Media Monitoring per 18-04-2019 - Rassegna stampa del 18-04-2019 - Ruggi
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AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona ................................................................................ 1 18/04/2019 - IL MATTINO (ED. SALERNO) Lucia, mamma dopo undici interventi .................................................................................... 1 Sanità Salerno e provincia .............................................................................................................. 3 18/04/2019 - CRONACHE DI SALERNO «Un' area del "Curto" per donne vittime di violenze» ............................................................. 3 18/04/2019 - LA CITTÀ DI SALERNO Macchinario negato, il Tar boccia l'Asl ................................................................................... 5 Sanità Campania ............................................................................................................................... 7 18/04/2019 - IL MATTINO (ED. BENEVENTO) Asl, approvato il bilancio di previsione Il Sant' Alfonso fa risparmiare sui costi .................... 7 18/04/2019 - IL MATTINO (ED. BENEVENTO) «Dimettersi? Non serve, ora unire le forze» ........................................................................... 9 18/04/2019 - IL MATTINO Disastro Incurabili da oggi via ai lavori di messa in sicurezza ............................................. 11 18/04/2019 - IL MATTINO (ED. AVELLINO) Furbetti dell' Asl, avvocati all' attacco ................................................................................. 13 18/04/2019 - IL MATTINO (ED. AVELLINO) Muore dopo l' operazione, c' è l' inchiesta ........................................................................... 15 18/04/2019 - CRONACHE DI CASERTA Ospedale, presentato il ricorso al Tar .................................................................................. 17 18/04/2019 - CRONACHE DI CASERTA Ospedali riuniti nell' Alto Casertano ..................................................................................... 18 18/04/2019 - IL MATTINO Sanità, sul tavolo di Conte il caso del commissario .............................................................. 19 18/04/2019 - IL MATTINO (ED. CASERTA) Trenta ore di ricovero poi muore in ospedale ...................................................................... 21 Sanità nazionale ............................................................................................................................. 23 18/04/2019 - IL GIORNALE A caccia di 30 nuove malattie rare ....................................................................................... 23 18/04/2019 - LA REPUBBLICA Anche il cervello ha le orecchie ............................................................................................ 25 18/04/2019 - AVVENIRE «Cure palliative, vera risposta ai malati» ............................................................................. 27 18/04/2019 - LA STAMPA Big Pharma Usa contro il governo italiano "Pronti a investire, ma non ci ascoltano" ........... 29 18/04/2019 - LA REPUBBLICA Come va l' operazione? Un sms avverte i parenti ................................................................. 31 18/04/2019 - LA STAMPA Dietro lo strappo della ministra un contenzioso da 2,4 miliardi ........................................... 32 18/04/2019 - LA REPUBBLICA E i neuroni morti si riaccesero .............................................................................................. 34 18/04/2019 - CORRIERE DELLA SERA Gemelli, ma non coetanei «Nati a due mesi di distanza, uniti dalla voglia di vivere» .......... 36 18/04/2019 - FAMIGLIA CRISTIANA IO, DETECTIVE DEL DNA PER SCONFIGGERE LE MALATTIE .................................................... 38 18/04/2019 - IL SOLE 24 ORE L' ambulatorio digitale cresce del 30% al mese ................................................................... 40 18/04/2019 - LA REPUBBLICA L' infiammazione la curo con la menta ................................................................................. 41 18/04/2019 - LIBERO Lo stress acuto rovina il cuore ............................................................................................. 43 18/04/2019 - LA REPUBBLICA Mamma mia, non ci sento più .............................................................................................. 45 18/04/2019 - LA STAMPA Roma commissaria la Sanità calabrese Nel mirino i direttori di Asl e ospedali .................... 47
18/04/2019 - ITALIA OGGI Sanità, ok alla flessibilità per le regioni ............................................................................... 49 18/04/2019 - LA REPUBBLICA Se a curarci è un baluba fedele all' assessore ...................................................................... 50
18/04/2019 Pagina 31 Il Mattino (ed. Salerno) EAV: € 6.214 Lettori: 133.364 Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona Lucia, mamma dopo undici interventi SAN MARZANO SUL SARNO Luciana Mauro Una prima gravidanza, tre aborti e un calvario durato undici anni per restare di nuovo incinta. Quella creatura, che ora illumina il nido del Ruggi D' Aragona, Lucia Adinolfi l' ha voluta con tutte le sue forze. Era convinta di farcela, e ha trovato sulla sua strada medici, «angeli», come li definisce ora con riconoscenza. Il sogno realizzato lo deve però soprattutto al ginecologo, Mario Polichetti, che con lei ha combattuto questa battaglia per la vita. Un intervento record, dopo averne subito undici. Poi la gioia, e un racconto che somiglia a una favola a lieto fine. Una storia iniziata nel 2005, quella di Lucia, 37enne di San Marzano sul Sarno, e del marito, Antonio Robustelli. Sono appena diventati genitori di un' altra bambina, superando con fede e coraggio una serie di ostacoli. È Lucia a ricordare tutto, nei minimi dettagli. LA SPERANZA «Tutto iniziò nel 2004 - racconta - andai all' Idi a Roma per un consulto dermatologico e mi riscontrarono problemi ormonali. L' anno dopo mi fu trovato il primo dermoide, e tra il 2006 e il 2007 due fibromi, tolti con l' asportazione di ovaio e tube». Il suo calvario non era finito. «Nel 2008 mi furono scoperte due cisti di Muller - continua - che crescevano dietro le pareti intestinali, comprimendo gli organi. In un successivo intervento fu portata via la vescica». Poi arrivò la prima gravidanza nel 2010, con la scoperta di un fibroma uterino. «Nei due anni seguenti un altro mioma - i ricordi dolorosi continuano - e una cisti così grande da riempire tutto l' addome. Infine, nel 2017, mi trovarono una massa uterina da tre chili e mezzo, attaccata all' utero e all' altro ovaio». Nel mezzo tre aborti, e un' odissea tra gli ospedali di Avellino, Atripalda, Cava de' Tirreni, Sarno, Salerno. L' incontro con il ginecologo Polichetti avrebbe segnato la svolta. «Mi tolse la ciste e ricostruì l' utero, permettendomi dopo circa un anno di portare a termine una seconda gravidanza». Il taglio cesareo è stato eseguito dall' equipe chirurgica composta da Polichetti e dal dottor Raffaele Petta, direttore del reparto «Gravidanza Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
a rischio» del Ruggi. La piccola è nata il 3 aprile scorso : tre chili e otto di bellezza, partorita senza complicazioni. «Devo tutto al dottor Polichetti - conclude Lucia - e alla sua grande tenacia». © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
18/04/2019 Pagina 19 EAV: € 994 Lettori: 29.750 Argomento: Sanità Salerno e provincia «Un' area del "Curto" per donne vittime di violenze» POLLA / La richiesta ai responsabili dell' Asl Salerno da parte dei vertici del Comitato "Se non ora...quando" La disponibilità della Bcc Monte Pruno a finanziare l' iniziativa Il Comitato spontaneo di cittadini denominato "Se non ora...quando" lancia una significativa ed importante proposta ai vertici dell' Azienda sanitaria di Salerno: «In considerazione della delibera regionale di recepimento delle Linee guida nazionali per le Aziende sanitarie e le Aziende ospedaliere in tema di soccorso e assistenza socio -sanitaria alle donne vittime di violenza, denominate «Percorso per le donne che subiscono violenza», la presidente del comitato Se non ora quando -Vallo di Diano, avv. Rosy Pepe, ha riformulato ai rappresentanti istituzionali preposti la richiesta di individuare, all' interno del presidio ospedaliero Luigi Curto di Polla, un' apposita area preposta all' assolvimento delle finalità conformi al suindicato percorso. Il motivo di tale richiesta sta nella circostanza per la quale il suindicato comitato aveva ricevuto già l' anno scorso la disponibilità del direttore generale della Bcc Monte Pruno di Roscigno, dott. Michele Albanese, a provvedere a quanto occorresse non solo per la realizza zione di suddetta sala, ma anche per i correlati arredi e suppellettili. Interpellato nuovamente il dott. Albanese ha riconfermato anche di recente il finanziamento richiesto per l' allestimento dell' area protetta, necessaria all' accoglienza delle vittime di violenza. Poiché assume una valenza fondamentale che la donna presa in carico dal personale sanitario, a cui si rivolge per le prime cure, debba essere accompagnata in un' area separata dalla sala d' attesa generale che le assicuri protezione, sicurezza e riservatezza, il comitato a ben ragione spera che il commissario straordinario della Asl Salerno, dott. Mario Iervolino, nonché il direttore sanitario dell' ospedale Luigi Curto di Polla, dott. Luigi Mandia, accolgano favorevolmente l' istanza a loro inoltrata. Nella speranza che non si perda l' occasione per dare concreta fattività ad una collaborazione d' intenti tra soggetti privati ideatori e finanziatori e istituzioni pubbliche preposte al soccorso e Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
assistenza socio -sanitaria alle donne che subiscono violenza di genere, il comitato Se non ora quando Vallo di Diano attende fiducioso l' auspicato riscontro positivo alla propria richiesta». red.cro. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
18/04/2019 Pagina 23 La Città di Salerno Argomento: Sanità Salerno e provincia Macchinario negato, il Tar boccia l'Asl Erminio Cioffi SALA CONSILINA Nel territorio di competenza dell'Asl Salerno c'è un numero sufficiente di apparecchiature per effettuare la risonanza magnetica e per questo motivo è stata negata ad un privato l'autorizzazione per poterne installare una nel proprio centro diagnostico. Unico particolare, non di poco conto, è che la rilevazione del fabbisogno di apparecchiature per la risonanza magnetica nel territorio di competenza dell'Asl risale al 2010, ossia è vecchia di 8 anni e certamente non rispondente al fabbisogno reale del 2018, anno in cui è stata negata l'autorizzazione. La vicenda è finita però davanti al Tar di Salerno che ha accolto il ricorso presentato dal centro diagnostico ed annullato gli atti con cui era stata negata l'autorizzazione. La vicenda ha inizio nel 2013 quando la società privata aveva chiesto l'autorizzazione all'installazione di un'apparecchiatura di risonanza magnetica nucleare (R.M.N.) del gruppo A presso la sede operativa della struttura ubicata a Sala Consilina. La richiesta di autorizzazione risale al 2013 quando, dopo il diniego dell'autorizzazione, inizia la prima fase della vicenda giudiziaria davanti alla giustizia amministrativa: il Tar nomina un commissario ad acta che sulla base di un parere sfavorevole dell'Asl Salerno nega l'autorizzazione all'installazione dell'apparecchiatura. Alla base della motivazione c'è una nota dell'azienda sanitaria locale salernitana, risalente al 10 marzo del 2010, sulla determinazione del fabbisogno aziendale di apparecchiature per la risonanza magnetica nucleare. Il centro radiologico nel ricorso ha messo in evidenza a tal proposito come la valutazione di saturazione del fabbisogno programmato di apparecchiature sul territorio aziendale, posta a base del diniego, sarebbe anacronistica, in quanto ancorata alle determinazioni del 10 marzo 2010 ed inoltre il conseguente blocco delle autorizzazioni all'installazione delle apparecchiature non può ricadere sulle strutture private per colpa ritardo dell'amministrazione commissariale regionale della sanità nell'aggiornamento del fabbisogno territoriale delle apparecchiature. I giudici amministrativi hanno respinto Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
la richiesta di inammissibilità del ricorso avanzata dall'Asl ed accolto invece la tesi degli avvocati della società privata. Il Tar in una sentenza fiume ha annullato gli atti di diniego perché «la verifica di compatibilità dell'installazione nella specie richiesta rispetto al locale bacino di utenza - si legge nelle sentenza - non avrebbe potuto essere legittimamente ancorata alle determinazioni della ormai risalente nota dell'Asl Salerno del 10 marzo 2010». A ciò si aggiunge anche la circostanza che «a pur doverosa previa valutazione del fabbisogno a livello regionale - scrivono i giudici non può, per i ritardi e le inefficienze delle competenti amministrazioni, risolversi in un blocco tendenzialmente illimitato, e comunque non limitabile, del rilascio delle semplici autorizzazioni, che non comportano, a differenza degli accreditamenti, alcun onere per la finanza pubblica, sicché la pubblica amministrazione, anche a prescindere da una attività programmatoria o pianificatoria, che si è protratta per tempi lunghissimi e ben oltre ogni limite di ragionevolezza, dovrà comunque effettuare una valutazione puntuale del fabbisogno, attinente al caso specifico, non potendosi condizionare negativamente l'attività privata al mancato esercizio di poteri doverosi». Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
18/04/2019 Pagina 29 Il Mattino (ed. Benevento) EAV: € 9.882 Lettori: 133.364 Argomento: Sanità Campania Asl, approvato il bilancio di previsione Il Sant' Alfonso fa risparmiare sui costi I CONTI Luella De Ciampis L' Asl di Benevento per il 2019 prevede una differenza di cassa in passivo di 1,108 milioni, derivante dalla differenza dei debiti e degli incassi presunti, a fronte di un fondo cassa ordinario di tesoreria di 1,065 milioni. Il totale delle entrate di cassa presumibili, al 31 dicembre, ammonta a 788.806.321, mentre quello delle uscite è pari a 790.980.349. Un bilancio positivo rispetto al passato se si tiene conto che i soli costi della produzione ammontano a 463,383 milioni, con una riduzione di oltre 11 milioni, rispetto al 2017. Riduzione tuttavia proporzionale alle erogazioni regionali, diminuite per effetto della cessione del presidio ospedaliero di Sant' Agata de' Goti all' ospedale Rummo. LA RELAZIONE Per quanto si legge nella relazione aziendale, alla riduzione dei costi derivante dal trasferimento del Sant' Alfonso si aggiunge un loro ulteriore contenimento dovuto soprattutto al fatto che l' azienda ha insistito nel potenziamento dell' utilizzo di meccanismi operativi tendenti a modificare il livello di attribuzione delle responsabilità della spesa e a spostare l' attenzione e l' impegno degli operatori da un generico rispetto burocratico della normativa vigente al raggiungimento e alla condivisione di obiettivi aziendali comuni. Inoltre, nel corso degli ultimi due anni sono stati abbattuti i costi di fitto di alcuni edifici in seguito alla scelta di trasferire alcuni servizi in strutture di proprietà dell' azienda sanitaria. Per i costi del 2019 è stato rispettato il blocco delle assunzioni nei limiti delle percentuali stabilite dalla legge di Stabilità e sono stati rispettati i limiti imposti ai settori riabilitativo e specialistico, oltre a quello per i centri accreditati, mentre per l' acquisto dei beni sanitari sono stati ricalcati gli standard del 2018, tranne che per alcuni tipi di farmaci innovativi, chemioterapici e per la cura dell' epatite C, che hanno un prezzo Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
estremamente elevato. L' AVVISO PUBBLICO Intanto, l' Asl sta procedendo alla verifica dei requisiti di ammissione per i candidati che hanno risposto all' avviso pubblico per titoli e colloqui per la copertura, per un periodo di otto mesi, di sei posti per dirigente medico, per la disciplina di medicina e Chirurgia di accettazione e urgenza, oppure di Anestesia e Rianimazione, da destinare alle postazione della rete emergenziale 118. Una necessità, quella del reclutamento di personale medico in dotazione al servizio di emergenza territoriale, mirato a garantire la massima efficienza del servizio, soprattutto in seguito all' entrata in vigore della normativa europea 161, che non consente più agli operatori del 118 di svolgere doppi turni di lavoro, senza osservare le 11 ore tassative di riposo, per ogni 12 ore di lavoro. IL SINDACATO Intanto, la Fp-Cgil in una nota, a firma del coordinatore Pompeo Taddeo, sottolinea che «ancora una volta il giudice del lavoro ha dato ragione a un lavoratore del servizio d' emergenza Misericordie 118 di Benevento. La differenza contrattuale tra il contratto Aiop Sanità Privata e il contratto Misericordie è, in termini economici, rilevante e ammonta a circa 200 euro mensili. La Fp-Cgil si è dimostrata lungimirante e avveduta nella richiesta già dal 2014, anno in cui è il servizio è stato affidato alle Misericordie D' Italia in questo territorio. Questa organizzazione, sollevando a suo tempo la questione, ha subito critiche e accuse. A seguito delle recenti sentenze del giudice del lavoro tali accuse risultano ingiustificate». © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
18/04/2019 Pagina 29 Il Mattino (ed. Benevento) EAV: € 9.964 Lettori: 133.364 Argomento: Sanità Campania «Dimettersi? Non serve, ora unire le forze» LA MOBILITAZIONE Giuseppe Piscitelli Reazioni e proposte di tenore diverso dei sindaci all' invito alle dimissioni dalla carica e alla consegna della fascia tricolore rivolto dal comitato «Curiamo la vita» per la questione ospedale «Sant' Alfonso». L' invito giunge peraltro in un momento cruciale dello scontro sul ruolo del commissario regionale della Sanità Vincenzo De Luca (oggi il Consiglio dei Ministri potrebbe approvare la nomina del suo sostituto) e a pochi giorni dalla presentazione delle liste elettorali in alcuni Comuni, come Sant' Agata, Durazzano e Moiano. LE REAZIONI Queste le risposte di alcuni sindaci alla richiesta del comitato. Carmine Valentino, primo cittadino di Sant' Agata a fine mandato: «Sono da sempre stato disponibile a dimettermi. Se la richiesta del comitato è utile alla causa e al risultato, sono pronto e disponibile a ogni atto, comprese le dimissioni. Voglio evitare strumentalizzazioni. Per evidenti ragioni e considerazioni ritengo che ogni iniziativa debba essere funzionale a un obiettivo. Continuerò a sostenere in ogni modo e forma la battaglia per l' ospedale». Alessandro Crisci, di Durazzano, sostiene che «se le dimissioni dei sindaci servissero a qualcosa sarebbe un gesto nobile, ma è inutile. Noi per primi vogliamo che l' ospedale non si chiuda. Ma la questione deve essere risolta dal governo nazionale, da chi sta al potere e non decide. Se si dimettono i sindaci mancheranno anche i punti di riferimento istituzionali sul territorio. Le dimissioni peggiorerebbero la situazione. La Regione non può mettersi in contrasto con il governo. Si deve capire che l' ospedale è indispensabile per un' utenza disseminata in un territorio vastissimo, senza tener conto della densità di popolazione. È indispensabile capire che l' intero Sannio ha meno abitanti di un quartiere di Napoli ma non per questo può essere penalizzato dal punto di vista del diritto alla salute». Così Michele Napoletano, sindaco di Airola: «La consegna della fascia tricolore in segno di protesta nelle mani del prefetto Cappetta è un gesto giusto, simbolico come lo è Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
stato a inizio del mese. Ma dimettersi da sindaco significa il ritorno alle urne e portare scompiglio nel territorio perché si creerebbero problemi alla comunità. Non ha senso dimettersi se entro 20 giorni si può fare dietrofront. Per far sì che le istituzioni sovraccomunali siano più vicine al territorio bisogna concertare un' azione comune tra sindaci e comitato civico, altrimenti la protesta diventa sterile. Solo unendo le forze si può dare una risposta tecnica e pratica alle istituzioni superiori. Il problema delle sorti dell' ospedale di Sant' Agata è serio e va affrontato. Mi adeguo a tutto su questo punto perché l' ospedale serve». Clemente Di Cerbo, di Dugenta, afferma che «dopo tante sollecitazioni, incontri, promesse e smentite, siamo ancora a navigare a mare aperto, senza intravedere soluzioni utili e pratiche, così come le abbiamo chieste noi amministratori e come le chiedono i nostri concittadini e le donne del comitato incatenate alle quali va la mia solidarietà. In materia di sanità noi amministratori locali, ultimo anello di una complessa struttura, non abbiamo nessun potere né decisionale né legislativo per intervenire sull' organizzazione delle strutture. L' unica sede in cui ci è data la possibilità di esprimerci è l' assemblea dei sindaci, dove ho più volte, congiuntamente agli altri colleghi, denunciato la necessità della presenza di un nosocomio nella nostra zona e la salvaguardia dei parametri di struttura di secondo livello del Rummo. La questione dimissioni mi sembra strumentale e non serve a risolvere il problema, né è utile a indicare soluzioni. Piuttosto è necessario intensificare la nostra presenza sui vari tavoli per costringere Regione e Ministero ad adottare provvedimenti dignitosi per le nostre comunità». © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
18/04/2019 Pagina 28 EAV: € 11.274 Lettori: 133.364 Argomento: Sanità Campania Disastro Incurabili da oggi via ai lavori di messa in sicurezza IL PIANO Ettore Mautone Sono ore di lavoro febbrili, queste che precedono le feste di Pasqua, per il commissario della Asl Napoli 1 Ciro Verdoliva. Il dissesto del complesso monumentale degli Incurabili è la priorità in un frangente in cui i disagi degli abitanti sfollati incrociano le difficoltà degli interventi tecnici e la riorganizzazione della parte assistenziale. Dopo lo sgombero, due settimane fa, dei pazienti e del personale - trasferito provvisoriamente all' Ospedale del mare (Medicina, Chirurgia e Urologia), al Pellegrini (Oculistica e alcuni ambulatori) e al Policlinico di Piazza Miraglia (gli ambulatori chirurgici) - si attendono ora le decisioni finali. Un nodo complesso affrontato in una lunga riunione con operatori e sindacati. Quel che è certo è che sarà necessario tenere conto dei fabbisogni e delle carenze di personale degli altri ospedali pur valutando la necessità di tenere unite alcune delle identità e delle articolazioni funzionali come la Chirurgia configurata in un team collaudato che svolge un ruolo centrale nella rete oncologica della Asl. LA PARTE ASSISTENZIALE Il personale degli Incurabili conta su almeno 100 unità tra infermieri e ausiliari e una quarantina tra dirigenti medici di varie qualifiche. Fatta salva la squadra dei chirurghi, che dovrebbe rimanere omogenea, il resto andrà a beneficio degli ospedali in difficoltà come il Pellegrini (dove è da attivare la Medicina di urgenza), il Loreto (a cui occorre dare un assetto più sicuro), il San Giovanni Bosco (attualmente l' ospedale a maggior complessità della Asl) e quindi il San Paolo, in crisi da mesi per la mancanza di specialisti soprattutto in pronto soccorso, anche in vista del ruolo che assumerà la prossima estate con l' inizio delle Universiadi. Ma almeno una parte di infermieri e operatori socio-sanitari degli Incurabili è probabile che vada a tamponare l' emergenza che si profila all' Ospedale del mare dove in 120, tra camici bianchi precari di tali qualifiche, sono in scadenza di contratto. In assenza di proroghe, non previste, è iniziato il piano ferie. Dopo lo stop, l' altro ieri, Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
per una prima infermiera il prossimo 24 aprile toccherà ad altri 15 impiegati al pronto soccorso e ad ulteriori 5 al lavoro in Medicina di urgenza. Nell' area più sensibile dell' ospedale dunque, da dopo Pasqua, mancheranno all' appello 3 infermieri per turno sui 7 impiegati in pronto soccorso e 1 su 3 presenti in Medicina di urgenza. Analoghe defezioni sono previste a maggio e giugno negli altri reparti. INTERVENTI NEL SOTTOSUOLO Centrale, nel lavoro di Verdoliva, è appunto la crisi che interessa l' intero complesso monumentale degli Incurabili. Sotto il profilo strettamente tecnico sono iniziate le indagini geognostiche (tecnico-scientifiche) per la caratterizzazione dei terreni di fondazione del complesso: sondaggi finalizzati ad evitare altri crolli e a capire se e come intervenire. Tutto questo con l' assistenza dei dipartimenti di Ingegneria della Federico II e sotto l' egida e il controllo della Sovrintendenza. Intanto già oggi prenderanno il via le opere di prima messa in sicurezza necessarie a consentire l' inizio delle attività finalizzate allo spostamento di tutti i beni ancora presenti agli Incurabili. EMERGENZA ABITATIVA Sul fronte dell' emergenza abitativa infine va avanti l' attività tesa a garantire una soluzione alternativa ai nuclei familiari sgomberati e sistemati in periferia. «Dall' approfondimento congiunto tra Comune e Asl da me sollecitato - avverte Verdoliva - è emersa la mancanza di alloggi liberi e immediatamente disponibili nel patrimonio immobiliare comunale. Pertanto per individuare soluzioni sono stati definiti - con l' assessore per il Diritto all' abitare Monica Buonanno - diversi percorsi, anche attraverso il coinvolgimento di altri soggetti, pubblici e privati, che possano avere disponibilità nell' ambito del proprio patrimonio immobiliare, di unità abitative». Da quanto trapela anche la Curia sta profondendo ogni sforzo per individuare soluzioni abitative alternative. Per giovedì 2 maggio è stata fissata una riunione che di fatto attiverà il tavolo come previsto dal «piano cittadino per il diritto ad abitare»: alla riunione sarà invitato, tra gli altri, anche il Comitato delle famiglie degli sfollati. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
18/04/2019 Pagina 31 EAV: € 9.046 Lettori: 133.364 Argomento: Sanità Campania Furbetti dell' Asl, avvocati all' attacco IL PROCESSO Alessandra Montalbetti Furbetti del cartellino, sotto accusa la metodologia utilizzata per riconoscere i dipendenti finiti a processo e il calcolo delle ore di lavoro contestate. In aula, ieri mattina, è stato ascoltato l' assistente capo della Squadra Mobile di Avellino, Antonio Nero, e sono stati acquisiti i verbali relativi alle dichiarazioni, rese durante le indagini, dalle dirigenti Asl, Giannattasio e Santosuosso, che hanno contribuito all' identificazione dei dipendenti «furbetti». I due funzionari avrebbero riconosciuto, visionando soltanto parte dei frames estrapolati dai video registrati con l' ausilio delle telecamere posizionate sulle varie uscite dell' Asl di via Degli Imbimbo, i dipendenti. In particolare la Santuosso avrebbe riconosciuto, dai frames parziali sottoposti alla sua visione, otto dipendenti e soltanto cinqu di loro sono finiti poi a processo. Molte le contestazioni mosse dai difensori, in quanto a loro avviso i due funzionari avrebbero dovuto visionare l' intero video registrato e non soltanto alcune parti. Un' udienza protrattasi per oltre cinque ore ed in cui gli avvocati Gaetano Aufiero, Giovanna Perna, Raffaele Bizzarro, Nello Pizza, Alberico Villani, Michele Fratello, Benny De Maio, Elisabetta Acone, Stefano Vozella ed Italo Benigni hanno duramente contestato la metodologia impiegata per il riconoscimento. Sul punto l' ispettore Nero ha replicato che «il video sarebbe stato visto più volte nella sua interezza, mentre ai due funzionari è stato scelto di sottoporre soltanto degli stralci». Altre polemiche sono state mosse nei confronti dell' assistente capo Nero - addetto al calcolo delle ore di lavoro contestate ai presunti furbetti per le modalità utilizzate al fine di risalire a questo dato. In particolare ad avviso dell' avvocato Giovanna Perna non sarebbe stato preso in considerazione il contratto collettivo di lavoro che prevede le pause obbligatorie ogni 120 minuti, ma si è proceduto ad effettuare un mero calcolo aritmetico. Aspetti che nel conteggio complessivo avrebbero un' incidenza notevole. Il legale ha Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
richiesto la nomina di un consulente per effettuare nuovamente il calcolo delle ore di lavoro contestate. L' inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore, Fabio Massimo Del Mauro, si basa su un mese di indagine in cui ci sarebbero state evidenziate delle anomalie nella timbratura di cartellini, con una sottrazione media di 20-25 ore. Nell' inchiesta finì anche l' ex l' assessore ai Fondi Europei del comune di Avellino, Arturo Iannaccone, anch' egli rinviato a giudizio, che subito dopo il suo coinvolgimento nell' indagine presentò le dimissioni dagli incarichi pubblici ricoperti. Successivamente furono aggiunti ai 21 indagati iniziali - colpiti dalla misura interdittiva della sospensione dai pubblici uffici- altri 13 che avrebbero timbrato il cartellino per coloro che si assentavano, facendo in modo che risultassero presenti sul luogo di lavoro, mentre erano altrove. Anche l' ex dirigente medico del plesso sanitario di Avellino, Arturo Iannaccone, fu raggiunto dalla misura di sospensione dai pubblici uffici per sei mesi, ridotti a seguito di interrogatorio di garanzia dinanzi al gip a due. A seguito dell' inchiesta l' allora commissario dell' Asl, Mario Ferrante, adottò provvedimenti amministrativi drastici nei confronti di alcuni dei soggetti inquisiti, disponendone il licenziamento. Mentre le riprese furono effettuate dal 27 febbraio al 28 marzo 2015 attraverso l' installazione di tre telecamere attive h24. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
18/04/2019 Pagina 33 EAV: € 8.404 Lettori: 133.364 Argomento: Sanità Campania Muore dopo l' operazione, c' è l' inchiesta MONTORO Piero Montone Muore alcuni giorni dopo aver subito un piccolo intervento chirurgico. I familiari, che aveva già fissato il funerale per oggi facendo affiggere i rituali manifesti a lutto, dopo essersi consultati anche con un legale di fiducia, hanno chiesto l' intervento della magistratura. Ieri pomeriggio, in conseguenza dell' esposto giunto in tribunale ad Avellino, la salma che era esposta in casa per l' estremo saluto e il rito delle condoglianze è stata sequestrata. I fatti si sono verificati in una delle frazioni più popolose di Montoro, San Pietro. A prelevare la salma di L.M. sono stati gli uomini dell' arma dei carabinieri, come detto, su disposizione del magistrato. Il corpo della 72enne è stato trasportato dall' impresa funebre che era incaricata del servizio nella morgue della città ospedaliera di Avellino. Qui, nelle prossime ore, sarà eseguito l' esame autoptico dal medico legale incaricato. Chiaramente si dovrà procedere prima a nominare eventuali periti di parte se il magistrato emetterà, come accade in questi casi, degli avvisi di garanzia per i medici ed il personale che hanno avuto in cura la 72enne di Montoro. Sarà il medico legale, coadiuvato eventualmente da altri esperti, a dover accertare se il decesso della donna è avvenuto per qualcosa che andato storto durante l' intervento chirurgico o se non si sia trattato semplicemente di un decesso naturale, pur se avvenuto poco dopo l' operazione. Ed è questo il dubbio che ha assalito i familiari che in un primo momento, distrutti dal dolore per la grave perdita, non si sono soffermati troppo sulla cronistoria sanitaria della congiunta. La donna, a quanto si è appreso, sarebbe stata soccorsa quando ha accusato il primo malore. Portata prontamente in ospedale, le sue condizioni pare fossero ormai disperate. Di qui la decisione di rientrare a casa. Ieri subito dopo il decesso i familiari hanno chiamato l' agenzia funebre. Decisa la data e l' orario del funerale, sono stati stampati i manifesti che sono comparsi su tutte le cantonate cittadine. Nel primo pomeriggio, Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
però, gli stessi sono stati tutti oscurati affiggendoci sopra un altro manifesto tutto bianco. Ed è stato allora che nella città si è sparsa la voce che qualcosa doveva essere accaduto se il funerale era stato cancellato all' improvviso. Ed in effetti la salma che era esposta in casa è stata prelevata su disposizione dell' autorità giudiziaria che ha aperto un apposito fascicolo per capire cosa ha determinato il decesso. La stessa scena della salma, chiusa, caricata sul carro funebre e scortata da una pattuglia dell' arma dei carabinieri non è passata inosservata. Un corteo irrituale che ha scatenato subito la curiosità dei residenti che si sono affrettati a chiedere lumi ai familiari della defunta. Gli stessi, ad iniziare dai figli, hanno spiegato a tutti cosa stava avvenendo. Anche i manifesti di cordoglio, fatti affiggere dal parco in cui abitava L.M., sono stati rimossi in serata. Ora non resta che attendere la data dell' esame autoptico dal cui emergerà la verità sul decesso avvenuto ieri della 72enne. Nel frattempo la procura acquisirà anche la cartella clinica e tutti gli atti sanitari che riguardano la donna. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
18/04/2019 Pagina 21 EAV: € 786 Lettori: 29.750 Argomento: Sanità Campania Ospedale, presentato il ricorso al Tar PIEDIMONTE MATESE - Presentato il ricorso al Tar per l' annullamento o la riforma previa sospensiva del Piano regionale di programmazione della rete ospedaliera. Il ricorso, curato dall' avvocato Renato Labriola (nella foto), è stato presentato dai Comuni di Piedimonte Matese, Alife, Alvignano, Baia e Latina, Castel Campagnano, Ciorlano, Fontegreca, Gioia Sannitica, Letino, Prata Sannita, Pratella, Rocca rom ana, Vairano Patenora, Raviscanina, San Gregorio Matese, San Potito Sannitico e Sant' Angelo d' Alife. Il ricorso è stato presentato contro la Regione Campania, il commissario 'ad acta' per l' attuazione del Piano di rientro dai disavanzi del Servizio Sanitario Regionale campano, il Consiglio dei ministri, il Ministero della Salute e l' azienda sanitaria locale di Caserta. Nello specifico, il ricorso verte sul futuro dell' ospedale di Piedi monte Matese. Si contestano i provvedimenti con i quali il presidio matesino non è qualificato come Dea di I livello; si declassano le Unità operative complesse di ortopedia, chirurgia generale, anestesia e rianimazione in Unità semplici dipartimentali; si azzerano i posti letto per Anestesia e Rianimazione; nonché il diniego della deroga al Punto Nascita. Da qui la richiesta di annullamento o di riforma. Nel Piano regionale per la macroarea di Caserta è previsto un Dea di II livello, da 3 a 6 Dea di I livello e dai 6 agli 11 predisi di pronto soccorso. In particolare è stata individuata l' azienda ospedaliera di Caserta come Dea di II livello, i presidi ospedalieri di Aversa, Marcianise e Sessa Aurunca; nonché pronto soccorso nei presidi ospedalieri di Santa Maria Capua Vetere, Piedimonte Matese, Maddaloni e la Pineta Grande di Castelvolturno. Una situazione che penalizza, e non poco, il territorio matesino, considerando la vastità del territorio e le infrastrutture presenti, con tempi anche piuttosto lunghi per raggiungere certe zone del Matesino. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
18/04/2019 Pagina 20 EAV: € 821 Lettori: 29.750 Argomento: Sanità Campania Ospedali riuniti nell' Alto Casertano di Ilaria Ragozzino L' idea è specializzare i nosocomi sidicino, sessano e matesino e migliorarne l' offerta TEANO - Mentre procede l' inchiesta sui furbetti del cartellino dell' ospedale di Sessa Aurunca, il sindaco di Teano Alfredo D' Andrea rilancia il suo progetto di 'restyling' della sanità dell' Alto Casertano. E' atteso per oggi l' esito del Riesame. Complessivamente sotto inchiesta dopo il blitz di martedì 2 aprile scorso ci sono 28 persone. Le indagini tuttavia non hanno riguardato solo l' operato dei camici bianchi, ma anche l' agibilità della struttura ospedaliera, che è ancora aperta e funzionante per il dissequestro operativo dei locali. In questo caos sanitario il sindaco della vicina Teano D' Andrea ha lanciato la proposta di riapertura dei locali sidicini per dare sostegno all' ospedale si Sessa. L' idea è di fondo è modificare l' atto aziendale, cambiando la destinazione della struttura di Teano, in modo da riattivare le sale operatorie: "Abbiamo due sale operatorie nuovissime e non si Alfredo D' Andrea capisce perché non vengano utilizzate - spiega il sindaco - In un' area di circa 20 chilometri quadrati ci sono tre ospedali, oltre Teano, quelli di Sessa e Piedimonte. 'Specializzando' i tre punti con competenze diverse avremmo a mio parere degli 'ospedali riuniti' più efficienti". L' ospedale di comunità di Teano serve per la lunga degenza, al suo interno vengono collocati i pazienti dopo la fase traumatica. "Così come è concepito non serve, anche perché c' è al momento un solo paziente ricoverato. Teano dovrebbe essere riconvertito in day surgery, Sessa si occuperebbe dell' attività traumatologica e cardio logica e Piedimonte diventerebbe Cto", continua d' Andrea. La proposta è stata lanciata alla Regione Campania, e nei giorni scorsi il consigliere regionale Stefano Graziano ha fatto visita al sindaco per affrontare la questione, sottoposta anche al governatore Vincenzo De Luca, e per un sopralluogo nei locali. L' appello è lanciato, gli utenti pazientemente aspettano i tempi della politica. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
18/04/2019 Pagina 28 EAV: € 6.364 Lettori: 133.364 Argomento: Sanità Campania Sanità, sul tavolo di Conte il caso del commissario LA NOMINA Arriva in Consiglio dei ministri il tema della nomina del nuovo commissario per la sanità della Campania. Sotto la lente della seduta del governo in programma oggi a Reggio Calabria (alle 13) anche le gravi difficoltà di quella regione. Decine le richieste di accredito di giornalisti e operatori per una seduta straordinaria convocata in Prefettura. Il ministro della Salute Giulia Grillo avrebbe già scelto da una lista di possibili commissari il sostituto del governatore Vincenzo De Luca. Il nome in pole position è quello di Enrico Desideri, toscano, ex direttore generale della Asl 8 di Arezzo e primo direttore dell' Asl Toscana Sud Est che comprende le province di Siena, Grosseto e Arezzo. Desideri avrebbe superato in corsa la candidatura di Fulvio Moirano, direttore generale dell' Azienda sarda proposto in prima battuta ma poi accantonato per un rifiuto dello stesso Moirano. IL DEFICIT Sotto i riflettori anche i 160 milioni di deficit dei conti di Asl e ospedali della Calabria nel consuntivo del 2017 con i livelli di assistenza arretrati a 136 (rispetto ai 144 dell' anno precedente). Molto diversa la situazione in Campania che all' ultima verifica con i due ministeri (Salute ma anche Economia) ha registrato conti in ordine e pareggio di bilancio per il sesto anno consecutivo oltre al recupero dei Lea giunti a quota 153, ma non ancora alla sufficienza fissata a 160. Da questo dato tecnico parte il ministro Grillo per la proposta di un sostituto nella cabina di regia della struttura commissariale. Decisione fortemente criticata dai principali sindacati della dirigenza medica mentre più favorevoli sono i rappresentanti degli infermieri. Lo scoglio da superare è il parere contrario al cambio di guardia del sottosegretario all' Economia della Lega, Massimo Garavaglia, delegato ai Piani di rientro delle Regioni, secondo cui sarebbe meglio aspettare i dati del prossimo luglio. De Luca, in sella come commissario dal 2017, dalla sua ha la ripresa sui bilanci e, sui Lea, l' approvazione dei principali piani di programmazione compresi il programma di 8mila assunzioni in tre anni e il Piano Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
per l' edilizia sanitaria. Dall' esito di un duro confronto politico al vertice dipende ora il suo destino come commissario. e.m. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
18/04/2019 Pagina 29 EAV: € 7.327 Lettori: 133.364 Argomento: Sanità Campania Trenta ore di ricovero poi muore in ospedale LA STORIA Marilù Musto Era arrivato in ospedale l' 11 aprile alle ore 18 e 30, circa. È morto il 13 aprile, dopo aver aspettato 30 ore al Pronto Soccorso nell' ospedale di Caserta. Salvatore Consolazio, 39 anni di Casagiove, probabilmente diabetico, ha atteso di essere curato nel modo migliore, ma al terzo giorno di permanenza in ospedale è deceduto, piegato dai dolori lancinanti allo stomaco. Una storia assurda che deve essere chiarita. Almeno questo è ciò che chiedono i parenti. Lunedì, infatti, la famiglia di Salvatore Consolazio ha sporto denuncia nei confronti di cinque medici: Silvia Mastropietro, Francesco Puorto, Marco Belletta, Angelina Merola e Francesco Carrino. Ad occuparsi del caso è ora il pmMaria AlessandraPinto che ha già iscritto i medici nel registro degli indagati. Atto dovuto.Tutti dovranno rispondere delle accuse di presunte negligenze che ci sarebbero state nel periodo di permanenza del trentanovenne in ospedale. L' avvocato difensore della famiglia, Benito De Siero, ha trasmesso gli atti in Procura a Santa Maria Capua Vetere, l' ufficio inquirente diretto da Maria Antonietta Troncone. E sotto la supervisione della Troncone l' inchiesta ha preso vita nel giorno stesso del deposito della denuncia. Una morte straziante, quella di Salvatore che probabilmente si poteva evitare tenendo conto del suo stato fisico. Oggi, alle ore 11 e 30, è stato disposto l' esame autoptico sulla salma, venerdì ci saranno i funerali. Nel reparto di Medicina Penale saranno presenti i consulenti tecnici della Procura. La famiglia non demorde ed è intenzionata a vederci chiaro su tutta la vicenda. Sotto chiave è finita la cartella clinica stilata dai camici bianchi durante lo stazionamento del paziente al Pronto Soccorso. Non ci sarebbe stato, infatti, lo spostamento in un altro reparto durante le 30 ore di permanenza in emergenza. Un caso unico. E pensare che lo stesso giorno del decesso di Salvatore Consolazio è morto anche un anziano di Santa Maria Capua Vetere, ricoverato dopo un semplice intervento chirurgico al femore. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
Anche per questa morte i parenti hanno deciso di sporgere denuncia. L' anziano, Luigi Porto di 87 anni, il 5 aprile cadde della bicicletta fratturandosi il femore. Il giorno successivo è stato sottoposto all' intervento nel reparto di Chirurgia dell' ospedale Sat' Anna e San Sebastiano di Caserta, ma il 13 aprile, durante la visita di alcuni parenti, l' uomo è deceduto. Ad accorgersene furono proprio i familiari. Da chiarire le cause, tenendo conto della fase post-operatoria e del presunto ritardo dei soccorsi in reparto. Resta l' interrogativo sul corso del ricovero dei due pazienti e sulla possibilità di ricevere cure adeguate che avrebbero potuto salvare la vita a entrambi. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
18/04/2019 Pagina 36 EAV: € 14.511 Lettori: 214.158 Argomento: Sanità nazionale A caccia di 30 nuove malattie rare Oltre ad essere rare o rarissime, alcune sono anche prive di nome, perché presentano quadri clinici talmente complessi che nessun medico è in grado di riconoscerle. Sono le malattie rare alle quali l' Istituto superiore di sanità ha dedicato non solo il convegno «Ti chiamerò per nome» ma anche una ricerca ribattezzata «Undiagnosed Diseases Network Sud o più semplicemente UDN-SUD», che coinvolge quattro centri clinici di Regioni del sud e del centro, quali Puglia, Sicilia, Calabria e Abruzzo, che fanno riferimento alla Rete nazionale malattie rare e realizzata con il sostegno di Farmindustria, allo scopo di ampliare la casistica dei pazienti e poter fornire diagnosi ad un numero crescente di persone. Obiettivo caratterizzare in un anno, da un punto di vista biologico- molecolare, 30 nuovi pazienti con fenotipi unici. «Questa nuova indagine, che coinvolge quattro centri clinici appartenenti alla nostra Rete nazionale malattie rare, è molto importante, poiché aggiunge al nostro database di oltre settanta casi lo studio di altri trenta fenotipi ad una casistica difficile - dichiara Domenica Taruscio, direttore del Centro nazionale malattie rare dell' ISS - Abbiamo già iniziato la caratterizzazione e speriamo, come accaduto con un precedente progetto, di riuscire a tipizzare la patologia anche da un punto di vista genetico molecolare, contribuendo quindi a offrire una diagnosi a questi pazienti». La maggior parte delle malattie rare non diagnosticate è di origine genetica; ad esse si aggiunge un ulteriore 20% di probabile origine multifattoriale. Pochissimi gli studi disponibili, soprattutto se ci si riferisce proprio alla loro possibile origine causata da interazione geni-ambiente. La ricerca risulta quindi molto complessa, insufficiente e spesso condotta in maniera disomogenea nei diversi centri clinici, nazionali ed internazionali. Ecco perché le malattie senza diagnosi rappresentano oggi una nuova frontiera spingendo ad affrontare il problema dei pazienti non diagnosticati a livello globale e non più solamente locale attraverso l' attuazione di iniziative basate sulla Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
necessità di condividere dati, risultati e programmi. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
18/04/2019 Pagina 44 EAV: € 44.580 Lettori: 704.603 Argomento: Sanità nazionale Anche il cervello ha le orecchie Neuroscienze Senza suoni la struttura della rete neuronale si danneggia. E comincia il declino cognitivo C he la salute del cervello passi anche per quella dell' orecchio non è una sorpresa: la convinzione che la presbiacusia, cioè la perdita di udito legata all' età, vada considerata come un fattore di rischio del declino cognitivo è accettata da tutti. Tuttavia, la correlazione rimane difficile da dimostrare. « Numerose ricerche hanno evidenziato l' associazione tra presbiacusia e deficit cognitivo ma, per la maggioranza, si tratta di studi osservazionali che non chiariscono il meccanismo di base. Per colmare questa lacuna abbiamo adottato un approccio diverso, rivolgendoci alle neuroscienze » spiega Ettore Cassandro, professore di Otorinolaringoiatria all' università di Salerno, commentando lo studio pubblicato sulla rivista Human Brain Mapping dal suo gruppo di ricerca. Attraverso tecniche di brain imaging, che permettono di studiare l' attività cerebrale dei volontari sottoposti a risonanza magnetica funzionale, gli scienziati hanno dimostrato come le difficoltà acustiche si traducano in una ridotta irrorazione sanguigna della corteccia uditiva primaria. Il danno metabolico modifica letteralmente la struttura del cervello, propagandosi alla fitta rete di connessioni neuronali tra la corteccia uditiva e le altre regioni coinvolte nell' ascolto. « Non ascoltiamo solo con le orecchie, ma anche con il cervello, attraverso le vie uditive centrali. Queste aree cerebrali sono situate nel lobo temporale - riprende Cassandro - e giocano un ruolo cruciale nell' elaborazione degli aspetti quantitativi e qualitativi dell' udito. Come la comprensione di un discorso o il riconoscimento di una melodia » . Non deve perciò stupire che la loro alterazione possa provocare difficoltà nella comprensione del significato delle parole e, nei casi più estremi, l' insorgenza di patologie come demenza e Alzheimer. Il ricorso all' apparecchio acustico può contribuire a ridurre questo rischio ma la diffusione rimane limitata. Secondo il sistema di sorveglianza dell' Istituto superiore di sanità, quasi un quinto degli ultra 64enni italiani riferisce un deficit dell' udito. Ciò nonostante, Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
appena il 5% utilizza l' apparecchio acustico mentre il 14% non fa ricorso ad alcun ausilio. Colpa dello stigma sociale, certo. Ma anche di un immaginario collettivo rimasto congelato al passato. Gli apparecchi odierni sono raffinati e personalizzabili, ben diversi dalle prime ' scatolette' che si limitavano ad amplificare il suono. Se la loro adozione avviene all' interno di un percorso di riabilitazione, consentono un pieno recupero dell' udito. « Non bisogna però essere impazienti: il cervello ha una plasticità sorprendente ma gli serve un po' di tempo per riadattarsi ai suoni forti » , conclude Cassandro. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
18/04/2019 Pagina 19 EAV: € 30.475 Lettori: 339.084 Argomento: Sanità nazionale «Cure palliative, vera risposta ai malati» ENRICO NEGROTTI Costanza Galli, suora e primario in hospice a Livorno: dico no all' eutanasia, l' uomo non perde mai la sua dignità. E lo Stato garantisca l' assistenza «Occorre combattere una battaglia culturale per favorire cure e assistenza alle persone in ogni condizione e in ogni momento della vita. Anche per i miei pazienti in hospice c' è sempre qualcosa da fare in positivo: le cure palliative sono un dovere per offrire una morte degna a ogni persona, la cui vita è sempre degna». Suor Costanza Galli, primario dell' hospice dell' Ospedale di Livorno (Usl Toscana Nord Ovest), offre un duplice sguardo sulle terapie nel fine vita, sulle disposizioni anticipate di trattamento (Dat) e nel dibattito sull' eutanasia: ha la sensibilità delle Figlie della Carità di san Vincenzo de' Paoli, e la competenza del medico in un ospedale pubblico. Come è nata questa sua duplice vocazione, di medico e di suora? Si tratta di due chiamate a cui ho risposto. Prima a quella di medico: lo sognavo sin da bambina, alle elementa- ri giocavo con le valigette del dottore. La vocazione religiosa è sorta durante l' università, ma mi sono laureata e specializzata prima di diventare suora. E come ha insegnato san Vincenzo, nel malato vedo il povero e la presenza stessa di Cristo. Come medico ho il mio curriculum, nell' ospedale pubblico sono giunta vincendo concorsi, condivido i turni, le notti, il lavoro festivo, il cartellino da timbrare... Nel fine vita come si preserva la dignità dei malati? Oggi siamo di fronte a forti contraddizioni. Sui media si sventola la bandiera dell' autodeterminazione e sembra che ci sia un esercito di persone che vuole "autodeterminarsi", o chiede l' eutanasia. In hospice rileviamo che è molto più ampia la quantità di persone che non sa nemmeno da quale ma-lattia è affetto, perché i familiari non vogliono. Il concetto della dignità è il problema culturale di oggi, e lo rilevo anche fuori dall' ospedale. Sembra che non sia più considerata una caratteristica propria dell' essere umano, da quando nasce a quando muore. Viceversa è diffusa l' idea che la dignità sia un bene accessorio, che dipende dalle situazioni, dalle capacità e dalle prestazioni. Per noi cristiani la persona, creata a immagine e somiglianza di Dio, ha sempre un' altissima Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
dignità. Ma anche prescindendo dalla visione religiosa, la dignità è un concetto antropologico fondamentale, riguarda tutti indipendentemente dalle condizioni: non la cambiano né malattia né colore della pelle, né colpa. Che conseguenze ha nella pratica clinica questa idea di dignità? Se si pensa che la vita sia degna "solo se" ha determinate caratteristiche o funzionalità è facile poi ritenere che a un certo momento, in loro assenza, la vita "non sia più degna" e si favoriscano soluzioni eutanasiche. Un' idea che si riscontra non solo tra i cittadini ma talvolta anche tra gli operatori sanitari. E un concetto "funzionalistico" di dignità fa sì che anche le relazioni con gli altri finiscano con avere importanza "solo se" e fino a quando mantengono certe caratteristiche, se mi portano vantaggi. La legge sulle Dat ha cambiato la vostra attività? Ho viste ben poche novità, finora. Il problema di solito è quello del corretto consenso informato. Quando si offrono cure anche i malati in hospice guardano alla vita in modo diverso. Ricordo una giovane donna che siamo riusciti a mettere in carrozzina: ci ha ringraziati, e già guardava all' obiettivo successivo di mettersi in piedi. Faccio coordinamento su un territorio ampio: le sofferenze maggiori dei malati, e le rare richieste di farla finita, mi sono giunte non da chi soffriva troppo ma da chi si sentiva un peso per gli altri, per i familiari, o si vedeva inadeguato al modello "funzionalistico". Una legge sull' eutanasia cosa comporterebbe per il lavoro in hospice? Sarebbe una contraddizione. Come cittadina mi domando perché lo Stato dovrebbe dare la possibilità di togliersi la vita a un paziente al quale non sa invece garantire, con le cure palliative, tutte le opportunità di cui ha bisogno e diritto. Ci sono ricerche scientifiche che confermano che le richieste di eutanasia calano dove sono disponibili cure palliative adeguate. In Italia c' è un' ottima legge (la 38 del 2010) sulle cure palliative, naturale antidoto all' accanimento e all' eutanasia: ma nonostante facciano parte dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) le cure palliative non sono ancora adeguate né distribuite equamente sul territorio. E su di esse non rilevo nemmeno grande pressione della società civile, che protesta spesso per le mancanze della sanità. Il progetto di legge in discussione ora mi pare ambiguo: non distingue il malato terminale da chi non lo è. La rinuncia a interventi come nutrizione e idratazione, che può avere senso in un paziente terminale, assume un significato diverso se il soggetto è in stato vegetativo: in questo caso la morte avviene perché ho interrotto la nutrizione, non per una malattia. RIPRODUZIONE RISERVATA Suor Costanza Galli. Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
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