Media Monitoring per 29-12-2018 - Rassegna stampa del 29-12-2018

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29-12-2018

Media Monitoring per

   Rassegna stampa del 29-12-2018
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AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona ................................................................................ 1
   Asportato tumore di 15 kg da una donna incinta. Intervento unico al mondo riuscito
        perfettamente all’ospedale di Salerno ........................................................................... 1
   I supereroi di Chiara Paradiso porteranno giocattoli ai piccoli pazienti del Ruggi
        domenica 30. ....................................................................................................................... 2
   Salerno: Super Eroi consegnano doni a piccoli pazienti THOR e amici Associazione
        Chiara Paradiso con doni all’Ospedale “Ruggi” ............................................................ 3
   Super Eroi consegnano i doni ai piccoli pazienti dell'Ospedale Ruggi ............................. 4
Sanità Salerno e provincia .............................................................................................................. 5
   Bimbo morto in ospedale Rischio processo per la pediatra ............................................... 5
   Problemi al reparto di terapia neonatale Genitori in campo ............................................. 6
   Punti nascita «salvati» dal commissario Asl ......................................................................... 8
   Rivolta all' Umberto I mobilitazione generale «L' ospedale va salvato» .......................... 9
   Sla e assistenza domiciliare Bilancio positivo al Distretto ............................................... 11
Sanità Campania ............................................................................................................................. 12
   Conte assicura: «L' automonia si farà» Ma Grillo boccia la preintesa sulla Sanità ...... 12
   Liste di attesa in Irpinia tempi lumaca ................................................................................ 14
   Precari sanità, l' ultimo bluff della Regione ........................................................................ 16
   Regione, sì al bilancio tra gli insulti De Luca: investiamo più del governo ................... 18
   REGIONI ANCHE IL SUD DEVE MUOVERSI ............................................................................. 20
Sanità nazionale ............................................................................................................................. 23
   Con quota 100, nel Lazio andranno in pensione 100 chirurghi su 500 e non c' è il
        ricambio pronto. Il governo? Non pervenuto ............................................................... 23
   Cosa può nascondersi dietro al mal di testa ....................................................................... 25
   Le Regioni e i pasticci da evitare .......................................................................................... 28
   Sì agli specializzandi in corsia Consulta boccia l' ex governo .......................................... 31
   Via lo spot sui risarcimenti ai pazienti ................................................................................ 32
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28/12/2018
                                                   trekkingtv.it
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                                                                                                                          Lettori: 300
                    Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona

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  Asportato tumore di 15 kg da una donna incinta. Intervento
     unico al mondo riuscito perfettamente all’ospedale di
                            Salerno
 Asportato tumore di 15 chilogrammi da una donna incinta, intervento unico al
 mondo riuscito perfettamente all’ospedale di Salerno. Protagonisti i medici Mario
 Polichetti e Raffaele Petta con le rispettive équipe. Asportato un tumore del peso di
 15 chili durante una gravidanza a termine, all’ospedale “San Giovanni di Dio e Ruggi
 d’Aragona” di Salerno è riuscito perfettamente l’intervento che dagli esperti è già
 stato etichettato come unico al mondo. Protagonisti sono stati i medici del reparto di
 “Gravidanza a rischio” del presidio di via San Leonardo, Mario Polichetti e Raffaele
 Petta, che con le rispettive équipe sono intervenuti sulla paziente D.P.B., casalinga
 38enne di Salerno, che presentava un’enorme massa tumorale del diametro di circa
 35 centimetri con un peso di 15 chili. La paziente, affidata a Mario Polichetti, era in
 gravidanza alla 37esima settimana, con la voluminosa massa tumorale che
 incredibilmente non aveva complicato in modo grave la gestazione e aveva solo
 provocato sintomi da compressione addominale. In sala operatoria tutto è andato
 per il meglio anche grazie alle competenze del dottore Joseph Allegro, l’anestesista
 Miriam Giudice e le ostetriche Luciana Verlezza e Angela Lombardi. Così è venuto al
 mondo un bimbo del peso di oltre 3 chilogrammi, lungo 50 centimetri che è stato poi
 affidato alle cure della dottoressa Tina Santulli. Estratto il neonato poi si è proceduto
 all’asportazione della massa tumorale, mentre alla donna sono state trasfuse due
 sacche di sangue. Un solo caso di massa tumorale così voluminosa è stata segnalato
 dagli addetti ai lavori, asportato dai chirurghi di Chennai, città dell’India Meridionale.
 Tuttavia, in quel caso, si trattava di un fibroma in una donna non alle prese con una
 gravidanza. L’eccezionalità dell’intervento eseguito a Salerno, infatti, è legata sia
 alle enormi dimensioni della massa tumorale che al fatto che coesisteva una
 gestazione. L’intervento è durato anche meno, 2 ore e 20 minuti, rispetto a quello
 eseguito in India e terminato dopo oltre 3 ore. La paziente ed il bimbo godono
 attualmente di ottima salute. Il dottore Polichetti, già contattato per alcuni seminari
 da tenere in prestigiose istituzioni, ha fatto sapere che è disponibile a mettere a
 disposizione la propria esperienza auspicandosi di poterle trasferire anche ai giovani
 del nostro territorio attraverso la Facoltà di Medicina dell’Università di Salerno.

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28/12/2018
                                         gazzettadisalerno.it
                                                                                                                          EAV: € 226
                                                                                                                          Lettori: 167
                    Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona

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      I supereroi di Chiara Paradiso porteranno giocattoli ai
             piccoli pazienti del Ruggi domenica 30.
 Domenica 30 dicembre 2018 all’Ospedale “Ruggi” di Salerno il Cosplayer THOR –
 Marcello Caramico, Babbo Natale – Antonio Santamaria e i suoi aiutanti folletti della
 ludoteca Camomilla di Baronissi, i volontari dell’Associazione Chiara Paradiso,
 porteranno ai piccoli pazienti tanti doni. L’Associazione Chiara Paradiso è impegnata
 ogni mercoledì mattina nella visita in corsia nel day Hospital onco-ematologico e
 nella pediatria dell’Umberto I a Nocera; e ogni venerdì mattina all’ A.O.U Ruggi
 d’Aragona in tutte le corsie pediatriche e nel day hospital oncoematologico, per
 portare un sorriso e per spezzare la noia del ricovero dei piccoli pazienti,
 proponendo giochi e laboratori che stimolino la loro creatività e che facciano perdere
 la sensazione della gravità della malattia. THOR, Babbo Natale e i folletti aiutanti
 della ludoteca Camomilla guidati dai volontari del sorriso hanno organizzato una
 domenica speciale: consegneranno i doni ai piccoli pazienti, principesse e super eroi
 confezionati appositamente per l’occasione. I volontari del sorriso dell’Associazione
 Chiara Paradiso, che visitano settimanalmente le corsie ospedaliere e le case dei
 piccoli degenti su richiesta dei genitori,in questo periodo di feste natalizie hanno
 portato tante iniziative e tanti doni, a cominciare dal 7 dicembre con “Babbo Natale
 dal Polo Nord con la polaroid”, iniziativa giunta alla seconda edizione, anche
 quest’anno ha portato grande gioia nelle corsie, Babbo Natale ritira personalmente
 le letterine scritte dai piccoli e per ricordo del momento una foto ricordo istantanea
 prende forma davanti agli occhietti meravigliati dei bimbi, veri dispensatori di
 allegria. Tante le letterine raccolte, in ciascuna oltre ai doni, i bimbi hanno chiesto
 pace, salute e amore. Tra le letterine pubblicate, la letterina di Melissa è stata
 adotatta da due persone speciali Anna e Giuseppe, i volontari dell’associazione
 hanno provveduto alla consegna, a casa della piccola, che nel frangente era stata
 dimessa. L’organizzazione di volontariato Chiara Paradiso sarà presente con altre
 iniziative per la prossima Epifania, nei diversi ospedali e a casa degli amici speciali
 seguiti sul territorio. Inoltre i volontari hanno portato l’aria di Natale anche in
 Hospice ad Eboli addobbando l’abete in giardino e piantando 50 ciclamini. Il giardino
 inclusivo, dono dell’associazione alla struttura, è stato inaugurato il 15 dicembre
 2017 e l’associazione da quel momento,si fa carico delle spese per la cura; il suo
 valore è di euro 10.000,00 ed è stato realizzato grazie alla raccolta fondi abbinata al
 progetto, alla generosità di alcune persone che hanno avuto i loro cari in Hospice e
 ad una quota parte del 5×1000.

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28/12/2018
                                              dentrosalerno.it
                                                                                                                          EAV: € 306
                                                                                                                          Lettori: 433
                    Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona

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 Salerno: Super Eroi consegnano doni a piccoli pazienti THOR
  e amici Associazione Chiara Paradiso con doni all’Ospedale
                           “Ruggi”
 Domenica 30 dicembre 2018 all’Ospedale “Ruggi” di Salerno il Cosplayer THOR –
 Marcello Caramico, Babbo Natale – Antonio Santamaria e i suoi aiutanti folletti della
 ludoteca Camomilla di Baronissi, i volontari dell’Associazione Chiara Paradiso,
 porteranno ai piccoli pazienti tanti doni. L’Associazione Chiara Paradiso è impegnata
 ogni mercoledì mattina nella visita in corsia nel day Hospital onco-ematologico e
 nella pediatria dell’Umberto I a Nocera; e ogni venerdì mattina all’ A.O.U Ruggi
 d’Aragona in tutte le corsie pediatriche e nel day hospital oncoematologico, per
 portare un sorriso e per spezzare la noia del ricovero dei piccoli pazienti,
 proponendo giochi e laboratori che stimolino la loro creatività e che facciano perdere
 la sensazione della gravità della malattia. THOR, Babbo Natale e i folletti aiutanti
 della ludoteca Camomilla guidati dai volontari del sorriso hanno organizzato una
 domenica speciale: consegneranno i doni ai piccoli pazienti, principesse e super eroi
 confezionati appositamente per l’occasione. I volontari del sorriso dell’Associazione
 Chiara Paradiso, che visitano settimanalmente le corsie ospedaliere e le case dei
 piccoli degenti su richiesta dei genitori,in questo periodo di feste natalizie hanno
 portato tante iniziative e tanti doni, a cominciare dal 7 dicembre con “Babbo Natale
 dal Polo Nord con la polaroid”, iniziativa giunta alla seconda edizione, anche
 quest’anno ha portato grande gioia nelle corsie, Babbo Natale ritira personalmente
 le letterine scritte dai piccoli e per ricordo del momento una foto ricordo istantanea
 prende forma davanti agli occhietti meravigliati dei bimbi, veri dispensatori di
 allegria. Tante le letterine raccolte, in ciascuna oltre ai doni, i bimbi hanno chiesto
 pace, salute e amore. Tra le letterine pubblicate, la letterina di Melissa è stata
 adotatta da due persone speciali Anna e Giuseppe, i volontari dell’associazione
 hanno provveduto alla consegna, a casa della piccola, che nel frangente era stata
 dimessa. L’organizzazione di volontariato Chiara Paradiso sarà presente con altre
 iniziative per la prossima Epifania, nei diversi ospedali e a casa degli amici speciali
 seguiti sul territorio.

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28/12/2018
                                               salernonotizie.it
                                                                                                                           EAV: € 961
                                                                                                                           Lettori: 10.300
                     Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona

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             Super Eroi consegnano i doni ai piccoli pazienti
                          dell'Ospedale Ruggi

 Domenica       30    dicembre          2018
 all’Ospedale “Ruggi” di Salerno il
 Cosplayer THOR – Marcello Caramico,
 Babbo Natale – Antonio Santamaria e i
 suoi aiutanti folletti della ludoteca
 Camomilla di Baronissi, i volontari
 dell’Associazione      Chiara      Paradiso,
 porteranno ai piccoli pazienti tanti doni.
 L’Associazione      Chiara     Paradiso    è
 impegnata ogni mercoledì mattina nella
 visita in corsia nel day Hospital onco-
 ematologico       e      nella     pediatria
 dell’Umberto I a Nocera; e ogni venerdì
 mattina all’A.O.U Ruggi d’Aragona in tutte le corsie pediatriche e nel day hospital
 oncoematologico, per portare un sorriso e per spezzare la noia del ricovero dei
 piccoli pazienti, proponendo giochi e laboratori che stimolino la loro creatività e che
 facciano perdere la sensazione della gravità della malattia. THOR, Babbo Natale e i
 folletti aiutanti della ludoteca Camomilla guidati dai volontari del sorriso hanno
 organizzato una domenica speciale: consegneranno i doni ai piccoli pazienti,
 principesse e super eroi confezionati appositamente per l’occasione. I volontari del
 sorriso dell’Associazione Chiara Paradiso, che visitano settimanalmente le corsie
 ospedaliere e le case dei piccoli degenti su richiesta dei genitori,in questo periodo di
 feste natalizie hanno portato tante iniziative e tanti doni, a cominciare dal 7
 dicembre con “Babbo Natale dal Polo Nord con la polaroid”, iniziativa giunta alla
 seconda edizione, anche quest’anno ha portato grande gioia nelle corsie, Babbo
 Natale ritira personalmente le letterine scritte dai piccoli e per ricordo del momento
 una foto ricordo istantanea prende forma davanti agli occhietti meravigliati dei
 bimbi, veri dispensatori di allegria. Tante le letterine raccolte, in ciascuna oltre ai
 doni, i bimbi hanno chiesto pace, salute e amore. Tra le letterine pubblicate, la
 letterina di Melissa è stata adotatta da due persone speciali Anna e Giuseppe, i
 volontari dell’associazione hanno provveduto alla consegna, a casa della piccola,
 che nel frangente era stata dimessa. L’organizzazione di volontariato Chiara
 Paradiso sarà presente con altre iniziative per la prossima Epifania, nei diversi
 ospedali e a casa degli amici speciali seguiti sul territorio.

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29/12/2018                                                                                                                Pagina 19
                                           La Città di Salerno
                                  Argomento: Sanità Salerno e provincia

    Bimbo morto in ospedale Rischio processo per la pediatra
 (fr. fa.)
 Si terrà il 14 febbraio l'udienza
 preliminare davanti al gup Ubaldo
 Perrotta per la morte del bambino di
 quattro anni deceduto per una crisi
 respiratoria. Il pm Roberto Penna ha
 chiesto il rinvio a giudizio di Argia
 Mangione , pediatra salernitana che
 seguiva il bambino di Campagna. Il
 medico è accusato di omicidio colposo
 ed è difeso dall'avvocato Agostino
 Allegro . I genitori del bambino si
 costituiranno parte civile con gli avvocati
 Nicola Melchionda e Samanda Magliano .
 Il decesso è avvenuto nel marzo del
 2017. Il bambino ebbe diverse crisi
 respiratorie di sabato mattina. La
 pediatra diede delle indicazioni alla
 madre attraverso alcune telefonate. La
 situazione però peggiorò sensibilmente
 nel pomeriggio. Quando il papà del
 piccolo tornò a casa il sabato sera, lo
 trovò in gravi condizioni. Caricato
 immediatamente il figlio in auto, Calandra iniziò una corsa disperata verso l'ospedale
 ebolitano. Il bambino giunse in condizioni precarie a bordo di un'auto civile. I medici
 del pronto soccorso tentarono l'impossibile ma Liberato morì dopo pochi minuti di
 agonia. La salma venne sequestrata, la Procura di Salerno avviò l'indagine. Adsso,
 dopo 18 mesi, il pm Penna si è convinto della responsabilità penale della dottoressa
 Mangione: «Negli ultimi tre mesi di vita - scrive Penna non c'è stata alcuna terapia di
 controllo del bambino affetto da asma bronchiale». Consultate le cartelle cliniche, il
 pm salernitano si è convinto che al piccolo «è stata somministra una cura con
 dosaggi terapeutici non idonei, non continui e intermittenti che lo predisponevano al
 riacutizzarsi della crisi asmatica che poi ha provocato la morte». Nella prima fase di
 indagine, vennero coinvolti anche i genitori del bambino che però sono stati
 scagionati e ora si costituiranno parte civile nell'udienza preliminare.

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29/12/2018                                                                                                                 Pagina 13
                                            La Città di Salerno
                                   Argomento: Sanità Salerno e provincia

   Problemi al reparto di terapia neonatale Genitori in campo
 Salvatore D'Angelo
 Quando la Tin chiama, i genitori delle
 migliaia    di   bambini     assistiti   dai
 professionisti dell'Umberto I rispondono
 in    massa.     L'agitazione     che    sta
 interessando gli infermieri dell'area
 materno infantile dell'ospedale di Nocera
 Inferiore, che ha portato gli operatori
 della terapia intensiva neonatale a
 diffidare l'Asl Salerno e i dirigenti di
 presidio, ha scatenato la reazione social
 di centinaia di genitori. Le bacheche
 Facebook dei gruppi legati al reparto
 neonatale,     in     particolare      quello
 battezzato La famiglia Tin, si sono
 riempite di attestati di stima e sostegno.
 Maria scrive: «Ho partorito la seconda
 bambina a Nocera, posso dire di essermi
 trovata benissimo, è dotato di una Tin
 eccellente con persone umane e
 professionali      contrariamente        alla
 pessima esperienza precedente del mio
 primo figlio in un'altra struttura». Rita
 aggiunge: «Un reparto eccellente, sarò sempre grata ai medici e agli infermieri.
 Grazie a loro mia figlia è qui con noi». «Per me siete intoccabili aggiunge Claudia ,
 avete salvato la vita ai miei figli. La Tin per sei mesi è stata la casa dei miei figli». E
 poi decine di: eccezionali, unici e commenti simili. Nel frattempo si amplia la
 discussione sulla mancata promozione dell'ospedale a DEA di secondo livello, come
 promesso da Vincenzo De Luca a settembre. Il presidente della Regione escluse la
 creazione di un'azienda dell'Agro, ma assicurò che l'Umberto I sarebbe diventato
 dipartimento di secondo livello. Parola rimangiata nei fatti. Il 9 gennaio, nella sala
 Colella dell'ospedale, ci sarà un'assemblea sindacale, anche alla presenza dei
 sindaci del territorio, per adottare misure necessarie per rinfrescare le idee al
 governatore. «Non vorrei dichiara Manlio Torquato che si tenga Salerno sul
 cucuzzolo e tutte le altre strutture sotto». Una vicenda seguita pure dal consigliere
 regionale Alberico Gambino . Il mancato riconoscimento di secondo livello può
 comportare grosse ripercussioni, ad evidenziarlo sono Cgil Fp, Cisl Fp e Uil Fpl:
 «Parteciperemo compatti scrivono in una nota i segretari sindacali ad ogni azione
 che si renderà necessaria mettere in campo a tutela e difesa dei cittadini. Si sta
               Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso
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parlando di uno dei più grandi presidi ospedalieri della Campania, il quarto per
accessi al pronto soccorso in tutta la regione, con presenza di specialistiche
importanti come terapia intensiva neonatale e neurochirurgia». Una situazione che
per i sindacalisti va risolta subito.

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29/12/2018                                                                                                               Pagina 31
                                    Il Mattino (ed. Salerno)
                                                                                                                         EAV: € 3.490
                                                                                                                         Lettori: 133.364
                                 Argomento: Sanità Salerno e provincia

             Punti nascita «salvati» dal commissario Asl

 SAPRI SAPRI Antonietta Nicodemo Colpo
 di scena sul punto nascite. A pochi giorni
 dalla data di chiusura, 1 gennaio, la
 politica non produce atti per mantenerli
 aperti e la questione se la risolvono il
 commissario dell' Asl Salerno Mario
 Iervolino e i direttori dei due presidi di
 Sapri e Polla, Rocco Calabrese e Luigi
 Mandia. La deroga non è stata concessa,
 il piano ospedaliero che dovrebbe
 salvare i punti nascita dal taglio non è
 sul Burc e il decreto regionale che li
 chiude non è stato revocato. I dirigenti,
 martedì prossimo, dovrebbero chiudere i
 reparti di maternità. Per le partorienti e
 le gravidanze a rischio, hanno chiesto a
 Iervolino di tenerli attivi. E lui ha firmato
 il consenso. «Questa direzione - scrive -
 ritiene che gli ospedali di Sapri e Polla
 continuino ad assicurare assistenza nel
 punto nascita per sicurezza, fino a nuova
 determinazione». Calabrese accusa: «Nel
 comitato c' è chi punta a favorire la
 Basilicata. Tra tutti i reparti di maternità
 quello di Sapri di certo non va chiuso. Faremo in modo che nessuno lo tocchi». ©
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29/12/2018                                                                                                                Pagina 30
                                     Il Mattino (ed. Salerno)
                                                                                                                          EAV: € 8.869
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                                  Argomento: Sanità Salerno e provincia

 Rivolta all' Umberto I mobilitazione generale «L' ospedale va
                           salvato»

 `Reparti d' eccellenza vicini al collasso
 per carenze di organico Dopo il direttore
 lascia anche il coordinatore degli
 infermieri NOCERA INFERIORE Nello
 Ferrigno L' obiettivo è salvaguardare le
 potenzialità dell' ospedale di Nocera. La
 mobilitazione è generale. In campo non
 solo i vertici ospedalieri e i sindaci, ma
 anche le organizzazioni sindacali degli
 infermieri e dei medici. Andrea Lupi,
 dirigente medico e rappresentante
 aziendale della Cisl, ha chiesto l'
 autorizzazione per l' uso della sala
 Colella per il prossimo 9 gennaio per
 tenervi     una      riunione     a     cui
 parteciperanno le altre sigle sindacali e i
 sindaci del territorio. Si discuterà dell'
 attribuzione di Dea di secondo livello.
 Attive anche le organizzazioni provinciali
 Cgil, Cisl e Uil che hanno chiesto
 «maggiore dignità» per il presidio di
 Nocera.         LA        PARTECIPAZIONE
 «Parteciperemo compatti ad ogni azione
 che si renderà necessario mettere in
 campo a tutela e difesa dei cittadini di quel territorio» hanno dichiarato i segretari
 Pasquale Addesso, Pietro Antonacchio e Lorenzo Conte. L' Umberto I è uno dei più
 grandi presidi ospedalieri della Campania, secondo dopo il presidio del Ruggi in
 provincia di Salerno, con un bacino di utenza che interessa tutti i centri a nord del
 salernitano nonché di una vasta zona della fascia vesuviana. Quarto per accessi al
 pronto soccorso in tutta la regione con oltre 72.000 prestazioni annue. Vi operano
 reparti specialistici come la Terapia intensiva neonatale, Neurochirurgia,
 Emodinamica, Rete cardiologica. «Siamo fiduciosi - hanno concluso i sindacalisti -
 che ogni azione sarà determinante al fine di mantenere inalterati i livelli essenziali di
 assistenza». Il sindaco Manlio Torquato incontrerà i suoi colleghi per stilare un
 documento da inviare al presidente della Regione, Vincenzo De Luca. «Chiederemo -
 ha detto Torquato - che il presidente rispetti l' impegno assunto pubblicamente, cosa

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che ancora oggi non ha fatto ad eccezione per i presidi di Sarno, Sapri e Polla che
hanno avuto il riconoscimento di primo livello. Bisogna dare coerenza al progetto
sanitario nella provincia di Salerno. Non può esistere un solo grande ospedale, il
Ruggi d' Aragona, e poi tutti gli altri, piccole strutture. Bisogna recuperare l' idea di
uno dei più brillanti manager, Raffaele Ferraioli, che immaginò gli ospedali delle Tre
valli con Cava e Scafati e Nocera che faceva da perno di alta specializzazione». Dopo
il direttore sanitario anche il coordinatore degli infermieri si appresta a lasciare l'
Umberto I. Gianfranco Ricci dal prossimo 8 gennaio prenderà servizio al presidio
ospedaliero di Scafati. Il motivo è praticamente lo stesso che ha spinto Alfonso
Giordano ad andarsene. «Ogni giorno - ha detto Ricci - dobbiamo lottare per tappare
buchi. Ci avevano promesso tanto, ma non è arrivato nulla». Si aspettavano
infermieri, si era parlato di 30 unità, ne è arrivata soltanto una. Ieri mattina ha preso
servizio, lavorava al Nord, ma tra qualche settimana andrà in congedo per
maternità. Anche il mondo della scienza si mobilita. Il ricercatore Rocco De Prisco ha
spiegato dieci buoni motivi per potenziare il presidio ospedaliero. © RIPRODUZIONE
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29/12/2018                                                                                                                Pagina 22
                                           La Città di Salerno
                                  Argomento: Sanità Salerno e provincia

    Sla e assistenza domiciliare Bilancio positivo al Distretto

 SALA CONSILINA Si chiude con un
 bilancio positivo il 2018 per quanto
 riguarda l'assistenza fornita dal servizio
 di assistenza domiciliare integrata del
 Distretto sanitario di Sala Consilina alle
 persone affette dalla Sla. Da settembre
 infatti l'Asl Salerno ha autorizzato il
 Distretto ad effettuare a domicilio la
 terapia con il farmaco Edaravone ai
 pazienti che hanno una serie di requisiti
 legati al decorso della malattia e valutati
 periodicamente          dai       neurologi
 dell'ospedale Ruggi di Salerno, centro di
 riferimento regionale per la Sclerosi
 laterale amiotrofica. I pazienti che fanno
 capo al Distretto sanitario di Sala
 Consilina vengono sottoposti presso la
 loro abitazione ai cicli trimestrali di
 somministrazione del farmaco e ciò
 viene fatto alla presenza di un infermiere
 inviato dal Distretto e del medico di base
 del paziente. L'Edaravone è un farmaco
 antiossidante già sperimentato in Giappone sia nello stroke sia nella sla. Dal 2017 è
 disponibile negli Usa e, ora, anche in Italia. In uno studio pubblicato sulla rivista
 Lancet neurology, l'Edaravone si è mostrato efficace nel ridurre i punteggi della
 scala di gravità della Sla rispetto al placebo. Il motivo dell'utilizzo di un antiossidante
 risiede nell'ipotesi che nella Sla la morte neuronale sia prodotta dallo stress
 ossidativo causato dai radicali liberi. Per i pazienti che invece non rientrano nel
 programma di assistenza domiciliare, il farmacio viene somministrato nel reparto di
 neurologia dell'ospedale Luigi Curto di Polla. (e. c.)

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29/12/2018                                                                                                                  Pagina 2

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                                                                                                                            Lettori: 29.750
                                            Argomento: Sanità Campania

    Conte assicura: «L' automonia si farà» Ma Grillo boccia la
                     preintesa sulla Sanità
 Michela Nicolussi Moro
 Il premier: niente scherzi, la riforma è
 nel «contratto». In una lettera le
 perplessità del ministro È stato molto
 chiaro, ieri, il premier Giuseppe Conte
 nella conferenza stampa di fine anno: «L'
 autonomia si farà. Fino a metà febbraio
 sono previste riflessioni interne al
 governo        (stanno      arrivando      le
 controdeduzioni dei ministeri, ndr ), poi
 negozierò      con    i    governatori     di
 Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna,
 quindi ci sarà una legge votata a
 maggioranza assoluta in Parlamento». E
 ha aggiunto: «Su questo tema non
 scherzo, non scherza nessuno. La
 riforma delle autonomie regionali è nel
 contratto di governo, siamo tutti
 impegnati a realizzare l' autonomia
 rafforzata nel migliore dei modi. Ci sono
 stati referendum plebiscitari (quello del
 Veneto, ndr ), qualcuno ha suscitato
 preoccupazione e lo capisco, ma ci
 muoveremo nel binario costituzionale. I
 contenuti saranno elaborati con il massimo discernimento, c' è l' impegno di Palazzo
 Chigi, e del premier in primis, a portare avanti questo processo». Dichiarazioni che
 stridono con i toni della lettera inviata lo scorso 6 dicembre dal ministro della Salute,
 Giulia Grillo (M5S), alla collega delegata agli Affari regionali, la vicentina Erika
 Stefani (Lega). Nella missiva, giunta anche a Palazzo Balbi, Grillo boccia il pre-
 accordo in tema di sanità raggiunto tra le delegazioni trattanti del precedente
 governo Renzi e delle Regioni Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna (allineate sulle
 medesime richieste) perchè lo ritiene «incostituzionale», nonostante in entrambe le
 rappresentanze fossero presenti costituzionalisti (per il Veneto c' era il professor
 Mario Bertolissi, docente all' Università di Padova). Il ministro elenca una serie di
 articoli della Carta e di sentenze della Consulta a conforto della sua tesi, ovvero che
 la Costituzione non permette livelli di autonomia aggiuntiva. Dopodiché ricorda le
 competenze in materia già esercitate dalle Regioni e cioè: la disciplina del personale

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sanitario e relativa contrattazione regionale; le borse di studio regionali per gli
specializzandi; gli extra Lea, cioè le prestazioni fornite ai cittadini in aggiunta ai
Livelli essenziali di assistenza erogate dal Sistema sanitario nazionale tramite il
pagamento del ticket; i farmaci. «Esercitate queste competenze ordinarie, non
chiedetene altre», dice sostanzialmente Grillo, ricordando a Veneto, Lombardia ed
Emilia che potendo contare su un ammontare annuo di risorse «certe e adeguate»
per il finanziamento dei Lea non hanno bisogno dell' autonomia. Ma quali poteri in
più hanno chiesto allo Stato i governatori Luca Zaia, Attilio Fontana e Stefano
Bonaccini? Eccoli: l' assunzione di neo-laureati in Medicina da spe-cializzare
direttamente in ospedale e la stipula di accordi con Università straniere per
reclutarne altri, per contrastare la carenza di camici bianchi in corsia; un fondo
annuale certo per l' edilizia ospedaliera corrispondente all' 8 per mille di quello
statale; la possibilità di procedere con provvedimenti sostitutivi propri - ora bocciati
dal Tar - ogni volta che i ministeri interessati non producano in tempo utile i decreti
attuativi di leggi approvate dal Parlamento. Misure che decadranno quando tali
decreti saranno emanati, ma nel frattempo le Regioni saranno in grado di procedere
con azioni importanti per la salute pubblica. Per fare due esempi sono ancora in
stallo per mancanza di decreti attuativi la normativa sulle competenze aggiuntive
assegnate agli infermieri e agli altri operatori delle professioni sanitarie (tecnici di
laboratorio, fisioterapisti, logopedisti, audiometristi, ostetriche, per citarne alcuni) e
quella sull' aggiornamento dell' Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e sull'
equivalenza dei farmaci generici con i «griffati», approvata nel 2012. Quest' ultimo
stop impedisce alle Regioni di lanciare gare che consentirebbero cospicui risparmi
sulla spesa farmaceutica. Il «no» del ministro Grillo, che fa il paio con quello del
ministro alle Infrastrutture e collega di partito Danilo Toninelli (favorevole invece il
vicepremier Luigi Di Maio: «L' autonomia si deve concedere il prima possibile,
perché i veneti hanno votato un referendum che non dev' essere disatteso»),
impedisce alla Stefani di portare in Consiglio dei ministri il pre-accordo raggiunto
dalle delegazioni trattanti. Documento che dovrebbe essere trasformato nel disegno
di legge da sottoporre alle Camere di cui parla il premier Conte.

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29/12/2018                                                                                                                Pagina 25

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                                          Argomento: Sanità Campania

                   Liste di attesa in Irpinia tempi lumaca

 LE CURE Antonello Plati Fino a 7 mesi e
 mezzo per una visita di chirurgia
 vascolare, 5 mesi e mezzo per un'
 ecografia all' addome, 5 mesi per un
 esame di oculistica, quasi 4 mesi per un
 test cardiovascolare e altrettanti per un
 elettrocardiogramma         dinamico.      In
 Irpinia, è ancora tutta in divenire la
 rivoluzione, più volte annunciata dal
 governatore Vincenzo De Luca, rispetto
 alle liste di attesa nella sanità pubblica.
 «Saremo i primi in Italia entro la fine del
 2019», ha ribadito il presidente della
 Regione anche in occasione della sua
 prima visita alla cittadella ospedaliera di
 Avellino, l' aprile scorso. Quindi,
 calendario alla mano, ancora un anno
 per recuperare il tempo perduto. Per il
 momento, stando alle ultime rilevazioni
 effettuate dall' Azienda sanitaria locale
 (dati al 5 dicembre) e dall' Azienda
 ospedaliera «Moscati» (dati al 31
 ottobre), a Contrada Amoretta bisogna
 attendere fino a 225 giorni per una
 prestazione programmata non urgente (cosiddetta classe P) di chirurgia vascolare a
 fronte dei 180 massimi previsti dalla normativa (che scendono a 87 in classe D,
 ovvero per prestazioni la cui tempestiva esecuzione non influenza la prognosi); 73
 giorni per una visita otorinolaringoiatria riferita a condizioni di particolare gravità
 clinica (cosiddetta classe U) a fronte dei 10 previsti; 52 giorni per una visita
 pneumologica in classe D (30 quelli previsti); e 45 giorni per una visita neurologica
 in classe U (10 quelli previsti). Non va meglio se si prenota a via Degli Imbimbo (e
 nei presidi territoriali di pertinenza, «Sant' Ottone Frangipane» di Ariano Irpino,
 «Criscuoli» di Sant' Angelo dei Lombardi ed ex «Di Guglielmo» di Bisaccia): per una
 visita gastroenterologica ci vogliono 62 giorni in classe B (prestazioni la cui
 tempestiva esecuzione condiziona in un arco temporale breve la prognosi del
 paziente), a fronte dei 10 previsti; 24 per una visita psichiatrica sempre in classe B
 (10 quelli previsti). Dai consulti agli esami, il quadro resta a tinte piuttosto fosche. Al
 «Moscati» per un' ecografia all' addome bisogna attendere 163 giorni (30 quelli
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previsti dalla normativa) mentre per una colonscopia fino a 95 giorni (30 quelli
previsti). Le maggiori criticità l' Asl le registra per i test cardiovascolari, 114 giorni di
attesa in classe D (30 quelli previsti), per l' elettrocardiogramma dinamico, 120
giorni in classe B (30 quelli previsti); per i potenziali evocativi visivi, un esame
specialistico di oculistica che, in classe D, richiede 154 giorni di attesa (30 quelli
previsti) e per l' osservazione dermatologica in epiluminescenza 102 giorni in classe
B (10 quelli previsti). Inoltre, seppur nei limiti imposti dalla legge, per una risonanza
magnetica all' Asl ci vogliono dai 116 ai 120 giorni e al «Moscati» per una
mammografia, in classe P, 110 giorni così come per una ecografia alla mammella.
Insomma, c' è tanto da attendere. A scapito dell' utenza, ma a vantaggio dei privati
(convenzionati e non). La manager dell' Asl, Maria Morgante, è pero fiduciosa:
«Rispetto alle liste d' attesa stiamo portando avanti un lavoro che ha permesso di
ridurre i tempi per molte branche specialistiche, garantendo il rispetto dei tempi
massimi per le prestazioni di specialistica ambulatoriale di primo accesso su tutto il
territorio provinciale. In più, grazie al servizio di Cup Recall liberiamo nuovi spazi per
l' utenza». Segno positivo, in effetti, per le per visite allergologiche (da 1 a 2 giorni),
cardiologiche (da 2 a 4 ), chirurgiche (3) e ortopediche (da 6 a 9). Così come al
«Moscati» per quelle oncologiche (da 3 a 10 giorni), per la risonanza magnetica (da
3 a 5) e la spirometria (da 2 a 10). «Bisogna anche considerare - prosegue Morgante
- che negli ultimi anni abbiamo perso 630 unità, mentre siamo riusciti ad assumerne
solo 40: stiamo lavorando in questo senso e nel 2019 contiamo di fare ancora meglio
grazie all' iniezione di nuovo personale per ridurre al minimo i tempi di attesa». ©
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29/12/2018                                                                                                                Pagina 5

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                                          Argomento: Sanità Campania

              Precari sanità, l' ultimo bluff della Regione

 La nota per avviare la stabilizzazione è
 stata inviata alle aziende poco prima
 della scadenza del 31 dicembre NAPOLI
 (Rita Sparano) - In seguito all'
 approvazione del piano ospedaliero
 avvenuta lo scorso 17 dicembre, la
 Regione Campania ha dato il via alle
 procedure      di    stabilizzazione    del
 personale       precario.      L'    ufficio
 diringenziale della Regione Campania ha
 infatti inviato una nota ai direttori
 generali delle aziende ospedaliere,
 relativa all' avvio delle tanto attese
 procedure che dovrebbero mirare alla
 sistemazione, in termini di contratto
 lavorativo, delle migliaia di persone al
 momento precarie. Una procedura che,
 secondo i dettami della legge, deve
 essere ultimata entro e non oltre il 31
 dicembre. Una data molto vicina. Per
 dare il via al processo, la Regione ha
 dunque chiesto alle aziende sanitarie di
 adottare una delibera con la quale
 "danno mandato agli uffici competenti di
 predisporre tutte le azioni propedeutiche
 al processo, partendo dalla ricognizione degli aventi diritto ai provvedimenti di
 stabilizzazione, nelle more delle comunicazioni del personale reclutabile", come si
 legge nella nota arrivata agli ospedali il 27 dicembre. Solo quattro, dunque, i giorni a
 disposizione per inviare dei documenti che valgono oro per i migliaia di precari che
 da tempo aspettano garanzie sul loro futuro lavorativo. Quattro giorni per inviare
 una ricognizione che, peraltro, era già stata inviata in precedenza. "Questa nota ci
 ha disorientato, perché credevamo di essere già in regola. Credevamo infatti che
 valesse la ricognizione già fatta, chiesta e ricevuta da tutte le aziende la scorsa
 estate, e che avesse dunque già una connotazione ufficiale. La Regione invece ci ha
 chiesto un ulteriore passaggio da fare immediatamente", ha detto Pier Luigi Salzillo,
 coordinatore del Movimento dei Precari Atipici e Subordinati della Sanità. Il
 problema, però, sottolinea il Mopass, non riguarda ovviamente il rinvio dei
 documenti, ma il rischio che non tutte le aziende ospedaliere visualizzino la nota
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della Regione, inviata a un passo dalla scadenza del termine fissato per l' avvio delle
procedure, e oltretutto in un periodo tanto caotico come quello delle feste di fine
anno. "Noi del Mopass auspichiamo che adesso la Regione vigili assolutamente che
tutte le aziende procedino all' invio dei dati richiesti entro il 31, indipendentemente
dai giorni festivi. Non si può giocare in questo modo sulla pelle dei precari che da
almeno quindici anni sono a lavoro in attesa di una risposta, e che rischiano grosso
per una questione burocratica che va affrontata nei giorni festivi". © RIPRODUZIONE
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29/12/2018                                                                                                                    Pagina 5

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                                              Argomento: Sanità Campania

  Regione, sì al bilancio tra gli insulti De Luca: investiamo più
                            del governo
 Angelo Agrippa
 Il presidente ai 5 Stelle: siete squadristi.
 Nel documento 22 milioni per salvare la
 Sma NAPOLI Al netto delle accuse di
 squadrismo volate tra il presidente della
 giunta regionale, Vincenzo De Luca, e i 5
 stelle Maria Muscarà e Gennaro Saiello, e
 poi anche degli insulti personali tra
 quest' ultimo e Luciano Passariello di
 Fratelli d' Italia, il bilancio approvato a
 maggioranza e con la fiducia dal
 consiglio regionale non consente ampi
 margini di manovra. Lo ha confessato lo
 stesso De Luca nel suo intervento,
 indicando come la rata dei debiti del
 passato continua ad incidere sulla spesa
 libera della Regione. Ma comunque gli
 obiettivi, a detta del governatore, sono a
 portata di mano, a cominciare dal Piano
 lavoro che ha già raccolto le adesioni di
 250 Comuni campani e che ad aprile
 avvierà il percorso formativo affidato al
 Formez. «A differenza del governo giallo
 verde - ha tenuto a sottolineare il
 presidente della Regione - che ci ha rapinato di trenta milioni per la gestione del
 termovalorizzatore di Acerra, vale a dire dei trenta milioni che noi impieghiamo per
 assegnare 130 mila abbonamenti gratuiti agli studenti, la Campania da sola impegna
 tre, quattro volte le somme che il Governo nazionale ha deciso di destinare agli
 investimenti. La Regione utilizzerà mezzo miliardo soltanto per riparare le strade, il
 Governo 1,5 miliardi in tre anni». De Luca, e prima di lui il consigliere regionale del
 Pd Antonio Marciano e il presidente della commissione Bilancio, Franco Picarone,
 hanno a più riprese incalzato i 5 stelle sulla coerenza dei comportamenti. «Luigi Di
 Maio - ha tuonato il governatore - prima del voto del 4 marzo parlava di assassini in
 riferimento alla Terra dei fuochi, ma poi abbiamo scoperto che uno degli sversatori
 abusivi di rifiuti era il babbo. Ci accusano, senza saper leggere le carte, di voler
 applicare il condono, ma noi non abbiamo esperti in sopraelevazioni di 150 metri
 quadrati come il babbo di Luigino». E sul fatto che nel provvedimento siano inserite

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delle voci di spesa per le missioni degli assessori, ha ancora replicato: «Abbiamo
visto tornare a ridosso di Natale un eminente statista che aveva passato 8 mesi di
ferie in Guatemala, voleva anticipare di 48 ore il vero messia. Non tutti possono
consentirsi 8 mesi di ferie con la pancia al sole nei mari tropicali, gli assessori non
hanno queste possibilità e serve qualcuno che paghi le spese e l' alloggio». Saiello,
dei 5 stelle, ha tentato di avvicinarsi al banco della presidenza, ma è stato fermato
dai commessi: «Siamo stati privati della facoltà di replicare alle accuse di De Luca -
ha sottolineato - che ci ha definito squadristi, ma il vero comportamento fascista è
stato quello che abbiamo dovuto subire noi». Intanto si stringe la convergenza tra la
maggioranza e Forza Italia sulla necessità di costruire un fronte comune contro il
federalismo differenziato «che significa lasciare in Lombardia, Veneto ed Emilia il
100% del ricavato fiscale raccolto in quelle regioni». Da qui la promessa di un
confronto monotematico. Ma vediamo nel dettaglio cosa contiene la manovra di
bilancio regionale. Sono previsti 28 milioni per il ripiano delle perdite della Sma
Campania (l' impegno di spesa più significativo). Stesso tipo di finanziamento per la
società Campania Ambiente con 6.539.664,00 euro. Inoltre ci sono 500.000 euro l'
anno fino al 2021 per la valorizzazione dei beni confiscati alla criminalità
organizzata. Sul versante dello spettacolo, per il triennio 2019-2021 viene istituito
un fondo di 1.500.000,00 euro per l' esercizio finanziario 2019 e di euro
1.166.000,00 per ciascuno degli esercizi 2020 e 2021. Per garantire la salvaguardia
del Consorzio di bonifica Sannio Alifano è previsto un contributo complessivo di 3
milioni di euro. Stessa cifra destinata al Consorzio di bonifica Aurunco. Tre milioni di
euro sono destinati per concorrere alle spese di gestione, funzionamento e
manutenzione degli asili nido delle amministrazioni comunali della Regione. Un
investimento previsto anche per 2020 e 2021. Per i Comuni, il bilancio regionale
prevede un investimento da 500.000 euro per consentire il completamento dei
procedimenti di redazione dei PUC, e 100.000 euro l' anno fino al 2021 per l'
acquisto e l' installazione nella aree verdi pubbliche di giochi destinati ai bambini
con disabilità. Per il welfare, stanziati 200.000 euro per sostenere l' attività delle
associazioni di assistenza agli ammalati cronici, ovvero oncologici, riconosciute dalle
Asl.

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29/12/2018                                                                                                                Pagina 12

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                                                                                                                          Lettori: 704.603
                                          Argomento: Sanità Campania

                 REGIONI ANCHE IL SUD DEVE MUOVERSI
 MARIANO D' ANTONIO
 Regionalismo differenziato oppure, se
 volete,      chiamate      la     autonomia
 differenziata: è la grande arma di
 distrazione di massa che appare nella
 discussione politica ed economica di
 questi giorni di fine anno. Di che si
 tratta? È la pretesa di alcuni governatori
 dell' Italia del Nord, i presidenti delle
 giunte regionali di Lombardia, Veneto,
 Emilia Romagna, i quali tentano di
 mettere le mani su un oggetto tanti
 misterioso quanto succulento chiamato
 Residuo fiscale, diciamo per brevità il Rf.
 Cosa è il Rf? È la differenza tra le entrate
 fiscali che sono riscosse dallo Stato in
 una Regione e le spese che lo Stato
 destina a quella Regione. Questa
 grandezza è una cifra positiva per alcune
 Regioni, ad esempio più 50 miliardi nel
 caso della Lombardia, mentre è una cifra
 negativa in altre Regioni, meno 6
 miliardi nel caso della Campania. In altre
 parole in alcune Regioni come la Lombardia lo Stato preleva dalle tasche degli
 abitanti più di quanto spende per servizi e opere pubbliche a vantaggio di quei
 cittadini e in altre Regioni accade invece il contrario. Perché accade questo? Ci sono
 almeno due risposte. La prima è che il Residuo fiscale è positivo laddove l' economia
 locale è ricca come in Lombardia, i cittadini cioè producono, guadagnano molto e
 perciò pagano alle casse dello Stato molte tasse per un importo superiore alla spesa
 dello Stato in quel territorio; invece il Rf è negativo nel caso dei territori poveri come
 la Campania e le altre Regioni del Mezzogiorno, dove accade il contrario perché la
 popolazione è povera, i redditi dei cittadini sono più bassi e perciò l' incasso che
 fruttano le tasse allo Stato è più modesto e le spese pubbliche sono comunque alte
 perché bisogna assicurare alla cittadinanza almeno i servizi essenziali ( sanità,
 scuola, manutenzione delle strade, e così via). Non si deve poi trascurare un fatto
 che spiega perché in alcuni territori lo Stato incassa poco dalla tassazione, incassa
 meno di quanto potrebbe. Il fatto si chiama evasione fiscale che nelle Regioni
 povere, nel Mezzogiorno, è più diffusa di quanto lo sia nelle Regioni ricche, perché
 gli abitanti che guadagnano poco possono anche sentirsi giustificati nel tentativo di
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nascondere al fisco i modesti compensi che percepiscono e i politici che
amministrano Comuni e Regioni nei nostri luoghi e in genere l' opinione pubblica, in
qualche modo ritengono normale, fisiologico, evadere le imposte. Negli ultimi due
anni, dal 2016 ad oggi, è accaduto che in alcune Regioni italiane dove i cittadini
sono più ricchi, in Lombardia e nel Veneto ma pure in Emilia Romagna, si è diffuso
tra i cittadini diciamo il morbo, l' infezione, la malattia del regionalismo differenziato,
cioè l' idea che sarebbe opportuno ottenere dallo Stato più spesa pubblica per quei
territori in modo da spendere localmente una quota maggiore degli incassi fiscali
che lo Stato impone alla cittadinanza. Sono stati perciò indetti a fine anno 2016 due
referendum consultivi con i quali la popolazione è stata chiamata ad esprimere il suo
consenso alla richiesta formulata dalle amministrazioni regionali di ampliare a favore
di quelle amministrazioni locali i cosiddetti poteri concorrenti, cioè la facoltà
concessa alle Regioni di spendere di più per l' istruzione, la sanità, l' energia, la
ricerca scientifica, materie di solito riservate alla spesa dello Stato. I due referendum
in Lombardia e in Veneto hanno raccolto la maggioranza dei consensi dei cittadini e
dal quel momento in poi si è aperta la breccia per allargare i poteri di spesa delle
due Regioni. Il governatore del Veneto Zaia è il più attivo, il più aggressivo in questa
congiuntura politica: grazie anche al risultato lusinghiero ottenuto dalla Lega alle
ultime elezioni del marzo scorso, Zaia avanza ora la pretesa che il 90 per cento del
cuneo fiscale del Veneto ( cioè gli incassi fiscali dello Stato al netto delle spese
statali in quella Regione) siano destinati alla Regione Veneto. Questa pretesa che
seduce i politici leghisti anche in Lombardia e in altre Regioni del Nord, ha messo in
questi giorni in allarme la Svimez, la storica associazione per lo sviluppo dell'
industria del Mezzogiorno, e la Svimez, come ha riferito in queste pagine Conchito
Sannino, contesta la pretesa dei leghisti e ne denuncia il pericolo implicito, cioè il
tentativo di spezzare l' unità, la coesione, la solidarietà nazionale sottraendo in parte
la spesa pubblica che lo Stato oggi destina al Mezzogiorno. È singolare che in questa
controversia finora i politici meridionali non si siano fatti sentire. È singolare, è
strano che i governatori della Campania e della Puglia, Vincenzo de Luca e Michele
Emiliano, non abbiano assunto una posizione chiara, netta, di rifiuto della pretesa di
Zaia e soci. Finora infatti solo la Svimez e qualche economista col contorno di un
filosofo hanno denunciato il tentativo di secessione strisciante della Lega, mentre i
politici meridionali sull' argomento tacciono. C' è da sospettare che i governatori
delle Regioni meridionali cercano di evitare il confronto con i nordisti perché non
hanno grandi ragioni da far valere. Hanno, come si dice, la coda di paglia nel
rivendicare un regionalismo solidale da opporre al regionalismo differenziato dei
leghisti. I fatti qualche motivo di sospetto lo suggeriscono. Guardiamo alla
condizione dei servizi sanitari nel Mezzogiorno. È possibile dimostrare che questi
servizi sono in condizioni tali che le Regioni del Sud meritano di gestire le risorse
assegnate dal ministero della Salute e anzi ne meriterebbero di più? Se avete sotto
gli occhi una lista dei crediti e dei debiti che si formano per le Regioni italiane a
causa degli spostamenti degli ammalati tra gli ospedali, trovate che in alcuni casi (
Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Veneto) si sono registrati in questi anni
sempre crediti ( cioè incassi delle amministrazioni ospedaliere) mentre al Sud si
sono registrati sempre debiti ( cioè esborsi). Ciò significa che i cosiddetti viaggi della

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disperazione ( i pazienti in cerca di cure in tempi accettabili e a condizioni decorose)
hanno sempre la direzione che dal Sud conduce al Centro- Nord. Se la Sanità nel
Mezzogiorno ottenesse più risorse finanziarie dal ministero, è dubbio che le
migrazioni sanitarie si ridurrebbero ed è eroico supporre che gli spostamenti
invertirebbero la direzione. In sostanza la tesi che qui esprimo, è che per sostenere
le ragioni del Mezzogiorno nell' assegnazione di poteri e di risorse non basta
rivendicare la solidarietà tra ricchi e poveri, non basta contrastare l' egoismo della
Lega e dei tanti Zaia che governano al Nord. È necessario anche dimostrare che nel
Mezzogiorno si fa strada il buon governo, che i responsabili della cosa pubblica, i
governatori che eleggiamo, abbiano a cuore l' efficienza dei servizi pubblici, l'
imparzialità dei burocrati, il rispetto degli utenti senza discriminare i cittadini tra
coloro che hanno solo diritti da far valere e coloro che invece hanno santi in
paradiso. © RIPRODUZIONE RISERVATA Economista, saggista, Mariano D' Antonio ha
insegnato nelle università di Roma Tre, La Sapienza e Federico II a Napoli.

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29/12/2018                                                                                                                 Pagina 4

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                                                                                                                           Lettori: 113.715
                                           Argomento: Sanità nazionale

       Con quota 100, nel Lazio andranno in pensione 100
    chirurghi su 500 e non c' è il ricambio pronto. Il governo?
                         Non pervenuto
 TINO OLDANI
 Quota 100 non è ancora entrata in
 vigore, ma fa già danni. Il caso dei
 chirurghi di Roma è emblematico di
 quanto potrebbe accadere anche in altri
 settori, a seguito della cosiddetta riforma
 della legge Fornero, voluta fortemente
 da Matteo Salvini. Attualmente, i
 chirurghi in servizio negli ospedali
 pubblici di Roma e del Lazio sono 500,
 per lo più avanti con l' età. Appena quota
 100 entrerà in vigore, consentendo a chi
 ha 62 anni d' età e 38 anni di contributi
 di andare in pensione, si prevede che
 almeno 100 chirurghi di Roma e del
 Lazio, vale a dire uno su cinque,
 coglieranno l' occasione per ritirarsi dal
 lavoro e abbandonare le sale chirurgiche
 della capitale, che già sono piuttosto
 sguarnite. Risultato: le code dei pazienti
 in attesa di intervento, che già durano
 mesi, si allungheranno ancora di più,
 costringendo molti a rivolgersi alla sanità
 privata mettendo mano al portafogli, oppure a emigrare negli ospedali del Nord Italia
 o all' estero. A segnalare questa emergenza, frutto di miopia legislativa, è Pierluigi
 Marini, primario del San Camillo di Roma, nonché presidente dell' Acoi, l'
 Associazione dei chirurghi ospedalieri italiani. «Già ora siamo pochi, ma se davvero
 un chirurgo su cinque andrà in pensione, sarebbe una vera emergenza», ha
 denunciato ieri alla cronaca di Roma del Corriere della Sera. «Si rischierebbe di non
 garantire i livelli minimi assistenziali. I reparti di chirurgia, negli ospedali della
 capitale e della regione, sono retti da ultrasessantenni. Infatti la generazione dei
 chirurghi 40enni e 50enni è stata saltata a causa del blocco del turn-over, imposto
 dalla manovra di rientro dal debito della sanità laziale». Un vuoto professionale che,
 secondo i dati dell' Acoi, era ampiamente prevedibile ben prima del varo di quota
 100. Ma né il ministro della Salute, Giulia Grillo, né il governo di Giuseppe Conte nel
 suo insieme ne hanno tenuto conto. Da tempo, a giudicare dai numeri, è in atto una
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vera e propria fuga dalle sale operatorie degli ospedali pubblici italiani. All' ultimo
concorso nazionale di accesso alla scuola di specializzazione in chirurgia, su 16 mila
neolaureati, sono arrivate soltanto 90 domande per 7 mila posti. Un trend negativo
che, da cinque anni, peggiora di anno in anno per un insieme di cause, su cui l' Acoi
batte il tasto da tempo: il blocco del turn-over per contenere la spesa pubblica,
praticato anche in altre regioni oltre che nel Lazio, ha reso quasi impossibile l'
accesso alla professione a molti giovani neolaureati tentati da questa
specializzazione; quella del chirurgo, poi, è considerata dagli stessi medici una
professione ad alto rischio, che impone di stipulare polizze assicurative dispendiose
(anche di seimila euro l' anno); infine i percorsi formativi sono ritenuti
insoddisfacenti da molti specializzandi, che preferiscono andare all' estero sia per
studiare che per lavorare. Nel settore della sanità, l' emorragia di chirurghi non è l'
unica. Nei prossimi anni, a seguito del numero chiuso delle Facoltà di medicina, non
vi saranno neolaureati in medicina in numero sufficiente per rimpiazzare i medici che
andranno in pensione. I dati di questo trend li ha resi noti il senatore Marco Siclari,
dirigente sanitario di professione e capogruppo di Forza Italia in commissione Igiene
e sanità al Senato, quando, nel settembre scorso, ha lanciato un appello ai ministri
Giulia Grillo (Salute) e Marco Bussetti (Istruzione e Università) per abolire i test di
ingresso alle Facoltà di medicina per almeno tre anni. «Per diventare medico ci
vogliono dieci anni. Siamo già in ritardo», ha spiegato Siclari, «perché anche se oggi
si dovesse mettere la parola fine ai test, comunque tra dieci anni ci sarebbe ancora
un saldo negativo e una cronica carenza di medici». Dal governo, nessuna risposta.
Nei prossimi cinque anni andranno in pensione 45mila medici, numero destinato
quasi a raddoppiare nel 2028, quando saranno andati in pensione 33.392 medici di
base e 47.284 medici ospedalieri, per un totale di 80.676 unità. In base alle
proiezioni, sostiene Siclari, a causa della mancanza di rimpiazzi, a quella data
risulteranno scoperti ben 22 mila posti. Ovviamente, tutto questo riguarda la sanità
pubblica, dove pensionare medici e chirurghi a 62 anni, come sta facendo il governo
grilloleghista, costituisce un vero attentato al welfare, viste le ripercussioni negative
per l' assistenza medica di una popolazione sempre più vecchia. Al contrario, nella
sanità privata i medici e i chirurghi di età superiore a 62 anni, compresi i
settantenni, sono piuttosto numerosi e ben remunerati proprio perché, grazie all'
esperienza, hanno raggiunto il massimo della specializzazione. E nessun manager
della sanità privata si sognerebbe di farne a meno. Esattamente il contrario di
quanto sta facendo il governo grillo-leghista, che non ha mai preso in considerazione
l' appello del senatore Siclari per rendere libero per un triennio l' accesso alle facoltà
di medicina, fosse pure per respingerlo. Ma la ministra Grillo, più che alla salute
degli italiani, sembra interessata alle poltrone, come dimostra la recente cacciata,
dalla sera al mattino, senza preavviso, di tutti i membri del Consiglio superiore della
sanità, vale a dire di 30 superesperti già affermati nei loro settori di attività, tra cui
noti oncologi, genetisti, farmacologi e ginecologi. Professionisti che, prima della
cacciata, non erano stati neppure ricevuti dalla ministra, che ha giustificato la sua
decisione con il solito slogan: siamo il governo del cambiamento. Purtroppo, in
peggio. © Riproduzione riservata.

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