Media Monitoring per 10-09-2018 - Rassegna stampa del 10-09-2018 - San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona ................................................................................ 1 Muore a 52 anni, la famiglia dona gli organi ........................................................................ 1 «ASSENTEISMO, IMPRONTE DIGITALI CONTRO I FURBETTI» ............................................... 2 Detenuto in carcere, morì in ospedale: quattro le persone indagate .............................. 3 Detenuto in carcere, morìin ospedale: quattro indagati .................................................... 4 Salerno: la storia di Giusy e del “parto miracolo” al Ruggi ............................................... 5 Attività chirurgiche Confronto al Ruggi sull'organizzazione .............................................. 6 Sangue, scoppia la nuova emergenza aumenta il fabbisogno, Sos ai donatori .............. 7 Sanità Salerno e provincia .............................................................................................................. 9 La truffa incidenti faccendieri in corsia ................................................................................. 9 Minacce al primario: solidarietà da Borrelli. ....................................................................... 11 Sanità Campania ............................................................................................................................. 12 «Disagio ingestibile senza adeguati reparti» ..................................................................... 12 Fi: «Dal Pd soltanto appelli, De Luca rassicura Mastella» ................................................ 13 Ospedale, personale all'osso Sindacati sul piede di guerra ............................................. 15 Pronto soccorso, la sfida dei sindaci .................................................................................... 17 Solitudine e fragilità giovani, boom suicidi ........................................................................ 19 Sanità nazionale ............................................................................................................................. 21 «Così le macchine faranno le diagnosi al posto dei medici» ............................................ 21 «Epidemie favorite dalla globalizzazione» .......................................................................... 23 «L' hanno presa anche tre miei familiari» ........................................................................... 25 «Le cause? Possono restare un' incognita» ........................................................................ 26 Caos vaccinazioni: l' ultima proposta è la profilassi anche per prof e bidelli ............... 27 Diritto al riposo? Non per tutti .............................................................................................. 29 Il Trentino è a caccia di medici (all' estero) ........................................................................ 31 La dottoressa che impara a difendersi da sola .................................................................. 32 Pagamenti, lo Stato frena ancora la sanità alza un muro sul factoring ......................... 34 Polmonite nel Bresciano Allerta nelle scuole Sale il numero dei contagi ...................... 37 Polmonite, ecco come difendersi .......................................................................................... 39 REDDITO DI SALUTE CONTRO LE DISUGUAGLIANZE ........................................................... 41 Schegge e memorie del grande cinema Una terapia per chi soffre di Alzheimer ......... 43 Sulle pensioni dei professionisti il prelievo di solidarietà è un enigma ......................... 45
08/09/2018 EAV: € 1.101 Lettori: 19.200 Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona Link alla pagina web Muore a 52 anni, la famiglia dona gli organi Salerno. Ancora un prelievo multiorgano all'ospedale Ruggi D'Aragona di Salerno. Dopo un lungo ricovero nel Reparto di Rianimazione a seguito di lesioni encefaliche, nella giornata di ieri è stata verificata la morte cerebrale di un paziente di 52 anni, ed i familiari hanno voluto dare un senso al decesso del loro amato congiunto acconsentendo alla donazione degli organi. L’organizzazione del prelievo multiorgano ha comportato un grande impegno da parte di tutto il personale dell’Unità Operativa Complessa di Anestesia e Rianimazione che si è alternata per circa trenta ore accanto al paziente per consentire l’arrivo delle equipe provenienti da fuori regione per il prelievo del cuore, fegato, e reni. Le cornee, invece, sono andate alla Banca presente al Vecchio Pellegrini di Napoli. Un lavoro effettuato in perfetta sinergia tra medici ed infermieri finalizzato, ancora una volta, a quel risultato finale rappresentato dalla salvezza di tante vite. Un successo ottenuto anche grazie alla Polizia Stradale che, anche questa volta, non ha esitato a mettersi a disposizione per effettuare la staffetta per il trasporto di uno degli organi all’Aeroporto di Capodichino. Il prelievo d’organi di quest’oggi è il terzo eseguito in meno di tre settimane presso l’AOU di Salerno, ed è stato possibile solo grazie all’umanità delle famiglie che, mettendo da parte il dolore e la disperazione per la perdita. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
09/09/2018 Pagina 2 Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona «ASSENTEISMO, IMPRONTE DIGITALI CONTRO I FURBETTI» (fr.ien.) Salerno. Impronte digitali per stanare gli assenteisti della pubblica amministrazione, sul modello del sistema di controllo adottato dall'azienda sanitaria Ruggi di Salerno. Una proposta anti-truffa, quella lanciata dalla Lega, che prende di mira i cosiddetti furbetti del cartellino, e recepisce le direttive del ministero della Giustizia. Proprio all'ospedale di via San Leonardo, a seguito di un'approfondita inchiesta della Procura, si è scoperto che centinaia di operatori avrebbero avuto l'abitudine di timbrare il badge senza essere effettivamente sul luogo di lavoro. Il deputato leghista Daniele Belotti ha presentato una specifica mozione: «Per mettere fine agli scambi di badge tra colleghi e alle timbrature facili occorre introdurre negli uffici pubblici le timbratrici con le impronte digitali. Dopo la lotta alla corruzione è doveroso arginare i furbetti del cartellino che non solo truffano i cittadini, ma gettano discredito verso la Pubblica Amministrazione e demotivando i colleghi onesti. Con l'installazione al posto delle tradizionali timbratrici dei marcatempo elettronici con impronta digitale per rilevazione presenze sul lavoro, come avviene in alcune aziende private, si dà un messaggio chiaro verso coloro che truffano. Per questo c'è da sperare che i sindacati si pongano a difesa dei lavoratori onesti, sostenendo questa proposta. Questa mozione vuole sostenere la proposta che il ministro Giulia Bongiorno ha già annunciato nelle scorse settimane al Consiglio dei ministri, riprendendo, tra l'altro il precedente dell'Azienda Ospedaliero- Universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona di Salerno, primo ente pubblico autorizzato dal Garante della Privacy ad installare un sistema di lettura di dati biometrici mediante parziale identificazione dell'impronta digitale. Il rilevatore ad impronte non memorizza in alcun modo il dato biometrico, residente sul badge e letto solo al momento della timbratura. Il sistema prevede che il dipendente appoggi sia il badge che il dito sul marcatempo che confronta le informazioni lette trasmettendo al sistema centrale, in caso positivo, le sole informazioni di timbratura (matricola, data e ora, causale)». Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
09/09/2018 ilgiornaledisalerno.it EAV: € 442 Lettori: 1.000 Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona Link alla pagina web Detenuto in carcere, morì in ospedale: quattro le persone indagate Sono quattro le persone indagate per la morte di Aniello Bruno, il 50enne di Angri, detenuto, morto nell’ospedale di Salerno ad inizio aprile. Le iscrizioni recano la firma del sostituto procuratore Federico Nesso. Le persone attenzionate sono tre medici del penitenziario di Fuorni e un medico dell’ospedale. L’accusa formale per tutti è di omicidio colposo. L’uomo fu colto da un malore in cella, finendo con l’essere ricoverato in ospedale. Ma quei dolori alla schiena che aveva avvertito non gli sarebbero stati curati a dovere. In una fase successiva, al paziente-detenuto gli furono diagnosticate anche delle coliche renali. Sarebbe stato curato superficialmente, in una prima fase, per poi essere dimesso. Quando tornò in carcere però, durante un colloquio con la moglie, non sarebbe riuscito più a parlare dai dolori, tornando in cella. Nello stesso pomeriggio fu nuovamente trasportato al Ruggi, per essere operato presso la chirurgia d’urgenza a causa di una perforazione dell’intestino. Dopo l’operazione fu la volta della rianimazione, dove esalò l’ultimo respiro. L’ipotesi che fu fatta sul decesso portava ad una sepsi. La famiglia aveva tuttavia sporto denuncia, sottolineando che l’uomo aveva perso 18 chili e che quel malessere si protraeva oramai da 20 giorni. La famiglia si è affidata all’avvocato Pierluigi Spadafora, che ha denunciato anche lo smarrimento di una valigetta con dentro l’esito di alcuni accertamenti medici. L’uomo si trovava in cella, dopo aver violato il regime di semilibertà, avendo incontrato una persona con dei precedenti penali. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
09/09/2018 EAV: € 3.067 Lettori: 176.667 Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona Link alla pagina web Detenuto in carcere, morìin ospedale: quattro indagati ANGRI. Sono quattro le persone indagate per la morte di Aniello Bruno, il 50enne di Angri, detenuto, morto nell'ospedale di Salerno ad inizio aprile. Le iscrizioni recano la firma del sostituto procuratore Federico Nesso. Le persone attenzionate sono tre medici del penitenziario di Fuorni e un medico dell'ospedale. L'accusa formale per tutti è di omicidio colposo. L'uomo fu colto da un malore in cella, finendo con l'essere ricoverato in ospedale. Ma quei dolori alla schiena che aveva avvertito non gli sarebbero stati curati a dovere. In una fase successiva, al paziente-detenuto gli furono diagnosticate anche delle coliche renali. Sarebbe stato curato superficialmente, in una prima fase, per poi essere dimesso. Quando tornò in carcere però, durante un colloquio con la moglie, non sarebbe riuscito più a parlare dai dolori, tornando in cella. Nello stesso pomeriggio fu nuovamente trasportato al Ruggi, per essere operato presso la chirurgia d'urgenza a causa di una perforazione dell'intestino. Dopo l'operazione fu la volta della rianimazione, dove esalò l'ultimo respiro. L'ipotesi che fu fatta sul decesso portava ad una sepsi. La famiglia aveva tuttavia sporto denuncia, sottolineando che l'uomo aveva perso 18 chili e che quel malessere si protraeva oramai da 20 giorni. La famiglia si è affidata all'avvocato Pierluigi Spadafora, che ha denunciato anche lo smarrimento di una valigetta con dentro l'esito di alcuni accertamenti medici. L'uomo si trovava in cella, dopo aver violato il regime di semilibertà, avendo incontrato una persona con dei precedenti penali. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
09/09/2018 EAV: € 405 Lettori: 2.100 Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona Link alla pagina web Salerno: la storia di Giusy e del “parto miracolo” al Ruggi Angelo Murano SALERNO. La nascita del piccolo Ferdinando Maria, avvenuta tra il 15 e 16 agosto scorso, è stata un vero miracolo. Questa la storia di Giusy e Marco, i genitori. La testimonianza Questa la testimonianza della madre del piccolo: “I medici mi avevano detto che non c’era nulla da fare. L’obiettivo era di arrivare a 28 settimane così il bambino, anche se prematuro, avrebbe avuto delle speranze di vita”. Giusy invece, oltre ogni più rosea previsione, partorisce alla trentaseiesima settimana, con il piccolo che alla nascita pesava 2 chili e 700 grammi. I genitori ringraziano Dio e la Madonna, da cui la decisione del nome del piccolo. Giusy e Marco sono grati anche a tutta l’equipe del Ruggi ed in particolare le ostetriche Cinzia Iennaco e Maria Di Matteo, il dottor Carlo De Rosa e il primario Raffaele Petta. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
10/09/2018 Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona Attività chirurgiche Confronto al Ruggi sull'organizzazione Salerno/Cava. Revoca del provvedimento sulla riorganizzazione delle attività chirurgiche e la creazione di una commissione paritetica mista ospedaliero/ universitaria. Di questo si discuterà dopodomani nell'incontro organizzato dalla dirigenza del Ruggi dopo che Mario Polichetti (Fials), in una lettera al manager aveva esposto le criticità sollevate. «Siamo contenti che il direttore generale Giuseppe Longo abbia convocato i sindacati di un tema così importante. Il dialogo resta la strada migliore e questa volta ne diamo atto. Con le parti sociali spero si possa avviare un discorso unico che deve fare bene a studenti, studenti universitari e cittadini», ha detto Polichetti. «Continueremo a portare avanti la nostra linea, ma non è un no a priori. Siamo pronti a capire quale soluzione si vorrà attuare e se sarà valida la estenderemo a tutti». Polichetti aveva denunciato l'impossibilità di raddoppiare le unità operative complesse che prevedono una direzione universitaria ed una ospedaliera. Per il sindacalista la sola attribuzione di un codice di struttura senza identificazione dei posti letto attribuiti, creerebbe delle enclavi universitarie semiautonome». Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
10/09/2018 Pagina 25 Il Mattino (ed. Salerno) EAV: € 9.696 Lettori: 133.364 Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona Sangue, scoppia la nuova emergenza aumenta il fabbisogno, Sos ai donatori SABINO RUSSO L' ASSISTENZA Sabino Russo Nuova emergenza sangue. Dopo le consuete anemie di scorte a cavallo delle festività natalizie e delle vacanze estive, torna l' incubo negli ospedali di zona. La bacheca Sistra, che monitora le richieste regionali, segnala una carenza di oltre 800 sacche di sangue in quattro regioni: Campania, Lazio, Toscana e Basilicata. Il Centro nazionale sangue (Cns) ricorda, quindi, la necessità di programmare una donazione e di allertare le associazioni dei donatori per aumentare la raccolta LA SOLIDARIETA' Una gara di solidarietà che più volte i salernitani hanno dimostrato di saper vincere, come nel caso di natale scorso, quando la corsa alla donazione nei diversi presidi ospedalieri e centri trasfusionali della provincia permise di sopperire alla carenza registratasi tra i nosocomi dell' Asl e del Ruggi, per l' alto consumo e la contemporanea riduzione della raccolta di plasma ed emocomponenti, che aveva provocato una sofferenza molto diffusa. Nell' occasione furono quasi 200 le persone che si presentarono in via San Leonardo, andandosi ad aggiungere al centinaio dei giorni precedenti alle festività e agli altrettanti donatori che erano andati tra Eboli, Battipaglia, Polla e Nocera. Una anemia che in provincia di Salerno, durante le festività natalizie, aveva fatto registrare una riduzione del 20 per cento di sacche di sangue rispetto alla richiesta mensile degli ospedali salernitani, che si attesta intorno alle 2500 unità. L' esigenza di sangue si attesta intorno alle 30 mila unità all' anno. In questo contesto, a fare la parte da leone è il Ruggi, che da solo necessita di circa 18 mila unità di sangue. Mediamente ogni giorno il fabbisogno dell' azienda ospedaliera universitaria si aggira intorno alle 60-70 sacche, per un totale di 1500 mila unità al mese. Nel 2017 il fabbisogno di sangue del Ruggi è cresciuto tantissimo, perché da quando è passata ad azienda ospedaliera universitaria i Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
reparti sono diventati 70, con almeno 20 sale operatorie. Per di più il dipartimento oncoematologico ha aumentato il numero di ricoveri, dei day hospital, delle chemioterapie in modo esponenziale, con molte anemie post-terapie. IL FABBISOGNO A questo va aggiunto il consumo notevole della cardiochirurgia. Per il 2018, poi, si prevede una ulteriore crescita del fabbisogno. Nel frattempo, l' azienda ospedaliera universitaria ha rifinanziato con 220 mila euro il fondo per il «progetto sangue», anche grazie ai 108 mila euro provenienti dalla cessione di sacche nel corso del 2017, che testimoniano anche la grande attività e attenzione in questo campo del Ruggi. Le strutture trasfusionali, al di là delle raccolte straordinarie, sono aperte: al Ruggi tutti i giorni, a Nocera e Battipaglia dalle 8 alle 12 tutti i giorni feriali, a Eboli nelle stesse, ma anche nei giorni festivi, mentre a Polla dal lunedì al venerdì; a Vallo della Lucania e Sapri negli stessi giorni dalle 8.30 alle 12, mentre a Roccadaspide il lunedì e il venerdì dalle 9 alle 12. L' emergenza di questi giorni segue quella ben più grave dello scorso anno, quando mancavano oltre 2600 unità di globuli rossi negli ospedali campani. Di queste circa 1000 in provincia di Salerno, di cui circa la metà nella sola azienda ospedaliera universitaria. Condizione di emergenza che andava avanti ormai da diversi mesi e che aveva già costretto, a inizio estate, alcune direzioni sanitarie a rimandare interventi chirurgici programmati per l' impossibilità di garantire la trasfusione a tutti i talassemici. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
10/09/2018 Pagina 25 Il Mattino (ed. Salerno) EAV: € 11.215 Lettori: 133.364 Argomento: Sanità Salerno e provincia La truffa incidenti faccendieri in corsia Francesco Faenza La crociata del primario ha cambiato la mappa degli incidenti falsi. Da quando Rino Pauciulo ha preso le redini del pronto soccorso di Eboli (gennaio 2018) dai corridoi dell' ospedale sono scomparsi diversi sedicenti legali con intenti truffaldini. Decine di referti su incidenti falsi sono stati trasmessi da Pauciulo ai carabinieri di Eboli. Così si spiega la lettera minatoria recapitata venerdì mattina al medico di Corbara. Mentre le forze dell' ordine continuano le indagini, spuntano i retroscena sui protagonisti degli incidenti falsi. La figura più singolare a Eboli è un presunto perito tecnico che si finge avvocato. È piuttosto abile. La sua rete di complicità è composta da ragazzi incensurati e piccoli pregiudicati, qualche conoscenza in ospedale e le amicizie giuste in banca. IL SISTEMA Il sistema truffaldino funziona come una macchina rodata. Il consulente organizzava il bluff, reclutava le comparse, le accompagnava al pronto soccorso dove veniva realizzata la sceneggiata. Ottenuta una prognosi tra i 10 e i 20 giorni di riposo, partiva la segnalazione all' assicurazione. Poi si andava in banca a incassare l' assegno. Con Rino Pauciulo il sistema truffaldino è saltato. I referti medici sospetti vengono azzerati. Il finto avvocato è stato segnalato alle forze dell' ordine. L' allarme lanciato dall' ospedale dovrebbe produrre adesso dei risultati investigativi. Al perito tecnico l' incidente più banale produceva un incasso minimo sui mille euro. Il sedicente legale è il personaggio più ricercato nel mercato dei sinistri fasulli. I complici a reddito zero si prestano alla farsa: fingono lesioni pur di intascare tra i cento e i duecento euro, ignorando i rischi di una denuncia penale. Convincerli è facile. La giustizia, infatti, finora ha fatto flop. I processi celebrati al tribunale di Eboli (soppresso qualche anno fa) si sono conclusi quasi sempre sotto la scure della prescrizione. In pronto soccorso, adesso, lo scenario è cambiato. Il dottor Pauciulo azzera le prognosi quando dalle radiografie non trapelano lesioni. Avvocati truffaldini e feriti fasulli cercano sono alla ricerca di una nuova rete di complicità: Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
«Adesso provano a ingannare i medici dell' ospedale di Battipaglia. Controllate cosa è successo negli ultimi mesi» raccontavano ieri nei corridoi dell' ospedale di Eboli.La crociata del dottor Pauciulo ha prodotto diversi adattamenti. Un altro escamotage è stato il cambio dei complici. Dalla lista dei feriti (finti) sono stati esclusi gli ebolitani che in passato hanno dichiarato anche sei incidenti stradali in un anno. Ora gli avvocati si rivolgono agli extracomunitari o a cittadini dei comuni limitrofi (Campagna, Olevano e Capaccio). Negli ultimi mesi però le sceneggiate si sono concluse male: prognosi zero e fascicolo in caserma. Provvedimento firmato da Rino Pauciulo. GLI SCHIAFFI Tra le vittime del primario militare c' è un' avvocatessa che da almeno tre mesi si tiene alla larga dall' ospedale. La donna è ritenuta una figura minore nella piaga degli incidenti falsi. Due anni fa in pronto soccorso la professinista - si racconta - schiaffeggiò un infermiere, colpevole di averla allontanata dalla sala di emergenza. Dal suo ufficio in ospedale, il primario Pauciulo ha già avuto modo di conoscere certe pratiche disinvolte di certa avvocatura ebolitana: «Li vedo questi ragazzi, riconosco gli avvocati - raccontava il medico della Croce Rossa qualche mese fa - Un giorno mi sono affacciato all' ingresso del pronto soccorso e ho invitato un legale ad andarsene». La crociata di Pauciulo è partita a febbraio quando ai carabinieri sono stati segnalati i primi incidenti falsi. Una decina di fascicoli a settimana su feriti improbabili. Le dinamiche sospette sono simili: due o tre auto distrutte, cinque o sei feriti in ospedale, nessuna chiamata ai carabinieri o al 118. All' arrivo al pronto soccorso a volte nemmeno i racconti coincidono. Due donne cadute dallo stesso scooter, visitate separatamente da Pauciulo, rivelarono di essere finite a terra in due quartieri diversi di Eboli. Il bluff degli incidenti falsi viene spesso smascherato in radiologia dove non compaiono lesioni. Nei mesi precedenti all' arrivo del primario di Corbara vennero allontanati dal S.Maria Addolorata due avvocati. Alcuni radiologi ebbero il coraggio di denunciare la modifica dei loro referti. Il risultato delle radiografie era stato aggravato. Qualcuno era intervenuto per favorire la truffa degli avvocati. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
10/09/2018 Pagina 11 La Città di Salerno Argomento: Sanità Salerno e provincia Minacce al primario: solidarietà da Borrelli. Voglio esprimere la mia piena solidarietà a Rino Pauciulo, il medico dell'ospedale di Eboli oggetto di pesanti intimidazioni ad opera di ignoti, e al tempo stesso assicuro che saremo al suo fianco nella difficile battaglia che sta portando avanti contro i truffatori dei falsi incidenti e dei referti medici costruiti ad arte per frodare le assicurazioni. Probabilmente è proprio questa sua attività ad essere all'origine delle minacce. Non è un caso che la lettera intimidatoria sia stata ricevuta proprio dopo aver messo un freno a diagnosi improbabili da refertare per riscuotere lauti premi assicurativi. Una consuetudine criminale che purtroppo è presente ancora in numerose strutture sanitarie della nostra regione. E' grazie a medici come Pauciulo che riporteremo il servizio sanitario a livelli europei sbattendo fuori truffatori e criminali di sorta dalla sanità campana. Lo ha dichiarato il consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, componente della commissione Sanità. La denuncia del primario del pronto soccorso dell'ospedale cittadino avrebbe rovinato i piani di una rete di truffatori. È questa la prima ipotesi trapelata nell'immediatezza dell'atto intimidatorio ricevuto da Rino Paciulo . In queste ore si rincorrono voci anche su una sorta di faccendiere, che agirebbe in combutta con il gruppo di professionisti di Eboli e dintorni. Comunque si tratta di persone alle quali venivano modellati i referti medici per inchiodare le compagnie assicurative. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
10/09/2018 Pagina 10 EAV: € 5.542 Lettori: 133.364 Argomento: Sanità Campania «Disagio ingestibile senza adeguati reparti» Maria Pirro Quattromila suicidi all' anno in Italia, oltre la metà evitabili. «È possibile affrontare il disagio, soprattutto con i ragazzi, ma in tutta la Campania non ci sono strutture dedicate a loro, mancano anche i posti letto negli ospedali per affrontare le crisi». A sollevare il caso è Fedele Maurano, direttore del dipartimento di psichiatria dell' Asl Napoli 1 Centro. In che modo incidono i social network? «Il mondo virtuale concorre a riempire dei vuoti e a rinforzare in maniera finta tutto quello che si chiede: di essere accolti, riconosciuti, in qualche modo amati. È una distorsione della realtà, che non risolve la situazione. Resta dentro una voragine, chat e messaggini rappresentano una rete per tante persone ma solo illusori. ». Intanto, il disagio si fa più pesante tra i giovani... «C' è un aumento della sofferenza, perché sono venuti meno i legami sociali, dai gruppi ai collettivi, e l' idealità». Non bastasse, in Campania le carenze nell' assistenza psichiatrica sono enormi, in particolare per gli adolescenti. «Il problema è molto complesso: non ci sono posti letto per acuti in ospedale e Asl, per cui si ricorre al servizio psichiatrico per adulti. E lì l' esperienza del ricovero diventa drammatica. Vanno creati luoghi diversi, quanto meno spersonalizzati, per prendersi cura dei ragazzi». Qual è l' ultima situazione critica che ha riscontrato? «Una 16enne, affidata alla nonna che però non è in grado di assisterla, già al secondo tentativo di suicidio. Poi è stato necessario il ricovero nel servizio psichiatrico di diagnosi al San Giovanni Bosco». Gestire queste situazioni è difficile anche per gli adulti. «Ciò accade perché mancano posti letto per acuti, in città ce ne sono 28 anziché 80, non viene privilegiata l' assistenza territoriale e gli operatori sono pochi e fanno quello che possono, ma è evidente che c' è anche un arretramento rispetto agli intenti della riforma Basaglia». © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
10/09/2018 Pagina 23 Il Mattino (ed. Benevento) EAV: € 8.076 Lettori: 133.364 Argomento: Sanità Campania Fi: «Dal Pd soltanto appelli, De Luca rassicura Mastella» VINCENZO DE ROSA LE REAZIONI Vincenzo De Rosa Forza Italia elogia il lavoro di Mastella ed evidenzia «gli scarsi risultati ottenuti a oggi dal Pd sannita». La Cgil esprime perplessità. I 5 Stelle puntano il dito contro il governatore De Luca e il sindaco di Montesarchio Franco Damiano. Ancora reazioni e prese di posizione, dunque, nei giorni della mobilitazione contro la chiusura del pronto soccorso del «Sant' Alfonso Maria de' Liguori» in attesa dell' incontro di questo pomeriggio tra i sindaci che si ritroveranno a Sant' Agata. GLI AZZURRI In una nota il commissario provinciale di Fi Domenico Mauro scrive che «mentre il segretario provinciale del Pd fa intervenire i sindaci di partito, con appelli rivolti a De Luca, il sindaco di Benevento, Clemente Mastella, ha avuto precise assicurazioni dallo stesso De Luca di impegnarsi nella revisione delle decisioni già assunte al fine di salvaguardare la presenza del Dea di II livello al Rummo, oggi a pezzi, e di ripristinare il Pronto Soccorso attivo al Sant' Alfonso». IL SINDACATO La Funzione Pubblica della Cgil di Benevento il sindacato ieri ha diffuso la notizia che la segretaria generale Rosita Galdiero ha vinto il «Premio nazionale Pio La Torre» - mette invece nero su bianco le perplessità e i timori in merito alla riconversione in Polo oncologico del presidio santagatese. «Aldilà delle polemiche di ruolo sottolinea l' organizzazione sindacale -, temiamo che le perplessità che esprimemmo in merito alla riconversione di tale presidio in polo oncologico, prendano corpo in quanto dopo otto mesi non si coglie alcun segnale o dato tangibile». «L' unica concretezza spiegano dalla Cgil - è una deminutio: l' uscita dalla rete d' emergenza di tale presidio, privandolo del Pronto soccorso e instaurando solo un punto di primo intervento, sprovvisto di medico di turno di notte». Un nuovo assetto che «per quanto sperimentale», spiegano dal sindacato, «ci preoccupa molto sia per l' utenza che arriverà di notte al punto di primo intervento con mezzi propri e non troverà un pronto soccorso nelle ore notturne, sia Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
per l' unico infermiere professionale di turno, sovraesposto professionalmente e umanamente». I PENTASTELLATI Per il M5s di Montesarchio la chiusura del pronto soccorso del «Sant' Alfonso» è il frutto della «politica scellerata» perpetrata dal governo regionale «a danno della nostra Provincia». «Chiediamo a De Luca di rivedere il piano che sta attuando», l' appello dei 5 Stelle di Montesarchio che poi attaccano Damiano: «Peccato non aver ancora ascoltato una sola parola del sindaco. Montesarchio è il primo paese della provincia e visto che l' attuale Piano Regionale sta determinando il collasso del sistema sanitario provinciale, vorremmo sapere cosa ne pensa il nostro sindaco. Se condivide la politica di De Luca e da che parte ha deciso di schierarsi. Non vi sono zone grigie, scorciatoie o posizioni attendiste. Il silenzio è assordante». © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
10/09/2018 Pagina 7 Argomento: Sanità Campania Ospedale, personale all'osso Sindacati sul piede di guerra Vincenzo Lamberti Una nuova tegola si abbatte sull'ospedale San Leonardo. Un'altra vertenza quella che si apre tra direzione sanitaria e organizzazioni sindacali. A mettere in moto il nuovo procedimento una lettera con la quale Raffaele Amodio, Carmine Esposito e Michele Costagliola, della Fsi Usai e Nursing-Up chiedono un incontro urgente con i vertici dell'Asl per discutere della situazione lavorativa che si vive nel reparto di chirurgia. La vicenda prende le mosse dalla lettera che il primario del reparto, il dottor Buonaventura Esposito, ha inviato all'Asl. Una missiva nella quale, preoccupato, fa il punto della situazione sollevando il tema della grave carenza di personale nel reparto. Nella missiva, infatti, Esposito sottolinea il cambiamento radicale dell'assistenza ospedaliera dell'unità operativa che obbliga alla sospensione delle liste di attesa dell'ordinario. Secondo il primario, infatti, molti infermieri di questa unità operativa sono già in pensione riducendo di fatto la squadra dei turnisti da quattro a tre sottolinea nella lettera il capo di chirurgia. Un problema reso ancora più complesso anche a causa dell'assenza di personale OSS (operatori socio sanitari) che per questo motivo determinano anche lo spostamento degli infermieri allo svolgimento di questo incarico. E' per questo motivo che nella missiva il primario di chirurgia, sottolineando anche una serie di difficoltà legate ai turni, alle ferie, al personale che gode di particolari agevolazioni di tipo lavorativo (vedi legge 104) chiede che vengano assegnate altre quattro unità e due fuori turno: condizioni necessaria, dunque, per riuscire a risolvere i problemi di personale. Anche i sindacati, dunque, in scia rispetto a questa lettera fanno sentire le loro ragioni: Chiediamo scrive Raffaele Amodio un'assemblea urgente del personale dlela chirurgia proprio per commentare e analizzare la lettera del primario. Del resto abbiamo avuto modo di verificare, di persona, come l'assenza del servizi trasporto infermi, che invece si trova negli ospedali della penisola sorrentina, penalizzi di molto il nostro lavoro spiega Amodio. Che prevede anche una serie di disagi futuri: Con la sospensione delle liste di attesa dell'ordinario è naturale prevedere che vi sarà un blocco dei ricoveri programmati. Senza dimenticare dichiarano i sindacati - che oltre a malattie e ferie gli infermieri devono godere dei necessari riposi compensativi assegnati a chi smonta dal turno di notte, ad esempio. Ma il vero nodo per il reparto resta quello dell'assenza di ausiliari e di supporto: Una situazione che mette in condizione gli infermieri in caso di urgenza di essere demansionati Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
all'occorrenza. L'assenza di queste figure di supporto, in casi di emergenza e urgenza perché la chirurgia è anche urgenza fa si che il personale infermieristico svolga il ruolo di operatorio socio sanitario la protesta dei sindacati. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
10/09/2018 Pagina 23 Il Mattino (ed. Benevento) EAV: € 8.575 Lettori: 133.364 Argomento: Sanità Campania Pronto soccorso, la sfida dei sindaci GIUSEPPE PISCITELLI LA BATTAGLIA Giuseppe Piscitelli Un' altra giornata cruciale quella odierna per le sorti dell' ospedale «Sant' Alfonso», che sembra avere nel destino il numero 8: lavori di costruzione finanziati con i fondi previsti dall' ex articolo 20 legge 67/1988, per più di 18 milioni di euro, posa della prima pietra il 16 luglio 1998, consegna all' Asl il primo ottobre 2008. Dopo un decennio travagliato si vive ancora nell' incertezza della sua sopravvivenza. Se ne parlerà stamattina a Napoli a Palazzo Santa Lucia, dove, su richiesta del consigliere regionale Erasmo Mortaruolo, si terrà un incontro preparatorio alla visita che il governatore Vincenzo De Luca, commissario ad acta alla Sanità, terrà nel Sannio. Mortaruolo ha scritto che «la chiusura del Pronto Soccorso di Sant' Agata va necessariamente evitata. Ed è per questa indispensabile azione che ho richiesto a De Luca di fare proprie le preoccupazioni dei cittadini sanniti, del sindaco di Sant' Agata e di tanti amministratori che hanno condiviso una comune azione di tutela». IL VERTICE Della sopravvivenza del «Sant' Alfonso» si discuterà anche stasera a Palazzo San Francesco, sede del Comune di Sant' Agata de' Goti, dove nella sala consiliare il sindaco Carmine Valentino ha invitato i colleghi di 23 Comuni del comprensorio per una condivisione collegiale, da arricchire magari con altri contenuti, del suo documento del 3 settembre sull' attuazione del nuovo atto aziendale che prevede per il nosocomio goto l' esclusione dalla rete dell' emergenza del 118 e la chiusura del Pronto Soccorso. L' intento è la condivisione di un' azione comune, con un atto da sottoporre poi alla conferenza dei sindaci dell' Asl, da convocare in tempi brevissimi. Al vertice istituzionale è stato invitato anche il vescovo Battaglia. Valentino ha contestato al direttore generale dell' azienda ospedaliera «San Pio», che riunisce Rummo e «Sant' Alfonso», le procedure di riorganizzazione e la metodologia seguita, con chiusura di reparti e contestuale non apertura di altri, perché «i costi resteranno inalterati, o quasi, mentre i ricavi Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
andranno verso l' azzeramento, lasciando intravedere ai profeti di sventura la concreta possibilità di raggiungere I' obiettivo della morte del Sant' Alfonso». LE POLEMICHE A sua volta Valentino è stato contestato per la sua assenza, sia con fischi da parte dei presenti alla manifestazione di sabato (anche a De Luca è stato riservato lo stesso trattamento sonoro) sia sui social. «La mia mancata partecipazione - dice il sindaco - era nota agli organizzatori del comitato, avevo dato la mia disponibilità per anticipare o posticipare a lunedì il sit-in, ma mi è stato risposto che la data era stata già fissata e comunicata. Nel 2010 il Comune agì in sinergia con i comitati civici per sollecitare l' apertura dell' ospedale, il 2 marzo in tanti si incatenarono davanti ai cancelli. Nel 2016 il Comune fece ricorso al Tar contro i decreti commissariali 30 e 33». Sui social è polemica anche per la scarsa partecipazione dei santagatesi all' evento di sabato, che per qualcuno «è stata solo una passerella di politici». Si ritiene, invece, soddisfatta la presidente del comitato «Pro ospedale», Lucrezia D' Abruzzo. «Provvederò entro breve tempo a stilare il documento da inviare agli organi competenti», ha scritto sul gruppo di Facebook. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
10/09/2018 Pagina 10 EAV: € 11.440 Lettori: 133.364 Argomento: Sanità Campania Solitudine e fragilità giovani, boom suicidi FRANCESCO LO DICO IL DRAMMA Francesco Lo Dico Mario Pio l' ha fatta finita a 22 anni, in un casolare di Marcianise. Ma è solo l' ultima vittima di una strage silenziosa. Che ogni dodici mesi falcia in Italia la vita di quasi 500 ragazzi. Sono 4mila gli italiani che si uccidono ogni anno. E di questi, dodici su cento hanno tra i 15 e i 25 anni. I dati dell' Oms mettono i brividi: il suicidio è la seconda causa di morte tra i nostri under 20 dopo gli incidenti stradali. Ne ammazza di più il male di vivere che la droga. Ma sono tanti, tre volte tanto, i ragazzi che vengono riacciuffati per i capelli: ogni anno sono tra i 1000 e i 1500 quelli che tentano l' estremo gesto salvati in extremis dalla fredda contabilità del dolore. Numeri certamente sottostimati, sottolineano gli esperti. «I casi noti sono probabilmente risibili rispetto alla realtà, molti episodi vengono tenuti nascosti a causa dell' alone di vergogna che li circonda», sottolinea lo psicologo Gustavo Pietropolli Charmet. I DATI Da quarant' anni a questa parte, la sindrome di Werther è in preoccupante aumento. Le serie storiche dell' Istat rivelano che dagli anni 70 a oggi, in rapporto a una popolazione giovanile calata di circa il 30% tra gli under 25 c' è stato un aumento dei suicidi di circa il 10%, stabile nelle ultime due decadi del duemila. Uno stillicidio, per i millennials. Era solo venerdì scorso, quando un 19enne si è steso sui binari di Santa Margherita Ligure, e ha atteso che il treno in arrivo lo straziasse. «Sono troppo grassa», aveva scritto Beatrice, quindicenne di Torino. Poi, ad aprile, la decisione di buttarsi sotto il treno, a Porta Susa. A causa di un brutto voto si è lanciato nel vuoto pochi mesi fa un 15enne di Mantova. «Scusate se non sono stato all' altezza», ha lasciato scritto ai genitori. E poi c' è Simone, campano di Avellino proprio come Mario Pio. «Mi uccido», ha scritto su Facebook. Poi si è impiccato a un albero. Per contrappasso, è stato proprio il social a salvare la vita di un giovane sardo. Strappato alla morte, prima di gettarsi da un canale, pochi minuti dopo aver pubblicato un video di commiato. Dopo un rimprovero della madre, a Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
febbraio si è impiccato con una sciarpa, nella sua cameretta, un ragazzino di appena otto anni nel Bresciano. LE CAUSE Perché tanto male di vivere? «Iperconnessi sui social, i ragazzi sono paradossalmente soli come mai prima d' ora. Sperimentano una frammentazione delle relazioni e un impoverimento della qualità dell' attaccamento affettivo che genera in loro una profonda solitudine che spesso diventa devastante. Gli affetti sono le radici che ci tengono sulla terra», risponde Alessandra Graziottin, direttore del Centro di ginecologia e sessuologia del San Raffaele di Milano. Ma la psicoterapeuta aggiunge una secondo spunto di riflessione. «Le giovani generazioni chiosa - sono iperprotette dai genitori, che non allenano più i loro figli ad affrontare le piccole e grandi difficoltà della vita. L' abitudine di togliere di mezzo tutti gli ostacoli, a lungo termine espone i nostri figli a cadute rovinose». Aspetti educativi e biologici sono fortemente connessi. «Nei ragazzi appartenenti a fasce ad alto reddito di tutto il mondo spiega Graziottin - emerge oggi un ritardo maturativo neurobiologico del lobo frontale, la parte neurologica del cervello che controlla gli impulsi. A causa di questo ritardo, il ragazzo che dice mi ammazzerei o lo ammazzerei spesso può passare dalle parole ai fatti. I genitori non li allenano a gestire gli impulsi, e questo si riflette in una scarsa capacità di modulare l' aggressività che porta a reazioni spropositate, come quella di uccidersi per un brutto voto, Crescere i figli nell' ovatta è dannoso». Iperconnessi, immaturi, iperprotetti. «Tre fattori conclude l' esperta - che spesso si combinano tra loro insieme a un ultimo elemento: la vulnerabilità genetica alla depressione, spesso ereditaria, che genera personalità bipolari». C' è dunque una predisposizione genetica alla depressione. Che spesso però non viene colta dai genitori. Come mai? «Ci sono casi di ipersensibilità determinati dalla genetica o da eventi familiari traumatici conferma il direttore del Sert di Verona, Giovanni Serpelloni che spesso non si manifestano per lungo tempo come depressione, per poi esplodere all' improvviso: crisi inaspettate anche per i genitori. Ma va considerato anche, per altri versi, che i dati segnalano come le sindromi ansiose dei nostri ragazzi spesso correlate a sindromi depressive sono in forte aumento». © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
10/09/2018 Pagina 17 EAV: € 34.417 Lettori: 384.276 Argomento: Sanità nazionale «Così le macchine faranno le diagnosi al posto dei medici» ANDREA ANDREI L' INTERVISTA Il giorno in cui gli algoritmi di intelligenza artificiale saranno in grado di stilare diagnosi mediche come il più esperto dei clinici, si avvicina. E un passo fondamentale è stato appena compiuto grazie alla collaborazione tra DeepMind (società controllata da Google), l' Università di Londra e il Moorfields Eye Hospital, il centro inglese più avanzato per la cura delle malattie dell' occhio. In un articolo pubblicato su Nature Medicine sono descritti i risultati di un esperimento in cui, basandosi sul Deep learning, (il meccanismo di apprendimento automatico in grado di scoprire strutture significative nei dati raccolti), è stato creato un software capace di identificare i disturbi più comuni dell' occhio. Partendo da scansioni 3D, il software raccomanda il trattamento corretto, con velocità e precisione senza precedenti. Doctor A.I. non è pronto per essere utilizzato in ospedale al fianco dei medici, ma non manca molto; anche perché gli interessi di Google nelle applicazioni biomediche dell' Intelligenza Artificiale sono considerevoli, e DeepMind, la società nota per aver sviluppato il primo programma in grado di battere un giocatore professionista di Go, è il centro più avanzato al mondo. Trecento milioni di persone soffrono di disturbi alla vista. Non mancano i critici, preoccupati di come questi sistemi saranno integrati nella routine medica. Com' è nata la collaborazione tra DeepMind e le istituzioni mediche? «Due anni fa siamo stati contattati dal dottor Pearse Keane, oftalmologo al Moorfields. Ci ha chiesto se eravamo in grado di rispondere alla necessità di analizzare le scansioni oculari in modo rapido e corretto. Keane è il primo oftalmologo ad aver vinto il premio come miglior clinico del National Institute for Health Research». Quali sono i vantaggi di una diagnostica affidata all' intelligenza artificiale rispetto a quella dell' uomo? «Ogni scansione o risultato di un test contiene le informazioni fondamentali per capire se un paziente è a rischio o no, e quali misure siano necessarie. I sistemi basati sull' intelligenza artificiale possono Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
essere determinanti. Invece di redigere manualmente programmi capaci di riconoscere i segnali di una malattia, un compito proibitivo per le variabili di cui tener conto, i sistemi di A.I. possono essere educati a interpretare i risultati da soli, e capire quali trattamenti siano poi più efficaci per ogni paziente». E in pratica? «I benefici sono i seguenti. 1)Un accesso più egualitario alle cure. La richiesta di questi protocolli medici è più alta in alcune aree del mondo, e in alcuni ospedali più che in altri. Riuscire a fornire un supporto di altissimo livello ovunque, comporterebbe un miglioramento generale. 2) Aumento della velocità. Le tecnologie che sviluppiamo saranno in grado di offrire in tempi brevissimi un primo parere sul paziente, rendendo più rapido il passaggio dagli esami al trattamento clinico. 3) Un altro effetto è la creazione di nuovi sistemi di diagnosi. I sistemi di A.I. hanno il potenziale di trovare strade alternative per connettere le relazioni anche più sottili tra sintomi differenti e risultati diagnostici. E gli strumenti di a.i. migliorano di continuo. Ciò potrebbe aiutare gli ospedali a valutare nuovi protocolli terapeutici». Quali sono le altre sperimentazioni di intelligenza artificiale in campo biomedico? «Lavoriamo con gli ospedali dell' università londinese per capire se il machine learning (l' apprendimento automatico) possa essere di aiuto allo staff medico nel pianificare efficacemente i trattamenti radioterapici per i malati di cancro. I processi utilizzati ora, consumano molta energia; la nostra ricerca è volta a far guadagnare ai medici il tempo che potrebbero usare con il malato o nella ricerca. Altre collaborazioni riguardano il Centro per le ricerche sul cancro dell' Imperial College: cerchiamo di capire se le macchine possano aiutare i medici a individuare nelle mammografie i segni di un possibile tumore, e meglio di quanto facciano i sistemi attuali. Abbiamo anche sviluppato una app chiamata Streams: usata da dottori e infermieri, raccoglie una serie di dati medici sulle condizioni del paziente, permettendo di fare diagnosi molto più rapidamente. Se i risultati indicano che un paziente è a rischio immediato, l' app invia un segnale di allarme». Quando troveremo ad accoglierci in ospedale un sistema di intelligenza artificiale? «È ancora presto. La tecnologia sviluppata con Moorfields deve essere sottoposta a trial clinici prima di essere usata». Che cosa pensa delle critiche a questi nuovi software? «Le tecnologie che sviluppiamo non sono programmate per sostituire l' uomo, ma uno strumento per aiutare i professionisti a dare la giusta priorità ai pazienti con maggiore urgenza di trattamento. E la responsabilità finale sarà sempre degli esseri umani». Michele Neri © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
10/09/2018 Pagina 11 EAV: € 7.047 Lettori: 153.101 Argomento: Sanità nazionale «Epidemie favorite dalla globalizzazione» Loredana Del Ninno Il virologo: responsabili anche i cambiamenti climatici. Mai abbassare la guardia MILANO POLMONITE, legionella e West Nile. La recente comparsa di alcune epidemie sta facendo raffiorare antichi timori rispetto al contagio di massa . Facciamo il punto con Fabrizio Pregliasco, virologo presso il dipartimento di Scienze biomediche per la Salute dell' università degli studi di Milano e direttore sanitario dell' Irccs Galeazzi. Professore, stiamo assistendo a un ritorno al passato? «Non esattamente. Negli ultimi anni si era semplicemente persa la percezione dell' esistenza in tutto il pianeta di focolai d' infezione, della loro rilevanza e del pericolo di diffusione, probabilmente a causa dell' attenzione dedicata al cancro e alle patologie cardiovascolari, tra le prime cause di morte nel mondo occidentale. Invece esistono malattie altrettanto pericolose e temibili». A cosa si deve la recrudescenza delle epidemie? «Alla facilità con cui ci si può spostare da un Paese all' altro, alla globalizzazione e ai cambiamenti climatici che favoriscono la sopravvivenza e la diffusione di alcuni virus e batteri». Ci sono patologie che si prestano maggiormente al contagio? «Sicuramente la zika perché presenta sintomi che possono essere facilmente confusi con altre malattie, causando un ritardo nella diagnosi». Esistono Paesi considerati una 'culla d' eccellenza' per le epidemie? «Quelli che versano in cattive condizioni igienico - sanitarie, dove la denutrizione abbassa le difese immunitarie della popolazione, e nei luoghi in cui c' è una più stretta vicinanza uomo-animale, che favorisce la diffusione di malattie in comune tra le due specie». Cosa si può fare per ridurre i rischi? «È opportuno lavorare su più fronti. Come prima cosa, educare la popolazione a evitare i comportamenti che espongono al contagio. Ad esempio, durante l' epidemia di ebola, i casi aumentarono in maniera esponenziale per l' abitudine locale di lavare i cadaveri, con conseguente infezione per chi assolveva la pratica, senza la protezione di mascherine e guanti. In secondo luogo, bisogna intervenire sull' ambiente eliminando i fattori predisponenti. Nel caso della West Nile, bonificare le aree potenzialmente territorio di zanzare. Terzo, vaccinarsi, Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
quando esiste la profilassi per la specifica patologia». © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
10/09/2018 Pagina 17 EAV: € 26.346 Argomento: Sanità nazionale Lettori: 796.905 «L' hanno presa anche tre miei familiari» M.Tor. Il sindaco di Montichiari Mario Fraccaro, dirigente scolastico ora in pensione, da quando è sindaco di Montichiari alle emergenze un po' è abituato. Nel paese con la più alta concentrazione di discariche di rifiuti speciali dell' intera Lombardia, i momenti critici sono all' ordine del giorno. Lui li affronta cercando di evitare allarmismi, dispensando consigli e buone prassi anche dal suo profilo di Facebook. In questo caso, però, è diverso: fra i 26 malati di polmonite che hanno interessato Montichiari ci sono anche tre suoi familiari. «Sì - spiega - sono stati colpiti mio fratello, la sorella di mia moglie e suo cognato». Sindaco, è preoccupato? «Fortuna-tamente rispondono bene alle terapie, mio fratello lo stanno curando a casa, è una malattia dalla quale si guarisce senza particolari problemi. Resta da capire cosa abbia causato tutti questi casi». Si è fatto un' idea di come possa essersi diffuso il contagio? «No. Tutte e tre le persone colpite facevano una vita indipendente. Non c' è un comune denominatore che faccia nascere dei sospetti. Mio fratello ha accusato i primi sintomi mercoledì e non c' è stato bisogno di alcun ricovero, i congiunti di mia moglie, invece, sono finiti in ospedale successivamente, uno qui a Montichiari, l' altro a Brescia. La febbre era arrivata quando uno di loro era in vacanza in Riviera poi, siccome la temperatura non accennava a scendere, è tornato a casa per curarsi». Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
10/09/2018 Pagina 17 EAV: € 16.909 Argomento: Sanità nazionale Lettori: 796.905 «Le cause? Possono restare un' incognita» M.Tor. Il primario «Sa qual è la vera incognita? Che potremmo non sco-prire mai la causa di questa epidemia». Giuseppe Roma-nelli, primario del reparto di medi- cina dell' Ospedale di Montichiari, docente universitario in geriatria, in questi giorni è in prima linea davan-ti al flusso di pazienti in pronto soc-corso. «La situazione si sta norma-lizzando, i pazienti rispondono bene alle cure e questo è quello che conta, anche perché spesso sono gravati da altre patologie. La cosa importante adesso è cercare di capi-re le cause del picco epidemico e non sarà semplicissimo». Un' ipotesi c' è. «È quella che possa essere lega-to a una qualche forma di legionella, ma non abbiamo certezze: non ci sono legami fra i pazienti che porti-no a un' unica fonte di contagio». Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
Puoi anche leggere