Media Monitoring per 08-01-2019 - Rassegna stampa del 08-01-2019 - Azienda Ospedaliera Universitaria San ...
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AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona ................................................................................ 1 A Salerno nuovi importanti successi con gli interventi di alta specialistica di chirurgia Maxillo Facciale .................................................................................................................. 1 Ospedale Ruggi, emergenza In sette giorni 2mila accessi ................................................. 3 Sanità Salerno e provincia .............................................................................................................. 5 «Dea di II livello? È soltanto una palla» ................................................................................. 5 «Più calore ed assistenza» Le mamme danno consigli ........................................................ 7 Ospedale, specialisti assenti nei week end .......................................................................... 9 Sanità Campania ............................................................................................................................. 11 Alcol, Cardarelli preso d' assalto «Soccorriamo 40 giovani al mese» ............................. 11 ALL' UNIVERSITÀ DI NAPOLI LA FORMAZIONE DI BASE È INDISPENSABILE PER I MEDICI .............................................................................................................................................. 13 «Due medici per 200 malati serve l' aiuto dei Policlinici» ................................................ 15 «Qui si litiga per le formiche a Brescia muoiono bambini» .............................................. 17 Curato al pronto soccorso va a casa e muore: si indaga .................................................. 19 Non è aviaria, ma in fin di vita per virus ............................................................................. 21 Ospedale a rischio, politica compatta: pronti a scendere in piazza per un sit-in ......... 23 Ospedali al collasso è record di barelle ............................................................................... 25 Più ricoveri per il freddo Al Loreto Mare barellati e sporcizia nelle corsie .................... 27 Piedimonte, sindaci schierati contro il declassamento dell' ospedale ........................... 29 Radioterapia al Sant' Anna, arrivano i fondi per i macchinari dei nuovi reparti .......... 31 Task force di specialisti fra scuole e discoteche ................................................................ 33 Sanità nazionale ............................................................................................................................. 34 "Ma se la fedeltà conta più della competenza nella scienza si fanno pasticci" ............ 34 Bomba a orologeria nel fegato .............................................................................................. 36 Brescia, sono 4 i neonati morti in una settimana .............................................................. 38 Dai presunti dossier allo spoils system M5S e il caso sanità ........................................... 40 Dalla terza età alla malattia .................................................................................................. 42 Grillo, un "report" su come votano gli scienziati rimossi ................................................. 44 Ha schedato gli scienziati «Il ministro Grillo si dimetta» ................................................. 46 Il piccolo Ascanio dopo 13 anestesie batte il suo male ..................................................... 48 Istituto superiore di Sanità,un commissario«pro vaccini» ............................................... 50 L' ex badante anti bibite gasate che ha valutato Garattini&Co. ..................................... 52 La medicina di precisione ci guarirà .................................................................................... 54 La ministra Grillo e la cuoca di Lenin ................................................................................... 56 Quarto neonato morto a Brescia L' ospedale: «Cause diverse» ...................................... 58 Resteremo senza pediatrie chirurghi ................................................................................... 60 Schedature, la ministra sotto accusa Il Pd: si dimetta. Lei: nessun dossier ................. 62 Se si scordano Galileo Galilei e leggi razziali ..................................................................... 64 Un miliardo nei nuovi maxi-ospedali Così cambia la mappa dell' assistenza ................ 66
06/01/2019 salernotoday.it EAV: € 824 Lettori: 7.133 Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona Link alla pagina web A Salerno nuovi importanti successi con gli interventi di alta specialistica di chirurgia Maxillo Facciale Sandro Bongiani A Salerno nuovi importanti successi con gli interventi di alta specialistica di chirurgia Maxillo Facciale svolti all’Ospedale alla OO. “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona”. Sono già numerosi gli interventi altamente innovativi effettuati negli ultimi anni presso il Ruggi di Salerno dalla U.O. di chirurgia Maxillo Facciale diretta dal Prof. Antonio Cortese: sono stati effettuati interventi di altissima specializzazione quali traumi cranio -facciali, osteo-distrazìoni mascellari e mandibolari, chirurgia ortognatica con tecniche altamente innovative in collaborazione con importanti luminari internazionali, chirurgia oncologica con metodiche innovative originali sia demolitive con riduzione degli esiti sia ricostruttive con risultati decisamente superiori rispetto alle tradizionali metodiche, oggetto anche di pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali ad alto Impact Factor e di relazioni a importanti congressi Europei e Mondiali. Inoltre, sono stati effettuati interventi ricostruttivi con metodiche microchirurgiche per la riabilitazione delle paralisi del nervo Facciale dopo interventi demolitivi oncologici e sono state messe a punto particolari metodiche individualizzate per terapie oncologiche di precisione in collaborazione con diverse Università degli USA. Recentemente è stato effettuato un’altro delicatissimo e importante intervento di asportazione di tumore endo-orbitario coinvolgente il basicranio con pieno successo e soddisfazione della paziente; tutti interventi che non venivano effettuati prima del trasferimento del prof. Cortese dall’Università” Federico II” di Napoli all’Università di Salerno. Di fatto, tale attività hanno consentito di guadagnare notevole credito presso i colleghi di ambito Ospedaliero con proficue collaborazioni in atto anche con Colleghi di altre discipline come il Dott. Mario Avossa Dirigente della Chirurgia Generale e il Dott. Giuseppe Santoro che con il loro impegno e sacrificio hanno permesso lo svolgimento di tali attività assistenziali con importanti ricadute positive sui pazienti e sul territorio, ampiamente riconosciute da precisi riscontri su quotidiani e media Nazionali e Internazionali. Nonostante tale impegno proficuo e varietà di interessanti risultati ottenuti vi è stato recentemente aggiunto un Atto Aziendale, che, purtroppo, ha incomprensibilmente limitato il buon funzionamento della U.O. Maxillo con l’ingiustificata e quanto mai irresponsabile soppressione di una UOC ed il Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
declassamento della UOSD con mancata afferenza del relativo personale di specialistica ambulatoriale ed infermieristico. Ancora più paradossale ci sembra l’esclusione della Chirurgia Maxillo-Facciale dal Trauma Center, pur trattando tutti i traumi del Massiccio Facciale afferenti da PS con metodiche altamente innovative ed originali che hanno consentito il preciso trattamento di delicate patologie che in altri centri pur qualificati non vengono ancora trattate. Si auspica, quindi, da parte degli organi competenti e della collettività campana una maggiore attenzione e consapevolezza verso una disciplina che sta dando tantissimo in termini di servizio per tutto il territorio campano e ampio prestigio per la collettività scientifica mediante intense e proficue collaborazioni con prestigiosi Istituti ed Università, recentemente concretizzate al Ruggi di Salerno in importanti Conferenze e accordi di collaborazione Istituzionale con prestigiose Università degli Stati Uniti. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
08/01/2019 Pagina 25 Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona Ospedale Ruggi, emergenza In sette giorni 2mila accessi Mario MEMOLI Salerno Superaffollamento al pronto soccorso: dal primo gennaio al Ruggi si contano circa 2000 accessi, nonostante lo smistamento dei pazienti meno urgenti nei presidi vicini e aumento dei posti letto in tutti i reparti. Quello dell'azienda ospedaliera salernitana, per volume di arrivi, è il primo soccorso della Campania, con 95 mila accessi annui in via San Leonardo (17 mila in più rispetto al 2017) e 140 mila complessivi tra tutti i plessi, staccando ancora il Cardarelli, fermo a 85 mila. Il timore è che la situazione, nei prossimi giorni, potrebbe addirittura peggiorare, anche in considerazione dell'ondata gelo che, dopo due giorni di pausa, potrebbero investire la provincia, che potrebbe far incrementare gli arrivi, con pazienti che di solito hanno già girato 2-3 ospedali, senza avere le risposte che cercavano, sempre più fragili e anziani, con una media di età che si aggira intorno agli 82 anni e con molte patologie. Senza considerare il picco dell'influenza, che di solito colpisce sempre le categorie più a rischio, come bambini e anziani, con il riacutizzarsi di polmoniti o di bronchiti recidivanti. A poco possono bastare, quindi, gli interventi tampone per dare una boccata d'ossigeno. Nonostante il filtro messo in atto col 118 per smistare verso altri presidi i pazienti meno urgenti, infatti, restano com unque tanti i codici rossi, che in questi giorni si attestano intorno ai 6-7 al giorno, così come i codici gialli, che necessitano nella stragrande maggioranza dei casi di ricovero. Molte delle persone che giungono nel plesso sanitario di via San Leonardo sono cardiopatiche o in qualche modo scompensate, o affette da pancreatiti, da problemi alla colecisti, così come alle vie biliari. In molti casi hanno anche effettuato il vaccino, m a in qualche m odo hanno trascurato le complicanze legate alla sindrome influenzale. Così, a causa dei tanti accessi, nonostante le 75 barelle totali e l'aumento dei posti letto nei reparti, in alcuni momenti non si riesce neanche a sbarellare i pazienti, senza contare poi l'imbuto che si crea nel trasferimento ai reparti degli ammalati che necessitano di ricovero, oltre a un problema di spazi nello stesso pronto soccorso. È Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
l'impossibilità di ricoverare i pazienti nei reparti, al termine del completamento della fase di cura in pronto soccorso, il principale motivo del sovraffollamento. Si concretizza, così, una condizione di congestione del sistema, caratterizzata dalla permanenza inappropriata di pazienti in attesa di ricovero, con alti bisogni assistenziali e che assorbono risorse umane e organizzative, che dovrebbero più opportunamente essere dedicate all'assistenza di nuovi pazienti e alla pronta accoglienza dei pazienti afferiti con le ambulanze del 118. Ne discende quindi un allungamento dei tempi di attesa. Nei prossim i giorni ci sarà un ulteriore un assalto in ospedale. Secondo i responsabili del pronto soccorso si dovrebbe aumentare il turnover, facendo arrivare al Ruggi solo chi necessita effettivamente di ricovero in ospedale, mentre nei plessi vicini dovrebbero andare tutti gli altri. Le risorse umane diminuiscono e anche gli spazi in alcuni mom enti si saturano, non riuscendo neanche a sbarellare. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
08/01/2019 Pagina 13 La Città di Salerno Argomento: Sanità Salerno e provincia «Dea di II livello? È soltanto una palla» Salvatore D'Angelo NOCERA SUPERIORE La «palla» dell'elevazione a DEA di secondo livello dell'Umberto I di Nocera Inferiore diventa terreno di scontro tra Vincenzo De Luca e Manlio Torquato . Ieri mattina, nell'aula consiliare del Comune di Nocera Superiore, è andato in scena l'ultimo atto di una querelle che ha visto contrapposti a suon di lettere e dichiarazioni il presidente della Regione Campania e il sindaco di Nocera Inferiore. Durante il suo intervento, De Luca si è rivolto direttamente al primo cittadino seduto in platea e gli ha detto: «Evitiamo polemiche inutili, il DEA di secondo livello è una palla. Ogni tanto qui ci inventiamo una palla. Noi abbiamo ereditato una situazione per la quale per l'Agro sarebbe stato il disastro totale. Avevano programmato la chiusura di Scafati e Pagani, noi approviamo un piano ospedaliero, recuperiamo tutto in maniera ragionevole e non demagogica. Nocera Inferiore è uno degli ospedali più efficienti della regione, con reparti di assoluta eccellenza a cominciare dalla tradizione neurochirurgica». A creare le aspettative era però stato lo stesso governatore che, intervenuto a Nocera Inferiore per i nuovi reparti di rianimazione e medicina, rispose a chi gli chiedeva lumi sul secondo livello: «Questo si deve fare, si deve fare assolutamente sia per la qualità delle prestazioni, sia perché la popolazione ce lo consente. La provincia di Salerno può consentirsi di avere due DEA di secondo livello, a Salerno e a Nocera. Mi pare ci siano tutte le condizioni». Ieri mattina ha corretto il tiro: «Ho detto che è un ospedale che meriterebbe di essere un DEA di secondo livello. Dire questo non significa facciamo un DEA di secondo livello, significa esprimere un apprezzamento per un grande ospedale con eccellenze assolute». Dichiarazioni, quelle del presidente, che hanno fatto calare un evidente gelo con Torquato. Emblematico il comportamento del sindaco di Nocera Inferiore alla fine del comizio è stato tra i pochi che è andato via senza fermarsi a salutare il presidente della Regione nella stanza del sindaco Giovanni Maria Cuofano. Il primo cittadino ha preferito non commentare a caldo la dichiarazione di De Luca, «è una Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
questione troppo seria che non va liquidata così», facendo però intuire una certa irritazione. Una reazione è attesa per domani mattina, quando nell'aula Colella dell'ospedale si discuterà del tema. È lì che potrebbe consumarsi la spaccatura definitiva. Intuito il corto circuito, le colombe si sono messe immediatamente all'opera per cercare di salvare il salvabile. Tant'è che un incontro tra i due, non è chiaro se de visu o telefonico, sarebbe in programma in queste ore. Se il malcontento che da tempo cova sotto traccia venisse fuori, ci potrebbero essere degli inediti risvolti. Tuttavia il presidente della Regione ha tenuto a snocciolare una serie di progetti in cantiere per la sanità nell'Agro, tra i più rilevanti quelli in agenda per l'Andrea Tortora: «Faremo un investimento imponente di 25 milioni di euro per il polo oncologico di Pagani. Uno degli assilli quotidiani per me è chiamare il commissario Iervolino per chiedergli di darmi il cronoprogramma ». Inoltre, ha aggiunto, che se il governo centrale sbloccherà un miliardo di euro per la sanità campana, risorse saranno destinate all'Umberto I. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
08/01/2019 Pagina 22 La Città di Salerno Argomento: Sanità Salerno e provincia «Più calore ed assistenza» Le mamme danno consigli Erminio Cioffi POLLA Tante le persone che hanno risposto all'appello lanciato attraverso il quotidiano la Città da parte degli operatori del punto nascite dell'ospedale Luigi Curto di Polla per avere da cittadini e mamme che hanno dato alla luce i propri figli nell'ospedale valdianese, la loro opinione sull'assistenza ricevuta e soprattutto dei consigli e delle critiche, possibilmente costruttive, per cercare di migliorare il servizio offerto alle partorienti e fare così in modo di attrarre sempre più mamme visto che attualmente molte donne del Vallo di Diano scelgono di andare a partorire in altri ospedali della provincia di Salerno o della Basilicata dove il nosocomio di Lagonegro è quello più gettonato. Il punto nascite ha rischiato di chiudere i battenti dal primo gennaio di quest'anno in quanto non aveva ricevuto una nuova deroga da parte del Ministero della Salute perché nel corso del 2018 non aveva raggiunto la soglia minima dei cinquecento parti all'anno. Il reparto è stato salvato nell'ultima settimana di dicembre con due provvedimenti: una sorta di deroga da parte del commissario straordinario alla Sanità della Regione Campania e la pubblicazione da parte della Regione del nuovo piano ospedaliero. La critica principale, mossa da chi ha partorito negli anni scorsi nel reparto, riguarda il rapporto tra mamma e neonato come ha raccontato una giovane mamma che ha avuto modo di confrontare la realtà del reparto maternità dell'ospedale di Lagonegro con quella dell'ospedale di Polla. «Il mio primo figlio è nato a Polla ed il secondo a Lagonegro spiega - e ho notato una grande differenza soprattutto per ciò che riguarda il rapporto tra la madre ed il bambino. Nell'ospedale lucano la madre viene subito a contatto con il neonato, ha la possibilità di tenerlo con lei fin da subito e ci sono le puericultrici che ti assistono durante l'allattamento e ti aiutano a capire se fai degli errori. A Polla invece tutto questo non accade, il bambino nasce e dopo pochi minuti lo portano via e per vederlo hai solo degli orari stabiliti e per me è stata una bruttissima esperienza ». La mamma punta anche il dito nei confronti di alcuni operatori per il loro modo di Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
approcciarsi con le pazienti. «Un poco di gentilezza non guasterebbe - continua - perché una donna nei momenti precedenti e successivi al parto avrebbe bisogno di essere supportata e sopportata. A Polla mio figlio è nato nel 2015, e così non è stato perché mi sono resa conto di essere stata solo lì per fare numero e aumentare il numero delle nascite, sono stata trattata come un numero e non come una persona, cosa che invece a Lagonegro non è accaduta perché ho trovato una dolcezza unica ». La signora ora è in attesa del terzo figlio «e vorrei tanto poter andare a Polla - conclude - perché per me sarebbe più comodo visto che vivo nel Vallo di Diano, ma sono bloccata dalla paura di non sapere come verrò trattata, basterebbe soltanto un poco di gentilezza in più da parte di tutti, c'è anche del personale e medici molto a modo ma non tutti sono così ed è questo che spesso fa la differenza e spinge molte donne ad andare fuori». E sempre una presunta mancanza di tatto è la critica mossa da Lucia, un'altra mamma che ha partorito al Curto: «Io ho partorito nel 2016 a Polla - racconta - ed era la mia prima gravidanza e potete immaginare la preoccupazione di una mamma dopo che si erano rotte le acque. Sono arrivata in ospedale alle 3 di notte e non è stato bello sentirmi dire dall'ostetrica cosa è venuta a fare, lei ancora non è pronta per partorire, secondo me guarda troppi film. Forse avevo interrotto il suo sonno, ma per fortuna non sono tutte così». Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
08/01/2019 Pagina 29 Il Mattino (ed. Salerno) EAV: € 7.065 Lettori: 133.364 Argomento: Sanità Salerno e provincia Ospedale, specialisti assenti nei week end EBOLI Katiuscia Stio «Il presidio ospedaliero di Roccadaspide, dipartimento d' emergenza e accettazione di primo livello, nel fine settimana diventa una sorta di presidio sanitario che può trattare, nella maggioranza dei casi, solo codici verdi o gialli. La rete emergenza urgenza è al di sotto degli standard» è la denuncia di un cittadino della Valle del Calore. Nello specifico, l' uomo si riferisce all' episodio avvenuto nella giornata di domenica, quando una donna di 85 anni, residente a Castelcivita, negli Alburni, si frattura il femore e viene trasportata all' ospedale di Eboli invece della vicina Roccadaspide. «Il 118 dispone il trasferimento presso l' ospedale di Eboli, a circa 40 km di distanza, pur essendoci posti letto nel reparto di Ortopedia, da qualche mese annesso al reparto di Chirurgia generale, dell' ospedale di Roccadaspide, a 20 km da Castelcivita - racconta l' uomo - L' ambulanza, unico mezzo del 118 stazionante a Roccadaspide nei pressi del presidio ospedaliero, dopo alcune ore dall' arrivo era ancora davanti al nosocomio ebolitano. Per quasi tre ore, in caso di emergenza, bisognava far riferimento ai mezzi stazionanti a Capaccio- Paestum e Bellosguardo. Arrivati ad Eboli chiedo perché mia zia sia stata trasportata lì e informalmente, mi sento rispondere che nei fine settimana non ci sono ortopedici presso il presidio rocchese. Mi chiedo e chiedo: questo sarebbe il funzionamento della rete di emergenza-urgenza nella Valle del Calore?». L' episodio solleva due questioni importanti: le funzioni del Pronto Soccorso presso l' ospedale di Roccadaspide, ovvero la rete dell' emergenza-urgenza su un territorio di circa 800 km quadrati, ed il trasporto assistito con tre sole postazioni del 118 con ambulanze di tipo B, ovvero senza personale medico a bordo e senza rianimatori. E tutto ciò non riguarda solo una o più delle reti dell' emergenza urgenza individuate dal recente piano ospedaliero regionale, ma si estende a tutte e sette le reti riguardanti il trattamento del paziente acuto. In pratica un infartuato, una persona con ictus, un Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
politraumatizzato da sinistro stradale o infortunio di altro genere, un bambino in età pediatrica in stato di emergenza sanitaria, non potranno mai avere come riferimento il presidio di Roccadaspide, in generale ma soprattutto nei fine settimana. Prova ne è che la stessa centrale del 118, nel momento in cui viene allertata la presenza di pazienti con patologie in fase acuta, fornisce disposizioni al personale dell' ambulanza che interviene, di trasportare il paziente direttamente al presidio sanitario di Eboli che, di fatto, svolge le vere funzioni di un Dea. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
08/01/2019 Pagina 9 EAV: € 1.376 Lettori: 29.750 Argomento: Sanità Campania Alcol, Cardarelli preso d' assalto «Soccorriamo 40 giovani al mese» Il primario: «Età sempre più bassa». Aumenta il numero delle ragazze napoli «In un mese più di 40 accessi in pronto soccorso. Ragazzi, molte volte anche minorenni, devastati dall' abuso di alcol». A parlare di un fenomeno sempre più allarmante, e ormai anche fuori controllo, è la responsabile del pronto soccorso del Cardarelli Fiorella Paladino. «Se in passato vedevamo diversi giovani vittime delle droghe - aggiunge Paladino - oggi ce li troviamo qui ubriachi a causa di una serata in discoteca, privi di conoscenza. Con il rischio che possano riportare danni neurologici permanenti». Al Cardarelli che, com' è ovvio richiama un' utenza enorme, a Capodanno i medici devono ormai intervenire più per il rischio che si possa arrivare al coma etilico che per le conseguenze di petardi esplosi tra le mani. «Quest' anno c' è stata una vera e propria "stesa"», aggiunge sconsolata Paladino. «I ragazzi non si rendono conto di quanto possa essere pericoloso bere senza controllo, spesso buttano giù un cicchetto dopo l' altro. Fino a svenire». Quando arrivano al Cardarelli la situazione è già molto seria. Medici e infermieri ne vedono di tutti i colori e, come detto, non sono solo i più grandi ad alzare il gomito. Nonostante sia vietato vendere alcolici ai minori, capita spesso che a varcare le porte del pronto soccorso siano dei giovanissimi. Flora Verde, coordinatrice infermieristica per il Pronto soccorso e l' osservazione breve, spiega che quello dell' alcol è un fenomeno trasversale. «Anche ragazzini di buona famiglia finiscono nei guai a causa dell' incoscienza di chi vende loro superalcolici. Ci sono genitori che arrivano da noi e cadono dalle nuvole. Quella che viviamo è una vera e propria emergenza sociale». Quasi superfluo dire che i momenti di maggiore afflusso sono le serate del week end, quando l' alcol scorre a fiumi nei locali di Napoli e buttare giù un chicchetto dopo l' altro sembra essere per molti l' unico modo di farsi accettare dal "branco". Che la situazione sia grave, e Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
vada a peggiorare, lo testimonia l' esperienza di chi lavora nelle strutture per le dipendenze (i cosiddetti Sert). «Se le cose andavano male - dice lo psicologo Pietro Scurti (Asl Napoli 2 Nord) - oggi vanno anche peggio. Purtroppo i ragazzi, molti minorenni, sono sempre più attratti dall' alcol. Spesso mixano superalcolici e sostanze stupefacenti per ottenere un effetto immediato e "potente". Si voglio "scassare", come dicono quando parliamo». E in effetti, si "scassano". Lo psicologo rileva che l' età alla quale i giovani iniziano a bere è sempre più bassa e, cosa prima impensabile, oggi sono moltissime anche le ragazze che bevono senza limiti. Sul tema torna anche Francesco Borrelli, consigliere regionale dei Verdi. «Negli ospedali napoletani si registrano mediamente 3 o 4 casi a sera, e i numeri raddoppiano nel week end. Siamo di fronte ad una vera e propria emergenza. Accedere agli alcolici è diventato facilissimo per gli adolescenti - denuncia - il lungomare di via Caracciolo pullula di abusivi che vendono alcolici e tanti commercianti della zona non si fanno scrupolo nel vendere birre e liquori ai più giovani». Così, i sabato sera, diventano sempre più notti senza regole. Notti nelle quali l' unico obiettivo è, appunto, "scassarsi" e perdere il controllo. Fino, in alcuni casi, a svenire sul ciglio della strada. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
08/01/2019 Pagina 10 EAV: € 74.352 Lettori: 704.603 Argomento: Sanità Campania ALL' UNIVERSITÀ DI NAPOLI LA FORMAZIONE DI BASE È INDISPENSABILE PER I MEDICI PAOLO CAPPABIANCA Mi sono messo nella scia di Guido Trombetti, autore di un recente intervento su "Repubblica", nel quale rivolge un «appello agli ingegneri di buona volontà». Gli studi di ingegneria, in Italia e a Napoli, hanno sempre prodotto, a suo dire, «ricercatori e professionisti eccellenti», consentendo loro di occupare «posizioni di vertice in ambito gestionale, tecnologico e scientifico»; tanto è stato possibile, grazie ad una lezione di metodo ed alla formazione di una coscienza critica, «indispensabili per distinguere il vero dal falso, l' utile dal dannoso, il giusto dall' iniquo, nell' oceano delle informazioni disponibili». Al professor Trombetti, che caldeggia la necessità di garantire, nei corsi di studio, «una robusta preparazione di base, sulla quale poi innestare complesse e sofisticate conoscenze scientifiche e tecnologiche» e che mette in guardia dal «tentare rocamboleschi cambiamenti di rotta, avviando un processo acefalo di ridimensionamento del ruolo della formazione di base», ho già rivolto il mio ringraziamento per queste considerazioni, che mi sento di condividere in pieno e di estendere anche all' area della formazione medica. Se è vero, come è vero, che in Italia siamo in grado di produrre, nei vari settori della medicina, professionisti e scienziati di alto livello e di livello medio comunque molto buono, tanto al nord quanto al sud, al punto che questi stessi trovano pronta collocazione soprattutto nelle regioni del nord, dove la condizione occupazionale è più favorevole, oppure all' estero - molti medici allevati nelle scuole di medicina dell' Italia meridionale e centrale, alimentano la fuga dei cervelli sia verso l' Europa, che gli Stati Uniti, ove si risparmiano così cospicue spese di formazione- questo lo si deve, a mio avviso, in analogia con le considerazioni del professor Trombetti, alla solida lezione di metodo che le discipline di base pongono alle fondamenta della formazione dei nostri medici. È certamente necessario un adeguamento allo sviluppo Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
tumultuoso di nuove conoscenze, che si può ottenere arricchendo la struttura portante dell' edificio del futuro medico, che si trova oggi ad interagire con ingegneri, biologi molecolari, esperti di computer o di robotica, eccetera, in ordine a materie e problematiche che fino a qualche anno fa non esistevano neanche. Impoverire però, piuttosto che arricchire, le conoscenze di base del giovane, costituirebbe un errore madornale, visto che il progresso attuale poggia sullo sviluppo di connessioni e di relazioni interculturali, di vere e proprie sinapsi tra discipline contigue. Mi auguro che questo errore non venga commesso in ambito ingegneristico, come auspica il professor Trombetti, ma sarebbe altrettanto grave nel campo medico: formare persone calate in problemi specifici, magari più veloci in partenza nel mondo del lavoro, senza una capacità critica coltivata nell' esercizio intellettuale della formazione pura, significherebbe creare dei giganti dai piedi d' argilla. Le discipline di base rappresentano l' alfabeto necessario a strutturare quel metodo e quella coscienza, sotto la guida di buoni maestri, che consentiranno poi di avvalersi della propria intelligenza, al servizio della comunità, nello scorrere veloce del tempo. Nuove tecniche o nuove strategie, mediche e chirurgiche, così come conoscenze e convincimenti precedenti, spesso resistono soltanto pochi anni, per essere rimpiazzati con un rapidissimo turnover e solo un' educazione di base solida, flessibile, multimediale, consentirà all' allievo di tenere in seguito il passo dei tempi. Il nostro percorso lavorativo, nella ricerca, nella medicina e nella chirurgia comporta apparentemente innumerevoli ripetizioni le quali, però, celano una versione sempre nuova per via delle tante possibili varianti, uomo-uomo, uomo-macchina, uomo- tecnica, uomo-nuove scoperte, eccetera. Noi, del mondo della medicina, siamo un po' come il premio Nobel della letteratura Robert Allen Zimmerman, in arte Bob Dylan, sempre in giro con il suo Neverending Tour, con le vecchie e le nuove canzoni, con gli stessi oppure nuovi arrangiamenti e nuove band. Per restare sul palco e trasferire un messaggio, bisogna conoscere bene le parole e le note. Ed il mio amico ingegnere Claudio dice spesso che sono i poeti a vincere le guerre, ancor prima dei soldati. Le discipline di base sono l' alfabeto, le note, le parole che guideranno gli eserciti nella lotta contro la malattia. L' autore è ordinario di Neurochirurgia presso l' università Federico II © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
08/01/2019 Pagina 25 EAV: € 11.672 Lettori: 133.364 Argomento: Sanità Campania «Due medici per 200 malati serve l' aiuto dei Policlinici» Ettore Mautone Fari accesi sul Cardarelli, in ginocchio per la completa saturazione dell' area dell' emergenza, ancora una volta in crisi, con il pronto soccorso e l' Osservazione breve intensiva ridotti a un imbuto infernale. Ne parliamo con Franco Paradiso, direttore sanitario aziendale del Cardarelli. Come mai questa crisi nonostante l' apporto del pronto soccorso del Cto e dell' Ospedale del Mare? «La nostra è una situazione comune a tutti i grandi ospedali delle grandi città del Paese. Il nostro impegno è massimo, il governo del fenomeno attivo in automatico. È difficile ipotizzare di poter fare meglio». Che tipo di pazienti arrivano? «Di tutto. Arrivano pazienti con il 118 per il 20% ma l' 80% giunge con mezzi propri». Ma gli accessi si sono ridotti del 15%. «È però aumentato il tasso di difficoltà. Abbiamo molti codici rossi e gialli. Le rianimazioni piene e anche le sale operatorie talvolta occupate. Così la Neurochirurgia». Una crisi che era preventivata: è noto che gennaio è il periodo più difficile dell' anno. «Procediamo sulle crisi e le emergenze in automatico, con collaudati protocolli. Non si possono modificare di molto in quanto sia al pronto soccorso sia in Obi sia nei reparti, soprattutto le Medicine, ci sono pazienti seri che vanno curati secondo routine non molto modificabili. Pensare di accelerare il turn-over con dimissioni protette potrebbe incidere sulla sicurezza dei pazienti. Alcuni restano in Obi per fare indagini e formulare diagnosi e questo crea affollamento». Intanto in pronto soccorso i medici non hanno nemmeno le sedie e la scorsa notte qualcuno ha chiamato il 112 per i disagi «Gli utenti in attesa si lamentano. Il pronto soccorso è una prima linea che richiede pazienza e civiltà da parte di tutti. Bisogna considerare il disagio dei malati ma anche di chi vi lavora che deve fronteggiare la tensione oltre che la difficoltà del lavoro. Cerchiamo di dare il massimo supporto per risolvere i piccoli grandi problemi che si verificano». I sindacati della dirigenza medica hanno segnalato a più riprese, negli ultimi mesi, le carenze di personale in pronto soccorso. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
Lamentano che di notte e nei festivi le guardie interdivisionali non farebbero ben girare la macchina per le dimissioni. «Questa è una polemica interna sollevata dai lavoratori dell' area dell' emergenza. Per certi versi è anche comprensibile. Ma le Medicine, tre reparti dove approdano la maggior parte dei pazienti del pronto soccorso, lavorano a pieno regime. L' 80% dei pazienti che trattano proviene dal pronto soccorso e sono in blocco perenne dei ricoveri programmati. Almeno 18 posti al giorno sono dedicati alle richieste del pronto soccorso». È ipotizzabile una riorganizzazione? «Il personale dei reparti certamente lavora con meno stress rispetto a una prima linea come il pronto soccorso. Ma di notte nei padiglioni due medici di turno devono badare a circa 200 ammalati, quanti se ne contano in un piccolo ospedale». Ma i pazienti arrivano di continuo in pronto soccorso. «Questo è un ospedale a padiglioni e le guardie sono state raddoppiate. Non si possono fare turni completi di notte. Le guardie del resto se necessario accettano pazienti anche la sera, talvolta fino a mezzanotte». Un ospedale con mille posti letto alle spalle del pronto soccorso come mai non riesce a rendere efficiente il drenaggio dei pazienti? «Ci sono situazioni che variano, in questo momento abbiamo più di 15 ammalati in Obi con la polmonite. Abbiamo due pneumologie ma non è ipotizzabile trasferire in un solo colpo 20 pazienti dal pronto soccorso nei reparti dove ci sono altri malati critici e già in ventilazione che hanno bisogno di cure. Nessuno è in grado di assicurare un turn-over giornaliero così elevato senza modificare i protocolli di cura a danno dei pazienti. Potremmo fare i soliti discorsi sul filtro delle cure intermedie che manca, sull' assistenza domiciliare insufficiente. Ma per numero e qualità degli ammalati è fisiologico avere un pronto soccorso congestionato». Non c' è nulla da fare per mitigare questa situazione? «Oggi (ieri, ndr) abbiamo chiesto aiuto al Policlinico della Federico II. Ci ha dato 3-5 posti in pneumologia e geriatria. Forse si potrebbe cambiare il protocollo per i trasferimenti alle Università. Ma non so se sono attrezzati per ricevere pazienti non stabilizzati. Noi più che dedicare tutte le forze all' emergenza e garantire tutti i mezzi di diagnosi e terapia per 24 ore e 365 giorni all' anno non possiamo fare». © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
08/01/2019 Pagina 25 EAV: € 7.163 Lettori: 133.364 Argomento: Sanità Campania «Qui si litiga per le formiche a Brescia muoiono bambini» SAN GIOVANNI BOSCO «Sono morti tre bambini all' ospedale di Brescia, non tre formiche, e non è successo niente. A Napoli basta un imbecille che fa una foto a una formica ed è la fine del mondo». Il governatore Vincenzo De Luca va all' attacco. Lo fa paragonando quanto accaduto all' ospedale San Giovanni Bosco con la tragedia di Brescia, dove agli Spedali Civili si sono verificati strani decessi di neonati. «Dobbiamo recuperare anni di discredito che ci hanno lanciato addosso ma queste cose non sono casuali. Se blocchiamo la mobilità passiva dei cittadini campani che vanno ad operarsi fuori regione, alcuni ospedali del Nord chiudono perché vivono con i 300 milioni della Campania. Il conflitto d' interesse c' è» aggiunge De Luca. Intanto sulla presenza «anomala e sospetta in pieno inverno» di formiche nell' ospedale San Giovanni Bosco di Napoli Il manager della Asl Napoli 1 Mario Forlenza, già autore di un esposto ai Carabinieri del Nas, chiamati a fare luce sull' ipotesi di una eventuale causa dolosa delle ripetute invasioni di insetti nei reparti, insedia ora una Commissione di indagine interna: l' organismo, di alto profilo tecnico, dovrà indagare anche sulle altre possibili cause strutturali della presenza di formiche in ospedale e chiarire i motivi dell' insuccesso dei ripetuti interventi di disinfestazione e bonifica attuati finora. «Oltre al ricorso in sede giudiziaria - avverte Forlenza - visto il numero degli episodi di denunce di presenze di formiche, sembra opportuna anche un' attenta indagine del fenomeno e ciò non può che essere fatto da esperti e competenti professionisti». La Commissione sarà operativa da oggi e sarà coordinata da Emilio Lemetre, direttore del Servizio igiene pubblica della Asl Napoli 1. Gli altri componenti del gruppo di lavoro sono Luciano Hengeller, direttore del servizio ispettivo aziendale della Asl Napoli 1, Giuseppe Pezone, del Dipartimento di prevenzione della Asl Napoli 1, Aniello Anastasio, del Dipartimento di Medicina veterinaria della Federico II, e Franco Pennacchio, entomologo di Agraria della Federico II. La Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
Commissione - si legge in una nota del manager - «avrà il compito di accertare le cause del fenomeno, individuare responsabilità per eventuali inadempienze igienico- sanitarie ed elaborare un' approfondita ed esaustiva analisi, proponendo le eventuali azioni correttive». Al lavoro c' è anche l' ufficio tecnico della Asl con un architetto che ha già effettuato un sopralluogo per pianificare i lavori di chiusura di tutti i buchi. e. m. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
08/01/2019 Pagina 25 EAV: € 8.682 Lettori: 133.364 Argomento: Sanità Campania Curato al pronto soccorso va a casa e muore: si indaga SANT' ANNA Dario Sautto Ha la febbre alta, accusa un malore, va in ospedale, poi torna a casa e muore. Aveva appena 28 anni Pietro Orofino, residente a due passi dal porto di Torre Annunziata, sposato e padre di tre bambini, deceduto sabato pomeriggio per un arresto cardiaco. I familiari hanno presentato denuncia ai carabinieri per capire se possa trattarsi di malasanità, ma sono tanti gli aspetti che il pm Emilio Prisco titolare del fascicolo per omicidio colposo da colpa medica aperto dalla Procura di Torre Annunziata sta valutando prima di disporre l' autopsia. Nel frattempo, come atto dovuto oggi saranno iscritti i primi nomi nel registro degli indagati, una prassi per fissare l' autopsia, per permettere ai medici di nominare periti di parte e far proseguire le indagini per accertare la verità. LE VERSIONI Sabato mattina Pietro Orofino era stato accompagnato all' ospedale Sant' Anna di Boscotrecase da alcuni parenti, per un malore e una febbre molto alta. Accettato al pronto soccorso, era stato sottoposto ai primi esami medici e a una visita. A questo punto cozzano due dati in particolare. I familiari di Orofino sostengono che il 28enne sia stato sottoposto a visita cardiologica e dimesso dopo alcune analisi, con l' invito di tornare per ritirare i risultati poiché vista la febbre alta poteva trattarsi di semplici sintomi influenzali. I vertici della struttura ospedaliera, invece, sostengono che il paziente si sia allontanato dal pronto soccorso deliberatamente, senza formali dimissioni e senza attendere i risultati clinici che avrebbero potuto rivelare un eventuale infarto in corso. Nel primo pomeriggio, quando era ormai a casa, le condizioni di salute di Pietro si sono improvvisamente aggravate: l' uomo ha perso i sensi ed è stato accompagnato di nuovo in ospedale, dove i medici hanno provato invano a rianimarlo, prima di riscontrare l' avvenuto decesso. Quel che è certo è che il paziente in forte sovrappeso a parte la febbre alta aveva dei sintomi riconducibili a evento cardiaco in corso, ma che da una parte o dall' altra siano stati sottovalutati. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
Dunque oggi sarà disposta l' autopsia che chiarirà con certezza le cause del decesso ed eventuali responsabilità da parte dei medici dell' ospedale di Boscotrecase. Subito dopo la morte del 28enne, i parenti hanno atteso l' arrivo dei carabinieri in ospedale, insultando il personale medico, prima di presentare denunciai, facendo partire l' inchiesta. Gli stessi carabinieri della compagnia di Torre Annunziata e della stazione di Trecase hanno sequestrato la cartella clinica del paziente e la sua salma, poi trasferita su ordine del magistrato di turno direttamente all' obitorio di Castellammare dove sarà effettuato l' esame autoptico. I SOCIAL Sulla bacheca Facebook di Pietro e della moglie Michela si sono riversate decine di amici per dimostrare affetto e vicinanza alla giovane vedova. «Incredulità, sgomento, sconforto» sono le parole usate da Luciano Donadio, suo «maestro» ai tempi dell' oratorio al santuario della Madonna della Neve, nel cuore del Quadrilatero delle Carceri. «Pietro era un ragazzo di quartiere, di quelli che però hanno saputo incamminarsi sulla strada onesta, facendo vivere i figli del proprio lavoro» scrive Donadio. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
08/01/2019 Pagina 27 EAV: € 9.395 Lettori: 133.364 Argomento: Sanità Campania Non è aviaria, ma in fin di vita per virus CASTEL VOLTURNO / 1 Vincenzo Ammaliato Scongiurato il rischio pandemia da aviaria. I risultati delle analisi eseguite ieri al Cotugno al tampone di un paziente ricoverato alla clinica Pinetagrande hanno scongiurato la pericolosa possibilità. Eppure, i sintomi e le circostanze portavano a credere proprio nell' infezione sviluppata soprattutto nelle regioni dell' estremo oriente. Il paziente, un 34enne di Mondragone era arrivato al presidio medico del litorale casertano nella giornata di domenica, accompagnato dai parenti, in preda a forti spasmi, nausea, vomiti e febbre altissima. Non aveva mai sofferto di alcuna malattia particolare, non è invalido, piuttosto, è di robusta corporatura. I parenti avevano, però, avvisato i sanitari che era do poco tornato da un viaggio di lavoro in Romania. Gli elementi raccolti convergevano tutti verso la pericolosa infezione trasmessa agli uomini dai volatili. Peraltro, le condizioni del paziente sono apparse immediatamente critiche, e dopo la prima fase di accoglienza al pronto soccorso è stato necessario il trasferimento in sala di terapia intensiva dove è tuttora ricoverato in stato di coma farmacologico. Tuttavia, l' esame condotto all' ospedale epidimiologico napoletano ha dato esito negativo per l' avaria e certificato, invece, che si tratta di una comune, ma non banale in questo caso, influenza di stagione. Proprio quel ceppo d' influenza che dal periodo Natalizio sta costringendo molti italiani a letto con temperatura alta e spossatezza. Nel caso del paziente di Mondragone, invece, si sta manifestando in maniera particolarmente virulenta, al punto che i medici di Pineta Grande si riservano ancora la prognosi, perché il trentaquattrenne è ancora tuttora a rischio di vita. «Le sue condizioni restano estremamente gravi - racconta un mendico - ed è monitorato costantemente». E se i suoi cari restano in forte apprensione, tira invece un sospiro di sollievo l' intero litorale domizio per il rischio pandemia scongiurato. Appena avvisati della circostanza i dirigenti del sistema sanitario regionale a scopo Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
precauzionale avevano chiesto a Pinetagrande la sospensione di ogni attività dai locali nei quali era transitato il paziente e quindi si era reso necessaria sospensine delle attività di pronto soccorso, se non per i casi non differibili e le emergenze da codice rosso. Per questi casi non stati attrezzati velocemente dalla dirigenza delle clinica dei locali lontano da quelli del pronto soccorso. Mentre ieri alle 15, appena arrivata la buona notizia dal Coturno si è potuto tornare alla normale attività di reparto, fondamentale per l' area domiziana e per parte della provincia Nord di Napoli e dell' agro aversano, non fosse altro che qui si contano in media centosettanta accessi di pazienti al giorno. Intanto, la direzione sanitaria della clinica, coglie l' occasione per avvisare la platea dei cittadini della propria area sia a non sottovalutare i rischi per l' influenza di stagione, magari vaccinandosi, soprattutto per i bambini e anziani, sia a non cedere a forme di panico. Il paziente di Mondragone colpito in maniera così forte dall' influenza comune, infatti, rappresenta un caso limite nella casistica specifica. E seppure prima del ricovero avesse contagiato qualche altra persona è improbabile che il contagiato subisca le stesse conseguenze, piuttosto si potrebbe rimettere in forma dopo pochi giorni di riposo anche a casa assistiti dal proprio medico di base. Insomma, il suo è un caso limite dovuto a una particolare condizione soggettiva, raramente riscontrabile. La speranza di tutti sulla costa casertana, adesso, è che possa rimettersi al più presto. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
08/01/2019 Pagina 25 EAV: € 8.261 Lettori: 133.364 Argomento: Sanità Campania Ospedale a rischio, politica compatta: pronti a scendere in piazza per un sit-in MADDALONI Gabriella Cuoco La battaglia diventa più sostanziosa con il passare delle ore. Il declassamento dell' ospedale di Maddaloni ha scatenato l' ira di tutti i gruppi politici locali che non chiedono altro che un passo indietro della Regione Campania e dell' Asl, ma soprattutto una rimodulazione del piano sanitario. Dopo il sit-in di domenica in piazza Matteotti, il circolo cittadino «Lega - Salvini premier» annuncia di voler ricorrere, se sarà necessario, a uno sciopero cittadino, subito dopo la seduta consiliare straordinaria in agenda per lunedì pomeriggio alle 17 e che sarà convocata questa mattina dal presidente dell' Assise, Francesco Capuozzo. «Sulla vicenda dell' ospedale - dice il commissario cittadino, Giuseppe Vigliotta - frutto di un attacco alla comunità e alla città di Maddaloni, non vogliamo assolutamente cedere. Attendiamo con ansia il consiglio comunale sulla questione e siamo pronti, dopo aver naturalmente interpellato il sindaco Andrea De Filippo, a lanciare uno sciopero cittadino contro questa decisione davvero assurda». La vicenda ha scosso anche gli animi delle istituzioni dei comuni limitrofi e in particolare della Valle di Suessola. Il sindaco di Arienzo, Davide Guida, non risparmia attacchi alla classe politica regionale. «Mi permetto di ricordare a tutti dice il primo cittadino - che il direttore sanitario dell' Asl, il maddalonese Arcangelo Correra, il presidente della commissione Sanità della Regione Campania, Stefano Graziano, l' unico consigliere regionale della nostra zona, Alfonso Piscitelli e tutti i consiglieri regionali della provincia di Caserta non hanno mosso un dito contro questa decisione. Il consigliere Piscitelli - continua - oltre a non difendere l' ospedale di Maddaloni, a parte qualche inutile proclamo, è stato capace di non portare un minimo risultato per il nostro territorio in circa 4 anni. Non posso non accettare l' invito del sindaco De Filippo di Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
creare un tavolo istituzionale con lui e tutti i sindaci della Valle per opporci a questa grave decisione sull' ospedale di Maddaloni». Dalla parte del primo cittadino maddalonese anche la triade commissariale di San Felice a Cancello, presieduta dal viceprefetto Roberto Esposito e composta da Teresa Cappiello e Vincenzo Monaco. «Siamo preoccupati dicono i commissari - per la vicenda dell' ospedale, nelle prossime ore chiederemo spiegazioni sulla vicenda. Abbiamo a cuore il destino sanitario di questo territorio, anche se siamo di passaggio. Non entriamo nel merito, ma questa decisione di declassare l' ospedale di Maddaloni e San Felice, nuoce a tutto il territorio della Valle di Suessola». Infine, il primo cittadino di Santa Maria a Vico, Andrea Pirozzi fa sapere che «nel momento in cui verrò interessato del problema, senza dubbio, darò il mio appoggio ad Andrea De Filippo». © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
08/01/2019 Pagina 24 EAV: € 14.255 Lettori: 133.364 Argomento: Sanità Campania Ospedali al collasso è record di barelle Maria Pirro I piedi gonfi, le gambe poggiate sulla sedia a causa di una trombosi. «Non ce la faccio più», ripete Vincenzo Coppetta, 84 anni, operaio in pensione dell' Italsider. È un ex lavoratore dell' acciaieria, spiega con orgoglio, il viso contratto dal dolore: supplica medici e infermieri perché gli diano una barella. Non un letto. «Solo una barella». «È qui, al pronto soccorso del Cardarelli, dalle 9 del mattino», interviene il figlio. Ma, otto ore dopo, non resta che aspettare ancora. E quest' anziano non è l' unico a subire pesanti disagi dovuti all' affluenza record negli ospedali cittadini. Sos anche dal Santobono, il polo che accoglie i bambini, posti esauriti in altre quattro strutture, 118 in difficoltà. IL CARDARELLI «La situazione è drammatica» certifica il primario Fiorella Palladino nel dipartimento di emergenza accettazione del più importante ospedale del Sud. Sfiora infatti quota 100 lettighe l' obi, l' osservazione breve intensiva, che dovrebbe ospitarne 36 in totale: la fila di lenzuola e corpi arriva fuori dal reparto. E Antonietta Vitali, 69 anni, non indossa nemmeno il pigiama ma i vestiti rossi dell' Epifania. «Non mi cambio da ieri», spiega quasi rassegnata. Accanto a lei, Vincenzo Pacelli, 72 anni e gli occhiali azzurrini, chiede di segnalare il degrado nei bagni: «La porta è rotta, il lavandino otturato». E, per raggiungere la toilette, si fa slalom tra paraventi e bombole di ossigeno. Sistemata davanti alla porta, Caterina Foglietta, 88 anni ben portati, originaria di via Cilea, da 5 giorni ricoverata in condizioni precarie tramite il 118, chiede aiuto: «Sono sola». Un altro malato, Carmine Russo, 56 anni, racconta di aver conquistato una lettiga grazie a un malore ulteriore: «Per due giorni, sono stato appoggiato su una sedia e non ho chiuso occhio». Sempre in obi, Maria Rosaria Pigati, 78enne con la maschera per l' ossigeno, chiosa: «Gli operatori fanno il possibile e l' impossibile, ma non bastano». Ci sono tre medici per oltre novanta pazienti, cinque nel pronto soccorso. L' attesa per una visita, classificata con un codice verde, nel pomeriggio supera i 90 minuti. E Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
si contano sette codici rossi, ovvero situazioni di estrema gravità, nel pomeriggio: contemporaneamente. Per una consulenza specialistica, i tempi si dilatano ancora. Gioacchino Papiro, 58enne, dice che aspetta da cinque ore il cardiologo. «Io da quattro l' otorino: mi sembra di stare a Baghdad», urla un' anziana dall' altro lato dello stanzone, e aggiunge: «Ho chiamato al telefono un professionista privato pur di risolvere, ma è in ferie fino a giovedì». Salvatore Festa, commerciante 50enne colpito da un improvviso giramento di testa a mezzogiorno, fa la flebo su una sedia. LA RETE DEL 118 A soffrire è anche la rete del 118. Giuseppe Galano, presidente regionale di Aaroi-Emac, il sindacato degli anestesisti, nonché responsabile del servizio a Napoli, si rivolge ai cittadini: «Li invito a contattare il numero verde esclusivamente per serie esigenze». È boom di telefonate, invece: oltre 2500 nella giornata di ieri, «con interventi risolti spesso dal medico di bordo a domicilio». Ma, in quattro o cinque momenti, aggiunge Galano, «tutte le ambulanze sono risultate impegnate o bloccate nei presidi per le difficoltà nel recuperare le lettighe». Il problema delle richieste inappropriate, il 64 per cento del totale, è segnalato pure dal Cardarelli: ed è la spia di un' assistenza territoriale inadeguata. GLI ALTRI OSPEDALI Posti esauriti in quasi tutti i reparti si registrano al Cardarelli, che ha bloccato i ricoveri programmati nelle medicine e nelle chirurgie, e l' altro giorno sistemato i pazienti nelle camere operatorie perché occupati tutti i posti in rianimazione. «Ma anche al Vecchio Pellegrini c' è il pienone», aggiunge Antonio Eliseo, della rsu. E poi, al San Paolo e al Cto e al Loreto Mare: «Da queste strutture ci è stato chiesto di non trasferire più nessun caso urgente», spiega Galano. I motivi di difficoltà sono diversi come spiega Lello Pavone, componente della rsu della Asl Napoli 1 Centro: «A rendere più pesanti i disagi al San Paolo, ad esempio, è la riduzione arbitraria di otto posti letto nell' area medica, la contrazione delle sedute operatorie che allunga inevitabilmente i tempi di degenza e, sempre a causa della carenza di personale in organico, la mancata apertura della cardiologia». Così all' Ospedale del mare: altri reparti sono previsti e non in funzione. Ma la grande affluenza è dovuta innanzitutto al picco di epidemia influenzale. I malanni stagionali determinano complicanze importanti: ne soffrono gli anziani già debilitati, i malati cronici e, in particolare, i cardiopatici. E i bambini. IL SANTOBONO Il boom di accessi al Santobono-Pausilipon rischia di mandare in tilt anche i reparti di pediatria e pronto soccorso: lo segnalano i rappresentanti di Cgil Fp, Cisl Fp, Nursing Up, Fials, che accusano: «A tutt' oggi non è stato realizzato alcun intervento organizzativo in merito». Nella nota, i sindacalisti riferiscono che «vi è un' affluenza di pazienti al pronto soccorso che oscilla tra i 300 e 350 al giorno, con tempi di attesa lunghissimi in una sala di attesa fredda, perché sono stati eseguiti lavori di ristrutturazione inadeguati e inefficienti»; mentre i ricoveri giornalieri sono più di trenta, ma il turn- over dei posti letto non riesce a garantire l' accoglienza per tutti. Inevitabile il ricorso alle barelle. «Per cui le postazioni dotate di gas medicali per i piccoli pazienti non sono sufficienti. E, tra pazienti ricoverati e genitori, a volte nei reparti vi sono circa 70-80 persone, un vero e proprio calderone». E, anche nel polo che accoglie i bambini, il personale è sottostimato e in questi giorni «il carico di lavoro triplicato». © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
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