RASSEGNA STAMPA CGIL FVG - venerdì 20 dicembre 2019

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RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – venerdì 20 dicembre 2019
(Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono
scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti)

ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2)
«Dopo 25 anni di indecisioni ecco la Sanità del futuro» (M. Venetom 3 articoli)
Cassa integrazione, una fiammata: in novembre aumento dell'8% (M. Veneto, 3 articoli)
«Treni più veloci? Mancano tempi certi» (Piccolo)
Parte l'asse Hera-Ascopiave. Polo dell'energia a Nordest (Piccolo)
Scontro sulle nomine nell'area comunicazione. Il Pd minaccia l'esposto (Piccolo)
CRONACHE LOCALI (pag. 7)
Ferriera, i lavoratori compatti: «Quattro richieste all'azienda» (Piccolo Trieste)
Serracchiani sulla Flex: «Serve più decisione dalla giunta Fedriga» (Piccolo Trieste)
Il crac Coop Operaie: in aula le testimonianze sulle tensioni nel cda (Piccolo Trieste)
Volantinaggio ieri all'alba per chiedere maggiori diritti (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Dalle tasse invariate alle grandi opere, ecco tutti i numeri del bilancio comunale (Mv Udine)
Il messaggio del vescovo per Natale: «Disoccupazione, si deve collaborare» (M. Veneto Udine)
Cividale difende il suo ospedale: «Non voteremo questa riforma» (M. Veneto Udine)
Isis senza spazio, il sindacato: «Investiamo a lungo termine» (M. Veneto Pordenone)
Alla Roncadin eletto i primi sindacalisti: un trionfo della Cisl (M. Veneto Pordenone)

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ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA

«Dopo 25 anni di indecisioni ecco la Sanità del futuro» (M. Veneto)
Elena Del Giudice - «In un contesto in cui le risorse non sono infinite, e sanità e sociale intercettano 3
miliardi sui 5 del bilancio regionale, in cui l'aspettativa di vita è sempre più alta, con 1,2 milioni di residenti
di cui 500 mila affetti da almeno una patologia cronica e un numero di medici in flessione, il problema
primario non è dare risposte alle patologie acute, cosa che facciamo e anche bene, ma costruire percorsi
adeguati di presa in carico». La riforma della Sanità, che dispiegherà tutti i suoi effetti a partire da gennaio
2020, ha questo obiettivo. Così il vicepresidente della Regione, e assessore alla Salute, Riccardo Riccardi, nel
corso del forum al Messaggero Veneto dedicato proprio a sanità, salute, riforma. Riforma «che arriva dopo
25 anni di indecisione - rimarca Riccardi -, perché per rintracciare scelte vere in sanità occorre tornare
indietro alla riforma Fasola», rimasta, peraltro, incompiuta.Rispetto alla riforma ideale, che per Riccardi
sarebbe stata la separazione tra ospedale e territorio, quella approvata - con tre aziende al posto delle 5
attuali, la conferma dei due Irccs e la nascita dell'Agenzia regionale - fa sì che la parte legata al socio-
sanitario e quella legata al rapporto dentro gli ospedali, affrontano lo schema in modo completamente
diverso dal passato. La relazione hub e spoke, per le strutture ospedaliere, ora è una relazione vera.
«Avremmo potuto dire che alcuni ospedali dovevano chiudere - avanza l'assessore -, invece facciamo sì che
tutte le strutture restano aperte ma devono avere precisi mandati. Per le ragioni che sappiamo: le risorse,
gli specialisti, la casistica». Rimarca Riccardi che nel disegno della sanità precedente «c'erano due aziende
che non avevano, al proprio interno, una struttura hub di riferimento, e quindi i percorsi, in quelle aziende,
erano sicuramente più complessi di quel che saranno ora, dentro aziende di maggiori dimensioni».Aziende,
dunque, e soprattutto distretti, che sono ora al centro perché «il Distretto, che diventa un attore vero,
erogatore del servizio, con responsabilità precise, con potere negoziale con l'Azienda di riferimento
chiamata ad erogare le prestazioni che lo stesso distretto ritiene necessarie». Altro ruolo cruciale «le
degenze intermedie - prosegue l'assessore - ovvero le Rsa, gli hospice e le case di riposo per non
autosufficienti». Queste, insieme ai pronto soccorso e alle liste d'attesa sono i fattori su cui più si investe,
perché è qui che si concentrano i bisogni dei cittadini. Con un'attenzione particolare alla vigilanza.
«Abbiamo inserito una norma che impatta sul percorso di accreditamento delle strutture che gestiscono
posti letto in case di riposo che ci consenta di poter verificare, in tempo reale, la presenza di personale
dedicato in relazione al numero degli ospiti», un vincolo che - evidentemente - non è estraneo alle recenti
vicende sulla qualità dell'assistenza nelle strutture per anziani.Rispetto alla carenza di medici «investiremo
nelle attività formative - promette l'assessore -, non solo per quel che riguarda gli specialisti, ma anche per
gli Operatori socio sanitari. Ne consegue l'avvio di nuove assunzioni, una volta superati i limiti del decreto
Calabria che, diversamente da quanto previsto per le Regioni ordinarie, manteneva il tetto del vincolo di
spesa per quelle speciali».La legge di riforma fornisce la cornice, le scelte invece «le faranno i direttori
generali», rimarca Riccardi. E quindi starà a loro - la cui nomina è attesa entro la fine dell'anno - definire le
funzioni, le specializzazioni, i compiti delle strutture spoke (ovvero i piccoli ospedali), fermo restando che gli
hub (Azienda sanitaria universitaria giuliano-isontina, Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale e
Azienda sanitaria Friuli occidentale) hanno invece una mission assolutamente ben definita. Le scelte
saranno contenute nei Piani attuativi che le Aziende stanno definendo proprio in questi giorni (la
negoziazione con Arcs, l'Azienda regionale di coordinamento, e la direzione centrale è in corso), ed è qui
che saranno declinate le funzioni assegnate agli stabilimenti ospedalieri. «Via i primari a scavalco», spiega
l'assessore, sì ad un modello hub e spoke, sul genere di quello sperimento a Pordenone con gli ospedali
riuniti, con attività di urgenza e complessità all'ospedale hub, attività programmata nella sede spoke. Altro
elemento qualificante della riforma «l'aver messo insieme la salute mentale e le dipendenze, scelta che
altre Regioni hanno già compiuto e che in Fvg, che ha una sua storia per quel che riguarda la salute
mentale, avviamo ora», prosegue Riccardi. Che rivendica anche il merito della deroga sulla cooperazione
sociale, e annuncia «i prossimi 20 piani operativi, il primo dei quali sarà quello sull'emergenza-urgenza che
verrà approvato a gennaio».Se è vero che il bilancio della Sanità regionale vede un incremento delle risorse,
con particolare attenzione a quelle destinate ad investimenti, è anche vero che i "desiderata" delle Aziende
si attestano su una cifra che è doppia rispetto alle disponibilità. «È vero - riconosce l'assessore - che sul
fronte investimenti siamo in ritardo, ricordo che la Pet a Trieste arriva solo ora. Questione di scelte, ma
anche questione di visione d'insieme», che probabilmente fino ad ora è mancata. Da qui l'impegno a

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«triplicare le risorse nel triennio, ma la valutazione su dove e su che cosa investire terrà conto del
fabbisogno complessivo del sistema».Un altro capitolo su cui si appunta l'attenzione dell'assessore, è quello
della prevenzione «su cui scontiamo qualche dato negativo. Riccardi risponde anche al j'accuse, soprattutto
sindacale, sul peso del "privato" nella sanità regionale, previsto in aumento.«Ciò che non facciamo è
sicuramente privatizzare la sanità, visti i numeri assolutamente - oserei dire - ridicoli circa il peso del privato
in Fvg (3,8%), ciò che dobbiamo fare è invece definire un'alleanza con il privato e il terzo settore che sono
gli altri due grandi pilastri della sanità, insieme al sistema pubblico».
Nuovi direttori generali, ventuno candidati in corsa
Il nodo da sciogliere resta quello delle nomine dei direttori generali delle Aziende sanitarie dei due Irccs
(Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico) del Friuli Venezia Giulia. La giunta di Massimiliano Fedriga
dovrebbe affrontare il tema dopo Natale e comunque prima della fine dell'anno. La commissione incaricata
dopo aver vagliato le domande degli aspiranti direttori generali, ha consegnato all'esecutivo un elenco di 21
nominativi. Si tratta di Massimo Annichiarico, Luca Baldino, Paola Bordasi, Mauro Bonin, Paolo Bordon,
Massimo Braganti, Andrea Cannavacciuolo, Denis Caporale, Tecla Del Dò, Stefano Dorbolò, Mauro Maccari,
Patrizia Mangione, Antonio Poggiana, Ioseph Polimeni, Massimo Romano, Carmelo Scarcella, Thomas
Schael, Giuseppe Tonutti, Francesca Tosolini, Luciano Zanelli e Francesco Nicola Zavattaro. Alcuni di loro già
ricoprono posti al vertice delle Aziende, come Tonutti, Poggiana, Zavattaro e Tosolini. In elenco c'è anche
Bordon, con un passato con diversi ruoli nella sanità regionale e oggi al vertice della Azienda provinciale per
i servizi sanitari della Provincia di Trento.
Un'alleanza per "pressare" Roma: «Mettiamo al sicuro i nostri conti»
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Cassa integrazione, una fiammata: in novembre aumento dell'8% (M. Veneto)
Risale la cassa integrazione. I sindacati: ripresina finita, la Regione si attivi. Il peggio, a sentire i sindacati,
deve ancora venire. E i numeri della cassa integrazione, non bastassero i nuovi focolai di crisi esplosi nelle
ultime settimane, incominciano a far suonare i campanelli d'allarme. Niente di paragonabile agli anni più
bui della recessione, ma il chiaro sintomo di un'inversione di tendenza che, come confermato un po' da
tutti, è incominciata nel secondo semestre e in particolare negli ultimi mesi. Dopo settembre e ottobre,
infatti, anche novembre conferma un aumento nel ricorso agli ammortizzatori, che fino ad agosto si era
invece sempre mantenuto su volumi inferiori rispetto a quelli già bassi registrati nel 2018. Le ore
autorizzate dall'Inps lo scorso mese sono state 468 mila, l'8% in più rispetto allo stesso mese del 2018: un
dato mensile che porta a 4,5 milioni le ore complessivamente autorizzate da gennaio a novembre, con una
riduzione ormai minima (-7%) rispetto ai 4,8 milioni di ore dello scorso anno.Fvg e ItaliaDopo una prima
parte dell'anno positiva, anche il Friuli Venezia Giulia incomincia a risentire di una congiuntura tornata
negativa, con un'inversione di tendenza che, alla luce dei dati dell'Inps, è incominciata più tardi rispetto al
resto del Paese, dove il ricorso alla cassa integrazione si è attestato fin dai primi mesi del 2019 su livelli più
alti rispetto a quelli del 2018 (+20% l'incremento da gennaio a novembre). E se è vero che siamo molto
lontani dai livelli toccati tra il 2009 e il 2016, quando in regione si viaggiava a medie spesso superiori ai 2
milioni di ore mensili, la ripresa degli ammortizzatori sociali è un segnale che non va sottovalutato. Questo
anche alla luce dei vincoli che negli ultimi anni hanno limitato il ricorso alla cassa in deroga e alla cassa
integrazione straordinaria, il cui calo non è stato motivato soltanto, quindi, dalla ripresa dell'economia.
Ad accelerare la corsa alla Cig è soprattutto l'industria meccanica, dove il ricorso agli ammortizzatori fa già
segnare, nei primi undici mesi dell'anno, un incremento del 35% rispetto al 2018, mentre i volumi risultano
tuttora in calo nel legno-arredo e nell'edilizia. Quanto alla situazione sul territorio, i segnali peggiori
arrivano da Gorizia, dove le ore autorizzate risultano più che triplicate rispetto al 2018. Pordenone, con
oltre 2 milioni di ore, il doppio rispetto a Udine, conferma la presenza di criticità diffuse, ma vede scendere
le richieste di Cig rispetto al 2018 (-10%), anche se con una flessione meno marcata rispetto a Udine (-41%)
e Trieste (-37%).
«I numeri dell'Inps - commenta il segretario generale della Cgil Villiam Pezzetta - non fanno che rafforzare
quei segnali di preoccupazione che abbiamo espresso a più riprese, rinnovando gli appelli alla Regione a
riprendere in mano la leva delle politiche industriali e a rafforzare gli interventi sul versante delle politiche
attive del lavoro. Vero infatti che non ci troviamo di fronte a una situazione di recessione, ma a una
flessione probabilmente congiunturale e che per il momento possiamo ancora definire a macchia di
leopardo, ma è altrettanto vero che i numeri della cassa integrazione sono un indicatore che riflette solo in
parte la situazione reale. Prima di ricorrere agli ammortizzatori, infatti, le aziende reagiscono ai cali di
commesse con strumenti meno visibili come il taglio degli straordinari, dei lavoratori a termine e lo
smaltimento delle ferie». Di segnale preoccupante parla anche il numero uno della Uil Giacinto Menis: «È
evidente - dichiara - la controtendenza rispetto al 2018 e ai primi mesi del 2019, quelli ancora sostenuti da
una ripresina che ormai appare spenta, e a farne le spese è soprattutto il settore manifatturiero, quello che
negli anni della crisi ha perduto, non dimentichiamolo, un quinto della sua capacità produttiva». Anche la
Uil chiama in causa la Regione: «Siamo un territorio a forte vocazione industriale - conclude Menis - e la
tenuta del settore manifatturiero è condizione essenziale del benessere e della coesione del tessuto
sociale. Alla Giunta chiediamo perciò un cambio di passo».
Furlan: 160 crisi industriali e non se ne risolve una
Maurizio Cescon - Nel mondo del lavoro del Friuli Venezia Giulia non c'è spazio per i brindisi, nonostante il
clima natalizio. Del resto con 45 mila disoccupati, 10 mila addetti di aziende in crisi che hanno attivato cassa
integrazione o ferie forzate e 35 mila giovani che non studiano, né cercano un posto, non c'è da stare
allegri. Una platea di 90 mila uomini e donne "socialmente esclusi" rappresenta un problema che deve
essere affrontato e gestito, in primis dalle istituzioni e dalle parti in causa. E ieri il Consiglio generale di fine
anno della Cisl, uno dei tre grandi sindacati confederali, al quale ha partecipato la segretaria nazionale
Annamaria Furlan, ha certificato lo stato delle cose.La numero uno Cisl si è soffermata su temi locali, Safilo
e Ferriera di Servola, e nazionali, dalla manovra del Governo per il 2020 all'accordo Psa-Fca con la creazione
del quarto gruppo mondiale dell'auto. «È evidente - ha detto - che anche in questa regione si sta vedendo
quello che stiamo vivendo in tutto il Paese. Sono oltre 160 le crisi industriali sul tavolo del ministero dello
Sviluppo economico e per adesso non se ne è risolta positivamente nemmeno una...

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Confindustria: «Cala il manifatturiero ma non si fa nulla per cambiare rotta»
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«Treni più veloci? Mancano tempi certi» (Piccolo)
Marco Ballico - «Io voglio conoscere i tempi della velocizzazione della linea Trieste-Venezia. Perché sui
tempi, da parte di Rfi, non c'è nessuna certezza». Nel giorno in cui approva i passi avanti dei lavori di Rete
Ferroviaria Italiana nella stazione di Udine, l'assessore regionale ai Trasporti Graziano Pizzimenti riapre il
dossier dei treni veloci. Nei giorni scorsi una nota della società nazionale ha precisato che nel corso del
2019 sono state ultimate le attività di ingegneria relative alla progettazione definitiva del potenziamento
tecnologico della tratta Mestre-Ronchi Sud; la progettazione di fattibilità tecnico economica delle opere per
la soppressione dei passaggi a livello, nonché delle varianti a Portogruaro, Latisana e in corrispondenza
dell'Isonzo; lo studio delle opere esistenti per l'eliminazione delle limitazioni di velocità alla categoria D4 (il
peso massimo che possono raggiungere i carri merci). E ha pure ribadito che, come da cronoprogramma
iniziale, nel 2025 si impiegherà poco più di un'ora in treno tra Trieste e Venezia. Un insieme di informazioni
che replicavano al «non ho visto nulla sul tavolo della Regione» dell'assessore. Ma Pizzimenti non si mostra
per nulla convinto dalle rassicurazioni. «Che loro abbiano realizzato il piano di fattibilità può anche essere -
afferma -, ma quello di cui dobbiamo discutere fino in fondo è la questione dei tempi. Perché fare il piano
non vuol dire fare i lavori». Opera chiusa nel 2025? «Se è così, sono contento». Pizzimenti non nasconde
perplessità: «L'intera infrastruttura costa 1,8 miliardi, sarebbe buona cosa che si cominciassero a spendere
almeno i 200 milioni già stanziati». Il problema, a sentire ancora Pizzimenti, «è che l'organizzazione di Rfi è
un po' macchinosa». L'ex presidente Serracchiani invita a battere i pugni a Roma? «Andrò nella capitale per
capire i tempi e fare un quadro complessivo. Ho chiamato al telefono l'amministratore delegato Maurizio
Gentile e ho preso appuntamento per i primi giorni dopo le feste. Servono più Frecce? Inutile pensare alle
Frecce se non si realizza la velocizzazione». Pizzimenti, ieri a Udine con la responsabile di Rfi Fvg Rosina
Oliveto, non fa però mancare applausi su quanto fatto nella stazione friulana, dove sono appena terminate
le opere di innalzamento a 55 centimetri del marciapiede a servizio del quinto e sesto binario, un
adeguamento (da 1,4 milioni di euro) all'altezza standard prevista a livello europeo per i servizi ferroviari
metropolitani per consentire un più facile accesso ai treni.

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Parte l'asse Hera-Ascopiave. Polo dell'energia a Nordest (Piccolo)
Luigi Dell'Olio - L'accordo di massima era già stato raggiunto lo scorso 30 luglio, ma ora è ufficiale, dopo il
via libera delle autorità competenti. Il gruppo Hera e Ascopiave concretizzano uno scambio di asset di pari
valore (da una parte le attività commerciali nell'energia e dall'altra nella distribuzione di gas), dando vita a
EstEnergy, che debutta come il principale operatore energetico del Nord-Est, con oltre un milione di clienti.
Si è trattato dell'accordo più importante nel settore delle utility siglato nell'ultimo anno in Italia, a conferma
del fatto che il Triveneto è il baricentro del consolidamento che sta interessando gli operatori del comparto,
alla ricerca di dimensioni crescenti per mantenere margini soddisfacenti. In particolare, l'operazione vede
Ascopiave acquisire nuovi asset nella distribuzione gas, rafforzando la propria posizione nel settore e
arrivando a 775mila utenti gestiti. Hera arriva invece a circa 3,3 milioni di clienti energy complessivi,
anticipando così il raggiungimento del target previsto nel Piano industriale al 2022. EstEnergy gestirà in
regione 300mila clienti, che sono la somma degli ex clienti del gruppo Hera e degli ex clienti Ascopiave che
sono confluiti nella società: «La sede è e rimarrà a Trieste», confermano fonti di Hera. Hera è una delle
maggiori multiutility italiane e la più forte nel Triveneto, con attività che vanno dall'ambiente (raccolta e
trattamento rifiuti) all'energia (distribuzione e vendita di energia elettrica e gas), al comparto idrico
(acquedotto, fognature e depurazione). Nel gruppo, che ha il quartier generale a Bologna lavorano quasi
9mila dipendenti, mentre il bacino di cittadini serviti è di 4,4 milioni di cittadini per circa 350 comuni.
Mentre il gruppo Ascopiave è attivo nel settore del gas naturale, principalmente nei segmenti della
distribuzione e vendita ai clienti finali. Detiene concessioni e affidamenti diretti per la gestione dell'attività
di distribuzione in oltre 228 comuni, fornendo il servizio a un bacino di utenza di 1,5 milioni di abitanti,
attraverso una rete di distribuzione che si estende per oltre 10mila chilometri. EstEnergy (confermata la
sede a Trieste) sarà un operatore per le attività commerciali nelle regioni Friuli-Venezia Giulia, Veneto e
Lombardia, con oltre un milione di clienti (di cui circa 795mila contratti gas e circa 265mila contratti
elettrici). Il capitale della nuova società è detenuto per il 52% dal gruppo bolognese e per il 48% di Pieve di
Soligo (Treviso).Cinque membri nel cda: Stefano Venier (amministratore delegato diHera); Cristian Fabbri
(Hera Comm), che assumerà anche il ruolo di Amministratore Delegato della nuova EstEnergy; Isabella
Malagoli (direttore generale di Hera Comm); Giovanni Zoppas (ceo di Thelios), che assumerà anche il ruolo
di presidente; infine Nicola Cecconato, presidente e ad di Ascopiave. Sul fronte distribuzione gas, Ascopiave
ha acquisito da Hera (sborsando 168 milioni di euro) un perimetro di concessioni ricomprendente circa
188mila utenti in Veneto e Friuli-Venezia Giulia. «Operazione fra le più importanti nel settore negli ultimi
anni», sottolinea in una nota Tomaso Tommasi di Vignano, presidente esecutivo di Hera. -

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Scontro sulle nomine nell'area comunicazione. Il Pd minaccia l'esposto (Piccolo)
Diego D'Amelio - L'Ufficio di presidenza del Consiglio regionale dà il via alle discusse nomine del
centrodestra riguardanti l'area comunicazione, ma la designazione di Fabio Carini alla direzione dell'agenzia
stampa di piazza Oberdan e di Pierluigi Molinaro nel ruolo di portavoce del presidente Piero Mauro Zanin
scatena una guerra politica che oscura la conferenza di fine anno del presidente del Consiglio e che
promette di trascinarsi a lungo. Mentre Zanin difende le scelte della coalizione, il Pd è pronto a rivolgersi
alla Corte dei conti per possibili danni erariali e solleva inoltre il caso del doppio incarico ricoperto da Zanin,
che svolge i suoi compiti istituzionali continuando a detenere la posizione di amministratore unico della Mtf
Srl, affidataria del servizio rifiuti nel Comune di Lignano. I nominatiL'Ufficio di presidenza vota fino al 31
dicembre 2020 i mandati del neoportavoce Molinaro e del nuovo direttore dell'Acon Carini, con parere
favorevole dei quattro membri del centrodestra e il voto contrario del Pd, che si astiene invece
sull'indicazione di Fanny Codarin a capo di gabinetto, incarico che l'ormai ex capo segreteria del
vicepresidente Riccardo Riccardi deterrà fino a fine legislatura. Per ciascuno dei tre si profila uno stipendio
da 90 mila euro lordi. A votare sono sei membri dell'Ufficio su sette. Il rappresentante dell'Unione slovena
Igor Gabrovec non si presenta alla riunione adducendo motivazioni personali, ma nel centrosinistra si
ritiene sia stato convinto da esponenti della giunta a rimanere a casa per evitare sorprese. Il
rappresentante di Progetto Fvg Emanuele Zanon aveva infatti mantenuto fino all'ultimo il mistero sulle
proprie scelte. Un modo per tenere alta la tensione dopo l'uscita dalla civica di Ferrucio Saro, vicino a
Zanon, che alla fine si allinea su Carini e Molinaro, astenendosi invece su Codarin. Profili discussiLe nomine
arrivano dopo un anno di polemiche, con ripetuti tentativi del centrodestra di arrivare al traguardo e
ripetuti rinvii. Il passaggio è imbarazzante, tanto che nei giorni scorsi il governatore Massimiliano Fedriga ha
mediato senza risultati per rinviare ancora. Fa discutere che la posizione di portavoce sia stata
appositamente creata per dare sistemazione a Molinaro, esponente di Forza Italia non riuscito eletto alle
regionali dopo aver condiviso la battaglia anti Uti proprio con Zanin. Non convince inoltre che l'interessato
si sia messo in aspettativa dal lavoro in banca, mantenendo un rapporto che gli uffici regionali ritengono in
potenziale contraddizione con l'assunzione nella pubblica amministrazione. I consiglieri della Lega votano,
ma subordinano la stipula del contratto a una verifica dell'amministrazione. Diverso è il caso Carini, già
vicecaporedattore dell'agenzia stampa della giunta, che tuttavia lega il suo nome a una serie di polemiche
pubbliche. L'ultima lo ha visto sospeso per due mesi dalla Federazione italiana di atletica leggera e
richiamato dall'Ordine dei giornalisti per aver detto di non voler invitare atleti di colore al Trieste Running
Festival. Carini non è considerato garanzia di equidistanza dalle opposizioni, dopo la sua assunzione in
quota An e la sua candidatura a sindaco con una civica d'area. Pd all'attaccoIl Pd sale sulle barricate. In una
conferenza convocata mezz'ora prima del tradizionale appuntamento di fine anno del presidente,
Francesco Russo e Cristiano Shaurli si dicono pronti a fare ricorso alla Corte dei conti davanti a possibili
irregolarità. «Su Molinaro - evidenzia Russo - gli uffici hanno espresso perplessità fino all'ultimo, perché il
rapporto di lavoro con la pubblica amministrazione deve essere esclusivo e l'aspettativa di Molinaro è
peraltro motivata non con questo incarico ma per il fatto di essere assessore a Forgaria. Su Carini notiamo
che non è laureato, requisito richiesto sempre a chi lo ha preceduto, perché l'incarico è dirigenziale e il
centrodestra ha dovuto cambiare le regole. Carini è condannato da un tribunale sportivo per un'accusa di
razzismo e richiamato dall'Ordine cui appartiene. Non è figura qualificata, opportuna e terza». Shaurli
chiarisce le intenzioni del Pd: «Speriamo sia l'ultima messe di nomine per accontentare gli amici degli amici.
Le decisioni prese su Carini e Molinaro sono a rischio di danno erariale. E anche il direttore dell'agenzia
della giunta Demetrio Damiani non risulta in possesso della laurea quinquennale. Faremo le verifiche del
caso, pronti a depositare esposti alla Corte dei conti. Anche su Zanin non ci tireremo indietro». Bomba sul
presidenteShaurli spiega che «il presidente Zanin detiene un doppio incarico e ci risulta che esistano pareri
legali della ditta per cui lavora come direttore, nei quali si valuta l'incompatibilità delle due posizioni. La
Regione deve chiedere immediatamente un parere legale. Se esiste incompatibilità, ne deriverebbero
ricadute palesi sulla Corte dei conti». Ma anche sugli atti firmati da Zanin come dirigente di Mtf in questo
anno e mezzo: le delibere sarebbero nulle e il presidente dovrebbe restituire il ricco emolumento da 80
mila euro all'anno, che si somma a quello percepito in piazza Oberdan...

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CRONACHE LOCALI

Ferriera, i lavoratori compatti: «Quattro richieste all'azienda» (Piccolo Trieste)
Piero Tallandini - Si compatta il fronte sindacale nella trattativa con il Gruppo Arvedi per il futuro della
Ferriera. Sebbene la Fiom mantenga una posizione più oltranzista a cominciare dalla contrarietà alla
chiusura dell'altoforno il 1º febbraio, l'assemblea con i lavoratori che si è svolta ieri ha consentito di trovare
una convergenza su quattro punti prioritari da presentare lunedì al tavolo del Mise a Roma al quale
siederanno l'azienda e i rappresentanti dei lavoratori: "blindare" i posti di lavoro, assicurare una
ricollocazione ai 50 dipendenti impegnati nella bonifica, garantire ammortizzatori sociali adeguati e,
qualora la situazione dovesse precipitare, un paracadute occupazionale. Poi altre due richieste: la presenza
di un esponente della Regione al tavolo delle trattative e un incontro con il prefetto.Sono le istanze emerse
dall'assemblea unitaria alla quale hanno partecipato ieri più di 200 lavoratori. Ancora non è stato possibile
trovare una sintesi totale per quanto riguarda i contenuti da inserire nell'accordo con Siderurgica Triestina.
Nessun mandato da votare, dunque, ma un pacchetto di richieste con le istanze ritenute inderogabili: dalla
garanzia che nessun posto di lavoro vada perso alla clausola di salvaguardia.La linea dell'azienda è ormai
tracciata: firmare entro l'inizio del 2020 l'Accordo di programma. I lavoratori hanno chiesto a Fiom, Fim,
Uilm, Failms, Usb e Ugl di proseguire la trattativa, ma pretendendo garanzie e, prima ancora, chiarezza. La
Fiom appare la più agguerrita: «Se la Regione non dovesse essere presente a Roma, noi non ci saremo», ha
preannunciato Marco Relli (Fiom-Cgil). «Lavoratori, azienda e istituzioni devono essere coinvolti
nell'approvazione dell'Accordo di programma - ha aggiunto -. Non ci possono essere tavoli separati. Va
rilevato che in questa fase ci sono ancora sensibilità diverse tra noi sindacati». «La tensione tra i lavoratori
era palpabile - ha osservato Umberto Salvaneschi (Fim) al termine dell'assemblea - anche perché c'è ancora
molta incertezza. È fondamentale fare chiarezza perché il futuro della Ferriera non riguarda solo le famiglie
dei lavoratori ma le prospettive economiche dell'intera città». Per Franco Palman (Uilm) «servono al più
presto garanzie sia sulle intenzioni dell'azienda che su salvaguardia occupazionale e ammortizzatori, perché
finora l'unica certezza è la volontà di chiudere l'area a caldo il 1º febbraio». «La situazione è ancora troppo
confusa - ha evidenziato anche Cristian Prella (Failms) -, sarebbe stato impossibile chiedere mandati e far
votare i lavoratori». Secondo Sasha Colautti (Usb) occorre pensare anche ai 70 lavoratori destinati al
trasferimento a San Giorgio di Nogaro: «Andrebbero invece mantenuti nel circuito di gestione degli esuberi
e ricollocati a Trieste». Infine, ieri l'assessore regionale Alessia Rosolen ha precisato che l'assenza al primo
tavolo sindacale è stata dovuta semplicemente al fatto di non essere stata invitata.

Serracchiani sulla Flex: «Serve più decisione dalla giunta Fedriga» (Piccolo Trieste)
«Siamo tutti dalla parte del lavoro e del mantenimento di una produzione d'alto livello nello stabilimento di
Trieste. Il Mise sta rispondendo a tono ai nostri appelli ma bisogna che dal territorio giungano stimoli più
decisi». È il commento della deputata Debora Serracchiani, che mercoledì a Roma ha partecipato al tavolo
convocato, su richiesta dei sindacati e alla presenza di una rappresentanza della Regione Friuli Venezia
Giulia, dal ministero dello Sviluppo economico sulla situazione della Flex, azienda che nello stabilimento di
Trieste produce componenti elettroniche avanzate. Per la parlamentare dem serve «un approccio più
propositivo nell'accompagnare i processi di innovazione, una maggiore consapevolezza delle potenzialità
d'intervento che sono in mano anche all'istituzione Regione, un'interlocuzione più serrata con le proprietà
e le compagini societarie, soprattutto avere una strategia». Ma non basta. «Mi auguro ancora - aggiunge
Serracchiani - che il presidente Massimiliano Fedriga sappia infondere questi caratteri alla sua
amministrazione nella gestione delle crisi industriali, per riuscire a governare tavoli difficili come quello
della Flex, e tra poco della Safilo».

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Il crac Coop Operaie: in aula le testimonianze sulle tensioni nel cda (Piccolo Trieste)
Sfilata di testimoni, ieri, per il processo sul crac delle Coop Operaie. Davanti al collegio del tribunale,
presieduto da Enzo Truncellito (a latere Francesco Antoni e Alessio Tassan), sono stati sentiti alcuni ex
membri del cda ed ex collaboratori, chiamati a riferire quanto di loro conoscenza sulla bancarotta.Gli
imputati sono l'allora direttore generale Pierpaolo Della Valle, difeso dagli avvocati Marco Bianca e
Maurizio Conti, e due componenti del collegio sindacale, Rodolfo Pobega (avvocato Antonio Regazzo) e
Tiziana Seriau (avvocato Federica Fantuzzi).In aula anche il pm Federico Frezza, il magistrato che aveva
diretto con il collega Matteo Tripani le indagini sulla voragine finanziaria del colosso cooperativo. Per voce
degli ex collaboratori e degli ex membri del cda, ieri in udienza sono state ripercorse le scelte commerciali,
le criticità gestionali, le fratture nel consiglio di amministrazione, i piani di riduzione del personale e dei
punti vendita. Ma anche gli scontri con i sindacati e i progetti di acquisizione. Le indagini dei pm Frezza e
Tripani avevano scoperto perdite pari a 2,9 milioni nel 2007, 6,6 milioni nel 2009, 5,5 milioni nel 2010, 6,6
milioni nel 2011, 8,6 milioni nel 2012, 9,6 milioni nel 2013. A ciò si erano aggiunte le diminuzioni del
prestito sociale e dei rimborsi ai soci. Presente in udienza anche lo studio legale Alunni Barbarossa che
segue le parti civili, vale a dire gli ex soci che avevano perso parte dei loro risparmi. L'udienza è rinviata al
pomeriggio del 13 febbraio con un'altra tornata di testimoni. G.S.

Volantinaggio ieri all'alba per chiedere maggiori diritti (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Elena PlacitelliIl lavoro di nuovo al centro dell'agenda politica di sinistra. E a Monfalcone non può che
essere il cantiere navale il luogo deputato al rilancio di quello che rappresenta storicamente la leva cruciale
su cui "smuovere" le masse. Si è svolta così, all'alba di ieri mattina, la prima di una serie di azioni di
volantinaggio organizzata da La Sinistra per Monfalcone insieme ai sindacalisti dell'Usb. A presentarsi
davanti ai cancelli la consigliera comunale Cristiana Morsolin (La Sinistra), impegnata, volantino in mano, a
tentare di aprire un dialogo con gli operai che, parcheggiata la bici, a quell'ora si accingono a oltrepassare i
tornelli. «Buona la risposta che abbiamo ottenuto» commenta Morsolin, evidenziando la «prima
contraddizione su cui fare chiarezza» legata allo «scandalo del subappalto generalizzato, cui dobbiamo far
fronte chiedendo diritti per tutti, contratti chiari e più controlli affinché i diritti di ogni lavoratore vengano
rispettato». La seconda critica prende di mira invece la logica dei recruiting day promossi
dall'amministrazione comunale, considerati da La Sinistra una sorta di «eventi-spettacolo che non risolvono
la crisi del lavoro. Prova ne sono le condizioni in cui versano diversi ex Eaton che non hanno nessuna
rassicurazione, nemmeno adesso che la Naspi va esaurendosi. Li chiamano per colloqui di lavoro che
offrono contratti della durata anche di una sola settimana», ancora Morsolin. «Non vogliamo che queste
persone vengano lasciate sole: la nostra città dev'essere consapevole di essere la patria di belle navi, ma
soprattutto di grandi lavoratrici e lavoratori».

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Dalle tasse invariate alle grandi opere, ecco tutti i numeri del bilancio comunale (Mv Udine)
Cristian Rigo - Il consiglio comunale ha approvato, con i soli voti della maggioranza, il bilancio di previsione
2020 che pareggia a 227 milioni e prevede un piano di investimenti record, che supera di poco i 50
milioni.Soltanto le opere già inserite nel piano triennale delle raggiungono i 24 milioni di euro senza contare
il mega progetto per la riqualificazione del Peep Est per il quale sono pronti 30 milioni, 18 garantiti dallo
Stato e 12 dai privati. E nel Documento unico di programmazione sono inseriti altri 10 milioni di euro di
lavori pubblici.Per l'opposizione si tratta però di «un libro dei sogni» come ha rimarcato Cinzia Del Torre del
Pd, mentre per il capogruppo di Prima Udine, Enrico Bertossi non si «nota alcuna discontinuità con i 15 anni
di amministrazione di centrosinistra». Anzi il consigliere, «fatta eccezione per i passi avanti sul fronte della
dotazione dei vigili che sono fortunatamente ritornati sotto il controllo del Comune», ha fatto un lungo
elenco di errori a cominciare dal porta a porta per proseguire con il doposcuola, lo spostamento del tempio
crematorio e la decisione di realizzare la centralina in largo delle Grazie.Tutte critiche che il centrodestra ha
rispedito al mittente. Per l'assessore al Bilancio Francesca Laudicina «l'amministrazione agisce per lasciare
un segno concreto e una città diversa perché questo è quello che ci hanno chiesto i cittadini udinesi quando
ci hanno eletto. Abbiamo reso più efficiente la spesa senza tagliare i servizi». Il vicesindaco Loris Michelini
ha ricordato i tanti interventi già portati a termine sul fronte della sicurezza con la sistemazione di strade e
marciapiedi trascurati da anni. Per quanto riguarda le opere quelle previste nel Dup per il 2020 sono: la
riqualificazione del parco del Cormôr (700 mila euro), la nuova viabilità di viale Venezia (1 milione), la
rotatoria tra via Molin Nuovo e via Fusine (400 mila), la stazione ecologica nella zona Est (530 mila), la
demolizione dell'ex caserma Piave (780 mila), la realizzazione della centralina idroelettrica in onore di
Malignani in largo delle Grazie (250 mila), la ristrutturazione della scuola Fermi (3,6 milioni), l'arredo di via
Mercatovecchio (250 mila). Tra le opere già inserite nel piano ci sono il primo lotto della nuova procura (4,1
milioni) il restauro delle palazzine di ingresso dell'ex macello (1,8), la ristrutturazione della scuola Pascoli
(2,9), la realizzazione di nuovi percorsi ciclabili (1,3), il secondo lotto di via Mercatovecchio (400 mila euro),
l'ampliamento del mercato ortofrutticolo con la realizzazione di nuove piattaforme logistiche (4,8). Tra gli
interventi che partiranno a breve c'è pure il restauro di Casa Cavazzini (1,2) che il Comune vuole far entrare
nell'élite dei musei nazionali e internazionali con l'obiettivo di ospitare grandi mostre per rilanciare il
turismo e fare in modo che la cultura diventi un veicolo di promozione del territorio contribuendo anche a
rilanciare l'economia.La consigliera del Pd, Eleonora Meloni ha invece criticato «la decisione di trasferire il
nuovo distretto sanitario da via San Valentino nell'area dell'azienda sanitaria di via Pozzuolo dove saranno
garantiti anche i servizi degli uffici di via Chiusaforte. Almeno adesso, dopo un anno e mezzo - ha precisato -
sappiamo che il progetto di realizzare la cittadella nell'ex caserma Piave non si farà più».

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Il messaggio del vescovo per Natale: «Disoccupazione, si deve collaborare» (M. Veneto Udine)
Christian Seu - Il pensiero alle lavoratrici e ai lavoratori della Safilo, che trascorreranno le festività con il
timore di un piano industriale che prevede la chiusura dello stabilimento di Martignacco. Ma anche
l'esortazione a prestare attenzione agli stati di povertà conclamati, a imparare ad ascoltare e percepire il
disagio del conoscente, del vicino di casa. Muove da qui la riflessione natalizia dell'arcivescovo Andrea
Bruno Mazzocato, che nel suo messaggio pastorale per il Natale 2019, partendo dall'esaltazione del
presepe come archetipo dell'evangelizzazione più semplice, diretta, comprensibile. L'anno che va
esaurendosi si è chiuso con due laceranti episodi di cronaca che hanno toccato il presule: la vicenda di
Daniele Burelli, il sedicenne morto in un incidente stradale dopo aver sottratto l'auto della madre, e il
suicidio di Francesco Mazzega, che ha scelto di farla finita due anni e mezzo dopo aver tolto la vita alla
fidanzata Nadia Orlando. Due ferite che hanno lasciato il segno nelle rispettive comunità e colpito anche il
presule, che alle due famiglie ha inoltrato un messaggio.Eccellenza, il primo pensiero del suo messaggio di
Natale è per «chi è meno fortunato». Situazioni di disagio perduranti, ma anche nuove: viene da pensare
allo sconforto dei dipendenti della Safilo.«Condivido una seria preoccupazione per la situazione
occupazionale. Dobbiamo tenere alta l'attenzione perché su questo territorio non avvertiamo grosse
lamentele, turbative: sì, alla Safilo hanno fatto un po' di sciopero, ma senza tumulti. Questo penso sia
legato alla grande dignità del popolo friulano: è una qualità, ma che rischia di far sentire meno a chi di
dovere la serietà delle situazioni. Quello della Safilo è un esempio abbastanza clamoroso, ma ci sono segnali
da situazioni più piccole, che inevitabilmente non hanno gli onori delle cronache, ma che stanno costando
parecchi posti di lavoro».Come se ne esce?«La situazione va affrontata naturalmente pensando alle
persone che stanno vivendo il rischio della perdita del posto di lavoro. L'invito è quello di accentuare la
solidarietà porta a porta e cioé avere l'occhio attento al vicino di casa, all'amico, alla persona che conosci,
che incontri in chiesa o in piazza e che magari sta vivendo un momento di criticità».È evidente che la
politica debba poi adoperarsi per fornire risposte.«Certo. C'è bisogno di una visione strategica che spetta a
chi ha il compito di amministrare il bene comune in tante forme, in tanti modi: non penso solo alla politica,
ma anche alle associazioni di categoria, ai sindacati, alla Camera di Commercio. Serve insomma qualche
passo di sinergia in più, almeno nella nostra regione: chiaro che rispetto agli scenari internazionali non
possiamo fare molto». A proposito di politica: l'incontro con gli amministratori non si svolge da due anni.
C'è un motivo?«Tutte le iniziative hanno il loro tempo: per il momento ho lasciato un po' andare. Domani
(oggi per chi legge, ndr) avrò un incontro invece con il sindaco, la giunta, i consiglieri e tutti i dipendenti del
Comune di Udine. Mi pare un momento di sinergia significativa tra città, vescovo e amministrazione
comunale».

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Cividale difende il suo ospedale: «Non voteremo questa riforma» (M. Veneto Udine)
Lucia Aviani - Un no fermo, irremovibile. L'inserimento nel piano attuativo locale, nella scheda relativa
all'ospedale di Cividale, degli obiettivi "progetto innovativo di assistenza geriatrica" e "sviluppo dell'attività
radiologica tramite l'ingresso di un privato accreditato" non sono bastati ad ammorbidire la posizione
dell'amministrazione civica, che pretende il mantenimento della medicina.Mai così duro e risoluto il sindaco
Stefano Balloch: «Non voterò - ha detto nella riunione indetta ieri, a Udine, per la presentazione dei
contenuti del Pal - questo documento. Non fosse stato per la levata di scudi avvenuta nel nostro consiglio
comunale, non avrebbe neppure seguito le indicazioni dell'assemblea Fvg. Il piano viaggia secondo logiche
proprie e autoreferenziali, come un rullo compressore, facendosi beffa di quanto emerso dai confronti sul
territorio. La parte politica era evidentemente più occupata a tutelare il funzionamento del palazzo che
degli ospedali. E forse questa "politica", adesso che sono giunto a fine mandato, spera di togliersi di mezzo
una voce che ha sempre cercato di fare l'interesse dei propri cittadini, confidando che quella del successore
sia più amica. Nemmeno a Natale mi sento di far parte di questo coro. Rivendico la necessità della
medicina, del pronto soccorso e del miglioramento dei servizi ospedalieri nel nome del diritto alla salute dei
miei concittadini e di quelli di tutto il bacino territoriale che fa riferimento all'ospedale locale».«Per
Palmanova - ha proseguito Balloch - si prospetta il potenziamento della day surgery multidisciplinare anche
in accordo con le funzioni presenti nell'ospedale hub: perché per Cividale non era possibile indicare il
collegamento con Udine? Per il nostro nosocomio gli investimenti sono inesistenti. A titolo di raffronto: 7
milioni a Latisana, uno e mezzo a Palmanova, 250 mila euro a Cividale».Altrettanto netta la posizione
dell'assessore alla salute Catia Brinis, che ribadisce l'imperativa esigenza della prosecuzione delle funzioni in
essere nel presidio. Con Cividale hanno votato contro il Pal i (non molti) Comuni del territorio presenti:
Remanzacco, San Pietro al Natisone, Pulfero, Drenchia e Savogna; si è astenuto, invece, quello di
Grimacco.Il Pal ha comunque raccolto 26 pareri favorevoli da sindaci di altri Comuni.Pesante il giudizio che
piove sulla riforma sanitaria della consigliera Fvg Maria Grazia Santoro: «Ha tradito - accusa - le promesse
fatte, dunque i cittadini. L'amministrazione regionale non ha avuto il coraggio di comunicare all'aula che
certe decisioni erano già state prese: alla popolazione di Cividale, anzi, l'assessore Riccardi aveva assicurato
che la medicina sarebbe rimasta. È ora di togliere la maschera e di dire la verità», conclude, ricordando la
frettolosità dei passaggi in commissione prima del voto della legge di riforma.

Isis senza spazio, il sindacato: «Investiamo a lungo termine» (M. Veneto Pordenone)
Chiara Benotti - Un confronto a più voci per l'Isis Carniello a Brugnera: il problema da risolvere è noto,
servono spazi per l'istituto. La Flc Cgil incalza la Regione.«Va aperto al più presto un confronto tra il
Carniello, la Regione, l'Uti Noncello, l'istituto comprensivo e il Comune - afferma il sindacalista Mario
Bellomo, evidenzianzo l'urgenza di intervenire - . Nel 2020 dovrebbero partire due cantieri per la messa in
sicurezza delle aule nella primaria Sauro e nella media Canova, che deve essere ricostruita: dove saranno
sistemati gli studenti di tre classi del Carniello, ospitati da tre mesi nella Sauro?». Al Carniello servono
risorse per costruire il terzo lotto: gli studenti sono detinati da aumentare da settembre del prossimo anno.
«Le giornate di scuola aperta per orientare alle iscrizioni, al Carniello hanno contato 180 famiglie nel primo
fine settimana e altri 85 nel secondo - Bellomo evidenzia i dati sull'affluenza - . La previsione è di un
aumento del 20 percento di iscritti rispetto al 2019. La scuola è un "gioiello" territoriale che forma tecnici
per le aziende mobiliere e del settore grafico friulane e venete». In caso di 140 matricole l'Isis potrebbe
chiedere l'autonomia, staccando la gestione dall'Isis Marchesini e dall'Ipsia Della Valentina di Sacile. «Il
Carniello ha diritto all'autonomia nel 2021, a fronte di oltre 500 iscritti - Bellomo ne è convinto - . In questo
caso serviranno anche gli spazi per la nuova segreteria amministrativa». La soluzione provvisoria per
quest'anno scolastico è consistita nel trasformare in sei aule gli spazi liberi dell'ex casa della musica e un'ala
della primaria Sauro. «Gli enti subentrati all'ex Provincia di Pordenone devono trovare soluzioni sostenibili
a lungo termine per i prossimi anni scolastici - sottolinea Bellomo - . Sono necessari investimenti: l'Uti
Noncello dovrà programmare interventi di ampio respiro. L'Isis di Brugnera è il polo di riferimento per
l'arredo, il design e la grafica delle industrie locali. Non tagliamo il futuro occupazionale e produttivo a un
territorio che nella scuola ha un volano per superare la crisi».La costruzione del terzo lotto dell'Isis era
prevista nel progetto originario di 45 anni fa. «È una grande scuola che dà risposte importanti alle aziende -
rileva Tommaso Boer, ex sindaco di Brugnera e presidente provinciale dell'Anioc - . C'è bisogno urgente di
aule e laboratori aggiuntivi, la Regione deve investire».

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Alla Roncadin eletto i primi sindacalisti: un trionfo della Cisl (M. Veneto Pordenone)
Svolta alla Roncadin di Meduno, colosso mondiale delle pizze surgelate con circa 700 dipendenti: i
lavoratori possono contare sulle rappresentanze sindacali interne elette.Si è passati dall'avere in
stabilimento le Rsa, che venivano scelte dal sindacato, alle Rsu, ossia persone votate dagli addetti. Per
l'esito delle elezioni brinda la Cisl, la quale ha ottenuto il maggior numero di Rsu: quattro, di cui un
impiegato e tre operai. Si tratta di Roberto De Biasio, Daniela Daneluzzi, Nigla Tommasone e Nadja Zambon.
Tre Rsu, invece, per la Cgil, tutte tra gli operai: Silvio John Fabbro, Cati Piasentin e Lia Di Daniel. Due
rappresentanti, infine, per la Uil, uno tra gli operai e un altro tra gli impiegati: Patrizia Corrado e Paola
Baertin.«Un risultato importante - ha commentato il sindacalista di Cisl, Andrea Menegoz -. Il nostro
impegno si concentrerà sulla stabilizzazione dei livelli occupazionali, sulla salvaguardia della salute e della
sicurezza e sulla puntuale informazione dei lavoratori rispetto agli incontri che effettueremo assieme ai
vertici aziendali. Avremo un occhio di riguardo per uno stabilimento che è in crescita, che sta conseguendo
importanti risultati e che opera in un'area montana fragile. Il ruolo della Roncadin è fondamentale in una
zona che è costretta a fare i conti con diverse problematiche, tra cui lo spopolamento». «Uno dei nostri
obiettivi è quello di rafforzare i risultati contrattuali - ha aggiunto - . Accompagneremo la crescita di questa
realtà e rappresenteremo nella maniera più puntuale e adeguata le esigenze dei lavoratori».Roncadin è
l'azienda simbolo della Pedemontana ed è pure la più giovane d'Europa. I progetti di crescita sono
ambiziosi: si vuole rendere, per esempio, la fabbrica visitabile ai turisti entro il prossimo anno. S'intende
anche creare localmente una filiera di prodotti a chilometro zero. Entro un quinquennio si punta a
raggiungere circa 200 milioni di euro di fatturato, producendo un milione di pizze al giorno. G.S.

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