Media Monitoring per 15-05-2018 - Rassegna stampa del 15-05-2018 - Ruggi

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15-05-2018

Media Monitoring per

   Rassegna stampa del 15-05-2018
Media Monitoring per 15-05-2018 - Rassegna stampa del 15-05-2018 - Ruggi
AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona ................................................................................ 1
   Costretti alle trasfusioni a vita chiedono tre posti auto al Ruggi ..................................... 1
Sanità Salerno e provincia .............................................................................................................. 3
   Alla Tin primo trattamento in ipotermia ................................................................................ 3
   La graduatoria "fortunata" Patrone dall' Asl alla Regione ................................................. 4
   Macchina del freddo, bimbo salvo da asfissia ...................................................................... 5
Sanità Campania ............................................................................................................................... 6
   Aceto: «La Regione convochi presto la commissione in seduta aperta» ......................... 6
   Aneurisma aorta addominale Il Comune e l'Asl scendono in campo ................................. 7
   «Metafora esagerata? No, solo una frustata alle istituzioni locali» .................................. 8
   «Napoli come Raqqa? È offensivo ma il problema sicurezza esiste» .............................. 10
   «Orgoglioso della mia città però niente dietrofront» ........................................................ 12
   «Rummo, a rischio anche Endocrinologia» .......................................................................... 14
   «Stai senza pensieri»: la guerra di volantini e manifesti strappati ................................ 16
   «Trauma Team» l' assistenza ora è territoriale .................................................................. 18
   Cesaro (Fi): «Sospendere subito il piano» ........................................................................... 19
   Croce Rossa, via ai corsi di autodifesa ................................................................................ 20
   Fino a 300 euro a chilometro Malati stritolati dalla camorra .......................................... 22
   Gli infermieri: «Lavoriamo nel terrore» ............................................................................... 24
   Il sindaco: «Napoli-Raqqa, frase assurda» .......................................................................... 26
   Laboratori di analisi contro il governatore ......................................................................... 28
   Moscati, Gridelli guida dipartimento onco-ematologia ..................................................... 30
   Operatori sanitari, un' aggressione ogni 4 giorni: tavolo in Prefettura ......................... 31
   Primo soccorso chiuso di notte I pazienti dirottati tra Nola e Torre .............................. 33
   Racket delle ambulanze al Moscati, due arresti ................................................................ 34
   Sale in tavola: una minaccia per arterie, reni e pressione ............................................... 36
   Settimana della celiachia screening, incontri, corsi e menu privi di glutine ................ 38
Sanità nazionale ............................................................................................................................. 40
   "Ma che fine hanno fatto i nostri farmaci" .......................................................................... 40
   «Borse di studio solo ai lombardi» Scuole di medicina a corsia protetta ...................... 42
   «Guardare i malati con amore» ............................................................................................. 44
   Così è cambiato il disagio mentale ....................................................................................... 46
   Così la rete ti dà una mano .................................................................................................... 48
   Dottore mi parli sennò la paura mi fa sbandare ................................................................ 50
   Il miracolo di Ale E l'udito ritrovato ...................................................................................... 51
   Il paese dei 100 robot ............................................................................................................. 53
   Ma i malati aspettano ............................................................................................................. 55
   Malattie cardiovascolari, check up e visite per le donne ................................................. 57
   Nella nuova fattoria antibiotic free ...................................................................................... 59
   Ora basta con gli starnuti Scoperta la molecola che blocca il raffreddore .................... 61
   Ospedali UK a caccia di infermieri italiani ........................................................................... 63
   Prestazioni essenziali le aspettiamo da un anno e mezzo ............................................... 64
   Quando i cardiologi non operavano i bimbi Down ............................................................. 65
   Università, stretta sul doppio lavoro ................................................................................... 67
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15/05/2018                                                                                                                  Pagina 6
                                             La Città di Salerno
                      Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona

    Costretti alle trasfusioni a vita chiedono tre posti auto al
                                Ruggi
 Marcella Cavaliere
 All'ospedale Ruggi d'Aragona di Salerno
 si presentano, con periodicità, più volte
 al mese per effettuare le trasfusioni. Non
 avendo un posto auto dedicato, però,
 spesso sono costretti a spostarsi a piedi
 fuori dal perimetro ospedaliero dopo
 essersi sottoposti alla trasfusione utile a
 compensare la mancanza di globuli rossi.
 Sono i talassemici salernitani a chiedere
 almeno tre posti auto dedicati per
 parcheggiare in prossimità del centro
 trasfusionale del presidio di via San
 Leonardo. A dare voce ai circa trenta pazienti che fanno riferimento al Ruggi è
 Salvatrice Bacco , 41 anni di Montecorvino Rovella, affetta da talassemia e
 presidente dell'associazione Vivere che raggruppa i talassemici salernitani che si
 recano nel presidio, oltre ad alcuni medici e qualche familiare, per un totale di circa
 60 associati. «La nostra è una malattia genetica rara che attacca i globuli rossi e
 quindi siamo dipendenti dalle trasfusioni. Qualcuno ogni settimana, chi ogni due,
 dipende dai bisogni collegati alla patologia», spiega la presidente dell'associazione.
 Al Ruggi i talassemici raggiungono con frequenza periodica e costante nel tempo il
 day hospital per sottoporsi alla trasfusione «che viene eseguita a vita ogni 10-15
 giorni. Io dedico ogni volta circa mezza giornata, ma tutti abbiamo in comune
 accumuli di ferro che esigono, tra l'altro, controlli periodici in quanto tra gli effetti
 collaterali ci sono possibili danni a livello cardiaco, epatico, endocrino e di altro
 genere». All'ospedale di via San leonardo, spiega Salvatrice, accedono pazienti
 talassemici quasi ogni giorno, weekend esclusi. In pratica i trenta pazienti si
 alternano per le trasfusioni, ma non sanno dove parcheggiare. «A nome degli
 associati ho scritto due lettere ai vertici aziendali, una a ottobre 2017 e l'altra lo
 scorso 19 aprile, nel frattempo i vertici aziendali si sono alternati. Basterebbe un po'
 di spazio dedicato a noi, non chiediamo molto». In pratica i talassemici avrebbero
 bisogno di almeno «tre posti auto spiega per gestirceli tra di noi». Salvatrice, in
 particolare, ha diritto al posto auto per portatori di handicap, ma il suo è un caso
 isolato in quanto i talassemici in genere non hanno alcun handicap riconosciuto e
 soprattutto non hanno diritto all'accompagnamento. «Abbiamo il permesso aziendale
 per passare all'ingresso con un'auto, ma dovremmo avere qualcuno che ci
 accompagni in quanto non è possibile parcheggiare nel perimetro ospedaliero»,

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racconta Salvatrice. Il punto è che i talassemici spesso non trovano chi li
accompagna, visto che i tempi della trasfusione non sono affatto brevi, e
raggiungono l'ospedale in auto da soli. «E dopo ore trascorse per effettuate le
trasfusioni siamo di fatto costretti a camminare anche a lungo oltre il perimetro
ospedaliero per raggiungere la nostra auto e non tutti ce la facciamo fisicamente ad
andare a prendere la macchina», puntualizza la presidente dei talassemici. Dunque
c'è un'autorizzazione aziendale per i talassemici, che tra l'altro si spostano in
macchina da soli, che di fatto non serve, se si è soli, perché non c'è uno spazio di
sosta ad essi riservato. «Ci sentiamo non considerati e abbandonati, anche se
abbiamo fatto presente a chi di dovere i nostri problemi. Del resto chiediamo solo
qualche posto auto», conclude il presidente dell'associazione Vivere.

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15/05/2018                                                                                                                Pagina 13
                                           La Città di Salerno
                                  Argomento: Sanità Salerno e provincia

                 Alla Tin primo trattamento in ipotermia

 Primo      trattamento      di    ipotermia
 all'ospedale Umberto I di Nocera
 Inferiore. La terapia intensiva neonatale
 di viale San Francesco si è da poco
 dotata di un apparecchio per il
 trattamento di bimbi nati con asfissia
 cerebrale. La macchina è l'unica in tutta
 la provincia di Salerno, ecco il motivo
 dell'eccezionalità dell'intervento. Venerdì
 scorso il primo intervento di emergenza
 su un bambino venuto al mondo in una
 struttura del napoletano. Il piccolo è nato
 a termine, alcune complicazioni hanno richiesto l'intervento dei medici della Tin di
 Nocera Inferiore diretta dal dottor Ignazio Franzese . Il neonato è stato trasportato
 d'urgenza all'Umberto I, l'ospedale più vicino dotato del materassino termico che
 consente di raffreddare il corpo ed evitare la distruzione delle cellule del cervello.
 L'apparecchiatura dovrebbe essere presente in tutte le terapie intensive neonatali,
 ma non è così. In viale San Francesco è arrivata dopo anni di richieste, grazie anche
 all'incessante intermediazione del direttore sanitario Alfonso Giordano . In questo
 modo si consente a chi nasce con asfissia cerebrale di poter sperare in una vita
 senza gravi conseguenze. Negli anni passati la Regione individuò i centri dove
 mandare i neonati e nel tempo quasi tutti si sono attrezzati autonomamente. Il
 trattamento prevede 72 di raffreddamento, portando la temperatura corporea a 33
 gradi, e poi comincia un lento riscaldamento. È necessario intervenire entro sei ore
 dalla nascita, quando avviene una forte distruzione di cellule, e continuare il
 trattamento dalle sei alle cento ore successive per bloccare la distruzione di ulteriori
 cellule cerebrali. L'asfissia perinatale colpisce quattro nati ogni mille, divenendo
 principale causa di mortalità.

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15/05/2018                                                                                                                Pagina 2

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                                                                                                                          Lettori: 29.750
                                  Argomento: Sanità Salerno e provincia

    La graduatoria "fortunata" Patrone dall' Asl alla Regione
 ANDREA PELLEGRINO
 /Sul bando di concorso intanto pendono
 anche vari ricorsi al Tar. Ma il posto
 bandito intanto è ancora "scoperto",
 nonostante l' assunzione di 14 persone Il
 terzo classificato al concorso del' Asl è
 un attuale dirigente dela struttura
 sanitaria regionale Chissà in quanti, all'
 Asl di Salerno, si staranno mangiando le
 mani per non aver preso parte al
 concorso per un posto da dirigente
 amministrativo per l' unità operativa
 "Reporting e Contabilità". Certo è che
 nessuno di loro si sarebbe immaginato
 che la graduatoria scorresse fino alla
 14esima posizione. Insomma, così come
 pubblicato ieri su queste colonne, da un
 concorso per dirigente amministrativo, l'
 Asl ne ha assunti ben quattordici. E non
 solo. Tra comandanti e assunti all'
 ospedale       di     Benevento      quella
 graduatoria può entrare di diritto tra le
 più fortunate della storia dei concorsi
 pubblici. Sul concorso pendono anche diversi ricorsi al Tar ma al momento non ci
 sarebbero sviluppi. In compenso l' ultima delibera del direttore generale recupera
 altri tre partecipanti dalla graduatoria. Tutti impiegati in altre mansioni, tranne per il
 posto bandito dal concorso che, paradossalmente, resta scoperto. Ma la graduatoria
 ha portato fortuna anche ad un attuale dirigente di punta della struttura sanitaria
 regionale. Si tratta di Gaetano Patrone, terzo classificato al concorso dell' Asl,
 assunto dalla direzione generale nel maggio 2016 e traslocato in Regione Campania
 pochi mesi dopo, con tanto di decreto di nomina a dirigente regionale della struttura
 sanitaria, firmato da Vincenzo De Luca.

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15/05/2018                                                                                                                    Pagina 30
                                         Il Mattino (ed. Salerno)
                                                                                                                              EAV: € 5.754
                                                                                                                              Lettori: 133.364
                                      Argomento: Sanità Salerno e provincia

              Macchina del freddo, bimbo salvo da asfissia
 Nello Ferrigno
 Nocera Inferiore. La chiamano la
 macchina del freddo. Viene utilizzata per
 fermare la distruzione delle cellule
 cerebrali nei bambini nati con i sintomi
 dell' asfissia. È l' ipotermia. La metodica
 è stata utilizzata per la prima volta all'
 Umberto I, struttura di riferimento dell'
 intera provincia di Salerno per assistere i
 bambini che non riescono a prendere
 ossigeno. Il neonato trattato con questa
 tecnica, che consiste nel far abbassare la
 temperatura corporea fino a 33 gradi,
 era venuto alla luce venerdì scorso in
 una clinica privata in provincia di Napoli.
 Il piccolo è stato ricoverato nel reparto di
 Terapia intensiva neonatale diretto dal
 dottore Ignazio Franzese. Il bambino è
 stato monitorato per 72 ore e poi
 riportato gradualmente ad una normale
 temperatura corporea. Il raffreddamento
 ha     spiegato      Franzese    -   riduce
 notevolmente i danni cerebrali provocati
 dall' asfissia. Sempre che si riesca ad
 intervenire nelle prime sei ore dal parto.
 Ovviamente il piccolo andrà seguito con una serie di attività e controlli, ma il
 pericolo più grosso viene superato. Macchine che consentono l' ipotermia sono in
 funzione soltanto negli ospedali delle città capoluogo. L' ospedale di Nocera Inferiore
 è un' eccezione. La direzione generale dell' Asl Salerno ha creduto nel progetto,
 appoggiato anche dalla direzione sanitaria dell' Umberto I, in virtù dell' ottimo lavoro
 fatto sino ad oggi dalla Tin. Il bambino viene raffreddato grazie ad un materassino
 ad acqua collegato a un apparecchio raffreddante. Durante l' ipotermia il neonato
 viene assistito in modo intensivo con il monitoraggio di tutte le funzioni vitali. Poi
 viene riportato progressivamente ad una temperatura corporea normale. Il
 riscaldamento deve essere molto lento, con incrementi di mezzo grado ogni ora, per
 evitare lo scatenarsi di crisi convulsive. L' asfissia perinatale colpisce da 1 a 4 per
 mille nati a termine. Costituisce la principale causa di mortalità e nei sopravvissuti
 può determinare conseguenze neurologiche permanenti. Grazie al freddo questi
 rischi vengono in gran parte scongiurati.
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15/05/2018                                                                                                               Pagina 25
                                 Il Mattino (ed. Benevento)
                                                                                                                         EAV: € 5.624
                                                                                                                         Lettori: 133.364
                                         Argomento: Sanità Campania

      Aceto: «La Regione convochi presto la commissione in
                        seduta aperta»

 La sanità, la proposta «La vicenda dei
 servizi sanitari nel Sannio dimostra la
 debolezza politica del territorio rispetto
 alle scelte operate dalla Regione. I
 cittadini pagano il prezzo degli accordi
 politici che ci hanno ridotto ad appendice
 delle altre province. Chiediamo l'
 immediata          convocazione         della
 Commissione regionale Sanità, in seduta
 aperta alle rappresentanze dei cittadini.
 Chiediamo        inoltre    al   consigliere
 Mortaruolo di farsi promotore di un
 dibattito pubblico che aiuti a capire i
 tempi e i modi delle soluzioni
 individuate».      Così    Gianluca    Aceto
 coordinatore provinciale di Articolo 1.
 «Sono ormai numerosi i fatti - continua -
 che sembrano dimostrare la definitiva
 mortificazione dei cittadini. Fatti su cui,
 almeno dal 2017, intervengono forze
 politiche,        consiglieri      regionali,
 amministratori locali e sindacati, nel
 tentativo di porre un argine al
 depotenziamento di strutture e organici,
 tanto dell' Asl quanto del Rummo. Il depotenziamento deriva dalla programmazione
 della Regione e dalle scelte operate dai manager nominati direttamente dal
 presidente De Luca». «Cominciamo dall' atto aziendale Asl, approvato il 16 aprile.
 Per la quarta volta il documento ripresenta i macroscopici profili di illegittimità,
 rilevati già nel 2016, che ne hanno finora impedito l' approvazione. Consociamo
 anche i problemi dell' ospedale Rummo, del quale non è rimasto nemmeno il nome.
 Le istituzioni locali hanno fatto bene a evidenziare le criticità di un atto aziendale
 che rischia di ridurre il Rummo a mera articolazione del Moscati di Avellino.
 Criticabile risulta anche la decisione di chiudere il pronto soccorso di Sant' Agata.
 Insomma, siamo in una situazione molto seria, e secondo alcuni in altri territori
 (Salerno) le scelte sono opposte. Come mai?». © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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15/05/2018                                                                                                                Pagina 26

                                          Argomento: Sanità Campania

   Aneurisma aorta addominale Il Comune e l'Asl scendono in
                          campo
 c.a.
 Boscotrecase. Oggi pomeriggio, a partire
 dalle ore 17.30, un camper dell'Asl
 stazionerà davanti alla sede del Comune
 per offrire a chiunque lo volesse la
 possibilità di un ecocolordoppler gratuito
 per la prevenzione dell'aneurisma
 dell'aorta addominale. L'amministrazione
 comunale ha deciso di supportare la
 campagna di prevenzione lanciata dai
 vertici sanitari locali attraverso questa
 iniziativa ed un convegno che si terrà in
 contemporanea       nell'Aula   consiliare.
 Dopo i saluti istituzionali del sindaco Pietro Carotenuto e dell'assessore ai servizi
 sanitari, Saverio Vitulano interverranno Antoniella Costantini, direttore generale
 dell'Asl Na 3 Sud, Luigi Caterino, direttore sanitario, Mauro Muto, direttore sanitario
 dell'Ospedale Sant'Anna e Madonna della Neve di Boscotrecase, Maria Macrini,
 specialista in malattie dell'apparato cardiovascolare e il notissimo chirurgo
 vascolare, Francesco Pignatelli. Rispetto al passato l'aneurisma dell'aorta
 addominale è riscontrato con frequenza maggiore perché è aumentato il ricorso alla
 TAC per altri problemi medici. La sua rottura è un evento drammatico, responsabile
 solo in Italia di 6000 morti ogni anno: l'80% dei pazienti muore infatti prima di
 arrivare in ospedale, mentre la mortalità degli interventi eseguiti in emergenza è del
 50%.Diagnosticare per tempo il problema, più frequente negli uomini, è
 fondamentale. Questo il motivo per il quale l'Asl Na 3, in collaborazione con l'Asl Na
 1, ha lanciato SANApoli, progetto di screening gratuito per la diagnosi precoce
 dell'aneurisma dell'aorta addominale partito dallo scorso 15 gennaio all'ospedale del
 Mare di Napoli e negli ospedali di Sant'Agnello, Gragnano e Boscotrecase. Il
 progetto, che durerà fino al 2021, con la collaborazione dei medici di base dell'Asl
 Napoli 1 Centro e Asl Napoli 3 Sud, è rivolto ai pazienti di entrambi i sessi tra i 60 e i
 75 anni che decideranno di sottoporsi allo screening.

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15/05/2018                                                                                                               Pagina 7

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                                                                                                                         Lettori: 29.750
                                         Argomento: Sanità Campania

   «Metafora esagerata? No, solo una frustata alle istituzioni
                           locali»
 RAFFAELE NESPOLI
 Scotti, presidente Ordine dei medici:
 colpiti ogni giorno NAPOLI «Ciò che sta
 accadendo       ha    un    solo    nome:
 strumentalizzazione. Il sindaco ritiene
 che la mia frase sia "inqualificabile ed
 infelice", gli sfugge che se non fosse
 stato per questa mia frase non avremmo
 avuto l' onore di sentire una sua
 dichiarazione pubblica sull' argomento.
 Ma tanto le botte le prendiamo noi». Non
 ci sta Silvestro Scotti, presidente dell'
 Ordine dei medici di Napoli, ad accettare
 in silenzio la reprimenda partita ieri da
 Palazzo San Giacomo per voce del
 sindaco Luigi de Magistris. E anzi,
 rispedisce le accuse al mittente: «Ha
 scelto di usare una parte della mia
 dichiarazione per distrarre l' opinione
 pubblica dal vero problema, l' assoluta
 mancanza di sicurezza che vive chi, a
 Napoli, è chiamato ad indossare un
 camice». Dunque, rivendica le sue
 parole? «Chi mi conosce sa bene quanto
 io ami Napoli. Un amore che mi è stato trasmesso da mio padre, che tornava a casa
 con le piante dei piedi bruciate per il calore dell' altoforno all' Italsider, dove
 lavorava. Lui mi ha insegnato che un uomo, per essere tale, deve sapersi assumere
 delle responsabilità. Anche a costo di essere duramente attaccato». Per questo una
 provocazione così forte? «In cinque mesi abbiamo avuto più di trenta aggressioni,
 non ricordo di aver ascoltato una sola parola dal sindaco. Ho raccolto la solidarietà
 personale di Raffaele Del Giudice, al quale sono grato, ma da palazzo San Giacomo
 nulla». Perché de Magistris dovrebbe "distrarre" l' opinione pubblica? «Perché così
 facendo distoglie l' attenzione dal problema vero, chi come lui è rimasto in silenzio
 sino ad oggi lo sa bene: meglio creare una polemica che dover ammettere delle
 responsabilità». Tuttavia, anche se provocatoria, la sua dichiarazione è stata
 fortissima. «Cosa avrei dovuto dire, che per i medici Napoli è un "po' pericolosa".
 Come presidente dell' Ordine ho il dovere di difendere una categoria. Quindi sì,

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quando per la trentesima volta ho saputo che dei colleghi erano stati aggrediti, che
una cittadina in codice rosso aveva rischiato di schiantarsi in un' ambulanza e che
un intero equipaggio poteva morire, ho scelto di intervenire con forza. Potevo
evitarlo, potevo limitarmi ad esprimere solidarietà. Ma nel silenzio delle istituzioni
serviva una dichiarazione che svegliasse tutti. Poco importa se ora qualcuno vuole
strumentalizzare la situazione attaccandomi. Ho le spalle large». De Magistris l'
accusa di aver offeso anche Raqqa, cosa risponde? «Lui non ci crederà, ma noi
medici conosciamo bene la guerra. Sia perché spesso ci spostiamo in zone dove si
combatte per portare il nostro aiuto, sia perché noi stessi combattiamo ogni giorno
guerre che spesso dipendono dagli stili di vita: obesità infantile, ipertensione e
diabete. Chi guarda il dito e non vede la luna evidentemente sa bene di avere più di
un problema nella città che amministra». Può essere più esplicito? «Mi chiedo cosa
stia facendo il Comune per dare ai cittadini un minimo di servizi e cosa faccia per
migliorarne la salute. Non so dalle sue parti, ma dove vivo io i bambini sono costretti
a giocare a pallone in strada, facendo le porte con i cassonetti dell' immondizia. Chi
ama Napoli non la riduce in questo modo». Ammetterà che quest' affermazione
potrebbe suonare qualunquista. «Non lo è affatto. È qualunquista rivoltare la
questione e iniziare a parlare di sprechi in sanità, cercando di far leva sulla
frustrazione della gente. Lui dice di aver avuto molte segnalazioni su "Difendi la
città", io ho 25mila medici che mi chiedono aiuto ogni giorno. Se vuole possiamo
scambiarci i ruoli». Cos' è, una candidatura? «Non ne ho bisogno, per ora sto bene
dove sto. Voglio solo che sia chiaro che, se per dare voce a questi colleghi devo
alzare i toni, allora sono pronto ad altre diecimila frasi che qualcuno potrà
interpretare a suo comodo come inqualificabili. Se invece si vuole andare oltre mere
dichiarazioni di solidarietà e lavorare sui fatti io ci sono, aspettiamo di sapere
pubblicamente dove e quando». Non crede che il suo sia un bilancio troppo
negativo? In fin dei conti il Comune ha fatto molto, anche in tema di accoglienza ai
migranti. «Se si riferisce alla nave arrivata nel porto di Napoli, trascura un dettaglio:
da mezzanotte all' alba, a visitare donne, uomini e bambini che sono rimasti per ore
su una nave, c' era il presidente dell' Ordine con altri colleghi medici. E tanto per
chiarire, lo abbiamo fatto in via assolutamente caritatevole e senza che nessuno ce
lo avesse richiesto. Solo per dare una mano alla città e a chi la governa. Se si parla
di fatti l' Ordine c' è, se si fanno parole, allora continueremo a usarle con tutta la
forza necessaria. Difendere i medici e la salute dei cittadini per me sig nifica
difendere Napoli».

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15/05/2018                                                                                                                 Pagina 26

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                                                                                                                           Lettori: 133.364
                                           Argomento: Sanità Campania

   «Napoli come Raqqa? È offensivo ma il problema sicurezza
                          esiste»
 Luigi Roano
 Il 118 nel mirino Sono passate 48 ore
 dall' affondo del presidente dell' Ordine
 dei medici Silvestro Scotti: «Napoli come
 Raqqa» ha detto Scotti dopo la
 vandalizzazione di un' autoambulanza
 del 118 ma la replica alle sue parole del
 sindaco Luigi de Magistris e del questore
 Antonio De Iesu, deputato all' ordine
 pubblico, sul punto è arrivata e non è
 stata tenera. Lo stesso presidente della
 Regione Vincenzo De Luca fa sentire la
 sua voce sulla questione sicurezza ma
 più     in    generale      non    facendo
 esplicitamente riferimento alle parole di
 Scotti. Anche perché evocare tragedie
 immani come quella di Raqqa con
 migliaia    di    morti    innocenti     per
 sottolineare      un      pur     legittimo
 smarrimento di fronte a certi episodi non
 è sembrato il massimo. «Fare muro
 contro ogni violenza, contro chi fa
 violenza» è la volontà di De Luca.
 Procediamo con ordine. Pensieri netti
 che vale la pena approfondire perché
 accompagnati da un ragionamento. Iniziamo dal sindaco: «Sono parole - dice in
 riferimento a Scotti - che dimostrano una totale mancanza di rispetto e sensibilità
 nei confronti della città di Raqqa, distrutta e devastata dalle guerre, dall' Isis e che
 conta decine di migliaia di morti, ed è offensiva nei confronti di Napoli» spiega de
 Magistris. All' ex pm, proprio perché è stato un magistrato, non sfugge però che il
 problema sicurezza esiste: «Esprimo - dice - totale solidarietà ai medici e agli
 infermieri che operano in contesti complicati, che sono spesso avamposto e
 bersaglio di situazioni di tensione e su cui si scarica rabbia individuale, collettiva,
 sociale e di familiari». La conclusione del sindaco è più politica: «Il Comune è
 impegnato in prima linea contro ogni forma di criminalità, non a chiacchiere ma con i
 fatti. Equiparare le due città rischia di non creare l' attenzione massima che invece
 deve esserci. Forse ci si dovrebbe chiedere perché in sanità si taglia, dove finiscono i

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soldi, perché si spreca e non prendersela contro una città complessa ma molto più
sicura di tante altre e dove le forze dell' ordine svolgono un grande lavoro».
Chiamato in causa, il questore spiega il suo punto di vista: «Napoli è una città
difficile e bisogna avere consapevolezza di questo, ha notevoli criticità, ma ridurre
tutto ad uno spot per un titolo di giornale non fa bene alla città». Tagliente il
questore: «Consiglierei - conclude - una moderazione anche nei termini che vengono
usati. C' è questa tendenza a ridurre a spot ogni cosa. Raqqa per esempio era stata
già utilizzata dei tabloid inglesi tre mesi fa. Bisogna avere la consapevolezza che
tutti dobbiamo fare qualcosa». Il governatore De Luca allarga il ragionamento: «Fare
muro contro ogni violenza, contro chi fa violenza» insiste il presidente della Regione,
a margine dell' inaugurazione degli spazi destinati ai bambini, della Fondazione di
Comunità San Gennaro. «Espelleremo dalla città - spiega - ogni forma di violenza,
contro chi si diverte a lanciare un palo di ferro contro un' ambulanza». Per il
governatore occorre però una condizione imprescindibile «per fare muro», vale a
dire che «il presupposto di tutto è una alleanza contro i violenti, che siano
camorristi, baby gang, che siano gli imbecilli che aggrediscono gli autisti Eav e le
ambulanze, che siano i finti centri sociali che fanno occupazione abusiva e violenze
continue. È un impegno che dobbiamo assumere nella lotta contro ogni forma di
violenza». Fin qui le parole di chi rappresenta le Istituzioni, poi c' è una polemica
politica di Forza Italia inscenata da Severino Nappi, responsabile nazionale delle
politiche per il Sud degli azzurri: «Come al solito c' è una realtà oggettiva, e poi c' è
la realtà vista dagli occhi di de Magistris. Le parole del presidente dell' Ordine dei
Medici Scotti rendono l' idea di come si viva a Napoli, specie in alcuni contesti che
stanno diventando sempre di più di frontiera. Solo l' ipocrisia del sindaco, che
vorrebbe mantenere toni bassi per celare la sua incompetenza, può pensare di
nasconderlo. La verità è che lui è la massima Istituzione cittadina e non può limitarsi
a dare solidarietà al personale medico aggredito». Di altro avviso è il presidente di
Confapi Napoli Gianpiero Falco: «Il paragone con Raqqa - racconta - è certamente
fuori contesto. Napoli è una città difficile come poche, ma per fortuna viviamo
ancora nella parte civilizzata del pianeta». Per Falco «è stato commesso uno
scivolone nel tentare di richiamare l' attenzione, e sarebbe utile oltre che giusto
chiudere qui la polemica. Resta il problema di fondo, segnalato da Scotti, ovvero l'
escalation di violenza nei confronti di medici e infermieri e di trovare da parte delle
Istituzioni una soluzione». © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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15/05/2018                                                                                                                    Pagina 27

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                                                                                                                              Lettori: 133.364
                                              Argomento: Sanità Campania

       «Orgoglioso della mia città però niente dietrofront»
 Ettore Mautone
 «In nessuna parte del mondo si spara
 sulla Croce rossa, neanche nelle zone di
 guerra, almeno in quelle che rispettano il
 diritto internazionale. Paragonare Napoli
 a Raqqa è stata un' iperbole retorica,
 legittima quando si arriva a 33
 aggressioni in pochi mesi e le riunioni
 paludate non muovono di una virgola la
 quotidianità di cittadini e operatori.
 Iperboli che sono state usate a piene
 mani anche dal sindaco che oggi mi
 attacca. Sono pronto a dimettermi se me
 lo chiedessero cittadini e operatori miei
 interlocutori. Mentre ricevo migliaia di
 attestazioni di stima per la dedizione e il
 coraggio di dire quello che va detto».
 Così Silvestro Scotti, presidente dell'
 Ordine dei Medici di Napoli e provincia,
 finito sotto gli strali di sindaco e
 questore per le parole forti utilizzate
 («lavorare a Napoli per i camici bianchi è
 come stare a Raqqa», ndr). Si pente
 della frase che ha pronunciato? «Non mi
 riferivo a un paragone tra Napoli e quella
 città ma al vissuto di cittadini e utenti della sanità nel mirino di una violenza cieca,
 senza regole e senza oggetto. Qui non si tratta solo di aggressioni ai medici in un
 frangente di un soccorso concitato come pure è deprecabile e come avviene anche
 in altre città italiane. Si tratta di persone che lanciano un paletto di ferro colpendo
 un simbolo di civiltà, mettendo a repentaglio la vita di chi è intento a prestare
 soccorso a chi è in fin di vita. E non è un caso isolato, poche settimane fa a Forcella
 un individuo a bordo di una moto ha lanciato un sanpietrino per essere stato
 costretto a fermarsi da un' ambulanza in corsa. Questi atti sono l' espressione
 virulenta di una ferocia sociale che ormai non rispetta più niente». Si è detto che
 non è corretto identificare l' intera Napoli con tale modello. «Ognuno ha il proprio
 ruolo e le propria responsabilità. I miei interlocutori sono i medici, oltre che i
 cittadini, prime vittime del degrado culturale, umano e sociale che hanno raggiunto
 livelli oltre l' asticella di guardia. Ricevo in queste ore migliaia di attestati di stima e
 di condivisione. Se dai miei interlocutori mi fosse chiesto di dimettermi lo farei
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subito. Invece plaudono al mio coraggio». Quindi nessuna marcia indietro? «Sono
figlio di un operaio dell' Italsider, sono fiero delle mie radici, ho sempre vissuto e
ancora vivo e lavoro a Bagnoli. Sono orgoglioso di vivere e essere napoletano. Il
clamore ha avuto il merito di accendere i riflettori su un nodo sottovalutato. Anche
altri devono assumersi le proprie responsabilità. Prima che ci scappi un morto». Si
riferisce alle forze dell' ordine? «Le forze dell' ordine fanno il massimo e lo fanno
anche bene. Una situazione del genere affonda radici nella società, nella gestione
delle povertà. Nel degrado bisogna mettere le mani. Non è solo una questione di
ordine pubblico. Proprio a difesa del volto sano di Napoli che ho pronunciato la mia
provocazione. Ricordo che il sindaco e altri rappresentanti delle istituzioni vennero
nei pronto soccorso ad indossare le simboliche pettorine antiproiettile che facemmo
stampare per connotare i rischi che corrono i sanitari al pronto soccorso. In fondo la
sottolineatura è dello stesso stampo». Napoli che città è oggi? «Se a Napoli la
movida si fronteggia con il coprifuoco, se in periferia una guardia giurata, un padre
di famiglia, viene brutalmente assassinato senza una ragione plausibile, se un
ragazzo che cammina in una zona centrale viene aggredito e accoltellato a sangue
freddo da quattro coetanei è evidente che nel profondo della nostra comunità si
sono formati grumi di violenza fuori controllo che bisogna denunciare e affrontare su
tutti i piani senza infingimenti». © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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15/05/2018                                                                                                                  Pagina 25
                                    Il Mattino (ed. Benevento)
                                                                                                                            EAV: € 10.224
                                                                                                                            Lettori: 133.364
                                            Argomento: Sanità Campania

                 «Rummo, a rischio anche Endocrinologia»
 Gianni De Blasio
 La sanità, gli scenari La senatrice
 Lonardo:      ospedale       avviato     al
 declassamento. La Fials: atto aziendale
 illegittimo «Se il nuovo atto aziendale,
 contro il quale ci stiamo opponendo con
 tutte le nostre forze, dovesse essere
 approvato, l' ospedale di Benevento
 perderebbe un altro pezzo importante:
 anche l' endocrinologia ospedaliera non
 ci sarebbe più». Per Sandra Lonardo il
 rischio è forte. Una situazione che «mi
 sento di denunziare come cittadino,
 come istituzione ma, soprattutto, come
 paziente». La senatrice di Forza Italia
 sottolinea che «stiamo assistendo a un
 completo sguarnimento della struttura e,
 se si dovesse continuare su questa linea,
 chissà di quella struttura cosa ne
 resterà. Di fatto, l' ospedale Rummo,
 purtroppo, si sta già avviando al suo
 declassamento a Dea di I livello, così
 come temevamo». Ma anche il sindacato
 contesta. Mario Ciarlo della Fials ricorda
 che la Regione, con il decreto
 commissariale numero 33 del 17 maggio 2016, ha proposto il piano della rete
 ospedaliera, approvato dai ministeri competenti, dopo un anno e mezzo. A novembre
 scorso, però, prima quindi dell' approvazione del piano ospedaliero, era stato
 approvato il decreto commissariale numero 54 avente a oggetto «Annessione del
 presidio ospedaliero Sant' Alfonso all' Azienda ospedaliera G. Rummo. Il decreto,
 stravolgendo il piano ospedaliero 33, disponeva che a partire dal primo gennaio
 2018, il presidio di S. Agata venisse annesso al Rummo. «Tale decreto rileva la Fials
 - non è richiamato nel decreto numero 33/2016». A febbraio, poi, viene ricordato, fu
 emanato il decreto commissariale numero 8 dalla Regione, avente come oggetto il
 «Piano Regionale della Rete Ospedaliera ai sensi del D.M. 70/2015». «A oggi, non
 ancora approvato dai ministeri competenti ma, nonostante ciò, illegittimamente in
 data 31 dicembre 2017 il personale, i servizi e tutte le dotazioni strutturali dell'
 ospedale di Sant' Agata erano già state trasferite nell' organico del Rummo in
 attuazione del decreto 54/2017». A parere di Ciarlo, il digì Pizzuti ha riadottato il un
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nuovo atto aziendale nonostante il decreto commissariale numero 8 a oggi non
ancora sia stato approvato dai ministeri competenti. «Il manager, poi, adottava
anche il bilancio di previsione senza alcun atto a monte che lo legittimasse. Se il
decreto non venisse approvato dai ministeri competenti chiede la Fials - chi pagherà
il danno erariale e l' abuso perpetrato ai danni dei lavoratori e della collettività?».
Preoccupata anche la Uil. Fioravante Bosco, segretario generale aggiunto, teme che
ci si avvii verso il depotenziamento del Rummo, dello smantellamento di Sant'
Agata, con la conseguenza di determinare la perdita del Dea di II livello. «La
questione continua è tutta legata al Decreto Ministeriale numero 70/2015, che
classifica gli ospedali italiani in base al bacino di utenza, e prevede un Dea di II
livello dotato di tutte le branche specialistiche ogni 600mila abitanti, uno o più Dea
di I livello interni alle Asl territoriali e, per i presidi ospedalieri più piccoli, una soglia
minima di posti letto (80), pena la loro chiusura. Nasce perciò una doppia necessità:
evitare la chiusura del presidio di Sant' Agata e aumentare i posti letto del Rummo
per raggiungere lo stesso numero dell' Azienda Moscati. Nei prossimi anni, infatti,
dovendo necessariamente prevedere un solo Dea di II livello, atteso che difficilmente
cambierà il decreto numero 70/2015, la nuova Azienda San Pio non sarà in grado di
garantire i dovuti standard, e quindi sarà inevitabilmente declassificata a Dea di I
livello, con la conseguenza che verrebbe assorbita dall' Azienda ospedaliera di
Avellino o, nella migliore delle ipotesi, dalla Asl Benevento». Per la Uil
Avellino/Benevento l' adozione dell' atto aziendale, che accorpa l' Ospedale «Sant'
Alfonso» e il «Rummo» appare un' evidente forzatura, dovendo la sanità regionale
assicurare che i cittadini di ogni singola provincia possano avere un' adeguata
presenza di Livelli essenziali di assistenza. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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15/05/2018                                                                                                                Pagina 27

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                                                                                                                          Lettori: 133.364
                                          Argomento: Sanità Campania

     «Stai senza pensieri»: la guerra di volantini e manifesti
                             strappati

 Lo scenario La guerra dei manifesti, dei
 volantini, degli adesivi pubblicitari. I
 dipendenti della «Soccorso flegreo»
 passano nei reparti e lasciano i biglietti,
 attaccano le pubblicità sulle pareti,
 lungo le scale, negli ascensori. Dopo di
 loro arrivano quelli della «Croce
 aversana»       e    «ripuliscono   tutto».
 Strappano le pubblicità una a una. Poi
 vanno a rapporto dal «capo». «Le
 abbiamo tolte tutte». Eppure qualcosa
 «sfugge». Tant' è che viene intercettata
 una conversazione in cui qualcuno
 avvisa Belfiore che «sul muro della
 rampa dei disabili c' è un adesivo di
 quelli di Giugliano». Belfiore non ci sta a
 lasciare entrare altri al Moscati. Ne parla
 con un dipendente che infatti sottolinea.
 «Perché tu... dopo tanti anni di sacrifici
 non è giusto che poi... arrivano gli altri».
 «Ho risolto - ribatte Belfiore - ma mi sono
 dovuto rivolgere ai compagni di Casale».
 «I compagni di Casale» per il gip sono gli
 uomini di Augusto Bianco figlio del
 bidognettiano Cesare. Il controllo in ospedale per il servizio delle ambulanze è
 capillare. I dipendenti di Belfiore monitorano i concorrenti e se escono con barelle
 vuote dal Pronto soccorso, segnale che hanno appena svolto un servizio, chiamano il
 loro capo e lo fanno presente. Lo stesso avviene quando li vedono aggirarsi per altri
 reparti e poi trovano il materiale pubblicitario della «Soccorso flegreo». «Quello di
 Napoli ha prelevato un paziente e ha lasciato i biglietti nel reparto... li ha seminati
 dappertutto». Addestrati al punto che si prestano a fare da vedette. «Resto un po'
 qua a guardare per vedere se arrivano quelli di Giugliano». La situazione rischia di
 degenerare quando per rimettere le cose a posto viene chiamato in causa l' altro
 presunto garante dell' accordo, Mariettello di Casale, tal Mario De Luca. «Da domani
 mattina anche Soccorso flegreo deve tornare ad Aversa», il dictat che comunica in
 ufficio ai dipendenti del giuglianese. Ma Belfiore non si perde d' animo e appena

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saputo della visita di Mariettello, chiarisce «Mo se la vedono tra loro». E infatti
chiama il suo sponsor, vale a dire Augusto Bianco. Poco dopo il ragazzo lo contatta.
«Fratello, tutto a posto, stai senza pensieri.... poi se è qualcosa mi fai sapere». «Ok
fratello... grazie... sei grande». L' intervento risolutivo gli «costa» cento euro... «Ho
avuto un piccolo problem... mi servono cento euro», dice Bianco. ma.lig. ©
RIPRODUZIONE RISERVATA.

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15/05/2018                                                                                                                Pagina 27

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                                                                                                                          Lettori: 133.364
                                          Argomento: Sanità Campania

             «Trauma Team» l' assistenza ora è territoriale

 Assistenza territoriale: costituito il
 «Trauma Team», un gruppo di lavoro di
 18 medici specialistici, che sarà
 operativo presso i presidi ospedalieri di
 Ariano Irpino, Sant' Angelo dei Lombardi
 e Solofra. L' altro giorno, il via libera del
 direttore generale dell' Asl, Maria
 Morgante, che ha deliberato l' atto
 recependo il decreto commissariale del
 primo febbraio sul Piano regionale di
 programmazione della rete ospedaliera.
 Il «Trauma Team» è un' Unità
 organizzativa funzionale composta dall'
 insieme di figure professionali, medici e
 infermieri con diversa specializzazione,
 che     interviene      nel     trattamento
 immediato dei pazienti gravemente
 traumatizzati. L' Unità è coordinata da
 un Trauma leader - un anestesista-
 rianimatore -il quale raccoglie le
 informazioni dalla squadra di soccorso
 preospedaliera, definisce le priorità
 diagnostico - terapeutiche e l' intervento
 dei vari medici. Inoltre, esegue o
 autorizza le procedure invasive diagnostisco - terapeutice in shock room e le ulteriori
 indagini oltre a controllare le condizioni generali del paziente. Dopo un periodo di
 formazione, sotto la direzione di Giuseppe Di Grezia, il gruppo sarà operativo. Un
 altro passo verso l' innalzamento degli standard dell' assistenza territoriale. an. pl.
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15/05/2018                                                                                                                Pagina 25
                                  Il Mattino (ed. Benevento)
                                                                                                                          EAV: € 4.096
                                                                                                                          Lettori: 133.364
                                          Argomento: Sanità Campania

               Cesaro (Fi): «Sospendere subito il piano»

 La mozione Ieri il consigliere regionale di
 Forza Italia, Armando Cesaro, come
 aveva già avuto modo di anticipare
 anche a Benevento ha trasmesso la
 mozione al governatore De Luca sulla
 vicenda sanità nel Sannio. «Rilevata la
 inappropriata     adozione     dell'   Atto
 Aziendale dell' Azienda ospedaliera S.
 Pio - è scritto - per ingiustificabile
 attuazione degli effetti connessi al piano
 ospedaliero adottato ma non ancora
 efficace per mancata definizione del
 percorso i validazione ministeriale;
 rilevato ancora le insanabili carenze
 procedurali e contenutistiche relative all'
 atto aziendale, i consiglieri firmatari
 impegnano il governatore ad assumere
 tutte le iniziative affinché si intervenga
 sul piano politico e istituzionale per
 sospendere l' attuazione dell' atto
 aziendale del Rummo per il protrarsi di
 distorsioni e anomalie operative per
 effetto         di      un       sostanziale
 depauperamento dell' offerta sanitaria
 dell' Azienda ospedaliera Rummo in favore della costituzione di un Polo Oncologico
 che sarebbe destinato ad offrire servizi all' intero territorio regionale; garantire nella
 macroarea Avellino-Benevento che entrambe le città restino dotate di Dea di II
 livello mediante l' eliminazione della seguente locuzione La presenza dei due Dea di
 II livello nella macroarea rappresenta un' eccezione derivata da una condizione
 preesistente». © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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15/05/2018                                                                                                                Pagina 27

                                                                                                                          EAV: € 7.641
                                                                                                                          Lettori: 133.364
                                          Argomento: Sanità Campania

                   Croce Rossa, via ai corsi di autodifesa

 La svolta Il presidente Monorchio:
 «Troppa violenza, dobbiamo addestrare i
 soccorritori» Sicurezza in corsia: per
 fronteggiare l' escalation di aggressioni
 di     camici      bianchi     serve        un
 addestramento specifico per medici,
 infermieri e barellieri. Sia sul piano
 psicologico       sia      riguardo        all'
 apprendimento di tecniche di autodifesa.
 A sostenerlo è il presidente della Croce
 rossa     italiana    partenopea       Paolo
 Monorchio. All' indomani degli ultimi due
 episodi di violenza ai danni della
 postazione Crispi del 118 (gestita dalla
 Croce rossa in convenzione con la Asl
 Napoli 1), Monorchio, oltre a chiedere l'
 intervento del prefetto e del Comitato
 per l' Ordine pubblico, rilancia l' idea di
 mettere in campo una formazione
 psicologica specifica per tenere a freno
 la tensione e smontare la rabbia degli
 interlocutori    in    situazioni    critiche
 sottraendosi a discussioni o contatti
 rischiosi. «La Croce Rossa di Napoli -
 avverte a tal proposito Monorchio - dopo gli ultimi episodi di violenza ai danni di
 persone e strutture di soccorso, aggiungerà alla sua periodica formazione, di tipo
 sanitario, anche un corso che focalizzi il più possibile l' importanza delle tecniche di
 autodifesa fra i soccorritori. Soprattutto quelli che vivono realtà complesse in cui il
 controllo delle emozioni delle persone coinvolte non è facile. Sempre più spesso -
 aggiunge Monorchio - la cronaca ci ha consegnato casi di aggressioni nei confronti
 degli operatori sanitari, a tutti i livelli, e nella maggior parte dei casi queste hanno
 come vittime delle donne. Saper rispondere in maniera adeguata alla violenza e
 cogliere i segnali che preannunciano un' escalation di violenza, disinnescare la
 rabbia dell' interlocutore prima che sfoci in un' aggressione fisica, può essere una
 competenza appresa in una mentalità difensiva». L' idea di imparare a riconoscere i
 campanelli d' allarme di una violenza imminente, per poterla prevenire ed evitare, è
 un tema già sollevato dalla Federazione nazionale degli Ordini dei medici, che ha
 introdotto di recente tali tecniche di autodifesa psicologiche, e le mosse per
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divincolarsi o mettere a terra l' aggressore, in tutti i corsi Ecm (formazione
obbligatoria) per i camici bianchi che lavorano in condizioni di rischio. Come le
guardie mediche, i pronto soccorso, le visite domiciliari, la sanità veterinaria. Dall'
Agenas, l' ente che si occupa dell' Educazione continua in medicina, è arrivata a
metà dello scorso marzo una prima, concreta, risposta: la gestione delle situazioni
che generano violenza nei confronti degli operatori sanitari è stata infatti inclusa,
con una delibera, tra le tematiche di interesse nazionale del sistema Ecm. Sarà
dunque possibile organizzare corsi accreditati sulla gestione del rischio, a tutti i
livelli, dall' epidemiologia del fenomeno alla prevenzione del rischio secondo i
sistemi di risk management, alle tecniche psicologiche e sulle tecniche di autodifesa.
e.m. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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15/05/2018                                                                                                               Pagina 27

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                                                                                                                         Lettori: 133.364
                                         Argomento: Sanità Campania

  Fino a 300 euro a chilometro Malati stritolati dalla camorra

 «Stai senza pensieri, ho risolto. Se hai
 ancora problemi fammi sapere». La frase
 sembra tratta da recenti serie tv sulla
 camorra, invece viene dall' ordinanza di
 custodia cautelare in carcere spiccata
 ieri per Augusto Bianco e Luigi Belfiore.
 La pronuncia, ovviamente, il primo,
 26enne figlio di Cesare Bianco del clan
 bidognetti. I due, peraltro, al telefono si
 parlano con toni di grande confidenza,
 chiamandosi a vicenda «fratello». Il gip
 accoglie il quadro tratteggiato dalla Dda
 e aggiunge che l' arresto si rende
 necessario dal momento che i due non
 solo possono reiterare il reato ma
 sarebbero anche capaci di ritorsioni nei
 confronti di coloro che, collaborando con
 la polizia, li hanno denunciati. Il controllo
 dei vari reparti del Moscati, dall'
 ortopedia alla gastroenterologia, dal
 Pronto soccorso alla chirurgia è affidata
 ad alcuni parenti di Bianco oltre che ai
 dipendenti di Belfiore. Per controllo si
 intende il pedinamento dei dipendenti
 delle ditte avversarie. Che deve avvenire, dice Bianco «Con calma e senza fare
 bordello». Profilo basso, dunque, anche con i pazienti, ma se c' è da chiedere più
 soldi di quanti ne sarebbero dovuti, Belfiore si pone un solo problema. Si assicura
 che i pazienti da trasportare non siano imparentati con esponenti delle forze dell'
 ordine e fa in modo che i pagamenti avvengano in casa e non in ufficio. Indicativa in
 tal senso una intercettazione del 2015. «Ha fato storie per il pagamento...», dice un
 dipendente. «Non ti preoccupare questo non né carabiniere né poliziotto... è uno
 scemo di Gricignano». Le «storie» del malcapitato sono dovute alla cifra esorbitante
 che gli viene chiesta per un trasporto in codice rosso: 300 euro per meno di un
 chilometro visto che Aversa e Gricignano confinano. Il cliente ovviamente si lamenta
 «Ha detto che lui vedeva l' illecito perché mi pagava a casa e non in ufficio», spiega
 il dipendente a Belfiore. Il costo, ovviamente, si spiega con l' egemonia che la Croce
 aversana di Belfiore si è conquistata nel tempo e alla quale non intende rinunciare
 «dopo tanti sacrifici», dice il diretto interessato. Un chilometro in ambulanza costa
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300 euro perché non ci sono concorrenti e quindi ci si può approfittare della
situazione di bisogno, e di emergenza, nella quale si trova il paziente. «Nessun
collaboratore si deve avvicinare ai pazienti per contrattare il prezzo del trasporto»,
si legge, sempre, nelle intercettazioni. E guai a chi si frappone tra la «Croce
aversana» e il Moscati. Una capossala avrebbe rischiato grosso. Litiga con un
dipendente di Belfiore e da quel momento fa di tutto per ostacolarne gli affari. Ma
anche in quel caso interviene il giovane Bianco. «Alla gastro ci vengo io a parlare
con questa», dice il ragazzo. Non si sa cosa sia successo dopo. Ma nessuno è riuscito
a intaccare l' egemonia di Belfiore. Prova che il piano di Bianco probabilmente non
aveva margini di errore. ma.lig. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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15/05/2018                                                                                                                Pagina 5

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                                                                                                                          Lettori: 29.750
                                          Argomento: Sanità Campania

                  Gli infermieri: «Lavoriamo nel terrore»
 DADEMA.
 IL GRIDO D' AIUTO Il presidente dell'
 Ordine di categoria aveva già incontrato
 il prefetto: «Ora interventi subito»
 NAPOLI. Il numero uno dell' Asl Napoli 1
 Mario Forlenza, all' indomani dell'
 aggressione       subita    sabato      dall'
 infermiera del 118, aveva lanciato l'
 allarme chiedendo la convocazione
 straordinaria del comitato per l' ordine e
 la sicurezza pubblica in prefettura. Chi ci
 era già stato dal Prefetto Carmela
 Pagano, qualche settimana prima, è il
 presidente dell' ordine degli infermieri di
 Napoli Ciro Carbone, che aveva
 presentato al Prefetto, in un incontro a
 Palazzo della Foresteria, un documento
 con la denuncia delle condizioni di paura
 in cui sono costretti a lavorare gli
 infermieri napoletani e le proposte per
 trovare immediatamente una soluzione.
 Tanto      che,    all'   indomani      dell'
 aggressione di sabato, Carbone si era
 espresso con parole molto dure: «Mentre
 siamo      vicini   alla   collega    ferita,
 esprimiamo nei confronti delle istituzioni locali il nostro profondo biasimo per l'
 immobilismo dimostrato e il si lenzio assordante dei provvedimenti presi. Anche
 denunciare può non valere niente a Napoli. Noi abbiamo denunciato. Abbiamo
 proposto interventi per iscritto. Abbiamo fatto incontri con autorità politiche e del
 Governo sul territorio, sollecitato forze dell' ordine, ma niente si muove. Sembra che
 non interessi a nessuno né tutelare chi lavora e rischia la vita per assicurare il diritto
 alla salute, né i cittadini». Insomma, gli infermieri napoletani sono allo stremo.
 Anche perché hanno denunciato da tempo la situazione di pericolo. Basta dare un'
 occhiata alla prima pagina dell' ultimo numero del periodico "NapoliSana Campania",
 la rivista dell' ordine degli infermieri che è entrata a far parte della rete mondiale
 delle pubblicazioni scientifiche (la prima nel CentroSud, la seconda in Italia).
 "Aggressioni in ospedale, si lavora nel terrrore", il grido d' allarme del periodico degli
 infermieri, prima degli ultimi due episodi che hanno riacceso la luce di tutti i media
 sul fenomeno. «Nei nostri ospedali gravi e deplorevoli episodi di aggressioni e di
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