RASSEGNA STAMPA CGIL FVG - giovedì 7 marzo 2019
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RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – giovedì 7 marzo 2019 (Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti) ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2) Reddito al rallentatore. Ma ai Caf centinaia le richieste di assistenza (MV e Piccolo, 5 articoli) Metà delle chiamate al numero unico 112 non è per emergenze (M. Veneto) Nuovo attacco a Bini: «L’Agenzia Lavoro non sta funzionando» (M. Veneto) Fincantieri, Bono e Massolo riconfermati. Nella lista della Cdp c’è anche Seganti (Piccolo) Danieli aumenta ricavi e utile. Ordini per 3,19 miliardi di euro (M. Veneto) Trieste una città-faro dell’innovazione. Illy: «Serve coraggio» (Piccolo) CRONACHE LOCALI (pag. 8) Tre mesi di cassa integrazione a 12 lavoratori alla Mangiarotti (M. Veneto Udine) Infortunio alla Delser, sta meglio l’operaio (M. Veneto Udine) Negozi, uffici e scuola per puntare al rilancio dell’ex area Bertoli (M. Veneto Udine, 2 articoli) I friulani snobbano il sussidio La speranza è trovare un lavoro (Gazzettino Udine, 2 articoli) Reddito, il via con sportelli deserti ma molte le prenotazioni nei Caf (Gazzettino Pordenone) Ospedali, carenza di camici bianchi. In sofferenza i reparti di Medicina (M. Veneto Pn) Quota 100 fa salire a 230 i pensionamenti nel mondo della scuola (M. Veneto Pordenone) Grana in Porto vecchio. Al palo da 8 mesi l’intesa Comune-Greensisam (Piccolo Trieste) La solidarietà bipartisan ai lavoratori della Burgo (Piccolo Gorizia-Monfalcone) 1
ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA Reddito al rallentatore. Ma ai Caf centinaia le richieste di assistenza (M. Veneto) Maurizio Cescon - Il Reddito di cittadinanza parte al rallentatore in Friuli Venezia Giulia. Al contrario delle previsioni della vigilia, che ipotizzavano la ressa dei potenziali beneficiari agli sportelli dedicati. Invece niente code nè disagi alle Poste, che si erano attrezzate perfino con i vigilantes e con lo “scaglionamento” degli aventi diritto. Lavoro più intenso ai Caf (Centri di assistenza fiscale) dei sindacati. Il motivo? In questi uffici è possibile ottenere un aiuto concreto nella compilazione della modulistica per ottenere la tanto agognata card gialla che darà diritto al bonus mensile, che varia da 780 euro a 1320 euro, in base al numero dei componenti della famiglia. Alla Cisl nelle prime tre ore sono giunte già 180 domande di appuntamento, mentre la Cgil ha una platea di 900 persone che hanno un Isee inferiore ai 9360 euro annui. La prima giornata dunque si è svolta senza scossoni, ma c’è tempo comunque fino al 31 marzo per farsi avanti e, se in possesso di tutti i requisiti, farsi erogare il denaro già nel mese di maggio.Alle Poste zero codeSi è snodata senza ansie la prima giornata dedicata al Reddito di cittadinanza. Tanto che i vigilantes ingaggiati per l’occasione sono stati praticamente disoccupati, inviati qua e là nei vari uffici di Udine e dei paesi vicini. Ma non hanno dovuto regolare nessuna lunga fila, perchè gli utenti non si sono proprio presentati. Superfluo, visto come è andata, anche il contingentamento degli accessi per ordine alfabetico. Situazione che non è cambiata nel corso delle ore, come conferma la responsabile della comunicazione Nordest di Poste italiane Alessandra Betto. Gli sportelli hanno avuto lo stesso carico di lavoro di un mercoledì qualsiasi. A livello nazionale Poste ha reso noto che sono state presentate 35.563 domande sottolineando che «il flusso dei cittadini richiedenti è stato costante e ordinato su tutto il territorio».I caf potenziatiIl discorso cambia quando ci si reca in qualche centro di assistenza fiscale, servizio di vitale importanza gestito dalle sigle sindacali maggiori o dai patronati. Al Caf delle Acli, in via Aquileia a Udine, il personale è stato rinforzato, dai 22 impiegati che timbrano il cartellino abitualmente, si è passati a una quarantina, in occasione dell’avvio del Reddito di cittadinanza. «Abbiamo appena ricevuto la procedura informatica - spiega il direttore per la Provincia di Udine Gianni Passone - e ora siamo operativi. Ci arrivano tante richieste di informazioni e appuntamenti, con i quali partiremo la prossima settimana. Il nostro personale è stato preparato con corsi specifici e abbiamo anche incrementato gli orari per l’assistenza». Alla Cisl in via Percoto a Udine sono già pervenute, nelle prime ore del mattino, 45 richieste di consulenza e 180 domande di appuntamento per i nostri 12 sportelli provinciali, che saranno evase dall’11 marzo in poi. «Il ritmo è sostenuto - conferma la presidente del Caf Cisl Renata Della Ricca - , la gente viene da noi perchè può ottenere un aiuto nella compilazione dei vari documenti. L’identikit del potenziale beneficiario è presto fatto: uomo tra i 40 e i 55 anni, quasi sempre con famiglia a carico. Tanti anche gli stranieri che risiedono in Friuli da almeno 10 anni e quindi sono tutti perfettamente integrati: si tratta in particolare di donne che lavorano come badanti, assistenti e che hanno redditi molto molto bassi. Pochi invece i giovani che si sono avvicinati alle nostre strutture, probabilmente provano a compilare da soli il modulo online. Riceviamo in continuazione telefonate per informazioni, la maggior parte arrivano da San Giorgio di Nogaro e dal Manzanese, dove la necessità del bonus del governo sembra più impellente. Qui abbiamo assunto 25 dipendenti che poi seguiranno anche la campagna fiscale di primavera». Al Caf della Cgil gli addetti si sono preparati con largo anticipo. «Non abbiamo avuto la ressa - racconta il responsabile Maurizio Fanin -, si sono presentate una decina di persone per consulenza, c’è chi non ha ancora calcolato l’Isee e deve fare tutta la procedura. Dalle statistiche in nostro possesso sappiamo che in provincia di Udine vi sono 900 famiglie con un Isee inferiore a 9.360, quindi che potrebbero entrare a far parte dei beneficiari del Reddito. Registriamo tante richieste nella Bassa, nel Sangiorgino e nel Latisanese». Il primo scoglio da superare è il calcolo dell’Isee Abbiamo provato tutto il giorno sul sito ma il codice Spid non è mai arrivato testi non disponibili 2
«A chiedere l’assegno disoccupati ma anche tante persone fragili e con problemi di dipendenze» (Piccolo) Marco Ballico - Storico responsabile dei Caf Cgil per la provincia di Udine, Maurizio Fanin ha l’esperienza per stimare il rischio code. E non si stupisce che quello del via alla raccolta delle domande per il reddito di cittadinanza non sia stato un giorno complicato. «Un po’ perché ci siamo mossi per tempo, un po’ perché, con tanta informazione nelle ultime settimane, la gente non è impreparata». In prospettiva la preoccupazione è però un’altra: «Quando l’Inps boccerà inevitabilmente qualche documentazione, è più che probabile che i nostri sportelli saranno presi d’assalto». In particolare dall’area del disagio, più che da quella della disoccupazione. Fanin, una giornata normale quella che ha inaugurato la caccia al reddito di cittadinanza?Normalissima. Come da nostra previsione. Come vi eravate mossi? Anticipando la stagione dell’Isee. Abbiamo completato già una pratica su tre dell’intero anno scorso, quando ne contammo circa 3mila in provincia di Udine. Molte altre sono in fase di appuntamento. Del resto, il grosso del lavoro che ci aspettavamo era relativa alla compilazione dell’Isee. La domanda per il reddito di cittadinanza è un iter tutto sommato abbastanza semplice. Da quando siete concentrati sulla questione? Già a inizio gennaio, nell’ottica di regolare i flussi, abbiamo iniziato a contattare le persone che hanno fatto l’Isee con noi. Partendo dai casi più difficili, vale a dire chi ha contributi in scadenza e chi ha l’Isee più basso, e quindi una situazione familiare più debole. Un piccolo questionario, che abbiamo iniziato a diffondere da martedì scorso, utile a informare su criteri e obiettivi della misura governativa, ci aiuterà a fare un’ulteriore scrematura. Sono i disoccupati a interessarsi più di tutti al reddito?Non più di tanto. La platea è molto varia. Quella forse più numerosa è residente nella Bassa friulana ed è l’area del disagio. Qualche esempio?Penso a persone che hanno problematiche di inserimento sociale, anche di ex tossicodipendenza, certamente di scarsa istruzione. Uomini e donne semplici, indifesi, senza un proprio ruolo nel mondo. C’è una stima degli interessati che passeranno per i vostri Caf?Lo sa solo il mago Merlino. Per non dire sciocchezze, sulla base dei nostri archivi, i nuclei familiari gestiti in passato dai Caf Cgil della provincia di Udine con Isee inferiore ai 9.360 euro, unico paletto certo, sono circa un migliaio. Una simulazione regionale?Impossibile. L’Isee non è l’unico parametro.Quanti sono i vostri Caf a disposizione dell’utenza?In campagna fiscale una ventina, nel resto dell’anno, e dunque anche ora, una decina. Avete assunto personale per gestire la partita del reddito?Solo un paio di stagionali nella Bassa, che si aggiungono ai 12 assunti a tempo indeterminato nei nostri Caf. In una regione che già aveva una misura di sostegno al reddito, non c’era bisogno di partire da zero. Altra cosa è il periodo fiscale, che ci vede chiamare a supporto una cinquantina di stagionali. Lo Stato ci ha messo del suo per complicarvi la vita? I compiti che ci sono stati affidati non ci hanno creato problemi. Non appena avremo un software stabile, che attendiamo dalla struttura più ampia del Caf Nordest, presenteremo le domande. Il nodo è però su ciò che succederà dopo. Perché l’Inps, che ha la responsabilità finale, dirà di no a qualche domanda ed è presumibile che i bocciati vengano da noi a chiedere spiegazioni. Il rebus infinito dei navigator e la tenuta incerta a Nordovest testo non disponibile 3
Metà delle chiamate al numero unico 112 non è per emergenze (M. Veneto) Michela Zanutto - Servizio 112, una chiamata su due non è di emergenza. Il dato è emerso ieri in occasione delle presentazioni, in III commissione, delle relazioni tecniche dei responsabili di Agenzia regionale per il coordinamento della salute (Arcs) e della Protezione civile regionale. Tra il 2017 e il 2018 gli operatori (cresciuti di 35 unità) hanno dimezzato i tempi di risposta, centrando valori di eccellenza a livello nazionale.Nel 2018 il Numero unico delle emergenze (Nue) ha risposto a 615 mila 656 (quasi mille e 700 chiamate al giorno), di cui il 48,6 cosiddette “filtrate” (per la precisione 299 mila 209), vale a dire domande che non hanno avuto seguito poiché non erano di emergenza. In questo calderone finiscono tutte le richieste improprie (come per esempio i turni di apertura delle farmacie), gli scherzi e gli errori. Fra le chiamate di emergenza, sono 166 mila 843 quelle indirizzate al 118 (il 27,1 per cento), 124 mila 363 sono state indirizzate alle Forze dell’ordine (il 20,2 per cento) e 25 mila 241 ai Vigili del fuoco (4,1 per cento). I tempi di risposta degli operatori del Nue sono passati dai 6 secondi del 2017 ai 3’’2 del 2018, raggiungendo valori di eccellenza a livello nazionale.Restano però delle criticità, «figlie - secondo il vice presidente con delega alla Salute, Riccardo Riccardi - della fretta con cui la precedente giunta ha voluto centrare il risultato del Numero unico prima delle elezioni, dimenticandosi però di riprogrammare complessivamente il sistema».Le relazioni dei responsabili Arcs e Protezione civile regionale hanno evidenziato l’esistenza di una doppia cartografia (Sores e Atlas Nue), che sarà risolta a breve con una cartografia unificata. In questi casi si sollevavano problemi riguardanti i numeri civici, per esempio.Infine, il servizio di elisoccorso notturno costa 2,1 milioni di euro con cento missioni l’anno, mentre il costo del servizio in volo diurno (cioè fino alle 17) è pari 4 milioni. Le piste di atterraggio sono passate dalle iniziali dieci a 46 e l’obiettivo indicato è di cento. «Con questo governo del cambiamento in formato regionale sembra di vivere nel migliore dei mondi possibili: spariti i profughi, sicurezza per tutti, benessere diffuso, il Nue è bellissimo e anche i treni arrivano in orario. Attendo con curiosità di vedere il momento in cui nella giunta Fedriga si smetterà di parlare dei danni lasciati da me e si comincerà a parlare delle cose fatte da loro. Finora abbiamo visto solo fumo», è il pungente commento dell’ex presidente, Debora Serracchiani. Nuovo attacco a Bini: «L’Agenzia Lavoro non sta funzionando» (M. Veneto) «Negare la situazione attuale significherebbe nascondersi dietro a un dito». Parola, questa, di Giuseppe Nicoli, capogruppo in Regione di Forza Italia, in merito alla questione relativa alle crisi industriali in Fvg - certamente -, ma è difficile non vederci anche un attacco, preciso, nei confronti dell’assessore alle Attività Produttive Sergio Bini.«A fare l’elenco completo delle difficoltà che si sono susseguite nell’ultimo anno sul piano industriale riempiremmo tutto il giornale - sostiene l’esponente forzista -. Basta ricordare il gruppo Kipre, che molti conoscono per i marchi del prosciutto crudo di San Daniele, Principe e King’s, poi Burgo, Dm Elektron, Pasta Zara, Giuliana Bunkeraggi, Italcementi, Sertubi, Stone italiana, Eaton, Harpo, Nidec, Coveme per citarne alcune: è evidente che dobbiamo imprimere una forte accelerazione in merito alle politiche produttive e occupazionali come peraltro ci hanno richiesto i cittadini con il netto voto a favore del centrodestra».Fino qui si potrebbe parlare di una semplice indicazione dei problemi, ma il “sale”, il capogruppo azzurro lo mette sulla coda del suo intervento. «Forza Italia ha convintamente votato a favore dell’articolo 15 della legge di stabilità per l’istituzione dell’Agenzia Lavoro&SviluppoImpresa - conclude -. Un’Agenzia che, come da volontà giuntale, non avrà costi, non fornirà servizi e non darà contributi, ma sarà soggetto di raccordo tra le esigenze delle imprese, gli investimenti Pmi e le persone. A oggi però il Consiglio non ha evidenza dello stato di avanzamento dell’operatività di questa nuova agenzia». 4
Fincantieri, Bono e Massolo riconfermati. Nella lista della Cdp c’è anche Seganti (Piccolo) Piercarlo Fiumanò - Giuseppe Bono resterà al timone di Fincantieri con il presidente Gianpiero Massolo per altri tre anni. La Cassa Depositi e prestiti (controlla il colosso cantieristico tramite Fintecna con il 77,50%) ieri sera ha ratificato l’accordo arrivato dopo settimane di tensioni nel governo che ha dato il via libera al rinnovo dei massimi vertici del gruppo triestino. La Cdp pone fine all’incertezza e conferma il tandem di vertice nella lista che sarà presentata nella prossima assemblea del 5 aprile per il rinnovo delle cariche. Ci sono però nuovi innesti con la new entry come indipendente della triestina Federica Seganti, neo presidente della finanziaria regionale Friulia, docente di finanza al Mib di Trieste ed ex assessore regionale della Lega. Seganti è già consigliere di Hera. Confermati, oltre a Bono e Massolo, l’ad della Cassa Depositi e Prestiti Fabrizio Palermo e Massimiliano Cesare (per lui è il terzo mandato). Oltre a Seganti, entrano in consiglio altre due donne, Federica Santini, manager di Italferr, e Barbara Alemanni (indipendente, professore di finanza alla Bocconi). L’epilogo arriva dopo giorni di incertezza: i Cinquestelle avrebbero provato a inserire nello schema del rinnovo delle cariche in Fincantieri una figura operativa che potesse affiancare Bono con una redistribuzione delle deleghe. Un Ceo “dimezzato”, in sostanza. Ma alla fine l’esperto manager al comando di Fincantieri da 16 anni, ha vinto la sua partita dopo che nelle ultime settimane è stato un fuoco di fila di pubblici elogi nei suoi confronti all’insegna di un appoggio bipartisan, a partire dalla Lega. L’abbraccio con Salvini alla consegna della Carnival Venezia è stato la rappresentazione dell’accordo poi maturato nel governo gialloverde con l’altro vicepremier Di Maio. D’altra parte Bono non avrebbe mai accettato di restare “a tutti i costi” con un ridimensionamento dei propri poteri. Ma sono stati soprattutto i risultati raggiunti dal gruppo a togliere forza alle ipotesi di un avvicendamento. Il 5 aprile, quando ci sarà l’assemblea degli azionisti a Trieste e, insieme al bilancio 2018, verrà votato così votato il nuovo consiglio di amministrazione con l’investitura per i prossimi tre anni del top manager calabrese, nato a Pizzoni 75 anni fa. Bono aveva ha già preannunciato di non avere finito il proprio lavoro a Trieste riassumendo l’altro giorno di fronte alla commissione Difesa del Senato i traguardi già raggiunti: «Siamo il primo costruttore di navi in Occidente. Siamo leader nella costruzione di navi militari per tecnologia e portafoglio prodotti. Abbiamo cantieri negli Stati Uniti che forniscono anche la Marina statunitense e in 10 anni abbiamo avuto ordini per 16 navi». Bono ha anche incassato le rassicurazioni della commissaria Ue alla Concorrenza Margrethe Vestager sul dossier Stx all’esame dell’Antitrist europeo. Il top manager ha un disegno più ampio con la creazione in Europa di un Airbus dei mari. E anche Piazza Affari si è schierata, temendo un salto nel buio al vertice del gruppo triestino, con il titolo che nell’ultimo mese ha guadagnato il 27,21% (ieri +2%). Una prestazione rafforzata anche dai risultati del quarto trimestre 2018. Fincantieri ha realizzato nel periodo ottobre-dicembre 2018 ricavi per 1,6 miliardi di euro con un Ebitda (margine operativo lordo) che è stato di 133 milioni di euro, contro i 110 attesi. Sono stati acquisiti ordini per 8,6 miliardi, commesse per 27 navi, di cui 14 da crociera per otto armatori diversi, con un carico di lavoro complessivo che prevede la costruzione di 116 navi per un valore di 33,8 miliardi. Bono ha conquistato la definitiva riconferma anche dopo la discesa in campo di Fincantieri per la ricostruzione del Ponte Morandi: «Ci siamo messi al servizio del Paese», aveva detto. 5
Danieli aumenta ricavi e utile. Ordini per 3,19 miliardi di euro (M. Veneto) Elena Del Giudice - Un incremento del 51% dell’utile netto in quello che è il primo semestre per Danieli & C. Officine Meccaniche spa, è forse uno degli indicatori più brillanti del bilancio di metà esercizio. Il Cda del colosso di Buttrio, presieduto da Gianpietro Benedetti, ha approvato ieri i conti al 31 dicembre 2018 che vedono ricavi in crescita del 19% a 1,47 miliardi di euro, contro 1,24 dello stesso periodo dell’anno precedente, mentre il margine operativo lordo flette del 2% e l’Ebit cede - 19% (44,4 milioni contro 54,8), a causa della bassa redditività di alcune commesse completate nel periodo e acquisite negli anni precedenti in cui più marcata era la crisi del settore. Ma il Gruppo conta di recuperare «grazie alla migliore marginalità dei nuovi ordini - spiega l’azienda in una nota - e che saranno implementati nel corso dell’anno».Il livello dei ricavi è in crescita rispetto allo stesso periodo dell’esercizio precedente, con fatturato in aumento sia nel settore degli impianti, che nell’acciaio che mostra «volumi di produzione superiori» sempre nel raffronto con l’anno precedente. Per quel che riguarda il Plant Making, ovvero la costruzione di impianti, le previsioni «risultano allineate con quelle di inizio anno». I ricavi per il settore Steel Making, produzione di acciaio, sono anch’essi in linea con il budget di inizio anno «e presentano una redditività di 60,5 milioni di euro, con volumi per 600 mila tonnellate, in aumento rispetto allo stesso periodo dello scorso esercizio».L’utile netto consolidato del periodo «è superiore alle previsioni di inizio anno in parte favorito, al 31 dicembre 2018, dall’allineamento positivo dei cambi». Stante l’andamento dei conti e gli ordini in portafoglio, il Cda conferma, per entrambi i settori, risultati a fine esercizio in linea con le previsioni».Confermate anche le strategie del Gruppo finalizzate al mantenimento di una forte competitività «in termini di innovazione, tecnologia e servizio al cliente». «Innovazione e prodotti nobili - spiega il Gruppo - vengono sviluppati e fabbricati in Europa, mentre la progettazione e la produzione di impianti con tecnologie consolidate viene eseguita nelle fabbriche in Asia garantendo la stessa qualità europea per il mercato occidentale e per quello asiatico che oggi interessa quasi il 70% della produzione mondiale di acciaio». Per mantenere la competitività in un mercato “new normal” Danieli ovviamente continua ad investire. E Digimet, il progetto di digitalizzazione sulle linee di industria 4.0 nella siderurgia, resta strategico. Investimenti significativi hanno riguardato anche l’acciaio con l’avvio del nuovo impianto in Abs «per completare la gamma esistente dei prodotti in rotoli».Il portafoglio ordini del Gruppo è migliorato e ammonta a 3,19 miliardi di euro. Il numero dei dipendenti è salito a 9.562 unità (+204), con 1.650 dipendenti nel settore Steel Making in Italia (con un indotto di ulteriori 1.500), mentre nel Plant Making Danieli impiega quasi 8 mila dipendenti, di cui oltre 3.200 in Italia, con un indotto di altre 3 mila persone. Infine il Gruppo in Fvg occupa, tra diretti e indotto quasi 6 mila persone, contribuisce per circa il 40% all’export annuo della provincia di Udine e per il 20% a quello della regione. 6
Trieste una città-faro dell’innovazione. Illy: «Serve coraggio» (Piccolo) Giovanni Tomasin - Trieste come «città-faro» dell’innovazione, sede di esperienze pilota come Esof2020 o la partita globale di Illycaffè. È il ruolo individuato per la città durante l’evento realizzato ieri da Il Piccolo, in collaborazione con La Stampa e i quotidiani del Gruppo Gnn, e intitolato “Le sfide dell’innovazione - Trieste, le rotte della scienza”. La tappa triestina di un viaggio in Italia che ha già toccato Torino, Udine, Genova, Livorno, e che a Trieste si è incentrato sull’anima scientifica della città.Alcuni tra i volti più illustri della formazione, della ricerca e dell’economia del territorio si sono confrontati sul palco con i giornalisti del gruppo. A fare gli onori di casa il direttore del Piccolo Enrico Grazioli, mentre a moderare c’erano il vicedirettore Alberto Bollis e il direttore del Secolo XIX Luca Ubaldeschi.Tra i protagonisti della serata il presidente di Illycaffè Andrea Illy, intervistato dal direttore de La Stampa Maurizio Molinari. Illy ha ricordato come l’innovazione sia connaturata all’azienda fin dalle origini: «Mio nonno ha di fatto inventato il caffè espresso italiano odierno, così come la pressurizzazione. Un’altra innovazione radicale da noi apportata sono le cialde, ormai un fenomeno mondiale». Oggi l’azienda deve affrontare l’espansione globale del mercato del caffè, sbarcato in Cina e India, e cambiamenti epocali come quelli climatici: «I mutamenti del clima stanno impattando con forza sulla coltivazione del caffè. Esistono però margini di miglioramento attraverso la ricerca: noi ad esempio abbiamo realizzato assieme a Units una mappatura del genoma del caffè arabica. Consentirà di sviluppare varietà più resistenti». In questo contesto, è l’avvertimento di Illy, «è giunto il momento di pensare un’economia carbon-free. Ciò richiederà un radicale cambio di paradigma della società, abbiamo però a disposizione tecnologie esponenziali per affrontarlo. Serve il coraggio di farlo». Quanto alla recessione tecnica in cui versa l’Italia, Illy ha dichiarato: «Sono molto preoccupato. La ricchezza dell’Italia non si misura in Pil, il nostro patrimonio è incommensurabile. Ma mi preoccupa la mancanza di riforme. Un governo dura in media 18 mesi. Serve un cambiamento di consapevolezza dei cittadini che ci porti verso una maggiore stabilità politica, altrimenti sarà l’Europa a fare le riforme al posto nostro».Un altro momento culminante è stata la tavola rotonda a cui hanno partecipato la responsabile di Science in the City per Esof 2020 Paola Rodari, il rettore dell’ateneo triestino Maurizio Fermeglia, il presidente delle fondazioni Mach e Fico Andrea Segrè, il direttore regionale di Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige per Intesa Sanpaolo Renzo Simionato. «L’innovazione è un tratto costitutivo di Esof2020», ha spiegato Rodari. «Il nostro evento fa confrontare in modo inedito scienziati, imprenditori, cittadini, umanisti, artisti. Chi fa ricerca sa che l’incontro di pensieri divergenti è un fattore di innovazione». Fermeglia ha letto la storia della comunità scientifica triestina come chiave per affrontare il futuro: «A partire dal 2030 l’umanità dovrà affrontare sfide che i soli tecnici non potranno risolvere. Servirà un lavoro di squadra con le scienze umane e sociali». Simonato ha presentato il punto di vista di una banca come Intesa Sanpaolo: «Anche per noi l’innovazione è fondamentale. Il nostro Innovation Center sostene le imprese che vogliono evolvere, mentre a piattaforma Tech Market Place ci permette di fare matching tra imprese e startup». 7
CRONACHE LOCALI Tre mesi di cassa integrazione a 12 lavoratori alla Mangiarotti (M. Veneto Udine) Alla Mangiarotti di Pannellia di Sedegliano è stato firmato un accordo di cassa integrazione ordinaria per tre mesi, da metà marzo a metà giugno, per un reparto che coinvolge 12 lavoratori.L’ammortizzatore sociale è attivato solitamente per gestire i cali di lavoro temporanei, come in questo caso, nella speranza che al termine del periodo stabilito l’azienda, in prospettiva dell’acquisizione di una commessa importante, possa riprendere l’attività a pieno regime.Non è possibile attualmente sapere in quale stabilimento, se nell’Oil&Gas di Pannellia di Sedegliano oppure al nucleare di Monfalcone, continuerà l’attività della multinazionale. Intanto, ferie solidali nella sede di Monfalcone verso un lavoratore bisognoso di assistenza firmato dalle Rappresentanze sindacali unitarie di Monfalcone, condivise dalla segreteria e dalle rsu dello stabilimento di Pannellia di Sedegliano.L’iniziativa è stata messa in pratica l’11 febbraio da 132 colleghi di un lavoratore che ha manifestato particolari problemi familiari. Un accordo sottoscritto in Mangiarotti assieme anche ai sindacati Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil che ha permesso di donare 1.153 ore delle proprie ferie e permessi allo sfortunato collega per complessivi 144 giorni da usare.Le ferie solidali sono un istituto che è stato introdotto con l’ultimo contratto nazionale entrato in vigore nel 2016 che dà appunto la possibilità, previo accordo aziendale come è stato fatto alla Mangiarotti, ai lavoratori di donare una parte delle ferie, oltre a quelle obbligatorie di 160 ore l’anno, cioè di 4 settimane.La donazione di ferie solidali (dove è prevista una rigorosa tutela della privacy, che comporta il rispetto al trattamento delle informazioni rese dal lavoratore beneficiario circa la propria situazione familiare nonché il diritto dei donanti di rimanere anonimi se non espressamente richiesto il contrario), non va a intaccare la retribuzione del dipendente, anzi potrebbe creare un suo possibile aspetto virtuoso.La cessione è a titolo gratuito e solo su base volontaria. L’uso delle ferie donate presuppone che il richiedente abbia fruito di tutti gli istituti legali e contrattuali utilizzabili. M.C. Infortunio alla Delser, sta meglio l’operaio (M. Veneto Udine) Margherita Terasso - Ha perso tre dita, ma il recupero della funzionalità della mano è possibile. È l’esito del delicato intervento chirurgico a cui è stato sottoposto Matteo Tulis, 28 anni di Martignacco, dipendente della Delser. Il giovane, da anni dipendente della fabbrica, è rimasto coinvolto martedì mattina in un grave infortunio sul lavoro, mentre si trovava davanti al macchinario utilizzato per la laminazione dei cracker. La drammatica vicenda ha sconvolto l’intero stabilimento di via Spilimbergo che produce biscotti, cracker e wafer e che ha attivato subito i sindacati, pronti a riparlare di sicurezza sul luogo di lavoro. L’infortunio è avvenuto attorno alle 9. Dopo il trasferimento d’urgenza con l’ambulanza all’ospedale di Udine si è reso necessario il trasporto al nosocomio di Pordenone, centro specializzato nelle terapie della mano, per l’operazione. Rispetto alla gravità di quanto accaduto, la possibilità di usare nuovamente la mano fa quasi tirare un piccolo sospiro di sollievo a Matteo e alla sua famiglia. E intanto le indagini delle forze dell’ordine proseguono: la linea di produzione coinvolta nell’episodio è ancora ferma, per consentire ai carabinieri di Martignacco di fare le verifiche e ricostruire la dinamica. Stando a una prima ricostruzione - fa sapere la Procura -, il macchinario avrebbe avuto una protezione non adeguata a quanto previsto dal sistema antinfortunistico e sarà quindi dissequestrato soltanto quando sarà messo a norma . «Al di là degli accertamenti, di competenza delle autorità preposte, avvieremo un immediato confronto con l’azienda, per accertare se vi siano falle nel sistema di prevenzione e sicurezza dell’azienda - scrivono in un comunicato la Fai Cisl Fvg e la Flai - Cgil, dopo aver espresso solidarietà al giovane operaio e alla sua famiglia -. La sicurezza nei posti di lavoro non deve essere considerata da nessuno un costo o una perdita di tempo e tanto meno un parametro di scambio, ma un modo di approcciarsi al lavoro con investimenti costanti anche in tema di formazione dei lavoratori». E visto che la sicurezza deve essere una priorità in ogni ambiente di lavoro, «venerdì 8 marzo ci incontreremo in assemblea sindacale per partire con la campagna “Lavorare sicuri si può: è un nostro dovere e un nostro diritto”». 8
Negozi, uffici e scuola per puntare al rilancio dell’ex area Bertoli (M. Veneto Udine) Christian Seu - Non solo case e appartamenti. L’area dell’ex acciaieria Bertoli - undici ettari incastonati tra le vie San Cromazio, Fusine, Giovanni Paolo II e Molin Nuovo - avrà una destinazione d’uso ibrida: ai fabbricati a uso residenziale si affiancheranno infatti strutture commerciali e artigianali, ma anche immobili che saranno destinati ai servizi. Il Comune accelera sulla variante urbanistica che punta a favorire il compito dei commissari liquidatori in vista del nuovo bando d’asta per la vendita della superficie, dopo che i due precedenti incanti sono andati deserti. Niente supercentriIl Comune ha contatti costanti con Carlo Luigi Rossi e Giuliano Buffelli, rispettivamente commissario e liquidatore giudiziale del concordato Progetto Udine srl, la società che aveva acquisito l’area dove sorgeva l’ex acciaieria e che sta tentando da quasi un lustro di arrivare alla vendita. L’assessore alla Pianificazione urbanistica, Paolo Pizzocaro, conferma che tra l’amministrazione municipale e la società del concordato «esiste un’intesa di massima, destinata a sfociare in una convenzione, per lanciare un segnale a chi potrebbe essere interessato a investire nell’area». Tradotto: arriverà una modifica al piano regolatore, una variante urbanistica che consentirà l’insediamento di esercizi pubblici, attività artigianali e servizi. Ma niente centri commerciali: «È stato il primo paletto che abbiamo messo e che la curatela ha accolto», rivendica con orgoglio Pizzocaro. Accanto a botteghe artigiane e negozi definiti «di prossimità» ci sarà spazio per un magazzino con metratura importante: nelle scorse settimane era emerso anche l’interessamento di una catena di negozi specializzati nel fai-da-te, che poi ha optato per un’altra soluzione. uffici e una scuolaLo studio di fattibilità preliminare, firmato da uno studio friulano, prevede anche spazi destinati a uffici e servizi, ipotizzando anche la costruzione di una scuola e, magari, dei locali da trasformare in sede del quartiere Chiavris-Paderno. Sarà recuperato anche l’edificio del Battiferro, che si affaccia sul salto della roggia e che potrebbe essere trasformato in struttura ricettiva. La superficie destinata allo sviluppo residenziale scenderà dai 70 mila metri quadri inizialmente previsti a 15 mila metri quadri. Il progetto, passibile chiaramente di modifiche, sarà presentato formalmente nelle prossime settimane all’amministrazione comunale, passo propedeutico all’approvazione della delibera di giunta che, a sua volta, anticiperà la discussione della variante in Consiglio comunale. asta da 10 milioniNelle prossime settimane saranno predisposte le procedure per arrivare al terzo tentativo di vendita dell’area, valutata 10 milioni di euro. «Da parte dell’amministrazione comunale abbiamo trovato disponibilità al confronto - spiega Buffelli -. Le condizioni del mercato immobiliare imponevano una riflessione sulla destinazione d’uso, che non poteva più essere esclusivamente civile». I lavori di bonifica sono terminati. Resta lo scheletro testo non disponibile 9
I friulani snobbano il sussidio La speranza è trovare un lavoro (Gazzettino Udine) testo non disponibile Uffici postali semideserti, a soffrire sono stati i Caf Chi si aspettava assalti dalle prime ore del mattino è stato smentito: il via alle domande per il reddito di cittadinanza non ha causato né code nè caos. In particolare, la situazione è rimasta tranquilla nelle poste cittadine: all’apertura dell’Ufficio centrale, solo tre persone e nessuna per il beneficio a contrasto della povertà; alle 11.30 i ticket eliminacode riferiti alle voce Servizi al cittadino (è sotto questo tasto che, per questioni di riservatezza, è stata inserita la procedura di richiesta del reddito) erano arrivati al numero 15: una media di 5 utenti all’ora. L’ufficio postale di via Del Freddo, alla stessa ora, era praticamente deserto. Va detto che già martedì le Poste e i centri di assistenza fiscale (anch’essi abilitati alla procedura) avevano anticipato, in base anche alle richieste di informazioni arrivate negli ultimi giorni, che non si aspettavano le folle oceaniche attese e temute in altre città. I cittadini probabilmente hanno preferito rivolgersi ai Caf, forse per riservatezza o perché, al contrario delle Poste che si limitano a inserire i dati a sistema e trasmetterli, forniscono anche una sorta di consulenza. E infatti al Caf Cisl di via Caterina Percoto si è registrato più movimento: nella prima ora di apertura (dalle 9.30 alle 10.30) vi si sono rivolte 135 persone per la compilazione della domanda, che sono arrivate a 180 a mezzogiorno: un numero assai rilevante se si considera che il centro, di solito, fissa tra i 250 e i 260 appuntamenti giornalieri. L’IDENTIKIT DEI RICHIEDENTI «Si tratta soprattutto di uomini tra i 45 e i 50 anni ha spiegato Renata Della Ricca, presidente Caf Cisl Union Teleo Udine - Per quanto riguarda la cittadinanza, ci sono sia italiani sia stranieri in Italia da molti anni. Pochi i giovani: presumiamo che optino per l’invio della domanda per via telematica. Gli utenti che si sono rivolti a noi erano già muniti di Isee: le persone che possono accedere al reddito di cittadinanza, infatti, già conoscono il mondo dei documenti necessari per questo tipo di richieste». IL BOOM DI ISEE «Tra l’altro - ha aggiunto la presidente - in previsione dell’entrata in vigore del nuovo provvedimento, abbiamo cercato di anticipare il più possibile la redazione degli Isee: tra gennaio e febbraio, ne abbiamo fatti quasi il 12% in più (cioè un migliaio, ndr) rispetto all’anno scorso». Ci vogliono circa 6 giorni tra la compilazione dell’Isee e l’attestazione dello stesso da parte dell’Inps, necessaria per procedere alla richiesta del reddito di cittadinza, e il boom, ha spiegato Della Ricca, arriverà la prossima settimana: tutti gli appuntamenti sono quasi già stati assegnati E va considerato che il Caf Cisl ha potenziato la dotazione organica per arrivare preparata alla partenza del 6 marzo: «Ci stiamo organizzando da gennaio - ha infatti continuato Della Ricca - e abbiamo assunto 25 persone in più proprio per la compilazione dell’Isee: quello che ci preoccupa è che tra qualche settimana, arriverà l’orda dei 730. Venerdì, inoltre, faremo un corso di formazione ad hoc con tutto il personale, in orario straordinario: la convenzione con la consulta dei Caf, infatti, è arrivata venerdì scorso ed è stata ratificata lunedì; il software per la gestione delle richieste del reddito di cittadinanza è arrivato ieri (lunedì, ndr)». Molte ieri sono state presentate anche nei paesi: i Caf Cisl più sollecitati, ha spiegato la presidente, sono, oltre a Udine, quelli di Manzano e di San Giorgio di Nogaro. I BENEFICIARI IN FVG Secondo le stime, nella nostra regione avrebbero diritto alla misura di sostegno un massimo di circa 45mila nuclei familiari, di cui 18mila nella provincia di Udine. al.pi. 10
Reddito, il via con sportelli deserti ma molte le prenotazioni nei Caf (Gazzettino Pordenone) Debutto senza ressa e senza code per il reddito di cittadinanza. Niente file né davanti agli sportelli postali, né negli uffici dei Centri di assistenza fiscale. Una delusione rispetto ai pronostici del giorno prima: anche le Poste provinciali si erano organizzate per consentire le operazioni legate alla presentazione della domanda in tutti gli uffici postali del Friuli occidentale. E preventivamente anche nella sede di via Santa Caterina in città era stato spedito un vigilante nell’eventualità in cui fosse stato necessario tenere a bada le code di cittadini. Code che però non si sono viste. Richieste arrivate con il contagocce: verso le 10 di ieri nelle Poste centrali le domande inoltrate non erano state più di una ventina. Un dato bassissimo, ma decisamente in linea con quello che è stato il dato nazionale: nel tardo pomeriggio le richieste presentate in tutta Italia erano state poco più di 35 mila. CON CALMA Probabilmente i cittadini intenzionati a presentare la domanda lo faranno nei prossimi giorni: ci sarà tempo infatti fino a fine marzo. Certo è che se il buongiorno si vede dal mattino non c’è da aspettarsi grande calca neanche nei prossimi giorni. La musica ieri mattina non cambiava molto nei maggiori Caf sindacali del territorio. Sia al Caf Cisl che in quello Cgil - nel palazzone sindacale di via San Valentino - c’era il movimento di tutti i giorni. Molte però le telefonate ai centralini e le prenotazioni. Al Caf Cisl, però, le prenotazioni per le pratiche legate all’Isee (la dichiarazione reddituale è il primo dei requisiti) avevano cominciate a raccoglierle già all’inizio di febbraio. E se c’è un possibile test rispetto a quante potrebbero essere - nelle prossime settimane - le istanze per la misura anti-povertà bisogna guardare a quante richieste di Isee in più sono pervenute ai Caf rispetto all’anno scorso. «Su questo fronte - spiega Daniele Morassut, responsabile organizzativo del Caf Cisl di Pordenone - per quello che ci riguarda possiamo dire che c’è stato un incremento almeno del 25 per cento». Aumento addebitabile alle persone che hanno richiesto l’Isee proprio per presentare poi la domanda del reddito di cittadinanza. LE ISTANZE E stando al trend delle prenotazioni il servizio fiscale Cisl prevede che nelle prossime settimane tratterà oltre un migliaio di pratiche. Per fare fronte nei tempi previsti alla mole di richieste - si tenga presente poi che con l’inizio di aprile si avvia la campagna fiscale e quindi i Caf dovranno operare su quel fronte - il Caf Cisl ha assunto tre addetti. Sulla base del criterio-principe per avere diritto all’assegno di cittadinanza, cioé una dichiarazione Isee non superiore a 9.360 euro, una stima dei potenziali aventi diritto in provincia parla di 8-9 mila cittadini. È chiaro poi, sulla base degli altri requisiti, ci sarà una scrematura e le richieste saranno di meno. Intanto, chi inoltra la richiesta riceverà risposta dall’Inps - direttamente su mail o sms - entro cinque giorni. La card con i soldi si potrà ritirare in Posta dal 29 aprile. Solo dopo ci sarà la sottoscrizione del patto con i Centri per l’impiego e i colloqui con i navigator: ma qui siamo ancora in alto mare. Intanto, nell’ufficio anagrafe del Comune di Pordenone ci sono state parecchie richieste di informazioni rispetto a possibili cambi di residenza e scissioni di stati famiglia. Ma gli eventuali furbetti sono avvisati: i controlli saranno severissimi. d.l. 11
Ospedali, carenza di camici bianchi. In sofferenza i reparti di Medicina (M. Veneto Pordenone) Donatella Schettini - La situazione più grave è all’ospedale di San Vito al Tagliamento, ma non va bene neanche a Spilimbergo e Pordenone. Mancano medici nei reparti di medicina dei tre ospedali, non hanno portato a nulla le procedure dell’Aas 5 per assumerne di nuovi. Adesso si continuerà con un nuovo concorso, ma il problema è che di medici ce ne sono sempre meno.L’allarme sulla mancanza di medici viene rilanciato periodicamente, ma ora si tocca con mano anche nelle strutture sanitarie del Pordenonese. Dopo pronto soccorso, ortopedia e anestesia anche i reparti di medicina cominciano a lamentare la carenza di medici. La situazione più grave si registra all’ospedale di San Vito al Tagliamento, dove mancano tre medici e uno di quelli in servizio sarebbe pronto a trasferirsi a Udine.Ma le cose non vanno poi tanto meglio a Spilimbergo e in città. «Non ne troviamo - afferma il direttore sanitario dell’Aas 5 Giuseppe Sclippa -. Abbiamo fatto un concorso e ne avevamo selezionati due, uno per San Vito al Tagliamento e uno per Spilimbergo, ma hanno rifiutato. Adesso riproporremo le procedure». Per affrontare la situazione, l’Aas 5 ha cercato di ridistribuire i medici: uno da Spilimbergo è stato assegnato a San Vito al Tagliamento, creando però una posizione libera nell’ospedale di partenza. «Per quanto riguarda le medicine - prosegue Sclippa - gestiamo le risorse di personale come se fosse un unico reparto. È ovvio che se tolgo un medico a Spilimbergo per portarlo a San Vito al Tagliamento il primo soffre».Nei reparti di medicina di Pordenone manca un medico e per fare fronte alla situazione sono stati assegnati a questi reparti medici del pronto soccorso andando a scoprire, però, questa struttura. L’Aas 5 ha seguito quanto previsto dalla legge per coprire i posti: procedure di mobilità e procedure concorsuali, che però non hanno portato a reclutare nuovi medici. Il problema è che si iniziano ad accusare le assenze. E questo allarma anche i sindacati. «Siamo preoccupati sia per gli utenti sia per i medici e il personale sanitario che opera in queste condizioni - afferma Pierluigi Benvenuto della Cgil -. È anche vero che la Aas 5 ha seguito l’iter previsto per coprire i posti che mancano, ma il problema è che non ci sono medici».Per gli altri reparti l’Aas 5 ha sopperito con l’esternalizzazione, come per i punti di primo intervento di Maniago e Sacile, e l’ambulatorio fast track del reparto di ortopedia, destinato ai codici meno gravi che arrivano al pronto soccorso. Sono affidati con contratti a medici di una cooperativa, rinnovati in autunno per il rischio di non riuscire a coprire tutte le caselle mancanti. Quota 100 fa salire a 230 i pensionamenti nel mondo della scuola (M. Veneto Pordenone) Chiara Benotti - La fuga dalla scuola raddoppia i pensionati 2019 a Pordenone: in tutto 230 il primo settembre con le finestre aperte da Quota 100, Opzione donna e limiti di età scontati di alcuni mesi. A dicembre 2018 le domande inoltrate con la legge Fornero erano circa 110 e altri 119 si sono aggiunti a fine febbraio. «Sono 119 gli insegnanti, bidelli, amministrativi e tecnici che hanno presentato domanda di pensione a fine febbraio - ha contato Gianfranco Dall’Agnese, sindacalista Cgil -. Grazie alle finestre di Quota 100, Opzione donna e limite di età ridotto di cinque mesi raddoppiano i pensionati in 42 scuole del Friuli occidentale». LE QUOTE Nei numeri di fine febbraio i “centini” sono la maggioranza. «Domande di pensione per 96 insegnanti pordenonesi - ha indicato Dall’Agnese - di cui 65 sono relative a Quota 100. Gli ausiliari, amministrativi, tecnici che se ne andranno dalla scuola sono 23, di cui 19 con Quota 100». Opzione donna è la formula di pensione con numeri bassi: il taglio economico del 30% nel trattamento di quiescenza non incoraggia a fare la valigie. «Resta da verificare il numero reale dei dirigenti scolastici pensionandi…». I conti negli organici si faranno in primavera e dopo i controlli dell’Ufficio scolastico e dell’Inps sulle domande. IL PROBLEMA «I 119 posti in organico lasciti liberi da Quota 100 - è l’ipotesi di Mario Bellomo, segretario provinciale Flc Cgil - non saranno inseriti nelle nomine in ruolo 2019». Il sott’organico dell’Inps non potrà garantire l’inserimento dati delle domande di pensione presentate entro il 28 febbraio in tempo utile per gli organici del ministero dell’Istruzione. «L’Inps si è impegnato a garantire la certificazione in tempo utile per la mobilità soltanto delle domande di pensionamento presentate a dicembre 2018, ma non di quelle presentate entro il 28 febbraio con Quota 100 e altre finestre». L’effetto si avverte soprattutto tra i precari: metà assunzioni in ruolo. 12
Grana in Porto vecchio. Al palo da 8 mesi l’intesa Comune-Greensisam (Piccolo Trieste) Massimo Greco - Sono ormai trascorsi otto mesi dall’ultimo contatto, risalente al luglio dello scorso anno quando lo stesso sindaco Roberto Dipiazza aveva preso parte alla corrispondenza. Poi il silenzio. Tra i faldoni da disinnescare, che l’ex responsabile dell’immobiliare comunale Walter Cossutta aveva passato al successore Enrico Conte, uno dei più interessanti e complessi riguardava Greensisam, l’azienda guidata da Pierluigi Maneschi che 18 anni fa si era candidata a battistrada nell’apertura di Porto vecchio, avendo ottenuto una concessione di 99 anni dall’Autorità portuale per i cinque magazzini 2A, 2, 1A, 4, 3. I primi che s’incontrano entrando in Porto vecchio e guardando a manca.Perché questo lungo silenzio? Perché rapporti congelati per tanto tempo? Cosa osta a smuovere finalmente un’operazione nata nel 2001 e contrattualizzata nel 2005, ma non ancora sbocciata nella concretezza realizzativa? La questione è nel contempo semplice e difficile, riassumibile nella seguente domanda: chi deve pagare gli interventi di urbanizzazione per allacciare i cinque magazzini alle reti elettriche, idriche, energetiche, fognarie, financo quelle viarie? Il conto, calcolato dal Comune, è ingente: 11 milioni di euro, scomputabili solo in un secondo momento dagli oneri di urbanizzazione. La civica amministrazione è assolutamente convinta che, trattandosi di iniziativa privata, queste opere siano di pertinenza Greensisam. Convinzione evidentemente non condivisa dalla controparte aziendale, come vedremo.Si era parlato di un interessamento da parte di fondi di investimento austro-tedeschi, inclini a edificare nella “cittadella Greensisam” un hotel e altre strutture residenziali: un progetto quotato oltre i 150 milioni di euro. È quantomeno probabile che i potenziali investitori, prima di entrare in azione, desiderino che l’area sia dotata dei servizi essenziali.A questo punto passo indietro per capire le premesse del dossier. La sdemanializzazione del Porto vecchio ha comunque salvaguardato la concessione Greensisam, che deve essere riconvertita in un contratto di locazione con il nuovo proprietario Comune. Sulla locazione - secondo fonti municipali - le parti si sono incontrate, dando vita a una bozza d’accordo trasmessa nel giugno 2018 all’attenzione della parte privata. La quale però avrebbe risposto, a firma di Franco Quartana, eccependo sul pagamento delle opere di urbanizzazione. Anche Dipiazza ha scritto a sostegno della posizione comunale, poi è calato il sipario. Greensisam, comunque, continua a pagare un canone ammontante a 513 mila euro annui. Insomma, non è in discussione la vigenza della competenza Greensisam, ma la responsabilità di urbanizzare l’area. Il Comune è intenzionato a mettere all’asta i 5 stabili, il cui valore è stimato in 16 milioni di euro. Greensisam ha il diritto di prelazione, per cui, volendo, potrebbe tenersi i magazzini.Un match aperto, reso ancor più avvincente dall’incontro, avvenuto ieri pomeriggio, tra un pool di dirigenti comunali e i rappresentanti di un’impresa interessata a rilevare proprio la posizione di Greensisam in Porto vecchio. Nelle informazioni richieste anche le infrastrutturazioni da compiersi. E da finanziarsi. 13
La solidarietà bipartisan ai lavoratori della Burgo (Piccolo Gorizia-Monfalcone) Forte presa di posizione ieri, da parte delle istituzioni locali a fianco dei lavoratori della Burgo di Duino, all’indomani delle dichiarazioni del capo del personale del gruppo di cui fa parte la cartiera, Franco Montevecchi, che aveva parlato di «possibile esuberi anche per i 225 addetti della linea 3», dopo gli 87 già confermati per la linea 2. In mattinata, i sindaci di Duino, Daniela Pallotta, e di Monfalcone, Anna Maria Cisint, e il segretario regionale del Pd, Cristiano Shaurli, hanno raggiunto la sede dello stabilimento, dov’è in atto uno sciopero a turni, che si protrarrà fino a sabato, affrontando, in un dialogo coi lavoratori e i rappresentanti sindacali, la drammatica situazione produttiva. I due sindaci e il consigliere hanno manifestato la solidarietà e la vicinanza alle maestranze che hanno ricevuto le lettere di licenziamento, esprimendo una valutazione «fortemente critica per l’atteggiamento della proprietà». «Lo stabilimento - hanno detto Pallotta e Cisint - rappresenta una realtà industriale rilevante, le cui prospettive rischiano di essere compromesse, causa la mancanza di un idoneo piano industriale atto a valorizzare le potenzialità dell’azienda e a salvaguardare l’occupazione del territorio, in particolare di Duino e dell’Isontino, da cui proviene gran parte delle maestranze». Pallotta, dopo aver chiesto «l’inserimento dello stabilimento nell’area di crisi complessa di Trieste», ha annunciato che incontrerà entro la settimana Giulio Spinoglio, l’imprenditore che tutti sperano possa creare una newco in grado di assorbire gli esuberi. Cisint ha parlato della «necessità di avviare a breve un tavolo specifico sull’occupazione che, attraverso i fondi per la riqualificazione professionale dell’amministrazione regionale, possa consentire di dare risposte». «Bisogna esplorare tutte le vie possibili - ha detto Shaurli - perché a chi si è impegnato a investire non bisogna lasciare scuse e quindi occorre anche accelerare al massimo le procedure di autorizzazione per la costruzione del pirogassificatore, che non presenta particolari pericoli d’impatto ambientale». 14
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