevede il trasporto
in pronto soccorso all' ospedale più idoneo alla patologia e più vicino al luogo del
soccorso. L' ALGORITMO DEL RISCHIO Per ogni evento un apposito algoritmo
(Maurer) calcola la valutazione del rischio in base alla capienza del luogo, al numero
di visitatori e delle personalità presenti e dei possibili problemi di ordine pubblico
distinguendo tra atleti e visitatori e valutando anche il clima e altre variabili. I rischi
sanitari rimandano alla possibilità di infarto e ictus, di shock ipovolemico da
disidratazione, di esaurimento muscolare e colpo di calore fino alla rapida
insorgenza di casi di malattie trasmissibili per contatto oro-fecale o intossicazioni
alimentari favorite dal clima e promiscuità. Per la cerimonia di apertura in
programma allo stadio San Paolo il 3 luglio dalle 14 alle 2,30, il coefficiente di rischio
previsto è 21, (moderato ed elevato). Previste pertanto risorse sanitarie aggiuntive:
un' ambulanza rianimativa, 2 ambulanze con medico a bordo e 3 mezzi di trasporto
con infermiere a cui si aggiungono 10 squadre di 20 soccorritori a piedi. Previsti
anche 4 posti di primo soccorso fissi, (medico e infermiere) in Curva A, Distinti,
Tribuna Posillipo e Tribuna laterale affidati alla cura di un manager sanitario dell'
evento. In ogni manifestazione gli interventi conclusi sul posto o in ospedale
dovranno essere repertati alla centrale del 118 che invierà in supporto, se
necessario, un' ambulanza ovvero i mezzi speciali (Elisoccorso). © RIPRODUZIONE
RISERVATA.

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30/06/2019                                                                                                                Pagina 18

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                                                                                                                          Lettori: 352.765
                                          Argomento: Sanità nazionale

  «Non chiudete il punto nascita di Termoli» Il presidente del
                  Molise scrive a Grillo e Tria

 IL CASO Campobasso L a chiusura del
 Punto nascita di Termoli, in provincia di
 Campobasso, disposta da domani dalla
 struttura commissariale, presieduta da
 Angelo Giustini, su richiesta del Comitato
 percorso nascita nazionale, a causa di un
 basso numero di parti, circa 300 l' anno
 e della mancanza degli standard di
 sicurezza, diventa una questione politica
 e argomento di confronto tra il
 presidente della Regione, Donato Toma e
 i ministri della Sanità ed Economia,
 Giulia Grillo e Giovanni Tria. Il
 governatore del Molise ha annunciato di
 aver inviato una nota ai titolari dei
 dicasteri in cui chiede, in sostanza, di
 mantenere operativo il reparto dell'
 ospedale           "San           Timoteo",
 riprogrammando l' intervento nel Piano
 operativo straordinario (Pos) 20192021.
 La chiusura della struttura, ha spiegato il
 governatore, incide negativamente su una vasta area del medio e basso Molise, già
 colpita da eventi sismici nel 2002 e 2018. Inoltre, ha osservato, è penalizzata da una
 rete viaria obsoleta. Sotto la lente anche le ripercussioni sulla mobilità passiva verso
 Abruzzo e Puglia. «Ritengo che questa chiusura - scrive Toma - doveva seguire un
 iter un po' più complesso». Domani, a difesa del punto nascita, è prevista una
 manifestazione delle donne di Termoli. Ma è l' intera comunità a mobilitarsi contro
 una decisione che, è stato ribadito durante un' animata e partecipata assemblea,
 penalizza fortemente il territorio. RIPRODUZIONE RISERVATA.

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30/06/2019                                                                                                                Pagina 18

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                                                                                                                          Lettori: 352.765
                                          Argomento: Sanità nazionale

                  Carenza medici 170 giovani in Toscana

 Da domani 170 giovani medici laureati
 entreranno in servizio nel settore dell'
 emergenza in Toscana, sia sui 118 che
 nei pronto soccorso. L' annuncio è stato
 fatto da Enrico Rossi, presidente della
 Regione Toscana, che ieri ha incontrato
 insieme all' assessore alla Salute,
 Stefania Saccardi, i medici professionisti
 che hanno superato le selezioni per
 prendere servizio. In Toscana «i giovani
 medici ci sono, è inutile ricorrere a
 iniziative come assunzioni da fuori», ha
 aggiunto. «Questa iniziativa non ne
 esclude altre che sono ad esempio le
 assunzioni         anticipate       degli
 specializzandi, tenendo presente però
 che gli specializzandi già operano dentro
 le strutture».

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30/06/2019                                                                                                               Pagina 14

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                                                                                                                         Lettori: 546.032
                                         Argomento: Sanità nazionale

 Neonato morto sparisce dall' obitorio sul giallo ora indaga la
                          procura

 Tivoli di Margherita d' Amico e Clemente
 Pistilli Sebbene il passaggio di Roberto
 sulla terra sia durato un soffio, il tempo
 di conoscere l' amore e la disperazione
 di sua madre, questo bambino, deceduto
 appena nato il 4 giugno, per cause
 ancora da accertare fra un' ambulanza
 del 118 e la sala parto dell' ospedale San
 Giovanni Evangelista di Tivoli, è al centro
 di un terribile mistero, poiché la sua
 salma è scomparsa. Una vicenda
 incredibile su cui la locale Procura ha
 aperto un' inchiesta. Restituite dal
 Policlinico di Tor Vergata, dove sono
 state sottoposte a esame autoptico, le
 spoglie erano custodite nella camera
 mortuaria dello stesso ospedale. «Al
 momento di organizzare il funerale di
 mio nipote, il corpo era sparito» racconta
 Catiuscia Fanelli, nonna del piccolo. Sua
 figlia Melissa Bernardini, 22 anni, non è
 in grado di parlare. È venuta incinta dalla
 Romania assieme al compagno, con cui ha altri due figli, per tenere compagnia alla
 mamma ammalata, residente a San Polo dei Cavalieri. Giunta al termine la
 gravidanza, avverte doglie anomale. « Abbiamo chiamato il 118 avvisando che era
 per una partoriente, a bordo non c' erano ostetriche o medici e hanno detto a mia
 figlia di resistere, ma in ospedale il cuore del bimbo non batteva più». La famiglia,
 sconvolta e in difficoltà economiche, chiede e ottiene dal Comune di Tivoli un
 supporto economico per il funerale. « Ci hanno detto che avremmo dovuto registrare
 nascita e morte non appena il corpo fosse tornato da Tor Vergata, ma dopo dieci
 giorni ancora non ci chiamavano, così il 18 giugno una funzionaria ha sollecitato e ci
 hanno comunicato che Roberto era già nella cella frigorifera da una settimana.
 Quindi abbiamo completato i documenti. Il 20 l' assistente sociale ha chiamato la
 camera mortuaria e le hanno detto che no, non c' era nessun bambino » . Sulle
 cause della morte del piccolo la Procura di Tivoli attende la consulenza medico-
 legale, mentre sulla scomparsa della salma stanno indagando i carabinieri della

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locale compagnia, i quali hanno già raccolto tutta la documentazione e stanno
interrogando i soggetti coinvolti nel caso. Tutto sembrerebbe causato da un mero
errore, ma gli investigatori stanno cercando di stabilire chi siano esattamente i
responsabili e dove sia finito il corpicino di Roberto. La famiglia attende risposte. L'
ospedale di Tivoli dove è sparito il corpicino del bambino morto dopo il parto.

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30/06/2019                                                                                                                Pagina 20

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                                                                                                                          Lettori: 546.032
                                          Argomento: Sanità nazionale

             Niente medici e ora in paese non si nasce più
 DAL NOSTRO INVIATO PAOLO G. BRERA
 LA STORIA Termoli, pochi parti e solo tre
 ginecologi: chiude ostetricia "Dobbiamo
 andare a Vasto, non saremo più
 molisani" TERMOLI - Mica facile, nascer
 molisani. Tra la vetta del Meta e la valle
 del Fortore erano rimasti tre Punti
 nascita, ora uno sbuffo di penna sul
 decreto del Commissario ad acta e via,
 meno uno. Da domani a Termoli non si
 nasce più, e il povero Dumbo sta lì
 gigantesco ad arrotolare inutilmente la
 proboscide, senza bimbi da far sorridere
 dietro la porta del Nido. «Ma lo sa lei che
 ormai in tutto il Molise non esiste più un
 solo primario di ostetricia e ginecologia?
 Sono tutti "facente funzione"», s' indigna
 un ginecologo tra le stanze, già belle
 vuote, al secondo piano dell' ospedale
 San Timoteo. «Non sai nemmeno con chi
 prendertela.     La    politica  non     sa
 programmare, e fa amministrare la
 sanità da amici incompetenti». Vuoi
 partorire a Termoli? Vai a Vasto, il Punto nascita più vicino. Sono trenta chilometri,
 cambi regione. Per tutta la vita a tuo figlio chiederanno: nato a? Vasto. Ah,
 abruzzese. No, molisano, ma vagliela a spiegare la storia del commissario ad acta
 che ha detto stop. Carta canta: quella di identità canterà abruzzese. Non che non ci
 sia un solido perché, dietro la serrata. Nella sala nascite del San Timoteo l' anno
 scorso son venuti al mondo 353 bambini, e quest' anno va peggio. Meno di un
 neonato al dì. Quando un reparto va sotto la soglia minima - che per le nascite è di
 mille l' anno, con deroga a 500 in situazioni complesse - gli standard di sicurezza
 calano troppo, l' esperienza non matura e l' investimento diventa insostenibile. Nel
 Molise l' unico Punto nascita sopra soglia è Campobasso, a più di 70 chilometri di
 statale dalle spiagge di Termoli. Isernia ce l' ha fatta con fatica e con deroga: ha
 superato d' un soffio i 500 parti. «Certo che è giusto chiudere se si fan poche nascite
 - dice un ginecologo del San Timoteo - ma sa perché succede? Perché la politica da
 dieci anni non assume un ginecologo al posto di chi va in pensione. Siamo rimasti in
 tre e mezzo, qui. E secondo lei una donna dove va a partorire, se non dal ginecologo
 di fiducia?». Tre ginecologi e mezzo, dice. Uno fa orario ridotto; un altro l' hanno
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mandato da Campobasso: «Mi hanno spedito con ordine di servizio e con un bell'
ombrellone, non le dico dove», sorride pensando al Cipputi d' Altan. «Una volta qui
ne facevamo nascere più di mille - racconta un' ostetrica - poi è arrivata la crisi delle
nascite, e i politici hanno distrutto la sanità molisana». Tra i colori pastello del
reparto in disarmo un capannello di medici, ostetriche e infermiere deglutisce
amaro: «Ti ricordi quando c' era Dell' Omo primario di oculistica a Larino, e venivano
a operarsi da mezza Italia?». «Beh ma pure Sabetta, qui a ortopedia...». «Già, poi
sono arrivati i "facenti funzione" e i politici fanno quello che vogliono». «Lo sa che il
nostro direttore amministrativo era un carabiniere fino all' anno scorso? Come può
gestire gli ospedali?». «Ora si fregano le mani, là a Vasto. Per attirare le mamme
dicono che fanno il parto in acqua... mica vero, è folklore», allarga le braccia un
ginecologo. Era un pezzo che spifferava quest' aria gelida di chiusura, e le mamme
mica l' han buttato giù in silenzio, il rospo. «Chiamavano in reparto, preoccupate.
Molte se ne sono andate, la chiusura era nell' aria e se sei incinta non rischi».
Adesso è arrivata la mazzata finale del Commissario Angelo Giustini. Al San Timoteo
continueranno a essere garantite le urgenze: «Sulla base della situazione clinica, al
pronto soccorso assicureranno il trasferimento assistito verso il punto nascita
appropriato», avverte una nota. Ma domattina in piazza ci saranno decine di mamme
infuriate a chiedere che la politica ci ripensi. Si sono date appuntamento su
Facebook , nel gruppo " Voglio nascere a Termoli ". Ha 2.500 iscritte. «Chiediamo
che il Punto nascite resti aperto - dice l' organizzatrice, Cinzia Ferrante, 35 anni -
perché i burocrati che lavorano coi numeri non possono toglierci il diritto di far
nascere qui nostro figlio, Così il Molise sparisce, Che schifo, lo stanno smantellando
un po' alla volta. Tanti medici se ne sono andati; altri ospedali offrono cose che noi
non abbiamo: il parto in acqua, il parto indolore...». Alla loro protesta si è unito, ieri,
il governatore Donato Toma. Ha scritto ai ministri di Salute ed Economia. «Eh,
meglio tardi che mai - dice uno dei sanitari - ma io preparo le valigie». Reparti vuoti
Il Punto nascita del San Timoteo di Termoli chiuderà i battenti.

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