RASSEGNA STAMPA CGIL FVG - venerdì 2 agosto 2019

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RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – venerdì 2 agosto 2019

(Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono
scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti)

NELLA RASSEGNA DI OGGI NON SONO PRESENTI ARTICOLI DEL GAZZETTINO

ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2)
Giunta Fedriga in ritardo sul piano "elimina code" della sanità (Piccolo, 4 articoli)
L'industria regionale vira in negativo nel secondo trimestre (M. Veneto)
Scuola, corsa contro il tempo per i prof (M. Veneto)
Sereni Orizzonti si espande e fa shopping in Spagna (M. Veneto)
A4 Palmanova-Gonars la terza corsia è realtà. E in anticipo sui tempi (M. Veneto)
CRONACHE LOCALI (pag. 8)
Guardie giurate in sciopero: bancomat senza rifornimenti (M. Veneto Udine e Pordenone)
Ortofrutta Trischitta, lunedì nuovo incontro (M. Veneto Udine e Pordenone)
Reparti al completo e personale all'osso: la Cgil lancia l'allarme (M. Veneto Pordenone)
Una firma che apre le porte al ritorno della Provincia (M. Veneto Pordenone)
Piscina distrutta, ecco la perizia del 2016: «Bulloni corrosi da cambiare in un anno» (Piccolo Trieste)
Disabili senza casa, associazioni in ansia. Grilli: «Confronto aperto per trovare soluzione» (Piccolo Ts)
I sindacati insorgono: «Inutili le guardie a supporto dei vigili». Il Pd: Propaganda» (Piccolo Trieste)
Al Cisi è già tutto esaurito. Mancano posti per disabili (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Paura e disperazione tra i lavoratori: «Macché ferie, a noi staccano la luce» (Piccolo Go-Monf.)

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ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA

Giunta Fedriga in ritardo sul piano "elimina code" della sanità (Piccolo)
Diego D'Amelio -La Regione non ha ancora recepito la strategia del ministero della Salute per
l'abbattimento delle liste d'attesa. Il Friuli Venezia Giulia è l'unico territorio assieme alla Provincia
autonoma di Bolzano a non aver aderito all'accordo Stato-Regioni sul Piano nazionale 2019-2021, che a fine
giugno prevedeva la presentazione dei piani attuativi da parte delle singole Aziende sanitarie. Il
vicepresidente con delega alla Salute Riccardo Riccardi spiega l'attesa con la volontà di studiare misure
sartoriali per il Fvg, ma le opposizioni denunciano una gestione in affanno e poco trasparente, a cominciare
dalla mancata convocazione dell'audizione che annualmente viene organizzata entro febbraio per
ragguagliare il Consiglio regionale sui tempi d'attesa della sanità. A non aver ancora adottato un piano
regionale sono al momento Fvg, Provincia di Bolzano, Basilicata e Sardegna, ma nei primi due casi gli enti
territoriali non hanno neppure recepito l'intesa Stato-Regioni e potrebbero presto entrare nel mirino del
ministero della Salute. A rispettare i tempi sono state invece Sicilia, Emilia Romagna, Marche, Puglia, Valle
d'Aosta e Veneto. In leggero ritardo, ma comunque adempienti, tutte le altre Regioni che stanno aderendo
al piano che fissa tra l'altro il nuovo limite di 120 giorni per le prestazioni programmate, il possibile blocco
dell'intramoenia in caso di sforamento dei tempi d'attesa, l'opportunità di rivolgersi al privato pagando solo
il ticket in caso di non rispetto dei tempi. Riccardi rivendica la volontà di non aderire pedissequamente alle
linee nazionali: «La Regione poteva adottare direttamente il Piano nazionale e, davanti a eventuali criticità,
affermare che era colpa del piano. O calare i contenuti del piano sulla composita realtà regionale». Da qui la
decisione di non recepire il piano e dar vita a un gruppo di lavoro capace di produrre un documento che
armonizzi le linee nazionali con i provvedimenti già assunti nel tempo dalla Regione nel tentativo di
abbattere le liste d'attesa. Per l'assessore, il Fvg «quindi non solo sta adempiendo al Piano nazionale ma ne
sta elaborando uno specifico, dopo aver responsabilizzato i direttori generali delle Aziende vincolando
parte della loro premialità agli obiettivi di contenimento dei tempi delle liste». Intanto Riccardi evidenzia
che «il percorso del Piano regionale sarà ultimato la prossima settimana e con la prima riunione di giunta di
settembre sarà possibile deliberare». I tempi sono però in contrasto con quelli del ministero, che ha
previsto che le Regioni recepiscano il piano nazionale e adottino il proprio piano regionale entro due mesi
dall'accordo chiuso il 21 febbraio. Anche perché solo dopo quel passo le Aziende possono dar vita ai
rispettivi piani attuativi, il cui varo era stabilito per la fine di giugno con una scadenza che al momento vede
comunque in ritardo molte strutture italiane. Il tema è fra i più delicati, perché sono i tempi delle
prestazioni a dire molto sulla performance del sistema e a spingere o meno i pazienti a rivolgersi al privato,
con i costi che ne conseguono e che non tutti possono permettersi. Le statistiche italiane parlano
d'altronde di quattro milioni di persone costrette a rinunciare alle cure per ragioni di carattere economico.
L'opposizione critica l'impostazione della Regione. «Il mancato recepimento del nuovo Piano nazionale -
dice il dem Cristiano Shaurli - è grave e conferma una condizione di non-governo e pesanti ritardi a livello
centrale, con ricadute a livello delle Aziende e disagi soprattutto per i cittadini. Fedriga cominci a fare il
presidente». Ancora dal Pd Nicola Coficoni sottolinea che «dopo più di un anno abbiamo solo visto un
ridisegno dei confini di alcune Aziende sanitarie, per il resto nulla». Duro anche il grillino Andrea Ussai:
«Continuiamo a ricevere segnalazioni su criticità per quanto concerne i tempi di attesa. L'assessore assicura
che è operativo un apposito gruppo di lavoro ma l'approvazione sarebbe dovuta avvenire entro il 21 aprile.
Nel 2019 è stata intanto disattesa la norma che prevede la presentazione in Commissione entro febbraio di
ogni anno di una relazione che documenti lo stato di attuazione della legge regionale sul contenimento dei
tempi di attesa. Finora l'unica risposta è il ricorso ai privati con la previsione di un finanziamento di almeno
il 40% delle risorse attribuite per abbattere le liste di attesa al privato, in aggiunta al budget già assegnato».
I fondi in più non bastano. Alle porte un altro "rosso"
testo non disponibile

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L'assessore contro la Cgil: «Fanno più ferie di me»
Il vicepresidente Riccardo Riccardi risponde per le rime alla Cgil che lo accusa di non fare abbastanza per
garantire nuove assunzioni dopo il cortocircuito generato dal decreto Calabria. «La responsabile regionale
della Funzione pubblica Rossana Giacaz mi accusa di aver attaccato un cartello chiuso per ferie - dichiara
Riccardi in una nota - ma sono sicuro che lei ha fatto più ferie di me. Tutto questo per aver posticipato una
riunione che avrebbe seguito un pomeriggio intero nel quale avevamo di fatto già affrontato buona parte
dei temi sui quali la Cgil è così preoccupata. Mi chiedo se questo atteggiamento è per missione personale
oppure condivisa dalla sua organizzazione sindacale. Se così fosse non mi resterà che prenderne atto e
comportarmi di conseguenza. E lo farò». Il decreto sblocca il tetto di spesa per il personale sanitario, ma
non si applica alle Regioni autonome, con un meccanismo subito bocciato dal responsabile regionale della
Salute. «Giacaz - prosegue Riccardi - mi chiede conto dei ritardi provocati dal decreto Calabria: visto il suo
ruolo dovrebbe sapere che la nostra autonomia in materia di sanità non consente di superare leggi dello
Stato. Possiamo fare solo una cosa: impugnare una norma che anche noi non condividiamo. Lo faremo se
non ci sarà una correzione del decreto». Infine, conclude l'assessore, «mi pare che pur di affermare di
esserci la Giacaz sia portata ad affermazioni monocordi che rivelano il totale disinteresse verso quello che,
effettivamente, stiamo attuando con la riforma sanitaria in atto».
Si svela il bando da 900 mila euro a favore del Terzo settore
«Un avviso pubblico di oltre 900 mila euro a favore del Terzo settore: un comparto che rappresenta un
importante pilastro di protezione sociale per la regione, dal quale auspichiamo arrivino delle progettualità
che consentiranno di utilizzare questa rilevante dotazione statale». Così il vicegovernatore con delega alla
Salute, Riccardo Riccardi, in occasione dell'incontro informativo organizzato dall'amministrazione regionale,
a Udine, per illustrare criteri e modalità per l'assegnazione delle risorse relative all'avviso pubblico per il
finanziamento di contributi destinati alle organizzazioni di volontariato (Odv) e associazioni di promozione
sociale (Aps). L'avviso può contare su una disponibilità finanziaria di 938.160 euro.«Sono certo che queste
risorse produrranno molto di più rispetto al valore numerico che il dato rappresenta - ha detto Riccardi -
perché la capacità di moltiplicazione di questo settore è straordinaria»...

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L'industria regionale vira in negativo nel secondo trimestre (M. Veneto)
Elena Del Giudice - All'indomani del dato Istat che certifica la stagnazione del Pil italiano nel secondo
trimestre, nuovi segnali di rallentamento dell'industria arrivano dall'indagine congiunturale di Confindustria
Fvg. Un dato che «conferma - dichiara il presidente degli industriali, Giuseppe Bono - un andamento
negativo dell'economia regionale, ancorché con qualche segnale di miglioramento, sopratutto per quel che
riguarda le aspettative per il terzo trimestre. Sono dati - sottolinea Bono - in linea con quanto rilevato a
livello nazionale, influenzati dal contesto economico internazionale».
Nel dettaglio «la domanda interna non mostra segnali di ripresa, specie nella parte investimenti, mentre la
domanda estera risente di un contesto di generale rallentamento, in particolare per quel che riguarda il
mercato europeo. Ciò che preoccupa in questo contesto - prosegue Bono - è il rischio recessione
nell'industria tedesca, importante mercato di sbocco per il manifatturiero regionale». Ci sono anche settori
in cui i segnali sono, invece, positivi, a partire dal settore di riferimento di Bono, ovvero la cantieristica e la
navalmeccanica, ma anche l'industria chimica e quella della carta. Si tratta di segnali che «insieme a un
sentiment positivo degli imprenditori, fanno ben sperare per il terzo trimestre dell'anno».
Il presidente degli industriali del Friuli Venezia Giulia rimarca infine la necessità «di avviare una seria
riflessione sulla politica industriale del Paese che porti ad accrescere la competitività del sistema nel suo
complesso, e della manifattura in particolare».I DATIL'indagine trimestrale evidenzia, nel secondo trimestre
2019, un quadro del settore produttivo regionale caratterizzato dalla conferma dell'andamento
complessivamente negativo già registrato nell'indagine del trimestre precedente. A fine giugno
l'elaborazione dei dati raccolti fornisce un quadro del settore produttivo regionale che si caratterizza per
una contrazione degli indicatori congiunturali (variazioni percentuali rispetto al trimestre precedente), così
come per quelli tendenziali, (stesso periodo dell'anno scorso), rileva Confindustria Fvg.Congiuntura
negativaDall'esame complessivo dei risultati Confindustria Fvg conclude che permane una situazione
congiunturale negativa per l'industria regionale. Anche il grado di utilizzazione degli impianti è in
contrazione dal 81,3% del trimestre precedente al 78,2% del trimestre chiuso al 30 giugno 2019 (il grado di
utilizzazione al 30 giugno 2018 era pari all'87,1%). Avverte l'associazione degli industriali che va tenuto
conto che i giorni lavorativi del trimestre sono stati influenzati dalla presenza di numerose festività nel
mese di aprile, e ciò ha un impatto sulla produzione industriale.produzioneLa produzione industriale
continua a contrarsi, -1,5 punti dopo il -3,5% del trimestre precedente. Allineato all'andamento
congiunturale risulta quello tendenziale, -2,5 punti rispetto al -2,7% del trimestre chiuso al 31 marzo 2019.
Le vendite sostanzialmente rimangono stabili. Infatti, il totale vendite congiunturale si assesta al +0,8% (-
3,1% il trimestre precedente) per effetto congiunto delle vendite Italia, che segnano un rimbalzo del +2,5%
con le vendite estero, che segnano un -0,3%. L'occupazione congiunturale resta stabile. tendenzaL'esame
dei principali indicatori tendenziali evidenzia che nel secondo trimestre 2019, confrontato con lo stesso
periodo del 2018: l'andamento della produzione industriale risulta negativa, attestandosi al -2,5% contro il
+1% dell'indagine del II trimestre 2018. Gli indicatori delle vendite totali tendenziali risultano negativi: il
totale delle vendite tendenziali si assesta al -0,5% contro il +5%. Nel dettaglio, queste si contraggono causa
la riduzione delle vendite Italia, -2% contro il +3,5%, e delle vendite estero che registrano un limitato +0,2
contro i 5,8 del 2018. Rispetto al futuro prossimo, il "sentiment" degli imprenditori a fine giugno è
prevalentemente stabile o leggermente positivo sia rispetto alla produzione che per la domanda e infine
per l'occupazione.

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Scuola, corsa contro il tempo per i prof (M. Veneto)
Maura Delle Case - Ci sono volute settimane di attesa, ma alla fine il ministero dell'Istruzione (Miur) ha
definito la partita relativa alle immissioni in ruolo nella scuola e autorizzato in Friuli Venezia Giulia
l'assunzione di 1.337 tra insegnanti della scuola dell'infanzia e primaria e docenti della scuola secondaria,
circa il 2,5% dei 53 mila 627 posti autorizzati dal ministero dell'Economia (5 mila in meno, con annesse
polemiche, rispetto a quelli richiesti in origine dal Miur). Definito il numero delle immissioni in ruolo che
potranno essere effettuate, ora si apre la partita delle assegnazioni, che a causa del ritardo ministeriale è a
sua volta destinata a slittare in avanti nel tempo. Le immissioni in ruolo dovevano infatti cominciare in Friuli
Venezia Giulia il prossimo lunedì. Inizieranno invece non prima del 19 agosto, dopo la pausa
ferragostana.rischio supplenze«Ma non è questo un gran problema - assicura Donato Lamorte, segretario
di Cisl Scuola Fvg -, quel che ci fa stare in allerta è piuttosto la capacità delle graduatorie». Detto altrimenti,
quante delle immissioni in ruolo autorizzate dal ministero si potranno effettivamente realizzare, «perché
tutto dipende - precisa Lamorte - dalle disponibilità delle graduatorie a esaurimento e dei concorsi». Lì dove
disponibilità non ve ne fossero, gli uffici scolastici dovranno procedere con supplenze annuali, che si
andranno ad affiancare a quelle dell'organico di fatto, ben 573 - già certe - tra le file degli insegnanti di
sostegno. Il contingente assegnato alla regione per l'organico di diritto, benché non lontano dai posti
disponibili, non esaurirà di certo l'annosa questione del precariato nella scuola.I NUMERI PER REGIONEAl
Friuli Venezia Giulia, però, non è andata male. Rispetto ad altre regioni italiane dove la forbice tra cattedre
vacanti e assunzioni autorizzate è molto larga, vedi la Lombardia dove i posti scoperti sono 13 mila 495 e il
contingente assegnato dal Miur è di 11 mila 440 unità, o ancora il Piemonte che conta 5 mila 879 posti
vacanti ma ne potrà coprire con immissioni in ruolo solo 4 mila 650, il gap in Fvg è assai più ridotto. Su un
organico di diritto pari a 14 mila 906 posti, 13 mila 577 normali e 1.329 di sostegno, i posti disponibili sono
pari a 1.383, ben 60 in più rispetto al contingente di 1.337 posti assegnato alla regione dal Miur. Le
stabilizzazioni riguarderanno 1.170 posti normali, di cui 75 nella scuola dell'infanzia, 257 nella scuola
primaria, 394 nella scuola secondaria di primo grado e 444 nella scuola secondaria di secondo grado. Altre
227 saranno destinate invece al sostegno. Di queste, 11 andranno all'infanzia, 41 alla primaria, 102 alla
secondaria di secondo grado e 73 alla secondaria di secondo grado. «È un buon viatico - continua Lamorte -
che non garantirà tuttavia la continuità nella scuola. Anche considerando che possono essere coperte tutte
le vacanze, e credo non sarà così, consideriamo che la supplentite è destinata a continuare. Basti un dato: a
livello nazionale i posti disponibili erano 134 mila, il ministero ha autorizzato immissioni in ruolo per poco
più di 53 mila unità, per meno della metà dunque dei posti».cattedre vuoteLa partita ora si sposta in
regione dove a partire dal 19 agosto verranno effettuate le assegnazioni dei posti che al 50% andranno
coperti pescando dalle graduatorie ad esaurimento (Gae) per il restante 50% dai concorsi ordinari,
straordinari e dalle graduatorie di merito regionali. In caso di graduatorie incapienti o esaurite, i posti che
non potranno essere coperti andranno ai supplenti.MANCANO PRESIDIAltra partita che dovrà essere
definita entro il mese è quella dei dirigenti scolastici. In regione ne mancano 68 nelle scuole di lingua
italiana - 13 a Gorizia, 19 a Pordenone, 5 a Trieste e 31 a Udine - e 8 nelle scuole di lingua slovena - 2 a
Gorizia, 5 a Trieste e 1 a Udine -, 76 in totale. Il ministero in questo caso ha autorizzato a livello nazionale la
stabilizzazione dei primi 1.984 dirigenti collocati nella graduatoria generale di merito: da ieri al 4 agosto i
dirigenti in pectore avranno tempo per indicare la regione di preferenza. «Con questa dotazione ci
avvicineremo al 60% di copertura delle sedi vacanti - stima il segretario di Cisl Scuola -. Le reggenze
diminuiranno ma non termineranno perché le disponibilità sono superiori alle assegnazioni. Sarebbe stato
opportuno aumentare il contingente, visto che in graduatoria di candidati ce ne sono ancora parecchi».

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Sereni Orizzonti si espande e fa shopping in Spagna (M. Veneto)
Maura Delle Case - Cresce a ritmo vertiginoso Sereni Orizzonti. In Italia e sempre più anche all'estero dove
ha appena finalizzato l'acquisto di una Rsa in Spagna. «Tra strutture per anziani costruite e nuove
acquisizioni stiamo incrementando la nostra offerta di una nuova residenza sanitaria al mese». A farlo
sapere è l'azionista di riferimento Massimo Blasoni che commenta: «È un ritmo veramente notevole, con
importanti ricadute occupazionali e di servizi per gli anziani, che obiettivamente nessun altro nel settore sta
tenendo in Italia».Sereni Orizzonti conta 3 mila dipendenti e 5 mila 300 posti letto che arriveranno entro
l'anno a toccare quota 6 mila ed entro il 2020 a oltrepassare le 10 mila unità. Il fatturato di gruppo
consolidato in via di conseguimento per il 2019 supera i 200 milioni di euro, ben 40 in più (il 25 per cento)
rispetto all'anno passato quando si era attestato a 160 milioni, 77 in più rispetto al 2017. Quanto agli utili
netti, nel 2018 hanno superato i 13 milioni di euro. Un contributo decisivo al conseguimento di questi
risultati è venuto dagli importanti investimenti realizzati dalla società, che per il triennio 2019-21 prevede di
"spendere" ben 320 milioni. Duecento per la realizzazione di nuove Rsa in Italia, il resto per altri interventi,
estero compreso.A proposito dell'attività oltre confine, l'ultima acquisizione Sereni Orizzonti l'ha realizzata
come detto nella penisola iberica, in Comune di El Alamo, a pochi chilometri da Madrid, dove ha fatto sua la
Rsa "La Edad de Oro". Un'operazione da 8 milioni di euro che si aggiunge a quella da 30 milioni realizzata
nei mesi scorsi in Germania dove per 30 milioni erano state acquistate le strutture di Augusta e Schliersee
(nei pressi di Monaco) e avviato un piano per la costruzione di due nuovi siti. Dopo la Germania, Sereni
Orizzonti punta dunque sulla Spagna, Paese dove il numero delle residenze per anziani è in forte crescita,
con un rapporto di 4,2 posti letto ogni 100 residenti over 65. Da qui la ragione dell'investimento nella Rsa di
El Alamo, solo parzialmente convenzionata come nel prevalente modello iberico, che dispone di 111 letti
per anziani non autosufficienti e impiega circa 80 dipendenti.Tornando in Italia, tra il 2019 e il 2020 la
società prevede di impegnare ben 200 milioni per la realizzazione di nuove Rsa. «Stiamo costruendo
strutture ecosostenibili, a risparmio energetico e con ridotte emissioni di anidride carbonica in atmosfera.
Al momento sono aperti cantieri in tutta Italia: a Borgo Ticino (Novara), Bovisio Masciago (Monza e
Birainza), Castenaso (Bologna), Cornaredo (Milano), Ghisalba (Bergamo), Fontanafredda (Pordenone), La
Loggia e San Gillio (Torino), Spotorno (Savona), Torrazza Piemonte (Torino), Vernate (Milano) e Villacidro
(Sud Sardegna)», fa sapere Valentino Bortolussi, responsabile del settore costruzioni. «Nelle nuove
strutture in via di realizzazione - aggiunge Bortolussi - puntiamo a incrementare il numero delle camere
singole e le dimensioni degli spazi comuni. Occorre migliorare la qualità e svecchiare il patrimonio
immobiliare creando, soprattutto per gli anziani con problemi cognitivi, un ambiente protetto».

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A4 Palmanova-Gonars la terza corsia è realtà. E in anticipo sui tempi (M. Veneto)
Elena Del Giudice - Il Friuli Venezia Giulia come e meglio dei Paesi Ue dove le opere «si fanno e in tempi
brevi». Nel caso della terza corsia sulla A4, e del tratto che insiste sul nodo di Palmanova "inaugurato" ieri
(valore dell'investimento 65,4 milioni), è stato realizzato in tempi record e prima del grande esodo estivo.
Non solo: «il cantiere del terzo lotto si chiuderà la prossima primavera, con un anno di anticipo rispetto alla
scadenza prevista». Così il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, ieri nel
corso della presentazione del nuovo tratto di A4 a tre corsie dal nodo di Palmanova fino a un chilometro e
mezzo dopo l'area di servizio di Gonars in direzione Venezia, ora aperto al traffico veicolare, "bruciando",
come si suol dire, i tempi previsti dalla tabella di marcia dell'opera. In sostanza «un successo», è la chiosa di
Fedriga, che ha ringraziato Autovie Venete, l'impresa costruttrice, la Cmb, i tecnici e i lavoratori,
riconoscendo come sia stato «complesso» lavorare all'opera mantenendo aperta l'autostrada al traffico. «È
come - l'esempio del governatore - ristrutturare casa continuando ad abitarci... complicato». L'area di
cantiere, uno snodo particolarmente delicato visto che è il punto in cui si intersecano due autostrade, A4 e
A23, e quindi sei direttrici, ha imposto un restringimento di carreggiate, limiti di velocità ridotti, ma non ha
fatto segnalare un aumento dell'incidentalità. Ovviamente l'esistenza del cantiere, l'assenza della corsia di
emergenza in alcuni tratti, impone tempi lunghi per la rimozione di veicoli e ripristino della circolazione, da
qui i disagi per chi viaggia in autostrada. I lavori hanno impattato (e continueranno a farlo) anche sulla rete
stradale extraurbana, che ha subito una notevole pressione. E non solo quella adiacente al cantiere del
lotto aperto ieri. Un lavoro che è proseguito insieme al percorso «che porterà la newco ad essere la titolare
della concessione trentennale - ha ricordato Fedriga -, un percorso anche questo complicato e guidato da
normative diverse, quella italiana e quella europea, che ci ha anche visti esposti al rischio di sospendere i
cantieri. Ora invece stiamo pianificando il trasferimento delle linee di finanziamento da Autovie Venete alla
nuova società. Confido che a marzo - ha concluso Fedriga - riusciremo finalmente ad essere operativi».
«Oggi si apre un tratto fondamentale per la viabilità - ha dichiarato l'assessore alle Infrastrutture, Graziano
Pizzimenti -, in vista degli imminenti esodi estivi perché il restringimento al nodo di Palmanova
rappresentava un collo di bottiglia. Inoltre, la forte contrazione dei tempi di realizzazione dell'opera nella
sua interezza rappresenta un dato molto rilevante per il Friuli Venezia Giulia, perché la terza corsia oltre a
garantire maggiore sicurezza ai viaggiatori renderà anche più competitive le imprese del territorio».Il
prossimo traguardo sarà l'apertura della terza corsia nel tratto Gonars-nodo di Palmanova anche in
direzione Trieste, previsto per l'autunno. Entro fine anno - con un semestre d'anticipo rispetto alle
previsioni - verrà terminato tutto il primo sub lotto del quarto lotto, lungo complessivamente 4,7
chilometri. «Evitato il rischio di stop ai cantieri, entro la fine del 2019, massimo entro i primi mesi del 2020 -
detta l'agenda il presidente di Autovie Venete, Maurizio Castagna - contiamo di aprire al traffico il tratto più
impegnativo e trafficato dell'intera opera (dal ponte sul Tagliamento al nodo di Palmanova). Quindi sarà la
volta del tratto tra Portogruaro e Alvisopoli, la cui conclusione dei lavori è prevista entro la fine del 2020 o
al massimo nei primi mesi del 2021». Infine la newco Autostrade Alto Adriatico, che subentrerà ad Autovie,
sta negoziando con la Bei e Cdp un incremento del finanziamento. Si tratta di 100 milioni aggiuntivi (ai 600
già concessi) per avere a disposizione tutte le risorse necessarie per completare il piano di investimenti
della nuova concessione trentennale e subentrare ad Autovie. Plaude al risultato la consigliera Pd Chiara Da
Giau.

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CRONACHE LOCALI

Guardie giurate in sciopero: bancomat senza rifornimenti (M. Veneto Udine e Pordenone)
Anna Rosso - Le guardie giurate fanno sciopero per 48 ore (dalla mezzanotte di ieri e per tutta la giornata di
oggi) e sono a rischio tanti servizi di sicurezza: dal rifornimento dei bancomat al trasporto valori, dalla
vigilanza notturna a quella dei siti commerciali, fino al sorveglianza di sedi istituzionali, stazioni e palazzi di
giustizia, solo per fare alcuni esempi.Il comparto, che in Friuli conta centinaia di addetti (sono quasi 100mila
in Italia), è in attesa di rinnovo del contratto nazionale, scaduto da oltre tre anni. E così ieri mattina gli
addetti della vigilanza privata e dei servizi fiduciari hanno manifestato davanti alla Prefettura di Udine. Sono
arrivati lavoratori anche dalle altre province della regione. La mobilitazione è stata indetta dai sindacati
Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil per sollecitare un avanzamento dei negoziati con le associazioni
imprenditoriali di settore.Alcuni rappresentanti sindacali, tra cui Adriano Giacomazzi (Fisascat Cisl),
Francesco Buonopane (Filcams Cgil) e Andrea Sappa (Uiltucs Uil), sono stati ricevuti dal viceprefetto Gloria
Sandra Allegretto. «Abbiamo esposto le motivazioni dello sciopero - ha riferito Giacomazzi subito dopo
l'incontro, mentre la protesta si svolgeva in via Piave tra discorsi, bandiere e musica -, a cominciare
dall'urgenza del rinnovo contrattuale perché già quelli precedenti erano stati rimandati e ciò, ogni volta, va
a svantaggio dei lavoratori». «Abbiamo anche parlato di turni e dotazioni di sicurezza - aggiunge Sappa - e
ricordato che più appalti sono stati attribuiti a valori inferiori al costo orario della guardia giurata. Il
rappresentante locale del Governo ha recepito le nostre richieste e se ne farà portavoce a livello
centrale».Tra l'altro i sindacati hanno anche indirizzato una lettera ai ministri dell'Interno e del Lavoro.
Nella missiva «uno dei centomila addetti» ricorda a Matteo Salvini e a Luigi Di Maio: «Ogni giorno lavoro
per assicurare la vigilanza e la tutela dei beni privati e pubblici. Un lavoro faticoso: 365 giorni, feriali e
festivi, giorno e notte; un lavoro rischioso per affrontare, insieme alle Forze dell'Ordine, la criminalità e il
terrorismo. Purtroppo lo Stato e i privati non riconoscono l'importanza di questo lavoro».«È proprio così,
sono gli ennesimi lavoratori invisibili - tuona Francesco Buonopane Filcams Cgil) -, partecipano alla sicurezza
del Paese, ma il loro ruolo non è riconosciuto: un neoassunto prende circa 960 euro al mese, ma si tratta di
lavoratori che corrono grandi rischi e hanno responsabilità. Sono indispensabili aumenti salariali e, più in
generale, ci vogliono maggiori tutele». Infine, «bisogna pensare anche alle donne» interrompe una
lavoratrice giunta da Trieste per dar voce a una parte sempre più rilevante, anche in termini numerici, di
questa categoria.

Ortofrutta Trischitta, lunedì nuovo incontro (M. Veneto Udine e Pordenone)
Lunedì ci sarà un nuovo incontro sulla vertenza della catena di ortofrutta Trischitta e intanto alcuni dei 74
lavoratori hanno manifestato interesse per aderire subito al licenziamento (nei giorni scorsi è stato siglato
un accordo sul licenziamento collettivo col criterio della non opposizione). Martedì scade il tempo per
presentare offerte d'acquisizione: l'unica sinora pervenuta è quella della newco Anna Fruit per 80 mila
euro. La new company, che fa sempre riferimento alla famiglia Trischitta, si è impegnata a riassorbire 43 dei
74 dipendenti impiegati nei venti punti vendita distribuiti fra Veneto e Friuli Venezia Giulia. Se ci saranno
proposte migliorative, sarà bandita un'asta.Nell'incontro di ieri con le organizzazioni sindacali non si è
arrivati a un dunque: da qui la necessità di riaggiornarsi.

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Reparti al completo e personale all'osso: la Cgil lancia l'allarme (M. Veneto Pordenone)
Pazienti fuori reparto e medicine senza otto infermieri con difficoltà a organizzare i turni. E' la situazione
dell'ospedale di Pordenone, secondo la denuncia della Cgil che chiede un intervento al commissario
Eugenio Possamai.Nonostante non si sia nel periodo considerato a rischio, normalmente in inverno con
l'epidemia di influenza, l'ospedale cittadino fa registrare pazienti fuori reparto. Tutto esaurito nelle
medicine, in ortopedia e nella chirurgia generale. Finiti in posti in reparto si ricorre a quelli fuori, anche se
spesso i pazienti vi rimangono per evitare ulteriori spostamenti anche se si liberano posti in quello di
appartenenza.In chirurgia generale, il sovraffollamento è dovuto al fatto che si garantiscono le urgenze, ma
si vuole mantenere anche l'attività programmata, senza rinvii di interventi. Così se i primi sono
imprevedibili, i secondo sono già in agenda e pur di assicurarli pazienti vengono collocati fuori
reparto.Mancano anche infermieri e per questo la Cgil va all'attacco della direzione: si vedranno la
settimana prossima in un incontro chiesto dai rappresentanti dei lavoratorinelle scorse settimane per avere
informazioni su una serie di questioni.«Mercoledì - afferma Pierluigi Benvenuto - avremo un incontro con il
commissario e noi speriamo che arrivi con una serie di proposte per risolvere i problemi». Il primo è quello
del personale infermieristico. Nelle medicine dell'ospedale cittadino mancano otto infermieri denuncia il
sindacato, con una difficoltà a coprire i turni di servizio. «Gli altri problemi - prosegue Benvenuto - si
registrano nel servizio di dialisi». «Non vogliamo lanciare l'ultimatum - prosegue l'esponente sindacale -, ma
la situazione è drammatica. Noi ci auguriamo che all'incontro di mercoledì il commissario arrivi con le
soluzioni ai problemi. Adesso c'è una graduatoria di infermieri da cui attingere: che si cominci a chiamare
personale. Non serve avere una graduatoria se non la si utilizza».Carenze che non si registrano non solo a
livello di personale di comparto, ma anche di medici con la mancanza ormai cronica di dottori per il pronto
soccorso , anestesisti e ortopedici. Per reperire i primi, dopo il bando di mobilità, andato deserto, è stato
avviato un concorso per posti a tempo indeterminato: otto quelli cercati ma, stando a quanto accaduto in
passato, difficilmente si raggiungerà l'obiettivo. D.S.

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Una firma che apre le porte al ritorno della Provincia (M. Veneto Pordenone)
Laura Venerus - Il passaggio della chiave per aprire le porte dei palazzi Pera e Sbrojavacca che costituiscono,
assieme, la sede dell'ex Provincia: è con questo atto simbolico da parte dell'assessore regionale al
patrimonio Barbara Zilli nei confronti del sindaco Alessandro Ciriani che s'è completata la firma del
protocollo che stabilisce la concessione di alcuni spazi dell'immobile di proprietà regionale al Comune di
Pordenone per le proprie finalità istituzionali. «Con questo atto - ha affermato Zilli - restituiamo alla città di
Pordenone e a tutto il suo territorio un palazzo che ha un elevato valore simbolico per la Destra
Tagliamento, riportando un equilibrio venuto a mancare con la riforma degli enti locali».La convenzione, la
cui durata sarà di nove anni e che potrà essere successivamente rinnovata, prevede la cessione a titolo
gratuito di alcune sale quali quella della giunta, quella consiliare e la sala stampa, una porzione di uffici al
secondo piano vicino alla presidenza e i locali dell'ex avvocatura. Il tutto sarà formalizzato con un
successivo atto. «Dopo la cancellazione delle Province - ha spiegato Zilli - parte dei locali di questi edifici è
stata dismessa. La giunta Fedriga ha voluto invece ridare significato non solamente simbolico, ma anche
operativo, ai palazzi. Per questo motivo, assieme al sindaco Ciriani, abbiamo adottato una soluzione che
permetta sia alla Regione sia al Comune di avere a disposizione adeguati spazi da destinare agli uffici, ma
soprattutto di ridare alla città di Pordenone e tutto il suo territorio un simbolo che ha una sua storicità e
che racchiude in sé un senso di appartenenza». L'assessore regionale ha poi rilevato che l'uso promiscuo di
alcuni spazi può consentire al Comune di farsi capofila e promotore di tutto il territorio, favorire momenti
di presentazione di progetti e manifestazioni anche di respiro provinciale. Inoltre alcune sale potranno
essere utilizzate per incontri istituzionali sovracomunali. «Siamo contenti - ha spiegato Zilli - di avere
condotto in porto questa iniziativa, che testimonia l'attenzione e la volontà di collaborazione di questa
giunta regionale con le amministrazioni comunali. È un legame che intendiamo rendere sempre più stretto
e che vogliamo impreziosire con scelte operative come quelle messe in atto a Pordenone».L'esponente
dell'esecutivo Fedriga ha poi spiegato che all'interno di palazzo Sbrojavacca troveranno posto gli uffici dei
consiglieri regionali, tenendo conto delle difficoltà logistiche e operative delle sale da loro occupate sino a
oggi in piazza Ospedale vecchio. «A noi stava a cuore - ha concluso Zilli - ridare piena funzionalità ai palazzi.
Quando torneranno operativi gli enti intermedi, se sarà necessario, saranno adottati accorgimenti per
ridistribuire gli spazi già assegnati».Ciriani - accompagnato per l'occasione dalla quasi totalità della giunta e
da numerosi consiglieri comunali di maggioranza - ha ricordato l'excursus che ha portato alla cancellazione
della Provincia di Pordenone, «una riforma mai condivisa. Stiamo vivendo ora un cambio di rotta. Quella
che verrà realizzata sarà una riforma degli enti intermedi che non uscirà pasticciata come avvenuto in
passato».

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Piscina distrutta, ecco la perizia del 2016: «Bulloni corrosi da cambiare in un anno» (Piccolo Trieste)
Gianpaolo Sarti - Lavori da fare entro un anno. E con una priorità: togliere i bulloni corrosi e installarne di
nuovi. Era il 2016 quando la perizia statica affidata dal Comune all'ingegner Fausto Benussi sulla piscina
Acquamarina indicava gli interventi da mettere in campo al più presto per far fronte al progressivo degrado
dell'impianto, intaccato dallo iodio. Benussi è il professionista che nel 97-98 si era occupato del progetto
strutturale e della direzione lavori della piscina nell'ambito del progetto dello studio Berni-Varini. Lunedì il
disastro, per fortuna senza vittime: il tetto è collassato proprio mentre due operai specializzati della ditta
veneta Zara metalmeccania srl stavano sostituendo quei bulloni. Le due persone sono riuscite a scappare in
tempo, non appena hanno avvertito gli scricchiolii che preannunciavano il crollo. Non si sa ancora,
naturalmente, se c'è un nesso tra le operazioni degli addetti e l'incidente. E neppure se i bulloni rovinati
abbiano in qualche modo inciso sul crollo, insieme al cedimento di una saldatura, riferito dagli stessi operai,
e quindi oggetto di accertamenti. Sarà la magistratura a stabilirlo, nell'indagine del pm Pietro Montrone.
Però la perizia, che come detto risale al 2016, è chiara: un anno. Ecco cosa diceva, testualmente, il
documento dell'ingegner Benussi. «Sono stati rilevati fenomeni corrosivi ormai iniziati e di cui non può darsi
una previsione temporale precisa in termini di loro evoluzione. Di certo sono destinati ad aumentare
progressivamente e a destare la dovuta preoccupazione. Saranno in peggioramento l'ossidazione dei
bulloni, al momento il fenomeno più preoccupante, e poi quella della vernice e successivamente dell'acciaio
dei tubi metallici». A tali fenomeni, continua la perizia, «non può non darsi riscontro». E, ancora, «di
massima potrà procrastinarsi un intervento per non più di un anno, oltre al quale si dovrà perlomeno
rieseguire un monitoraggio che misuri il progredire della corrosione. Appare prioritario già adesso, o
perlomeno quando si riscontri un peggioramento apprezzabile, sostituire tutti i bulloni con i medesimi
nuovi zincati o cadmiati». La perizia suggeriva anche di compiere, come operazione successiva, la
riverniciatura. Concludeva infine il documento: «Pur non ravvisandosi motivi di urgenza assoluta, va
programmata di qui a un anno o poco oltre un intervento di manutenzione peraltro abbastanza ordinario su
una struttura che ha più di 17 anni». L'altolà sullo stato del tetto, a cominciare dai bulloni che
necessitavano di essere cambiati, era dunque noto. Così come le tempistiche: un anno per intervenire,
come si legge nel documento. Stando alla perizia, quindi, i bulloni avrebbero dovuto essere sostituiti nel
2017. Il direttore della società che gestisce l'impianto (la "2001 srl Società Sportiva Dilettantistica"), David
Barbiero nei giorni scorsi ha affermato al Piccolo «che nel 2017 era stata trattata tutta la parte tubolare
corrosa (compresi i bulloni, dunque, ndr) utilizzando prodotti appositi - precisava il direttore - e poi nel
2018 abbiamo proseguito con il trattamento dei ferri del cemento armato». Il cambio vero e proprio dei
bulloni, invece, era cominciato lunedì, giorno del crollo. Sono intervenute delle modiche alla
programmazione delle manutenzioni, in questi due anni? Le carte della vicenda, con i progetti, la lista dei
lavori messi in atto e le ditte impiegate, sono sui tavoli della Procura.

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Disabili senza casa, associazioni in ansia. Grilli: «Confronto aperto per trovare soluzione» (Piccolo Ts)
Lorenzo Degrassi - A pochi giorni dal collasso del soffitto dell'Acquamarina, affezionati clienti e tutte quelle
associazioni di disabili che proprio nella piscina di Campo Marzio erano soliti seguire i loro percorsi
terapeutici alzano un grido d'allarme su quello che sarà il futuro delle loro attività. Come l'associazione
Team Trieste onlus la cui sede si trovava al primo piano della struttura crollata lunedì scorso. Per loro oltre
all'impossibilità di continuare a portare avanti le attività acquatiche, anche il danno derivante dall'aver
perso molto del materiale in dotazione. «Siamo rimasti senza documenti cartacei riguardanti la nostra
attività perché assieme al crollo è andato perduto tutto il materiale contabile e amministrativo - spiega la
presidente dell'associazione Fortuna Poggi - i vigili del fuoco lunedì sono riusciti a portare fuori dalla
struttura la cassa e il portatile, ma allo stesso tempo abbiamo perso i materiali che utilizzavamo per
lavorare con i nostri iscritti negli esercizi in piscina». Una situazione che ricalca quella di altre associazioni
che erano solite utilizzare la piscina di molo Fratelli Bandiera per le proprie attività di terapia. «I nostri
consiglieri chiedono la possibilità di riavere al più presto - continua la presidente Poggi - un nuovo spazio
acqua per i nostri corsi che consentivano alle persone con disabilità di alleviare i loro problemi derivanti
dalle più svariate forme di invalidità». Team Trieste onlus conta da sola più di cento iscritti, dei quali 90 con
un età inferiore a 55 anni e una trentina dall'età più avanzata, alcuni atleti paralimpici, oltre a un team
formato da ben 25 istruttori. «La nostra è un'associazione che si occupa principalmente di attività sportive
per disabili - spiega la sua presidente - al cui interno sono presenti gruppi con svariate problematiche
motorie suddivise fra bambini, adulti e senior. Lanciamo perciò un appello al Comune affinché ci venga in
soccorso per aiutarci a riorganizzarci e a trovare un supporto sia economico che logistico con il fine di
trovare una nuova sede per i nostri corsi». Alternative che l'assessore alle politiche sociali del Comune di
Trieste, Carlo Grilli, continua a inseguire. È previsto per questa mattina, infatti, un tavolo di confronto fra le
organizzazioni di aiuto ai disabili e i gestori dell'Acquamarina per trovare delle soluzioni alternative
percorribili. «Oggi (ieri ndr) ho fatto un primo incontro con alcuni dei soggetti che ci potranno dare una
mano - afferma Grilli -, dalla consulta dei disabili alle associazioni di volontariato, ma la mia volontà è quella
di cercare di interpellare il maggior numero delle realtà del volontariato e dell'associazionismo presenti in
città. Sappiamo che per quanto riguarda la ricostruzione ci vorrà qualche anno, pertanto abbiamo bisogno
di mettere in pratica un'azione il più possibile sinergica fra Comune e associazioni, che dia sostegno alle
persone con disabilità in tempi brevi, con le strutture in primo luogo presenti in città. Stamani sentiremo le
disponibilità del direttore della piscina terapeutica e dell'azienda sanitaria locale per capire quali forme
attuare per trovare un rimedio nel breve termine. La speranza è quella di avere delle novità già fra oggi e
domani».

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I sindacati insorgono: «Inutili le guardie a supporto dei vigili». Il Pd: Propaganda» (Piccolo Trieste)
Lilli Goriup - Un'ondata di reazioni è seguita alla notizia dell'imminente arrivo di guardie giurate private a
supporto dell'azione della polizia locale di Trieste, previsto per lunedì. Più di un sindacato reputa la misura
inefficace o pensa che sarebbe stato preferibile usare i fondi per implementare organico e dotazioni delle
forze dell'ordine, anche alla luce della carenza di personale denunciata a livello nazionale dal capo della
polizia di Stato Franco Gabrielli. E in questo senso l'ex governatrice Debora Serracchiani lancia un appello
alle istituzioni. Walter Giani, della Cisl, esprime «amarezza, perché il Comune ha deciso senza informarci.
Grave, visto il trascorso sull'armamento. I vigilantes pattugliano con la pistola ma, in caso di necessità, si
limitano a chiamare la polizia locale? Che, anche se arrivasse in tempo, non avrebbe invece la pistola? Non
un buon servizio. Peggiorato dal fatto che si tratta di una misura non eccezionale, bensì ordinaria». «Il tutto
è kafkiano - fa sapere l'Ugl -. L'importo è consistente (260 mila euro di fondi regionali per il biennio 2019-
2020 ndr) e avrebbe potuto rafforzare la polizia locale. Così invece si aumentano solo le richieste
d'intervento: non serve, ci arrivano già centinaia di segnalazioni. E gli agenti in strada restano troppo
pochi». «Con rispetto per il lavoro dei vigilantes - afferma il segretario provinciale Fsp polizia di Stato,
Alessio Edoardo -, questa soluzione è inutile e rischiosa anche per loro stessi: potrebbero trovarsi in
situazioni dove non sono tutelati dalla legge». Fabrizio Maniago, segretario provinciale Siulp, ricorda che il
commissariato di polizia di Rozzol Melara è momentaneamente chiuso per difficoltà legate a carenze di
organico e teme «che la chiusura diventi definitiva, e che noi lo scopriamo a giochi fatti. Se ci sono fondi,
vadano a tamponare i problemi delle forze dell'ordine».Proprio su Rozzol Melara la parlamentare Pd
Serracchiani sta «preparando un'interrogazione al ministero dell'Interno, per chiedere rassicurazioni
sull'attività del commissariato. È un territorio delicato, dove i poliziotti servono sul serio. Il loro lavoro certo
non può essere sostituito dai vigilantes privati. Mi appello anche a Regione e Comune di Trieste». Per
Fabiana Martini e gli altri consiglieri comunali del Pd trattasi di «propaganda pura. Certo, la scelta è
legittima. Ma retribuisce personale qualificato per allertare le forze dell'ordine: è quello che ogni cittadino
potrebbe e dovrebbe fare. Non c'è visione di futuro. Quelle risorse, anche restando nel campo della
sicurezza, potevano essere impiegate meglio». «Così si investe nel privato e non nel pubblico - afferma il
M5s tramite Paolo Menis -. È bene aumentare la vigilanza sul territorio ma questa operazione è a corto
raggio. Sarebbe stato meglio chiedere al governo più agenti di polizia, o investire su quella locale». «Per
caso - aggiunge Sabrina Morena di Open - le guardie giurate continueranno a segnalare turisti da multare?
Non è un buon segnale per l'immagine della città». Chi si astiene dalle polemiche è il sindacato autonomo
di polizia (Sap): «Noi eravamo fortemente contrari alle ronde - spiega Lorenzo Tamaro -. Questo è diverso
perché trattasi di personale qualificato. Le guardie giurate non devono sostituire le forze dell'ordine,
chiaramente, ma non credo stia succedendo». Il leghista Everest Bertoli difende la bontà del
provvedimento, che «testimonia il nostro impegno congiunto a livello comunale, regionale e nazionale.
Bandiremo un concorso per polizia locale nel 2020, rimediando anche a questa carenza. La linea è insomma
più sicurezza e meno accoglienza». Nel frattempo sui social pure le reazioni dei triestini (e non solo) sono le
più disparate, tra critiche, applausi e ironia. «Polizia, esercito, agenti privati armati - commenta un cittadino
isontino su Fb -. Ma cosa fate voi triestini a Barcola? ».

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Al Cisi è già tutto esaurito. Mancano posti per disabili (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Marco Bisiach - Un anno dopo è nuovamente "tutto esaurito" il sistema di accoglienza del Cisi. Non a caso,
con la recente assemblea dei sindaci, il Consorzio ha appena dato il via libera al Documento unico di
programmazione 2020-2022 che, tra le priorità, include in primis la ricerca di nuove strutture e nuovi spazi
per rispondere alle crescenti richieste dell'urgenza. Appena 12 mesi fa, con l'inaugurazione della nuova
casa-alloggio di via Roma a Villesse, il Cisi aveva liberato sette posti nella struttura residenziale per casi
gravi-gravissimi di Gorizia. Invece, più velocemente del previsto, i posti disponibili per i disabili dell'Isontino
sono nuovamente esauriti: oltre ai 46 ospiti delle strutture residenziali (25 al centro di San Rocco a Gorizia,
14 nella comunità alloggio di Begliano, 7 nella casa di Villesse) ci sono altri 44 utenti che si trovano, in
convenzione, in strutture extra Cisi. Ancora, 140 sono i disabili che afferiscono ai servizi semi-residenziali,
ovvero ai tanti centri diurni, e anche in questo caso le richieste sono in aumento. Facendo riferimento solo
ai soggetti già noti al Cisi, il consorzio si attende a breve di poter o dover inserire nelle strutture residenziali
altri 12 utenti, mentre 8 potrebbero essere quelli con necessità di aderire ai servizi dei centri diurni.«La
popolazione invecchia - spiega Saverio Merzliak, direttore del Cisi -, e i genitori anziani non hanno più la
possibilità di occuparsi in casa dei figli disabili. Inoltre crescono le diagnosi negli adolescenti che escono
dalla scuola dell'obbligo, e aumenta anche il numero delle persone disabili con problemi mentali. Per tutti
questi motivi c'è una criticità legata agli spazi, e ci stiamo muovendo proprio nella direzione del
reperimento di nuove strutture».Diverse sono le ipotesi in ballo. Tra queste, per il breve o medio periodo
(orizzonte temporale di un anno circa), ci sarebbe la sistemazione dell'ex scuola materna di proprietà della
parrocchia di Begliano, dove potrebbero alloggiare altre 14 persone, tante quante quelle che trovano già
spazio nella struttura esistente nello stesso paese. In questo modo si potrebbe risolvere l'accoglienza dei
casi più gravi del Basso Isontino, e ci sarebbe spazio anche per un'esperienza di comunità-alloggio. Ancora,
il Cisi è vicino ad ottenere sul territorio, in particolare nella Destra Isonzo, una struttura un tempo dedicata
alla ristorazione dove poter allestire un nuovo centro diurno. Infine la prospettiva più affascinante, per
quanto più complicata e a medio-lungo termine. Una struttura residenziale potrebbe sorgere nel centro San
Giuseppe di San Rocco, che dovrebbe essere prima acquisito e poi ristrutturato. Qui verrebbero ricavati
altri 25 posti, che sommati agli altri darebbero "respiro" al Cisi per molti anni. «Il sogno sarebbe quello di
poter affiancare ad una parte residenziale, in una delle due ali del complesso, un centro dedicato alla
formazione degli operatori che agiscono sulla disabilità - dice il direttore Merzliak -. Il tutto in
collaborazione anche con l'università e con enti di formazione, per creare a Gorizia un punto di riferimento
regionale per educatori e professionisti, che avrebbero la possibilità di risiedere in loco durante il loro
percorso. Questo permetterebbe anche di avere personale qualificato sugli adulti disabili, di cui oggi c'è
sempre più bisogno».

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Paura e disperazione tra i lavoratori: «Macché ferie, a noi staccano la luce» (Piccolo Go-Monf.)
Laura Borsani - «Alle assicurazioni non sono seguiti i fatti». Lo stipendio di giugno, per il quale erano attesi i
bonifici (non si tratta di assegni, come erroneamente riportato ieri) si accumula a quelli arretrati.
«Preoccupa anche il mese di luglio». I lavoratori della ditta d'appalto Smi, una ventina, sono esausti. Il 5
agosto chiuderà il cantiere navale, fino al 18. «Intanto come paghiamo l'affitto, le bollette, come si tira
avanti in famiglia?», ripetevano ieri i dipendenti. C'è chi ha osservato: «Ora andranno tutti in ferie, a noi
invece staccano gas e luce. Abbiamo fame, non abbiamo più soldi».Rabbia e logoramento, ieri, tra i
lavoratori che si sono presentati davanti allo stabilimento di Panzano, addosso le casacche blu dell'impresa.
Le bandiere della Cgil portate al seguito. Raccolti nell'area esterna del Museo della cantieristica navale, a
chiedersi perché essere arrivati a questo punto. E il mancato rispetto del diritto al lavoro regolarmente
stipendiato a mortificare gli animi.«È da un anno che ci troviamo a lavorare con l'incertezza dei pagamenti a
fine mese, non si può andare avanti in questo modo», ha aggiunto un altro dipendente.A parlare ieri era la
"pancia vuota" dei lavoratori. I tre, se non anche quattro mesi di arretrati si allungano. Ciascuno con il suo
dovuto da rivendicare. «C'è una gran confusione, c'è chi ha preso un mese, chi lo ha saltato, chi prende un
acconto, chi invece il saldo. Non si capisce perchè tutto questo», rilanciavano. «I ritardi si stanno
protraendo, ma noi che facciamo nel frattempo, dobbiamo vivere». Un collega ha continuato: «Senza il gas
a casa dove prendo i soldi? Per cosa lavoriamo? Non va bene così».I dipendenti hanno elencato gli affitti
non onorati, le utenze che rischiano di venir meno, anche il cibo per mangiare. «Dietro ciascun lavoratore
c'è una famiglia da mantenere», sono proseguiti gli sfoghi.Al loro fianco il segretario della Fiom, Livio
Menon, ed il funzionario della Cgil, Alessandro Fontana, si è aggiunto il coordinatore della Rsu di Fincantieri,
Lorenzo Allesch (Fiom).«Se non vengono pagati tutti gli stipendi, non ci sono le condizioni per dare fiducia -
ha osservato Menon -. I lavoratori credono alla parola data, che lunedì non è stata mantenuta e questo è
grave».A farsi strada ci sono altri ragionamenti. Come arrivare al decreto ingiuntivo, una scelta a carattere
individuale, con un mandato quindi nominale da assegnare all'ufficio vertenze della Cgil. Il segretario della
Fiom ha aggiunto: «Trattandosi di una ditta di appalto diretto, Fincantieri ha la responsabilità in solido.
Chiediamo che garantisca i termini e i posti di lavoro, spingendo affiniché la Smi liquidi gli stipendi. Intanto
verificheremo se fare i decreti ingiuntivi, in base alle decisioni individuali». Si profila lo stop agostano. Ieri è
stata fissata la prossima data: «Il 19 agosto, con il riavvio dell'attività navale, altro sciopero e l'assemblea
per studiare le richieste da inoltrare alla Smi al fine di cessare l'agitazione sindacale», hanno stabilito i
rappresentanti della Cgil.
Menon: «A Fincantieri chiediamo di agire, far pressing sulla ditta»
«È così dal mese di luglio dello scorso anno. Questa situazione di ritardo degli stipendi ha portato i
lavoratori al logoramento. I pagamenti peraltro non sono uguali per tutti, c'è una disparità di trattamenti
concreta. I dipendenti ormai non credono più a nulla».Il funzionario della Cgil, Alessandro Fontana, più
parla con i dipendenti, più si chiede a che punto si è arrivati o fin dove si potrebbe arrivare.«Adesso i ritardi
nell'erogazione degli stipendi si sono allungati, non è accettabile. Ci sono lavoratori che hanno il proprio
conto corrente in rosso», ha continuato Fontana.Un lavoratore ha affermato: «Con lo stipendio di giugno
avrei pagato due affitti, il terzo no. E avrei potuto pagare solo quelli».I venti lavoratori della Saldature
montaggi industriali sono inquadrati sostanzialmente tra il primo e il terzo livello, le paghe oscillano tra
poco più di mille e circa 1.300 euro.Il funzionario della Cgil, Fontana, ha quindi proseguito: «Con la chiusura
agostana del cantiere non si fattura, pertanto alla ripresa dell'attività nello stabilimento navale per questi
lavoratori si potrà rischiare un ulteriore accumulo di stipendi da recuperare».Il segretario della Fiom, Livio
Menon, ha poi concluso davanti ai lavoratori: «Questi dipendenti chiedono sicurezza e garanzia in merito
alle retribuzioni, che non possono continuare a tardare. Ci rivolgiamo alla Smi, ma a Fincantieri chiediamo
di intervenire nell'ambito del suo ruolo di committente diretta».

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