Media Monitoring per 06-11-2019 - Rassegna stampa del 06-11-2019 - Ruggi
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AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona ................................................................................ 1 06/11/2019 - IL MATTINO (ED. SALERNO) Indennità d' oro al Ruggi, la scure su tutti i dirigenti ............................................................. 1 06/11/2019 - CRONACHE DI SALERNO Manca il personale Chiude per tre giorni la piscina terapeutica ............................................ 3 05/11/2019 - WWW.RADIOALFA.FM Mercato San Severino, nuovi locali e funzioni al Pronto Soccorso dell’ospedale Fucito. Ascolta ................................................................................................................................................ 5 Sanità Salerno e provincia .............................................................................................................. 6 06/11/2019 - LA CITTÀ DI SALERNO Porte e ascensore ko Le camere a pressione negativa sono chiuse ....................................... 6 Sanità Campania ............................................................................................................................... 8 06/11/2019 - IL MATTINO (ED. CASERTA) Al San Rocco piove in sala operatoria .................................................................................... 8 06/11/2019 - IL MATTINO Cardarelli, nuovi assunti ma con le divise riciclate .............................................................. 10 06/11/2019 - CRONACHE DI CASERTA E a bordo delle ambulanze ci sono pochi medici .................................................................. 12 06/11/2019 - IL MATTINO (ED. AVELLINO) Il Gip concede la proroga delle indagini per i doppi stipendi all' Asl di Avellino .................. 13 06/11/2019 - CRONACHE DI CASERTA L' inferno del Pronto soccorso .............................................................................................. 15 06/11/2019 - IL MATTINO Limiti di spesa, si ricomincia con gli esami a pagamento ..................................................... 17 06/11/2019 - IL MATTINO (ED. CASERTA) Radiologia, visite specialistiche l' Asl: tempi di attesa accettabili ....................................... 19 06/11/2019 - IL ROMA Ricercatrice 40enne in vetta alla sanità ............................................................................... 21 Sanità nazionale ............................................................................................................................. 24 06/11/2019 - LA REPUBBLICA "Salvo il centro di prevenzione dei tumori" .......................................................................... 24 06/11/2019 - CORRIERE DELLA SERA «Quelle nottate contro il cancro per mia sorella» ................................................................ 25 06/11/2019 - LA STAMPA Bimbo nato con malattia rara e incurabile "Abbandonato dai genitori in ospedale" ............ 27 06/11/2019 - IL SOLE 24 ORE Farmaci, imprese in coro: «Cambiare i tetti sulla spesa» ..................................................... 29 06/11/2019 - CORRIERE DELLA SERA Humanitas, dalla teoria alla pratica Il Cubo medico attivo 24 ore su 24 .............................. 31 06/11/2019 - ITALIA OGGI I semi d' uva contro il tumore .............................................................................................. 33 06/11/2019 - IL GIORNALE Le Regioni verso l' accordo per il rinnovo del contratto ....................................................... 35 06/11/2019 - IL SOLE 24 ORE Non va radiato il medico che fa l' assessore ........................................................................ 36 06/11/2019 - PANORAMA SLEGHIAMOLI ....................................................................................................................... 38
06/11/2019 Pagina 25 Il Mattino (ed. Salerno) EAV: € 5.625 Lettori: 107.296 Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona Indennità d' oro al Ruggi, la scure su tutti i dirigenti Sabino Russo La scure della Corte dei Conti si abbatte sul management del Ruggi degli ultimi 10 anni. Sono chiamati a restituire le somme concesse per indennità in busta paga non dovute tutti i dirigenti che si sono susseguiti da Attilio Bianchi (direttore generale dell' azienda ospedaliera tra il 2007 e il 2012) a Giuseppe Longo (agosto scorso). La decisione della magistratura contabile è legata alla segnalazione di un sindacalista contro l' attribuzione delle posizioni organizzative, ad aprile 2018, in cui si lamentava l' improprio pagamento dell' indennità, da diversi anni, a dipendenti a cui non sarebbe spettata, perché nel frattempo sarebbero stati trasferiti ad altro ufficio o settore, continuando però a percepire le somme aggiuntive. Questo portò, ad ottobre dello stesso anno, le fiamme gialle a far visita agli uffici di via San Leonardo, per acquisire tutti gli atti relativi a un nuovo esposto denuncia che lo stesso sindacalista aveva presentato. L' indennità, stando a quanto previsto dal contratto nazionale, sarebbe legata alle maggiori responsabilità per la carica ricoperta in quell' ufficio o area e non alla persona fisica, quindi una volta spostati altrove la stessa sarebbe dovuta decadere. Un milione di euro la cifra contestata complessivamente, le singole somme in alcuni casi raggiungono i 9mila euro. I fatti contestati risalgono addirittura alla gestione dell' allora direttore generale Attilio Bianchi, che individuò 68 posizioni organizzative, per un importo quantificato in 281mila euro all' anno. Da allora, però, alcuni dipendenti, che nel Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
corso degli anni avevano perso la carica di vertice organizzativa, avrebbero continuato a percepire indebitamente l' indennità. Questo perché, stando alla denuncia, tra tutti quelli che si sono succeduti nessuno avrebbe provveduto a predeterminare gli obiettivi da raggiungere per conseguire l' assegnazione della posizione organizzativa, né di eseguire le verifiche degli eventuali obiettivi richiesti posti a condizione dell' indennità. In questo modo uno strumento rivolto alla valorizzazione della cultura del lavoro per obiettivi e progetti sarebbe stato distorto in un beneficio personale concesso ad nutum dall' azienda, procurando, di conseguenza, un danno erariale. Ad essere coinvolti nella vicenda, quindi, ci sarebbero, con Attilio Bianchi, anche i manager Elvira Lenzi, Vincenzo Viggiani, Nicola Cantone e Giuseppe Longo, insieme ai relativi direttori sanitari e amministrativi, oltre al direttore medico Angelo Gerbasio e ad altri direttori, capidipartimento, dove era presente una posizione organizzativa. IL PRECEDENTE Non è la prima volta che al Ruggi vengono denunciati stipendi d' oro. Già nel mese di ottobre del 2016 le fiamme gialle verificarono i redditi dichiarati dal personale negli anni che andavano dal 2013 al 2015, che in alcuni casi sarebbero riusciti a portare a casa, tra straordinario e altre indennità, anche il triplo di quanto sarebbe stato possibile percepire. Nello specifico si faceva riferimento alle retribuzioni di impiegati, caposala e addetti alle pulizie. Il plotone più cospicuo riguardava gli amministrativi appartenenti alle categorie ds e c, che nel 2013, stando alla denuncia, avrebbero presentato cud che raggiungevano, rispettivamente, 73mila e 53mila euro, a fronte di un guadagno annuo lordo che poteva arrivare massimo tra i 39mila e i 29mila euro. Retribuzioni, poi, dimagrite nel 2014 a 56mila e 49mila euro. Nel secondo caso, invece, alcuni caposala appartenenti alla categoria d, avrebbero percepito stipendi che raggiungevano, nei casi limite, i 52mila euro nel 2014 e i 55mila euro nel 2015, a fronte di un tetto massimo di 32mila. Senza dimenticare, poi, la denuncia da cui partì poi lo scandalo assenteisti, nato da un accertamento sulla «esagerata presenza di lavoratori in orario di straordinario», partito dalla segnalazione, inoltrata alla direzione generale dell' azienda ospedaliera nel luglio del 2013, dal sindacalista della Cisl Giuseppe Cicalese. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
06/11/2019 Pagina 3 EAV: € 841 Lettori: 29.750 Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona Manca il personale Chiude per tre giorni la piscina terapeutica La mancata programmazione dei turni mette in difficoltà la riabilitazione di Andrea Pellegrino Manca il personale e per tre giorni la piscina di idrokinesiterapia chiude. Siamo all' ospedale "Da Procida" di Salerno, al cui interno, c' è l' unica piscina terapeutica pubblica della provincia. Un fiore all' occhiello che sta appassendo sotto i colpi della mancata programmazione dei turni del personale. L' assenza in blocco degli addetti alla riabilitazione avrebbe, dunque, costretto allo stop, per tre giorni, delle prestazioni presso la struttura ospedaliera salernitana. Un danno per gli utenti ma soprattutto un percorso di eccellenza che rischia di fermarsi se non si corre ai ripari in tempi brevissimi. Il "Da Procida" è uno dei quattro plessi ospedalieri che furono accorpati all' azienda universitaria "Ruggi d' Aragona" e che è dipendente funzionalmente dall' amministrazione di via San Leonardo. L' ex sanatorio del rione La Mennola, nell' ambito della riparazione delle funzione, avrebbe dovuto concentrarsi proprio sulla riabilitazione, puntando così su reparti di eccellenza. Strada che sostanzialmente la struttura ha intrapreso, al punto da dotarsi dell' unica piscina di idrokinesiterapia presente sull' intero e vasto territorio della provincia di Salerno. Ma ora si rischia di dissolvere tutto il buon lavoro svolto. Forse per assenza di programmazione, se si esclude naturalmente la volontà di smantellare il reparto. Eppure basterebbe poco per evitare disservizi agli utenti, protagonisti, sempre più, di episodi di malasanità più che di buona e corretta sanità. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
Non è la prima volta che il "Da Procida" soffre di carenza di personale. Già qualche anno fa i sindacati chiesero un rafforzamento del numero dei medici e degli infermieri da inserire nell' organico della struttura ed in particolare nel reparto di medicina riabilitativa. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
05/11/2019 radioalfa.fm EAV: € 168 Lettori: 233 Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona Link alla pagina web Mercato San Severino, nuovi locali e funzioni al Pronto Soccorso dell’ospedale Fucito. Ascolta Nuovi locali e nuove funzioni sono stati attivati da ieri al Pronto Soccorso dell’ospedale Fucito di Mercato San Severino, ospedale che dipende dall’Azienda ospedaliera universitaria di Salerno e che è di riferimento per la Valle dell’Irno, la vicina Irpinia ed anche per l’Agro nocerino. Per l’occasione il nostro Francesco Ienco ha incontrato il dottor Antonio Basile, referente del Pronto Soccorso. Ascolta dott Basile su Pronto Soccorso Fucito Sei su Telegram? Per ricevere le notizie in tempo reale è possibile unirsi gratis al canale Telegram di Radio Alfa. Se trovi interessante questo articolo, condividilo sui tuoi social e segui Radio Alfa anche su Facebook e Twitter. Non esitare a lasciare un tuo commento ai nostri articoli. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
06/11/2019 Pagina 25 La Città di Salerno Argomento: Sanità Salerno e provincia Porte e ascensore ko Le camere a pressione negativa sono chiuse (s.b.) Furono inaugurate in pompa magna nel 2011 ma da allora le camere a pressione negativa del Maria Santissima Addolorata hanno funzionato ben poco. Prima un guasto all'ascensore che portava al reparto di isolamento, poi, riparato quello, un altro guasto, questa volta alle porte che, ovviamente, trattandosi di un reparto di malattie infettive ad alto rischio di contagio, dovrebbero essere a chiusura ermetica. E finora non sono mai state rimesse in funzione. Così al nosocomio ebolitano si continuano a ricoverare i malati infettivi nel reparto senza poter utilizzare le nuovissime attrezzature delle camere a compressione negativa. A luglio, poiché i nove posti del reparto erano tutti occupati, addirittura si dovette ricorrere al ricovero nel reparto di Medicina, cosicché medici ed infermieri si spostavano da un reparto all'altro con guanti e mascherina allarmando anche gli altri pazienti ricoverati. In questi giorni, invece, i 4 pazienti malati di tubercolosi sono nel reparto, ma se le camere a compressione negativa avessero funzionato il lavoro di medici ed infermieri, nonché la sicurezza dei pazienti, sarebbero stati sicuramente più facili. «Abbiamo avviato tutte le procedure necessarie per riparare i guasti ha detto il direttore sanitario, dottor Mario Minervini manca solo qualche suppellettile, ma credo che non ci vorrà molto per rimettere in funzione le camere a compressione negativa. Non so dire i tempi esatti perché non sono un ingegnere». A quanto pare già più di una volta in ospedale si sarebbero recati dei tecnici per risolvere i Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
problemi registrati dalle camere che hanno funzionato perfettamente per pochissimo tempo nonostante sia stata spesa una notevole cifra, per il loro allestimento. Eppure finora il problema della chiusura dovuto al malfunzionamento delle porte isolanti non è stato risolto. Intanto nel reparto di malattie infettive, dove i casi da trattare sono sempre delicatissimi, si lavora al massimo delle possibilità senza poter usufruire di attrezzature all'avanguardia che, pure, sono state acquistate ed il cui inutilizzo determina uno spreco di danaro pubblico, come ha sottolineato il sindacalista della Cisl Fp Vito Sparano : «Confido nella sensibilità del direttore generale Mario Iervolino ha affermato il sindacalista perché intervenga per farle rapidamente rimettere in funzione. Si tratta di garantire non solo la sicurezza dei pazienti, ma anche quella degli operatori sanitari. Una camera si trova nel reparto malattie infettive e l'altra nel laboratori di analisi. Entrambe sono all'avanguardia, entrambe sono costate moltissimo, poco meno di un milione di euro in totale, eppure tutte e due sono chiuse da tempo. La loro riapertura faciliterebbe il lavoro in ospedale e renderebbe i due reparti davvero competitivi. Non dimentichiamo che l' ospedale di Eboli è anche polo di riferimento per le malattie dell'immigrazione. Abbiamo un vasto bacino d'utenza che trarrebbe benefici dall'utilizzo di quelle camere. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
06/11/2019 Pagina 31 EAV: € 4.664 Lettori: 107.296 Argomento: Sanità Campania Al San Rocco piove in sala operatoria SESSA AURUNCA Anna Grippo Basta la prima pioggia battente e l' ospedale civile San Rocco fa acqua da tutte le parti. Le infiltrazioni di acqua piovana hanno interessato una sezione della sala operatoria e il tunnel di congiunzione tra il vecchio presidio ospedaliero ed il nuovo. All' imperversare del maltempo di questi giorni il nosocomio sessano non regge e si trasforma in un colabrodo. L' ospedale di Sessa, teatro di lavori da un anno e mezzo, tutt' ora sotto sequestro perché sprovvisto di autorizzazioni, è un perenne cantiere aperto che, al momento, anziché dare i risultati sperati continua a causare disagi ai degenti per il personale sanitario, costretti a convivere col docile suono di un martello pneumatico o tra i calcinacci. I lavori di ripristino di zone desuete o del rifacimento sono stati finanziati con 20 milioni di euro. Ad oggi, oltre alle infiltrazioni persistono tutte le problematiche tipiche dei lavori al ralenti in corso. LA NOTA «Ci interessa conoscere il work in progress visto che è bastatA una giornata piovosa per dimostrare che c' è qualcosa che non va» lo scrive Antonio Eliseo, segretario territoriale del sindacato Nursing in una nota indirizzata al direttore generale dell' Asl di Caserta Ferdinando Russo. «Il San Rocco . continua Eliseo - perde acqua e fino a quando parliamo di anfratti dove non stazionano i pazienti la cosa potrebbe risultare anche meno grave ma quando l' acqua piovana passando da chissà dove arriva in sala operatoria portando con sé qualsiasi cosa in questo caso il problema è grave visto che parliamo di un luogo che Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
dovrebbe presentare una sicura asepsi». La salvaguardia dei pazienti al San Rocco si nasconde tra i teli di cellophane delle zone cantieristiche dove fa capolino un operaio tra pazienti in attesa di esser visitati o ritirare un referto tra gli sguardi di biasimo del personale medico che oramai fa spallucce lasciando cadere ogni commento. L' ANSIA DEL COMITATO Il Comitato «San Rocco Bene Comune» in prima linea per scongiurare la chiusura del presidio non cela le sue preoccupazioni sulle condizioni di salute generale del nosocomio sessano. «Non ci bastano le rassicurazioni e gli impegni presi prima dall' ex Direttore Generale dell' ASL Caserta Mario Di Biasio e dal Direttore Sanitario Moretta se poi i risultati sono questi- sottolineano alcuni esponenti del comitato. «Abbiamo chiesto varie volte un incontro con la nuova governance al fine di esporre le problematiche che ci toccano prima come cittadini sessani senza ricevere alcun cenno di risposta ed allora chiediamo aiuto ai sindaci ed al vescovo Piazza che firmarono delibere di impegno a favore dell' ospedale perché restino al nostro fianco nella lotta per una sanità pubblica efficiente». Sempre ad un passo dalla bufera l' Ospedale San Rocco: l' ultima indagine sui casi di assenteismo di numerosi medici della struttura, i sigilli dei carabinieri del Nucleo Anti Sofisticazione di Caserta per la mancanza della prevista autorizzazione all' esercizio della struttura nosocomiale o andando a ritroso nel tempo casi di malasanità che hanno interessato il reparto di ginecologia o chirurgia. Tra scandali, carenze strutturali e assistenziali il San Rocco non si allontana mai dall' occhio del ciclone che travolge quella che era considerata un' eccellenza del territorio aurunco ora ammassati tra il biasimo e l' indignazione cittadina. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
06/11/2019 Pagina 29 EAV: € 5.437 Lettori: 107.296 Argomento: Sanità Campania Cardarelli, nuovi assunti ma con le divise riciclate IL CASO Melina Chiapparino Sono stati assunti dall' azienda ospedaliera Cardarelli ma per loro non ci sono le divise. È stato così il primo giorno di servizio degli operatori socio sanitari che, da ieri mattina, prestano servizio nella cittadella ospedaliera della zona collinare. Se da una parte, l' arrivo di nuove risorse nei reparti ha rappresentato una vera e propria boccata di ossigeno per l' ospedale, dall' altra sembra paradossale che per i nuovi assunti non ci siano neppure forniture di calzari o casacche da lavoro. Eppure è stato esattamente così per i 17 neo assunti che si sono dovuti accontentare di materiale riciclato. LE DIVISE La maggior parte dei lavoratori ha indossato divise usate e abiti riadattati dal deposito, perché appartenuti a lavoratori in pensione o difettati e solo un paio di persone hanno ricevuto la divisa nuova ma, anche in questo caso, qualcosa non è andata per il verso giusto. I completi nuovi, infatti, erano di taglia superiore a quella che avrebbero dovuto indossare gli operatori. C' è stato chi seppure esile di costituzione, ha preferito indossare una taglia 56 pur di non avere materiale riciclato. Ma non è tutto. I 17 socio sanitari «orfani» di divisa, corrispondono alla prima «infornata» di assunzioni che proseguiranno oggi e nei giorni a venire fino all' introduzione di oltre 100 neo assunti per i quali si riproporrà lo stesso problema. Anzi, sarà sempre peggio. Anche le divise usate che sono abiti da lavoro sanificati e puliti ma appartenuti ad altri, finiranno. LE LENZUOLA «I lavoratori, dopo l' Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
assunzione, si sono recati alla lavanderia ospedaliera per ritirare le divise ma si sono trovati dinnanzi ad un muro - spiega Antonio Di Nardo del sindacato Cobas nonostante le richieste insistenti si è verificata l' impossibilità di ricevere effetti personali per carenza di divise e riforniture». Questo disagio rischia di procurare conseguenze ancora più complicate, dal momento che la divisa fa parte del protocollo igienico sanitario da assicurare ai lavoratori. La carenza di divise, inoltre, è il riflesso di una seconda emergenza. «Siamo al collasso perché continuano a mancare le lenzuola nei reparti - continua Di Nardo - in questi giorni le forniture sono composte dal 50% di materiale Tnt sintetico e 50% di cotone che sono una quantità insufficiente per garantire standard di qualità e le conseguenze come sempre, si riversano sui pazienti e sul personale ospedaliero». Per i Cobas, la responsabilità è senza dubbio «delle ditte che curano la lavanderia ma, considerando la gravità del problema, urge un tavolo di confronto con l' azienda Cardarelli per trovare soluzioni riparatrici» conclude Di Nardo. LA DITTA Il problema vero è più complicato dell' emergenza di questi giorni. La vicenda riguarda la ditta American Laundry, assegnataria del servizio di lavanderia per conto del Cardarelli e di altri presidi Asl oramai in scadenza di contratto ma, soprattutto, azienda colpita da un' interdittiva antimafia che ha reso improponibile la proroga del contratto comportando la nuova assegnazione all' Hospital Service. IL CARDARELLI Oggi si svolgerà l' incontro tra i lavoratori dell' American Laundry e gli altri attori della trattativa attraverso cui si dovrebbero salvaguardare i contratti dei lavoratori. Nel frattempo, Giuseppe Russo direttore sanitario del Cardarelli getta acqua sul fuoco. «In merito al rischio di una carenza di nuove divise si tratta di un rischio limitato a casi sporadici e del tutto insignificanti nell' ottica dell' assistenza- spiega Russo - la questione è legata alla ormai nota vicenda dell' American Laundry». «Benché la situazione non sia affidata alla gestione della direzione strategica del Cardarelli- aggiunge Russo - l' abbiamo seguita con attenzione ed è doveroso ringraziare ancora una volta il Commissario Prefettizio per la sua collaborazione». © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
06/11/2019 Pagina 5 EAV: € 620 Lettori: 29.750 Argomento: Sanità Campania E a bordo delle ambulanze ci sono pochi medici CASERTA (Ri.Spa.) - La carenza di personale nell' ospedale Sant' Anna e San Sebastiano non si limita al solo presidio casertano. Pochi sono infatti i medici e gli infermieri anche sulle ambulanze che circolano in città svolgendo il servizio del 118. I mezzi ci sono, ma a mancare sono gli operatori sanitari a bordo. Un' emergenza sulla quale sembra però essersi accesa una luce di speranza. Il mondo sanitario casertano attende infatti una boccata d' aria in seguito alla chiusura, annunciata lo scorso 3 novembre da parte dell' Asl Caserta, delle domande di assegnazione per la carenza di emergenza. "Una buona notizia, dal momento che in questo modo dovrebbe avviarsi la stabilizzazione dei 5 precari che da tempo aspettavano il tanto atteso indeterminato. Una mossa che dovrebbe quindi anche rafforzare la categoria del personale in servizio a bordo delle ambulanze. Sulle postazioni infatti non c' è un numero di medici sufficiente a tenere in servizio un' ambulanza 24 ore su 24. E dei tanti medici in servizio ce ne sono inoltre tanti prossimi alla pensione, per cui loro malgrado sono incapaci di coprire i turni. I nuovi specialisti, invece, spesso fuggono dal servizio sull' ambulanza, disertando talvolta anche il pronto soccorso. Speriamo che ci sia un' iniezione di medici: ne abbiamo biso gno", afferma Gennaro Bassano, vicesegretario nazionale Umus-Smi. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
06/11/2019 Pagina 31 EAV: € 3.579 Lettori: 107.296 Argomento: Sanità Campania Il Gip concede la proroga delle indagini per i doppi stipendi all' Asl di Avellino Inchiesta doppi stipendi all' Asl di Avellino, concessa la proroga delle indagini. Gli inquirenti avranno a disposizione altri 6 mesi per effettuare ulteriori accertamenti sulle presunte irregolarità contabili portate alla luce dagli agenti della Guardia di finanza del comando di Avellino, agli ordini del comandante Gennaro Ottaiano. La richiesta di proroga era stata avanzata a settembre dal pubblico ministero Fabio Massimo Del Mauro ed è stata firmata dal gip del tribunale di Avellino, Paolo Cassano. L' inchiesta sulla presunta truffa dei doppi stipendi all' Asl di Avellino prese il via dopo la denuncia della manager della struttura sanitaria di via degli Imbimbo, Maria Morgante, e le prime acquisizioni di documenti furono effettuate poco prima delle festività natalizie. Nel mirino degli agenti della Guardia di Finanza di Avellino, finì l' Unità Operativa Complessa del personale non strutturato dell' Azienda sanitaria locale dove, con ogni probabilità, sarebbero state trovate le modalità e gli artifici per gonfiare gli stipendi di alcuni medici di base, agevolandone alcuni e penalizzandone altri. Dopo i primi accertamenti le verifiche furono estese anche agli anni 2013 e 2014. Intanto sale il numero di medici iscritti nel registro degli indagati. Al momento complessivamente sono 8 le persone (6 medici, un contabile e un dirigente) ad essere finiti nel registro degli indagati e che ad avviso degli inquirenti avrebbero ottenuto stipendi più alti rispetto al dovuto. Le indagini Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
della guardia di finanza di Avellino continuano. Dunque l' ammontare della truffa realizzata dagli indagati potrebbe aumentare a dismisura. Gli agenti della guardia di finanza di Avellino passarono subito al setaccio la documentazione relativa ad altri anni per far emergere presunte irregolarità tra le ore di prestazione effettuate dai dipendenti e le somme realmente intascate dagli stessi. Nei mesi scorsi furono ascoltati altri medici dell' Azienda sanitaria locale di via Degli Imbimbo passando al setaccio la loro busta paga e il monte ore di lavoro realmente effettuato dai camici bianchi. ale.mon. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
06/11/2019 Pagina 5 EAV: € 863 Lettori: 29.750 Argomento: Sanità Campania L' inferno del Pronto soccorso CASERTA - Caos al Pronto soccorso dell'ospedale Sant'Anna e San Sebastiano. Il nosocomio casertano vive un problema di carenza di personale che si riflette sull'organizzazione e sull'efficienza dell'intero presidio. A fronte dei circa 80mila accessi annui registrati dall'ospedale, unico Dea di 2° livello dell'intera provincia casertana, ci sono infatti solo tre medici la mattina e due la notte, più uno reperibile. Stesso discorso per gli infermieri: solo 5, di cui nello specifico 2 al codice giallo, 2 al codice verde e uno al Triage, a gestire la quotidiana folla del Pronto soccorso. Ne mancano all'appello almeno due: 7 dovrebbero essere infatti le figure fisse nel primo reparto in cui il paziente arriva. Il problema principale del Sant'Anna e San Sebastiano riguarda infatti proprio il Triage. Essendoci una grave mancanza di personale addetto all'accoglienza del paziente che arriva in reparto, il servizio offerto è quanto mai scadente. La primissima accettazione di chi arriva in Pronto soccorso avviene in maniera estremamente frettolosa. Al paziente si chiede nome, cognome e data di nascita, e lo si spedisce o in codice verde o in quello giallo senza effettuare alcun tipo di esame. Non vengono rilevati parametri né si effettua un elettrocardiogramma: il livello di gravità del degente viene stabilito a senso, a seconda di quel che racconta di sé il paziente, denuncia Antonio Eliseo, segretario provinciale Nursind Caserta. Critica è inoltre la stessa strutturazione del Pronto soccorso: il Triage per gli adulti si trova affianco a quello pediatrico. Situazione che secondo il sindacato di categoria non rispetta in alcun modo le linee guida nazionali Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
sul servizio di Triage. Per quanto riguarda il resto del personale, per medici e infermieri non esiste alcun tipo di incentivazione a collaborare con l'ospedale, da cui tutti provano a scappare. Abbiamo più volte sollecitato l'azienda sulle problematiche relative al servizio del Pronto soccorso: il personale risulta essere insufficiente per garantire i livelli essenziali di assistenza. E a fare le spese di questa penuria di dottori sono spesso gli infermieri, costretti a sopperire nell'espletamento del servizio di osservazione breve intensiva. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
06/11/2019 Pagina 29 EAV: € 4.663 Lettori: 107.296 Argomento: Sanità Campania Limiti di spesa, si ricomincia con gli esami a pagamento I DISAGI Ettore Mautone A macchia di leopardo, goccia a goccia, lo stillicidio del budget delle strutture sanitarie specialistiche private accreditate è arrivato al coma di fine anno. Anche se dai tavoli di monitoraggio dei flussi di spesa di ciascuna Asl non è ancora giunta comunicazione ufficiale l' allarme rosso su analisi, visite specialistiche ed esami diagnostici è già scattato. I pazienti già da alcuni giorni agli sportelli si vedono respingere l' accettazione della ricetta del medico. Stop alle prescrizioni con l' avviso che da qui ai primi di gennaio del 2020 tutte le prestazioni sono a pagamento. Lo stop & go dei tetti di spesa, cronicamente insufficienti rispetto al reale fabbisogno, è andato avanti del resto per tutto il 2019. Sebbene pochi centri continuano ad accettare le ricette affidando al contenzioso legale e alla cessione del credito a società finanziarie la fase della riscossione, la maggioranza ha deciso di giocare d' anticipo. In tutte le province si assiste così in questi giorni alla transumanza di centinaia di prenotazioni che dai centri specialistici convenzionati verso i Cup (centri unici di prenotazione) delle strutture pubbliche con file e liste di attesa anche in distretti e ospedali dove solitamente l' accesso è diretto e senza prenotazione. LA MAPPA A Napoli tra i distretti più attrezzati c' è Secondigliano dove esiste un laboratorio dedicato che smaltisce ogni giorni decine e decine di prenotazioni. Bene anche Fuorigrotta e il Vomero, mentre a Soccavo già c' è ressa come anche a Piazza Nazionale, distretto di Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
riferimento in cui è possibile eseguire anche prestazioni complesse. Difficilmente il settore pubblico reggerà l' urto di una domanda destinata a lievitare in maniera esponenziale. Dalla Regione puntano il dito sui margini stretti di manovra che impone il regime commissariale ancora in piedi. I NODI La data segnata in rosso su questo fronte è quella del 13 novembre, quando è previsto l' appuntamento al tavolo nazionale di monitoraggio e affiancamento. Al pareggio di bilancio conseguito da sei anni Palazzo Santa Lucia aggiungerà anche i dati dei Livelli di assistenza del 2018 che sono di dieci punti oltre la sufficienza. A ricordarlo ieri lo stesso governatore Vincenzo De Luca che, insieme ai direttori generali in un convegno dedicato agli approcci di cura in rete del diabete, ha stilato un bilancio delle attività di riordino della rete territoriale. Centrare l' obiettivo dell' uscita dal tunnel del commissariamento consentirà di avviarsi su una strada di progressivo abbandono dei vincoli con la possibilità di una maggiore elasticità di manovra. Proprio per il rilancio della medicina del territorio, dove la Campania sconta i maggiori ritardi, è stato depositato e trasmesso intanto a Roma il nuovo piano di riorganizzazione dei servizi. Sotto la lente d' ingrandimento anche l' accesso alle cure per migliaia di cittadini che in queste ore sono ancora costretti a pagare di tasca propria controlli e visite. I tetti di spesa previsti sono in via di esaurimento e nei prossimi giorni verrà ufficializzato il lungo digiuno di un 2019 che, confermando il monitoraggio trimestrale della spesa, ha patito un estenuante stillicidio. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
06/11/2019 Pagina 26 EAV: € 4.774 Lettori: 107.296 Argomento: Sanità Campania Radiologia, visite specialistiche l' Asl: tempi di attesa accettabili LA SANITÀ Ornella Mincione I tetti di spesa per le prestazioni sanitarie in convenzionamento dovrebbero terminare al 31 dicembre. Invece, come già previsto dall' Asl casertana, inizia a toccare il fondo qualche branca della specialistica ambulatoriale. È del 4 novembre scorso, infatti, la scadenza prevista, a quanto pare confermata dai fatti, il tetto per la Radiologia. Così come è chiuso il tetto per la Diabetologia già al 30 ottobre. Agli sgoccioli anche quello per la Patologia clinica, vale a dire la copertura dei costi per i laboratori di analisi. Il 5 dicembre toccherà alla Medicina nucleare, il 9 dicembre alle Branche a visita, per poi poter aspettare il 26 dicembre il termine del tetto per la Cardiologia e infine il 31 dicembre per la Radioterapia. Purtroppo si ripete anche per quest' ultimo trimestre del 2019 la storia della «coperta corta» dei tetti di spesa. IL DISAGIO Coperta corta perché anche con il nuovo sistema adottato da qualche anno dalla governance regionale, ovvero quella di parcellizzare i tetti in trimestri, non è eliminato il disagio agli utenti di trovarsi a pagare prestazioni specialistiche: prima, quando il tetto era assegnato annualmente, si vivevano mesi interi (a partire già da settembre) senza poter ricevere prestazioni in convenzionamento. Il disagio, dunque, non è stato eliminato e lo sanno bene quegli utenti che nella giornata di ieri si sono recati in un noto centro convenzionato casertano e hanno visto non accettata la loro richiesta di prestazione in Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
convenzionamento. La stranezza, a quanto raccontano, è stata quella di aver visto altri utenti che venivano trattati diversamente. In realtà, c' è stata una cattiva comprensione dei fatti, perché gli utenti che hanno ricevuto la prestazione erano quelli che avevano prenotato tempo prima il servizio e che quindi avevano presentato la ricetta in tempo utile perché fosse coperta dal tetto di spesa specialistico. L' ALTERNATIVA Nulla cambia al quadro generale di disagio per utenti che richiedono presso i centri convenzionati la prestazione non a pagamento. «A dire il vero c' è l' alternativa ed è quella di andare nella struttura pubblica - risponde il direttore dell' Asl di Caserta Ferdinando Russo -. Abbiamo anche rinforzato la Radiologia nelle nostre strutture, dando la precedenza ai pazienti oncologici che necessitano dei controlli». C' è chi si rivolge alla struttura convenzionata per una questione di tempo di attesa per la prestazione, ma il direttore assicura: «Abbiamo raggiunto tempi di attesa più che accettabili». Sui tetti di attesa in sé, il manager tiene a precisare: «Da due mesi stiamo compiendo un monitoraggio costante della copertura dei tetti di spesa e siamo molto attenti ad aggiornare il cittadino, che può vedere sul nostro sito in tempo reale la scadenza prevista per quel preciso tetto di spesa che a lui interessa, e il centro convenzionato che viene allertato quotidianamente». E aggiunge: «Il controllo della scadenza dei tetti di spesa occorre innanzitutto a noi, perché molti contenziosi giudiziari che abbiamo sono proprio per questo motivo, ovvero la mancata notizia nella scadenza del tetto», conclude il direttore Russo. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
06/11/2019 Pagina 12 EAV: € 1.800 Lettori: 29.750 Argomento: Sanità Campania Ricercatrice 40enne in vetta alla sanità ISTITUTO PASCALE Marilena Di Napoli ha ricevuto il premio "Molteni" per gli studi sulle terapie del dolore NAPOLI. Quarant' anni, ricercatrice del Pascale, da un anno si dedica prevalentemente a trovare il modo per rendere la vita dei pazienti oncologici meno dura quando vengono dimessi dall' ospedale. Una mission per Marilena Di Napoli che ha trovato il giusto riconoscimento nel Congresso Aiom, a Roma, dove le è stato assegnato il premio "Molteni" per la sezione terapie del dolore e cure palliative. Un riconoscimento che premia la Rete Oncologica Campana, con cui Marilena collabora al fianco di Sandro Pignata, oncologo dell' Istituto dei tumori di Napoli e coordinatore scientifico della Rete. Oggetto del progetto premiato: l' assistenza sul territorio nel momento della dimissione dall' ospedale. Grazie alla Rete i bisogni del paziente a casa vengono direttamente indirizzati ai team di assistenza domiciliare presenti nelle Asl che gestiscono in modo informatico la transizione. Tale percorso è iniziato un anno fa in modo sperimentale con la Asl Napoli 1 e ora è disponibile anche per la Asl Napoli 3 e l' Asl di Caserta. «Sono felice per questo riconoscimento - dice Marilena Di Napoli - perché vuol dire che il progetto, al quale non solo io ma la Rete ha creduto, è molto apprezzato dai pazienti che lo hanno testato e quindi semplifica la vita agli ammalati e alle loro famiglie». «Abbiamo incontrato grandi professionalità nelle tre Asl coinvolte - sottolinea Sandro Pignata - Il nostro obiettivo è stato di connettere queste professionalità del territorio Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
alle strutture oncologiche nel segno della presa in carico totale dei pazienti e della continuità di cura. Questo riconoscimento è la prova che abbiamo lavorato bene». Per il direttore generale del Pascale, Attilio Bianchi: «La Rete Oncologica Campana continua il suo percorso di riorganizzazione dell' oncologia regionale nel segno della concretezza con progetti che come questo incidono positivamente sulle cure dei pazienti». NAPOLI. Da questa notte la Tangenziale è nuovamente a pagamento. I termini per la sospensione del pedaggio sono scaduti, secondo l' accordo, e si torna a regime. In contemporanea, però, fanno sapere dalla società che gestisce la strada, verranno avviati i lavori per il ripristino della terza corsia. In un primo momento in percorrenza da corso Malta per Pozzuoli e poi sulla carreggiata contraria. Insomma secondo tangenziale Spa i tormenti del taffico sono quasi giunti alla fine. Non la pensano così gli automobilisti. «Alle 23,59 di ieri è scaduto il provvedimento che sospende il pagamento del pedaggio sulla tangenziale di Napoli. Ma, al momento, i disagi legati alla viabilità non sono variati. Il restringimento di carreggiata lungo il viadotto Capodichino persiste. Dunque non capiamo quale sia il motivo della sospensione del provvedimento. L' uscita dalla tangenziale deve restare gratuito fino a quando non sarà eliminato il problema. L' ordinanza firmata dall' ingegner Console di Tangenziale SpA, datata 22 ottobre, statuisce la riduzione di corsia fino alle 23,59 del 31 dicembre. A meno di novità sopravvenute, non potrà che essere quella la data della sospensione del provvedimento che prevede il passaggio libero lungo l' asse viario. Altrimenti questi dieci giorni senza pedaggio non saranno altro che una presa in giro per gli automobilisti napoletani, l' ennesima ad opera della gestione Pomicino che ha portato al record di aumenti del pedaggio e dei disservizi più gravi. La verità è che bisognerebbe approfittare di questa vicenda per ridiscutere concessione e pedaggio dell' unico asse viario in Europa interno a una città a pagamento» ha affermatoconsigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli. Ed è proprio a firma del consigliere Borrelli una nota ufficiale della Regione inviata a Tangen ziale Spa con la quale si chiede la proroga della sospensione del pedaggio ritenendo questo provvedimento «non un obolo ai cittadini» ma una misura per contrastare code e traffico in prossimità dei caselli con particolare riferimento al tratto che da corso Malta arriva a Capodichino. A questo punto ritorna in discussione anche l' apertura della Ztl di piazza Dante più volte ipotizzata anche da alcuni esponenti di Palazzo san Giacomo. Le prossime ore saranno decisive in tal senso. I vari comitati hanno già annunciato che faranno fuoco e fiamme e che affiancheranno ogni richiesta per il ritiro della concessione all' azienda che gestisce la tangenziale. Una querelle che va avanti da molto tem L' ingegnere Rigacci, ha assicurato che il ponte Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
è sicuro e i lavori dovrebbero essere conclusi entro Natale, con la situazione che dovrebbe tornare così alla normalità. Attualmente però le corsi da corso Malta a Capodichino restano due con un imbuto che continuerà a creare problemi fio a conclusione dei lavori. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
06/11/2019 Pagina 13 EAV: € 9.994 Lettori: 546.032 Argomento: Sanità nazionale "Salvo il centro di prevenzione dei tumori" Palazzo Baleani Ormai, anche la Regione è convinta sul contrordine per il Centro di prevenzione, diagnosi e cura dei tumori al seno: gli ambulatori di Palazzo Baleani non chiuderanno. Anzi «con due milioni di investimenti per il nuovo mammografo, altri macchinari e un rafforzamento della pianta organica", ne sarà rafforzata l' attivita». Ci sono volute la tenacia e la passione delle pazienti che, raggruppartesi in un Comitato "a difesa", ieri dopo le «belle parole dell' assessore Alessio D' Amato» hanno voluto ricordare pubblicamente che «dagli annunci si dovrà passare ai fatti», altrimenti, hanno ammonito, «non esiteremo a riprendere cartelli e striscioni per farci sentire ancora». «Magari tornando a protestare nella sede del Pd», ha aggiunto Antonella Saliva, presidente del comitato "Antigone". Con l' assessore e Francesco Ripa di Meana, dg del Regina Elena, istituto dei tumori al quale il Centro farà capo, erano presenti l' oncologo Francesco Cognetti e il presidente della commissione regionale Sanità, Giuseppe Simeone. carlo picozza k Il centro Gli ambulatori per la prevenzione e cura del tumore al seno di Palazzo Baleani in corso Vittorio. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
06/11/2019 Pagina 22 EAV: € 32.613 Argomento: Sanità nazionale Lettori: 725.830 «Quelle nottate contro il cancro per mia sorella» MARGHERITA DE BAC La storia La lotta di Matilde Todaro, ricercatrice Airc Avrebbe preferito investigare sui meccanismi delle patologie del colon invece un avvenimento doloroso della vita privata l' ha «chiamata» altrove. Aprile 2005, Matilde Todaro, endocrinologa palermitana, policlinico universitario, risponde alla telefonata della sorella Lorenza: «Mi devi aiutare, hanno scoperto che ho un nodulino al seno». In un attimo Matilde finisce in un frullatore di ansia e paura ma mantiene il sangue freddo e organizza il percorso terapeutico per quella che è anche la sua migliore amica. Si scoprirà che il tumore è particolarmente aggressivo, un triplo negativo, le cellule prive di recettori cui i farmaci possano attaccarsi. Dunque, dopo l' intervento bisogna procedere con le cure tradizionali, chemio e radio, sperando che nel frattempo la malattia non abbia guadagnato altro terreno. Lorenza alla fine ce la fa. Ora è una donna guarita e racconta di quanto in realtà non abbia mai temuto di morire: «Con me avevo Matilde». In quanto alla professoressa Todaro dal giorno della telefonata non è riuscita a staccarsi da questo campo di azione. È una delle ricercatrici di punta di Airc che ancora tutta questa settimana sarà presente in diverse città per promuovere l' attività dell' associazione e spiegare alla gente come vengono investiti i fondi raccolti anche con donazioni individuali (attraverso il numero verde 45521, l' acquisto di cioccolatini nelle piazze sabato 9 novembre e il sito Airc.it). Dal 2009 tutte le pubblicazioni firmate Todaro sono dedicate al carcinoma della Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
mammella e allo studio della resistenza delle metastasi alle terapie convenzionali. «La vita in laboratorio non mi pesa nonostante spesso là dentro trascorro la notte, piegata sul microscopio o rinchiusa nella camera sterile. Alba e tramonto non fanno differenza. Ogni giorno mi sveglio felice di cominciare la giornata e mi sento fortunata al pensiero di avere un lavoro come questo, entusiasmante per me, al servizio dei malati. Fare ricerca significa possedere il privilegio di andare oltre il sintomo. Dietro ogni vetrino vedo l' immagine di Lorenza e penso a tutte le persone alle quali noi potremmo dare una risposta». Al suo fianco c' è il marito, Giorgio Stassi, capo del laboratorio, impegnato su tiroide e colon. «Ci siamo conosciuti all' Università di Palermo e da subito abbiamo condiviso l' amore per la conoscenza. La vita coniugale non è semplice. Magari ingaggiamo discussioni accese al lavoro e una volta a casa mettiamo tutto alle spalle. Siamo una coppia unita, non credo che un altro uomo avrebbe potuto comprendere l' importanza di certe cose per una donna come me. Un esempio. Quando si tratta di tirare fuori i dati e ricavarne risultati il tempo sparisce e rientro in orari inusuali. Per noi è la normalità, altre coppie potrebbero spaccarsi. Quello che resta della giornata lo dedichiamo a noi. Abitiamo a Mondello, dunque lunghe passeggiate, bicicletta e, quando la stagione lo permette, via in barca verso Egadi e Eolie». I figli Umberto, 22 anni, studente di Ingegneria aerospaziale, e Costanza, 16, terza liceo Scientifico, sono cresciuti con i «santi» nonni Vittoria, Umberto, Lina e Nino: «Quattro persone meravigliose, senza di loro non ce l' avremmo fatta. I bambini non hanno sofferto della mia assenza perché loro, come in una favola, gli raccontavano delle tante cose belle fatte da mamma e papà». Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
06/11/2019 Pagina 13 EAV: € 20.254 Lettori: 418.324 Argomento: Sanità nazionale Bimbo nato con malattia rara e incurabile "Abbandonato dai genitori in ospedale" LIDIA CATALANO ALESSANDRO MONDO lidia catalano alessandro mondo Giovannino non ha mai visto il cielo. Trascorre le sue giornate a fare su e giù per i corridoi dell' ospedale Sant' Anna di Torino, nel passeggino donatogli dalle infermiere che se ne prendono cura da quando è venuto al mondo quattro mesi fa, in un' afosa giornata di agosto. Una beffa per Giovannino, nato nel cuore dell' estate con una malattia rarissima che lo obbliga a stare lontano dal sole. Si chiama Ittiosi Arlecchino, perché la sua pelle è spaccata in grosse placche quadrangolari che ricordano le pezze colorate della famosa maschera della commedia dell' arte. Un costume che però chi soffre di questa gravissima disfunzione congenita della pelle - ne è affetto un neonato su un milione - non può mai togliersi di dosso. La mancanza di elasticità cutanea rende difficoltosa la respirazione, qualsiasi movimento è estremamente complesso. Giovannino ha bisogno di cure, di attenzioni continue. Ed è forse per questo che i suoi genitori, dopo averlo concepito attraverso una fecondazione eterologa, hanno deciso che non potevano occuparsene. «Non so quale sia la ragione, l' unica cosa certa è che questo bambino è stato abbandonato», racconta in anonimato una delle infermiere che ogni giorno lo accudisce. Non c' è nessun giudizio nelle parole di questa giovane donna, solo il desiderio che Giovannino trovi presto una casa dove sentirsi accolto e protetto. «Adesso la sera va a dormire nel reparto di terapia intensiva neonatale del Sant' Anna, l' ospedale è Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
tenuto a farsene carico fino ai sei mesi. Tutti noi però sogniamo che abbia presto una vera cameretta tutta per sé». Gli assistenti sociali del Comune di Torino sono stati allertati, ma nessuna Casa-famiglia al momento riesce a farsi carico del bambino garantendogli l' assistenza di cui avrebbe bisogno. D' altronde, spiega il professor Dario Roccatello, direttore del Centro di ricerche sulle malattie rare presso l' ospedale San Giovanni Bosco di Torino, «questa forma di ittiosi è così devastante e rara, anche rispetto alla famiglia delle ittiosi tradizionali, che difficilmente si arriva all' età adolescenziale». Farsi carico di un neonato con questa patologia, oltretutto, «ha un impatto psicologico molto pesante sulle famiglie: in alcuni casi la desquamazione della pelle può essere terribile». E poi c' è l' enorme enigma dell' aspettativa di vita. «Nella maggior parte dei casi c' è poca speranza, spesso subentrano complicazioni infettive nei primi giorni o nelle prime settimane di vita». Tanto che non è nemmeno inserita nel registro delle malattie rare. «Nel registro - spiega il professore - vengono catalogati i pazienti che a seguito di malattie rare, parliamo di circa 40 mila persone in Piemonte e Valle d' Aosta, possono se non altro ottenere esenzioni dal servizio sanitario pubblico. Nel caso dell' Ittiosi Arlecchino, data le bassissime possibilità di sopravvivenza, i soggetti colpiti non hanno nemmeno questa opportunità: nel senso che, purtroppo, non ci arrivano». Giovannino rappresenta un' eccezione. Grazie agli sforzi terapeutici messi in atto dall' equipe del Sant' Anna ha superato la fase acuta post-natale. A fare il tifo per lui sono i tantissimi che circondano la sua culla di giocattoli, tutine e pannolini. «Mangia, interagisce, cresce», assicura l' infermiera. Combatte una battaglia più grande di lui. Ma Giovannino ce la sta mettendo tutta. - c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI il caso corbis. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
06/11/2019 Pagina 6 EAV: € 10.686 Lettori: 259.917 Argomento: Sanità nazionale Farmaci, imprese in coro: «Cambiare i tetti sulla spesa» Marzio BartoloniBarbara Gobbi la manovra per la sanità Il viceministro Sileri: «Saranno rivisti, 2mila borse in più per gli specializzandi» Bene i 2 miliardi in più per la Sanità come lo stop al superticket dal 1° settembre, ma nella maratona che si è appena aperta in Parlamento sulla manovra il mondo delle imprese - presente ieri a Roma all' VIII Healthcare summit del Sole 24 Ore - chiede al Governo di sciogliere vecchi nodi che si trascinano da anni. Tra tutti quello sui tetti di spesa e il meccanismo del payback che colpisce farmaci e dispositivi medici. «La spesa farmaceutica non è cresciuta negli anni come le altre voci della spesa sanitaria come certifica la Ragioneria dello Stato», avverte il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi. Che punta il dito contro i tetti di spesa: «Quello sui farmaci ospedalieri è evidentemente sotto finanziato fin dall' inizio e sarà sforato quest' anno per oltre 2 miliardi, mentre quello della territoriale avrà un avanzo di oltre 800 milioni. È ora che i due tetti siano rimodulati, utilizzando le risorse lì dove servono superando anche il sistema dei payback per il quale le aziende hanno pagato 8,5 miliardi dal 2013, quasi una finanziaria». Anche il presidente di Assogenerici, Enrique Hausermann chiede che «la stagione del payback si chiuda con il 2018, provvedendo a un ribilanciamento dei tetti e reinvestendo nella farmaceutica tutti i risparmi derivanti dall' utilizzo di equivalenti e biosimilari». Sulla stessa scia anche Confindustria dispositivi medici: «Va cambiata la governance, ci aspettiamo la cancellazione del payback e il superamento del tetto di spesa del 4,4% basato su calcoli sbagliati», sottolinea la Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
vice presidente Daniela Delledonne. Che lancia un appello sulla plastic tax:«Non va applicata ai dispositivi medici, quelli monouso si possono fare solo con i polimeri sintetici, penso a esempio ai cateteri». Il vice ministro della Salute Pierpalo Sileri apre alla rimodulazione dei tetti: «Va fatta e le imprese su questo fronte devono stare tranquille, nel contesto di una generale riorganizzazione ed efficientamento della spesa sanitaria pubblica». Il vice ministro ha anche annunciato, sul fronte carenza medici, di voler aumentare il numero delle borse di specializzazione: «L' ideale sarebbe averne 6mila nei prossimi due anni e 2mila già quest' anno. La carenza di specialisti è la prima di tante priorità da affrontare». Mentre boccia l' idea delle Regioni, sostenuta anche dal presidente Fiaso (le aziende sanitarie) Francesco Ripa Di Meana, di ricorrere a medici laureati e abilitati ma non ancora specializzati. Infine Sileri rassicura la presidente dell' Aiop (ospedalità privata) , Barbara Cittadini: «Il contratto fermo da 12 anni sarà rinnovato, senza dubbi». Ma Nino Cartabbellota della Fondazione Gimbe lancia un allarme sul futuro del Ssn ricordando che sulle risorse per il 2022 la manovra tace: «Ci sono 3,5 miliardi fino al 2021 e poi? La coperta per il Servizio sanitario resta sempre corta». © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
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