Media Monitoring per 10-09-2018 - Rassegna stampa del 10-09-2018 - San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona

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10-09-2018

Media Monitoring per

   Rassegna stampa del 10-09-2018
Media Monitoring per 10-09-2018 - Rassegna stampa del 10-09-2018 - San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona
AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona ................................................................................ 1
   Muore a 52 anni, la famiglia dona gli organi ........................................................................ 1
   «ASSENTEISMO, IMPRONTE DIGITALI CONTRO I FURBETTI» ............................................... 2
   Detenuto in carcere, morì in ospedale: quattro le persone indagate .............................. 3
   Detenuto in carcere, morìin ospedale: quattro indagati .................................................... 4
   Salerno: la storia di Giusy e del “parto miracolo” al Ruggi ............................................... 5
   Attività chirurgiche Confronto al Ruggi sull'organizzazione .............................................. 6
   Sangue, scoppia la nuova emergenza aumenta il fabbisogno, Sos ai donatori .............. 7
Sanità Salerno e provincia .............................................................................................................. 9
   La truffa incidenti faccendieri in corsia ................................................................................. 9
   Minacce al primario: solidarietà da Borrelli. ....................................................................... 11
Sanità Campania ............................................................................................................................. 12
   «Disagio ingestibile senza adeguati reparti» ..................................................................... 12
   Fi: «Dal Pd soltanto appelli, De Luca rassicura Mastella» ................................................ 13
   Ospedale, personale all'osso Sindacati sul piede di guerra ............................................. 15
   Pronto soccorso, la sfida dei sindaci .................................................................................... 17
   Solitudine e fragilità giovani, boom suicidi ........................................................................ 19
Sanità nazionale ............................................................................................................................. 21
   «Così le macchine faranno le diagnosi al posto dei medici» ............................................ 21
   «Epidemie favorite dalla globalizzazione» .......................................................................... 23
   «L' hanno presa anche tre miei familiari» ........................................................................... 25
   «Le cause? Possono restare un' incognita» ........................................................................ 26
   Caos vaccinazioni: l' ultima proposta è la profilassi anche per prof e bidelli ............... 27
   Diritto al riposo? Non per tutti .............................................................................................. 29
   Il Trentino è a caccia di medici (all' estero) ........................................................................ 31
   La dottoressa che impara a difendersi da sola .................................................................. 32
   Pagamenti, lo Stato frena ancora la sanità alza un muro sul factoring ......................... 34
   Polmonite nel Bresciano Allerta nelle scuole Sale il numero dei contagi ...................... 37
   Polmonite, ecco come difendersi .......................................................................................... 39
   REDDITO DI SALUTE CONTRO LE DISUGUAGLIANZE ........................................................... 41
   Schegge e memorie del grande cinema Una terapia per chi soffre di Alzheimer ......... 43
   Sulle pensioni dei professionisti il prelievo di solidarietà è un enigma ......................... 45
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08/09/2018

                                                                                                                          EAV: € 1.101
                                                                                                                          Lettori: 19.200
                    Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona

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             Muore a 52 anni, la famiglia dona gli organi

 Salerno. Ancora un prelievo multiorgano
 all'ospedale Ruggi D'Aragona di Salerno.
 Dopo un lungo ricovero nel Reparto di
 Rianimazione a seguito di lesioni
 encefaliche, nella giornata di ieri è stata
 verificata la morte cerebrale di un
 paziente di 52 anni, ed i familiari hanno
 voluto dare un senso al decesso del loro
 amato congiunto acconsentendo alla
 donazione degli organi. L’organizzazione del prelievo multiorgano ha comportato un
 grande impegno da parte di tutto il personale dell’Unità Operativa Complessa di
 Anestesia e Rianimazione che si è alternata per circa trenta ore accanto al paziente
 per consentire l’arrivo delle equipe provenienti da fuori regione per il prelievo del
 cuore, fegato, e reni. Le cornee, invece, sono andate alla Banca presente al Vecchio
 Pellegrini di Napoli. Un lavoro effettuato in perfetta sinergia tra medici ed infermieri
 finalizzato, ancora una volta, a quel risultato finale rappresentato dalla salvezza di
 tante vite. Un successo ottenuto anche grazie alla Polizia Stradale che, anche questa
 volta, non ha esitato a mettersi a disposizione per effettuare la staffetta per il
 trasporto di uno degli organi all’Aeroporto di Capodichino. Il prelievo d’organi di
 quest’oggi è il terzo eseguito in meno di tre settimane presso l’AOU di Salerno, ed è
 stato possibile solo grazie all’umanità delle famiglie che, mettendo da parte il dolore
 e la disperazione per la perdita.

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09/09/2018                                                                                                                Pagina 2

                    Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona

   «ASSENTEISMO, IMPRONTE DIGITALI CONTRO I FURBETTI»
 (fr.ien.)
 Salerno. Impronte digitali per stanare gli
 assenteisti          della          pubblica
 amministrazione,       sul    modello    del
 sistema di controllo adottato dall'azienda
 sanitaria Ruggi di Salerno. Una proposta
 anti-truffa, quella lanciata dalla Lega,
 che prende di mira i cosiddetti furbetti
 del cartellino, e recepisce le direttive del
 ministero     della     Giustizia.   Proprio
 all'ospedale di via San Leonardo, a
 seguito di un'approfondita inchiesta della
 Procura, si è scoperto che centinaia di
 operatori avrebbero avuto l'abitudine di timbrare il badge senza essere
 effettivamente sul luogo di lavoro. Il deputato leghista Daniele Belotti ha presentato
 una specifica mozione: «Per mettere fine agli scambi di badge tra colleghi e alle
 timbrature facili occorre introdurre negli uffici pubblici le timbratrici con le impronte
 digitali. Dopo la lotta alla corruzione è doveroso arginare i furbetti del cartellino che
 non solo truffano i cittadini, ma gettano discredito verso la Pubblica Amministrazione
 e demotivando i colleghi onesti. Con l'installazione al posto delle tradizionali
 timbratrici dei marcatempo elettronici con impronta digitale per rilevazione presenze
 sul lavoro, come avviene in alcune aziende private, si dà un messaggio chiaro verso
 coloro che truffano. Per questo c'è da sperare che i sindacati si pongano a difesa dei
 lavoratori onesti, sostenendo questa proposta. Questa mozione vuole sostenere la
 proposta che il ministro Giulia Bongiorno ha già annunciato nelle scorse settimane al
 Consiglio dei ministri, riprendendo, tra l'altro il precedente dell'Azienda Ospedaliero-
 Universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona di Salerno, primo ente pubblico
 autorizzato dal Garante della Privacy ad installare un sistema di lettura di dati
 biometrici mediante parziale identificazione dell'impronta digitale. Il rilevatore ad
 impronte non memorizza in alcun modo il dato biometrico, residente sul badge e
 letto solo al momento della timbratura. Il sistema prevede che il dipendente appoggi
 sia il badge che il dito sul marcatempo che confronta le informazioni lette
 trasmettendo al sistema centrale, in caso positivo, le sole informazioni di timbratura
 (matricola, data e ora, causale)».

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09/09/2018
                                       ilgiornaledisalerno.it
                                                                                                                         EAV: € 442
                                                                                                                         Lettori: 1.000
                   Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona

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   Detenuto in carcere, morì in ospedale: quattro le persone
                          indagate

 Sono quattro le persone indagate per la
 morte di Aniello Bruno, il 50enne di
 Angri, detenuto, morto nell’ospedale di
 Salerno ad inizio aprile. Le iscrizioni
 recano la firma del sostituto procuratore
 Federico Nesso. Le persone attenzionate
 sono tre medici del penitenziario di
 Fuorni e un medico dell’ospedale.
 L’accusa formale per tutti è di omicidio
 colposo. L’uomo fu colto da un malore in
 cella, finendo con l’essere ricoverato in ospedale. Ma quei dolori alla schiena che
 aveva avvertito non gli sarebbero stati curati a dovere. In una fase successiva, al
 paziente-detenuto gli furono diagnosticate anche delle coliche renali. Sarebbe stato
 curato superficialmente, in una prima fase, per poi essere dimesso. Quando tornò in
 carcere però, durante un colloquio con la moglie, non sarebbe riuscito più a parlare
 dai dolori, tornando in cella. Nello stesso pomeriggio fu nuovamente trasportato al
 Ruggi, per essere operato presso la chirurgia d’urgenza a causa di una perforazione
 dell’intestino. Dopo l’operazione fu la volta della rianimazione, dove esalò l’ultimo
 respiro. L’ipotesi che fu fatta sul decesso portava ad una sepsi. La famiglia aveva
 tuttavia sporto denuncia, sottolineando che l’uomo aveva perso 18 chili e che quel
 malessere si protraeva oramai da 20 giorni. La famiglia si è affidata all’avvocato
 Pierluigi Spadafora, che ha denunciato anche lo smarrimento di una valigetta con
 dentro l’esito di alcuni accertamenti medici. L’uomo si trovava in cella, dopo aver
 violato il regime di semilibertà, avendo incontrato una persona con dei precedenti
 penali.

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09/09/2018

                                                                                                                         EAV: € 3.067
                                                                                                                         Lettori: 176.667
                   Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona

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     Detenuto in carcere, morìin ospedale: quattro indagati

 ANGRI. Sono quattro le persone indagate
 per la morte di Aniello Bruno, il 50enne
 di Angri, detenuto, morto nell'ospedale
 di Salerno ad inizio aprile. Le iscrizioni
 recano la firma del sostituto procuratore
 Federico Nesso. Le persone attenzionate
 sono tre medici del penitenziario di
 Fuorni e un medico dell'ospedale.
 L'accusa formale per tutti è di omicidio
 colposo. L'uomo fu colto da un malore in cella, finendo con l'essere ricoverato in
 ospedale. Ma quei dolori alla schiena che aveva avvertito non gli sarebbero stati
 curati a dovere. In una fase successiva, al paziente-detenuto gli furono diagnosticate
 anche delle coliche renali. Sarebbe stato curato superficialmente, in una prima fase,
 per poi essere dimesso. Quando tornò in carcere però, durante un colloquio con la
 moglie, non sarebbe riuscito più a parlare dai dolori, tornando in cella. Nello stesso
 pomeriggio fu nuovamente trasportato al Ruggi, per essere operato presso la
 chirurgia d'urgenza a causa di una perforazione dell'intestino. Dopo l'operazione fu
 la volta della rianimazione, dove esalò l'ultimo respiro. L'ipotesi che fu fatta sul
 decesso portava ad una sepsi. La famiglia aveva tuttavia sporto denuncia,
 sottolineando che l'uomo aveva perso 18 chili e che quel malessere si protraeva
 oramai da 20 giorni. La famiglia si è affidata all'avvocato Pierluigi Spadafora, che ha
 denunciato anche lo smarrimento di una valigetta con dentro l'esito di alcuni
 accertamenti medici. L'uomo si trovava in cella, dopo aver violato il regime di
 semilibertà, avendo incontrato una persona con dei precedenti penali.

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09/09/2018

                                                                                                                             EAV: € 405
                                                                                                                             Lettori: 2.100
                       Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona

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   Salerno: la storia di Giusy e del “parto miracolo” al Ruggi
 Angelo Murano
 SALERNO. La nascita del piccolo
 Ferdinando Maria, avvenuta tra il 15 e 16
 agosto scorso, è stata un vero miracolo.
 Questa la storia di Giusy e Marco, i
 genitori. La testimonianza Questa la
 testimonianza della madre del piccolo: “I
 medici mi avevano detto che non c’era
 nulla da fare. L’obiettivo era di arrivare a
 28 settimane così il bambino, anche se
 prematuro,      avrebbe      avuto     delle
 speranze di vita”. Giusy invece, oltre
 ogni più rosea previsione, partorisce alla
 trentaseiesima settimana, con il piccolo che alla nascita pesava 2 chili e 700
 grammi. I genitori ringraziano Dio e la Madonna, da cui la decisione del nome del
 piccolo. Giusy e Marco sono grati anche a tutta l’equipe del Ruggi ed in particolare le
 ostetriche Cinzia Iennaco e Maria Di Matteo, il dottor Carlo De Rosa e il primario
 Raffaele Petta.

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10/09/2018

                    Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona

   Attività chirurgiche Confronto al Ruggi sull'organizzazione

 Salerno/Cava. Revoca del provvedimento
 sulla riorganizzazione delle attività
 chirurgiche e la creazione di una
 commissione           paritetica        mista
 ospedaliero/ universitaria. Di questo si
 discuterà      dopodomani       nell'incontro
 organizzato dalla dirigenza del Ruggi
 dopo che Mario Polichetti (Fials), in una
 lettera al manager aveva esposto le
 criticità sollevate. «Siamo contenti che il
 direttore generale Giuseppe Longo abbia
 convocato i sindacati di un tema così
 importante. Il dialogo resta la strada migliore e questa volta ne diamo atto. Con le
 parti sociali spero si possa avviare un discorso unico che deve fare bene a studenti,
 studenti universitari e cittadini», ha detto Polichetti. «Continueremo a portare avanti
 la nostra linea, ma non è un no a priori. Siamo pronti a capire quale soluzione si
 vorrà attuare e se sarà valida la estenderemo a tutti». Polichetti aveva denunciato
 l'impossibilità di raddoppiare le unità operative complesse che prevedono una
 direzione universitaria ed una ospedaliera. Per il sindacalista la sola attribuzione di
 un codice di struttura senza identificazione dei posti letto attribuiti, creerebbe delle
 enclavi universitarie semiautonome».

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10/09/2018                                                                                                                  Pagina 25
                                       Il Mattino (ed. Salerno)
                                                                                                                            EAV: € 9.696
                                                                                                                            Lettori: 133.364
                      Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona

             Sangue, scoppia la nuova emergenza aumenta il
                       fabbisogno, Sos ai donatori
 SABINO RUSSO
 L' ASSISTENZA Sabino Russo Nuova
 emergenza sangue. Dopo le consuete
 anemie di scorte a cavallo delle festività
 natalizie e delle vacanze estive, torna l'
 incubo negli ospedali di zona. La
 bacheca Sistra, che monitora le richieste
 regionali, segnala una carenza di oltre
 800 sacche di sangue in quattro regioni:
 Campania, Lazio, Toscana e Basilicata. Il
 Centro nazionale sangue (Cns) ricorda,
 quindi, la necessità di programmare una
 donazione e di allertare le associazioni
 dei donatori per aumentare la raccolta
 LA SOLIDARIETA' Una gara di solidarietà
 che più volte i salernitani hanno
 dimostrato di saper vincere, come nel
 caso di natale scorso, quando la corsa
 alla donazione nei diversi presidi
 ospedalieri e centri trasfusionali della
 provincia permise di sopperire alla
 carenza registratasi tra i nosocomi dell'
 Asl e del Ruggi, per l' alto consumo e la
 contemporanea riduzione della raccolta
 di plasma ed emocomponenti, che aveva
 provocato una sofferenza molto diffusa. Nell' occasione furono quasi 200 le persone
 che si presentarono in via San Leonardo, andandosi ad aggiungere al centinaio dei
 giorni precedenti alle festività e agli altrettanti donatori che erano andati tra Eboli,
 Battipaglia, Polla e Nocera. Una anemia che in provincia di Salerno, durante le
 festività natalizie, aveva fatto registrare una riduzione del 20 per cento di sacche di
 sangue rispetto alla richiesta mensile degli ospedali salernitani, che si attesta
 intorno alle 2500 unità. L' esigenza di sangue si attesta intorno alle 30 mila unità all'
 anno. In questo contesto, a fare la parte da leone è il Ruggi, che da solo necessita di
 circa 18 mila unità di sangue. Mediamente ogni giorno il fabbisogno dell' azienda
 ospedaliera universitaria si aggira intorno alle 60-70 sacche, per un totale di 1500
 mila unità al mese. Nel 2017 il fabbisogno di sangue del Ruggi è cresciuto
 tantissimo, perché da quando è passata ad azienda ospedaliera universitaria i

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reparti sono diventati 70, con almeno 20 sale operatorie. Per di più il dipartimento
oncoematologico ha aumentato il numero di ricoveri, dei day hospital, delle
chemioterapie in modo esponenziale, con molte anemie post-terapie. IL
FABBISOGNO A questo va aggiunto il consumo notevole della cardiochirurgia. Per il
2018, poi, si prevede una ulteriore crescita del fabbisogno. Nel frattempo, l' azienda
ospedaliera universitaria ha rifinanziato con 220 mila euro il fondo per il «progetto
sangue», anche grazie ai 108 mila euro provenienti dalla cessione di sacche nel
corso del 2017, che testimoniano anche la grande attività e attenzione in questo
campo del Ruggi. Le strutture trasfusionali, al di là delle raccolte straordinarie, sono
aperte: al Ruggi tutti i giorni, a Nocera e Battipaglia dalle 8 alle 12 tutti i giorni
feriali, a Eboli nelle stesse, ma anche nei giorni festivi, mentre a Polla dal lunedì al
venerdì; a Vallo della Lucania e Sapri negli stessi giorni dalle 8.30 alle 12, mentre a
Roccadaspide il lunedì e il venerdì dalle 9 alle 12. L' emergenza di questi giorni
segue quella ben più grave dello scorso anno, quando mancavano oltre 2600 unità di
globuli rossi negli ospedali campani. Di queste circa 1000 in provincia di Salerno, di
cui circa la metà nella sola azienda ospedaliera universitaria. Condizione di
emergenza che andava avanti ormai da diversi mesi e che aveva già costretto, a
inizio estate, alcune direzioni sanitarie a rimandare interventi chirurgici programmati
per l' impossibilità di garantire la trasfusione a tutti i talassemici. © RIPRODUZIONE
RISERVATA.

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10/09/2018                                                                                                                Pagina 25
                                     Il Mattino (ed. Salerno)
                                                                                                                          EAV: € 11.215
                                                                                                                          Lettori: 133.364
                                  Argomento: Sanità Salerno e provincia

                    La truffa incidenti faccendieri in corsia
 Francesco Faenza
 La crociata del primario ha cambiato la
 mappa degli incidenti falsi. Da quando
 Rino Pauciulo ha preso le redini del
 pronto soccorso di Eboli (gennaio 2018)
 dai    corridoi      dell'  ospedale    sono
 scomparsi diversi sedicenti legali con
 intenti truffaldini. Decine di referti su
 incidenti falsi sono stati trasmessi da
 Pauciulo ai carabinieri di Eboli. Così si
 spiega la lettera minatoria recapitata
 venerdì mattina al medico di Corbara.
 Mentre le forze dell' ordine continuano le
 indagini, spuntano i retroscena sui
 protagonisti degli incidenti falsi. La
 figura più singolare a Eboli è un presunto
 perito tecnico che si finge avvocato. È
 piuttosto abile. La sua rete di complicità
 è composta da ragazzi incensurati e
 piccoli pregiudicati, qualche conoscenza
 in ospedale e le amicizie giuste in banca.
 IL SISTEMA Il sistema truffaldino funziona
 come una macchina rodata. Il consulente
 organizzava il bluff, reclutava le
 comparse, le accompagnava al pronto
 soccorso dove veniva realizzata la sceneggiata. Ottenuta una prognosi tra i 10 e i 20
 giorni di riposo, partiva la segnalazione all' assicurazione. Poi si andava in banca a
 incassare l' assegno. Con Rino Pauciulo il sistema truffaldino è saltato. I referti
 medici sospetti vengono azzerati. Il finto avvocato è stato segnalato alle forze dell'
 ordine. L' allarme lanciato dall' ospedale dovrebbe produrre adesso dei risultati
 investigativi. Al perito tecnico l' incidente più banale produceva un incasso minimo
 sui mille euro. Il sedicente legale è il personaggio più ricercato nel mercato dei
 sinistri fasulli. I complici a reddito zero si prestano alla farsa: fingono lesioni pur di
 intascare tra i cento e i duecento euro, ignorando i rischi di una denuncia penale.
 Convincerli è facile. La giustizia, infatti, finora ha fatto flop. I processi celebrati al
 tribunale di Eboli (soppresso qualche anno fa) si sono conclusi quasi sempre sotto la
 scure della prescrizione. In pronto soccorso, adesso, lo scenario è cambiato. Il dottor
 Pauciulo azzera le prognosi quando dalle radiografie non trapelano lesioni. Avvocati
 truffaldini e feriti fasulli cercano sono alla ricerca di una nuova rete di complicità:
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«Adesso provano a ingannare i medici dell' ospedale di Battipaglia. Controllate cosa
è successo negli ultimi mesi» raccontavano ieri nei corridoi dell' ospedale di Eboli.La
crociata del dottor Pauciulo ha prodotto diversi adattamenti. Un altro escamotage è
stato il cambio dei complici. Dalla lista dei feriti (finti) sono stati esclusi gli ebolitani
che in passato hanno dichiarato anche sei incidenti stradali in un anno. Ora gli
avvocati si rivolgono agli extracomunitari o a cittadini dei comuni limitrofi
(Campagna, Olevano e Capaccio). Negli ultimi mesi però le sceneggiate si sono
concluse male: prognosi zero e fascicolo in caserma. Provvedimento firmato da Rino
Pauciulo. GLI SCHIAFFI Tra le vittime del primario militare c' è un' avvocatessa che
da almeno tre mesi si tiene alla larga dall' ospedale. La donna è ritenuta una figura
minore nella piaga degli incidenti falsi. Due anni fa in pronto soccorso la
professinista - si racconta - schiaffeggiò un infermiere, colpevole di averla
allontanata dalla sala di emergenza. Dal suo ufficio in ospedale, il primario Pauciulo
ha già avuto modo di conoscere certe pratiche disinvolte di certa avvocatura
ebolitana: «Li vedo questi ragazzi, riconosco gli avvocati - raccontava il medico della
Croce Rossa qualche mese fa - Un giorno mi sono affacciato all' ingresso del pronto
soccorso e ho invitato un legale ad andarsene». La crociata di Pauciulo è partita a
febbraio quando ai carabinieri sono stati segnalati i primi incidenti falsi. Una decina
di fascicoli a settimana su feriti improbabili. Le dinamiche sospette sono simili: due o
tre auto distrutte, cinque o sei feriti in ospedale, nessuna chiamata ai carabinieri o al
118. All' arrivo al pronto soccorso a volte nemmeno i racconti coincidono. Due donne
cadute dallo stesso scooter, visitate separatamente da Pauciulo, rivelarono di essere
finite a terra in due quartieri diversi di Eboli. Il bluff degli incidenti falsi viene spesso
smascherato in radiologia dove non compaiono lesioni. Nei mesi precedenti all'
arrivo del primario di Corbara vennero allontanati dal S.Maria Addolorata due
avvocati. Alcuni radiologi ebbero il coraggio di denunciare la modifica dei loro referti.
Il risultato delle radiografie era stato aggravato. Qualcuno era intervenuto per
favorire la truffa degli avvocati. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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10/09/2018                                                                                                               Pagina 11
                                          La Città di Salerno
                                 Argomento: Sanità Salerno e provincia

             Minacce al primario: solidarietà da Borrelli.

 Voglio esprimere la mia piena solidarietà
 a Rino Pauciulo, il medico dell'ospedale
 di Eboli oggetto di pesanti intimidazioni
 ad opera di ignoti, e al tempo stesso
 assicuro che saremo al suo fianco nella
 difficile battaglia che sta portando avanti
 contro i truffatori dei falsi incidenti e dei
 referti medici costruiti ad arte per
 frodare le assicurazioni. Probabilmente è
 proprio questa sua attività ad essere
 all'origine delle minacce. Non è un caso
 che la lettera intimidatoria sia stata
 ricevuta proprio dopo aver messo un freno a diagnosi improbabili da refertare per
 riscuotere lauti premi assicurativi. Una consuetudine criminale che purtroppo è
 presente ancora in numerose strutture sanitarie della nostra regione. E' grazie a
 medici come Pauciulo che riporteremo il servizio sanitario a livelli europei sbattendo
 fuori truffatori e criminali di sorta dalla sanità campana. Lo ha dichiarato il
 consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, componente della
 commissione Sanità. La denuncia del primario del pronto soccorso dell'ospedale
 cittadino avrebbe rovinato i piani di una rete di truffatori. È questa la prima ipotesi
 trapelata nell'immediatezza dell'atto intimidatorio ricevuto da Rino Paciulo . In
 queste ore si rincorrono voci anche su una sorta di faccendiere, che agirebbe in
 combutta con il gruppo di professionisti di Eboli e dintorni. Comunque si tratta di
 persone alle quali venivano modellati i referti medici per inchiodare le compagnie
 assicurative.

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10/09/2018                                                                                                                 Pagina 10

                                                                                                                           EAV: € 5.542
                                                                                                                           Lettori: 133.364
                                           Argomento: Sanità Campania

               «Disagio ingestibile senza adeguati reparti»
 Maria Pirro
 Quattromila suicidi all' anno in Italia,
 oltre la metà evitabili. «È possibile
 affrontare il disagio, soprattutto con i
 ragazzi, ma in tutta la Campania non ci
 sono strutture dedicate a loro, mancano
 anche i posti letto negli ospedali per
 affrontare le crisi». A sollevare il caso è
 Fedele      Maurano,       direttore    del
 dipartimento di psichiatria dell' Asl
 Napoli 1 Centro. In che modo incidono i
 social network? «Il mondo virtuale
 concorre a riempire dei vuoti e a
 rinforzare in maniera finta tutto quello
 che si chiede: di essere accolti,
 riconosciuti, in qualche modo amati. È
 una distorsione della realtà, che non
 risolve la situazione. Resta dentro una
 voragine,      chat      e      messaggini
 rappresentano una rete per tante
 persone ma solo illusori. ». Intanto, il
 disagio si fa più pesante tra i giovani...
 «C' è un aumento della sofferenza,
 perché sono venuti meno i legami
 sociali, dai gruppi ai collettivi, e l'
 idealità». Non bastasse, in Campania le carenze nell' assistenza psichiatrica sono
 enormi, in particolare per gli adolescenti. «Il problema è molto complesso: non ci
 sono posti letto per acuti in ospedale e Asl, per cui si ricorre al servizio psichiatrico
 per adulti. E lì l' esperienza del ricovero diventa drammatica. Vanno creati luoghi
 diversi, quanto meno spersonalizzati, per prendersi cura dei ragazzi». Qual è l'
 ultima situazione critica che ha riscontrato? «Una 16enne, affidata alla nonna che
 però non è in grado di assisterla, già al secondo tentativo di suicidio. Poi è stato
 necessario il ricovero nel servizio psichiatrico di diagnosi al San Giovanni Bosco».
 Gestire queste situazioni è difficile anche per gli adulti. «Ciò accade perché mancano
 posti letto per acuti, in città ce ne sono 28 anziché 80, non viene privilegiata l'
 assistenza territoriale e gli operatori sono pochi e fanno quello che possono, ma è
 evidente che c' è anche un arretramento rispetto agli intenti della riforma Basaglia».
 © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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10/09/2018                                                                                                                Pagina 23
                                  Il Mattino (ed. Benevento)
                                                                                                                          EAV: € 8.076
                                                                                                                          Lettori: 133.364
                                          Argomento: Sanità Campania

    Fi: «Dal Pd soltanto appelli, De Luca rassicura Mastella»
 VINCENZO DE ROSA
 LE REAZIONI Vincenzo De Rosa Forza
 Italia elogia il lavoro di Mastella ed
 evidenzia «gli scarsi risultati ottenuti a
 oggi dal Pd sannita». La Cgil esprime
 perplessità. I 5 Stelle puntano il dito
 contro il governatore De Luca e il
 sindaco     di     Montesarchio     Franco
 Damiano. Ancora reazioni e prese di
 posizione, dunque, nei giorni della
 mobilitazione contro la chiusura del
 pronto soccorso del «Sant' Alfonso Maria
 de' Liguori» in attesa dell' incontro di
 questo pomeriggio tra i sindaci che si
 ritroveranno a Sant' Agata. GLI AZZURRI
 In una nota il commissario provinciale di
 Fi Domenico Mauro scrive che «mentre il
 segretario     provinciale  del    Pd   fa
 intervenire i sindaci di partito, con
 appelli rivolti a De Luca, il sindaco di
 Benevento, Clemente Mastella, ha avuto
 precise assicurazioni dallo stesso De
 Luca di impegnarsi nella revisione delle
 decisioni già assunte al fine di
 salvaguardare la presenza del Dea di II
 livello al Rummo, oggi a pezzi, e di ripristinare il Pronto Soccorso attivo al Sant'
 Alfonso». IL SINDACATO La Funzione Pubblica della Cgil di Benevento il sindacato ieri
 ha diffuso la notizia che la segretaria generale Rosita Galdiero ha vinto il «Premio
 nazionale Pio La Torre» - mette invece nero su bianco le perplessità e i timori in
 merito alla riconversione in Polo oncologico del presidio santagatese. «Aldilà delle
 polemiche di ruolo sottolinea l' organizzazione sindacale -, temiamo che le
 perplessità che esprimemmo in merito alla riconversione di tale presidio in polo
 oncologico, prendano corpo in quanto dopo otto mesi non si coglie alcun segnale o
 dato tangibile». «L' unica concretezza spiegano dalla Cgil - è una deminutio: l' uscita
 dalla rete d' emergenza di tale presidio, privandolo del Pronto soccorso e
 instaurando solo un punto di primo intervento, sprovvisto di medico di turno di
 notte». Un nuovo assetto che «per quanto sperimentale», spiegano dal sindacato,
 «ci preoccupa molto sia per l' utenza che arriverà di notte al punto di primo
 intervento con mezzi propri e non troverà un pronto soccorso nelle ore notturne, sia
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per l' unico infermiere professionale di turno, sovraesposto professionalmente e
umanamente». I PENTASTELLATI Per il M5s di Montesarchio la chiusura del pronto
soccorso del «Sant' Alfonso» è il frutto della «politica scellerata» perpetrata dal
governo regionale «a danno della nostra Provincia». «Chiediamo a De Luca di
rivedere il piano che sta attuando», l' appello dei 5 Stelle di Montesarchio che poi
attaccano Damiano: «Peccato non aver ancora ascoltato una sola parola del sindaco.
Montesarchio è il primo paese della provincia e visto che l' attuale Piano Regionale
sta determinando il collasso del sistema sanitario provinciale, vorremmo sapere cosa
ne pensa il nostro sindaco. Se condivide la politica di De Luca e da che parte ha
deciso di schierarsi. Non vi sono zone grigie, scorciatoie o posizioni attendiste. Il
silenzio è assordante». © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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10/09/2018                                                                                                                 Pagina 7

                                           Argomento: Sanità Campania

   Ospedale, personale all'osso Sindacati sul piede di guerra
 Vincenzo Lamberti
 Una      nuova      tegola    si   abbatte
 sull'ospedale San Leonardo. Un'altra
 vertenza quella che si apre tra direzione
 sanitaria e organizzazioni sindacali. A
 mettere in moto il nuovo procedimento
 una lettera con la quale Raffaele Amodio,
 Carmine Esposito e Michele Costagliola,
 della Fsi Usai e Nursing-Up chiedono un
 incontro urgente con i vertici dell'Asl per
 discutere della situazione lavorativa che
 si vive nel reparto di chirurgia. La
 vicenda prende le mosse dalla lettera
 che il primario del reparto, il dottor Buonaventura Esposito, ha inviato all'Asl. Una
 missiva nella quale, preoccupato, fa il punto della situazione sollevando il tema della
 grave carenza di personale nel reparto. Nella missiva, infatti, Esposito sottolinea il
 cambiamento radicale dell'assistenza ospedaliera dell'unità operativa che obbliga
 alla sospensione delle liste di attesa dell'ordinario. Secondo il primario, infatti, molti
 infermieri di questa unità operativa sono già in pensione riducendo di fatto la
 squadra dei turnisti da quattro a tre sottolinea nella lettera il capo di chirurgia. Un
 problema reso ancora più complesso anche a causa dell'assenza di personale OSS
 (operatori socio sanitari) che per questo motivo determinano anche lo spostamento
 degli infermieri allo svolgimento di questo incarico. E' per questo motivo che nella
 missiva il primario di chirurgia, sottolineando anche una serie di difficoltà legate ai
 turni, alle ferie, al personale che gode di particolari agevolazioni di tipo lavorativo
 (vedi legge 104) chiede che vengano assegnate altre quattro unità e due fuori turno:
 condizioni necessaria, dunque, per riuscire a risolvere i problemi di personale. Anche
 i sindacati, dunque, in scia rispetto a questa lettera fanno sentire le loro ragioni:
 Chiediamo scrive Raffaele Amodio un'assemblea urgente del personale dlela
 chirurgia proprio per commentare e analizzare la lettera del primario. Del resto
 abbiamo avuto modo di verificare, di persona, come l'assenza del servizi trasporto
 infermi, che invece si trova negli ospedali della penisola sorrentina, penalizzi di
 molto il nostro lavoro spiega Amodio. Che prevede anche una serie di disagi futuri:
 Con la sospensione delle liste di attesa dell'ordinario è naturale prevedere che vi
 sarà un blocco dei ricoveri programmati. Senza dimenticare dichiarano i sindacati -
 che oltre a malattie e ferie gli infermieri devono godere dei necessari riposi
 compensativi assegnati a chi smonta dal turno di notte, ad esempio. Ma il vero nodo
 per il reparto resta quello dell'assenza di ausiliari e di supporto: Una situazione che
 mette in condizione gli infermieri in caso di urgenza di essere demansionati
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all'occorrenza. L'assenza di queste figure di supporto, in casi di emergenza e
urgenza perché la chirurgia è anche urgenza fa si che il personale infermieristico
svolga il ruolo di operatorio socio sanitario la protesta dei sindacati.

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10/09/2018                                                                                                                 Pagina 23
                                   Il Mattino (ed. Benevento)
                                                                                                                           EAV: € 8.575
                                                                                                                           Lettori: 133.364
                                           Argomento: Sanità Campania

                       Pronto soccorso, la sfida dei sindaci
 GIUSEPPE PISCITELLI
 LA BATTAGLIA Giuseppe Piscitelli Un'
 altra giornata cruciale quella odierna per
 le sorti dell' ospedale «Sant' Alfonso»,
 che sembra avere nel destino il numero
 8: lavori di costruzione finanziati con i
 fondi previsti dall' ex articolo 20 legge
 67/1988, per più di 18 milioni di euro,
 posa della prima pietra il 16 luglio 1998,
 consegna all' Asl il primo ottobre 2008.
 Dopo un decennio travagliato si vive
 ancora nell' incertezza della sua
 sopravvivenza. Se ne parlerà stamattina
 a Napoli a Palazzo Santa Lucia, dove, su
 richiesta   del    consigliere     regionale
 Erasmo Mortaruolo, si terrà un incontro
 preparatorio     alla    visita     che    il
 governatore      Vincenzo       De     Luca,
 commissario ad acta alla Sanità, terrà
 nel Sannio. Mortaruolo ha scritto che «la
 chiusura del Pronto Soccorso di Sant'
 Agata va necessariamente evitata. Ed è
 per questa indispensabile azione che ho
 richiesto a De Luca di fare proprie le
 preoccupazioni dei cittadini sanniti, del
 sindaco di Sant' Agata e di tanti amministratori che hanno condiviso una comune
 azione di tutela». IL VERTICE Della sopravvivenza del «Sant' Alfonso» si discuterà
 anche stasera a Palazzo San Francesco, sede del Comune di Sant' Agata de' Goti,
 dove nella sala consiliare il sindaco Carmine Valentino ha invitato i colleghi di 23
 Comuni del comprensorio per una condivisione collegiale, da arricchire magari con
 altri contenuti, del suo documento del 3 settembre sull' attuazione del nuovo atto
 aziendale che prevede per il nosocomio goto l' esclusione dalla rete dell' emergenza
 del 118 e la chiusura del Pronto Soccorso. L' intento è la condivisione di un' azione
 comune, con un atto da sottoporre poi alla conferenza dei sindaci dell' Asl, da
 convocare in tempi brevissimi. Al vertice istituzionale è stato invitato anche il
 vescovo Battaglia. Valentino ha contestato al direttore generale dell' azienda
 ospedaliera «San Pio», che riunisce Rummo e «Sant' Alfonso», le procedure di
 riorganizzazione e la metodologia seguita, con chiusura di reparti e contestuale non
 apertura di altri, perché «i costi resteranno inalterati, o quasi, mentre i ricavi
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andranno verso l' azzeramento, lasciando intravedere ai profeti di sventura la
concreta possibilità di raggiungere I' obiettivo della morte del Sant' Alfonso». LE
POLEMICHE A sua volta Valentino è stato contestato per la sua assenza, sia con
fischi da parte dei presenti alla manifestazione di sabato (anche a De Luca è stato
riservato lo stesso trattamento sonoro) sia sui social. «La mia mancata
partecipazione - dice il sindaco - era nota agli organizzatori del comitato, avevo dato
la mia disponibilità per anticipare o posticipare a lunedì il sit-in, ma mi è stato
risposto che la data era stata già fissata e comunicata. Nel 2010 il Comune agì in
sinergia con i comitati civici per sollecitare l' apertura dell' ospedale, il 2 marzo in
tanti si incatenarono davanti ai cancelli. Nel 2016 il Comune fece ricorso al Tar
contro i decreti commissariali 30 e 33». Sui social è polemica anche per la scarsa
partecipazione dei santagatesi all' evento di sabato, che per qualcuno «è stata solo
una passerella di politici». Si ritiene, invece, soddisfatta la presidente del comitato
«Pro ospedale», Lucrezia D' Abruzzo. «Provvederò entro breve tempo a stilare il
documento da inviare agli organi competenti», ha scritto sul gruppo di Facebook. ©
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10/09/2018                                                                                                                Pagina 10

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                                                                                                                          Lettori: 133.364
                                          Argomento: Sanità Campania

              Solitudine e fragilità giovani, boom suicidi
 FRANCESCO LO DICO
 IL DRAMMA Francesco Lo Dico Mario Pio
 l' ha fatta finita a 22 anni, in un casolare
 di Marcianise. Ma è solo l' ultima vittima
 di una strage silenziosa. Che ogni dodici
 mesi falcia in Italia la vita di quasi 500
 ragazzi. Sono 4mila gli italiani che si
 uccidono ogni anno. E di questi, dodici su
 cento hanno tra i 15 e i 25 anni. I dati
 dell' Oms mettono i brividi: il suicidio è la
 seconda causa di morte tra i nostri under
 20 dopo gli incidenti stradali. Ne
 ammazza di più il male di vivere che la
 droga. Ma sono tanti, tre volte tanto, i
 ragazzi che vengono riacciuffati per i
 capelli: ogni anno sono tra i 1000 e i
 1500 quelli che tentano l' estremo gesto
 salvati     in   extremis     dalla   fredda
 contabilità       del    dolore.     Numeri
 certamente sottostimati, sottolineano gli
 esperti. «I casi noti sono probabilmente
 risibili rispetto alla realtà, molti episodi
 vengono tenuti nascosti a causa dell'
 alone di vergogna che li circonda»,
 sottolinea      lo    psicologo     Gustavo
 Pietropolli Charmet. I DATI Da quarant' anni a questa parte, la sindrome di Werther è
 in preoccupante aumento. Le serie storiche dell' Istat rivelano che dagli anni 70 a
 oggi, in rapporto a una popolazione giovanile calata di circa il 30% tra gli under 25 c'
 è stato un aumento dei suicidi di circa il 10%, stabile nelle ultime due decadi del
 duemila. Uno stillicidio, per i millennials. Era solo venerdì scorso, quando un 19enne
 si è steso sui binari di Santa Margherita Ligure, e ha atteso che il treno in arrivo lo
 straziasse. «Sono troppo grassa», aveva scritto Beatrice, quindicenne di Torino. Poi,
 ad aprile, la decisione di buttarsi sotto il treno, a Porta Susa. A causa di un brutto
 voto si è lanciato nel vuoto pochi mesi fa un 15enne di Mantova. «Scusate se non
 sono stato all' altezza», ha lasciato scritto ai genitori. E poi c' è Simone, campano di
 Avellino proprio come Mario Pio. «Mi uccido», ha scritto su Facebook. Poi si è
 impiccato a un albero. Per contrappasso, è stato proprio il social a salvare la vita di
 un giovane sardo. Strappato alla morte, prima di gettarsi da un canale, pochi minuti
 dopo aver pubblicato un video di commiato. Dopo un rimprovero della madre, a
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febbraio si è impiccato con una sciarpa, nella sua cameretta, un ragazzino di appena
otto anni nel Bresciano. LE CAUSE Perché tanto male di vivere? «Iperconnessi sui
social, i ragazzi sono paradossalmente soli come mai prima d' ora. Sperimentano
una frammentazione delle relazioni e un impoverimento della qualità dell'
attaccamento affettivo che genera in loro una profonda solitudine che spesso
diventa devastante. Gli affetti sono le radici che ci tengono sulla terra», risponde
Alessandra Graziottin, direttore del Centro di ginecologia e sessuologia del San
Raffaele di Milano. Ma la psicoterapeuta aggiunge una secondo spunto di riflessione.
«Le giovani generazioni chiosa - sono iperprotette dai genitori, che non allenano più
i loro figli ad affrontare le piccole e grandi difficoltà della vita. L' abitudine di togliere
di mezzo tutti gli ostacoli, a lungo termine espone i nostri figli a cadute rovinose».
Aspetti educativi e biologici sono fortemente connessi. «Nei ragazzi appartenenti a
fasce ad alto reddito di tutto il mondo spiega Graziottin - emerge oggi un ritardo
maturativo neurobiologico del lobo frontale, la parte neurologica del cervello che
controlla gli impulsi. A causa di questo ritardo, il ragazzo che dice mi ammazzerei o
lo ammazzerei spesso può passare dalle parole ai fatti. I genitori non li allenano a
gestire gli impulsi, e questo si riflette in una scarsa capacità di modulare l'
aggressività che porta a reazioni spropositate, come quella di uccidersi per un brutto
voto, Crescere i figli nell' ovatta è dannoso». Iperconnessi, immaturi, iperprotetti.
«Tre fattori conclude l' esperta - che spesso si combinano tra loro insieme a un
ultimo elemento: la vulnerabilità genetica alla depressione, spesso ereditaria, che
genera personalità bipolari». C' è dunque una predisposizione genetica alla
depressione. Che spesso però non viene colta dai genitori. Come mai? «Ci sono casi
di ipersensibilità determinati dalla genetica o da eventi familiari traumatici conferma
il direttore del Sert di Verona, Giovanni Serpelloni che spesso non si manifestano per
lungo tempo come depressione, per poi esplodere all' improvviso: crisi inaspettate
anche per i genitori. Ma va considerato anche, per altri versi, che i dati segnalano
come le sindromi ansiose dei nostri ragazzi spesso correlate a sindromi depressive
sono in forte aumento». © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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10/09/2018                                                                                                                Pagina 17

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                                          Argomento: Sanità nazionale

   «Così le macchine faranno le diagnosi al posto dei medici»
 ANDREA ANDREI
 L' INTERVISTA Il giorno in cui gli algoritmi
 di intelligenza artificiale saranno in
 grado di stilare diagnosi mediche come il
 più esperto dei clinici, si avvicina. E un
 passo fondamentale è stato appena
 compiuto grazie alla collaborazione tra
 DeepMind       (società    controllata    da
 Google), l' Università di Londra e il
 Moorfields Eye Hospital, il centro inglese
 più avanzato per la cura delle malattie
 dell' occhio. In un articolo pubblicato su
 Nature Medicine sono descritti i risultati
 di un esperimento in cui, basandosi sul
 Deep learning, (il meccanismo di
 apprendimento automatico in grado di
 scoprire strutture significative nei dati
 raccolti), è stato creato un software
 capace di identificare i disturbi più
 comuni dell' occhio. Partendo da
 scansioni 3D, il software raccomanda il
 trattamento corretto, con velocità e
 precisione senza precedenti. Doctor A.I.
 non è pronto per essere utilizzato in
 ospedale al fianco dei medici, ma non
 manca molto; anche perché gli interessi di Google nelle applicazioni biomediche dell'
 Intelligenza Artificiale sono considerevoli, e DeepMind, la società nota per aver
 sviluppato il primo programma in grado di battere un giocatore professionista di Go,
 è il centro più avanzato al mondo. Trecento milioni di persone soffrono di disturbi
 alla vista. Non mancano i critici, preoccupati di come questi sistemi saranno
 integrati nella routine medica. Com' è nata la collaborazione tra DeepMind e le
 istituzioni mediche? «Due anni fa siamo stati contattati dal dottor Pearse Keane,
 oftalmologo al Moorfields. Ci ha chiesto se eravamo in grado di rispondere alla
 necessità di analizzare le scansioni oculari in modo rapido e corretto. Keane è il
 primo oftalmologo ad aver vinto il premio come miglior clinico del National Institute
 for Health Research». Quali sono i vantaggi di una diagnostica affidata all'
 intelligenza artificiale rispetto a quella dell' uomo? «Ogni scansione o risultato di un
 test contiene le informazioni fondamentali per capire se un paziente è a rischio o no,
 e quali misure siano necessarie. I sistemi basati sull' intelligenza artificiale possono
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essere determinanti. Invece di redigere manualmente programmi capaci di
riconoscere i segnali di una malattia, un compito proibitivo per le variabili di cui
tener conto, i sistemi di A.I. possono essere educati a interpretare i risultati da soli, e
capire quali trattamenti siano poi più efficaci per ogni paziente». E in pratica? «I
benefici sono i seguenti. 1)Un accesso più egualitario alle cure. La richiesta di questi
protocolli medici è più alta in alcune aree del mondo, e in alcuni ospedali più che in
altri. Riuscire a fornire un supporto di altissimo livello ovunque, comporterebbe un
miglioramento generale. 2) Aumento della velocità. Le tecnologie che sviluppiamo
saranno in grado di offrire in tempi brevissimi un primo parere sul paziente,
rendendo più rapido il passaggio dagli esami al trattamento clinico. 3) Un altro
effetto è la creazione di nuovi sistemi di diagnosi. I sistemi di A.I. hanno il potenziale
di trovare strade alternative per connettere le relazioni anche più sottili tra sintomi
differenti e risultati diagnostici. E gli strumenti di a.i. migliorano di continuo. Ciò
potrebbe aiutare gli ospedali a valutare nuovi protocolli terapeutici». Quali sono le
altre sperimentazioni di intelligenza artificiale in campo biomedico? «Lavoriamo con
gli ospedali dell' università londinese per capire se il machine learning (l'
apprendimento automatico) possa essere di aiuto allo staff medico nel pianificare
efficacemente i trattamenti radioterapici per i malati di cancro. I processi utilizzati
ora, consumano molta energia; la nostra ricerca è volta a far guadagnare ai medici il
tempo che potrebbero usare con il malato o nella ricerca. Altre collaborazioni
riguardano il Centro per le ricerche sul cancro dell' Imperial College: cerchiamo di
capire se le macchine possano aiutare i medici a individuare nelle mammografie i
segni di un possibile tumore, e meglio di quanto facciano i sistemi attuali. Abbiamo
anche sviluppato una app chiamata Streams: usata da dottori e infermieri, raccoglie
una serie di dati medici sulle condizioni del paziente, permettendo di fare diagnosi
molto più rapidamente. Se i risultati indicano che un paziente è a rischio immediato,
l' app invia un segnale di allarme». Quando troveremo ad accoglierci in ospedale un
sistema di intelligenza artificiale? «È ancora presto. La tecnologia sviluppata con
Moorfields deve essere sottoposta a trial clinici prima di essere usata». Che cosa
pensa delle critiche a questi nuovi software? «Le tecnologie che sviluppiamo non
sono programmate per sostituire l' uomo, ma uno strumento per aiutare i
professionisti a dare la giusta priorità ai pazienti con maggiore urgenza di
trattamento. E la responsabilità finale sarà sempre degli esseri umani». Michele Neri
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10/09/2018                                                                                                                 Pagina 11

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                                           Argomento: Sanità nazionale

                «Epidemie favorite dalla globalizzazione»
 Loredana Del Ninno
 Il   virologo:    responsabili    anche    i
 cambiamenti climatici. Mai abbassare la
 guardia MILANO POLMONITE, legionella e
 West Nile. La recente comparsa di
 alcune epidemie sta facendo raffiorare
 antichi timori rispetto al contagio di
 massa . Facciamo il punto con Fabrizio
 Pregliasco,      virologo      presso     il
 dipartimento di Scienze biomediche per
 la Salute dell' università degli studi di
 Milano e direttore sanitario dell' Irccs
 Galeazzi. Professore, stiamo assistendo a
 un      ritorno    al    passato?     «Non
 esattamente. Negli ultimi anni si era
 semplicemente persa la percezione dell'
 esistenza in tutto il pianeta di focolai d'
 infezione, della loro rilevanza e del
 pericolo di diffusione, probabilmente a
 causa dell' attenzione dedicata al cancro
 e alle patologie cardiovascolari, tra le
 prime cause di morte nel mondo occidentale. Invece esistono malattie altrettanto
 pericolose e temibili». A cosa si deve la recrudescenza delle epidemie? «Alla facilità
 con cui ci si può spostare da un Paese all' altro, alla globalizzazione e ai
 cambiamenti climatici che favoriscono la sopravvivenza e la diffusione di alcuni virus
 e batteri». Ci sono patologie che si prestano maggiormente al contagio?
 «Sicuramente la zika perché presenta sintomi che possono essere facilmente confusi
 con altre malattie, causando un ritardo nella diagnosi». Esistono Paesi considerati
 una 'culla d' eccellenza' per le epidemie? «Quelli che versano in cattive condizioni
 igienico - sanitarie, dove la denutrizione abbassa le difese immunitarie della
 popolazione, e nei luoghi in cui c' è una più stretta vicinanza uomo-animale, che
 favorisce la diffusione di malattie in comune tra le due specie». Cosa si può fare per
 ridurre i rischi? «È opportuno lavorare su più fronti. Come prima cosa, educare la
 popolazione a evitare i comportamenti che espongono al contagio. Ad esempio,
 durante l' epidemia di ebola, i casi aumentarono in maniera esponenziale per l'
 abitudine locale di lavare i cadaveri, con conseguente infezione per chi assolveva la
 pratica, senza la protezione di mascherine e guanti. In secondo luogo, bisogna
 intervenire sull' ambiente eliminando i fattori predisponenti. Nel caso della West
 Nile, bonificare le aree potenzialmente territorio di zanzare. Terzo, vaccinarsi,
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quando esiste la profilassi per la specifica patologia». © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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10/09/2018                                                                                                                Pagina 17

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                «L' hanno presa anche tre miei familiari»
 M.Tor.
 Il sindaco di Montichiari Mario Fraccaro,
 dirigente scolastico ora in pensione, da
 quando è sindaco di Montichiari alle
 emergenze un po' è abituato. Nel paese
 con la più alta concentrazione di
 discariche di rifiuti speciali dell' intera
 Lombardia, i momenti critici sono all'
 ordine del giorno. Lui li affronta cercando
 di evitare allarmismi, dispensando
 consigli e buone prassi anche dal suo
 profilo di Facebook. In questo caso, però,
 è diverso: fra i 26 malati di polmonite
 che hanno interessato Montichiari ci
 sono anche tre suoi familiari. «Sì - spiega
 - sono stati colpiti mio fratello, la sorella
 di mia moglie e suo cognato». Sindaco, è
 preoccupato?              «Fortuna-tamente
 rispondono bene alle terapie, mio fratello
 lo stanno curando a casa, è una malattia
 dalla quale si guarisce senza particolari
 problemi. Resta da capire cosa abbia
 causato tutti questi casi». Si è fatto un'
 idea di come possa essersi diffuso il
 contagio? «No. Tutte e tre le persone colpite facevano una vita indipendente. Non c'
 è un comune denominatore che faccia nascere dei sospetti. Mio fratello ha accusato
 i primi sintomi mercoledì e non c' è stato bisogno di alcun ricovero, i congiunti di mia
 moglie, invece, sono finiti in ospedale successivamente, uno qui a Montichiari, l'
 altro a Brescia. La febbre era arrivata quando uno di loro era in vacanza in Riviera
 poi, siccome la temperatura non accennava a scendere, è tornato a casa per
 curarsi».

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10/09/2018                                                                                                                Pagina 17

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              «Le cause? Possono restare un' incognita»
 M.Tor.
 Il primario «Sa qual è la vera incognita?
 Che potremmo non sco-prire mai la
 causa di questa epidemia». Giuseppe
 Roma-nelli, primario del reparto di medi-
 cina dell' Ospedale di Montichiari,
 docente universitario in geriatria, in
 questi giorni è in prima linea davan-ti al
 flusso di pazienti in pronto soc-corso. «La
 situazione si sta norma-lizzando, i
 pazienti rispondono bene alle cure e
 questo è quello che conta, anche perché
 spesso sono gravati da altre patologie.
 La cosa importante adesso è cercare di
 capi-re le cause del picco epidemico e
 non sarà semplicissimo». Un' ipotesi c' è.
 «È quella che possa essere lega-to a una
 qualche forma di legionella, ma non
 abbiamo certezze: non ci sono legami fra
 i pazienti che porti-no a un' unica fonte
 di contagio».

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