Media Monitoring per 18-04-2019 - Rassegna stampa del 18-04-2019 - Ruggi

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Media Monitoring per 18-04-2019 - Rassegna stampa del 18-04-2019 - Ruggi
18-04-2019

Media Monitoring per

   Rassegna stampa del 18-04-2019
Media Monitoring per 18-04-2019 - Rassegna stampa del 18-04-2019 - Ruggi
AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona ................................................................................ 1
      18/04/2019 - IL MATTINO (ED. SALERNO)
            Lucia, mamma dopo undici interventi .................................................................................... 1
Sanità Salerno e provincia .............................................................................................................. 3
      18/04/2019 - CRONACHE DI SALERNO
            «Un' area del "Curto" per donne vittime di violenze» ............................................................. 3
      18/04/2019 - LA CITTÀ DI SALERNO
            Macchinario negato, il Tar boccia l'Asl ................................................................................... 5
Sanità Campania ............................................................................................................................... 7
      18/04/2019 - IL MATTINO (ED. BENEVENTO)
            Asl, approvato il bilancio di previsione Il Sant' Alfonso fa risparmiare sui costi .................... 7
      18/04/2019 - IL MATTINO (ED. BENEVENTO)
            «Dimettersi? Non serve, ora unire le forze» ........................................................................... 9
      18/04/2019 - IL MATTINO
            Disastro Incurabili da oggi via ai lavori di messa in sicurezza ............................................. 11
      18/04/2019 - IL MATTINO (ED. AVELLINO)
            Furbetti dell' Asl, avvocati all' attacco ................................................................................. 13
      18/04/2019 - IL MATTINO (ED. AVELLINO)
            Muore dopo l' operazione, c' è l' inchiesta ........................................................................... 15
      18/04/2019 - CRONACHE DI CASERTA
            Ospedale, presentato il ricorso al Tar .................................................................................. 17
      18/04/2019 - CRONACHE DI CASERTA
            Ospedali riuniti nell' Alto Casertano ..................................................................................... 18
      18/04/2019 - IL MATTINO
            Sanità, sul tavolo di Conte il caso del commissario .............................................................. 19
      18/04/2019 - IL MATTINO (ED. CASERTA)
            Trenta ore di ricovero poi muore in ospedale ...................................................................... 21
Sanità nazionale ............................................................................................................................. 23
      18/04/2019 - IL GIORNALE
            A caccia di 30 nuove malattie rare ....................................................................................... 23
      18/04/2019 - LA REPUBBLICA
            Anche il cervello ha le orecchie ............................................................................................ 25
      18/04/2019 - AVVENIRE
            «Cure palliative, vera risposta ai malati» ............................................................................. 27
      18/04/2019 - LA STAMPA
            Big Pharma Usa contro il governo italiano "Pronti a investire, ma non ci ascoltano" ........... 29
      18/04/2019 - LA REPUBBLICA
            Come va l' operazione? Un sms avverte i parenti ................................................................. 31
      18/04/2019 - LA STAMPA
            Dietro lo strappo della ministra un contenzioso da 2,4 miliardi ........................................... 32
      18/04/2019 - LA REPUBBLICA
            E i neuroni morti si riaccesero .............................................................................................. 34
      18/04/2019 - CORRIERE DELLA SERA
            Gemelli, ma non coetanei «Nati a due mesi di distanza, uniti dalla voglia di vivere» .......... 36
      18/04/2019 - FAMIGLIA CRISTIANA
            IO, DETECTIVE DEL DNA PER SCONFIGGERE LE MALATTIE .................................................... 38
      18/04/2019 - IL SOLE 24 ORE
            L' ambulatorio digitale cresce del 30% al mese ................................................................... 40
      18/04/2019 - LA REPUBBLICA
            L' infiammazione la curo con la menta ................................................................................. 41
      18/04/2019 - LIBERO
            Lo stress acuto rovina il cuore ............................................................................................. 43
      18/04/2019 - LA REPUBBLICA
            Mamma mia, non ci sento più .............................................................................................. 45
      18/04/2019 - LA STAMPA
            Roma commissaria la Sanità calabrese Nel mirino i direttori di Asl e ospedali .................... 47
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18/04/2019 - ITALIA OGGI
     Sanità, ok alla flessibilità per le regioni ............................................................................... 49
18/04/2019 - LA REPUBBLICA
     Se a curarci è un baluba fedele all' assessore ...................................................................... 50
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18/04/2019                                                                                                               Pagina 31
                                    Il Mattino (ed. Salerno)
                                                                                                                         EAV: € 6.214
                                                                                                                         Lettori: 133.364
                   Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona

                   Lucia, mamma dopo undici interventi

 SAN MARZANO SUL SARNO Luciana
 Mauro Una prima gravidanza, tre aborti e
 un calvario durato undici anni per
 restare di nuovo incinta. Quella creatura,
 che ora illumina il nido del Ruggi D'
 Aragona, Lucia Adinolfi l' ha voluta con
 tutte le sue forze. Era convinta di
 farcela, e ha trovato sulla sua strada
 medici, «angeli», come li definisce ora
 con riconoscenza. Il sogno realizzato lo
 deve però soprattutto al ginecologo,
 Mario Polichetti, che con lei ha
 combattuto questa battaglia per la vita.
 Un intervento record, dopo averne subito
 undici. Poi la gioia, e un racconto che
 somiglia a una favola a lieto fine. Una
 storia iniziata nel 2005, quella di Lucia,
 37enne di San Marzano sul Sarno, e del
 marito, Antonio Robustelli. Sono appena
 diventati genitori di un' altra bambina,
 superando con fede e coraggio una serie
 di ostacoli. È Lucia a ricordare tutto, nei
 minimi dettagli. LA SPERANZA «Tutto
 iniziò nel 2004 - racconta - andai all' Idi a
 Roma per un consulto dermatologico e mi riscontrarono problemi ormonali. L' anno
 dopo mi fu trovato il primo dermoide, e tra il 2006 e il 2007 due fibromi, tolti con l'
 asportazione di ovaio e tube». Il suo calvario non era finito. «Nel 2008 mi furono
 scoperte due cisti di Muller - continua - che crescevano dietro le pareti intestinali,
 comprimendo gli organi. In un successivo intervento fu portata via la vescica». Poi
 arrivò la prima gravidanza nel 2010, con la scoperta di un fibroma uterino. «Nei due
 anni seguenti un altro mioma - i ricordi dolorosi continuano - e una cisti così grande
 da riempire tutto l' addome. Infine, nel 2017, mi trovarono una massa uterina da tre
 chili e mezzo, attaccata all' utero e all' altro ovaio». Nel mezzo tre aborti, e un'
 odissea tra gli ospedali di Avellino, Atripalda, Cava de' Tirreni, Sarno, Salerno. L'
 incontro con il ginecologo Polichetti avrebbe segnato la svolta. «Mi tolse la ciste e
 ricostruì l' utero, permettendomi dopo circa un anno di portare a termine una
 seconda gravidanza». Il taglio cesareo è stato eseguito dall' equipe chirurgica
 composta da Polichetti e dal dottor Raffaele Petta, direttore del reparto «Gravidanza
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a rischio» del Ruggi. La piccola è nata il 3 aprile scorso : tre chili e otto di bellezza,
partorita senza complicazioni. «Devo tutto al dottor Polichetti - conclude Lucia - e
alla sua grande tenacia». © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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18/04/2019                                                                                                                Pagina 19

                                                                                                                          EAV: € 994
                                                                                                                          Lettori: 29.750
                                  Argomento: Sanità Salerno e provincia

       «Un' area del "Curto" per donne vittime di violenze»

 POLLA / La richiesta ai responsabili dell'
 Asl Salerno da parte dei vertici del
 Comitato "Se non ora...quando" La
 disponibilità della Bcc Monte Pruno a
 finanziare l' iniziativa Il Comitato
 spontaneo di cittadini denominato "Se
 non      ora...quando"      lancia      una
 significativa ed importante proposta ai
 vertici dell' Azienda sanitaria di Salerno:
 «In    considerazione     della    delibera
 regionale di recepimento delle Linee
 guida nazionali per le Aziende sanitarie e
 le Aziende ospedaliere in tema di
 soccorso e assistenza socio -sanitaria
 alle    donne     vittime   di    violenza,
 denominate «Percorso per le donne che
 subiscono violenza», la presidente del
 comitato Se non ora quando -Vallo di
 Diano, avv. Rosy Pepe, ha riformulato ai
 rappresentanti istituzionali preposti la
 richiesta di individuare, all' interno del
 presidio ospedaliero Luigi Curto di Polla,
 un' apposita area preposta all' assolvimento delle finalità conformi al suindicato
 percorso. Il motivo di tale richiesta sta nella circostanza per la quale il suindicato
 comitato aveva ricevuto già l' anno scorso la disponibilità del direttore generale
 della Bcc Monte Pruno di Roscigno, dott. Michele Albanese, a provvedere a quanto
 occorresse non solo per la realizza zione di suddetta sala, ma anche per i correlati
 arredi e suppellettili. Interpellato nuovamente il dott. Albanese ha riconfermato
 anche di recente il finanziamento richiesto per l' allestimento dell' area protetta,
 necessaria all' accoglienza delle vittime di violenza. Poiché assume una valenza
 fondamentale che la donna presa in carico dal personale sanitario, a cui si rivolge
 per le prime cure, debba essere accompagnata in un' area separata dalla sala d'
 attesa generale che le assicuri protezione, sicurezza e riservatezza, il comitato a ben
 ragione spera che il commissario straordinario della Asl Salerno, dott. Mario
 Iervolino, nonché il direttore sanitario dell' ospedale Luigi Curto di Polla, dott. Luigi
 Mandia, accolgano favorevolmente l' istanza a loro inoltrata. Nella speranza che non
 si perda l' occasione per dare concreta fattività ad una collaborazione d' intenti tra
 soggetti privati ideatori e finanziatori e istituzioni pubbliche preposte al soccorso e
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assistenza socio -sanitaria alle donne che subiscono violenza di genere, il comitato
Se non ora quando Vallo di Diano attende fiducioso l' auspicato riscontro positivo
alla propria richiesta». red.cro.

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18/04/2019                                                                                                                  Pagina 23
                                             La Città di Salerno
                                    Argomento: Sanità Salerno e provincia

                     Macchinario negato, il Tar boccia l'Asl
 Erminio Cioffi
 SALA CONSILINA Nel territorio di
 competenza dell'Asl Salerno c'è un
 numero sufficiente di apparecchiature
 per effettuare la risonanza magnetica e
 per questo motivo è stata negata ad un
 privato l'autorizzazione per poterne
 installare una nel proprio centro
 diagnostico. Unico particolare, non di
 poco conto, è che la rilevazione del
 fabbisogno di apparecchiature per la
 risonanza magnetica nel territorio di
 competenza dell'Asl risale al 2010, ossia
 è vecchia di 8 anni e certamente non
 rispondente al fabbisogno reale del
 2018, anno in cui è stata negata
 l'autorizzazione. La vicenda è finita però
 davanti al Tar di Salerno che ha accolto il
 ricorso presentato dal centro diagnostico
 ed annullato gli atti con cui era stata
 negata l'autorizzazione. La vicenda ha
 inizio nel 2013 quando la società privata
 aveva         chiesto      l'autorizzazione
 all'installazione di un'apparecchiatura di risonanza magnetica nucleare (R.M.N.) del
 gruppo A presso la sede operativa della struttura ubicata a Sala Consilina. La
 richiesta di autorizzazione risale al 2013 quando, dopo il diniego dell'autorizzazione,
 inizia la prima fase della vicenda giudiziaria davanti alla giustizia amministrativa: il
 Tar nomina un commissario ad acta che sulla base di un parere sfavorevole dell'Asl
 Salerno nega l'autorizzazione all'installazione dell'apparecchiatura. Alla base della
 motivazione c'è una nota dell'azienda sanitaria locale salernitana, risalente al 10
 marzo del 2010, sulla determinazione del fabbisogno aziendale di apparecchiature
 per la risonanza magnetica nucleare. Il centro radiologico nel ricorso ha messo in
 evidenza a tal proposito come la valutazione di saturazione del fabbisogno
 programmato di apparecchiature sul territorio aziendale, posta a base del diniego,
 sarebbe anacronistica, in quanto ancorata alle determinazioni del 10 marzo 2010 ed
 inoltre il conseguente blocco delle autorizzazioni all'installazione delle
 apparecchiature non può ricadere sulle strutture private per colpa ritardo
 dell'amministrazione commissariale regionale della sanità nell'aggiornamento del
 fabbisogno territoriale delle apparecchiature. I giudici amministrativi hanno respinto
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la richiesta di inammissibilità del ricorso avanzata dall'Asl ed accolto invece la tesi
degli avvocati della società privata. Il Tar in una sentenza fiume ha annullato gli atti
di diniego perché «la verifica di compatibilità dell'installazione nella specie richiesta
rispetto al locale bacino di utenza - si legge nelle sentenza - non avrebbe potuto
essere legittimamente ancorata alle determinazioni della ormai risalente nota
dell'Asl Salerno del 10 marzo 2010». A ciò si aggiunge anche la circostanza che «a
pur doverosa previa valutazione del fabbisogno a livello regionale - scrivono i giudici
non può, per i ritardi e le inefficienze delle competenti amministrazioni, risolversi in
un blocco tendenzialmente illimitato, e comunque non limitabile, del rilascio delle
semplici autorizzazioni, che non comportano, a differenza degli accreditamenti,
alcun onere per la finanza pubblica, sicché la pubblica amministrazione, anche a
prescindere da una attività programmatoria o pianificatoria, che si è protratta per
tempi lunghissimi e ben oltre ogni limite di ragionevolezza, dovrà comunque
effettuare una valutazione puntuale del fabbisogno, attinente al caso specifico, non
potendosi condizionare negativamente l'attività privata al mancato esercizio di
poteri doverosi».

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18/04/2019                                                                                                                Pagina 29
                                  Il Mattino (ed. Benevento)
                                                                                                                          EAV: € 9.882
                                                                                                                          Lettori: 133.364
                                          Argomento: Sanità Campania

    Asl, approvato il bilancio di previsione Il Sant' Alfonso fa
                       risparmiare sui costi

 I CONTI Luella De Ciampis L' Asl di
 Benevento per il 2019 prevede una
 differenza di cassa in passivo di 1,108
 milioni, derivante dalla differenza dei
 debiti e degli incassi presunti, a fronte di
 un fondo cassa ordinario di tesoreria di
 1,065 milioni. Il totale delle entrate di
 cassa presumibili, al 31 dicembre,
 ammonta a 788.806.321, mentre quello
 delle uscite è pari a 790.980.349. Un
 bilancio positivo rispetto al passato se si
 tiene conto che i soli costi della
 produzione ammontano a 463,383
 milioni, con una riduzione di oltre 11
 milioni, rispetto al 2017. Riduzione
 tuttavia proporzionale alle erogazioni
 regionali, diminuite per effetto della
 cessione del presidio ospedaliero di Sant'
 Agata de' Goti all' ospedale Rummo. LA
 RELAZIONE Per quanto si legge nella
 relazione aziendale, alla riduzione dei
 costi derivante dal trasferimento del
 Sant' Alfonso si aggiunge un loro
 ulteriore       contenimento         dovuto
 soprattutto al fatto che l' azienda ha insistito nel potenziamento dell' utilizzo di
 meccanismi operativi tendenti a modificare il livello di attribuzione delle
 responsabilità della spesa e a spostare l' attenzione e l' impegno degli operatori da
 un generico rispetto burocratico della normativa vigente al raggiungimento e alla
 condivisione di obiettivi aziendali comuni. Inoltre, nel corso degli ultimi due anni
 sono stati abbattuti i costi di fitto di alcuni edifici in seguito alla scelta di trasferire
 alcuni servizi in strutture di proprietà dell' azienda sanitaria. Per i costi del 2019 è
 stato rispettato il blocco delle assunzioni nei limiti delle percentuali stabilite dalla
 legge di Stabilità e sono stati rispettati i limiti imposti ai settori riabilitativo e
 specialistico, oltre a quello per i centri accreditati, mentre per l' acquisto dei beni
 sanitari sono stati ricalcati gli standard del 2018, tranne che per alcuni tipi di
 farmaci innovativi, chemioterapici e per la cura dell' epatite C, che hanno un prezzo

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estremamente elevato. L' AVVISO PUBBLICO Intanto, l' Asl sta procedendo alla
verifica dei requisiti di ammissione per i candidati che hanno risposto all' avviso
pubblico per titoli e colloqui per la copertura, per un periodo di otto mesi, di sei posti
per dirigente medico, per la disciplina di medicina e Chirurgia di accettazione e
urgenza, oppure di Anestesia e Rianimazione, da destinare alle postazione della rete
emergenziale 118. Una necessità, quella del reclutamento di personale medico in
dotazione al servizio di emergenza territoriale, mirato a garantire la massima
efficienza del servizio, soprattutto in seguito all' entrata in vigore della normativa
europea 161, che non consente più agli operatori del 118 di svolgere doppi turni di
lavoro, senza osservare le 11 ore tassative di riposo, per ogni 12 ore di lavoro. IL
SINDACATO Intanto, la Fp-Cgil in una nota, a firma del coordinatore Pompeo Taddeo,
sottolinea che «ancora una volta il giudice del lavoro ha dato ragione a un lavoratore
del servizio d' emergenza Misericordie 118 di Benevento. La differenza contrattuale
tra il contratto Aiop Sanità Privata e il contratto Misericordie è, in termini economici,
rilevante e ammonta a circa 200 euro mensili. La Fp-Cgil si è dimostrata
lungimirante e avveduta nella richiesta già dal 2014, anno in cui è il servizio è stato
affidato alle Misericordie D' Italia in questo territorio. Questa organizzazione,
sollevando a suo tempo la questione, ha subito critiche e accuse. A seguito delle
recenti sentenze del giudice del lavoro tali accuse risultano ingiustificate». ©
RIPRODUZIONE RISERVATA.

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18/04/2019                                                                                                               Pagina 29
                                 Il Mattino (ed. Benevento)
                                                                                                                         EAV: € 9.964
                                                                                                                         Lettori: 133.364
                                         Argomento: Sanità Campania

             «Dimettersi? Non serve, ora unire le forze»

 LA MOBILITAZIONE Giuseppe Piscitelli
 Reazioni e proposte di tenore diverso dei
 sindaci all' invito alle dimissioni dalla
 carica e alla consegna della fascia
 tricolore rivolto dal comitato «Curiamo la
 vita» per la questione ospedale «Sant'
 Alfonso». L' invito giunge peraltro in un
 momento cruciale dello scontro sul ruolo
 del commissario regionale della Sanità
 Vincenzo De Luca (oggi il Consiglio dei
 Ministri potrebbe approvare la nomina
 del suo sostituto) e a pochi giorni dalla
 presentazione delle liste elettorali in
 alcuni Comuni, come Sant' Agata,
 Durazzano e Moiano. LE REAZIONI
 Queste le risposte di alcuni sindaci alla
 richiesta     del     comitato.   Carmine
 Valentino, primo cittadino di Sant' Agata
 a fine mandato: «Sono da sempre stato
 disponibile a dimettermi. Se la richiesta
 del comitato è utile alla causa e al
 risultato, sono pronto e disponibile a
 ogni atto, comprese le dimissioni. Voglio
 evitare strumentalizzazioni. Per evidenti
 ragioni e considerazioni ritengo che ogni iniziativa debba essere funzionale a un
 obiettivo. Continuerò a sostenere in ogni modo e forma la battaglia per l' ospedale».
 Alessandro Crisci, di Durazzano, sostiene che «se le dimissioni dei sindaci servissero
 a qualcosa sarebbe un gesto nobile, ma è inutile. Noi per primi vogliamo che l'
 ospedale non si chiuda. Ma la questione deve essere risolta dal governo nazionale,
 da chi sta al potere e non decide. Se si dimettono i sindaci mancheranno anche i
 punti di riferimento istituzionali sul territorio. Le dimissioni peggiorerebbero la
 situazione. La Regione non può mettersi in contrasto con il governo. Si deve capire
 che l' ospedale è indispensabile per un' utenza disseminata in un territorio
 vastissimo, senza tener conto della densità di popolazione. È indispensabile capire
 che l' intero Sannio ha meno abitanti di un quartiere di Napoli ma non per questo
 può essere penalizzato dal punto di vista del diritto alla salute». Così Michele
 Napoletano, sindaco di Airola: «La consegna della fascia tricolore in segno di
 protesta nelle mani del prefetto Cappetta è un gesto giusto, simbolico come lo è
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stato a inizio del mese. Ma dimettersi da sindaco significa il ritorno alle urne e
portare scompiglio nel territorio perché si creerebbero problemi alla comunità. Non
ha senso dimettersi se entro 20 giorni si può fare dietrofront. Per far sì che le
istituzioni sovraccomunali siano più vicine al territorio bisogna concertare un' azione
comune tra sindaci e comitato civico, altrimenti la protesta diventa sterile. Solo
unendo le forze si può dare una risposta tecnica e pratica alle istituzioni superiori. Il
problema delle sorti dell' ospedale di Sant' Agata è serio e va affrontato. Mi adeguo
a tutto su questo punto perché l' ospedale serve». Clemente Di Cerbo, di Dugenta,
afferma che «dopo tante sollecitazioni, incontri, promesse e smentite, siamo ancora
a navigare a mare aperto, senza intravedere soluzioni utili e pratiche, così come le
abbiamo chieste noi amministratori e come le chiedono i nostri concittadini e le
donne del comitato incatenate alle quali va la mia solidarietà. In materia di sanità
noi amministratori locali, ultimo anello di una complessa struttura, non abbiamo
nessun potere né decisionale né legislativo per intervenire sull' organizzazione delle
strutture. L' unica sede in cui ci è data la possibilità di esprimerci è l' assemblea dei
sindaci, dove ho più volte, congiuntamente agli altri colleghi, denunciato la
necessità della presenza di un nosocomio nella nostra zona e la salvaguardia dei
parametri di struttura di secondo livello del Rummo. La questione dimissioni mi
sembra strumentale e non serve a risolvere il problema, né è utile a indicare
soluzioni. Piuttosto è necessario intensificare la nostra presenza sui vari tavoli per
costringere Regione e Ministero ad adottare provvedimenti dignitosi per le nostre
comunità». © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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18/04/2019                                                                                                                Pagina 28

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                                                                                                                          Lettori: 133.364
                                          Argomento: Sanità Campania

 Disastro Incurabili da oggi via ai lavori di messa in sicurezza

 IL PIANO Ettore Mautone Sono ore di
 lavoro febbrili, queste che precedono le
 feste di Pasqua, per il commissario della
 Asl Napoli 1 Ciro Verdoliva. Il dissesto
 del complesso monumentale degli
 Incurabili è la priorità in un frangente in
 cui i disagi degli abitanti sfollati
 incrociano le difficoltà degli interventi
 tecnici e la riorganizzazione della parte
 assistenziale. Dopo lo sgombero, due
 settimane fa, dei pazienti e del
 personale - trasferito provvisoriamente
 all' Ospedale del mare (Medicina,
 Chirurgia e Urologia), al Pellegrini
 (Oculistica e alcuni ambulatori) e al
 Policlinico di Piazza Miraglia (gli
 ambulatori chirurgici) - si attendono ora
 le decisioni finali. Un nodo complesso
 affrontato in una lunga riunione con
 operatori e sindacati. Quel che è certo è
 che sarà necessario tenere conto dei
 fabbisogni e delle carenze di personale
 degli altri ospedali pur valutando la
 necessità di tenere unite alcune delle
 identità e delle articolazioni funzionali come la Chirurgia configurata in un team
 collaudato che svolge un ruolo centrale nella rete oncologica della Asl. LA PARTE
 ASSISTENZIALE Il personale degli Incurabili conta su almeno 100 unità tra infermieri
 e ausiliari e una quarantina tra dirigenti medici di varie qualifiche. Fatta salva la
 squadra dei chirurghi, che dovrebbe rimanere omogenea, il resto andrà a beneficio
 degli ospedali in difficoltà come il Pellegrini (dove è da attivare la Medicina di
 urgenza), il Loreto (a cui occorre dare un assetto più sicuro), il San Giovanni Bosco
 (attualmente l' ospedale a maggior complessità della Asl) e quindi il San Paolo, in
 crisi da mesi per la mancanza di specialisti soprattutto in pronto soccorso, anche in
 vista del ruolo che assumerà la prossima estate con l' inizio delle Universiadi. Ma
 almeno una parte di infermieri e operatori socio-sanitari degli Incurabili è probabile
 che vada a tamponare l' emergenza che si profila all' Ospedale del mare dove in
 120, tra camici bianchi precari di tali qualifiche, sono in scadenza di contratto. In
 assenza di proroghe, non previste, è iniziato il piano ferie. Dopo lo stop, l' altro ieri,
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per una prima infermiera il prossimo 24 aprile toccherà ad altri 15 impiegati al
pronto soccorso e ad ulteriori 5 al lavoro in Medicina di urgenza. Nell' area più
sensibile dell' ospedale dunque, da dopo Pasqua, mancheranno all' appello 3
infermieri per turno sui 7 impiegati in pronto soccorso e 1 su 3 presenti in Medicina
di urgenza. Analoghe defezioni sono previste a maggio e giugno negli altri reparti.
INTERVENTI NEL SOTTOSUOLO Centrale, nel lavoro di Verdoliva, è appunto la crisi
che interessa l' intero complesso monumentale degli Incurabili. Sotto il profilo
strettamente tecnico sono iniziate le indagini geognostiche (tecnico-scientifiche) per
la caratterizzazione dei terreni di fondazione del complesso: sondaggi finalizzati ad
evitare altri crolli e a capire se e come intervenire. Tutto questo con l' assistenza dei
dipartimenti di Ingegneria della Federico II e sotto l' egida e il controllo della
Sovrintendenza. Intanto già oggi prenderanno il via le opere di prima messa in
sicurezza necessarie a consentire l' inizio delle attività finalizzate allo spostamento
di tutti i beni ancora presenti agli Incurabili. EMERGENZA ABITATIVA Sul fronte dell'
emergenza abitativa infine va avanti l' attività tesa a garantire una soluzione
alternativa ai nuclei familiari sgomberati e sistemati in periferia. «Dall'
approfondimento congiunto tra Comune e Asl da me sollecitato - avverte Verdoliva -
è emersa la mancanza di alloggi liberi e immediatamente disponibili nel patrimonio
immobiliare comunale. Pertanto per individuare soluzioni sono stati definiti - con l'
assessore per il Diritto all' abitare Monica Buonanno - diversi percorsi, anche
attraverso il coinvolgimento di altri soggetti, pubblici e privati, che possano avere
disponibilità nell' ambito del proprio patrimonio immobiliare, di unità abitative». Da
quanto trapela anche la Curia sta profondendo ogni sforzo per individuare soluzioni
abitative alternative. Per giovedì 2 maggio è stata fissata una riunione che di fatto
attiverà il tavolo come previsto dal «piano cittadino per il diritto ad abitare»: alla
riunione sarà invitato, tra gli altri, anche il Comitato delle famiglie degli sfollati. ©
RIPRODUZIONE RISERVATA.

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18/04/2019                                                                                                                Pagina 31

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                                                                                                                          Lettori: 133.364
                                          Argomento: Sanità Campania

                   Furbetti dell' Asl, avvocati all' attacco

 IL PROCESSO Alessandra Montalbetti
 Furbetti del cartellino, sotto accusa la
 metodologia utilizzata per riconoscere i
 dipendenti finiti a processo e il calcolo
 delle ore di lavoro contestate. In aula,
 ieri mattina, è stato ascoltato l'
 assistente capo della Squadra Mobile di
 Avellino, Antonio Nero, e sono stati
 acquisiti    i    verbali    relativi  alle
 dichiarazioni, rese durante le indagini,
 dalle dirigenti Asl, Giannattasio e
 Santosuosso, che hanno contribuito all'
 identificazione dei dipendenti «furbetti».
 I due funzionari avrebbero riconosciuto,
 visionando soltanto parte dei frames
 estrapolati dai video registrati con l'
 ausilio delle telecamere posizionate sulle
 varie uscite dell' Asl di via Degli
 Imbimbo, i dipendenti. In particolare la
 Santuosso avrebbe riconosciuto, dai
 frames parziali sottoposti alla sua
 visione, otto dipendenti e soltanto cinqu
 di loro sono finiti poi a processo. Molte le
 contestazioni mosse dai difensori, in
 quanto a loro avviso i due funzionari avrebbero dovuto visionare l' intero video
 registrato e non soltanto alcune parti. Un' udienza protrattasi per oltre cinque ore ed
 in cui gli avvocati Gaetano Aufiero, Giovanna Perna, Raffaele Bizzarro, Nello Pizza,
 Alberico Villani, Michele Fratello, Benny De Maio, Elisabetta Acone, Stefano Vozella
 ed Italo Benigni hanno duramente contestato la metodologia impiegata per il
 riconoscimento. Sul punto l' ispettore Nero ha replicato che «il video sarebbe stato
 visto più volte nella sua interezza, mentre ai due funzionari è stato scelto di
 sottoporre soltanto degli stralci». Altre polemiche sono state mosse nei confronti
 dell' assistente capo Nero - addetto al calcolo delle ore di lavoro contestate ai
 presunti furbetti per le modalità utilizzate al fine di risalire a questo dato. In
 particolare ad avviso dell' avvocato Giovanna Perna non sarebbe stato preso in
 considerazione il contratto collettivo di lavoro che prevede le pause obbligatorie
 ogni 120 minuti, ma si è proceduto ad effettuare un mero calcolo aritmetico. Aspetti
 che nel conteggio complessivo avrebbero un' incidenza notevole. Il legale ha
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richiesto la nomina di un consulente per effettuare nuovamente il calcolo delle ore di
lavoro contestate. L' inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore, Fabio Massimo
Del Mauro, si basa su un mese di indagine in cui ci sarebbero state evidenziate delle
anomalie nella timbratura di cartellini, con una sottrazione media di 20-25 ore. Nell'
inchiesta finì anche l' ex l' assessore ai Fondi Europei del comune di Avellino, Arturo
Iannaccone, anch' egli rinviato a giudizio, che subito dopo il suo coinvolgimento nell'
indagine presentò le dimissioni dagli incarichi pubblici ricoperti. Successivamente
furono aggiunti ai 21 indagati iniziali - colpiti dalla misura interdittiva della
sospensione dai pubblici uffici- altri 13 che avrebbero timbrato il cartellino per coloro
che si assentavano, facendo in modo che risultassero presenti sul luogo di lavoro,
mentre erano altrove. Anche l' ex dirigente medico del plesso sanitario di Avellino,
Arturo Iannaccone, fu raggiunto dalla misura di sospensione dai pubblici uffici per sei
mesi, ridotti a seguito di interrogatorio di garanzia dinanzi al gip a due. A seguito
dell' inchiesta l' allora commissario dell' Asl, Mario Ferrante, adottò provvedimenti
amministrativi drastici nei confronti di alcuni dei soggetti inquisiti, disponendone il
licenziamento. Mentre le riprese furono effettuate dal 27 febbraio al 28 marzo 2015
attraverso l' installazione di tre telecamere attive h24. © RIPRODUZIONE
RISERVATA.

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18/04/2019                                                                                                                Pagina 33

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                                                                                                                          Lettori: 133.364
                                          Argomento: Sanità Campania

               Muore dopo l' operazione, c' è l' inchiesta

 MONTORO Piero Montone Muore alcuni
 giorni dopo aver subito un piccolo
 intervento chirurgico. I familiari, che
 aveva già fissato il funerale per oggi
 facendo affiggere i rituali manifesti a
 lutto, dopo essersi consultati anche con
 un legale di fiducia, hanno chiesto l'
 intervento della magistratura. Ieri
 pomeriggio, in conseguenza dell' esposto
 giunto in tribunale ad Avellino, la salma
 che era esposta in casa per l' estremo
 saluto e il rito delle condoglianze è stata
 sequestrata. I fatti si sono verificati in
 una delle frazioni più popolose di
 Montoro, San Pietro. A prelevare la
 salma di L.M. sono stati gli uomini dell'
 arma dei carabinieri, come detto, su
 disposizione del magistrato. Il corpo
 della 72enne è stato trasportato dall'
 impresa funebre che era incaricata del
 servizio nella morgue della città
 ospedaliera di Avellino. Qui, nelle
 prossime ore, sarà eseguito l' esame
 autoptico dal medico legale incaricato.
 Chiaramente si dovrà procedere prima a nominare eventuali periti di parte se il
 magistrato emetterà, come accade in questi casi, degli avvisi di garanzia per i
 medici ed il personale che hanno avuto in cura la 72enne di Montoro. Sarà il medico
 legale, coadiuvato eventualmente da altri esperti, a dover accertare se il decesso
 della donna è avvenuto per qualcosa che andato storto durante l' intervento
 chirurgico o se non si sia trattato semplicemente di un decesso naturale, pur se
 avvenuto poco dopo l' operazione. Ed è questo il dubbio che ha assalito i familiari
 che in un primo momento, distrutti dal dolore per la grave perdita, non si sono
 soffermati troppo sulla cronistoria sanitaria della congiunta. La donna, a quanto si è
 appreso, sarebbe stata soccorsa quando ha accusato il primo malore. Portata
 prontamente in ospedale, le sue condizioni pare fossero ormai disperate. Di qui la
 decisione di rientrare a casa. Ieri subito dopo il decesso i familiari hanno chiamato l'
 agenzia funebre. Decisa la data e l' orario del funerale, sono stati stampati i
 manifesti che sono comparsi su tutte le cantonate cittadine. Nel primo pomeriggio,
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però, gli stessi sono stati tutti oscurati affiggendoci sopra un altro manifesto tutto
bianco. Ed è stato allora che nella città si è sparsa la voce che qualcosa doveva
essere accaduto se il funerale era stato cancellato all' improvviso. Ed in effetti la
salma che era esposta in casa è stata prelevata su disposizione dell' autorità
giudiziaria che ha aperto un apposito fascicolo per capire cosa ha determinato il
decesso. La stessa scena della salma, chiusa, caricata sul carro funebre e scortata
da una pattuglia dell' arma dei carabinieri non è passata inosservata. Un corteo
irrituale che ha scatenato subito la curiosità dei residenti che si sono affrettati a
chiedere lumi ai familiari della defunta. Gli stessi, ad iniziare dai figli, hanno spiegato
a tutti cosa stava avvenendo. Anche i manifesti di cordoglio, fatti affiggere dal parco
in cui abitava L.M., sono stati rimossi in serata. Ora non resta che attendere la data
dell' esame autoptico dal cui emergerà la verità sul decesso avvenuto ieri della
72enne. Nel frattempo la procura acquisirà anche la cartella clinica e tutti gli atti
sanitari che riguardano la donna. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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18/04/2019                                                                                                                Pagina 21

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                                                                                                                          Lettori: 29.750
                                          Argomento: Sanità Campania

                    Ospedale, presentato il ricorso al Tar

 PIEDIMONTE MATESE - Presentato il
 ricorso al Tar per l' annullamento o la
 riforma previa sospensiva del Piano
 regionale di programmazione della rete
 ospedaliera. Il ricorso, curato dall'
 avvocato Renato Labriola (nella foto), è
 stato     presentato    dai    Comuni     di
 Piedimonte Matese, Alife, Alvignano,
 Baia e Latina, Castel Campagnano,
 Ciorlano, Fontegreca, Gioia Sannitica,
 Letino, Prata Sannita, Pratella, Rocca
 rom ana, Vairano Patenora, Raviscanina,
 San Gregorio Matese, San Potito
 Sannitico e Sant' Angelo d' Alife. Il
 ricorso è stato presentato contro la
 Regione Campania, il commissario 'ad
 acta' per l' attuazione del Piano di rientro
 dai disavanzi del Servizio Sanitario
 Regionale campano, il Consiglio dei
 ministri, il Ministero della Salute e l'
 azienda sanitaria locale di Caserta. Nello
 specifico, il ricorso verte sul futuro dell'
 ospedale di Piedi monte Matese. Si contestano i provvedimenti con i quali il presidio
 matesino non è qualificato come Dea di I livello; si declassano le Unità operative
 complesse di ortopedia, chirurgia generale, anestesia e rianimazione in Unità
 semplici dipartimentali; si azzerano i posti letto per Anestesia e Rianimazione;
 nonché il diniego della deroga al Punto Nascita. Da qui la richiesta di annullamento o
 di riforma. Nel Piano regionale per la macroarea di Caserta è previsto un Dea di II
 livello, da 3 a 6 Dea di I livello e dai 6 agli 11 predisi di pronto soccorso. In
 particolare è stata individuata l' azienda ospedaliera di Caserta come Dea di II
 livello, i presidi ospedalieri di Aversa, Marcianise e Sessa Aurunca; nonché pronto
 soccorso nei presidi ospedalieri di Santa Maria Capua Vetere, Piedimonte Matese,
 Maddaloni e la Pineta Grande di Castelvolturno. Una situazione che penalizza, e non
 poco, il territorio matesino, considerando la vastità del territorio e le infrastrutture
 presenti, con tempi anche piuttosto lunghi per raggiungere certe zone del Matesino.

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18/04/2019                                                                                                                   Pagina 20

                                                                                                                             EAV: € 821
                                                                                                                             Lettori: 29.750
                                             Argomento: Sanità Campania

                         Ospedali riuniti nell' Alto Casertano
 di Ilaria Ragozzino
 L' idea è specializzare i nosocomi
 sidicino,   sessano      e    matesino    e
 migliorarne l' offerta TEANO - Mentre
 procede l' inchiesta sui furbetti del
 cartellino dell' ospedale di Sessa
 Aurunca, il sindaco di Teano Alfredo D'
 Andrea rilancia il suo progetto di
 'restyling' della sanità dell' Alto
 Casertano. E' atteso per oggi l' esito del
 Riesame.       Complessivamente       sotto
 inchiesta dopo il blitz di martedì 2 aprile
 scorso ci sono 28 persone. Le indagini
 tuttavia non hanno riguardato solo l'
 operato dei camici bianchi, ma anche l'
 agibilità della struttura ospedaliera, che
 è ancora aperta e funzionante per il
 dissequestro operativo dei locali. In
 questo caos sanitario il sindaco della
 vicina Teano D' Andrea ha lanciato la
 proposta di riapertura dei locali sidicini
 per dare sostegno all' ospedale si Sessa.
 L' idea è di fondo è modificare l' atto
 aziendale, cambiando la destinazione della struttura di Teano, in modo da riattivare
 le sale operatorie: "Abbiamo due sale operatorie nuovissime e non si Alfredo D'
 Andrea capisce perché non vengano utilizzate - spiega il sindaco - In un' area di
 circa 20 chilometri quadrati ci sono tre ospedali, oltre Teano, quelli di Sessa e
 Piedimonte. 'Specializzando' i tre punti con competenze diverse avremmo a mio
 parere degli 'ospedali riuniti' più efficienti". L' ospedale di comunità di Teano serve
 per la lunga degenza, al suo interno vengono collocati i pazienti dopo la fase
 traumatica. "Così come è concepito non serve, anche perché c' è al momento un
 solo paziente ricoverato. Teano dovrebbe essere riconvertito in day surgery, Sessa si
 occuperebbe dell' attività traumatologica e cardio logica e Piedimonte diventerebbe
 Cto", continua d' Andrea. La proposta è stata lanciata alla Regione Campania, e nei
 giorni scorsi il consigliere regionale Stefano Graziano ha fatto visita al sindaco per
 affrontare la questione, sottoposta anche al governatore Vincenzo De Luca, e per un
 sopralluogo nei locali. L' appello è lanciato, gli utenti pazientemente aspettano i
 tempi della politica.

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18/04/2019                                                                                                                Pagina 28

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                                                                                                                          Lettori: 133.364
                                          Argomento: Sanità Campania

        Sanità, sul tavolo di Conte il caso del commissario

 LA NOMINA Arriva in Consiglio dei
 ministri il tema della nomina del nuovo
 commissario      per    la   sanità    della
 Campania. Sotto la lente della seduta del
 governo in programma oggi a Reggio
 Calabria (alle 13) anche le gravi difficoltà
 di quella regione. Decine le richieste di
 accredito di giornalisti e operatori per
 una seduta straordinaria convocata in
 Prefettura. Il ministro della Salute Giulia
 Grillo avrebbe già scelto da una lista di
 possibili commissari il sostituto del
 governatore Vincenzo De Luca. Il nome
 in pole position è quello di Enrico
 Desideri, toscano, ex direttore generale
 della Asl 8 di Arezzo e primo direttore
 dell' Asl Toscana Sud Est che comprende
 le province di Siena, Grosseto e Arezzo.
 Desideri avrebbe superato in corsa la
 candidatura di Fulvio Moirano, direttore
 generale dell' Azienda sarda proposto in
 prima battuta ma poi accantonato per un
 rifiuto dello stesso Moirano. IL DEFICIT
 Sotto i riflettori anche i 160 milioni di
 deficit dei conti di Asl e ospedali della Calabria nel consuntivo del 2017 con i livelli di
 assistenza arretrati a 136 (rispetto ai 144 dell' anno precedente). Molto diversa la
 situazione in Campania che all' ultima verifica con i due ministeri (Salute ma anche
 Economia) ha registrato conti in ordine e pareggio di bilancio per il sesto anno
 consecutivo oltre al recupero dei Lea giunti a quota 153, ma non ancora alla
 sufficienza fissata a 160. Da questo dato tecnico parte il ministro Grillo per la
 proposta di un sostituto nella cabina di regia della struttura commissariale.
 Decisione fortemente criticata dai principali sindacati della dirigenza medica mentre
 più favorevoli sono i rappresentanti degli infermieri. Lo scoglio da superare è il
 parere contrario al cambio di guardia del sottosegretario all' Economia della Lega,
 Massimo Garavaglia, delegato ai Piani di rientro delle Regioni, secondo cui sarebbe
 meglio aspettare i dati del prossimo luglio. De Luca, in sella come commissario dal
 2017, dalla sua ha la ripresa sui bilanci e, sui Lea, l' approvazione dei principali piani
 di programmazione compresi il programma di 8mila assunzioni in tre anni e il Piano
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per l' edilizia sanitaria. Dall' esito di un duro confronto politico al vertice dipende ora
il suo destino come commissario. e.m. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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18/04/2019                                                                                                                Pagina 29

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                                          Argomento: Sanità Campania

             Trenta ore di ricovero poi muore in ospedale

 LA STORIA Marilù Musto Era arrivato in
 ospedale l' 11 aprile alle ore 18 e 30,
 circa. È morto il 13 aprile, dopo aver
 aspettato 30 ore al Pronto Soccorso nell'
 ospedale       di     Caserta.     Salvatore
 Consolazio, 39 anni di Casagiove,
 probabilmente diabetico, ha atteso di
 essere curato nel modo migliore, ma al
 terzo giorno di permanenza in ospedale
 è deceduto, piegato dai dolori lancinanti
 allo stomaco. Una storia assurda che
 deve essere chiarita. Almeno questo è
 ciò che chiedono i parenti. Lunedì,
 infatti,   la     famiglia   di    Salvatore
 Consolazio ha sporto denuncia nei
 confronti di cinque medici: Silvia
 Mastropietro, Francesco Puorto, Marco
 Belletta, Angelina Merola e Francesco
 Carrino. Ad occuparsi del caso è ora il
 pmMaria AlessandraPinto che ha già
 iscritto i medici nel registro degli
 indagati. Atto dovuto.Tutti dovranno
 rispondere delle accuse di presunte
 negligenze che ci sarebbero state nel
 periodo di permanenza del trentanovenne in ospedale. L' avvocato difensore della
 famiglia, Benito De Siero, ha trasmesso gli atti in Procura a Santa Maria Capua
 Vetere, l' ufficio inquirente diretto da Maria Antonietta Troncone. E sotto la
 supervisione della Troncone l' inchiesta ha preso vita nel giorno stesso del deposito
 della denuncia. Una morte straziante, quella di Salvatore che probabilmente si
 poteva evitare tenendo conto del suo stato fisico. Oggi, alle ore 11 e 30, è stato
 disposto l' esame autoptico sulla salma, venerdì ci saranno i funerali. Nel reparto di
 Medicina Penale saranno presenti i consulenti tecnici della Procura. La famiglia non
 demorde ed è intenzionata a vederci chiaro su tutta la vicenda. Sotto chiave è finita
 la cartella clinica stilata dai camici bianchi durante lo stazionamento del paziente al
 Pronto Soccorso. Non ci sarebbe stato, infatti, lo spostamento in un altro reparto
 durante le 30 ore di permanenza in emergenza. Un caso unico. E pensare che lo
 stesso giorno del decesso di Salvatore Consolazio è morto anche un anziano di Santa
 Maria Capua Vetere, ricoverato dopo un semplice intervento chirurgico al femore.
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Anche per questa morte i parenti hanno deciso di sporgere denuncia. L' anziano,
Luigi Porto di 87 anni, il 5 aprile cadde della bicicletta fratturandosi il femore. Il
giorno successivo è stato sottoposto all' intervento nel reparto di Chirurgia dell'
ospedale Sat' Anna e San Sebastiano di Caserta, ma il 13 aprile, durante la visita di
alcuni parenti, l' uomo è deceduto. Ad accorgersene furono proprio i familiari. Da
chiarire le cause, tenendo conto della fase post-operatoria e del presunto ritardo dei
soccorsi in reparto. Resta l' interrogativo sul corso del ricovero dei due pazienti e
sulla possibilità di ricevere cure adeguate che avrebbero potuto salvare la vita a
entrambi. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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18/04/2019                                                                                                                Pagina 36

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                                          Argomento: Sanità nazionale

                        A caccia di 30 nuove malattie rare

 Oltre ad essere rare o rarissime, alcune
 sono anche prive di nome, perché
 presentano quadri clinici talmente
 complessi che nessun medico è in grado
 di riconoscerle. Sono le malattie rare alle
 quali l' Istituto superiore di sanità ha
 dedicato non solo il convegno «Ti
 chiamerò per nome» ma anche una
 ricerca     ribattezzata      «Undiagnosed
 Diseases      Network       Sud    o     più
 semplicemente          UDN-SUD»,        che
 coinvolge quattro centri clinici di Regioni
 del sud e del centro, quali Puglia, Sicilia,
 Calabria     e    Abruzzo,     che    fanno
 riferimento alla Rete nazionale malattie
 rare e realizzata con il sostegno di
 Farmindustria, allo scopo di ampliare la
 casistica dei pazienti e poter fornire
 diagnosi ad un numero crescente di
 persone. Obiettivo caratterizzare in un
 anno, da un punto di vista biologico-
 molecolare, 30 nuovi pazienti con
 fenotipi unici. «Questa nuova indagine,
 che coinvolge quattro centri clinici appartenenti alla nostra Rete nazionale malattie
 rare, è molto importante, poiché aggiunge al nostro database di oltre settanta casi
 lo studio di altri trenta fenotipi ad una casistica difficile - dichiara Domenica
 Taruscio, direttore del Centro nazionale malattie rare dell' ISS - Abbiamo già iniziato
 la caratterizzazione e speriamo, come accaduto con un precedente progetto, di
 riuscire a tipizzare la patologia anche da un punto di vista genetico molecolare,
 contribuendo quindi a offrire una diagnosi a questi pazienti». La maggior parte delle
 malattie rare non diagnosticate è di origine genetica; ad esse si aggiunge un
 ulteriore 20% di probabile origine multifattoriale. Pochissimi gli studi disponibili,
 soprattutto se ci si riferisce proprio alla loro possibile origine causata da interazione
 geni-ambiente. La ricerca risulta quindi molto complessa, insufficiente e spesso
 condotta in maniera disomogenea nei diversi centri clinici, nazionali ed
 internazionali. Ecco perché le malattie senza diagnosi rappresentano oggi una nuova
 frontiera spingendo ad affrontare il problema dei pazienti non diagnosticati a livello
 globale e non più solamente locale attraverso l' attuazione di iniziative basate sulla
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necessità di condividere dati, risultati e programmi.

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18/04/2019                                                                                                                Pagina 44

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                                          Argomento: Sanità nazionale

                            Anche il cervello ha le orecchie

 Neuroscienze Senza suoni la struttura
 della rete neuronale si danneggia. E
 comincia il declino cognitivo C he la
 salute del cervello passi anche per quella
 dell' orecchio non è una sorpresa: la
 convinzione che la presbiacusia, cioè la
 perdita di udito legata all' età, vada
 considerata come un fattore di rischio
 del declino cognitivo è accettata da tutti.
 Tuttavia, la correlazione rimane difficile
 da dimostrare. « Numerose ricerche
 hanno evidenziato l' associazione tra
 presbiacusia e deficit cognitivo ma, per
 la maggioranza, si tratta di studi
 osservazionali che non chiariscono il
 meccanismo di base. Per colmare questa
 lacuna abbiamo adottato un approccio
 diverso, rivolgendoci alle neuroscienze »
 spiega Ettore Cassandro, professore di
 Otorinolaringoiatria all' università di
 Salerno,     commentando        lo    studio
 pubblicato sulla rivista Human Brain
 Mapping dal suo gruppo di ricerca. Attraverso tecniche di brain imaging, che
 permettono di studiare l' attività cerebrale dei volontari sottoposti a risonanza
 magnetica funzionale, gli scienziati hanno dimostrato come le difficoltà acustiche si
 traducano in una ridotta irrorazione sanguigna della corteccia uditiva primaria. Il
 danno metabolico modifica letteralmente la struttura del cervello, propagandosi alla
 fitta rete di connessioni neuronali tra la corteccia uditiva e le altre regioni coinvolte
 nell' ascolto. « Non ascoltiamo solo con le orecchie, ma anche con il cervello,
 attraverso le vie uditive centrali. Queste aree cerebrali sono situate nel lobo
 temporale - riprende Cassandro - e giocano un ruolo cruciale nell' elaborazione degli
 aspetti quantitativi e qualitativi dell' udito. Come la comprensione di un discorso o il
 riconoscimento di una melodia » . Non deve perciò stupire che la loro alterazione
 possa provocare difficoltà nella comprensione del significato delle parole e, nei casi
 più estremi, l' insorgenza di patologie come demenza e Alzheimer. Il ricorso all'
 apparecchio acustico può contribuire a ridurre questo rischio ma la diffusione rimane
 limitata. Secondo il sistema di sorveglianza dell' Istituto superiore di sanità, quasi un
 quinto degli ultra 64enni italiani riferisce un deficit dell' udito. Ciò nonostante,
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appena il 5% utilizza l' apparecchio acustico mentre il 14% non fa ricorso ad alcun
ausilio. Colpa dello stigma sociale, certo. Ma anche di un immaginario collettivo
rimasto congelato al passato. Gli apparecchi odierni sono raffinati e personalizzabili,
ben diversi dalle prime ' scatolette' che si limitavano ad amplificare il suono. Se la
loro adozione avviene all' interno di un percorso di riabilitazione, consentono un
pieno recupero dell' udito. « Non bisogna però essere impazienti: il cervello ha una
plasticità sorprendente ma gli serve un po' di tempo per riadattarsi ai suoni forti » ,
conclude Cassandro. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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18/04/2019                                                                                                                Pagina 19

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                                          Argomento: Sanità nazionale

                «Cure palliative, vera risposta ai malati»
 ENRICO NEGROTTI
 Costanza Galli, suora e primario in
 hospice a Livorno: dico no all' eutanasia,
 l' uomo non perde mai la sua dignità. E
 lo Stato garantisca l' assistenza «Occorre
 combattere una battaglia culturale per
 favorire cure e assistenza alle persone in
 ogni condizione e in ogni momento della
 vita. Anche per i miei pazienti in hospice
 c' è sempre qualcosa da fare in positivo:
 le cure palliative sono un dovere per
 offrire una morte degna a ogni persona,
 la cui vita è sempre degna». Suor
 Costanza Galli, primario dell' hospice
 dell' Ospedale di Livorno (Usl Toscana
 Nord Ovest), offre un duplice sguardo
 sulle terapie nel fine vita, sulle
 disposizioni anticipate di trattamento
 (Dat) e nel dibattito sull' eutanasia: ha la
 sensibilità delle Figlie della Carità di san
 Vincenzo de' Paoli, e la competenza del
 medico in un ospedale pubblico. Come è
 nata questa sua duplice vocazione, di medico e di suora? Si tratta di due chiamate a
 cui ho risposto. Prima a quella di medico: lo sognavo sin da bambina, alle elementa-
 ri giocavo con le valigette del dottore. La vocazione religiosa è sorta durante l'
 università, ma mi sono laureata e specializzata prima di diventare suora. E come ha
 insegnato san Vincenzo, nel malato vedo il povero e la presenza stessa di Cristo.
 Come medico ho il mio curriculum, nell' ospedale pubblico sono giunta vincendo
 concorsi, condivido i turni, le notti, il lavoro festivo, il cartellino da timbrare... Nel
 fine vita come si preserva la dignità dei malati? Oggi siamo di fronte a forti
 contraddizioni. Sui media si sventola la bandiera dell' autodeterminazione e sembra
 che ci sia un esercito di persone che vuole "autodeterminarsi", o chiede l' eutanasia.
 In hospice rileviamo che è molto più ampia la quantità di persone che non sa
 nemmeno da quale ma-lattia è affetto, perché i familiari non vogliono. Il concetto
 della dignità è il problema culturale di oggi, e lo rilevo anche fuori dall' ospedale.
 Sembra che non sia più considerata una caratteristica propria dell' essere umano, da
 quando nasce a quando muore. Viceversa è diffusa l' idea che la dignità sia un bene
 accessorio, che dipende dalle situazioni, dalle capacità e dalle prestazioni. Per noi
 cristiani la persona, creata a immagine e somiglianza di Dio, ha sempre un' altissima
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dignità. Ma anche prescindendo dalla visione religiosa, la dignità è un concetto
antropologico fondamentale, riguarda tutti indipendentemente dalle condizioni: non
la cambiano né malattia né colore della pelle, né colpa. Che conseguenze ha nella
pratica clinica questa idea di dignità? Se si pensa che la vita sia degna "solo se" ha
determinate caratteristiche o funzionalità è facile poi ritenere che a un certo
momento, in loro assenza, la vita "non sia più degna" e si favoriscano soluzioni
eutanasiche. Un' idea che si riscontra non solo tra i cittadini ma talvolta anche tra gli
operatori sanitari. E un concetto "funzionalistico" di dignità fa sì che anche le
relazioni con gli altri finiscano con avere importanza "solo se" e fino a quando
mantengono certe caratteristiche, se mi portano vantaggi. La legge sulle Dat ha
cambiato la vostra attività? Ho viste ben poche novità, finora. Il problema di solito è
quello del corretto consenso informato. Quando si offrono cure anche i malati in
hospice guardano alla vita in modo diverso. Ricordo una giovane donna che siamo
riusciti a mettere in carrozzina: ci ha ringraziati, e già guardava all' obiettivo
successivo di mettersi in piedi. Faccio coordinamento su un territorio ampio: le
sofferenze maggiori dei malati, e le rare richieste di farla finita, mi sono giunte non
da chi soffriva troppo ma da chi si sentiva un peso per gli altri, per i familiari, o si
vedeva inadeguato al modello "funzionalistico". Una legge sull' eutanasia cosa
comporterebbe per il lavoro in hospice? Sarebbe una contraddizione. Come cittadina
mi domando perché lo Stato dovrebbe dare la possibilità di togliersi la vita a un
paziente al quale non sa invece garantire, con le cure palliative, tutte le opportunità
di cui ha bisogno e diritto. Ci sono ricerche scientifiche che confermano che le
richieste di eutanasia calano dove sono disponibili cure palliative adeguate. In Italia
c' è un' ottima legge (la 38 del 2010) sulle cure palliative, naturale antidoto all'
accanimento e all' eutanasia: ma nonostante facciano parte dei Livelli essenziali di
assistenza (Lea) le cure palliative non sono ancora adeguate né distribuite
equamente sul territorio. E su di esse non rilevo nemmeno grande pressione della
società civile, che protesta spesso per le mancanze della sanità. Il progetto di legge
in discussione ora mi pare ambiguo: non distingue il malato terminale da chi non lo
è. La rinuncia a interventi come nutrizione e idratazione, che può avere senso in un
paziente terminale, assume un significato diverso se il soggetto è in stato
vegetativo: in questo caso la morte avviene perché ho interrotto la nutrizione, non
per una malattia. RIPRODUZIONE RISERVATA Suor Costanza Galli.

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