Dall'archivio storico comunale Esposizione: "DE' - SACCHIS IN CINQUE RESTAURI PORDENONESI" - Il Discorso
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Dall’archivio storico comunale Esposizione: “DE’ SACCHIS IN CINQUE RESTAURI PORDENONESI” A pochi giorni dall’inaugurazione della grande mostra “Il Rinascimento di Pordenone” a cura di Caterina Furlan e Vittorio Sgarbi, dedicata alla figura di Giovanni Antonio de’ Sacchis detto il Pordenone, al piano terra della Biblioteca civica di piazza XX Settembre, dalle ore 14.00 di martedì 22 ottobre, saranno esposti alcuni documenti conservati nell’Archivio storico comunale relative alle opere dell’artista. Il critico d’arte esperto può cogliere al volo la presenza e la natura dei mutamenti che hanno coinvolto un’opera, ma è compito degli archivi fornirgli i dati sui tempi e le ragioni di questi cambiamenti. Questi materiali sono testimoni della cura rivolta dalle istituzioni civili ai capolavori del Pordenone. Documenti estratti da voluminose corrispondenze fra Prefettura, Comune e restauratori, storie di interventi talvolta poco accorti, almeno per gli standard attuali, ma sempre dettati dal desiderio di preservare oggetti di devozione, prima che opere d’arte. Dai documenti si ricava che, come i suoi dipinti, anche il nome del pittore Giovanni Antonio de’ Sacchis ha le sue stratificazioni. Spesso viene citato come il “Licinio detto il Pordenone”, nome che lo identificherà almeno fino ad inizio Novecento. In onore del Licinio furono intitolati anche una scuola e un teatro, istituzioni che dovettero poi aggiornare la denominazione o cambiarla.
Una prima occasione di studio approfondito e di celebrazione dell’artista fu la mostra del 1939 a Udine. Anche a Pordenone si tennero conferenze e concerti per le celebrazioni, a cui il giornalista Ugo Ojetti comunica di non poter partecipare, perché impegnato per l’organizzazione dell’Esposizione di Roma del 1942. La mostra del 1939 si concluse il 31 agosto, il giorno successivo l’Europa si ritrovò in guerra L’esposizione sarà visitabile fino al 18 novembre negli orari di apertura della Biblioteca civica: lunedì 14.00-19.00 e da martedì a sabato 9.00-19.00. Carlo Liotti ARTE, PORDENONE: DOMANI sabato 19 ottobre a Villa Frova di Caneva (PN), inaugurazione della mostra di GIULIO BELLUZ Proseguono le mostre d’arte nell’ambito del 28^ Festival Internazionale di Musica Sacra. Apre sabato 19 ottobre a Caneva Creature della Vita, la personale di Giulio Belluz, a cura di Presenza e Cultura e del Centro Iniziative Culturali Pordenone in collaborazione con il Comune di Caneva. La mostra, curata da Giancarlo Pauletto, sarà inaugurata sabato 19 ottobre alle 17.30 a Villa Frova a Stevenà di Caneva. Intermezzo musicale di Eva Miola del Conservatorio Tomadini di
Udine, che eseguirà la Sonata n.1 per violino solo di Johann Sebastian Bach. La vita è un mondo dove tutto si tiene, e se è vero che nella tradizione della cultura occidentale all’uomo è stato riservato un posto privilegiato, oggi sempre più si comprende che tale “privilegio” è sostenibile solo se la sua azione sulla terra è rispettosa degli equilibri generali. Queste considerazioni spiegano bene la presenza di Giulio Belluz all’interno delle mostre d’arte del 28° Festival Internazionale di Musica Sacra, intitolato quest’anno Sacralità del profano. «Gli uccelli, i pesci e gli altri animali che l’artista presenta in questa mostra – spiega il curatore Giancarlo Pauletto – appartengono, in una considerazione abituale e utilitaria, all’ambito del “profano”. Una gallina, un germano, una lepre, un luccio vengono, nella quotidianità della vita, considerati al più per la loro apparenza accattivante, o magari come selvaggina da portare in tavola, ben cotta e speziata: non sono certo viste come creature che, assieme a noi, abitano gli incommensurabili spazi dell’universo, vivono sensazioni, trepidazioni, terrori: che sono, insomma, parte di un grande mistero. E invece appartengono anch’essi al “sacro”, cioè a quella realtà totale che infinitamente ci sovrasta. Perché “sacro” gli uomini hanno sempre considerato ciò che non possono dominare, ciò che li affascina e nello stesso tempo li atterrisce, in quanto potere troppo grande per essere da essi controllato». Giulio Belluz rappresenta sì il mondo della vita naturale, ma lo fa in maniera non naturalistica, non impressionistica, semmai simbolica. I suoi animali infatti, pur essendo perfettamente riconoscibili, non si staccano dal fondo cromatico del quadro, al contrario con esso si intersecano e quasi si confondono, a indicare che non si tratta di
un’immagine perseguita semplicemente nella sua distaccata realtà visiva, ma che sta e si lega per innumerevoli rapporti con la vitalità generale non solo della terra, ma dell’universo intero. «Così questi animali di Belluz – prosegue Pauletto – sono molto più che semplici presentazioni di realtà vedute, anche se veramente il pittore, per capacità tecnica, sarebbe benissimo in grado di presentare delle figure da intendere come exsempla scientifici: in realtà ciò che lo interessa di più è “la vita che sommuove il mondo, lo agita, lo rende significante al di là dell’esistenza dell’uomo”. La stessa vitalità, la stessa forza di movimento che anima il colore di Belluz anima anche le sue realizzazioni in bianconero: per forza di segno egli riesce a trasmettere quella sensazione di vibrante vitalità, che è il miglior risultato delle sue realizzazioni cromatiche». Giulio Belluz è nato ad Azzano Decimo nel 1943. Si è diplomato in affresco all’Istituto Statale d’Arte di Venezia, in seguito ha frequentato l’Accademia di Belle Arti della stessa città. Ha cominciato ad esporre dagli anni ’60 con mostre in molte città italiane e straniere, da Pordenone a Venezia, da Verona a Milano, da Ginevra a Zurigo, Vienna, Klagenfurt etc. La sua attività è caratterizzata dall’interesse verso molte tecniche artistiche, in ognuna delle quali ha saputo realizzare opere di rilievo. In particolare il suo interesse è volto alla misteriosa vita degli animali, che egli indaga con cromie in equilibrio tra natura e ideazione mentale, attraverso invenzioni pittoriche dalle quali traspare un atteggiamento interrogante e sospeso nei confronti di tutta la realtà. La mostrà sarà visitabile fino al 16 novembre dal lunedì al sabato dalle 15.00 alle 18.30 con ingresso libero. Info: Villa Frova tel. 0434 79027 www.incaneva.it biblioteca@comune.caneva.pn.it Presenza e Cultura tel. 0434 368387 pec@centroculturapordenone.it,
ww.centroculturapordenone.it Festival Mimesis “Leonardo” Arte, scienza, filosofia Sesta edizione Venerdì 18 ottobre 2019 Al via la sesta edizione del Festival Mimesis, la manifestazione che dal 2014 accoglie a Udine alcuni tra i principali protagonisti del dibattito culturale nazionale e internazionale. In due distinti weekend, 18-19 e 24-25-26 Ottobre, il capoluogo friulano e altre realtà del territorio saranno palcoscenico di cinque giornate caratterizzate da arte, dibattito culturale e riflessione scientifica. Il tema proposto quest’anno è “Leonardo”, il genio che fu capace di coniugare in un solo pensiero cultura umanistica e scientifica. Partendo dall’analisi della sua figura, il festival si prefigge lo scopo di favorire il dialogo tra discipline e prospettive diverse, di ibridare le conoscenze per creare nuove idee e sviluppare intuizioni inedite. Vera novità di quest’anno è il premio “Udine filosofia 2019”, curato da Luca Taddio in collaborazione con l’Associazione Culturale Territori delle Idee. Questa prima edizione intende rilanciare il ruolo della filosofia come forma di riflessione per metterne in luce il ruolo determinante nella problematizzazione del presente e del futuro in divenire. La prima giornata del Festival Mimesis è inaugurata alle 9:30 dall’incontro presso il Teatro Palamostre che vede in dialogo gli scrittori Tullio Avoledo, Antonella Sbuelz e Angelo Floramo sul tema “Che cos’è la letteratura?”. Alle ore 15:30, presso la libreria Tarantola, il critico e curatore d’arte contemporanea Riccardo Caldura e il filosofo
Davide Dal Sasso discutono attorno al tema “Che cos’è l’arte concettuale: come interpretare l’arte contemporanea?”. Doppio appuntamento alle ore 16:00: presso la libreria Einaudi, “Nichilismo, negazione e violenza: intorno al pensiero di Emanuele Severino” con i filosofi Nicoletta Cusano e Luigi Vero Tarca; presso la libreria Friuli, “L’isola di Brendano: un romanzo inedito di Carlo Sgorlon” e la presentazione della nuova collana di Mimesis dedicata all’opera del grande scrittore, con gli interventi del neuroscienziato Franco Fabbro e del documentarista Marco D’Agostini. Un triplice appuntamento alle ore 18:00, presso Spazio Make, Fondazione Friuli e la Libreria Moderna: nel primo sarà inaugurata la mostra dell’artista esordiente Martino Lorenzon, cui farà seguito la tavola rotonda “Opera prima: l’arte oggi” con il filosofo Stefano Marino, gli artisti Stefano Marotta e Roberto Russo e il critico d’arte Riccardo Caldura; il secondo con “Leonardo: arte e scienza umano e post-umano” con il critico letterario Andrea Colasanti e il teorico del post- umano Roberto Marchesini; il terzo, vedrà Angelo Floramo riflettere sul tema “La sensualità del libro”. Alle 18:30, presso la Libreria Cluf, l’incontro dedicato all’infanzia “Leonardo per bambini”, con la scrittrice Martina Pellegrini, il pedagogista Anselmo Paolone e i formatori e saggisti Pierpaolo Casarin e Silvia Bevilacqua. La prima giornata di festival si concluderà alle ore 21:00, presso il Cinema Centrale, con un appuntamento speciale: il filosofo Maurizio Ferraris e il giornalista de “L’Espresso” Marco Pacini aprono un confronto dal titolo “Documanità: Filosofia del digitale”. Tutti gli incontri sono aperti al pubblico e gratuiti. Carlo Liotti TERESA MANNINO protagonista a
teatro con “Sento la Terra girare”. Il13 marzo unica data in Friuli Venezia Giulia a Pordenone Attrice e conduttrice dalla capacità di improvvisazione spontanea e originale e dalla comicità graffiante, leggera, intelligente e sottile, la sicilianissima Teresa Mannino sta conquistando i teatri di tutta Italia con lo spettacolo dal titolo “Sento la Terra girare”, progetto scritto assieme a Giovanna Donini, che segue il successo del precedente “Sono nata il ventitrè”. A grande richiesta si aggiungono nuove date per la prossima stagione, tra cui un unico appuntamento in Friuli Venezia Giulia, che andrà in scena venerdì 13 marzo 2020, al Teatro Verdi di Pordenone (inizio alle 21.00). I biglietti per lo spettacolo, organizzato da Zenit srl e Scoppio Spettacoli, in collaborazione con la Regione Friuli Venezia Giulia e PromoTurismoFVg, saranno in vendita sul circuito Ticketone.it a partire dalle 10.00 di martedì 15 ottobre. Tutte le info e i punti autorizzati su www.azalea.it. Teresa vive chiusa in un armadio da mesi e anni. Un giorno decide di uscire, ma scopre che il mondo sta cambiando in modo radicale e velocissimo e che addirittura l’asse terrestre sta variando. Nel mare ci sono più bottiglie di plastica che pesci, sulle spiagge più tamarri che paguri. Fuori dall’armadio il mondo va a rotoli, rotoli di carta igienica, e le possibili soluzioni non sembrano risolvere il problema, ma
anzi complicano solo la vita. Teresa allora decide di ritornare nell’armadio, ma ormai neppure quello è più lo stesso. Teresa Mannino (Palermo, 1970), è una cabarettista, attrice e conduttrice televisiva e radiofonica. Dopo gli studi in filosofia si avvicina alla recitazione trasferendosi a Milano. Qui partecipa ad alcuni film e commedie e comincia lavorare in radio, conducendo una puntata della trasmissione “Due di notte” su Radio 2, e nel famoso locale milanese Zelig. L’approdo in televisione arriva prima nel programma notturno Zelig Off, poi in prima serata con Zelig Circus dalla stagione 2007-2008. Nel 2012 viene trasmesso in prima serata il suo spettacolo “Terrybilmente Divagante”, show che Teresa porterà in tour nei principali teatri italiani, riscuotendo moltissimo successo. Nel 2013 conduce la nuova edizione di Zelig Circus con Michele Foresta, subentrando a Claudio Bisio e Paola Cortellesi, per poi tornarvi nel 2016 nelle vesti di comica. Dopo il grande successo del suo primo tour teatrale, nel 2015 e nel 2018 la comica siciliana ritorna nei teatri dello stivale con rispettivamente “Sono nata il ventitré”, terzo spettacolo comico più visto della stagione dopo Fiorello ed Enrico Brignano, e “Sento la terra girare”. C.L.
50 anni per la Confraternita della Vite e del Vino del Veneto Orientale e del Friuli Venezia Giulia Nello splendido borgo di Sesto al Reghena (PN), a poche lunghezze dal vicino Veneto, si sono tenute le celebrazioni dei primi cinquant’anni della Confraternita della Vite e del Vino del Veneto Orientale e del Friuli Venezia Giulia. La Confraternita, nata nel 1969 dall’idea del professor Bruno Tagliapietra, ha il nobile scopo di diffondere la conoscenza dei vini del territorio, valorizzando le migliori pratiche vitivinicole e garantendo la genuinità dei prodotti, orgoglio di una pluriennale esperienza e di una continua innovazione. La propositività di questa associazione ha portato a molteplici collaborazioni con altri enti nazionali e internazionali ed inoltre è stata promotrice di diverse borse di studio per giovani studenti sia a livello di scuola secondaria che a livello universitario. Per commemorare l’ambito traguardo è stato invitato un ospite illustre, il gastronomo e sociologo Carlo Petrini, da sempre promotore di una filosofia di vita che nell’ultimo periodo ha raggiunto l’apice della risonanza mediatica grazie ai nuovi movimenti “green” delle giovani generazioni. I membri della confraternita ed i curiosi avventori sono stati trascinati dalle parole di “Carlin”, il quale è stato introdotto precedentemente da un altro personaggio di rilievo agronomico
e vitivinicolo, il professore e giornalista Claudio Fabbro. Petrini ha esposto senza filtri i punti cardine che lo hanno reso celebre a livello internazionale e per la quale si batte costantemente ogni giorno. Nella premessa ha subito chiarito la sostanziale differenza tra consumatore e co-produttore: il primo è il soggetto distaccato e non curante dei processi produttivi ed economici che stanno dietro alla filiera alimentare, che consuma passivamente seguendo le leggi del mercato impostogli; il secondo, invece, è l’utente attivo che ha fame di conoscenza, che vuole sapere la storia del cibo che arriva sulla sua tavola e soprattutto vuole conoscere che tipi di impatto hanno sull’ambiente e sull’economia locale le produzioni di questi alimenti. Petrini, infatti, ha voluto sottolineare che sostenibilità non è il mantenimento economico delle multinazionali del profitto ma è piuttosto il concetto di durabilità, di biodiversità e di capacità di governare il limite, ovvero garantire l’approvvigionamento del cibo a ogni individuo diminuendo l’enorme spreco alimentare (il 35% degli alimenti prodotti vengono eliminati), preservando la terra, la nostra vera nutrice, e limitando l’impatto devastante che l’uomo ha creato e che continua a creare sull’ambiente. Non è nostalgia dei tempi che furono quella di Carlin, anzi. Secondo il sociologo il progresso tecnologico deve sposare la causa della tutela dell’ambiente e del benessere dell’uomo, garantendo un futuro ai giovani, sempre più vicini al baratro del più grande disastro ecologico. Il monito di Carlo Petrini è stato chiaro: senza interventi immediati saremo destinati a sparire. La conoscenza è la chiave di volta; i giovani e i meno giovani devono ridurre il gap che li caratterizza e collaborare verso la ricostruzione
delle comunità, locali e globali, per garantire una produzione sostenibile e uno stile di vita armonico con la natura e l’ambiente. Al termine delle celebrazioni e delle onorificenze della Confraternita della Vite e del Vino del Veneto Orientale e del Friuli Venezia Giulia è stato possibile interiorizzare le cocenti considerazioni di Petrini in un momento conviviale con un buffet generosamente offerto dalla Confraternita stessa. Carlo L. Corrado Cagli. Folgorazioni e Mutazioni” | 8 novembre 2019 – 6 gennaio 2020 | Museo di Palazzo Cipolla, Roma Venerdì 8 novembre 2019 si apre al pubblico, nei prestigiosi spazi del Museo di Palazzo Cipolla in via del Corso a Roma, la mostra retrospettiva antologica dal titolo “Corrado Cagli. Folgorazioni e Mutazioni”, dedicata alla vasta Opera del Maestro Corrado Cagli. L’esposizione è curata da Bruno Corà, storico e critico,
Presidente della Fondazione Burri, in collaborazione con l’Archivio Cagli, promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, ed organizzata da Poema S.p.A.con il supporto di Comediarting. La mostra presenta un ampio repertorio di dipinti scelti oltre a un cospicuo corpus di disegni, sculture, bozzetti e costumi teatrali, arazzi e grafiche, per un totale di circa 200 opere provenienti da importanti istituzioni e prestigiose collezioni private. La mostra ricostruisce nella sua interezza la vasta attività creativa di uno dei maggiori protagonisti del dibattito artistico italiano e internazionale del XX secolo e riporta Cagli a Roma dopo la personale del ’99 tenutasi nelle sale della galleria Archivio Arco Farnese a cura di Fabio Benzi. Il percorso espositivo permette al pubblico la visione dei maggiori cicli pittorici realizzati dall’artista: dai primi lavori giovanili in maiolica a quelli realizzati a olio o con altre tecniche del periodo della Scuola Romana (1928 – 1938), dalle prove neometafisiche (1946 – 1947) elaborate a New York agli studi sulla Quarta dimensione (1949), per poi passare ai Motivi cellulari (1949), alle Impronte dirette e indirette (1950), alle eteree Metamorfosi (1957 – 1968), alle Variazioni orfiche (1957), alla suggestiva ed enigmatica serie delle Carte (1958 – 1963) e infine concludere con le Mutazioni modulari sviluppate fino alla metà degli anni Settanta. “Oggi l’arte di Cagli esige nuove riflessioni – spiega il curatore Bruno Corà – un nuovo dibattito sul linguaggio e il pensiero estetico di questo indiscusso Maestro del XX Secolo
va aperto. Questo momento espositivo consentirà di indagare e di affermare, con i nuovi strumenti critici a disposizione, l’attualità della lezione di Cagli, la cui azione proteiforme non cessa mai di stupire e di esercitare stimoli ad artisti chiamando oggi a declinare i modi della sua incessante ricerca e dei suoi esiti più alti.” Aggiunge il Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, Presidente della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale che promuove la mostra: “Già negli anni ’30 Cagli è una figura di spicco dell’arte italiana e rappresenta il Paese in rassegne internazionali prestigiose: da molti viene visto come esponente privilegiato di una via italiana alla modernità, alternativa al Futurismo da una parte e alla tradizionale arte del Novecento dall’altra. Successivamente, la condizione precaria e lo stile di vita nomade del periodo di esilio americano lo portano a produrre arte con quella che il saggista Raffaele Bedarida ha definito “schizofrenia stilistica”, cosa che ha reso i lavori di quel tempo assai “significativi a livello personale e non solo”. Inoltre, una caratteristica fondamentale di Cagli è certamente lo sforzo continuo verso la contaminazione, cercando collaborazioni al di fuori dei confini di una singola disciplina: non solo con letterati ma anche con musicisti, architetti, matematici e molto altro. In questo senso, egli è un artista fortemente e incredibilmente contemporaneo, ed è importante, a mio avviso, ricordarne e riproporne oggi l’incessante, variegata e mai banale ricerca espressiva.” Nella mostra vengono posti in evidenza alcuni dei momenti iconici della pittura di Cagli, quali ad esempio quelli rivolti a dare una identità al “muralismo” italiano (parallelamente a Sironi) nella ricerca di “un’arte ciclica e
polifonica”; per l’occasione sono riuniti alcuni dei pannelli costituenti il ciclo esposto e in parte censurato all’Esposizione Universale di Parigi del 1937. Sono anche presenti alcune opere esposte nella mostra di rientro in Italia, dopo l’esilio americano, allo Studio d’Arte Palma nel 1947 che suscitò un’azione di contrasto degli artisti del gruppo Forma. Infine, in esposizione, oltre agli arazzi, alle opere plastiche, ai bozzetti architettonici della Fontana dello Zodiaco di Terni e a quelli del Monumento di Göttingen in Germania, si possono osservare altresì anche il monumentale cartone della pittura murale eseguita per la XXI Biennale di Venezia del 1938, Orfeo incanta le belve, e una sezione rilevante incentrata sull’attività di scenografo e costumista teatrale con un risalto dato all’esperienza newyorkese della Ballet Society insieme a George Balanchine. Il catalogo, edito da Silvana editoriale e introdotto da un saggio critico del curatore Bruno Corà, con prefazione del Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, presenta, tra gli altri contributi, i saggi di Aldo Iori, Federica Pirani, Angelo Calabrese, Rita Olivieri, Marco Tonelli, Antonella Renzitti, Claudio Spadoni e Adachiara Zevi, oltre a un considerevole apparato storico critico e una selezione degli scritti dell’artista a cura di Giuseppe Brigugliodell’Archivio Cagli di Roma L.C. FAI d’AUTUNNO Fvg 12 e 13 ottobre Le Giornate FAI d’Autunno compiono otto anni e sono più vitali
che mai. Sono giovani perché animate e promosse proprio dai Gruppi FAI Giovani, che anche per quest’edizione hanno individuato itinerari tematici e aperture speciali che permetteranno di scoprire luoghi insoliti e straordinari in tutto il Paese. Un weekend unico, irrepetibile, che sabato 12 e domenica 13 ottobre 2019 toccherà 260 città, coinvolte a sostegno della campagna di raccolta fondi del FAI – Fondo Ambiente Italiano “Ricordati di salvare l’Italia”, attiva a ottobre. Due giorni per sfidare la capacità degli italiani di stupirsi e cogliere lo splendore del territorio che ci circonda, invitando alla scoperta di 700 luoghi in tutta Italia, selezionati perché speciali, curiosi, originali o bellissimi. Saranno tantissimi i giovani del FAI ad accompagnare gli italiani lungo i percorsi tematici espressamente ideati per l’occasione, con l’obiettivo di trasferire il loro entusiasmo ai visitatori, nella scoperta di luoghi inediti e straordinari che caratterizzano il nostro panorama. Itinerari a tema, da percorrere per intero o in parte, che vedranno l’apertura di palazzi, chiese, castelli, aree archeologiche, giardini, architetture industriali, bunker e rifugi antiaerei, botteghe artigiane, musei e interi borghi. Le Giornate FAI d’Autunno sono, quindi, l’opera collettiva dei nostri ragazzi, il risultato della forza delle nuove generazioni, simbolicamente incarnata in quel giovane che, duecento anni fa, a ventun anni, scrisse i versi immortali dell’Infinito: Giacomo Leopardi. Per questo l’edizione 2019 è dedicata a lui e alla sua poesia, su cui vertono tre aperture speciali: l’Orto sul Colle dell’Infinito, Bene del FAI a Recanati (MC), inaugurato lo scorso 26 settembre alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, luogo che ispirò l’idillio; il Parco Vergiliano a Napoli dove le spoglie
di Giacomo Leopardi sono state traslate nel 1939 dalla Chiesa di San Vitale a Fuorigrotta, in cui l’amico Antonio Ranieri lo fece tumulare nel 1837; infine, la Chiesa di Sant’Onofrio al Gianicolo a Roma, con la tomba di Torquato Tasso che Leopardi considerava tra gli italiani più eloquenti e sulla quale pianse le sue lacrime più profonde. Ogni visita prevede un contributo facoltativo, preferibilmente da 2 a 5 euro, a sostegno dell’attività della Fondazione. Durante le Giornate FAI d’Autunno in via eccezionale anche i Beni FAI saranno accessibili a contributo facoltativo. Per gli iscritti FAI e per chi si iscriverà per la prima volta – a questi ultimi sarà dedicata la quota agevolata di 29 euro anziché 39 – saranno riservate aperture straordinarie, accessi prioritari, attività ed eventi speciali in molte città. La quota agevolata varrà anche per chi si iscriverà per la prima volta tramite il sito www.fondoambiente.it dal 1° al 20 ottobre. Tra gli itinerari tematici e i luoghi più interessanti in Friuli Venezia Giulia: CORMONS (GO) Tenuta di Angoris – Villa Locatelli Apertura: domenica 13 ottobre, dalle ore 10.30 alle 18
Storica dimora situata al centro della Tenuta di Angoris dall’inizio del XVIII secolo, Villa Locatelli sorge ai piedi del Collio cormonese. È preziosa testimone e custode del passato di questa terra e degli uomini che qui hanno abitato e lavorato scrivendone la storia. Circondata e protetta da un parco secolare, splende il tutta la sua bellezza fra i colori vivaci della natura che la circonda e il bianco candido delle sue mura. Importante è ricordare il ruolo rivestito nel contesto economico agricolo cormonese, con i numerosi vini qui prodotti e imbottigliati già durante il periodo austroungarico, dei quali ci sono rimaste le etichette di Picolit, Ribolla, Verduzzo, Riesling, Refosco e Tokayer. Normalmente chiusa al pubblico, apre solo in occasione di eventi. PASIANO DI PORDENONE (PN) Villa Querini Apertura: domenica 13 ottobre, dalle ore 10 alle 17 Aperta eccezionalmente per le Giornate FAI d’Autunno, Villa Querini è una villa veneta del 1542 tra le più antiche del Friuli occidentale, abitata parzialmente dagli ultimi eredi di una nobile famiglia dell’aristocrazia veneziana, i Querini da Santa Giustina o da Candia. Sorge su un’antica casa colonica appartenuta alla famiglia veneziana dei Cavazza, ma già nel 1643 la proprietà passò ai Querini, che da tempo avevano maturato interessi commerciali. Completamente ristrutturata e
ampliata per mano della famiglia al fine di renderla monumentale, seguirono ulteriori interventi nel 1720, fra cui l’ampliamento della barchessa. La costruzione si presenta suddivisa in tre parti, delle quali quella centrale con aperture laterali trabeate e centrale ad arco. All’esterno dell’edificio troviamo un oratorio del XVIII secolo, dedicato a San Pietro in Vincoli, una meridiana e il muro di cinta ornato da pregevoli statue settecentesche. L’ala nord-ovest della villa successivamente divenne di proprietà della famiglia del rinomato economista e banchiere Alberto d’Agostino, il quale ospitò diversi amici e personaggi storici, tra cui il poeta vate Gabriele D’Annunzio. Attualmente, in seguito a un ulteriore restauro, la residenza è stata adibita a struttura ricettiva. Centrale idroelettrica Claber * Ingresso esclusivo per gli Iscritti FAI con possibilità di iscriversi in loco. Apertura: domenica 13 ottobre, dalle ore 11 alle 12.30 e dalle 14 alle 15.30 Nel 1902 fu creata una centrale elettrica sulle sponde del Fiume, data poi in concessione al Cotonificio Veneziano in cambio della fornitura di energia elettrica per Villa Saccomani e per il funzionamento del mulino. Dopo le vicende belliche, il mulino fu dapprima rinnovato nel 1919, mentre un secondo ammodernamento si ebbe nel 1934. A partire dagli anni ‘50 sia la produzione di energia elettrica sia l’attività molitoria iniziarono il loro declino a causa della crisi generale del settore tessile, presto scalzato dal settore industriale, e da un cambiamento sociale che vide l’affermazione delle grandi società di macinazione. Questo percorso culminò nell’alluvione del 1966 che decretò la
chiusura della centrale e la cessazione dell’attività del mulino. La centrale fu poi acquistata dalla ditta Claber di Fiume Veneto assieme alla concessione per lo sfruttamento del salto d’acqua. Ristrutturata nel 2000, è ora un impianto idroelettrico ad acqua fluente con funzioni ambientali. Impianto industriale in attività, è normalmente chiuso al pubblico. TRIESTE Palazzo Vivante Apertura: sabato 12 e domenica 13 ottobre, dalle ore 10 alle 17 Palazzo Vivante, eretto tra il 1842 e il 1844 su progetto dell’architetto Domenico Corti, ha assunto via via il nome dei rispettivi proprietari: Antonio Corti, Domenico Garofalo, Marco Salem, Fortunato Vivante. Quest’ultimo acquistò il palazzo per eleggerlo a dimora della sua famiglia e per adeguarla al suo rango, Direttore di Banca Union, Consigliere del Lloyd Austriaco e delle Assicurazioni Generali. Lo studio del progetto venne affidato all’architetto Rudolf Dick di Vienna e l’esecuzione dei lavori all’ingegnere Arturo Ziffer di Trieste; gli interventi, eseguiti tra il 1906 e il 1908, portarono notevoli cambiamenti alla struttura abitativa
dell’edificio, conferendole l’aspetto odierno con la facciata in stile neoclassico e il percorso di rappresentanza. Spettacolare lo scenografico scalone doppio nonché la raffinatezza principesca degli interni, con le splendide sale decorate, omaggio a un barocco pur sempre contenuto entro la “misura” classica. Attuale sede dell’associazione “Opera Figli del Popolo” per l’assistenza sociale alla gioventù, il palazzo non è normalmente visitabile. Palazzo Vescovile (Palazzo Vicco) * Ingresso esclusivo per gli Iscritti FAI con possibilità di iscriversi in loco, solo su prenotazione. ATTENZIONE – PRENOTAZIONI ESAURITE Apertura: sabato 12 ottobre, dalle ore 11 alle 12 Il Palazzo Vescovile in via Cavana venne edificato alla fine del XVIII secolo per volere del suo ultimo proprietario, il commerciante portoghese Antonio Vicco, e dopo il 1830 divenne sede dell’allora Diocesi di Trieste e Capodistria. Al suo interno ospita una cappella dedicata alla Madonna Addolorata, unica opera realizzata in città dall’architetto Ivan Vurnik, prezioso esempio artistico della Secessione viennese, dominata da due soli colori, il bianco e l’oro. Meravigliosa la statua di Cristo, con i capelli e il sangue dorato che sgorga dal costato. Dal 1813 al 1820 il palazzo ospitò Joseph Fouché duca d’Otranto, esule in fuga dalla restaurazione. Attuale sede della Curia Vescovile, il sito è normalmente chiuso al pubblico. MARTIGNACCO (UD)
Villa Deciani Apertura: domenica 13 ottobre, dalle ore 10.30 alle 13 e dalle 14 alle 17 Villa Deciani è una dimora nobiliare sita in via Deciani a Martignacco, caratterizzata da un ampio piano nobile con porta finestra. Inizialmente un antico rustico comperato nel 1510 da Francesco Deciani, fu trasformata in residenza padronale da Tiberio Deciani nel 1550. La ristrutturazione della prima metà del Settecento ha fatto aggiungere alla casa padronale due ali laterali e due barchesse. Nel parco si trovano il rustico per attrezzi e prodotti agricoli, l’ex filanda e l’annessa chiesa romanica intitolata a San Nicolò. Quest’ultima, originaria della fine dell’XI o dell’inizio del XII secolo, conserva un altare in marmo e frammenti di affreschi trecenteschi relativi al miracolo del Santo vicini allo stile di Vitale da Bologna. L’absidiola dell’edificio religioso inoltre è rappresentato nello stemma del comune. Nel maggio 1916 il Principe di Galles, Edoardo d’Inghilterra, accolto da Vittorio Emanuele III, che risiedeva a Martignacco, soggiornò nella villa per alcuni giorni. Oggi abitazione privata, è normalmente chiusa al pubblico. DOMANI VENERDI’ 11OTTOBRE J.P. BIMENI A SACILE, GRANDE ANTEPRIMA DE IL VOLO DEL JAZZ Da rifugiato a re del soul, con una voce che ricorda il primo Otis Redding. J.P. Bimeni torna in Italia – dopo gli applausi raccolti
quest’estate al Jova Beach Party – per calcare i palchi dei festival più prestigiosi con la sua band The Black Belts. E domani venerdì 11 ottobre sarà a Sacile per la grande anteprima de Il volo del Jazz (Teatro Zancanaro) di Circolo Controtempo. In questi giorni intanto, è stati ospite di varie trasmissioni Rai e di Propaganda Live su La 7. Per la prima volta nella Capitale, inizia con Romaeuropa Festival per la rassegna Diasporas il 10 ottobre (Auditorium Parco della Musica); poi Sacile, quindi il 12 ottobre a Firenze per Musica dei Popoli (Flog); il 16 novembre a Venezia Mestre per Candiani Groove (Centro Culturale Candiani), per chiudere il 17 novembre a Parma per il Barezzi Festival (Auditorium Paganini). Deep soul all’ennesima potenza, l’artista presenta l’album di debutto “Free me” (Tucxone Records/Self) già eletto miglior album dell’anno da BBC 6 Music e Uk Vibe Moko. Un disco in cui risuona con potenza l’anima dell’Africa e un’atmosfera unica, che forse solo chi ha sofferto veramente può davvero interpretare. Le canzoni di J.P. Bimeni ci parlano di amore e perdita, speranza e paura, con la consapevolezza tipica delle vite messe innumerevoli volte alla prova. Alle jam funk si susseguono profonde e accorate ballad provenienti dal southern soul. Che si tratti del funk di “Honesty”, della ribelle e ispirata “Fade Away” o della commovente “I Miss You”, ogni volta Bimeni sa sorprendere l’ascoltatore grazie all’incredibile profondità della sua estensione vocale. “Credo che il sentimento generale di ‘Free me’ sia il mio intenso desiderio di sentirsi liberi emotivamente, fisicamente e spiritualmente. Nella vita a volte capita di sentire di volere di più, capire che ci manca qualcosa. È un vuoto che qualcuno riempie con cose materiali, mentre altri cercano una risposta attraverso la conoscenza intellettuale o un viaggio spirituale. Da sempre l’umanità sente il bisogno di conoscere
lo scopo ultimo della vita, in molti elaborano le proprie interpretazioni. Per quanto mi riguarda, la vita è semplicemente il nudo desiderio di sentirsi liberi. Che sia attraverso il pensiero intellettuale, spirituale, o con l’espressione creativa, io sto percorrendo quel viaggio di ricerca”. J.P. Bimeni discende dalla famiglia reale burundese ma già all’età di 15 anni è costretto a fuggire dal suo Paese in seguito allo scoppio della guerra civile, sopravvivendo miracolosamente a ben due attentati. Si rifugia nel Regno Unito e dopo qualche anno in Galles si stabilisce a Londra. Nella Capitale del Regno Unito abbraccia le infinite possibilità musicali che la città offre: jam session con la band di Roots Manuva, serate open mic insieme ai Noisettes e un incontro con una Adele all’epoca adolescente. A portarlo verso la strada che ancora oggi sta percorrendo è stato l’invito, nel 2013, ad unirsi alla tribute band ufficiale di Otis Redding. Partecipando, nel 2017, come ospite del gruppo funk Speedometer ad uno show in Spagna viene notato dalla Tucxtone Records che lo mette subito sotto contratto e dà inizio al suo progetto insieme ai The Black Belts, la sua attuale band. Il fatto che, come migrante, abbia vissuto un’esistenza fuori dall’ordinario e viva per raccontare questa storia rende le sue canzoni ancor più cariche di significato: “Quando mi trovavo sospeso tra la vita e la morte, dopo che mi spararono, chiamarono un prete per darmi l’estrema unzione – ricorda l’artista – Ho guardato il prete e ho detto ‘Sento che non morirò. Sento che vivrò a lungo, conoscerò il mondo e proverò a me stesso che il mondo non è soltanto odio e violenza’”.
10 OTTOBRE: ROMAEUROPA FESTIVAL – AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA – ROMA Via Pietro de Coubertin, 30 Ore 21 – da 15 a 25 € – doppio concerto con Alsarah and the Nubatones Link acquisto on line 11 OTTOBRE: IL VOLO DEL JAZZ – TEATRO ZANCANARO – SACILE Viale Zancanaro, 26 – Sacile PN Ore 21 – Biglietto 20 € 12 OTTOBRE: MUSICA DEI POPOLI – FLOG – FIRENZE Ore 21,30 – Biglietto intero 13 € + costi prev. Link acquisto on line 16 NOVEMBRE: CANDIANI GROOVE – CENTRO CULTURALE CANDIANI – VENEZIA MESTRE Piazzale Luigi Candiani, 7 Ore 21 – Biglietto intero 16 € Link acquisto on line 17 NOVEMBRE: BAREZZI FESTIVAL- AUDITORIUM PAGANINI – PARMA Centro Congressi – Sala Ipogea Ore 21 – Biglietto 17 € Link acquisto on line Carlo Liotti
LA GRANDE STORIA DELL’IMPRESSIONISMO il 2 dicembre al Rossetti diTrieste Arriva finalmente anche a Trieste “ La grande storia dell’impressionismo”, lo straordinario racconto-spettacolo creato da Marco Goldin che mette in scena l’incanto della pittura da Monet a Van Gogh, entusiasmando il pubblico dei principali teatri italiani con delle bellissime musiche originali e una produzione visiva davvero unica che dà vita ai quadri degli impressionisti. Viene annunciata oggi l’attesa data: il 2 dicembre (inizio ore 21:00) al Politeama Rossetti di Trieste. I biglietti (prezzi da 20 a 34 euro più diritti di prevendita) saranno in vendita a partire dalle ore 10:00 di mercoledì 9 ottobre alle biglietterie del teatro, online su Ticketone.it, Vivaticket.it e nei punti vendita autorizzati. Tutte le informazioni sono consultabili sul sito www.ilrossetti.it Marco Goldin, il maggiore esperto di impressionismo del nostro paese, condurrà poeticamente lo spettatore per mano nella Francia degli ultimi decenni dell’Ottocento, con il suo modo unico di raccontare l’arte, semplice ma mai banale, scandagliando emozione e conoscenza, e mettendo insieme parole, sensazionali immagini e straordinarie musiche. Al suo fianco sul palco Remo Anzovino (Nastro D’Argento 2019 – Musica dell’Arte), uno dei principali esponenti della scena musicale contemporanea che ha composto le musiche originali dello spettacolo e le eseguirà dal vivo al pianoforte, e sullo sfondo le esclusive scenografie video create dai videomaker Fabio Massimo Iaquone e Luca Attilii, in grado di ideare una produzione visiva che non si era mai vista prima d’ora nei teatri italiani per uno spettacolo di questo genere.
Il racconto teatrale si svilupperà in cinque momenti, in due ore di spettacolo: Goldin, facendo ricorso al suo narrare sempre fluido ed empatico, con le parole che generano continue immagini, accompagnerà tutti dapprima nella foresta di Fontainebleau, dove i giovani impressionisti, da Monet a Pissarro, da Renoir a Sisley, si incontravano a metà degli anni sessanta per dipingere nei boschi. L’amore nei confronti del paesaggio farà da contrappunto a tutto il percorso, anche quando, e sarà il secondo momento della narrazione, si entrerà nel decennio successivo, quello canonico dell’impressionismo. Periodo in cui prenderanno il via, da quella memorabile del 1874 nello studio di Nadar, le esposizioni impressioniste, con l’ingresso sulla scena parigina della pittura anche di Cézanne, Degas e Gauguin, o di figure femminili come Berthe Morisot o l’americana Mary Cassatt. La meraviglia del fiume, i disgeli lungo la Senna, le alte scogliere di Normandia, le sue spiagge e il mare, daranno la possibilità a Goldin, nel terzo tempo del suo racconto, di parlare della crisi dell’impressionismo e della fine del dogma della pittura di plein-air in Monet. Prima dei due momenti conclusivi, riservati a due straordinari artisti che hanno portato fino alle estreme conseguenze la crisi dell’impressionismo: Vincent van Gogh e Paul Gauguin. La tournee de “La Grande Storia dell’Impressionismo” è prodotta da International Music and Arts e Linea d’ombra, con il sostegno del Gruppo Baccini; lo spettacolo del 2 dicembre a Trieste è organizzato da VignaPR srl in collaborazione con il Rossetti – Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia. LA GRANDE STORIA DELL’IMPRESSIONISMO LUNEDÌ 2 DICEMBRE 2019, ore 21:00 TRIESTE, Politeama Rossetti Prezzi dei biglietti: Platea A/B € 34,00 + diritti di prevendita Platea C € 31,00 + diritti di prevendita
Prima galleria € 28,00 + diritti di prevendita Seconda galleria € 25,00 + diritti di prevendita Loggione € 20,00 + diritti di prevendita Biglietti in vendita dalle ore 10:00 di mercoledì 9 ottobre alle biglietterie del Teatro Rossetti, online su Ticketone.it, Vivaticket.it, e nei punti vendita autorizzati (a Trieste al Ticket Point in Corso Italia e alle Torri D’Europa) TEATRO MODENA DI PALMANOVA PRESENTATA LA STAGIONE 2019-2020 presentata oggi, giovedì 3 ottobre, nel Salone d’Onore del Comune di Palmanova la stagione teatrale 2019/2020 del Teatro Gustavo Modena. Ad illustrare nel dettaglio il programma della rassegna palmarina intervengono il Sindaco Francesco Martines, l’Assessore alla Cultura Adriana Danielis e il Direttore dell’Ente Regionale Teatrale del Friuli Venezia Giulia Renato Manzoni. Come da consolidata tradizione anche il programma 2019/2020 del Modena si comporrà di otto serate, sei dedicate alla prosa, una alla danza e una, fuori abbonamento, alla musica. Il cartellone si aprirà con i fuochi d’artificio di una delle coppie più rodate dello spettacolo italiano. Domenica 17 novembre Massimo Lopez e Tullio Solenghi porteranno il loro Show al Modena: una carrellata di gag, personaggi, comicità, musica e divertimento! Domenica 8 dicembre sarà la volta di uno dei personaggi più
“forti” e più iconici del teatro di Carlo Goldoni: Mirandolina de La locandiera. A vestirne i panni sarà Amanda Sandrelli accompagnata dall’affiatata compagnia toscana dell’Arca Azzurra. L’appuntamento con la danza aprirà il 2020 del Gustavo Modena giovedì 23 gennaio. Sul palco del Teatro si esibiranno l’étoile Emanuela Bianchini e i solisti della Compagnia di Mvula Sungani in Odyssey Ballet, un’Odissea riletta in versione contemporanea attraverso la physical dance del coreografo italo-africano. Difficile trovare una definizione per la pièce che intratterrà il pubblico sabato 1. febbraio: Le regole per vivere è una commedia corale in cui al pubblico vengono comunicate delle informazioni sui personaggi che gli stessi personaggi ignorano. Il palco diventa così un esilarante campo minato nel quale ogni singolo attore deve destreggiarsi facendo attenzione ai tranelli. La Scimmia di Giuliana Musso ha debuttato nel corso di Mittelfest 2019 e ha ottenuto grande successo di critica e pubblico. Chi ha apprezzato Giuliana Musso in uno dei suoi lavori precedenti (Nati in casa, Sexmachine, La fabbrica dei preti, Tanti saluti, per citarne alcuni), non potrà non amare questo nuovo personaggio nato dalla sua instancabile ricerca drammaturgica. L’appuntamento è per giovedì 20 febbraio. Domenica 8 marzo, invece, arriveranno gli autori e gli attori del Teatro Golden di Roma con La casa di famiglia divertente commedia – con Luca Angeletti, Toni Fornari, Simone Montedoro e Laura Ruocco – che nella scorsa stagione è giunta al secondo posto nelle preferenze del pubblico dell’intero Circuito ERT. La stagione in abbonamento si chiuderà lunedì 16 marzo con la trasposizione teatrale di uno dei romanzi più significativi della letteratura mondiale: I Miserabili di Victor Hugo. Gli attori dello Stabile del Friuli Venezia Giulia, capitanati da Franco Branciaroli e diretti da Franco Però, daranno vita alle atmosfere della Parigi di inizio Ottocento. Sarà fuori abbonamento in primavera, invece, il Concerto della
nuova Istituzione musicale e sinfonica del Friuli Venezia Giulia. Maggiori dettagli su questo concerto verranno forniti nel corso della stagione. La campagna abbonamenti della stagione si terrà al Teatro Modena in via Dante con il seguente calendario: rinnovo abbonamenti dal 7 al 12 ottobre con orario 17.30/19.45, sottoscrizione nuovi abbonamenti dal 14 al 19 ottobre, sempre dalle 17.30 alle 19.45. L’acquisto in prevendita dei biglietti sarà disponibile anche online su www.vivaticket.it. Aggiornamenti e approfondimenti sulla stagione del Teatro Modena sono disponibili sui siti web dell’ERT e del Comune di Palmanova, nonché sui rispettivi profili Facebook e Twitter. Informazioni: Teatro Gustavo Modena 0432.924148; Comune di Palmanova 0432.922131.
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