CONFIMI 19 settembre 2018
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CONFIMI 19 settembre 2018 La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio.
INDICE CONFIMI 19/09/2018 Corriere dell'Umbria 5 I giovani di Confimi Apmi regionale si ritrovano in Nicola Angelini 19/09/2018 La Gazzetta Del Mezzogiorno - Nazionale 6 La polemica «Ma su Matera 2019 la Puglia è immobile» 19/09/2018 Il Quotidiano del Sud - Basilicata 7 «In Puglia un colpevole immobilismo e un provincialismo manageriale» CONFIMI WEB 17/09/2018 Assisi News 10:03 9 Nicola Angelini nuovo presidente del gruppo regionale giovani ... 18/09/2018 lanotiziaquotidiana.it 00:59 10 Perugia, giovani imprenditori Apmi si cambia: Angelini è il nuovo presidente 18/09/2018 umbria24.it 00:19 11 Giovani imprenditori Apmi, Angelini nominato presidente: ecco i ... SCENARIO ECONOMIA 19/09/2018 Corriere della Sera - Nazionale 13 «Pretendo che Tria trovi i soldi» Di Maio attacca, il Tesoro tira dritto 19/09/2018 Corriere della Sera - Nazionale 15 Siri: il ministro conosceva il contratto E ha accettato 19/09/2018 Corriere della Sera - Nazionale 16 Apple si piega all'Antitrust europeo Assegno record da 14,3 miliardi 19/09/2018 Il Sole 24 Ore 18 Ferrari punta sull'ibrido e mette in cantiere un suv 19/09/2018 Il Sole 24 Ore 20 Grandi opere 20 miliardi d'interventi da sbloccare 19/09/2018 La Repubblica - Nazionale 23 "Non rischia ma Tria sia più elastico sulle virgole del deficit"
19/09/2018 Il Messaggero - Nazionale 25 Di Maio: «Pretendo che Tria trovi i soldi Via 345 parlamentari» SCENARIO PMI 19/09/2018 Il Sole 24 Ore 28 Bonus formazione 4.0 si allarga la platea 19/09/2018 Il Sole 24 Ore 30 Padova e Treviso in controtendenza Verso 2018 record 19/09/2018 Il Sole 24 Ore 31 Private equity, raccolta +55% con la spinta dei fondi esteri 19/09/2018 Il Sole 24 Ore 32 QUEL SOLCO TRA LE IMPRESE CHE SI è SCAVATO CON LA CRISI
CONFIMI 3 articoli
19/09/2018 diffusione:9569 Pag. 8 tiratura:18999 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato E' stato eletto venerdì scorso alla guida del gruppo; l'obiettivo è fare squadra con i senior per rispondere alle rinnovate esigenze delle aziende locali I giovani di Confimi Apmi regionale si ritrovano in Nicola Angelini I numeri La categoria raccoglie circa 500 imprenditori PERUGIA • Nicola Angelini della Angelini & Co. Srl è il nuovo presidente del Gruppo regionale giovani imprenditori Confimi Apmi Umbria. L'assemblea del Gruppo regionale giovani imprenditori, che si è riunita nella sede sociale a Ponte San Giovanni di Perugia venerdì scorso, lo ha eletto all'unanimità e ha costituito anche il nuovo Consiglio direttivo. A presiedere l'incontro Mauro Orsini, presidente di Confimi Apmi Umbria. "Ringrazio il presidente Orsini e il Consiglio direttivo ha dichiarato il neoeletto presidente Angelini - per la fiducia che mi è stata accordata. Siamo u n a bella squadra e agiremo affinché ci sia u n lavoro sinergico e costruttivo tra i senior dell'Associazione e il Gruppo giovani perché condividere progettualità, rispondere alle esigenze delle imprese, divulgare la cultura d'impresa significa sostenere il benessere collettivo. Sono felice che in associazione ci sia, oggi più che mai, lo spirito costruttivo, l'energia, la vivacità e il dinamismo degli imprenditori che n e fanno parte. In Umbria siamo circa 500 con alcune migliaia di dipendenti. Ad affiancare Angelini sarà il consiglio direttivo in cui sono stati eletti: Daniele Bartocci (Bartocci Enzo d.i.), Lorenzo Carnevali (Adalab srl), Isabel Filippucci (Maglierie Lu-Is srl), Federico de Nigris (Super Immobiliare), Hope Merejewe Ogbonna (Stelba Servizi Coop Soc.), Paride Pacifici (Grifo Pac srl), Daniele P e r i n i ( H . P i e r r e srl), Nico Perini (Studio Tecnico Associato Perini e Fioravanti), Emanuele Pesciolini (Quality Living sas) e Andrea Spalloni (Tebax di Spalloni Andrea d.i.). Foto: Presidenti Mauro Orsini guida la Confimi regionale, Nicola Angelini i giovani CONFIMI - Rassegna Stampa 19/09/2018 - 19/09/2018 5
19/09/2018 diffusione:18730 Pag. 9 tiratura:26471 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La polemica «Ma su Matera 2019 la Puglia è immobile» Un «colpevole immobilismo» della Puglia in relazione a possibili iniziative di sinergia con Matera 2019. È l'opinione del presidente del Distretto pugliese della Cultura, Sergio Ventricelli : «Matera è un territorio cui la Puglia è storicamente legata, per cultura e tradizione, eppure mai davvero al centro di progetti aggregativi. Milano e Torino da undici anni danno vita congiuntamente al MiTo, Festival di Musica di grande notorietà. In Puglia, invece, in pochi scommettono su una concreta strategia di area vasta. I circa 400 milioni di euro stanziati dal governo attraverso il Contratto istituzionale di sviluppo erano una suggestione importante. Avevamo proposto di utilizzarli per valorizzare una piattaforma continua di scambi e di investimenti. La Basilicata presumibilmente ne trarrà dei vantaggi significativi. La Puglia resterà ai margini, vedendo passare un gran numero di persone e di merci sul proprio territorio, senza riuscire a costruire opportunità rilevanti e senza capirne il perché». CONFIMI - Rassegna Stampa 19/09/2018 - 19/09/2018 6
19/09/2018 diffusione:5186 Pag. 3 tiratura:10571 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato VENTRICELLI Il presidente del Distretto produttivo dell 'industria culturale «In Puglia un colpevole immobilismo e un provincialismo manageriale» BARI - «Quando capitano occasioni straordinarie e non le si colgono, bisognerebbe interrogarsi, con pragmatismo, sulle capacità di un 'intera classe dirigente. Il colpevole immobilismo con il quale la Puglia non ha azionato alcuna significativa leva di co-marketing su Matera CapitaleEuropea dellaCultura, evidenzia il miope "vorrei ma non pos so " di un territorio schiacciato da un provincialismo manageriale, che le impedisce di costruire una visione capace di valorizzare pienamente opportunità irripetibili come questa». Così Sergio Ventricelli, presidente di Dialogòi, il Distretto Produttivo Pugliese dell 'indu stria Culturale, a poco più di cento giorni dal2019, l 'anno che vedràil capoluo go lucano, un 'ora di automobile da Bari e Taranto, al centro di un 'importante valorizzazione internazionale. «I circa 400 milioni di euro stanziati un anno fa dal governo attraverso il Contratto istituzionale di sviluppo erano una suggestione importante. La proposta di Dialogòi era di utilizzarli, per trasformare questo territorio in una piattaforma continua di scambi di affari, merci e turismo, con collegamenti ancor più intensi e significativi. Niente di tutto questo è stato preso in considerazione. L 'unica partita che si è deciso di giocare ruota attorno all 'asse viario tra Bari e Matera. Di reti e infrastrutture sociali, culturali ed economiche nulla. La stessa sorte - aggiunge Ventricelli - che sta vedendo Bari, dove si moltiplicano i cantieri, ma non si preparano progetti di valorizzazione degli stessi, salvo poi affidarsi precipitosamente ai privati che, mai interpellati prima, dovrebbero investire prontamente. La sensazione è che la Cultura o, meglio ancora, l 'industria culturale, non venga percepita come un collante adatto a favorire distretti industriali virtuosamente inseriti in contesti ambientali da valorizzare e internazionalizzare. Questadoveva esserela grande occasione di Matera. Invece, no. Il 2019 passerà,conla Basilicatache,presumibilmente, ne trarrà dei vantaggi, forse meno a lungo termine di quanto sarebbe potuto essere, ma in ogni caso significativi. La Puglia -conclude - resterà ai margini, vedendo passare un gran numero di persone e di merci sul proprio territorio, senza riuscire a costruire opportunità rilevanti e, cosa ancora più grave, senza capirne il perché». CONFIMI - Rassegna Stampa 19/09/2018 - 19/09/2018 7
CONFIMI WEB 3 articoli
17/09/2018 10:03 Sito Web Assisi News La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Nicola Angelini nuovo presidente del gruppo regionale giovani ... Nicola Angelini nuovo presidente del gruppo regionale giovani imprenditori Confimi Apmi Umbria Titolare dell'azienda operante a Santa Maria degli Angeli, da oggi al vertice dell'associazione imprenditoriale giovanile 15 settembre 2018 Economia 531 Nicola Angelini della Angelini & Co. Srl è il nuovo Presidente del Gruppo Regionale Giovani Imprenditori Confimi APMI Umbria. È stato eletto all'unanimità dall'Assemblea del Gruppo Giovani che si è tenuta ieri venerdì 14 Settembre 2018 nella sede sociale. "Ringrazio il Presidente di Confimi APMI Umbria Mauro Orsini e tutto il Consiglio Direttivo per la fiducia che mi è stata accordata, siamo una bella squadra e agiremo affinché ci sia un lavoro sinergico e costruttivo tra i Senior dell'Associazione e il Gruppo Giovani - ha dichiarato il neoeletto Presidente Nicola Angelini - perché condividere progettualità, rispondere alle esigenze delle imprese, divulgare la cultura d'impresa, significa sostenere il benessere collettivo; sono felice che in Associazione ci sia, oggi più che mai, lo spirito costruttivo, l'energia, la vivacità e il dinamismo degli imprenditori che ne fanno parte. Numerose saranno le iniziative che metteremo in campo come Giovani, puntando su progetti che incentivino le imprese ad innovarsi, a coltivare momenti di accrescimento formativo e professionale, facendo ulteriormente crescere la base associativa per costruire l'"Associazione del domani" - ha concluso Nicola Angelini". "La nostra realtà - ha commentato Orsini - è fatta di piccole e medie imprese. In Umbria siamo circa 500 con alcune migliaia di dipendenti. A livello nazionale aderiamo, fin dal 2012, a Confimi Industria presieduta da Paolo Agnelli che conta circa 28mila imprese, 400mila dipendenti e circa 70 miliardi di euro di fatturato integrato. Confimi industria è nata per fare una politica delle imprese diversa, in cui sono le imprese che portano in evidenza le proprie esigenze e le problematiche del territorio. A livello regionale cerchiamo di portare avanti alcuni temi fondamentali come l'accesso all'energia a basso costo, l'abbattimento del carico burocratico a cui devono far fronte le pmi che dal legislatore sono quasi sempre accomunate alle grandi imprese anche se la loro realtà è diversa, la certezza del credito, soprattutto nei confronti della Pubblica amministrazione, e la certezza dei tempi della giustizia civile. Cerchiamo anche di accompagnare le imprese in un percorso di ammodernamento verso l'industria 4.0, l'uscita dai confini nazionali, verso nuovi mercati e realtà produttive". Ad affiancare il neo eletto Presidente Nicola Angelini sono stati eletti quali membri del Consiglio: Daniele Bartocci (Bartocci Enzo d.i.), Lorenzo Carnevali (Adalab srl), Isabel Filippucci (Maglierie Lu-Is srl), Federico De Nigris (Super Immobiliare), Hope Merejewe Ogbonna (Stelba Servizi Coop Soc.), Paride Pacifici (Grifo Pac srl), Daniele Perini (H.Pierre srl), Nico Perini (Studio Tecnico Associato Perini e Fioravanti), Emanuele Pesciolini (Quality Living sas), Andrea Spalloni (Tebax di Spalloni Andrea d.i.). CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 19/09/2018 - 19/09/2018 9
18/09/2018 00:59 Sito Web lanotiziaquotidiana.it La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Perugia, giovani imprenditori Apmi si cambia: Angelini è il nuovo presidente Perugia, giovani imprenditori Apmi si cambia: Angelini è il nuovo presidente Eletto anche il nuovo Consiglio dell'associazione con alcune novità. Il presidente Orsini: "In Umbria siamo circa 500 con alcune migliaia di dipendenti" Da Redazione economia - 18 settembre 2018 12:59 Un momento dell'assemblea dell'associazione PERUGIA - Nicola Angelini della Angelini&Co è il nuovo Presidente del Gruppo Regionale Giovani Imprenditori Confimi Apmi Umbria. E' stato eletto all'unanimità dall'Assemblea del Gruppo Giovani. "Ringrazio il presidente di Confimi Apmi Umbria Mauro Orsini e tutto il Consiglio Direttivo per la fiducia che mi è stata accordata, siamo una bella squadra e agiremo affinché ci sia un lavoro sinergico e costruttivo tra i Senior dell'Associazione e il Gruppo Giovani - ha dichiarato il neoeletto presidente Angelini - perché condividere progettualità, rispondere alle esigenze delle imprese, divulgare la cultura d'impresa, significa sostenere il benessere collettivo; sono felice che in Associazione ci sia, oggi più che mai, lo spirito costruttivo, l'energia, la vivacità e il dinamismo degli imprenditori che ne fanno parte. Numerose saranno le iniziative che metteremo in campo come Giovani, puntando su progetti che incentivino le imprese ad innovarsi, a coltivare momenti di accrescimento formativo e professionale, facendo ulteriormente crescere la base associativa per costruire l'Associazione del domani". Il quadro "La nostra realtà - ha commentato Orsini - è fatta di piccole e medie imprese. In Umbria siamo circa 500 con alcune migliaia di dipendenti. A livello nazionale aderiamo, fin dal 2012, a Confimi Industria presieduta da Paolo Agnelli che conta circa 28mila imprese, 400mila dipendenti e circa 70 miliardi di euro di fatturato integrato. Confimi industria è nata per fare una politica delle imprese diversa, in cui sono le imprese che portano in evidenza le proprie esigenze e le problematiche del territorio. A livello regionale cerchiamo di portare avanti alcuni temi fondamentali come l'accesso all'energia a basso costo, l'abbattimento del carico burocratico a cui devono far fronte le pmi che dal legislatore sono quasi sempre accomunate alle grandi imprese anche se la loro realtà è diversa, la certezza del credito, soprattutto nei confronti della Pubblica amministrazione, e la certezza dei tempi della giustizia civile. Cerchiamo anche di accompagnare le imprese in un percorso di ammodernamento verso l'industria 4.0, l'uscita dai confini nazionali, verso nuovi mercati e realtà produttive". Il nuovo Consiglio Ad affiancare il neo eletto presidente sono stati eletti quali membri del Consiglio: Daniele Bartocci (Bartocci Enzo d.i.), Lorenzo Carnevali (Adalab srl), Isabel Filippucci (Maglierie Lu-Is srl), Federico de Nigris (Super Immobiliare), Hope Merejewe Ogbonna (Stelba Servizi Coop Soc.), Paride Pacifici (Grifo Pac srl), Daniele Perini (H.Pierre srl), Nico Perini (Studio Tecnico Associato Perini e Fioravanti), Emanuele Pesciolini (Quality Living sas), Andrea Spalloni (Tebax di Spalloni Andrea d.i.). Facebook Twitter Google+ Pinterest Linkedin CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 19/09/2018 - 19/09/2018 10
18/09/2018 00:19 Sito Web La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Giovani imprenditori Apmi, Angelini nominato presidente: ecco i ... Giovani imprenditori Apmi, Angelini nominato presidente: ecco i nomi del consiglio L'assemblea del gruppo Confimi rilancia gli obiettivi: «Condivisione della progettualità» 18 settembre 2018 Nicola Angelini della Angelini&Co è il nuovo Presidente del Gruppo Regionale Giovani Imprenditori Confimi Apmi Umbria. E' stato eletto all'unanimità dall'Assemblea del Gruppo Giovani. «Ringrazio il presidente di Confimi Apmi Umbria Mauro Orsini e tutto il Consiglio Direttivo per la fiducia che mi è stata accordata, siamo una bella squadra e agiremo affinché ci sia un lavoro sinergico e costruttivo tra i Senior dell'Associazione e il Gruppo Giovani - ha dichiarato il neoeletto presidente Angelini - perché condividere progettualità, rispondere alle esigenze delle imprese, divulgare la cultura d'impresa, significa sostenere il benessere collettivo; sono felice che in Associazione ci sia, oggi più che mai, lo spirito costruttivo, l'energia, la vivacità e il dinamismo degli imprenditori che ne fanno parte. Numerose saranno le iniziative che metteremo in campo come Giovani, puntando su progetti che incentivino le imprese ad innovarsi, a coltivare momenti di accrescimento formativo e professionale, facendo ulteriormente crescere la base associativa per costruire l' Associazione del domani». I numeri «La nostra realtà - ha commentato Orsini - è fatta di piccole e medie imprese. In Umbria siamo circa 500 con alcune migliaia di dipendenti. A livello nazionale aderiamo, fin dal 2012, a Confimi Industria presieduta da Paolo Agnelli che conta circa 28mila imprese, 400mila dipendenti e circa 70 miliardi di euro di fatturato integrato. Confimi industria è nata per fare una politica delle imprese diversa, in cui sono le imprese che portano in evidenza le proprie esigenze e le problematiche del territorio. A livello regionale cerchiamo di portare avanti alcuni temi fondamentali come l'accesso all'energia a basso costo, l'abbattimento del carico burocratico a cui devono far fronte le pmi che dal legislatore sono quasi sempre accomunate alle grandi imprese anche se la loro realtà è diversa, la certezza del credito, soprattutto nei confronti della Pubblica amministrazione, e la certezza dei tempi della giustizia civile. Cerchiamo anche di accompagnare le imprese in un percorso di ammodernamento verso l'industria 4.0, l'uscita dai confini nazionali, verso nuovi mercati e realtà produttive». I nomi Ad affiancare il neo eletto presidente sono stati eletti quali membri del Consiglio: Daniele Bartocci (Bartocci Enzo d.i.), Lorenzo Carnevali (Adalab srl), Isabel Filippucci (Maglierie Lu-Is srl), Federico de Nigris (Super Immobiliare), Hope Merejewe Ogbonna (Stelba Servizi Coop Soc.), Paride Pacifici (Grifo Pac srl), Daniele Perini (H.Pierre srl), Nico Perini (Studio Tecnico Associato Perini e Fioravanti), Emanuele Pesciolini (Quality Living sas), Andrea Spalloni (Tebax di Spalloni Andrea d.i.). Condividi CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 19/09/2018 - 19/09/2018 11
SCENARIO ECONOMIA 7 articoli
19/09/2018 diffusione:222170 Pag. 2 tiratura:308621 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato «Pretendo che Tria trovi i soldi» Di Maio attacca, il Tesoro tira dritto L'affondo sulla manovra. I tecnici di via XX Settembre: dov'è finito il loro dossier sulle coperture? La linea della Lega Borghi: personalmente sono per aumentare la spesa pur restando entro i limiti europei Caccia alle risorse In Senato si studia come recuperare fondi anche definanziando leggi non più attuali Mario Sensini ROMA «Nessuno ha chiesto le dimissioni del ministro Tria, ma pretendo che il ministro dell'Economia di un governo del cambiamento trovi i soldi per gli italiani che momentaneamente sono in grande difficoltà, e che non possono più aspettare. Lo Stato non li può più lasciare soli e un ministro serio i soldi li deve trovare». A pochi giorni dall'avvio della sessione di bilancio, il vicepresidente del Consiglio, Luigi Di Maio, dà un vero e proprio ultimatum al titolare dell'Economia, il tecnico Giovanni Tria, molto prudente sull'impostazione della manovra finanziaria per il 2019. Il nervosismo di Lega e M5S impegnati nella stesura di una legge di Bilancio che doveva essere «di svolta», ma che deve invece fare i conti con i vincoli europei, finora sottotraccia, o negato, (il ministro Toninelli, mentre Di Maio Parlava all' Ansa assicurava di «non aver mai visto frizioni con Tria» e che il ministro «sta lavorando bene») viene fuori tutto insieme. «Le parole di Di Maio sono sacrosante» commenta Alberto Bagnai della Lega, presidente della commissione Finanze del Senato, intervenuto a Porta a Porta . Secondo Bagnai Tria «media tra posizioni differenti che possono essere anche accese». I toni sono «un po' caricati», ma «bisogna cominciare a dare respiro alle famiglie con reddito più basso». «Io personalmente voto per fare più deficit, stando dentro al 3%», aveva detto il responsabile economico della Lega, Claudio Borghi, in mattinata. Con il sottosegretario alla presidenza, Giancarlo Giorgetti, a sottolineare come l'obiettivo del deficit pubblico, che Tria non vorrebbe superasse l'1,6% del Pil, «viene dopo: prima bisogna varare misure intelligenti». Tria, non commenta gli attacchi, ma la linea della prudenza è chiara. «L'obiettivo è una crescita forte e sostenibile, attraverso riforme strutturali e la loro implementazione graduale», aveva detto il ministro a Milano per il forum Bloomberg. Per poi aggiungere: «Il governo mantenendo l'impegno europeo traccerà un percorso bilanciato». E quindi spiegare che i tre pilastri della manovra saranno gli investimenti, pubblici (che devono tornare al 3% del Pil) e privati, la lotta alla povertà e la riduzione delle tasse anche per la classe media «oltre la flat tax». In Senato la maggioranza corre ai ripari e studia, anche grazie a un'indagine conoscitiva sugli sprechi, un sistema alternativo per recuperare risorse, anche definanziando leggi che non sono più attuali. Il dossier sui 70 miliardi di coperture identificate dal M5S in campagna elettorale, in ogni caso, sembra sparito. Si parlava di un taglio di 30 miliardi alla spesa improduttiva, altri 40 dalla cancellazione degli sconti fiscali, tra cui 17 miliardi di sussidi dannosi per l'ambiente, una decina di miliardi dal taglio delle opere pubbliche inutili. «Devono averlo perduto» commentano i tecnici del ministro Tria. © RIPRODUZIONE RISERVATA Tria media tra posizioni molto differenti. I toni possono essere un po' caricati ma bisogna iniziare a dare respiro alle famiglie Il superamento SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 19/09/2018 - 19/09/2018 13
19/09/2018 diffusione:222170 Pag. 2 tiratura:308621 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato della legge Fornero Il superamento della legge Fornero è tra gli obiettivi di Salvini, con la deroga al pensionamento per età anagrafica fissa, stabilita in funzione delle aspettative di vita, e crescente nel tempo per far andare in pensione nel 2019 chi raggiunge quota 100: 62 anni di età e 38 di contributi. Si studiano diverse opzioni, come l'uscita a 41 anni e mezzo di contributi, scivoli per le donne e la combinazione di 63 anni d'età e 37 di contributi. Da come verrà articolata quota 100 dipenderà il costo per lo Stato: i 5 Stelle stimano 8 miliardi di euro. 1 Il reddito di cittadinanza Nel 2019 dovrebbe partire anche il reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle, con l'adeguamento delle pensioni minime a 780 euro e l'erogazione del sostegno vero e proprio - sempre 780 euro - a chi vive sotto la soglia di povertà e cerca attivamente un'occupazione a partire da un certo momento dell'anno. Solo per adeguare le pensioni si prevede una spesa non inferiore a 5 miliardi di euro, mentre per il sussidio a regime i pentastellati stimano un costo pari a 10 miliardi. 2 La flat tax al 15 e al 20 per cento Altro punto imprescindibile per la Lega è l'introduzione della flat tax. Con la legge di Bilancio dovrebbe scattare la riduzione delle imposte per le partite Iva medio piccole, con un'aliquota piatta del 15% e del 20%. Per i più piccoli la flat tax sarà forfettaria, includendo Iva e altri tributi. Per le società di capitali sarebbe previsto anche uno sgravio Ires di 9 punti, dal 24% al 15 per gli utili reinvestiti in beni, assunzioni e capitale. Dai calcoli del Movimento 5 Stelle per la misura dovrebbe esserci una copertura di 7 miliardi. Il pericolo è che la manovra sprechi i 30 miliardi a disposizione, perché Lega e M5S finiranno per varare provvedimenti troppo deboli ~ Ma che ci scriveranno nella legge di Bilancio? Mancano 12 giorni al Def e ancora non si conoscono gli obiettivi del governo Foto: Su La 7 Il vicepremier M5S e ministro del Lavoro Luigi Di Maio, 32 anni, ospite di Giovanni Floris ieri sera a DiMartedì con sullo sfondo il vicepremier leghista e ministro dell'Interno Matteo Salvini (ospite in studio subito dopo) 3 SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 19/09/2018 - 19/09/2018 14
19/09/2018 diffusione:222170 Pag. 2 tiratura:308621 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato INTERVISTA Il sottosegretario Siri: il ministro conosceva il contratto E ha accettato Andrea Ducci Tra i pilastri dell'azione economica del governo figurano più investimenti, taglio delle tasse e lotta alla povertà. Come si concilia con il rispetto degli impegni europei? «Si può conciliare partendo dal presupposto che abbiamo in mente un Paese che cresca - spiega Armando Siri, sottosegretario al ministero delle Infrastrutture in quota Lega - salvo acquisire la consapevolezza che vanno rivisti alcuni obiettivi troppo stringenti, mi riferisco all'obiettivo di deficit del prossimo anno all'1,6%. Un tetto eccessivo che preclude ogni possibilità di manovra, quello che serve è un minimo di flessibilità». Uno dei temi più delicati riguarda le coperture. In particolare sembrano esserne sprovviste le misure avanzate dal M5S. «Siamo al lavoro per individuare un paniere comune, tenendo conto degli obiettivi da condividere, a cominciare dal reddito di cittadinanza su cui punta il M5S: l'idea è partire con gradualità potenziando i centri per l'impiego e con un intervento sul Rei (reddito di inclusione, ndr ). Per le coperture procedono gli approfondimenti per individuare sprechi, inefficienze con limature continue su tutto». In queste ore Di Maio incalza Tria dicendo che «un ministro serio trova le risorse per gli italiani in difficoltà». Sembra quasi un benservito... «Diciamo subito che fare il ministro dell'Economia non è facile. Però, va anche aggiunto che prima di accettare l'incarico Tria ha letto il nostro contratto, quindi non si tratta di richieste impreviste o inaspettate. Alla fine avrà la meglio la ragionevolezza e la consapevolezza che c'è un governo del cambiamento e che tutti noi dobbiamo rispettare gli impegni assunti con gli elettori». © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Chi è Armando Siri, 47 anni, Lega, è sotto-segretario alle Infrastrutture e ai Trasporti SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 19/09/2018 - 19/09/2018 15
19/09/2018 diffusione:222170 Pag. 35 tiratura:308621 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Apple si piega all'Antitrust europeo Assegno record da 14,3 miliardi Restituite all'Irlanda le tasse non pagate. Niente dazi sui componenti fatti in Cina Giuseppe Sarcina DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON Apple ha versato 14,3 miliardi di euro (16,7 miliardi di dollari) in tasse arretrate al fisco irlandese. Ma a Wall Street il titolo guadagna ugualmente circa l'1%. La società californiana è solo sfiorata dalla guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti, innescata dal presidente Donald Trump. Negli ultimi giorni, l'amministratore delegato Tim Cook è riuscito a far cancellare alcuni prodotti chiave, come Watch e gli Air Pods, dalle importazioni colpite dal dazio aggiuntivo del 10%. L'esclusione, di cui beneficiano anche altre aziende tecnologiche americane, vale circa 12 miliardi di dollari all'anno. Cook, interlocutore assiduo di Trump e dei suoi ministri, è convinto che alla fine Washington e Pechino riusciranno a trovare un accordo: «Io e te possiamo scambiare qualcosa e tutti e due possiamo comunque vincere». Una sensazione, stando alla dinamica delle quotazioni, che sembra condivisa dalla maggior parte degli investitori nella Borsa di New York. Ma intanto la multinazionale deve misurarsi con il pedaggio che ha dovuto pagare in Europa. La Commissione di Bruxelles, guidata da Jean-Claude Juncker, aveva imposto al governo irlandese di recuperare il mega sconto offerto ad Apple: un'aliquota fiscale reale, anzi surreale, pari allo 0,005%. Per la Commissione Ue non ci sono mai stati dubbi. E' un regalo che viola una delle norme fondanti dell'Unione: la libera e corretta concorrenza tra le imprese che non può essere inquinata, salvo qualche eccezione, dagli «aiuti di Stato». Il ministro delle finanze irlandese Paschal Donohoe ha chiarito che i soldi, 13,1 miliardi di importo dovuto più 1,2 miliardi di interesse, sono arrivati nel secondo e terzo trimestre di quest'anno. Il governo, però, ha deciso di depositarli e congelarli in un conto bloccato. Il primo ministro Leo Varadkar ha già fatto ricorso contro la decisione di Bruxelles alla Corte del Lussemburgo, sostenendo che Apple abbia scrupolosamente onorato le imposte dal 2004 al 2014. Ieri il ministro Donohoe ha confermato che la causa andrà avanti, anche se la Commissaria alla Concorrenza, Margrethe Vestager, ha fatto sapere che la Commissione, «alla luce del completo pagamento da parte di Apple», ritirerà il suo ricorso. Naturalmente anche la corporation americana si è rivolta ai giudici europei. Visto da Dublino, il contenzioso giuridico poggia su alcune cifre: l'Irlanda ha un prodotto interno lordo pari a circa 300 miliardi di euro, che nel 2017 è cresciuto al ritmo del 10%. Circa un terzo della ricchezza, tra gli 85 e 90 miliardi di euro, deriva dall'attività delle big tech statunitensi: Google, Facebook, Microsoft e appunto Apple, attirate nell'Isola dalla gigantesca franchigia tributaria. Ecco perché l'esecutivo, nelle mani del partito liberal-conservatore Fine Gael, vuole spezzare la gabbia dell'Antitrust europeo: i 14 miliardi di euro di oggi non bastano per compensare l'eventuale fuga delle multinazionali americane, nel futuro prossimo. Per la società di Cupertino, che di recente ha superato quota mille miliardi di dollari di capitalizzazione nel listino, il mercato europeo resta fondamentale. In particolare quello degli smartphone, anche se nell'ultimo trimestre è finita al terzo posto, scavalcata dalla cinese Huawei e alle spalle della primatista coreana Samsung. SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 19/09/2018 - 19/09/2018 16
19/09/2018 diffusione:222170 Pag. 35 tiratura:308621 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato © RIPRODUZIONE RISERVATA 14,3 miliardi la somma restituita al fisco di Dublino Le tasse di Cupertino 13,1 miliardi la multa dell'Antitrust Ue ad Apple per aiuti di Stato illegali 1,2 miliardi gli interessi Le imposte inevase da restituire riguardano i profitti ottenuti nel periodo dal 2003 al 2014 0,005%di euro l'aliquota pagata da Apple invece della normale aliquota irlandese del12,5% nel 2014 50 euro le tasse pagate da Apple per ogni milione di profitti nel 2014 Capitalizzazione di mercato 1.062miliardi di dollari al 18/9/2018 +40,56% Performance a 12 mesi 200.00 150.00 100.00 2014 2015 2016 2017 2018 IERI: 219,75 dollari, +0,86% Foto: Tim Cook, 57 anni, dal 24 agosto 2011 viene nominato ceo di Apple. Secondo Forbes poiché Apple è uno dei marchi più prestigiosi, Cook risulta il 19esimo uomo più potente della terra. Nel 2017 ha guadagnato 102 milioni di dollari SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 19/09/2018 - 19/09/2018 17
19/09/2018 diffusione:87661 Pag. 1 tiratura:129277 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato il piano strategico / PANORAMA Ferrari punta sull'ibrido e mette in cantiere un suv Laura Galvagni Marigia Mangano La Ferrari alza il velo sul piano strategico al : obiettivi ambiziosi, con nuovi modelli in arrivo - tra i quali il nuovo Purosangue, l'atteso suv che però a Maranello preferiscono non chiamare suv - e il % di vetture con motore ibrido. Al si stimano ricavi per circa miliardi. -a pagina Dalle nostre inviate MARANELLO La prima mossa fatta dal nuovo ad Ferrari, Louis Camilleri, è stata quella di accantonare il mantra dei volumi. Per la nuova Rossa, quella che sarà costruita nei prossimi 4 anni, non sono più rappresentativi. Perché la strategia su cui si misurerà la Ferrari del futuro punta a «personalizzare» al massimo vetture, tecnologie e prezzi. Con l'obiettivo al 2022 di portare i ricavi a poco meno di 5 miliardi, raddoppiare il margine operativo lordo che si attesterà tra 1,8 e 2 miliardi (target più conservativo rispetto all'obiettivo di 2 miliardi fissato da Sergio Marchionne) e portare l'utile operativo oltre 1,2 miliardi. Quanto basta per incrementare i dividendi fino al 30% dei profitti. L'impegno della famiglia Agnelli, ribadito ieri da John Elkann al suo debutto in veste di presidente di Ferrari (un ruolo mai ricoperto dalla dinastia torinese nella storia di Maranello), si sintetizza in un concetto: «Ferrari costruirà un futuro all'altezza del suo passato». E per farlo avrà alle spalle un azionista che, oltre a essere spettatore interessato, ha scelto di schierarsi in prima linea. Se questo si tradurrà in un incremento sensibile delle auto vendute poco importa. Bastano due numeri per capire che l'esclusività del marchio non è in discussione. Sui 18 milioni di super ricchi nel mondo la Ferrari ha un tasso di penetrazione dello 0,05%. Anche volesse raddoppiarlo arriverebbe appena allo 0,1%. Si spiega anche così la scelta di lanciare a fine piano qualcosa che, sulla carta, appare distante dal dna della Rossa: il Suv Purosangue. «Ero scettico quando me ne hanno parlato in cda, ma dopo aver visto il meraviglioso progetto sono diventato un supporter entusiasta», ha esordito Camilleri nel dare l'annuncio del debutto nel segmento. L'ingresso in questo settore è, nei piani di Camilleri, la carta vincente per conquistare mercati come la Cina e Hong Kong. Ferrari presenterà Purosangue solo tra quattro anni ma nel mentre lancerà 15 nuovi modelli, cosa mai vista in passato. Ne fanno parte le due supercar volute da Marchionne, la Monza SP1 e SP2 (meno di 500 unità a un prezzo compreso tra 1,5 e 2 milioni) primo esempio di quello che diventerà una linea fissa battezzata "Icona" della nuova gamma di prodotti della Rossa. Con essa altri tre pilastri: sport, gran turismo e serie speciali. Quattro segmenti dalle personalità distinte e destinati da un lato ad ampliare la famiglia di clienti, grazie alle gran turismo, e dall'altro a soddisfare i compratori storici del Cavallino, con il settore Icona. Per tutti è prevista una forte trasformazione in termini di motorizzazione considerato che entro fine piano il 60% delle Ferrari sarà ibrida. In particolare, il segmento sport sarà tutto ibrido al 2022. Il tema della guida autonoma invece sarà affrontato con prudenza, si parla piuttosto di guida assistita (3,6 miliardi di investimenti nell'arco di quattro anni). La leva del pricing però garantirà margini mai visti, fino al 38% nel 2022, paragonabile a simboli del lusso come Hermes. Tutto questo consentirà alla compagnia di raggiungere al 2022 un free cash flow industriale tra 1,1 e 1,25 miliardi. Nello stesso tempo è stato deliberato un buy back di 1,5 miliardi in quattro anni. «Il piano è ambizioso ma è fattibile», ha dichiarato il ceo della Rossa SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 19/09/2018 - 19/09/2018 18
19/09/2018 diffusione:87661 Pag. 1 tiratura:129277 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato non prima di aver migliorato i target di fine anno con investimenti previsti in aumento a 650 milioni rispetto ai 450 milioni iniziali e un debito industriale netto inferiore ai 350 milioni che verrà azzerato nel 2020. Nel dettaglio, sul fronte del giro d'affari, il trend legato al mix tra prezzo e volumi garantirà una ripartizione dei ricavi che vedrà la gamma sportiva contribuire per il 50% mentre il 40% arriverà dal Gran Turismo, il 5% dalle serie speciali e altrettanto dal segmento icona. Ieri il titolo ha chiuso in rialzo del 3,94 per cento. © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Il debutto. --> Louis Carey Camilleri, ceo di Ferrari, ieri a Maranello alla presentazione del piano SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 19/09/2018 - 19/09/2018 19
19/09/2018 diffusione:87661 Pag. 1 tiratura:129277 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato PRIORITÀ INVESTIMENTI Grandi opere 20 miliardi d'interventi da sbloccare Da cinque anni rilanci promessi ma spesa sul Pil ferma a 2%. Tria: salire a 3% Burocrazia, procedure e incertezza nei programmi prioritari frenano la spesa Buia (Ance): basta dispute ideologiche, il settore delle costruzioni affonda Giorgio Santilli Sul fronte degli investimenti pubblici si moltiplicano i segnali che potrebbe ripetersi la storia di annunci cui non seguono fatti: i litigi sulla ricostruzione del ponte di Genova e sulle Olimpiadi 2026; la spesa dei fondi Ue ferma al 9%; l'ennesimo esame con analisi costi-benefici di programmi di opere in corso. Per cinque anni i governi di centro-sinistra hanno promesso un'accelerazione degli investimenti pubblici che non è arrivata. Non serve, ora, appellarsi alla ripresa dei bandi di gara e proporla come ripresa di mercato: la spesa effettiva non è ripartita. La flessibilità acquisita a Bruxelles nel 2016 è stata utilizzata per spese correnti. Il rischio serio è di perdere anche il 2019 e il 2020. Ieri il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, si è detto fiducioso: «Bisogna portare gli investimenti pubblici al 3% del Pil». L'Ance ha contato 300 opere per 27 miliardi che si potrebbero mettere in moto con una semplificazione delle procedure. Secondo l'associazione dei costruttori, riattivare 20 miliardi comporterebbe la creazione di 330mila posti di lavoro e 75 miliardi di ricadute sull'economia. Buia (presidente Ance): «Basta dispute ideologiche su Genova e opere, ripartire subito». a pagina 2 ROMA Per cinque anni i governi di centro-sinistra hanno promesso un'accelerazione degli investimenti pubblici che non è arrivata. La ripresa degli investimenti avrebbe dovuto trainare l'accelerazione del Pil ma il rapporto investimenti/Pil non ha mai superato la soglia del 2%. Non è mancato l'impegno nel reperire le risorse (83 miliardi in 15 anni con il nuovo «fondo investimenti» di Palazzo Chigi), ma i risultati in termini di spesa effettiva non si sono visti (se si fa eccezione per gli investimenti ferroviari) e a trainare la ripresa sono stati piuttosto export e investimenti privati. Non serve, ora, appellarsi alla ripresa dei bandi di gara del 2018: la spesa effettiva non è ancora ripartita e un altro anno si è perso. Ora il rischio serio è di perdere anche il treno 2019-2020. Le incognite 2019 e 2020 I litigi di Genova che frenano la ricostruzione, l'ennesima occasione di sviluppo persa con la rinuncia alle Olimpiadi 2026, la spesa dei fondi Ue ferma al 9%, difficoltà persistenti degli enti locali a investire, l'ennesimo esame con analisi costi-benefici di programmi di opere in corso in una infinita tela di Penelope, che è partita dalla Torino-Lione ma si è poi estesa a tutte le grandi opere (che in questi anni hanno comunque "tirato" sul piano della cassa), la sentenza della Consulta che costringe a rivedere d'intesa con le Regioni le destinazioni del «fondo investimenti», l'annuncio (senza ancora decisioni) della riforma del codice degli appalti in una situazione di quasi-paralisi della Pa sono tutti segnali che potrebbe ripetersi la storia di annunci cui non seguono fatti. Anche se bisogna attendere le prime decisioni vere - quelle della legge di bilancio e sui programmi delle grandi opere - prima di dare una valutazione compiuta. L'obiettivo del 3% Ieri il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, si è detto fiducioso e ha rilanciato un mantra che già è stato del suo predecessore, Pier Carlo Padoan. «Bisogna accelerare gli investimenti SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 19/09/2018 - 19/09/2018 20
19/09/2018 diffusione:87661 Pag. 1 tiratura:129277 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato pubblici, portarli al 3% del Pil». Se oggi a consuntivo non arriviamo al 2% mancano quasi 20 miliardi di spesa di investimenti l'anno per centrare l'obiettivo. Il piano Ance L'Ance ha contato 300 opere per 27 miliardi che si potrebbero mettere subito in moto con una drastica semplificazione delle procedure. Ci sono scuole da rifare, gestioni idriche da migliorare, dissesto idrogeologico da prevenire, città da riqualificare e infrastrutturare e, ovviamente, le grandi e piccole opere di collegamento ferroviario e stradale. Secondo l'associazione dei costruttori riattivare 20 miliardi comporterebbe la creazione di 330mila posti di lavoro e 75 miliardi di ricadute sull'economia. Certo è che se si vuole dare una vera accelerazione agli investimenti già l'anno prossimo bisognerebbe dare benzina a ciò che è in corso (e non congelarlo) e varare subito un piano di urgenze da cantierare immediatamente. I tempi burocratici A bloccare la ripresa degli investimenti pubblici - dopo un decennio di riduzione dei fondi pubblici fino al 2015 - non è stata la disponibilità di risorse. A bloccare la ripresa degli investimenti è piuttosto il grande male italiano, con le sue due facce. La prima è una burocrazia che spreca il 54% degli abnormi tempi necessari per realizzare un'opera (mediamente 15 anni) in "tempi di attraversamento", vale a dire una serie di innumerevoli passaggi e ostacoli creati all'epoca del consociativismo e delle politiche di rigore di bilancio per non fare più che per fare. A stimare questi tempi è uno studio ufficiale della Presidenza del Consiglio. Veti locali quasi sempre imposti da minoranze (superabili solo con riforma del titolo V, débat public e referendum popolari), contenziosi amministrativi creati ad arte dagli esclusi, conflitti fra governo e Regioni, conflitti fra Regioni ed enti locali, valutazioni di impatto ambientali ripetute nel tempo, progetti continuamente rivisti perché inadeguati, veti delle Sovrintendenze, pianificazione debole e incerta, conferenze di servizi senza esiti definitivi (ora riformate con qualche passo avanti), ridottissima capacità di spesa per lo smantellamento delle strutture tecniche della Pa, che continua ad avere un perimetro vastissimo senza presidiare le funzioni-chiave. La tela di Penelope La seconda faccia del male italiano è l'eterna riprogrammazione svolta dalla politica anziché cercare minimi comuni denominatori che diano stabilità all'azione pubblica e creino una sorta di piano nazionale condiviso. Ogni maggioranza politica ha le sue priorità e le sue project review (l'ultima l'ha fatto il centro sinistra due anni fa e ora tocca alla nuova maggioranza)e gioca le infrastrutture come terreno di scontro politico, una forza politica contro l'altra, il governo contro le Regioni, dando al proprio elettorato e togliendo a quello avversario, con il risultato - questo sì un unicum italiano - che il quadro cambia, si aggiusta, vacilla, sbanda, si azzera, riparte da capo, ma resta comunque incerto nei decenni. Senza contare che un'opera pubblica per essere realizzata ha bisogno di un orizzonte temporale più lungo di una legislatura. © RIPRODUZIONE RISERVATA Giorgio Santilli L'IMPATTO 20 miliardi IL COSTO DELLO STOP Investimenti fermi È la stima di quanto costano all'Italia i ritardi nell'attuazione degli investimenti in opere pubbliche SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 19/09/2018 - 19/09/2018 21
19/09/2018 diffusione:87661 Pag. 1 tiratura:129277 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato -46,7 per cento LA SPESA DEI COMUNI Calo degli investimenti Nei primi sei mesi del 2018 la spesa dei Comuni in investimenti è calata del 46,7% rispetto al 2008 83 miliardi FONDO INVESTIMENTI La bocciatura della Consulta La Consulta ad aprile ha dichiarato incostituzionale il fondo investimenti di Palazzo Chigi (83 miliardi fino al 2033) FOTOGRAMMA Tav Torino Lione --> --> I lavori per la costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità Tornio-Lione. L'opera è in attesa dell'analisi costi-benefici annunciata del Governo. QUATTRO ANNI DI PROMESSE SULLE INFRASTRUTTURE '' 23 luglio 2014 Il 31 luglio andiamo in Consiglio dei ministri e apriamo la procedura d'ascolto. Dal primo di settembre saremo pronti con 43 miliardi alle infrastrutture '' 30 agosto 2014 Con lo Sblocca Italia entro il 31 agosto 2015 tutte le opere devono aprire i cantieri. Vuol dire risorse vere e assunzioni, stimiamo almeno 100mila posti di lavoro '' 13 gennaio 2015 Con la flessibilità gli Stati membri avranno maggiori possibilità di effettuare investimenti per promuovere il rilancio dell'economia e creare posti di lavoro '' 11 aprile 2017 Il piano investimenti è di circa 47 miliardi: una prima tranche da oltre 25 miliardi è già pronta con risorse importanti sulla programmazione infrastrutturale '' 6 giugno 2018 Non azzerare tutto, ma sviluppare in continuità ciò che funziona e innovare dove le cose non vanno bene, per esempio snellendo le procedure del Cipe '' 18 settembre 2018 Per il ministro gli investimenti pubblici devono tornare al 3% del Pil. A metà agosto aveva ricordato: nel bilancio ci sono 150 miliardi, 118 subito attivabili Matteo Renzi --> Maurizio Lupi --> Graziano Delrio --> Pier Carlo Padoan --> Danilo Toninelli --> Giovanni Tria --> SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 19/09/2018 - 19/09/2018 22
19/09/2018 diffusione:171388 Pag. 7 tiratura:255996 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Giorgetti "Non rischia ma Tria sia più elastico sulle virgole del deficit" Colloquio con il sottosegretario leghista. "Non ci possiamo impiccare alle percentuali Pace fiscale utile per trovare risorse" Il governo può sostenere la candidatura di Milano e Cortina alle Olimpiadi. Le loro Regioni trovino però i soldi. Se Fontana e Zaia hanno cartucce, le sparino subito I mercati guardano alla serietà delle proposte oltre che alla tenuta dei conti. Il ministro del Tesoro garante del calo del debito. Flat tax e Fornero nostre priorità CARMELO LOPAPA Al termine dell'ennesima giornata campale, chiuso ancora in serata nel suo grande studio al primo piano di Palazzo Chigi, il sottosegretario alla Presidenza Giancarlo Giorgetti si ritrova a indossare i panni del mediatore che prima di lui in quella stessa stanza sono stati di Gianni Letta, Graziano Delrio, Luca Lotti. Le Olimpiadi invernali 2026 sono quasi impallinate dagli alleati dei 5stelle, la manovra è in alto mare e Di Maio mette alle strette ancora una volta il ministro dell'Economia Tria, poco propenso a dilatare i cordoni della borsa per le misure promesse in campagna elettorale. Il presidente del Coni Giovanni Malagò ha appena lasciato l'ufficio dell'uomo forte del governo Conte con delega allo Sport assai contrariato, nervoso per gli attacchi subiti. Il numero due della Lega lo incoraggia, non considera perse le Olimpiadi invernali 2026, come già avvenuto per Roma due anni fa. Lombardia e Veneto, le due regioni guidate dai "suoi" governatori, «hanno gli strumenti e le risorse per andare avanti», ne è convinto. Allo stesso tempo, non vuol sentire parlare di poltrona a rischio per il responsabile dell'Economia. Né ora, né in futuro: «Il ministro Tria non corre alcun rischio», tiene a precisare, nonostante la levata di scudi del capo politico del M5S e vicepremier Luigi Di Maio, che in giornata aveva alzato come mai finora l'asticella dello scontro («Un ministro serio trova le risorse»). Ecco, Giorgetti, allentata finalmente la cravatta, decide di avanzare una sorta di mozione d'ordine. «L'invito che farei a tutti i colleghi di governo è quello di parlare il meno possibile e darsi da fare. Il momento è delicato ed è vero che conta lo zero virgola, il rispetto dei parametri nella stesura della manovra, ma è anche vero che non possiamo impiccarci alle percentuali: i mercati guardano anche alla serietà delle proposte, oltre che alla tenuta dei conti». L'inquilino di via XX Settembre che non vuole valicare in manovra il confine virtuoso dell'1,6 nel rapporto debito/Pil rischia di essere un ostacolo per M5S e Lega, intenzionati a portare a casa almeno uno stralcio di reddito di cittadinanza e di pensioni a quota 100? «Il ministro ha garantito che rispetterà l'impegno per la riduzione del debito ed è una garanzia importante. Ma sia noi che i nostri alleati abbiamo avanzato le nostre proposte con senso di responsabilità. Al ministro Tria si chiede solo di non impiccarci allo zero virgola, di mostrare un minimo di disponibilità». Nessuno si sogna di sfiorare il 3%, come qualcuno azzarda. Ma una concessione oltre l'1,6, ecco, quella i due azionisti di maggioranza del governo se l'aspettano. «Anche perché - riprende - con la pace fiscale recupereremo parecchie risorse utili a ridurre il debito. E ancora, noi la flat tax pur graduale vogliamo introdurla e così la riforma della Fornero per consentire di andare in pensione anche a chi ha compiuto 62 anni e ha 38 di contributi». Ma servono 8 se non dieci miliardi di euro, altrettanti per il reddito di cittadinanza dei 5stelle. «Vedremo se le cifre necessarie saranno realmente quelle: fino al termine di questa settimana lavoreranno i tecnici. Poi ci rivedremo per con gli altri colleghi di governo per compiere le scelte politiche necessarie». SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 19/09/2018 - 19/09/2018 23
19/09/2018 diffusione:171388 Pag. 7 tiratura:255996 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Nulla è ancora deciso, insomma. Quel che è certo è che Tria non si tocca. A conferma di una linea difensiva dalla quale la Lega non intende desistere. Ma se c'è un dossier sul quale il sottosegretario varesino è stato concentrato tutto il giorno è quello delle Olimpiadi. Primi carboni ardenti per l'uomo con delega allo Sport. Poche ore prima è andato in commissione al Senato e ha quasi issato bandiera bianca: «La candidatura così non può andare avanti». Di Maio ha attaccato il Coni, mentre i due governatori di Lombardia e Veneto annunciavano di voler andare avanti comunque con "Milano-Cortina 2026". Basterà a salvare l'operazione? «Credo sia sbagliato andare a caccia di capri espiatori come qualcuno sta facendo in queste ore», dice con riferimento al vicepremier M5S. Il sottosegretario difende l'operato del Coni e di Malagò. «Io mi sono limitato a dire al Senato che la proposta per come era stata formulata, con le tre piazze, Torino, Milano e Cortina, non poteva più funzionare nel momento in cui per motivi vari Milano e Torino non accettavano di fare gioco di squadra. Per questi grandi eventi serve serietà e coesione. Se manca quella ancor prima di cominciare, allora addio. Io non penso come Di Maio che si debbano chiamare in causa gli amministratori locali. Perché se delle responsabilità le ha avute il sindaco di Milano Sala, altrettante ne ha in questa vicenda la Appendino a Torino». Insomma, gli alleati non possono tirarsi fuori. E se qualcuno pensa che, affondando le Olimpiadi, si possa attingere al pozzo dei 374 milioni di euro che il governo dovrebbe destinare ai giochi invernali, allora si sbaglia, avverte Giorgetti. «I fondi per il 2026 sono investimenti in conto capitale, mentre per la misura d'aiuto alla povertà occorrono soldi in conto corrente nella manovra 2019: non confondiamo i piani», dice da economista ex bocconiano. Detto questo, il governo a suo dire «potrà comunque sostenere la candidatura a due. A una sola condizione: che le regioni trovino le risorse senza l'aiuto del governo. Se Zaia e Fontana pensano di avere le cartucce, sparino, ma lo facciano in fretta». Insomma, i soldi devono metterli loro, anche facendo ricorso a investimenti privati. Altra miccia, la cena di Arcore di domenica. I 5 stelle hanno fatto trapelare tutta la loro irritazione per le presunte "garanzie" di Salvini a Berlusconi. Il Cavaliere, hanno avvertito, «non potrà mai mettere le mani sulla Rai». Garanzie ad esempio sulle concessioni tv come sui tetti pubblicitari ai quali il grillino Vito Crimi vorrebbe mettere mano. Giorgetti taglia corto: «A dire la verità, nulla di tutto questo è stato oggetto della discussione ad Arcore». Per lui, questione inesistente. SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 19/09/2018 - 19/09/2018 24
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