Media Monitoring per 08-01-2019 - Rassegna stampa del 08-01-2019 - Azienda Ospedaliera Universitaria San ...

Pagina creata da Raffaele Montanari
 
CONTINUA A LEGGERE
Media Monitoring per 08-01-2019 - Rassegna stampa del 08-01-2019 - Azienda Ospedaliera Universitaria San ...
08-01-2019

Media Monitoring per

   Rassegna stampa del 08-01-2019
Media Monitoring per 08-01-2019 - Rassegna stampa del 08-01-2019 - Azienda Ospedaliera Universitaria San ...
AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona ................................................................................ 1
   A Salerno nuovi importanti successi con gli interventi di alta specialistica di chirurgia
        Maxillo Facciale .................................................................................................................. 1
   Ospedale Ruggi, emergenza In sette giorni 2mila accessi ................................................. 3
Sanità Salerno e provincia .............................................................................................................. 5
   «Dea di II livello? È soltanto una palla» ................................................................................. 5
   «Più calore ed assistenza» Le mamme danno consigli ........................................................ 7
   Ospedale, specialisti assenti nei week end .......................................................................... 9
Sanità Campania ............................................................................................................................. 11
   Alcol, Cardarelli preso d' assalto «Soccorriamo 40 giovani al mese» ............................. 11
   ALL' UNIVERSITÀ DI NAPOLI LA FORMAZIONE DI BASE È INDISPENSABILE PER I MEDICI
         .............................................................................................................................................. 13
   «Due medici per 200 malati serve l' aiuto dei Policlinici» ................................................ 15
   «Qui si litiga per le formiche a Brescia muoiono bambini» .............................................. 17
   Curato al pronto soccorso va a casa e muore: si indaga .................................................. 19
   Non è aviaria, ma in fin di vita per virus ............................................................................. 21
   Ospedale a rischio, politica compatta: pronti a scendere in piazza per un sit-in ......... 23
   Ospedali al collasso è record di barelle ............................................................................... 25
   Più ricoveri per il freddo Al Loreto Mare barellati e sporcizia nelle corsie .................... 27
   Piedimonte, sindaci schierati contro il declassamento dell' ospedale ........................... 29
   Radioterapia al Sant' Anna, arrivano i fondi per i macchinari dei nuovi reparti .......... 31
   Task force di specialisti fra scuole e discoteche ................................................................ 33
Sanità nazionale ............................................................................................................................. 34
   "Ma se la fedeltà conta più della competenza nella scienza si fanno pasticci" ............ 34
   Bomba a orologeria nel fegato .............................................................................................. 36
   Brescia, sono 4 i neonati morti in una settimana .............................................................. 38
   Dai presunti dossier allo spoils system M5S e il caso sanità ........................................... 40
   Dalla terza età alla malattia .................................................................................................. 42
   Grillo, un "report" su come votano gli scienziati rimossi ................................................. 44
   Ha schedato gli scienziati «Il ministro Grillo si dimetta» ................................................. 46
   Il piccolo Ascanio dopo 13 anestesie batte il suo male ..................................................... 48
   Istituto superiore di Sanità,un commissario«pro vaccini» ............................................... 50
   L' ex badante anti bibite gasate che ha valutato Garattini&Co. ..................................... 52
   La medicina di precisione ci guarirà .................................................................................... 54
   La ministra Grillo e la cuoca di Lenin ................................................................................... 56
   Quarto neonato morto a Brescia L' ospedale: «Cause diverse» ...................................... 58
   Resteremo senza pediatrie chirurghi ................................................................................... 60
   Schedature, la ministra sotto accusa Il Pd: si dimetta. Lei: nessun dossier ................. 62
   Se si scordano Galileo Galilei e leggi razziali ..................................................................... 64
   Un miliardo nei nuovi maxi-ospedali Così cambia la mappa dell' assistenza ................ 66
Media Monitoring per 08-01-2019 - Rassegna stampa del 08-01-2019 - Azienda Ospedaliera Universitaria San ...
06/01/2019
                                                salernotoday.it
                                                                                                                           EAV: € 824
                                                                                                                           Lettori: 7.133
                     Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona

                                                         Link alla pagina web

 A Salerno nuovi importanti successi con gli interventi di alta
          specialistica di chirurgia Maxillo Facciale
 Sandro Bongiani
 A Salerno nuovi importanti successi con
 gli interventi di alta specialistica di
 chirurgia     Maxillo    Facciale     svolti
 all’Ospedale alla OO. “San Giovanni di
 Dio e Ruggi d’Aragona”. Sono già
 numerosi      gli  interventi    altamente
 innovativi effettuati negli ultimi anni
 presso il Ruggi di Salerno dalla U.O. di
 chirurgia Maxillo Facciale diretta dal
 Prof. Antonio Cortese: sono stati effettuati interventi di altissima specializzazione
 quali traumi cranio -facciali, osteo-distrazìoni mascellari e mandibolari, chirurgia
 ortognatica con tecniche altamente innovative in collaborazione con importanti
 luminari internazionali, chirurgia oncologica con metodiche innovative originali sia
 demolitive con riduzione degli esiti sia ricostruttive con risultati decisamente
 superiori rispetto alle tradizionali metodiche, oggetto anche di pubblicazioni
 scientifiche su riviste internazionali ad alto Impact Factor e di relazioni a importanti
 congressi Europei e Mondiali. Inoltre, sono stati effettuati interventi ricostruttivi con
 metodiche microchirurgiche per la riabilitazione delle paralisi del nervo Facciale
 dopo interventi demolitivi oncologici e sono state messe a punto particolari
 metodiche individualizzate per terapie oncologiche di precisione in collaborazione
 con diverse Università degli USA. Recentemente è stato effettuato un’altro
 delicatissimo e importante intervento di asportazione di tumore endo-orbitario
 coinvolgente il basicranio con pieno successo e soddisfazione della paziente; tutti
 interventi che non venivano effettuati prima del trasferimento del prof. Cortese
 dall’Università” Federico II” di Napoli all’Università di Salerno. Di fatto, tale attività
 hanno consentito di guadagnare notevole credito presso i colleghi di ambito
 Ospedaliero con proficue collaborazioni in atto anche con Colleghi di altre discipline
 come il Dott. Mario Avossa Dirigente della Chirurgia Generale e il Dott. Giuseppe
 Santoro che con il loro impegno e sacrificio hanno permesso lo svolgimento di tali
 attività assistenziali con importanti ricadute positive sui pazienti e sul territorio,
 ampiamente riconosciute da precisi riscontri su quotidiani e media Nazionali e
 Internazionali. Nonostante tale impegno proficuo e varietà di interessanti risultati
 ottenuti vi è stato recentemente aggiunto un Atto Aziendale, che, purtroppo, ha
 incomprensibilmente limitato il buon funzionamento della U.O. Maxillo con
 l’ingiustificata e quanto mai irresponsabile soppressione di una UOC ed il

               Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
Media Monitoring per 08-01-2019 - Rassegna stampa del 08-01-2019 - Azienda Ospedaliera Universitaria San ...
declassamento della UOSD con mancata afferenza del relativo personale di
specialistica ambulatoriale ed infermieristico. Ancora più paradossale ci sembra
l’esclusione della Chirurgia Maxillo-Facciale dal Trauma Center, pur trattando tutti i
traumi del Massiccio Facciale afferenti da PS con metodiche altamente innovative ed
originali che hanno consentito il preciso trattamento di delicate patologie che in altri
centri pur qualificati non vengono ancora trattate. Si auspica, quindi, da parte degli
organi competenti e della collettività campana una maggiore attenzione e
consapevolezza verso una disciplina che sta dando tantissimo in termini di servizio
per tutto il territorio campano e ampio prestigio per la collettività scientifica
mediante intense e proficue collaborazioni con prestigiosi Istituti ed Università,
recentemente concretizzate al Ruggi di Salerno in importanti Conferenze e accordi di
collaborazione Istituzionale con prestigiose Università degli Stati Uniti.

             Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
Media Monitoring per 08-01-2019 - Rassegna stampa del 08-01-2019 - Azienda Ospedaliera Universitaria San ...
08/01/2019                                                                                                                  Pagina 25

                      Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona

    Ospedale Ruggi, emergenza In sette giorni 2mila accessi
 Mario MEMOLI
 Salerno Superaffollamento al pronto
 soccorso: dal primo gennaio al Ruggi si
 contano circa 2000 accessi, nonostante
 lo smistamento dei pazienti meno
 urgenti nei presidi vicini e aumento dei
 posti letto in tutti i reparti. Quello
 dell'azienda ospedaliera salernitana, per
 volume di arrivi, è il primo soccorso della
 Campania, con 95 mila accessi annui in
 via San Leonardo (17 mila in più rispetto
 al 2017) e 140 mila complessivi tra tutti i
 plessi, staccando ancora il Cardarelli,
 fermo a 85 mila. Il timore è che la
 situazione, nei prossimi giorni, potrebbe
 addirittura    peggiorare,      anche     in
 considerazione dell'ondata gelo che,
 dopo due giorni di pausa, potrebbero
 investire la provincia, che potrebbe far
 incrementare gli arrivi, con pazienti che
 di solito hanno già girato 2-3 ospedali,
 senza avere le risposte che cercavano,
 sempre più fragili e anziani, con una
 media di età che si aggira intorno agli 82 anni e con molte patologie. Senza
 considerare il picco dell'influenza, che di solito colpisce sempre le categorie più a
 rischio, come bambini e anziani, con il riacutizzarsi di polmoniti o di bronchiti
 recidivanti. A poco possono bastare, quindi, gli interventi tampone per dare una
 boccata d'ossigeno. Nonostante il filtro messo in atto col 118 per smistare verso altri
 presidi i pazienti meno urgenti, infatti, restano com unque tanti i codici rossi, che in
 questi giorni si attestano intorno ai 6-7 al giorno, così come i codici gialli, che
 necessitano nella stragrande maggioranza dei casi di ricovero. Molte delle persone
 che giungono nel plesso sanitario di via San Leonardo sono cardiopatiche o in
 qualche modo scompensate, o affette da pancreatiti, da problemi alla colecisti, così
 come alle vie biliari. In molti casi hanno anche effettuato il vaccino, m a in qualche
 m odo hanno trascurato le complicanze legate alla sindrome influenzale. Così, a
 causa dei tanti accessi, nonostante le 75 barelle totali e l'aumento dei posti letto nei
 reparti, in alcuni momenti non si riesce neanche a sbarellare i pazienti, senza
 contare poi l'imbuto che si crea nel trasferimento ai reparti degli ammalati che
 necessitano di ricovero, oltre a un problema di spazi nello stesso pronto soccorso. È
                Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
Media Monitoring per 08-01-2019 - Rassegna stampa del 08-01-2019 - Azienda Ospedaliera Universitaria San ...
l'impossibilità di ricoverare i pazienti nei reparti, al termine del completamento della
fase di cura in pronto soccorso, il principale motivo del sovraffollamento. Si
concretizza, così, una condizione di congestione del sistema, caratterizzata dalla
permanenza inappropriata di pazienti in attesa di ricovero, con alti bisogni
assistenziali e che assorbono risorse umane e organizzative, che dovrebbero più
opportunamente essere dedicate all'assistenza di nuovi pazienti e alla pronta
accoglienza dei pazienti afferiti con le ambulanze del 118. Ne discende quindi un
allungamento dei tempi di attesa. Nei prossim i giorni ci sarà un ulteriore un assalto
in ospedale. Secondo i responsabili del pronto soccorso si dovrebbe aumentare il
turnover, facendo arrivare al Ruggi solo chi necessita effettivamente di ricovero in
ospedale, mentre nei plessi vicini dovrebbero andare tutti gli altri. Le risorse umane
diminuiscono e anche gli spazi in alcuni mom enti si saturano, non riuscendo
neanche a sbarellare.

             Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
Media Monitoring per 08-01-2019 - Rassegna stampa del 08-01-2019 - Azienda Ospedaliera Universitaria San ...
08/01/2019                                                                                                                 Pagina 13
                                            La Città di Salerno
                                   Argomento: Sanità Salerno e provincia

                   «Dea di II livello? È soltanto una palla»
 Salvatore D'Angelo
 NOCERA       SUPERIORE        La    «palla»
 dell'elevazione a DEA di secondo livello
 dell'Umberto I di Nocera Inferiore
 diventa terreno di scontro tra Vincenzo
 De Luca e Manlio Torquato . Ieri mattina,
 nell'aula consiliare del Comune di Nocera
 Superiore, è andato in scena l'ultimo atto
 di una querelle che ha visto contrapposti
 a suon di lettere e dichiarazioni il
 presidente della Regione Campania e il
 sindaco di Nocera Inferiore. Durante il
 suo intervento, De Luca si è rivolto
 direttamente al primo cittadino seduto in
 platea e gli ha detto: «Evitiamo
 polemiche inutili, il DEA di secondo
 livello è una palla. Ogni tanto qui ci
 inventiamo una palla. Noi abbiamo
 ereditato una situazione per la quale per
 l'Agro sarebbe stato il disastro totale.
 Avevano programmato la chiusura di
 Scafati e Pagani, noi approviamo un
 piano ospedaliero, recuperiamo tutto in
 maniera ragionevole e non demagogica. Nocera Inferiore è uno degli ospedali più
 efficienti della regione, con reparti di assoluta eccellenza a cominciare dalla
 tradizione neurochirurgica». A creare le aspettative era però stato lo stesso
 governatore che, intervenuto a Nocera Inferiore per i nuovi reparti di rianimazione e
 medicina, rispose a chi gli chiedeva lumi sul secondo livello: «Questo si deve fare, si
 deve fare assolutamente sia per la qualità delle prestazioni, sia perché la
 popolazione ce lo consente. La provincia di Salerno può consentirsi di avere due DEA
 di secondo livello, a Salerno e a Nocera. Mi pare ci siano tutte le condizioni». Ieri
 mattina ha corretto il tiro: «Ho detto che è un ospedale che meriterebbe di essere un
 DEA di secondo livello. Dire questo non significa facciamo un DEA di secondo livello,
 significa esprimere un apprezzamento per un grande ospedale con eccellenze
 assolute». Dichiarazioni, quelle del presidente, che hanno fatto calare un evidente
 gelo con Torquato. Emblematico il comportamento del sindaco di Nocera Inferiore
 alla fine del comizio è stato tra i pochi che è andato via senza fermarsi a salutare il
 presidente della Regione nella stanza del sindaco Giovanni Maria Cuofano. Il primo
 cittadino ha preferito non commentare a caldo la dichiarazione di De Luca, «è una
               Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
Media Monitoring per 08-01-2019 - Rassegna stampa del 08-01-2019 - Azienda Ospedaliera Universitaria San ...
questione troppo seria che non va liquidata così», facendo però intuire una certa
irritazione. Una reazione è attesa per domani mattina, quando nell'aula Colella
dell'ospedale si discuterà del tema. È lì che potrebbe consumarsi la spaccatura
definitiva. Intuito il corto circuito, le colombe si sono messe immediatamente
all'opera per cercare di salvare il salvabile. Tant'è che un incontro tra i due, non è
chiaro se de visu o telefonico, sarebbe in programma in queste ore. Se il
malcontento che da tempo cova sotto traccia venisse fuori, ci potrebbero essere
degli inediti risvolti. Tuttavia il presidente della Regione ha tenuto a snocciolare una
serie di progetti in cantiere per la sanità nell'Agro, tra i più rilevanti quelli in agenda
per l'Andrea Tortora: «Faremo un investimento imponente di 25 milioni di euro per il
polo oncologico di Pagani. Uno degli assilli quotidiani per me è chiamare il
commissario Iervolino per chiedergli di darmi il cronoprogramma ». Inoltre, ha
aggiunto, che se il governo centrale sbloccherà un miliardo di euro per la sanità
campana, risorse saranno destinate all'Umberto I.

             Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
Media Monitoring per 08-01-2019 - Rassegna stampa del 08-01-2019 - Azienda Ospedaliera Universitaria San ...
08/01/2019                                                                                                                  Pagina 22
                                             La Città di Salerno
                                    Argomento: Sanità Salerno e provincia

      «Più calore ed assistenza» Le mamme danno consigli
 Erminio Cioffi
 POLLA Tante le persone che hanno
 risposto all'appello lanciato attraverso il
 quotidiano la Città da parte degli
 operatori del punto nascite dell'ospedale
 Luigi Curto di Polla per avere da cittadini
 e mamme che hanno dato alla luce i
 propri figli nell'ospedale valdianese, la
 loro opinione sull'assistenza ricevuta e
 soprattutto dei consigli e delle critiche,
 possibilmente costruttive, per cercare di
 migliorare il servizio offerto alle
 partorienti e fare così in modo di attrarre
 sempre      più    mamme       visto     che
 attualmente molte donne del Vallo di
 Diano scelgono di andare a partorire in
 altri ospedali della provincia di Salerno o
 della Basilicata dove il nosocomio di
 Lagonegro è quello più gettonato. Il
 punto nascite ha rischiato di chiudere i
 battenti dal primo gennaio di quest'anno
 in quanto non aveva ricevuto una nuova
 deroga da parte del Ministero della
 Salute perché nel corso del 2018 non aveva raggiunto la soglia minima dei
 cinquecento parti all'anno. Il reparto è stato salvato nell'ultima settimana di
 dicembre con due provvedimenti: una sorta di deroga da parte del commissario
 straordinario alla Sanità della Regione Campania e la pubblicazione da parte della
 Regione del nuovo piano ospedaliero. La critica principale, mossa da chi ha partorito
 negli anni scorsi nel reparto, riguarda il rapporto tra mamma e neonato come ha
 raccontato una giovane mamma che ha avuto modo di confrontare la realtà del
 reparto maternità dell'ospedale di Lagonegro con quella dell'ospedale di Polla. «Il
 mio primo figlio è nato a Polla ed il secondo a Lagonegro spiega - e ho notato una
 grande differenza soprattutto per ciò che riguarda il rapporto tra la madre ed il
 bambino. Nell'ospedale lucano la madre viene subito a contatto con il neonato, ha la
 possibilità di tenerlo con lei fin da subito e ci sono le puericultrici che ti assistono
 durante l'allattamento e ti aiutano a capire se fai degli errori. A Polla invece tutto
 questo non accade, il bambino nasce e dopo pochi minuti lo portano via e per
 vederlo hai solo degli orari stabiliti e per me è stata una bruttissima esperienza ». La
 mamma punta anche il dito nei confronti di alcuni operatori per il loro modo di
                Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
Media Monitoring per 08-01-2019 - Rassegna stampa del 08-01-2019 - Azienda Ospedaliera Universitaria San ...
approcciarsi con le pazienti. «Un poco di gentilezza non guasterebbe - continua -
perché una donna nei momenti precedenti e successivi al parto avrebbe bisogno di
essere supportata e sopportata. A Polla mio figlio è nato nel 2015, e così non è stato
perché mi sono resa conto di essere stata solo lì per fare numero e aumentare il
numero delle nascite, sono stata trattata come un numero e non come una persona,
cosa che invece a Lagonegro non è accaduta perché ho trovato una dolcezza unica
». La signora ora è in attesa del terzo figlio «e vorrei tanto poter andare a Polla -
conclude - perché per me sarebbe più comodo visto che vivo nel Vallo di Diano, ma
sono bloccata dalla paura di non sapere come verrò trattata, basterebbe soltanto un
poco di gentilezza in più da parte di tutti, c'è anche del personale e medici molto a
modo ma non tutti sono così ed è questo che spesso fa la differenza e spinge molte
donne ad andare fuori». E sempre una presunta mancanza di tatto è la critica mossa
da Lucia, un'altra mamma che ha partorito al Curto: «Io ho partorito nel 2016 a Polla
- racconta - ed era la mia prima gravidanza e potete immaginare la preoccupazione
di una mamma dopo che si erano rotte le acque. Sono arrivata in ospedale alle 3 di
notte e non è stato bello sentirmi dire dall'ostetrica cosa è venuta a fare, lei ancora
non è pronta per partorire, secondo me guarda troppi film. Forse avevo interrotto il
suo sonno, ma per fortuna non sono tutte così».

             Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
08/01/2019                                                                                                               Pagina 29
                                    Il Mattino (ed. Salerno)
                                                                                                                         EAV: € 7.065
                                                                                                                         Lettori: 133.364
                                 Argomento: Sanità Salerno e provincia

             Ospedale, specialisti assenti nei week end

 EBOLI Katiuscia Stio «Il presidio
 ospedaliero         di       Roccadaspide,
 dipartimento       d'    emergenza         e
 accettazione di primo livello, nel fine
 settimana diventa una sorta di presidio
 sanitario che può trattare, nella
 maggioranza dei casi, solo codici verdi o
 gialli. La rete emergenza urgenza è al di
 sotto degli standard» è la denuncia di un
 cittadino della Valle del Calore. Nello
 specifico, l' uomo si riferisce all' episodio
 avvenuto nella giornata di domenica,
 quando una donna di 85 anni, residente
 a Castelcivita, negli Alburni, si frattura il
 femore e viene trasportata all' ospedale
 di      Eboli    invece     della     vicina
 Roccadaspide. «Il 118 dispone il
 trasferimento presso l' ospedale di Eboli,
 a circa 40 km di distanza, pur essendoci
 posti letto nel reparto di Ortopedia, da
 qualche mese annesso al reparto di
 Chirurgia generale, dell' ospedale di
 Roccadaspide, a 20 km da Castelcivita -
 racconta l' uomo - L' ambulanza, unico
 mezzo del 118 stazionante a Roccadaspide nei pressi del presidio ospedaliero, dopo
 alcune ore dall' arrivo era ancora davanti al nosocomio ebolitano. Per quasi tre ore,
 in caso di emergenza, bisognava far riferimento ai mezzi stazionanti a Capaccio-
 Paestum e Bellosguardo. Arrivati ad Eboli chiedo perché mia zia sia stata trasportata
 lì e informalmente, mi sento rispondere che nei fine settimana non ci sono ortopedici
 presso il presidio rocchese. Mi chiedo e chiedo: questo sarebbe il funzionamento
 della rete di emergenza-urgenza nella Valle del Calore?». L' episodio solleva due
 questioni importanti: le funzioni del Pronto Soccorso presso l' ospedale di
 Roccadaspide, ovvero la rete dell' emergenza-urgenza su un territorio di circa 800
 km quadrati, ed il trasporto assistito con tre sole postazioni del 118 con ambulanze
 di tipo B, ovvero senza personale medico a bordo e senza rianimatori. E tutto ciò non
 riguarda solo una o più delle reti dell' emergenza urgenza individuate dal recente
 piano ospedaliero regionale, ma si estende a tutte e sette le reti riguardanti il
 trattamento del paziente acuto. In pratica un infartuato, una persona con ictus, un
             Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
politraumatizzato da sinistro stradale o infortunio di altro genere, un bambino in età
pediatrica in stato di emergenza sanitaria, non potranno mai avere come riferimento
il presidio di Roccadaspide, in generale ma soprattutto nei fine settimana. Prova ne
è che la stessa centrale del 118, nel momento in cui viene allertata la presenza di
pazienti con patologie in fase acuta, fornisce disposizioni al personale dell'
ambulanza che interviene, di trasportare il paziente direttamente al presidio
sanitario di Eboli che, di fatto, svolge le vere funzioni di un Dea. © RIPRODUZIONE
RISERVATA.

            Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
08/01/2019                                                                                                                Pagina 9

                                                                                                                          EAV: € 1.376
                                                                                                                          Lettori: 29.750
                                          Argomento: Sanità Campania

  Alcol, Cardarelli preso d' assalto «Soccorriamo 40 giovani al
                              mese»

 Il primario: «Età sempre più bassa».
 Aumenta il numero delle ragazze napoli
 «In un mese più di 40 accessi in pronto
 soccorso. Ragazzi, molte volte anche
 minorenni, devastati dall' abuso di
 alcol». A parlare di un fenomeno sempre
 più allarmante, e ormai anche fuori
 controllo, è la responsabile del pronto
 soccorso del Cardarelli Fiorella Paladino.
 «Se in passato vedevamo diversi giovani
 vittime delle droghe - aggiunge Paladino
 - oggi ce li troviamo qui ubriachi a causa
 di una serata in discoteca, privi di
 conoscenza. Con il rischio che possano
 riportare danni neurologici permanenti».
 Al Cardarelli che, com' è ovvio richiama
 un' utenza enorme, a Capodanno i
 medici devono ormai intervenire più per
 il rischio che si possa arrivare al coma
 etilico che per le conseguenze di petardi
 esplosi tra le mani. «Quest' anno c' è
 stata una vera e propria "stesa"»,
 aggiunge sconsolata Paladino. «I ragazzi
 non si rendono conto di quanto possa essere pericoloso bere senza controllo, spesso
 buttano giù un cicchetto dopo l' altro. Fino a svenire». Quando arrivano al Cardarelli
 la situazione è già molto seria. Medici e infermieri ne vedono di tutti i colori e, come
 detto, non sono solo i più grandi ad alzare il gomito. Nonostante sia vietato vendere
 alcolici ai minori, capita spesso che a varcare le porte del pronto soccorso siano dei
 giovanissimi. Flora Verde, coordinatrice infermieristica per il Pronto soccorso e l'
 osservazione breve, spiega che quello dell' alcol è un fenomeno trasversale. «Anche
 ragazzini di buona famiglia finiscono nei guai a causa dell' incoscienza di chi vende
 loro superalcolici. Ci sono genitori che arrivano da noi e cadono dalle nuvole. Quella
 che viviamo è una vera e propria emergenza sociale». Quasi superfluo dire che i
 momenti di maggiore afflusso sono le serate del week end, quando l' alcol scorre a
 fiumi nei locali di Napoli e buttare giù un chicchetto dopo l' altro sembra essere per
 molti l' unico modo di farsi accettare dal "branco". Che la situazione sia grave, e

              Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
vada a peggiorare, lo testimonia l' esperienza di chi lavora nelle strutture per le
dipendenze (i cosiddetti Sert). «Se le cose andavano male - dice lo psicologo Pietro
Scurti (Asl Napoli 2 Nord) - oggi vanno anche peggio. Purtroppo i ragazzi, molti
minorenni, sono sempre più attratti dall' alcol. Spesso mixano superalcolici e
sostanze stupefacenti per ottenere un effetto immediato e "potente". Si voglio
"scassare", come dicono quando parliamo». E in effetti, si "scassano". Lo psicologo
rileva che l' età alla quale i giovani iniziano a bere è sempre più bassa e, cosa prima
impensabile, oggi sono moltissime anche le ragazze che bevono senza limiti. Sul
tema torna anche Francesco Borrelli, consigliere regionale dei Verdi. «Negli ospedali
napoletani si registrano mediamente 3 o 4 casi a sera, e i numeri raddoppiano nel
week end. Siamo di fronte ad una vera e propria emergenza. Accedere agli alcolici è
diventato facilissimo per gli adolescenti - denuncia - il lungomare di via Caracciolo
pullula di abusivi che vendono alcolici e tanti commercianti della zona non si fanno
scrupolo nel vendere birre e liquori ai più giovani». Così, i sabato sera, diventano
sempre più notti senza regole. Notti nelle quali l' unico obiettivo è, appunto,
"scassarsi" e perdere il controllo. Fino, in alcuni casi, a svenire sul ciglio della strada.

             Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
08/01/2019                                                                                                                Pagina 10

                                                                                                                          EAV: € 74.352
                                                                                                                          Lettori: 704.603
                                          Argomento: Sanità Campania

     ALL' UNIVERSITÀ DI NAPOLI LA FORMAZIONE DI BASE È
                INDISPENSABILE PER I MEDICI
 PAOLO CAPPABIANCA
 Mi sono messo nella scia di Guido
 Trombetti, autore di un recente
 intervento su "Repubblica", nel quale
 rivolge un «appello agli ingegneri di
 buona volontà». Gli studi di ingegneria,
 in Italia e a Napoli, hanno sempre
 prodotto, a suo dire, «ricercatori e
 professionisti eccellenti», consentendo
 loro di occupare «posizioni di vertice in
 ambito       gestionale,   tecnologico    e
 scientifico»; tanto è stato possibile,
 grazie ad una lezione di metodo ed alla
 formazione di una coscienza critica,
 «indispensabili per distinguere il vero dal
 falso, l' utile dal dannoso, il giusto dall'
 iniquo, nell' oceano delle informazioni
 disponibili». Al professor Trombetti, che
 caldeggia la necessità di garantire, nei
 corsi     di    studio,    «una     robusta
 preparazione di base, sulla quale poi
 innestare      complesse     e   sofisticate
 conoscenze scientifiche e tecnologiche»
 e che mette in guardia dal «tentare rocamboleschi cambiamenti di rotta, avviando
 un processo acefalo di ridimensionamento del ruolo della formazione di base», ho
 già rivolto il mio ringraziamento per queste considerazioni, che mi sento di
 condividere in pieno e di estendere anche all' area della formazione medica. Se è
 vero, come è vero, che in Italia siamo in grado di produrre, nei vari settori della
 medicina, professionisti e scienziati di alto livello e di livello medio comunque molto
 buono, tanto al nord quanto al sud, al punto che questi stessi trovano pronta
 collocazione soprattutto nelle regioni del nord, dove la condizione occupazionale è
 più favorevole, oppure all' estero - molti medici allevati nelle scuole di medicina dell'
 Italia meridionale e centrale, alimentano la fuga dei cervelli sia verso l' Europa, che
 gli Stati Uniti, ove si risparmiano così cospicue spese di formazione- questo lo si
 deve, a mio avviso, in analogia con le considerazioni del professor Trombetti, alla
 solida lezione di metodo che le discipline di base pongono alle fondamenta della
 formazione dei nostri medici. È certamente necessario un adeguamento allo sviluppo

              Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
tumultuoso di nuove conoscenze, che si può ottenere arricchendo la struttura
portante dell' edificio del futuro medico, che si trova oggi ad interagire con
ingegneri, biologi molecolari, esperti di computer o di robotica, eccetera, in ordine a
materie e problematiche che fino a qualche anno fa non esistevano neanche.
Impoverire però, piuttosto che arricchire, le conoscenze di base del giovane,
costituirebbe un errore madornale, visto che il progresso attuale poggia sullo
sviluppo di connessioni e di relazioni interculturali, di vere e proprie sinapsi tra
discipline contigue. Mi auguro che questo errore non venga commesso in ambito
ingegneristico, come auspica il professor Trombetti, ma sarebbe altrettanto grave
nel campo medico: formare persone calate in problemi specifici, magari più veloci in
partenza nel mondo del lavoro, senza una capacità critica coltivata nell' esercizio
intellettuale della formazione pura, significherebbe creare dei giganti dai piedi d'
argilla. Le discipline di base rappresentano l' alfabeto necessario a strutturare quel
metodo e quella coscienza, sotto la guida di buoni maestri, che consentiranno poi di
avvalersi della propria intelligenza, al servizio della comunità, nello scorrere veloce
del tempo. Nuove tecniche o nuove strategie, mediche e chirurgiche, così come
conoscenze e convincimenti precedenti, spesso resistono soltanto pochi anni, per
essere rimpiazzati con un rapidissimo turnover e solo un' educazione di base solida,
flessibile, multimediale, consentirà all' allievo di tenere in seguito il passo dei tempi.
Il nostro percorso lavorativo, nella ricerca, nella medicina e nella chirurgia comporta
apparentemente innumerevoli ripetizioni le quali, però, celano una versione sempre
nuova per via delle tante possibili varianti, uomo-uomo, uomo-macchina, uomo-
tecnica, uomo-nuove scoperte, eccetera. Noi, del mondo della medicina, siamo un
po' come il premio Nobel della letteratura Robert Allen Zimmerman, in arte Bob
Dylan, sempre in giro con il suo Neverending Tour, con le vecchie e le nuove
canzoni, con gli stessi oppure nuovi arrangiamenti e nuove band. Per restare sul
palco e trasferire un messaggio, bisogna conoscere bene le parole e le note. Ed il
mio amico ingegnere Claudio dice spesso che sono i poeti a vincere le guerre, ancor
prima dei soldati. Le discipline di base sono l' alfabeto, le note, le parole che
guideranno gli eserciti nella lotta contro la malattia. L' autore è ordinario di
Neurochirurgia presso l' università Federico II © RIPRODUZIONE RISERVATA.

             Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
08/01/2019                                                                                                                    Pagina 25

                                                                                                                              EAV: € 11.672
                                                                                                                              Lettori: 133.364
                                              Argomento: Sanità Campania

    «Due medici per 200 malati serve l' aiuto dei Policlinici»
 Ettore Mautone
 Fari accesi sul Cardarelli, in ginocchio
 per la completa saturazione dell' area
 dell' emergenza, ancora una volta in
 crisi, con il pronto soccorso e l'
 Osservazione breve intensiva ridotti a un
 imbuto infernale. Ne parliamo con
 Franco Paradiso, direttore sanitario
 aziendale del Cardarelli. Come mai
 questa crisi nonostante l' apporto del
 pronto soccorso del Cto e dell' Ospedale
 del Mare? «La nostra è una situazione
 comune a tutti i grandi ospedali delle
 grandi città del Paese. Il nostro impegno
 è massimo, il governo del fenomeno
 attivo in automatico. È difficile ipotizzare
 di poter fare meglio». Che tipo di
 pazienti arrivano? «Di tutto. Arrivano
 pazienti con il 118 per il 20% ma l' 80%
 giunge con mezzi propri». Ma gli accessi
 si sono ridotti del 15%. «È però
 aumentato il tasso di difficoltà. Abbiamo
 molti codici rossi e gialli. Le rianimazioni
 piene e anche le sale operatorie talvolta
 occupate. Così la Neurochirurgia». Una
 crisi che era preventivata: è noto che gennaio è il periodo più difficile dell' anno.
 «Procediamo sulle crisi e le emergenze in automatico, con collaudati protocolli. Non
 si possono modificare di molto in quanto sia al pronto soccorso sia in Obi sia nei
 reparti, soprattutto le Medicine, ci sono pazienti seri che vanno curati secondo
 routine non molto modificabili. Pensare di accelerare il turn-over con dimissioni
 protette potrebbe incidere sulla sicurezza dei pazienti. Alcuni restano in Obi per fare
 indagini e formulare diagnosi e questo crea affollamento». Intanto in pronto soccorso
 i medici non hanno nemmeno le sedie e la scorsa notte qualcuno ha chiamato il 112
 per i disagi «Gli utenti in attesa si lamentano. Il pronto soccorso è una prima linea
 che richiede pazienza e civiltà da parte di tutti. Bisogna considerare il disagio dei
 malati ma anche di chi vi lavora che deve fronteggiare la tensione oltre che la
 difficoltà del lavoro. Cerchiamo di dare il massimo supporto per risolvere i piccoli
 grandi problemi che si verificano». I sindacati della dirigenza medica hanno
 segnalato a più riprese, negli ultimi mesi, le carenze di personale in pronto soccorso.
                  Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
Lamentano che di notte e nei festivi le guardie interdivisionali non farebbero ben
girare la macchina per le dimissioni. «Questa è una polemica interna sollevata dai
lavoratori dell' area dell' emergenza. Per certi versi è anche comprensibile. Ma le
Medicine, tre reparti dove approdano la maggior parte dei pazienti del pronto
soccorso, lavorano a pieno regime. L' 80% dei pazienti che trattano proviene dal
pronto soccorso e sono in blocco perenne dei ricoveri programmati. Almeno 18 posti
al giorno sono dedicati alle richieste del pronto soccorso». È ipotizzabile una
riorganizzazione? «Il personale dei reparti certamente lavora con meno stress
rispetto a una prima linea come il pronto soccorso. Ma di notte nei padiglioni due
medici di turno devono badare a circa 200 ammalati, quanti se ne contano in un
piccolo ospedale». Ma i pazienti arrivano di continuo in pronto soccorso. «Questo è
un ospedale a padiglioni e le guardie sono state raddoppiate. Non si possono fare
turni completi di notte. Le guardie del resto se necessario accettano pazienti anche
la sera, talvolta fino a mezzanotte». Un ospedale con mille posti letto alle spalle del
pronto soccorso come mai non riesce a rendere efficiente il drenaggio dei pazienti?
«Ci sono situazioni che variano, in questo momento abbiamo più di 15 ammalati in
Obi con la polmonite. Abbiamo due pneumologie ma non è ipotizzabile trasferire in
un solo colpo 20 pazienti dal pronto soccorso nei reparti dove ci sono altri malati
critici e già in ventilazione che hanno bisogno di cure. Nessuno è in grado di
assicurare un turn-over giornaliero così elevato senza modificare i protocolli di cura
a danno dei pazienti. Potremmo fare i soliti discorsi sul filtro delle cure intermedie
che manca, sull' assistenza domiciliare insufficiente. Ma per numero e qualità degli
ammalati è fisiologico avere un pronto soccorso congestionato». Non c' è nulla da
fare per mitigare questa situazione? «Oggi (ieri, ndr) abbiamo chiesto aiuto al
Policlinico della Federico II. Ci ha dato 3-5 posti in pneumologia e geriatria. Forse si
potrebbe cambiare il protocollo per i trasferimenti alle Università. Ma non so se sono
attrezzati per ricevere pazienti non stabilizzati. Noi più che dedicare tutte le forze
all' emergenza e garantire tutti i mezzi di diagnosi e terapia per 24 ore e 365 giorni
all' anno non possiamo fare». © RIPRODUZIONE RISERVATA.

             Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
08/01/2019                                                                                                                Pagina 25

                                                                                                                          EAV: € 7.163
                                                                                                                          Lettori: 133.364
                                          Argomento: Sanità Campania

    «Qui si litiga per le formiche a Brescia muoiono bambini»

 SAN GIOVANNI BOSCO «Sono morti tre
 bambini all' ospedale di Brescia, non tre
 formiche, e non è successo niente. A
 Napoli basta un imbecille che fa una foto
 a una formica ed è la fine del mondo». Il
 governatore Vincenzo De Luca va all'
 attacco. Lo fa paragonando quanto
 accaduto all' ospedale San Giovanni
 Bosco con la tragedia di Brescia, dove
 agli Spedali Civili si sono verificati strani
 decessi      di     neonati.    «Dobbiamo
 recuperare anni di discredito che ci
 hanno lanciato addosso ma queste cose
 non sono casuali. Se blocchiamo la
 mobilità passiva dei cittadini campani
 che vanno ad operarsi fuori regione,
 alcuni ospedali del Nord chiudono perché
 vivono con i 300 milioni della Campania.
 Il conflitto d' interesse c' è» aggiunge De
 Luca. Intanto sulla presenza «anomala e
 sospetta in pieno inverno» di formiche
 nell' ospedale San Giovanni Bosco di
 Napoli Il manager della Asl Napoli 1
 Mario Forlenza, già autore di un esposto
 ai Carabinieri del Nas, chiamati a fare luce sull' ipotesi di una eventuale causa
 dolosa delle ripetute invasioni di insetti nei reparti, insedia ora una Commissione di
 indagine interna: l' organismo, di alto profilo tecnico, dovrà indagare anche sulle
 altre possibili cause strutturali della presenza di formiche in ospedale e chiarire i
 motivi dell' insuccesso dei ripetuti interventi di disinfestazione e bonifica attuati
 finora. «Oltre al ricorso in sede giudiziaria - avverte Forlenza - visto il numero degli
 episodi di denunce di presenze di formiche, sembra opportuna anche un' attenta
 indagine del fenomeno e ciò non può che essere fatto da esperti e competenti
 professionisti». La Commissione sarà operativa da oggi e sarà coordinata da Emilio
 Lemetre, direttore del Servizio igiene pubblica della Asl Napoli 1. Gli altri componenti
 del gruppo di lavoro sono Luciano Hengeller, direttore del servizio ispettivo
 aziendale della Asl Napoli 1, Giuseppe Pezone, del Dipartimento di prevenzione della
 Asl Napoli 1, Aniello Anastasio, del Dipartimento di Medicina veterinaria della
 Federico II, e Franco Pennacchio, entomologo di Agraria della Federico II. La
              Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
Commissione - si legge in una nota del manager - «avrà il compito di accertare le
cause del fenomeno, individuare responsabilità per eventuali inadempienze igienico-
sanitarie ed elaborare un' approfondita ed esaustiva analisi, proponendo le eventuali
azioni correttive». Al lavoro c' è anche l' ufficio tecnico della Asl con un architetto
che ha già effettuato un sopralluogo per pianificare i lavori di chiusura di tutti i
buchi. e. m. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

            Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
08/01/2019                                                                                                                Pagina 25

                                                                                                                          EAV: € 8.682
                                                                                                                          Lettori: 133.364
                                          Argomento: Sanità Campania

     Curato al pronto soccorso va a casa e muore: si indaga

 SANT' ANNA Dario Sautto Ha la febbre
 alta, accusa un malore, va in ospedale,
 poi torna a casa e muore. Aveva appena
 28 anni Pietro Orofino, residente a due
 passi dal porto di Torre Annunziata,
 sposato e padre di tre bambini, deceduto
 sabato pomeriggio per un arresto
 cardiaco. I familiari hanno presentato
 denuncia ai carabinieri per capire se
 possa trattarsi di malasanità, ma sono
 tanti gli aspetti che il pm Emilio Prisco
 titolare del fascicolo per omicidio
 colposo da colpa medica aperto dalla
 Procura di Torre Annunziata sta
 valutando prima di disporre l' autopsia.
 Nel frattempo, come atto dovuto oggi
 saranno iscritti i primi nomi nel registro
 degli indagati, una prassi per fissare l'
 autopsia, per permettere ai medici di
 nominare periti di parte e far proseguire
 le indagini per accertare la verità. LE
 VERSIONI Sabato mattina Pietro Orofino
 era stato accompagnato all' ospedale
 Sant' Anna di Boscotrecase da alcuni
 parenti, per un malore e una febbre molto alta. Accettato al pronto soccorso, era
 stato sottoposto ai primi esami medici e a una visita. A questo punto cozzano due
 dati in particolare. I familiari di Orofino sostengono che il 28enne sia stato
 sottoposto a visita cardiologica e dimesso dopo alcune analisi, con l' invito di tornare
 per ritirare i risultati poiché vista la febbre alta poteva trattarsi di semplici sintomi
 influenzali. I vertici della struttura ospedaliera, invece, sostengono che il paziente si
 sia allontanato dal pronto soccorso deliberatamente, senza formali dimissioni e
 senza attendere i risultati clinici che avrebbero potuto rivelare un eventuale infarto
 in corso. Nel primo pomeriggio, quando era ormai a casa, le condizioni di salute di
 Pietro si sono improvvisamente aggravate: l' uomo ha perso i sensi ed è stato
 accompagnato di nuovo in ospedale, dove i medici hanno provato invano a
 rianimarlo, prima di riscontrare l' avvenuto decesso. Quel che è certo è che il
 paziente in forte sovrappeso a parte la febbre alta aveva dei sintomi riconducibili a
 evento cardiaco in corso, ma che da una parte o dall' altra siano stati sottovalutati.
              Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
Dunque oggi sarà disposta l' autopsia che chiarirà con certezza le cause del decesso
ed eventuali responsabilità da parte dei medici dell' ospedale di Boscotrecase.
Subito dopo la morte del 28enne, i parenti hanno atteso l' arrivo dei carabinieri in
ospedale, insultando il personale medico, prima di presentare denunciai, facendo
partire l' inchiesta. Gli stessi carabinieri della compagnia di Torre Annunziata e della
stazione di Trecase hanno sequestrato la cartella clinica del paziente e la sua salma,
poi trasferita su ordine del magistrato di turno direttamente all' obitorio di
Castellammare dove sarà effettuato l' esame autoptico. I SOCIAL Sulla bacheca
Facebook di Pietro e della moglie Michela si sono riversate decine di amici per
dimostrare affetto e vicinanza alla giovane vedova. «Incredulità, sgomento,
sconforto» sono le parole usate da Luciano Donadio, suo «maestro» ai tempi dell'
oratorio al santuario della Madonna della Neve, nel cuore del Quadrilatero delle
Carceri. «Pietro era un ragazzo di quartiere, di quelli che però hanno saputo
incamminarsi sulla strada onesta, facendo vivere i figli del proprio lavoro» scrive
Donadio. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

             Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
08/01/2019                                                                                                                Pagina 27

                                                                                                                          EAV: € 9.395
                                                                                                                          Lettori: 133.364
                                          Argomento: Sanità Campania

                 Non è aviaria, ma in fin di vita per virus

 CASTEL VOLTURNO / 1 Vincenzo
 Ammaliato        Scongiurato     il    rischio
 pandemia da aviaria. I risultati delle
 analisi eseguite ieri al Cotugno al
 tampone di un paziente ricoverato alla
 clinica Pinetagrande hanno scongiurato
 la pericolosa possibilità. Eppure, i
 sintomi e le circostanze portavano a
 credere proprio nell' infezione sviluppata
 soprattutto nelle regioni dell' estremo
 oriente. Il paziente, un 34enne di
 Mondragone era arrivato al presidio
 medico del litorale casertano nella
 giornata di domenica, accompagnato dai
 parenti, in preda a forti spasmi, nausea,
 vomiti e febbre altissima. Non aveva mai
 sofferto di alcuna malattia particolare,
 non è invalido, piuttosto, è di robusta
 corporatura. I parenti avevano, però,
 avvisato i sanitari che era do poco
 tornato da un viaggio di lavoro in
 Romania.        Gli     elementi      raccolti
 convergevano tutti verso la pericolosa
 infezione trasmessa agli uomini dai
 volatili. Peraltro, le condizioni del paziente sono apparse immediatamente critiche, e
 dopo la prima fase di accoglienza al pronto soccorso è stato necessario il
 trasferimento in sala di terapia intensiva dove è tuttora ricoverato in stato di coma
 farmacologico. Tuttavia, l' esame condotto all' ospedale epidimiologico napoletano
 ha dato esito negativo per l' avaria e certificato, invece, che si tratta di una comune,
 ma non banale in questo caso, influenza di stagione. Proprio quel ceppo d' influenza
 che dal periodo Natalizio sta costringendo molti italiani a letto con temperatura alta
 e spossatezza. Nel caso del paziente di Mondragone, invece, si sta manifestando in
 maniera particolarmente virulenta, al punto che i medici di Pineta Grande si
 riservano ancora la prognosi, perché il trentaquattrenne è ancora tuttora a rischio di
 vita. «Le sue condizioni restano estremamente gravi - racconta un mendico - ed è
 monitorato costantemente». E se i suoi cari restano in forte apprensione, tira invece
 un sospiro di sollievo l' intero litorale domizio per il rischio pandemia scongiurato.
 Appena avvisati della circostanza i dirigenti del sistema sanitario regionale a scopo
              Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
precauzionale avevano chiesto a Pinetagrande la sospensione di ogni attività dai
locali nei quali era transitato il paziente e quindi si era reso necessaria sospensine
delle attività di pronto soccorso, se non per i casi non differibili e le emergenze da
codice rosso. Per questi casi non stati attrezzati velocemente dalla dirigenza delle
clinica dei locali lontano da quelli del pronto soccorso. Mentre ieri alle 15, appena
arrivata la buona notizia dal Coturno si è potuto tornare alla normale attività di
reparto, fondamentale per l' area domiziana e per parte della provincia Nord di
Napoli e dell' agro aversano, non fosse altro che qui si contano in media
centosettanta accessi di pazienti al giorno. Intanto, la direzione sanitaria della
clinica, coglie l' occasione per avvisare la platea dei cittadini della propria area sia a
non sottovalutare i rischi per l' influenza di stagione, magari vaccinandosi,
soprattutto per i bambini e anziani, sia a non cedere a forme di panico. Il paziente di
Mondragone colpito in maniera così forte dall' influenza comune, infatti, rappresenta
un caso limite nella casistica specifica. E seppure prima del ricovero avesse
contagiato qualche altra persona è improbabile che il contagiato subisca le stesse
conseguenze, piuttosto si potrebbe rimettere in forma dopo pochi giorni di riposo
anche a casa assistiti dal proprio medico di base. Insomma, il suo è un caso limite
dovuto a una particolare condizione soggettiva, raramente riscontrabile. La speranza
di tutti sulla costa casertana, adesso, è che possa rimettersi al più presto. ©
RIPRODUZIONE RISERVATA.

             Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
08/01/2019                                                                                                                Pagina 25

                                                                                                                          EAV: € 8.261
                                                                                                                          Lettori: 133.364
                                          Argomento: Sanità Campania

   Ospedale a rischio, politica compatta: pronti a scendere in
                       piazza per un sit-in

 MADDALONI Gabriella Cuoco La battaglia
 diventa più sostanziosa con il passare
 delle ore. Il declassamento dell' ospedale
 di Maddaloni ha scatenato l' ira di tutti i
 gruppi politici locali che non chiedono
 altro che un passo indietro della Regione
 Campania e dell' Asl, ma soprattutto una
 rimodulazione del piano sanitario. Dopo
 il sit-in di domenica in piazza Matteotti, il
 circolo cittadino «Lega - Salvini premier»
 annuncia di voler ricorrere, se sarà
 necessario, a uno sciopero cittadino,
 subito dopo la seduta consiliare
 straordinaria in agenda per lunedì
 pomeriggio alle 17 e che sarà convocata
 questa mattina dal presidente dell'
 Assise, Francesco Capuozzo. «Sulla
 vicenda dell' ospedale - dice il
 commissario         cittadino,     Giuseppe
 Vigliotta - frutto di un attacco alla
 comunità e alla città di Maddaloni, non
 vogliamo        assolutamente        cedere.
 Attendiamo con ansia il consiglio
 comunale sulla questione e siamo pronti,
 dopo aver naturalmente interpellato il sindaco Andrea De Filippo, a lanciare uno
 sciopero cittadino contro questa decisione davvero assurda». La vicenda ha scosso
 anche gli animi delle istituzioni dei comuni limitrofi e in particolare della Valle di
 Suessola. Il sindaco di Arienzo, Davide Guida, non risparmia attacchi alla classe
 politica regionale. «Mi permetto di ricordare a tutti dice il primo cittadino - che il
 direttore sanitario dell' Asl, il maddalonese Arcangelo Correra, il presidente della
 commissione Sanità della Regione Campania, Stefano Graziano, l' unico consigliere
 regionale della nostra zona, Alfonso Piscitelli e tutti i consiglieri regionali della
 provincia di Caserta non hanno mosso un dito contro questa decisione. Il consigliere
 Piscitelli - continua - oltre a non difendere l' ospedale di Maddaloni, a parte qualche
 inutile proclamo, è stato capace di non portare un minimo risultato per il nostro
 territorio in circa 4 anni. Non posso non accettare l' invito del sindaco De Filippo di

              Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
creare un tavolo istituzionale con lui e tutti i sindaci della Valle per opporci a questa
grave decisione sull' ospedale di Maddaloni». Dalla parte del primo cittadino
maddalonese anche la triade commissariale di San Felice a Cancello, presieduta dal
viceprefetto Roberto Esposito e composta da Teresa Cappiello e Vincenzo Monaco.
«Siamo preoccupati dicono i commissari - per la vicenda dell' ospedale, nelle
prossime ore chiederemo spiegazioni sulla vicenda. Abbiamo a cuore il destino
sanitario di questo territorio, anche se siamo di passaggio. Non entriamo nel merito,
ma questa decisione di declassare l' ospedale di Maddaloni e San Felice, nuoce a
tutto il territorio della Valle di Suessola». Infine, il primo cittadino di Santa Maria a
Vico, Andrea Pirozzi fa sapere che «nel momento in cui verrò interessato del
problema, senza dubbio, darò il mio appoggio ad Andrea De Filippo». ©
RIPRODUZIONE RISERVATA.

             Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
08/01/2019                                                                                                                 Pagina 24

                                                                                                                           EAV: € 14.255
                                                                                                                           Lettori: 133.364
                                           Argomento: Sanità Campania

                   Ospedali al collasso è record di barelle
 Maria Pirro
 I piedi gonfi, le gambe poggiate sulla
 sedia a causa di una trombosi. «Non ce
 la faccio più», ripete Vincenzo Coppetta,
 84 anni, operaio in pensione dell'
 Italsider. È un ex lavoratore dell'
 acciaieria, spiega con orgoglio, il viso
 contratto dal dolore: supplica medici e
 infermieri perché gli diano una barella.
 Non un letto. «Solo una barella». «È qui,
 al pronto soccorso del Cardarelli, dalle 9
 del mattino», interviene il figlio. Ma, otto
 ore dopo, non resta che aspettare
 ancora. E quest' anziano non è l' unico a
 subire pesanti disagi dovuti all' affluenza
 record negli ospedali cittadini. Sos anche
 dal Santobono, il polo che accoglie i
 bambini, posti esauriti in altre quattro
 strutture,     118     in     difficoltà.   IL
 CARDARELLI         «La      situazione     è
 drammatica» certifica il primario Fiorella
 Palladino nel dipartimento di emergenza
 accettazione      del     più    importante
 ospedale del Sud. Sfiora infatti quota
 100 lettighe l' obi, l' osservazione breve
 intensiva, che dovrebbe ospitarne 36 in totale: la fila di lenzuola e corpi arriva fuori
 dal reparto. E Antonietta Vitali, 69 anni, non indossa nemmeno il pigiama ma i vestiti
 rossi dell' Epifania. «Non mi cambio da ieri», spiega quasi rassegnata. Accanto a lei,
 Vincenzo Pacelli, 72 anni e gli occhiali azzurrini, chiede di segnalare il degrado nei
 bagni: «La porta è rotta, il lavandino otturato». E, per raggiungere la toilette, si fa
 slalom tra paraventi e bombole di ossigeno. Sistemata davanti alla porta, Caterina
 Foglietta, 88 anni ben portati, originaria di via Cilea, da 5 giorni ricoverata in
 condizioni precarie tramite il 118, chiede aiuto: «Sono sola». Un altro malato,
 Carmine Russo, 56 anni, racconta di aver conquistato una lettiga grazie a un malore
 ulteriore: «Per due giorni, sono stato appoggiato su una sedia e non ho chiuso
 occhio». Sempre in obi, Maria Rosaria Pigati, 78enne con la maschera per l'
 ossigeno, chiosa: «Gli operatori fanno il possibile e l' impossibile, ma non bastano».
 Ci sono tre medici per oltre novanta pazienti, cinque nel pronto soccorso. L' attesa
 per una visita, classificata con un codice verde, nel pomeriggio supera i 90 minuti. E
               Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
si contano sette codici rossi, ovvero situazioni di estrema gravità, nel pomeriggio:
contemporaneamente. Per una consulenza specialistica, i tempi si dilatano ancora.
Gioacchino Papiro, 58enne, dice che aspetta da cinque ore il cardiologo. «Io da
quattro l' otorino: mi sembra di stare a Baghdad», urla un' anziana dall' altro lato
dello stanzone, e aggiunge: «Ho chiamato al telefono un professionista privato pur di
risolvere, ma è in ferie fino a giovedì». Salvatore Festa, commerciante 50enne
colpito da un improvviso giramento di testa a mezzogiorno, fa la flebo su una sedia.
LA RETE DEL 118 A soffrire è anche la rete del 118. Giuseppe Galano, presidente
regionale di Aaroi-Emac, il sindacato degli anestesisti, nonché responsabile del
servizio a Napoli, si rivolge ai cittadini: «Li invito a contattare il numero verde
esclusivamente per serie esigenze». È boom di telefonate, invece: oltre 2500 nella
giornata di ieri, «con interventi risolti spesso dal medico di bordo a domicilio». Ma, in
quattro o cinque momenti, aggiunge Galano, «tutte le ambulanze sono risultate
impegnate o bloccate nei presidi per le difficoltà nel recuperare le lettighe». Il
problema delle richieste inappropriate, il 64 per cento del totale, è segnalato pure
dal Cardarelli: ed è la spia di un' assistenza territoriale inadeguata. GLI ALTRI
OSPEDALI Posti esauriti in quasi tutti i reparti si registrano al Cardarelli, che ha
bloccato i ricoveri programmati nelle medicine e nelle chirurgie, e l' altro giorno
sistemato i pazienti nelle camere operatorie perché occupati tutti i posti in
rianimazione. «Ma anche al Vecchio Pellegrini c' è il pienone», aggiunge Antonio
Eliseo, della rsu. E poi, al San Paolo e al Cto e al Loreto Mare: «Da queste strutture ci
è stato chiesto di non trasferire più nessun caso urgente», spiega Galano. I motivi di
difficoltà sono diversi come spiega Lello Pavone, componente della rsu della Asl
Napoli 1 Centro: «A rendere più pesanti i disagi al San Paolo, ad esempio, è la
riduzione arbitraria di otto posti letto nell' area medica, la contrazione delle sedute
operatorie che allunga inevitabilmente i tempi di degenza e, sempre a causa della
carenza di personale in organico, la mancata apertura della cardiologia». Così all'
Ospedale del mare: altri reparti sono previsti e non in funzione. Ma la grande
affluenza è dovuta innanzitutto al picco di epidemia influenzale. I malanni stagionali
determinano complicanze importanti: ne soffrono gli anziani già debilitati, i malati
cronici e, in particolare, i cardiopatici. E i bambini. IL SANTOBONO Il boom di accessi
al Santobono-Pausilipon rischia di mandare in tilt anche i reparti di pediatria e
pronto soccorso: lo segnalano i rappresentanti di Cgil Fp, Cisl Fp, Nursing Up, Fials,
che accusano: «A tutt' oggi non è stato realizzato alcun intervento organizzativo in
merito». Nella nota, i sindacalisti riferiscono che «vi è un' affluenza di pazienti al
pronto soccorso che oscilla tra i 300 e 350 al giorno, con tempi di attesa lunghissimi
in una sala di attesa fredda, perché sono stati eseguiti lavori di ristrutturazione
inadeguati e inefficienti»; mentre i ricoveri giornalieri sono più di trenta, ma il turn-
over dei posti letto non riesce a garantire l' accoglienza per tutti. Inevitabile il
ricorso alle barelle. «Per cui le postazioni dotate di gas medicali per i piccoli pazienti
non sono sufficienti. E, tra pazienti ricoverati e genitori, a volte nei reparti vi sono
circa 70-80 persone, un vero e proprio calderone». E, anche nel polo che accoglie i
bambini, il personale è sottostimato e in questi giorni «il carico di lavoro triplicato».
© RIPRODUZIONE RISERVATA.

             Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
Puoi anche leggere