RASSEGNA STAMPA CGIL FVG - martedì 22 ottobre 2019

Pagina creata da Marco La Rosa
 
CONTINUA A LEGGERE
RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – martedì 22 ottobre 2019

(Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono
scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti)

ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2)
Svelato il piano Arvedi: «L'area a caldo chiusa entro la fine dell'anno» (Piccolo)
Un minore su 6 è in povertà relativa e solo il 22,2% accede all'asilo nido (M. Veneto)
La giunta porta in Aula lo "sblocca-assunzioni" (M. Veneto)
Manovra autunnale da oltre 40 milioni. Metà fondi alla sanità (M. Veneto)
Pittoni critica il decreto scuola: «Sono troppe le dimenticanze» (M. Veneto)
Il sindacato degli anestesisti: «Sistema Sores insostenibile» (Piccolo)
CRONACHE LOCALI (pag. 8)
L'Anticorruzione mette "sotto indagine" la cittadella dello sport (M. Veneto Udine)
Oltre 70 aziende pronte a offrire quasi 500 proposte a chi farà il colloquio (M. Veneto Udine)
Dopo l'addio alle Uti 4 Comuni aggregano il servizio di polizia locale (M. Veneto Udine)
Indennità e meno personale. «Così ospedale in declino» (M. Veneto Udine)
Alberto Rossi: ecco perché sarebbe sbagliato abbattere i vecchi padiglioni "A" e "B" (Mv Pordenone)
Commercio in ripresa all'ingresso in città. Aprono tre attività dopo una lunga moria (Piccolo Go-Monf)
Tolti i sigilli, la cava ha ripreso l'attività (Piccolo Gorizia-Monfalcone)

                                                          1
ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA

Svelato il piano Arvedi: «L'area a caldo chiusa entro la fine dell'anno» (Piccolo)
Diego D'Amelio - Un piano industriale da 230 milioni e la richiesta pressante per ottenere l'aiuto finanziario
della mano pubblica. Siderurgica Triestina ha scoperto le carte al tavolo del ministero dello Sviluppo
economico convocato per la seconda volta per discutere della Ferriera di Servola. L'azienda ha posto di
fatto le sue condizioni per chiudere cokeria e altoforno: un risultato che, dopo la trattativa avviata dalla
Regione, Giovanni Arvedi auspica di raggiungere addirittura entro il 31 dicembre, impegnandosi da una
parte a salvaguardare interamente i livelli occupazionali e annunciando dall'altra di non avere intenzione di
cedere la proprietà dei terreni dell'area a caldo, ma di voler anzi partecipare in prima persona alla
riconversione in chiave logistica. Toccherà ora al Mise esprimersi sulla sostenibilità della proposta e avviare
assieme a Regione e Autorità portuale la trattativa per la riscrittura dell'Accordo di programma, mentre si
profila una fase di necessario ricorso alla cassa integrazione in attesa che i vari tasselli del piano si vadano a
realizzare, con tempi che si stimano di almeno un anno e mezzo dall'inizio delle operazioni. All'incontro
presieduto dal ministro Stefano Patuanelli, il ceo di Siderurgica Mario Caldonazzo ha espresso l'auspicio di
una chiusura più rapida possibile per non dover continuare a investire sulla sicurezza dei lavoratori e sulla
riduzione dell'impatto ambientale di un impianto destinato alla dismissione.
Il primo punto del piano è allora quello relativo a smantellamento e bonifica, che il gruppo Arvedi ha
confermato di voler gestire in proprio, con investimenti pari a 30 milioni di euro: gli stessi che servirebbero
altrimenti a realizzare le coperture dei parchi minerari e andare avanti a produrre secondo l'attuale
Accordo di programma. Perché va detto che, se le parti non troveranno un'intesa, lo stabilimento
continuerà a produrre come oggi. Secondo Siderurgica le opere di smantellamento permetteranno di
impiegare 50 dei 365 lavoratori oggi a servizio dell'area a caldo (cifra ufficializzata ieri definitivamente
dall'azienda). Le altre ricollocazioni prevedono il passaggio di 182 persone all'area a freddo, 57
pensionamenti grazie a quota 100 e 76 trasferimenti di lavoratori a tempo determinato in un nuovo
impianto di carpenteria metallica prossimo a installarsi a Trieste.
Il secondo punto trattato è quello della riconversione logistica. E qui Arvedi ha posto probabilmente il
paletto più ingombrante di tutti: nonostante la due diligence avviata dall'Autorità portuale per stimare il
valore dei terreni dell'area a caldo, Caldonazzo ha chiarito infatti che la società non intende cedere
alcunché ma vuole anzi valutare partnership nel settore. Un vero e proprio veto all'idea iniziale di far
subentrare l'Autorithy nella proprietà e assegnarle il compito di gestire la bonifica assieme agli investitori
esteri interessati alla realizzazione di un terminal ferroviario a servizio della limitrofa Piattaforma logistica.
Dovranno essere gli attori pubblici a esprimersi sulla sostenibilità di un nuovo Accordo di programma
stipulato a queste condizioni. Da quanto trapela, Arvedi valuterebbe l'ingresso in una società con altri
investitori, portando in dote i terreni dell'area a caldo, ma la soluzione pare non convincere l'Autorità
portuale. Il piano prevede inoltre il mantenimento del controllo della banchina, che Siderurgica utilizza per
lo scarico di materie prime e che potrebbe essere rinnovata con l'acquisto di una nuova gru e utilizzata per
sbarcare la ghisa acquistata all'estero e i coils di metallo che verranno lavorati dal laminatoio. I livelli
occupazionali della banchina rimarranno quelli attuali (39 lavoratori) così come nel caso della centrale
elettrica (41 unità) che continuerà a funzionare esclusivamente a metano e non più grazie all'impiego dei
gas prodotti dal ciclo siderurgico: i costi per la sostituzione della turbina e ulteriori interventi migliorativi
sono stimati in 50 milioni.
Gli investimenti più cospicui sono quelli riguardanti il potenziamento del laminatoio a freddo, che
permetterà di accogliere 182 unità in forza all'area a caldo, che si sommeranno alle 156 già inserite in
questa parte del ciclo produttivo. Il piano stabilisce l'installazione di una linea di zincatura e verniciatura
(100 milioni), ma c'è pure l'ipotesi di una nuova linea di ricottura continua (50 milioni e l'assorbimento delle
50 unità inizialmente impegnate nella bonifica). L'ampliamento delle attività non richiederà più superficie,
perché i nuovi impianti si dovrebbero sviluppare in verticale. Per sostenere i 230 milioni di impegno
economico, Arvedi ha chiesto l'aiuto di Mise, Invitalia, Regione e Commissione europea. Negli incontri
precedenti l'imprenditore si è sempre limitato a chiedere la stipula di mutui a tasso agevolato e non è
chiaro quale possa essere la quota di finanziamenti a fondo perduto. Certo è che l'accesso ai fondi pubblici
viene ritenuto indispensabile: «In considerazione della esplicita richiesta di chiusura dell'area a caldo -
recita il piano -, sussiste una indifferibile necessità di incentivare il piano industriale attraverso aiuti

                                                        2
pubblici, in quanto il Gruppo non può assicurare il sufficiente livello di redditività necessaria a sostenere gli
investimenti, mantenere la presenza produttiva nell'area e garantire un importante livello occupazionale.
Le riallocazioni sono condizionate allo stanziamento degli incentivi pubblici previsti dal presente piano». Un
nodo che dovrà essere sciolto quanto prima per procedere sulla riconversione voluta da Mise e Regione.
Il Mise: ora un cronoprogramma serrato. La Regione pronta a fare la sua parte
trieste. La prudenza del ministro Stefano Patuanelli e il cauto ottimismo della Regione, mentre Siderurgica
Triestina e Autorità portuale preferiscono non commentare in attesa che le istituzioni si esprimano
compiutamente sul piano industriale presentato ieri a Roma. Patuanelli evita di rilasciare dichiarazioni e si
affida a un freddo comunicato del ministero in cui si spiega che «il piano industriale sarà incentrato sulla
riconversione dell'area a caldo e sulla decarbonizzazione del sito produttivo»...
Operai sul piede di guerra
«Esclusi dal tavolo romano. Lotteremo come nel '94»
Lilli Goriup«Belli gli annunci, ma vogliamo fatti concreti». È la reazione dei sindacati dopo che, ieri sera,
sono emersi i primi dettagli del nuovo piano industriale, incentrato su riconversione dell'area a caldo e
decarbonizzazione del sito produttivo. Il piano era ancora ignoto al pubblico - parti sociali comprese - fino al
pomeriggio di ieri, quando si era tenuta la conferenza stampa dei rappresentanti dei lavoratori di fronte
all'ingresso della fabbrica. In quell'occasione operai e sindacati si sono detti pronti a scendere sul piede di
guerra e hanno ribadito l'invito, «caldamente» rivolto alle istituzioni, a presentarsi all'assemblea pubblica
che si terrà venerdì nello stabilimento. Hanno espresso rabbia per non essere stati coinvolti al tavolo
romano e per non essere stati per lo meno informati in via prioritaria su quanto andava man mano
accadendo ieri al ministero dello Sviluppo economico. Il delegato della Fiom Cgil Thomas Trost, contattato
in tarda serata, ha commentato così le prime indiscrezioni: «È facile fare gli annunci ma poi vanno
concretizzati. Gli investimenti e la riconversione sono processi che richiedono tempo. Il potenziamento del
laminatoio, ad esempio, in questo momento nemmeno è all'orizzonte. È un impianto "on off". Lavora se ci
sono gli ordini, altrimenti si spegne». «Si verificherà ciò che più temiamo - ha aggiunto Trost - ovvero un
periodo di buco, che sarà presumibilmente riempito dalla cassa integrazione. E i cassintegrati non avranno
un percorso facile per il rientro. Vorremmo la possibilità di riorganizzare il personale, in caso di fermata di
un impianto: cosa che al momento non sembra fattibile. Anche l'area a freddo sta passando un periodo di
flessione negativa e i turni stanno saltando. Non vorrei che questi annunci fossero l'equivalente del ponte
sullo stretto di Messina». Il sindacalista ha poi ripetuto che i vertici istituzionali - tra cui il governatore
Massimiliano Fedriga, gli assessori regionali Alessia Rosolen (Lavoro) e Fabio Scoccimarro (Ambiente), il
sindaco di Trieste Roberto Dipiazza e il presidente dell'Autorità portuale Zeno D'Agostino - sono appunto
«caldamente attesi all'assemblea pubblica di venerdì (25 ottobre, alle 17.30 al circolo della Ferriera, ndr).
Se non dovessero presentarsi, prenderemo atto del segnale di disinteresse e agiremo di conseguenza». La
presenza di Rosolen è già prevista...

                                                       3
Un minore su 6 è in povertà relativa e solo il 22,2% accede all'asilo nido (M. Veneto)
Sara Palluello - In Friuli Venezia Giulia il 17,4% dei minori vive in condizioni di povertà relativa. Un dato al di
sotto della media nazionale (22%), ma che riguarda comunque più di un minore su sei. È solo una delle cifre
comunicate da Save the Children in occasione della presentazione del rapporto annuale sullo stato
dell'infanzia del nostro Paese. Il bilancio è stato presentato ieri a Udine (in contemporanea con altre dieci
città italiane) dall'organizzazione internazionale che da 100 anni lotta per salvare i bambini e garantire loro
un futuro, alla presenza di Julia Di Campo, referente Nordest Save the Children Italia, Annamaria Cosatti,
capo unità prima infanzia di Save the Children, Giancarlo Cavinato, presidente Movimento cooperazione
educativa e dell'assessore comunale Alessandro Ciani.
La povertà minorile resta un'emergenza in Italia e nella nostra regione. A dirlo il "X Atlante dell'infanzia a
rischio": una pubblicazione di Save the Children a cura di Giulio Cederna dal titolo evocativo "Il tempo dei
bambini". Si tratta di un dettagliato bilancio della condizione di bambini e adolescenti negli ultimi dieci anni
presentato in concomitanza della nuova edizione della campagna "Illuminiamo il futuro" per il contrasto
alla povertà educativa.
Cosa è successo nell'ultimo decennio? Quali sono stati i cambiamenti e quali le risposte allo scenario in
evoluzione? Senza dubbio è stato un periodo critico, segnato da due gravi crisi economiche che hanno
compromesso le aspettative di crescita dei bambini producendo uno squilibrio senza precedenti. Basti
pensare che a livello nazionale il numero dei minori che vivono in povertà assoluta è più che triplicato, dal
3,7% al 12,5%. Significa 1,2 milioni di bambini. Qual è la situazione in Fvg? In regione si fanno sempre meno
figli. La percentuale dei nuovi nati è scesa del 25,4%, anche se oggi è presente un significativo numero di
bambini e adolescenti con cittadinanza non italiana: l'11,7% in regione. Mentre l'Italia continua a non avere
un piano nazionale per l'infanzia e a investire risorse insufficienti in spesa sociale il Fvg ha incrementato di
117 euro la spesa pro capite a favore dell'area famiglia-minori, arrivando a 275 euro, e registra il 22,2%
degli accessi ai servizi per la prima infanzia (un progresso rispetto al 14,9% del 2008). Anche la scuola risulta
colpita, sebbene il Fvg registri un dato al di sotto della media nazionale per quanto riguarda la dispersione
scolastica: 8,9% contro il 14,5%. Gli istituti però restano luoghi non sicuri dal punto di vista sismico e
idrogeologico: il 41% degli edifici regionali è priva del certificato di agibilità (53,9% la media nazionale).
Anche la povertà educativa è in continua crescita: 1 minore su 3 (32,2%) non apre un libro durante l'anno, 7
su 10 non svolge attività culturali (58,8%) e anche lo sport resta un privilegio di pochi con il 6,8% che non
pratica attività. Leggono sempre meno, fanno poca attività fisica e non sono sottoposti a stimoli culturali
ma sono iperconnessi. Il numero dei ragazzi che usa ogni giorno internet cresce in maniera esponenziale:
nel 2008 era solo il 12,9% ora è il 54,3%. Ma l'impoverimento materiale ed educativo si accompagna anche
a quello "ambientale": i nostri giovani crescono in un Paese con sempre meno verde e più di 1 su 4 (44,3%)
va a scuola in auto.
Dal 2014 Save the Children ha attivato in tutta Italia 24 "Punti Luce": spazi ad alta densità educativa, che
sorgono nei quartieri più svantaggiati per offrire opportunità formative ed educative gratuite ai giovani (6-
17 anni). In Fvg è in fase di avvio un Punto Luce a Udine, tra San Domenico e il Villaggio del Sole, grazie al
lavoro tra Mauro Cecotti, dirigente scolastico della Tiepolo di Udine, Elena Debetto, presidente Comitato
Uisp Fvg e Mery Pagliarini, presidente Associazione Get up.

                                                        4
La giunta porta in Aula lo "sblocca-assunzioni" (M. Veneto)
Mattia Pertoldi - Via libera con una maggioranza trasversale - e la sola astensione del M5s - al disegno di
legge che approda oggi in Aula portando la firma dell'assessore Pierpaolo Roberti e che concretizza un altro
step dell'accordo firmato a febbraio con lo Stato - il cosiddetto Tria-Fedriga dal nome dell'ex ministro delle
Finanze all'epoca del Governo gialloverde - e che si muove al di là dell'aspetto, certamente importante,
puramente economico, perché investe in pieno, potenzialmente, la vita dei Comuni.«In questo disegno di
legge, oltre al richiamo della perimetrazione del sistema integrato (Regione, enti locali situati sul suo
territorio, rispettivi enti strumentali e organismi interni) - ha spiegato l'assessore - si contempla il ruolo
della Regione in forza della propria potestà legislativa esclusiva in materia. Questo si traduce nel compito
della Regione, per conseguire gli obiettivi di finanza pubblica, di definire con legge di Stabilità il concorso
finanziario e gli obblighi a carico degli enti locali adottando misure di razionalizzazione e contenimento
della spesa idonee ad assicurare il rispetto delle dinamiche della spesa aggregata delle amministrazioni
pubbliche».Al di là della terminologia tecnica e burocratica, in ogni caso, l'accordo si traduce nel fatto che
non saranno più i singoli Comuni a doversi confrontare con Roma sui vincoli di bilancio, bensì l'intero
universo chiamato Friuli Venezia Giulia. Questo significa, in altre parole, che spetterà alla Regione, dal
prossimo anno, il ruolo, e la posizione, di garante del sistema integrato e quindi offre totale libertà d'azione
alla giunta nei confronti dei propri enti locali.Ogni anno, quindi, sarà compito della Regione assicurare allo
Stato il rispetto dei vincoli di legge imposti dai meccanismi di risanamento della finanza pubblica e il tutto si
tradurrà in una almeno possibile maggiore garanzia di spesa e di assunzione di personale per i Comuni.
Oppure, quantomeno, per quelli in maggiore difficoltà. Attualmente, infatti, il problema non è tanto legato
agli spazi assunzionali che la Regione è autorizzata a cedere agli enti locali, ma soprattutto al mantenimento
dei tetti di spesa, calcolati sul triennio precedente, che ogni Comune, singolarmente, deve rispettare.In
futuro, invece, la Regione avrà la libertà di cedere non soltanto gli spazi, ma pure di gestire i singoli tetti di
spesa. Sarà quindi possibile, per la Regione, se lo riterrà opportuno, cedere, facendosi carico direttamente
della rispettiva quota-parte, una porzione di autorizzazione di spesa per un Municipio che dovesse averne
bisogno per assumere nuovo personale. Regione che, in questo senso, sarà chiamata a definire con legge di
Stabilità il concorso finanziario e gli obblighi a carico degli enti locali potendo così modulare a seconda delle
esigenze il rapporto dare-avere dei Comuni e aiutando concretamente i Municipi a tentare di risolvere il
problema, annoso, legato alla mancanza di dipendenti con una particolare attenzione alle località più
piccole.

Manovra autunnale da oltre 40 milioni. Metà fondi alla sanità (M. Veneto)
Tra oggi e domani il Consiglio regionale sarà chiamato a vistare l'assestamento autunnale voluto dalla
giunta prima della manovra di Bilancio vera e propria.Il pacchetto complessivo di interventi vale oltre 40
milioni di euro di cui più o meno la metà - 20 milioni e 500 mila - saranno destinati a coprire il "buco" nei
conti della sanità prodotto a metà anno dai costi sostenuti per farmaci, apparecchiature mediche, case di
riposo e spese per il personale, mentre un'altra fetta corposa di finanziamenti - 8 milioni - andranno a
favore della Cantina di Rauscedo. Tra le novità introdotto nel corso di approvazione della norma, ci sono
350 mila euro, scaglionati tra 2019 e 2020, al Comune di Lestizza per opere di viabilità connesse alle
manifestazioni che si svolgo alla base delle Frecce Tricolori di Rivolto e 12 mila 375 ai municipi di Barcis,
Cimolais, Claut, Forni di Sotto, Forni di Sopra e Paularo per la distribuzione di aria propanata.Per quanto
riguarda, invece, le attività produttive, vale la pena segnalare i 300 mila euro in più iscritti a bilancio a
favore di PromoTurismoFvg. Fondi, questi, che dovranno servire per mettere in essere tutti gli interventi
necessari all'adeguamento degli impianti e delle piste da sci nel polo di Sappada e per garantire il
tempestivo avvio della stagione turistica invernale - previsto per il 1º dicembre - nonché gli oneri per la
progettazione relativa agli investimenti necessari all'adeguamento delle strutture di risalita regionali.

                                                        5
Pittoni critica il decreto scuola: «Sono troppe le dimenticanze» (M. Veneto)
Alessandro Cesare - «Un decreto con troppe dimenticanze». Mario Pittoni, presidente della commissione
Cultura a palazzo Madama, boccia senza mezzi termini il documento sulla scuola licenziato in Consiglio dei
ministri, ma non ancora pubblicato in Gazzetta ufficiale. Provvedimento che interessa migliaia di docenti
precari in Fvg (sono 200 mila in tutta Italia).Pittoni ieri è intervenuto al Centro congressi dell'hotel Giò di
Perugia per illustrare il pensiero della Lega sul decreto Scuola, smontandolo pezzo per pezzo, con una
relazione di 27 cartelle e annunciando una decina di emendamenti già pronti. Ma quali sono le criticità
evidenziate dall'esponente del Carroccio? Si va dalla denuncia dell'assenza nel documento di un percorso
specifico per il conseguimento dell'abilitazione all'insegnamento dedicato a docenti in possesso di adeguata
esperienza professionale, alla richiesta di accantonamento dei posti liberati da Quota 100 ma non
assegnati, dallo slittamento (visti i ritardi) delle percentuali previste per il transitorio della secondaria alla
rimodulazione del vincolo di permanenza, dal recupero dei direttori dei servizi generali e amministrativi
facenti funzione (senza la cui esperienza la struttura amministrativa della scuola rischia il collasso), alla
stabilizzazione definitiva per insegnanti di religione (in alcuni casi l'attendono da decenni), che già costano
allo Stato come docenti di ruolo senza esserlo. Per non parlare di un concorso straordinario bis per
insegnanti di primaria e infanzia, rimasti fuori dal precedente in conseguenza di paletti eccessivi proprio per
le categorie alle quali era rivolto, e di alcuni provvedimenti per l'università, approvati a suo tempo nelle
commissioni, ma poi accantonati in attesa di uno specifico intervento legislativo.«In particolare - spiega
ancora Pittoni - ci preoccupa che il decreto legge Scuola non contempli per i docenti alcun percorso
abilitante, né ordinario né speciale. L'accordo siglato con i sindacati prevede un generico impegno alla
presentazione di un disegno di legge "a seguito di un confronto approfondito con i sindacati».La questione
è cioè rinviata. Secondo il suddetto decreto, quindi, l'abilitazione si consegue partecipando al concorso
straordinario aperto solo agli statali. «Ma a parte i dubbi su tale assunto, non riscontrandosi nell'iter alcun
elemento formativo affidato, come prevede la legge, al sistema della formazione superiore universitaria -
conclude il senatore Pittoni - è evidente l'illegittimità costituzionale della norma, dal momento che a chi è
in servizio nelle scuole paritarie viene praticamente impedito di abilitarsi».

                                                        6
Il sindacato degli anestesisti: «Sistema Sores insostenibile» (Piccolo)
Un attacco alla politica che nel 2017 ha cambiato un sistema che funzionava, a quella in carica che non
torna indietro, ma soprattutto ai vertici dell'Arcs, l'azienda unica, la grande novità del riassetto della
governance del Ssr deciso dal centrodestra. Il sindacato degli anestesisti e dei rianimatori, Aaroi-Emac,
scrive una dura lettera aperta alla giunta regionale e all'assessore competente Riccardo Riccardi sulle
«problematiche dell'emergenza urgenza del Friuli Venezia Giulia». Un sistema ritenuto evidentemente
inadeguato se si arriva a usare, come simbolo, addirittura il ponte Morandi. «Dopo il crollo parziale, non è
stato smaltato, dipinto, rattoppato. È stato raso al suolo ed è ora iniziata la ricostruzione», dichiara il
sindacato con la firma del presidente regionale Alberto Peratoner, responsabile del 118 dell'AsuiTs. La
questione è quella della Sores, la sala operativa di Palmanova che pochi giorni fa ha visto 31 dipendenti su
38 presentare richiesta di mobilità, mentre la Regione rispondeva alla carenza di personale con il "prestito"
di 7 infermieri dalle aziende di Trieste, Pordenone e Udine. Un'iniziativa ribadita ieri da Riccardi a margine
dell'inaugurazione del nuovo tomografo Pet a Cattinara. «La centrale deve superare delle difficoltà, che non
vanno nascoste, ma nemmeno strumentalizzate», ha aggiunto l'assessore anticipando il ragionamento che
accompagnerà la riforma: «Gli operatori della centrale non dovranno soltanto rispondere al telefono, ma
svolgere anche un'attività di emergenza sul campo». Del futuro parlano anche anestesisti e rianimatori.
Disponibili «a un contributo migliorativo», ma decisi a chiedere una rivoluzione. La premessa è che fino al
2017, scrive Peratoner, «il Fvg, tra le prime regioni a istituire il 118, vantava uno dei migliori e più efficaci
sistemi italiani di emergenza territoriale». Con la «rocambolesca» istituzione della Nue 112-Sores, tuttavia,
la regione «si è infilata in un lungo tunnel oscuro che l'ha portata a un sistema ancora incompiuto,
fortemente deficitario, pesantemente lacunoso e soprattutto sfiduciato da utenti e operatori». Le
responsabilità? «Di chi amministra e ha amministrato, diretto e commissariato il sistema senza ascoltare i
tecnici». La lettera di Aaroi-Emac, nell'esprimere «fortissima preoccupazione» e nel denunciare «una
situazione non più sostenibile per i professionisti che operano nell'emergenza sanitaria», non risparmia
nessuno. C'è la politica, che ha voluto con la precedente giunta «un modello fallimentare, perpetuato e
strenuamente difeso dall'attuale governo». E c'è l'Arcs, la nuova azienda di coordinamento, con il direttore
Francesco Nicola Zavattaro e i suoi collaboratori, «incapaci di gestire risorse e personale, di programmare a
prevedere», definiti ironicamente «guru dell'emergenza» e bocciati per avere ipotizzato un dipartimento
interaziendale fantasma e commissionato, prima di cambiare idea, la ricerca di lavoratori interinali
all'agenzia Gi Group. Ma nel mirino ci sono anche il sindacato Nursind, «molto attento inizialmente ad
apparire al fianco del direttore Antonaglia per procurare riconoscimenti e risorse aggiuntive ai soli
infermieri della Sores». Quell'Antonaglia (che ha accelerato nei giorni scorsi le procedure per la pensione)
«che sicuramente ha le sue responsabilità, ma non è assolutamente l'unico. Inaccettabile che, trovato il
capro espiatorio, chi sopra e accanto a lui ha governato il sistema continui a sedere al suo posto».
All'attacco anche l'opposizione con il dem Nicola Conficoni che interroga sui ritardi del piano regionale liste
d'attesa: «Dall'inizio di settembre si sono tenute otto riunioni della giunta e in nessuna di queste è stato
adottato un documento da mesi perso nel porto delle nebbie». M.B.

                                                       7
CRONACHE LOCALI

L'Anticorruzione mette "sotto indagine" la cittadella dello sport (M. Veneto Udine)
Cristian Rigo - L'autorità nazionale anticorruzione ha avviato un'indagine per fare luce sul progetto dello
stadio 2.0, quello che prevede un ulteriore sviluppo dell'impianto di piazzale Argentina, destinato a
trasformasi in una cittadella dello sport e del tempo libero di oltre 18 mila metri quadrati di superficie.
All'interno dello stadio è prevista la realizzazione di una piscina, di un centro fitness e benessere, una
birreria, un locale per la musica, un ristorante e anche il museo dello sport friulano. Ma l'Anac intende
valutare l'incidenza delle novità introdotte dalla nuova convenzione sottoscritta dal Comune e dall'Udinese
dopo quella che ha portato alla cessione del diritto di superficie dell'impianto per 99 anni. Sulla base del
primo accordo ce risale al 2013 tutte le spese di gestione e manutenzione (per le quali Palazzo D'Aronco
aveva stanziato quasi un milione di euro all'anno) sono passate a carico dell'Udinese che versa nelle casse
del Comune anche un canone annuo di circa 50 mila euro, oltre ad aver investito più di 30 milioni per
realizzare lo stadio così come lo conosciamo oggi. Una soluzione innovativa e unica nel suo genere che ha
consentito all'Udinese di seguire le orme della Juventus, unica società ad avere allora un impianto di
proprietà. Tanto che all'epoca si parlò di "modello Friuli" anche se poi nessuno ha seguito le orme tracciate
da Comune e Udinese per la gestione di uno stadio che resta di proprietà comunale. In aggiunta alla prima
convenzione, il 15 gennaio dello scorso anno, ne è poi stata sottoscritta un'altra ed è sul contenuto di
questo secondo documento che si concentrerà l'indagine dell'Anac. Il procedimento di vigilanza avviato
prevede anche la possibilità di eventuali audizioni degli amministratori coinvolti. Al momento comunque
l'Anac si è limitato a chiedere tutta la documentazione relativa al progetto.Il via libera alla convenzione
dello stadio 2.0 fu di fatto l'ultimo atto dell'ex sindaco Furio Honsell che pochi giorni dopo, essendosi
candidato in Regione (dove oggi ricopre il ruolo di consigliere) lasciò l'incarico di sindaco. Durante la
discussione in consiglio non mancarono le polemiche con l'opposizione che abbandonò l'aula, tanto che alla
fine il progetto stadio 2.0 passò con 18 voti favorevoli, 2 astenuti e 3 contrari. Il centrodestra, che oggi
amministra la città, motivò l'uscita dall'aula spiegando che «non è possibile firmare una cambiale in bianco
senza sapere come e cosa sarà realizzato nel 20% della superficie disponibile all'interno dello stadio, circa
3.500 metri, per la quale non è prevista alcuna limitazione». Il centrosinistra invece rimarcò l'importanza
dei servizi come la piscina, il centro riabilitativo e la sala concerti «che saranno garantiti ai cittadini senza
dimenticare le ricadute economiche e turistiche sul territorio». L'Udinese è pronta a investire più di 20
milioni (e in parte lo ha già fatto perché i lavori nella "pancia" del Friuli sono già iniziati) oltre ai 30 per lo
stadio. Comune e Udinese, come riferiamo nell'articolo a destra, avevano anche iniziato a discutere per
modificare in parte il progetto ma il dialogo, dopo l'intervento dell'Anac, è stato al momento sospeso.

                                                        8
Oltre 70 aziende pronte a offrire quasi 500 proposte a chi farà il colloquio (M. Veneto Udine)
Torna la Fiera del Lavoro organizzata da Alig (Associazione dei Laureati in Ingegneria Gestionale), l'evento
regionale più importante per l'incontro tra domanda e offerta di lavoro. Appuntamento sabato 16
novembre con la 14ª edizione dell'iniziativa che al Teatro Nuovo Giovanni da Udine riunirà oltre 70 aziende
pronte a offrire 460 posti di lavoro. «Quest'anno la fiera del lavoro tocca diversi record: 460 sono le
opportunità occupazionali offerte a coloro che parteciperanno ai colloqui; oltre 70 sono le società che si
presenteranno. Ma i record sono anche altri - commenta il professor Marco Sartor, presidente di Alig -.
Questo importante evento che diffonde cultura imprenditoriale e manageriale, offrendo in un pomeriggio
50 interventi di importanti uomini e donne d'impresa, è finanziato quest'anno per l'80% da fondi privati:
sponsorizzazioni, contributi tecnici, donazioni di semplici cittadini, anche attraverso il 5 per mille. È un
grande orgoglio per noi poter contare su una così forte partecipazione privata». L'evento - partecipato e
sostenuto dalla Regione attraverso due azioni specifiche -, come sempre, è gratuito per tutti i partecipanti. I
colloquiSi inizierà alle 13 nel foyer e nelle gallerie del teatro con incontri "one to one" tra aziende e
candidati, con il servizio gratuito di correzione multilingua dei curriculum e di un fotografo professionista a
disposizione per scattare la foto perfetta per il curriculum.Alle 17, il talk show condotto dal vicedirettore
del TG5 Giuseppe De Filippi ospiterà quattro testimonianze che parleranno di auto motivazione: dal mondo
accademico allo sport fino ovviamente a quello aziendale. La consueta intervista degli studenti che negli
ultimi anni ha portato sul palco nomi come Gene Gnocchi, Simona Ventura, Raul Cremona e Giuseppe
Giacobazzi. A giorni sapremo il nome dell'ospite di quest'anno.arriva De' LonghiLe imprese per porter
partecipare alla fiera devono "mettere sul piatto" da una a più posizioni di lavoro. Quest'anno partecipa per
la prima il gruppo De' Longhi, che annovera al suo interno società come Kenwood, Braun, Ariete. Il Gruppo
arriva a Udine alla ricerca di profili diversi a dimostrazione che i laureati che escono dall'Università friulana
rispondono alle esigenze più diversificate. Il contestCapacità di linguaggio, di stile, di sintesi: quest'anno AlIg
premierà il miglior curriculum cartaceo che stia nello spazio massimo di una pagina Word. Largo quindi
all'autopromozione e alla creatività nel presentare se stessi in poco spazio. Sulla base del giudizio di una
giuria di docenti, il vincitore salirà sul palco del Giovanni da Udine per essere premiato dal direttore del
Messaggero Veneto, Omar Monestier con un Apple Watch. Per partecipare al contest bisogna seguire le
indicazioni riportate sul sito www.alig.it.Le aziendeAbs, Adacta, Age web solutions, Aldi, Alfa Sistemi, Ali
Energia, Asem, Automotive Lighting, Magneti Marelli, Autostar, Auxiell, B-Cube, Beantech, Bluenergy
Group, Brovedani, Calligaris, Cgn, CheckUp, Civibank, Codognotto, Dal Ben, Danieli, De'Longhi, Dynatrace,
Electrolux Professional, Euronews pubblicità, Eurotech, Fincantieri, Freud - Bosch, Friuli Innovazione, Friul
Intagli, Generali, Gesteco, Glp Intellectual Property Office, Ideal Service, Infineon, innov@ctors, Intertek,
Lakeside Science & Technology Park, Leonardo, Lidl, Lloyd's Register, Ltl, M. M. , Marcolin, Mep,
Messaggero Veneto, Metinvest, Mib Trieste School of Management, Pietro Rosa Tbm, Pittini, Polo
Tecnologico di Pn, Quin, Regione Fvg, Rhoss, Shop-o-rama, Sms Group, Synthese, Taghleef Industries, Tt
Italy, U-blox, Umana, Vds rail, Vistra.

                                                        9
Dopo l'addio alle Uti 4 Comuni aggregano il servizio di polizia locale (M. Veneto Udine)
Dall'imminente diaspora delle Uti nascono nuove aggregazioni dei servizi comunali in convenzione. Quello
per la polizia locale - uno dei più strategici viste le aspettative dei cittadini circa la sicurezza - ha visto alcuni
mesi fa Pozzuolo e Campoformido fare sinergia, mettendo insieme la dotazione delle tre unità di cui
dispone questo primo Comune con le tre della città del Trattato, la quale mette a disposizione pure il più
alto di grado fra gli agenti, quale comandante. Ma sono in vista novità, come informa il sindaco di Pozzuolo,
Denis Lodolo, in quanto altre due municipalità si stanno aggiungendo, per cui la convenzione sulla polizia
locale in atto con Campoformido sarà adattata all'ingresso pure di Pradamano e Pavia di Udine. «Contiamo
- sottolinea Lodolo - di unire ai nostri 5 non solo i 4 vigili di Pavia e i 2 di Pradamano, ma di ampliare il corpo
di altre 4 unità di personale, due in quota a Pozzuolo e due per Campoformido, inoltre di poter assumere
un comandante con adeguato titolo professionale e competenze ad organizzare un servizio del tutto
efficiente per il controllo del territorio e per gli importanti servizi di competenza». È convinto il primo
cittadino che con la prossima gestione del corpo di polizia municipale i vigili saranno di più sulle strade,
come chiedono i cittadini osservando i frequenti e pericolosi sforamenti dei limiti di velocità nei paesi e
altre situazioni preoccupanti per l'ordine pubblico. «I vigili saranno quasi esclusivamente sulle strade dei
quattro Comuni - sottolinea -, organizzando opportunamente i turni di servizio per coprire il più possibile
capillarmente il monitoraggio del territorio. Infatti il lavoro d'ufficio sarà concentrato in un solo ufficio per
tutte le pratiche. Le spese per il personale e altri oneri attinenti al servizio di vigilanza saranno distribuiti nei
bilanci in rapporto alla superficie comunale e alla consistenza della popolazione». Addio Uti, quindi... P. B.

Indennità e meno personale. «Così ospedale in declino» (M. Veneto Udine)
Alessandra Ceschia - Indennità arretrate, personale allo stremo e garanzie contro i trasferimenti del
personale in conseguenza allo scorporo della Aas2 Bassa Friulana-Isontina che dal primo gennaio sarà
integrata dall'AsuGi, l'Azienda sanitaria universitaria giuliano-isontina, e dall'AsuFc, l'Azienda sanitaria
universitaria Friuli centrale. Sono le criticità emerse nel corso dell'assemblea organizzata ieri nella sala della
direzione generale dell'ospedale di Palmanova dalla Uil Fpl cui hanno partecipato circa ottanta dipendenti
del comparto, il segretario generale regionale Uil Fpl Luciano Bressan e Renzo Alessi, ex direttore generale
con esperienza pluriennale in Aran.Si è parlato dell'ormai cronica carenza di personale infermieristico e
tecnico-sanitario: «Non vi sono graduatorie sufficienti a coprire i posti vacanti per quiescenza e dimissioni
volontarie - aggiorna Bressan -. Complessivamente mancano una cinquantina di infermieri e una trentina di
tecnici sanitari, il personale è stremato e demotivato per i continui cambi turno e i richiami in servizio».Ma
le rivendicazioni sindacali riguardano anche l'aspetto retributivo: le Risorse aggiuntive regionali che
dovevano servire a pagare i progetti cui hanno partecipato i dipendenti nel 2018 e il pagamento della
produttività, in particolare, si fanno attendere, ciò significa che ogni dipendente in media deve ancora
percepire dai 1.500 ai 1.700 euro dall'azienda. Competenze che dovevano essere liquidate a luglio, mentre
risale a un paio di settimane fa la firma delle Rar per il 2019 (siglate da Rsu, Uil Fpl, Cigl, Cisl, Fials) che
complessivamente porterà un milione di euro nelle tasche dei dipendenti. «Un importo simile a quello
stanziato per lo scorso anno - commenta Bressan - dal quale però vanno dedotti i 120 mila euro destinati al
Pronto soccorso di Lignano e i 70 mila per il punto nascita di Latisana».Fra le istanze che i sindacati
rivolgeranno alla direzione aziendale ci sono quelle riguardanti le progressioni orizzontali, che
corrispondono a 70 euro mensili pro capite, in discussione nelle prossime sedute sindacali. Anche l'avvio
delle operazioni di scorporo dell'azienda genera preoccupazioni per escludere possibili sportamenti del
personale amministrativo nel presidio di Palmanova in quanto con l'accorpamento e con il cambio di
funzioni ha rappresentato per alcuni il rischio di trasferimenti ad altre sedi. «La Uil Fpl - assicura il
segretario - vigilerà che tutte le procedure in essere rispettino l'accordo stipulato tra Arcs e Aas2, Asuiud,
Asuits e le organizzazioni sindacali per regolamentare le eventuali richieste di mobilità del personale».È
urgente, per le rappresentanze sindacali, anche l'assegnazione degli "Incarichi di funzione" vale a dire il
riconoscimento e la definizione dell'assetto organizzativo e gestionale del personale del comparto previste
dal contratto collettivo nazionale sanità. «Il 31 dicembre - incalza Bressan - scadranno i tanto discussi
progetti di coordinamento e posizione organizzativa ed entro tale data si dovranno definire gli incarichi di
funzione, altrimenti il 50-60% delle unità operative e dei dipartimenti si ritroveranno a breve privi della
governance necessaria per garantire l'assistenza ai pazienti in sicurezza».

                                                         10
Alberto Rossi: ecco perché sarebbe sbagliato abbattere i vecchi padiglioni "A" e "B" (Mv Pordenone)
Alberto Rossi - E' sempre più ricorrente nell'opinione pubblica cittadina, la domanda sul destino dei vecchi
edifici del Santa Maria degli Angeli, una volta che questi si trasferiranno nella nuova sede in fase di
realizzazione. E' un tema di grande interesse, attorno al quale si giocherà una buona parte del futuro
urbanistico della nostra città.Il tema va inquadrato in stretta correlazione con la prossima dismissione della
caserma Mittica, con la quale la vecchia area ospedaliera trova numerosi elementi di contiguità.La prima
domanda che spesso mi capita di raccogliere è la seguente: i vecchi padiglioni saranno abbattuti o
conservati?La mia opinione è che questi edifici debbano essere conservati, non solo per l'alto costo della
loro demolizione (si parla di una cifra indicativa di 20 milioni di euro), ma perché essi rappresentano una
struttura collaterale al nuovo edificio ospedaliero, estremamente importante. E in ogni caso, se si tratta di
mettere in campo risorse economiche consistenti, meglio spenderle per adeguare gli edifici, piuttosto che
per demolirli.Che tipo di utilizzazione potrebbero avere? Provo a rispondere: sempre più chi accede a una
struttura ospedaliera cerca la privacy, la possibilità di trattamenti alberghieri personalizzati. Uno spazio dei
vecchi edifici (in particolare il Padiglione A) potrebbe ospitare una struttura alberghiero/ospedaliera con
camere di degenza adeguatamente assistite da personale infermieristico.In secondo luogo, per i parenti che
accompagnano i loro congiunti in ospedale, la possibilità di trovare ospitalità in una foresteria
ospedaliera.Terza ipotesi: l'aumento sempre più elevato della popolazione anziana, in specie degli anziani
soli, potrebbe rendere utile la realizzazione di monolocali, attrezzati anche con piccole cucine, per quegli
anziani che vogliono stabilirsi in un'area protetta sotto il profilo sanitario e sociale. Peraltro il comune
avrebbe in animo di costruire una casa di riposo in quell'area. Dunque gli attuali edifici potrebbero essere
utili a tal fine.Il Padiglione B potrebbe essere utilizzato per portarvi il corso di scienze infermieristiche e
magari una specialità medica, in accordo con la facoltà di medicina dell'Università di Udine. Non escludendo
anche la ricerca, in una sinergia sempre più stretta con il Cro di Aviano.In che modo, l'area della caserma
Mittica potrebbe integrarsi con tale prospettiva? L'area potrebbe essere utilizzata per una parte come
spazio verde e per un'altra come parcheggio per gli utenti, con percorsi sopraelevati che mettano in
collegamento l'area stessa con le strutture ospedaliere vecchie e nuove, già dotate di passaggi sospesi. Il
traffico automobilistico in entrata e uscita dovrebbe potersi muovere lungo tragitti sotterranei, non
intasando il traffico veicolare lungo Via Montereale.E i finanziamenti, come trovarli? In questo caso
un'alleanza tra pubblico e privato sarebbe opportuna. Un progetto di finanza potrebbe essere uno
strumento appropriato per dare corpo a un grande piano urbanistico che vedrebbe concentrarsi nell'area di
via Montereale, funzioni ospedaliere, funzioni socio/assistenziali, funzioni didattiche e di ricerca e servizi
logistici e alberghieri di supporto.Sono solo alcune idee per cominciare a pensare al futuro della nostra
città. Per iniziare a parlarne ed evitare che gli anni passino senza che si trovi una soluzione condivisa.

                                                      11
Commercio in ripresa all'ingresso in città. Aprono tre attività dopo una lunga moria (Piccolo Go-Monf)
Francesco Fain - Un grande magazzino di casalinghi che aprirà negli ampi spazi in cui c'era "Bernardi".
L'ampliamento della concessionaria "De Bona" negli spazi adiacenti dell'ex AutoCrali, costretta ad alzare
bandiera bianca perché fallita. Il ristorante giapponese della catena "Sushiko" che ha già preso possesso
della superficie consacrata, sino a qualche anno fa, al colosso "McDonald's". Qualcosa si muove nei pressi
dell'Ingresso Sud, la porta della città per chi proviene da Trieste o dall'autostrada A34 Gorizia-Villesse. La
nuova viabilità con quei sensi unici a formare un ring non è mai stata digerita: ha avuto sì il merito di
snellire il traffico ma ha complicato terribilmente l'arrivo dei clienti ai negozi, specie dal vicino quartiere di
Sant'Anna. Questo, unito alla crisi globale, aveva scatenato un'autentica e irrefrenabile morìa di esercizi
commerciali in quella zona. C'erano il discount Dpiù che faceva dei prezzi competitivi la sua bandiera, un
ampio negozio di frutta e verdura, la macelleria e un bel negozio di abbigliamento (per anni aveva le
insegne "Bernardi", poi era subentrato "MS abbigliamento" , quindi era stato impiantato lì un grande
magazzino gestito da cinesi), un concessionario di ciclomotori e scooter. Insomma, c'era un'offerta
commerciale di tutto rispetto che andava incontro alle necessità della popolazione di quell'area di
Sant'Anna: popolazione, lo rimarchiamo, soprattutto anziana che non ha la possibilità di "emigrare" per
fare compere e acquisti. Ma in pochi hanno resistito. E sono rimaste parecchie aree commerciali chiuse,
inutilizzate, con le serrande tristemente impolverate e con le ragnatele. Ma è arrivato il momento, da tutti
auspicato, della controtendenza. Ci sono imprenditori che credono ancora nel rilancio di quella zona che
era diventata commercialmente depressa. Da alcuni giorni ormai, lavori in corso all'ex Bernardi, non
lontano dal vecchio motel Nanut. È apparsa anche una scritta "Happy store. Prossima apertura".
Ritinteggiata di fresco la facciata. Sempre nei prossimi giorni, diventerà operativo il riutilizzo dell'area ex
AutoCrali. Ad acquisirla, la "De Bona Motors", uno dei gruppi più noti del Nordest, peraltro già presente a
Gorizia. In sostanza, la concessionaria Jeep e Alfa Romeo continuerà a rimanere al suo posto mentre si
sposteranno dall'altra parte della strada (all'ex AutoCrali appunto) il marchio generalista Fiat, quello
sportivo Abarth e la Lancia, simbolo di eleganza.Infine, "Sushiko" che ha riportato vita, vivacità e
movimento all'ex McDonald's. Una piccola iniezione di fiducia in una città che, sotto il profilo commerciale,
sta soffrendo le pene dell'inferno.

Tolti i sigilli, la cava ha ripreso l'attività (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
È ripresa regolarmente l'attività della società Granulati Calcarei Peroglio, a Fogliano Redipuglia, e sono
tornati al lavoro i venti dipendenti. La Procura di Gorizia, lo scorso giovedì, ha infatti disposto il
dissequestro dei camini di un impianto di macinazione di rocce calcaree, nonché del relativo impianto di
aspirazioni polveri, una volta verificato l'adempimento delle prescrizioni in ordine all'Autorizzazione unica
ambientale da parte dell'azienda. Venerdì i carabinieri del Nucleo operativo ecologico (Noe) di Udine sono
tornati alla cava per togliere i sigilli.Si chiude così la lunga e articolata vicenda, iniziata nel dicembre 2018,
quando il giudice per le indagini preliminari aveva emesso il primo provvedimento di sequestro
dell'impianto, all'epoca ritenuto privo delle necessarie autorizzazioni ambientali alle emissioni in atmosfera.
La società aveva proposto reclamo al Tribunale del Riesame, che lo aveva accolto, lo scorso gennaio,
disponendo il relativo dissequestro. La Procura goriziana, a sua volta, aveva presentato ricorso in
Cassazione. A luglio la Suprema Corte, revocando il provvedimento di dissequestro del Riesame, aveva
rimesso gli atti al Tribunale isontino ai fini di un nuovo esame.Il 5 settembre pertanto era scaturito il nuovo
provvedimento di sequestro degli impianti, eseguito dai Noe pochi giorni dopo. Il tutto mentre la società
Granulati Calcarei Peroglio aveva nel frattempo intrapreso l'iter in ordine al conseguimento
dell'Autorizzazione unica ambientale.Con l'adempimento delle prescrizioni, il legale rappresentante la
società, avvocato Franco Ferletic, aveva inoltrato alla Procura la relativa documentazione di avvenuto
completamento della procedura Aua, presentando istanza di dissequestro immediato. È stata dunque
ripristinata l'attività alla cava foglianina, in regola con le autorizzazioni ambientali.«C'erano state difficoltà
in relazione agli adempimenti tecnici e burocratici che avevano determinato il secondo sequestro
dell'impianto - ha osservato l'avvocato Ferletic -. Anche grazie alla collaborazione del Comune e degli altri
enti preposti al rilascio dell'Autorizzazione unica ambientale, le prescrizioni sono state adempiute e la
vicenda si è così conclusa per il meglio. L'attività è ripresa, con grande soddisfazione da parte dei
proprietari. Sono pertanto altrettanto soddisfatto che un'attività importante, proprio anche sotto il profilo
ambientale, possa continuare nella piena regolarità». La. Bo.

                                                        12
Puoi anche leggere