RASSEGNA STAMPA CGIL FVG - venerdì 3 maggio 2019

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RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – venerdì 3 maggio 2019
(Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono
scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti)

ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2)
Sanità, Cgil all’attacco: «Un errore aumentare gli stipendi dei direttori» (M. Veneto)
Emergenza-urgenza, Riccardi dà l’avvio alla riorganizzazione di tutti i soccorsi (M. Veneto)
L’accoglienza diffusa confermata a Trieste con numeri invariati (Piccolo Trieste, 2 articoli)
Nel “piano uffici” di Palazzo deciso il ritorno di via Giulia (Piccolo)
L’Automotive Lighting va ai giapponesi. E i sindacati chiamano (M. Veneto)
Shopping in Germania per Sereni Orizzonti (Piccolo)
CRONACHE LOCALI (pag. 8)
Emergenza barellieri, proposta di AsuiTs dopo la fumata nera (Piccolo Ts, 3 articoli)
Primo maggio, in 5 mila al corteo animato da confederali e “radicali” (Piccolo Trieste)
Il 1° maggio dei lavoratori a Gradisca con i sindaci (Piccolo Gorizia-Monf)
Sfregio alle vittime d’amianto: lasciato morire l’albero simbolo (Piccolo Gorizia-Monf, 2 art.)
Primo Maggio, in tremila al corteo di Cervignano (Gazzettino Udine)
Incontri alle Ferriere Nord, si valuta l’ipotesi sciopero (M. Veneto Udine)
Altri 300 profughi alla Cavarzerani, ma non le famiglie con i bambini (M. Veneto Ud, 4 art.)
Primo maggio, i sindacati: «Servono investimenti e ammortizzatori sociali» (M. Veneto Pn)
Lavoro, commercio e base Usaf nel mirino (M. Veneto Pordenone)
I conti dell’Aas 5 chiudono in utile, ma resta l’emergenza personale (M. Veneto Pn, 2 articoli)
Precipita dal tetto della sua azienda. Muore un imprenditore di 42 anni (Mv Pordenone)

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ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA

Sanità, Cgil all’attacco: «Un errore aumentare gli stipendi dei direttori» (M. Veneto)
«Da un lato si dimezzano le paghe di chi lavora negli appalti, come sta avvenendo per i barellieri di
Cattinara, dall’altro si gratificano i futuri direttori delle aziende sanitarie con un aumento di oltre 20
mila euro delle retribuzioni, vicine ai 150 mila, oltre all’eventuale bonus, che potrà portare
incrementi fino al 20% sui loro già ricchi emolumenti. Senza neppure entrare nel merito dei criteri
che hanno portato l’assessore regionale e la giunta a un aumento così consistente dei compensi dei
direttori, la decisione appare fuori luogo quantomeno nei tempi». Così Orietta Olivo, segretaria
generale ella Fp-Cgil del Fvg attacca la Regione e in particolare il titolare della delega alla Salute
Riccardo Riccardi.«Se è vero che l’impatto sui bilanci delle aziende sarà trascurabile, e che non è
certo risparmiando sui compensi dei direttori che si può pensare di garantire salari più dignitosi e
stabilità occupazionale alle migliaia di lavoratori che operano negli appalti - continua -, resta il fatto
che siamo di fronte a un segnale sbagliato e a una palese mancanza di tatto nei confronti di chi,
proprio in questi giorni, sta subendo una riduzione così ingente della paga. Riduzione, lo
ricordiamo, che potrebbe indurre molti dei lavoratori coinvolti a non rinnovare il contratto con il
nuovo gestore del servizio, se venissero confermati i tagli alle retribuzioni che sono stati
prospettati».Olivo, però, non si ferma qui e nella sua analisi-accusa continua il ragionamento. «I
dirigenti più bravi vanno premiati, come sostiene l’assessore - si chiede -? Lungi dal sindacato
negare il diritto a un giusto compenso per l’impegno e la professionalità, ma questo dovrebbe valere
per tutti i lavoratori. A meno che non si pensi che al vertice ci sono fuoriclasse e tutti gli altri sono
semplicemente giocatori di serie B» e che come tali - è la frase che rimane in sospeso, ma che si
capisce comunque nitidamente - non vadano retribuiti adeguatamente.

Emergenza-urgenza, Riccardi dà l’avvio alla riorganizzazione di tutti i soccorsi (M. Veneto)
Elena Del Giudice - Il servizio di soccorso extraospedaliero regionale (ambulanze, 112, 118,
elisoccorso) finisce sotto esame. All’orizzonte una riorganizzazione del sistema di emergenza-
urgenza per l’assistenza sanitaria; su quali direttrici si muoverà sarà noto dopo il 30 maggio, quando
l’Arcs, l’Agenzia regionale di coordinamento per la salute, avrà redatto il documento nel quale sarà
definita la nuova struttura organizzativa.La decisione è stata assunta in giunta regionale, su proposta
dell’assessore alla Salute Riccardo Riccardi.Le ragioni alla base del lavoro di ricognizione del
sistema attuale, partendo dalle scelte compiute in passato, come la creazione della centrale unica del
118, l’attivazione dell’elisoccorso notturno, le postazioni di ambulanze in aree lontane dai pronto
soccorso, la realizzazione di nuove piattaforme di elisuperficie e l’abilitazione di quelle esistenti,
l’impatto del Nue, il Numero unico per l’emergenza, per arrivare a oggi risiedono «nella necessità
di compiere una valutazione puntuale - spiega Riccardi - sapendo che il sistema, nel suo complesso,
ha bisogno di fare ordine e di individuare i punti di forza e di debolezza. Oggi il sistema non ha un
coordinamento proprio - rimarca l’assessore - mentre a mio avviso è necessario che i capi
dipartimento dell’emergenza delle Aziende entrino a far parte del coordinamento, si siedano attorno
ad un tavolo e condividano le migliori esperienze realizzate, ma anche le difficoltà, individuando le
soluzioni più adeguate».Nel “non detto” c’è la presa d’atto che, il sistema di emergenza-urgenza,
resta non omogeneo sul territorio regionale, e continua ad avere modalità difformi di
comportamento. E questo è un limite che, evidentemente, va superato.Un primo passo, peraltro già
compiuto, è individuare l’Arcs come ente di riferimento per la gestione organizzativa complessiva
del servizio di emergenza-urgenza. Al suo interno dovrà poi esserci un struttura dedicata - alla quale
parteciperanno i capi-dipartimento - per l’operatività.Ora il documento che l’Arcs dovrà presentare
entro fine mese, è chiamato a definire le modalità con cui l’Agenzia governerà i processi decisionali
e riorganizzativi del servizio. Per il momento la sperimentazione del servizio di elisoccorso notturno
proseguirà, anche nell’ottica della valutazione finale sul suo mantenimento; la realizzazione delle
piazzole di approdo ancora in corso, verrà completata. L’ultima nota della delibera presentata in
giunta da Riccardi fa riferimento alle radiofrequenze correlate alla gestione delle infrastrutture...

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L’accoglienza diffusa confermata a Trieste con numeri invariati (Piccolo Trieste)
Lilli Goriup - A Trieste l’accoglienza diffusa dei migranti richiedenti protezione internazionale per
il momento continuerà ad esistere, a dispetto dell’intenzione della giunta Fvg di smantellarla. Ma i
fondi saranno meno rispetto al passato. Nei nuovi bandi di gara, uno appena pubblicato e altri due in
arrivo, la Prefettura ha scelto di conservare i numeri del sistema di accoglienza, ottenendo
l’approvazione delle organizzazioni che lavorano nel sociale.I tagli ai costi però preoccupano. Nel
solo capoluogo regionale 200 operatori sociali temono per il proprio futuro, oltre che per la qualità
dei servizi di accoglienza. Il 30 aprile la Prefettura ha emesso un bando di gara «di durata biennale
per l’affidamento dei servizi di gestione di accoglienza costituiti da singole unità abitative, per un
fabbisogno complessivo presunto di 500 posti». Si tratta, in altre parole, degli appartamenti messi a
disposizione dei richiedenti protezione internazionale nell’ambito dell’accoglienza diffusa, in senso
stretto. Come reso noto da una precedente determina e confermato telefonicamente dal commissario
del Governo, Valerio Valenti, a tale bando faranno presto seguito altri due. Una seconda procedura
servirà ad affidare la gestione dei centri di accoglienza collettivi, con capacità ricettiva massima di
50 posti ciascuno. Si tratta di piccole strutture, anch’esse dislocate sul territorio, di cui un esempio è
costituito da quella di Opicina. Anche in questo caso il fabbisogno è calcolato, in totale, in 500
posti. In terzo luogo sarà riaffidata anche Casa Malala, e cioè il luogo di prima accoglienza che si
trova in località Fernetti. Qui la capienza è di 95 posti. Tirando le somme, dunque, la quantità dei
posti messi a disposizione degli accolti, sul territorio, rimane invariata rispetto al passato.
Nell’ambito dell’accoglienza diffusa, la città resta capace di ricevere mille persone: 500 più 500,
appunto. A queste si sommano le quasi cento di Casa Malala, anch’esse immutate dal punto di vista
numerico. A essere cambiata è la forma del bando di gara che concerne, nello specifico,
l’accoglienza diffusa: prima era unico mentre adesso si è “sdoppiato”. A tale proposito Gianfranco
Schiavone, presidente di Ics-Ufficio rifugiati onlus, dichiara: «Si tratta di un tecnicismo ma la
sostanza rimane la stessa. La Prefettura ha correttamente fotografato la situazione, che è la
medesima del 2018. Il fabbisogno di posti nell’accoglienza non è diminuito, anzi». Don Alessandro
Amodeo, responsabile Caritas, afferma: «Il prefetto Valenti ha saputo vedere con grande chiarezza
quali sono la realtà e le esigenze del territorio. Ci fa molto piacere avere la possibilità di lavorare
con lui». Se la capacità ricettiva del territorio è invariata, i costi dell’accoglienza sono tuttavia
soggetti a dei tagli. La cifra, annunciata in precedenza, ora è messa nero su bianco: il totale
giornaliero previsto dal nuovo bando, per la gestione di ogni richiedente protezione internazionale,
è di 21 euro e 35 centesimi. In passato, come è noto, era di 35 euro. Tale cifra è destinata a coprire i
costi dell’intero servizio di gestione dei centri di accoglienza: personale, pasti, servizi abitativi,
sanitari, amministrativi, di pulizia e così via. Il “pocket money”, ovvero la somma di denaro affidata
a ogni richiedente asilo per le proprie spese quotidiane, è di 2,50 euro: la cifra è rimasta uguale.
Spiega Schiavone: «Il taglio è una conseguenza indiretta della legge Sicurezza, voluta dal ministro
dell’Interno Matteo Salvini. Prima gli standard di costi e servizi erano modulati sullo Sprar, al cui
livello tutti i centri di accoglienza dovevano tendere: anche quelli straordinari, prefettizi, i Cas
appunto. Abrogato lo Sprar, sono venuti meno i i parametri di riferimento: il Ministero si è sentito
libero di fissare costi e servizi incredibilmente bassi, abbandonando ogni percorso di accoglienza di
qualità e puntando alla creazione di “strutture pollaio”». Anche don Amodeo commenta il taglio dei
costi: «Cercheremo di capire che cosa fare. Le condizioni sono difficili ma la volontà di lavorare, da
parte nostra, c’è». I timori, condivisi da molti, non riguardano solo l’abbassamento generale della
qualità del servizio offerto. Rimangono aperti tutti i dubbi e gli interrogativi sui circa 200 posti di
lavoro nel settore, che sarebbero a rischio solo a Trieste (500 nell’intera regione). Il pericolo di
licenziamenti non sembra coinvolgere Caritas, che pensa di poter eventualmente reimpiegare i
propri dipendenti in progetti attivi in ambiti diversi da quello dell’immigrazione. Schiavone si limita
a osservare: «Valuteremo ogni opzione. Ci si chiede dove sia la Regione, cui spetta un’azione sulla
politica del lavoro. Forse questi lavoratori non esistono per ragioni politiche?». Gli operatori sociali,
che da un paio di mesi si sono auto-organizzati nell’assemblea permanente “Buonisti un Cas”,
affermano: «Il bando non ci sorprende. Rimaniamo preoccupati per il futuro del nostro lavoro e
quello di coloro che necessitano di accoglienza. Sarà più difficile garantire l’orientamento e il
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raccordo con i servizi del territorio, che dovranno comunque rispondere ai bisogni di chi chiede
protezione internazionale. Ci chiediamo inoltre come le istituzioni intendano far fronte alla
potenziale perdita di 200 posti di lavoro in città».
Ma Roberti non arretra: «Cpr in tutte le province. I sindaci sono a favore»
testo non disponibile

Nel “piano uffici” di Palazzo deciso il ritorno di via Giulia (Piccolo)
Marco Ballico - La giunta Fedriga intende riqualificare l’immobile di via Giulia a Trieste. Da un
lato per recuperare nuovi spazi nell’ambito di un piano di razionalizzazione delle sedi nell’ottica del
risparmio, dall’altro per trasferire alcuni uffici che si trovano al momento nel palazzo di piazza
Unità. Lì dove, a operazione ultimata, dovrebbe trovare spazio una foresteria per il presidente della
Regione. Una delibera di giunta è iscritta all’ordine del giorno della seduta odierna e riguarda
proprio il tema della «riqualificazione della sede regionale di via Giulia 75/1». Andrà a modificare
la Dgr 43 del 2018, atto con il quale, a inizio gennaio di quell’anno, il governo Serracchiani
intervenne a rivedere i piani sede degli uffici regionali di Gorizia, Pordenone e Trieste. Nello
specifico del capoluogo, si precisava in particolare che gli uffici di via Giulia erano stati trasferiti
nei rinnovati spazi di via Carducci e nell’edificio via Sant’Anastasio, «potendo così destinare la
sede medesima a valorizzazione». La giunta Fedriga ha altri progetti. Vuole recuperare un immobile
che non ospita al momento dipendenti, ma solo archivi. Barbara Zilli, assessore al Patrimonio,
rimanda i dettagli a dopo l’approvazione della delibera, ma conferma che si vuole ritornare agli
uffici in via Giulia per alleggerire il palazzo di piazza Unità non adatto a quel tipo di utilizzo. A
quanto è possibile ipotizzare, da piazza Unità dovrebbe spostarsi il personale della direzione
Funzione pubblica, mentre rimarrebbero gli uffici della presidenza, e dunque ufficio di gabinetto,
direzione e segretariato generale, avvocatura. Non pare peraltro essere un passaggio imminente
anche perché, se davvero si opterà per via Giulia, c’è la necessità di rispettare i tempi della
ristrutturazione. E in ogni caso non è ancora stato definito il piano dettagliato dei trasferimenti. In
una fase in cui procedono i lavori in via San Francesco (è stata rimossa l’impalcatura, si va verso la
chiusura del cantiere aperto per tinteggiatura e sistemazione parapetti e infissi), la giunta pensa
anche a un altro intervento per il palazzo di piazza Unità. Anticipato peraltro dalla stessa Zilli mesi
fa quando si decise di mettere in vendita i 120 metri quadrati al terzo piano di via Filzi 21 (valore
stimato 205 mila euro), a un passo dal Consiglio regionale, un appartamento d’appoggio in passato
più per Renzo Tondo che per Debora Serracchiani nelle serate in cui i lavori d’aula si prolungavano
oltre l’ora di cena. «All’interno del palazzo della giunta adibiremo uno spazio a uso foresteria»,
aveva detto Zilli. Concretamente una stanza e un bagno a disposizione di presidenti o membri della
giunta, precisa ora l’assessore escludendo che si possa parlare di una sorta di appartamento. Quanto
a via Filzi, si tratta di un acquisto della Regione che risale al 1998 da Società Immobiliare triestina
per sistemarvi gli uffici di via Genova destinati all’epoca a essere assegnati all’Ince, in base ad
accordi con il ministero degli Affari esteri. Usato poi anche come locale di rappresentanza e
foresteria dall’Ufficio di Gabinetto della Regione, nel 2008, per decisione della giunta Tondo,
l’alloggio è stato rinnovato, con adeguamento alla normativa di settore dell’impianto elettrico e di
quello termico, rinnovamento dei servizi igienici e risistemazione del parquet.

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L’Automotive Lighting va ai giapponesi. E i sindacati chiamano (M. Veneto)
tolmezzo. Da ieri lo stabilimento tolmezzino di Automotive Lighting batte ufficialmente bandiera
giapponese. Fiat Chrysler Automobiles ha infatti perfezionato la cessione di Magneti Marelli
(gruppo del quale l’azienda carnica fa parte) alla nipponica Clasonic Kansei Corporation, leader
mondiale nella fornitura di componentistica per auto. Con il closing, Fca ha ricevuto un
corrispettivo di 5,8 milioni di euro, e il Cda, come previsto, ha approvato una distribuzione
straordinaria a favore degli azionisti ordinari di 1,30 euro ad azione pari a un dividendo totale di
circa 2 miliardi di euro a valere sui proventi netti dell’operazione.La notizia era nell’aria, attesa da
lavoratori e sindacato che ora chiedono d’incontrare a breve la proprietà. «Un incontro è necessario
alla luce del nuovo assetto societario molto più internazionale in virtù del quale sicuramente - ha
detto ieri il segretario di Fim, Fabiano Venuti - potranno crearsi occasioni di sviluppo di prodotto e
soprattutto di occupazione nelle aziende del gruppo in Italia». Compresa dunque quella di
Automotive Lightning.Per il sindacalista, «è necessario che la multinazionale giapponese si
confronti con le organizzazioni sindacali che hanno sottoscritto con Magneti Marelli importanti
accordi per i siti italiani continuando così sulla strada del dialogo». Nell’azienda di Tolmezzo
lavorano 997 dipendenti, che fanno dello stabilimento il secondo del gruppo per dimensioni in
Italia, la fabbrica di Venaria Reale, che arriva prima di misura, con 1.013 dipendenti. M.D.C.

Shopping in Germania per Sereni Orizzonti (Piccolo)
Il gruppo friulano Sereni Orizzonti, che costruisce e gestisce residenze per anziani, ha acquisito due
Rsa in Germania, ad Augusta e a Schliersee, dal gruppo tedesco Deutsche Pflege und Wohnstift,
controllato dalla belga Armonea. Le due strutture - informa una nota - hanno una capienza
complessiva di 283 posti letto per ospiti non autosufficienti e impiegano all’incirca 140 dipendenti.
L’operazione appena conclusa - spiega Sereni Orizzonti - rientra in un progetto di sviluppo in
Germania che prevede anche la costruzione, sempre in Baviera, di altre due nuove Rsa per ulteriori
240 posti letto. «Complessivamente - afferma Massimo Blasoni, alla guida del gruppo - il nostro
investimento in Germania supera i 30 milioni di euro, che si vanno a sommare agli oltre 200 milioni
per la realizzazione di nuove Rsa in Italia nel biennio 2019-2020».

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CRONACHE LOCALI

Emergenza barellieri, proposta di AsuiTs dopo la fumata nera (Piccolo Ts)
Fumata nera. Il primo incontro di ieri, nella sede della direzione dell’Azienda sanitaria universitaria
integrata di Trieste, per cercare di risolvere la difficile situazione dei barellieri che lavorano in
appalto negli ospedali cittadini si è concluso con un nulla di fatto e l’impegno a un aggiornamento
nella giornata di oggi.Quelle di ieri sono state ore complesse a Cattinara visto che mancavano gli
operatori per effettuare gli spostamenti dei pazienti con, racconta un sindacalista, alcune caposala
che sono state costrette a portare le barelle in giro per i reparti. La sollevazione sui social,
successiva all’articolo del Piccolo nel quale si denunciava il rischio che una trentina di persone si
trovasse senza posto di lavoro e gli ospedali senza barellieri, ha fatto sì che anche la Regione
prendesse parte al tavolo con il vicepresidente Riccardo Riccardi, che ha affiancato il commissario
Antonio Poggiana nella riunione con i sindacati. All’incontro anche la Ati composta da Coopservice
società cooperativa e Fhocus onlus, subentrata nell’appalto alla Rekeep spa che ha rinunciato dopo
aver vinto il bando nel 2017 e che avrebbe dovuto concludere l’incarico a dicembre del 2020. La
società subentrante aveva proposto ai 35 lavoratori della Rekeep un calo consistente delle ore di
lavoro, con una conseguente riduzione dello stipendio di quasi la metà, passando da poco meno di
mille euro a poco più di 500. In 29 hanno deciso di non accettare queste condizioni, appoggiandosi
al sindacato Fails. Riccardi al termine dell’incontro ha spiegato che «l’obiettivo per la Regione è
quello di allineare la qualità del servizio erogato ai pazienti alla garanzia del dato occupazionale,
nella fattispecie in un’ottica di ore lavorate e quindi di retribuzioni che non siano penalizzanti per i
lavoratori». Ieri sera l’AsuiTs ha inviato alla Ati una proposta per implementare le ore di servizio
degli operatori «in particolare per il Pronto soccorso, in linea alla riorganizzazione del servizio».
Davide Novelli del sindacato Fails spiega che «l’offerta sarà comunque valutata nel dettaglio e nel
merito e sottoposta ai lavoratori. Ci si dimentica spesso il ruolo dei barellieri che accompagnano i
pazienti anche nelle sale operatorie. L’obiettivo deve essere di tutelare le persone che hanno
famiglia e che svolgono questo servizio da anni, arrivando anche all’internalizzazione». Sulla
questione è intervenuta pure Orietta Olivo, segretaria generale Fp-Cgil Fvg: «Da un lato si
dimezzano le paghe di chi lavora negli appalti, dall’altro si gratificano i futuri direttori delle aziende
sanitarie con un aumento di oltre 20 mila euro delle retribuzioni, vicine ai 150 mila euro, oltre
all’eventuale bonus, che potrà portare incrementi fino al 20% sui loro già ricchi emolumenti. Una
decisione che appare decisamente fuori luogo». A. P.
Preoccupazione per il cantiere bis, ma i sindacati approvano il piano
le reazioniIl timore principale è legato all’impatto degli interventi edili su un Pronto soccorso che
già oggi è in seria difficoltà. Inoltre, i sindacati chiedono anche una rivisitazione di tutto il sistema
per superare le criticità in modo definitivo. Non è però una bocciatura quella che arriva dai
rappresentanti dei lavoratori rispetto al piano dell’Azienda sanitaria universitaria integrata di Trieste
per il Pronto soccorso di Cattinara. Claudio Illicher del Cimo spiega che «al momento stiamo dando
una risposta di tipo edilizio a un problema complesso. Sicuramente va bene questo tipo di
intervento, serve però un lavoro più approfondito sul territorio. Per quanto riguarda i lavori sono
preoccupato perché si dovrà operare mentre ci sarà un cantiere dentro un cantiere». Fabio
Pototschnig, segretario della Fials Confsal, specifica che il piano non era stato presentato prima:
«Abbiamo fatto delle richieste perché venga rivisto tutto il sistema, altrimenti tra 5 o 6 mesi si dovrà
procedere con una nuova riorganizzazione. Si lavori sul territorio a partire dai medici di Medicina
generale e anche sul mondo del sociale. Sarà fondamentale che il cantiere si chiuda nei tempi
previsti». «Guardiamo il problema dal buco della serratura - aggiunge Rossana Giacaz della Cgil -
perché il Pronto soccorso è la cartina tornasole di un sistema che non ce la fa più. I servizi sociali ad
esempio sembrano non essere più in grado di rispondere alle necessità. C’è poi il problema dei posti
letto che appare ancora insoluto»...

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Mini-rivoluzione al pronto soccorso: più medici e corsie preferenziali
Andrea Pierini - Un percorso rapido per i codici verdi, una nuova logistica e posti letto aggiuntivi.
Sono queste in sintesi le proposte dell’Azienda sanitaria universitaria integrata di Trieste per cercare
di risolvere, almeno temporaneamente viste anche le problematiche del cantiere di riqualificazione
di Cattinara (da mesi in stallo), le criticità del Pronto soccorso. Le novità sono state presentate
prima ai sindacati e poi alla stampa dal commissario straordinario Antonio Poggiana, dalla
vicecommissario con funzioni di direttore sanitario Adele Maggiore, dal direttore del dipartimento
di Emergenza, urgenza e accettazione Franco Cominotto - l’uomo scelto dalla giunta regionale per
cercare di migliorare l’attuale situazione di complessità e gestire la fusione con l’area Isontina della
Aas n. 2 - e dal vicepresidente della Regione con delega alla Salute, Riccardo Riccardi. L’intervento
si muoverà su aspetti logistici e operativi, in particolare verrà in tempi brevi istituita la Rau (Rapid
assessment unit) ovvero un’unità composta da un medico, un infermiere e un oss per smaltire in
tempi rapidi quel 30% di codici verdi che, statisticamente, non richiede un approfondimento.
Proprio i codici non gravi rappresentano il 50% degli accessi totali al Pronto soccorso, che
mediamente sono 6 mila al mese...

Primo maggio, in 5 mila al corteo animato da confederali e “radicali” (Piccolo Trieste)
Lilli Goriup - Il tema del lavoro ha segnato in maniera trasversale il corteo del Primo maggio, cui
hanno partecipato oltre 5 mila persone, stando alle cifre fornite da Cgil, Cisl e Uil, che
tradizionalmente organizzano la giornata. Alcune centinaia di queste, tuttavia, hanno sfilato nello
spezzone che si è dissociato dai confederali, per il secondo anno consecutivo. Anche il comizio
finale in piazza Unità è stato doppio. L’Unione sindacale di base ha infatti dato vita a uno spezzone
“alternativo” all’interno del corteo assieme a “Buonisti un Cas”, l’assemblea auto-organizzata dei
lavoratori nell’accoglienza, e agli attivisti di Mediterranea Saving Humans. Usb ha motivato così la
scelta: «Cgil, Cisl e Uil sottostanno ai vincoli politici che disciplinano le politiche della Ue e hanno
affossato la condizione del lavoro in Italia. All’interno delle aziende, inoltre, limitano la nostra
rappresentanza». Il corteo alternativo si è fermato all’inizio di piazza Unità e qui ha avviato un
momento di confronto a microfono aperto. Sul palco dei confederali c’era invece il segretario Cisl
Ignazio Ganga: «Se gli ultimi dati Istat sull’occupazione sono incoraggianti - ha affermato -, l’Italia
è ancora in grandissima difficoltà, con oltre un miliardo di ore di lavoro in meno rispetto al 2008 e
un incremento delle fasce di occupazione debole e dei part-time involontari. Serve più che mai
un’Europa che garantisca parità di diritti sociali e di condizioni di lavoro». Il segretario Cisl Fvg
Alberto Monticco ha aggiunto: «Anche in Fvg occorre dare stabilità al sistema dell’occupazione
sanando il precariato, sempre più sinonimo di sfruttamento. Servono politiche attive efficaci, in
grado di far dialogare mondo dell’impresa, parti sociali e formazione, sotto la regia di istituzioni
presenti». Passando allo svolgimento del corteo, è partito come sempre da campo San Giacomo
poco dopo le 9.30. All’interno del serpentone si sono visti vari esponenti del Pd locale, tra cui la
senatrice Tatjana Rojc, la deputata Debora Serracchiani e il vicepresidente del Consiglio regionale
Francesco Russo. C’era lo striscione giallo di Amnesty international, che chiede verità per Giulio
Regeni. Diverse bandiere ricordavano la questione curda e la morte di Lorenzo Orsetti, assassinato
in Siria mentre combatteva contro l’Isis. Per quanto riguarda la presenza di simboli riconducibili
alla Jugoslavia, oggetto di recente polemica, se ne sono visti un paio. Abbastanza da scatenare
l’indignazione del capogruppo di Fratelli d’Italia in piazza Oberdan, Claudio Giacomelli: «Chi li
ospita nel corteo è loro complice. Celebrano non la festa dei lavoratori ma l’occupazione di Trieste
da parte dei titini nel 1945. Quello che davvero non si comprende è come sia possibile che
esponenti del Pd come Serracchiani, Russo e Cosolini possano accettare di marciare nello stesso
corteo di chi celebra non la sacrosanta festa dei lavoratori, ma la data d’inizio di quei terribili 40
giorni».Qualcuno all’interno della manifestazione ha rilevato che «spesso la bandiera dell’ex
Repubblica federativa viene confusa con quella slovena, avente la stella rossa al centro. Si tratta
della bandiera dei partigiani sloveni attivi durante il conflitto: l’esercito jugoslavo è arrivato in un
secondo momento».

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Il 1° maggio dei lavoratori a Gradisca con i sindaci (Piccolo Gorizia-Monf)
Erano oltre mille i lavoratori che hanno partecipato a Gradisca d’Isonzo alla manifestazione del 1°
maggio. Un tradizionale appuntamento, promosso da Cgil, Cisl e Uil per l’intero Isontino, in cui ha
preso la parola il segretario generale della Uil scuola Pino Turi alla presenza dei sindaci.

Sfregio alle vittime d’amianto: lasciato morire l’albero simbolo (Piccolo Gorizia-Monf)
Roberto Covaz - Prendete un albero, la davidia involucrata, il cosiddetto albero dei fazzoletti;
riflettete su chi l’ha donato: Casale Monferrato; pensate al significato: rispettare i morti a causa
dell’amianto. Andate ora all’ospedale di San Polo, nel giardino accanto al Pronto soccorso e
osservate: vedrete un legnetto secco, piegato, morto per mancanza di acqua e attenzione. Era stato
messo a dimora nel settembre 2017. Doveva essere il simbolo della tragedia che nel Monfalconese
ha mietuto e sta provocando centinaia e centinaia di morti. Quell’alberello morto è invece diventato
un altro simbolo: quello dell’indifferenza. Perché c’è poco da girarci attorno e, come dice Chiara
Paternoster dell’Associazione esposti amianto, «qui, nonostante i tanti lutti, fa fatica a consolidarsi
una coscienza collettiva di cosa significhi amianto». Ed è altrettanto simbolico che l’albero dei
fazzoletti - che si usano anche per asciugare le lacrime - sia morto proprio nei giorni in cui da
Casale Monferrato arrivava un’altra pianta della stessa specie quale premio al Comune di
Monfalcone per aver allestito, al Muca, il Memoriale per le vittime dell’amianto. Curioso però che
da quando è stato inaugurato, 22 dicembre 2018, non sia mai stata organizzata una visita guidata
come quelle, ad esempio, sui mestieri o sulle navi più belle del mondo costruite da Crda e
Italcantieri e piene zeppe di amianto. Nei giorni scorsi in città sono stati proposti due momenti di
riflessione sul tema. Il primo, in piazza, dal Comune. Parecchia gente, spettacolo commovente, tanti
buoni propositi sul futuro del fantasma Crua, sulle bonifiche, sulle sfide da combattere per la tutela
dei lavoratori. Non c’era il centrosinistra, a parte il consigliere regionale Pd Diego Moretti, sempre
presente alle cose serie. Qualche giorno dopo, davanti al monumento di Panzano, la cerimonia
proposta dall’Aea. Anche qui impegni solenni, parole toccanti. Non c’era il centrodestra, a parte il
sindaco; poco centrosinistra con Moretti in testa. «Qui da noi l’amianto divide non unisce»,
sussurrano in molti guardando verso Panzano. Come dare torto. Prendiamo il cabaret della
costituzione di parte civile dei Comuni nel quarto processo. Ci provano solo Monfalcone, San Pier,
Turriaco, San Canzian e Fogliano. Richieste respinte dal gup al quale bisognerebbe spiegare che
l’amianto non badava ai confini della città in cui veniva dispensato a piene mani. Monfalcone è
fuori per le note vicende. Ci riprova San Canzian ma il suo legale si schiera con le difese che
vogliono spostare il processo a Trieste dove le ultime sentenze sono a loro favorevoli. Infine
l’impegno in campagna elettorale di cinque candidati sindaci: «Ci impegneremo per un maggior
riconoscimento della tragedia dell’amianto». Tra i firmatari il sindaco di Staranzano Marchesan,
Comune che con Ronchi, dopo Monfalcone, detiene il maggior numero di vittime. Comune che con
Ronchi non c’ha nemmeno provato nella costituzione di parte civile.
Francovig: «Il nulla dalla politica locale»
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Primo Maggio, in tremila al corteo di Cervignano (Gazzettino Udine)
Quasi diecimila nelle piazze del Fvg per il lavoro e per l’Europa dei diritti: nei cortei anche i
giovani impegnati per l’ambiente. È la sintesi di quel che si è visto in occasione del Primo maggio.
Oltre cinquemila persone in piazza a Trieste, quasi 3mila a Cervignano da tutta la provincia di
Udine, dove hanno sfilato come da tradizione anche i trattori della Confederazione italiana
agricoltori, 1.500 a Gradisca d’Isonzo, oltre 500 a Pordenone per un Primo Maggio baciato dal sole,
che ha favorito una grande partecipazione alle manifestazioni organizzate da Cgil, Cisl e Uil. Ad
animare cortei e comizi non solo i temi del lavoro e dei diritti, con la preoccupazione per i nuovi
segnali di crisi, per la crescente precarizzazione dell’occupazione, per l’aumento degli infortuni sul
lavoro. Forte anche l’appello all’Italia e ai potenti della terra per un rinnovato impegno in difesa
dell’ambiente: a lanciarlo, da Cervignano, direttamente i giovani delmovimento Fridays for Future,
saliti sul palco con don Pierluigi di Piazza e prima del segretario generale della Uiltec Paolo Pirani.
«Europa, diritti, tutela del lavoro – ha detto Pirani – significano un’azione comune che riguardi
l’intero sistema e che veda al centro i sindacati e le imprese con obiettivi condivisi. L’appuntamento
di oggi è il segno di questa intesa: in piazza lavoratori e imprenditori agricoli a rappresentare la
forza del lavoro che deve cambiare in meglio il Paese». Sul palco anche il segretario regionale della
Cgil Villiam Pezzetta: «Questa Festa del lavoro – dichiara – arriva purtroppo in un momento in cui
si rafforzano, anche nella nostra regione, quei segnali di rallentamento iniziata nel 2016. All’allarme
per la precarizzazione del mercato del lavoro si unisce quindi quello di nuove ricadute
occupazionali negative che imprese, sindacati e politica devono saper gestire con strategie condivise
e lungimiranti».

Incontri alle Ferriere Nord, si valuta l’ipotesi sciopero (M. Veneto Udine)
Si concluderà oggi pomeriggio con l’ultimo incontro in programma alle 14 la raffica di assemblee
che il sindacato ha convocato all’interno di Ferriere Nord, a Osoppo, dopo il grave infortunio di
venerdì scorso in acciaieria. «I lavoratori sono costernati per quanto è successo, stiamo valutando
insieme cosa fare - ha detto ieri pomeriggio Gianpaolo Roccasalva (Fiom Cgil) -. Attendiamo che si
concludano anche le prossime assemblee, poi prenderemo una decisione». L’ipotesi che ora dopo
ora prende sempre più piede è quella dello sciopero e dell’avvio di una raccolta fondi a sostegno
della vittima dell’infortunio, Nicolas Fornasiere, 30enne di Osoppo che nell’incidente ha perso una
gamba. «Il luogo di lavoro dev’essere improntato alla sicurezza - ha aggiunto il sindacalista -, non
mi posso capacitare che a un ragazzo in forze da appena due mesi possa essere accaduta una cosa
simile». I lavoratori, dunque, si confronteranno ancora prima di decidere. M.D.C.

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Altri 300 profughi alla Cavarzerani, ma non le famiglie con i bambini (M. Veneto Udine)
Giacomina Pellizzari - Le convenzioni con le associazioni Croce Rossa, Oikos e Centro Balducci
che gestiscono 315 profughi sul territorio sono scadute lo scorso 30 aprile, la Prefettura non ha a
disposizione altri alloggi sul territorio e ha deciso di trasferire i richiedenti asilo nel centro di
accoglienza dell’ex caserma Cavarzerani. Ieri avrebbe dovuto iniziare il trasferimento, il
condizionale è d’obbligo perché la Prefettura ha preso tempo per trovare sistemazioni più idonee
per donne e bambini. Cerca, infatti, appartamenti in affitto. La decisione è arrivata dopo una
giornata infuocata dalle polemiche, durante la quale Oikos, l’associazione che “perde” i profughi,
ha gridato «è una deportazione». E in serata dopo aver incontrato operatori e politici, il prefetto
Angelo Ciuni ha fatto sapere di aver concesso una proroga di quattro giorni: «Assieme
all’associazione stiamo cercando - ha precisato il rappresentante del Governo - appartamenti e
situazioni protette per donne e bambini».La questione è complessa, sullo sfondo c’è il ricorso
respinto dal Tar contro la gara assegnata dalla Prefettura all’Ati costituita da Codes, Caritas, Aracon
e il consorzio il Mosaico per l’individuazione sul territorio, in singole unità abitative, di 1.100 posti.
Gli oltre 700 disponibili in questo momento sono tutti occupati, da qui la corsa contro il tempo della
Prefettura per trovare i 400 mancanti cambiando la tipologia degli alloggi.Lo stop all’AuraIn questo
contorno ruota la polemica finita sui media nazionali. Tutto inizia con il mancato rinnovo deciso
dalla giunta comunale al progetto Aura (Accoglienza Udine richiedenti asilo) che dava una risposta
a 350 richiedenti asilo in città. La Prefettura indice una gara ponte assegnata all’Ati con capofila la
Caritas e adegua la durata della convenzione a quelle in corso per circa 700 posti, tutte in scadenza
il 30 aprile. Nel frattempo il Governo approva il decreto Sicurezza e la Prefettura pubblica la gara
d’appalto da 8,5 milioni di euro per l’individuazione dei 1.100 posti in struttura. Le associazioni
contestano immediatamente i requisiti economici troppo restrittivi (l’importo giornaliero pagato
dallo Stato passa da 34 a 21,35 euro a testa) e la Prefettura in parte li corregge. La gara viene
assegnata alla cordata guidata dalla Codes con Caritas, Aracon e il Mosaico, mentre l’Ics di Trieste,
Oikos e Centro Balducci portano avanti i loro ricorsi.Lo stato di fattoArriviamo al 30 aprile. L’Ati
guidata dalla Codes continua a garantire gli oltre 700 posti che già gestisce, mentre le convenzioni
in scadenza sono gestite dalla Croce Rossa che mette a disposizione 245 posti negli alberghi, da
Oikos che accoglie 45 persone comprese alcune famiglie e una donna incinta e dal Centro Balducci
che ne accoglie altri 23. Alla Cri viene concessa una proroga fino al 7 maggio che, in prima battuta
rifiuta «per verificare l’ulteriore disponibilità degli albergatori» spiega il presidente della Cri,
Sergio Meinero, mentre Oikos e il Centro Balducci ricevono il dispaccio della Prefettura: «I
richiedenti asilo dovranno essere prelevati dall’ente gestore Consorzio Matrix secondo le modalità e
gli orari concordati». Niente di peggio per Oikos che in una nota scrive: «L’associazione si è
ritrovata l’ingiunzione di “deportare” i suoi 45 ospiti dall’oggi al domani non con le dovute
attenzioni ai soggetti vulnerabili e alle famiglie». Secondo gli operatori i 45 ospiti avrebbero
rifiutato il trasferimento.Il prefettoMentre la polemica infuria fioccano i commenti dei politici e in
prefettura arrivano il titolare di Oikos, Giovanni Tonutti, e l’ex sindaco, Furio Honsell, anche in
veste di candidato alle europee. Intanto il prefetto precisa che il trasferimento dei 315 profughi dagli
appartamenti alla Cavarzerani «sarà un trasferimento temporaneo fino a quando non sarà
completato il nuovo bando». Sempre il prefetto stima di avere a disposizione i 300 posti mancanti
entro fine luglio. Ma in serata il rappresentante del Governo conferma di aver concesso alle
associazioni quattro giorni di proroga per «trovare appartamenti e situazioni protette per donne,
bambini e le persone più vulnerabili. Che ci si riesca o meno è impossibile dirlo - aggiunge -,
trovare appartamenti in affitto è difficile». Nel corso della giornata qualcuno giurava di aver visto i
mezzi del consorzio Matrix raggiungere gli alloggi gestiti da Oikos, ma il consorzio ha smentito:
«Non abbiamo fatto alcun prelevamento. E comunque il Centro è stato adeguato per accogliere
anche famiglie con bambini e le persone più vulnerabili».
Honsell: problema creato dallo stop di Aura.E il Pd boccia la difesa del leghista Bordin
La Caritas udinese non molla: avanti anche senza fondi
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Primo maggio, i sindacati: «Servono investimenti e ammortizzatori sociali» (M. Veneto Pn)
Un appello per il rinnovo degli ammortizzatori sociali, ma anche per i lavoratori italiani in servizio
alla Base di Aviano. La richiesta di investimenti, seri, sul territorio del Friuli occidentale, a partire
dalla sanità.Dal palco del primo maggio, il segretario provinciale della Uil Roberto Zaami, ha
spiegato quali sono i temi prioritari per Cgil, Cisl e Uil, in un momento non facile per l’economia,
nemmeno a Nordest.
Dopo il saluto di Cristiani Pizzo (Cisl), che ha voluto dare un messaggio forte alla politica («La
politica va richiamata ad atteggiamenti più equilibrati. Gli estremismi a cui abbiamo assistito a
Milano non possono rimanere impuniti») è toccata a Zaami la relazione ufficiale a nome di Cigl,
Cisl e Uil. «Pordenone, nel primo trimestre del 2019, è tra le prime 10 province per ricorso alla
Cassa integrazione (in regione si sono persi 6 mila posti di lavoro) e si stanno profilando ulteriori
riorganizzazioni aziendali che mettono in discussione i livelli occupazionali. Siamo dei sostenitori
convinti della bontà delle politiche attive - ha detto Zaami -. È opportuno riqualificare le persone
all’interno dei luoghi di lavoro; non possiamo attendere che questi lavoratori rimangano senza
occupazione, sarebbe troppo tardi. Chiediamo alle istituzioni di comprendere la necessità di
prorogare gli ammortizzatori sociali e investire attraverso la formazione adeguata sui lavoratori.
Queste sono azioni che rafforzano l’industria manifatturiera». Il reddito di cittadinanza non può
essere la risposta per il sindacato: «È uno strumento ibrido. Non è possibile che ci siano lavoratori
che percepiscano meno del reddito di cittadinanza».
All’inizio dell’intervento il segretario, dal palco, ha condannato tra gli applausi anche l’usurpazione
del diritto dei lavoratori del commercio nei festivi, ha rilanciato la necessità di riaprire una vertenza
sulle aperture festive. Durante il comizio era in corso anche il mercato straordinario che ha colto più
di qualche persona di sorpresa: rimosse alcune automobili dalla polizia municipale.
Oltre al caso dei lavoratori del gruppo Sassoli, nel discorso di Zaami ha trovato posto anche la
vertenza sul caso dei lavori della base di Aviano: «La Base Usaf è presente nel nostro territorio,
ospita alleati. È presente grazie anche ad accordi internazionali. Rappresenta la seconda realtà
occupazionale del nostro territorio - ha scandito -. Le organizzazioni sindacali chiedono da tempo di
far chiarezza sul rispetto degli accordi e sulle opportunità occupazionali. La presenza di militari si è
incrementata ma l’occupazione non cresce di pari passo, anzi pensiamo che alcune attività vengano
occupate fuori dal rispetto dei patti internazionali».
Chiara anche la posizione sul fronte della sanità. «Oggi negli ospedali si fa ricorso ai lavoratori
somministrati, come se la salute fosse assimilabile ad un prodotto tipicamente stagionale - ha
proseguito Zaami -. La mancanza di personale genera problemi di gestione ordinaria e sul fronte dei
servizi ai cittadini, ma anche sul fronte dell’organizzazione del lavoro. La gestione dell’azienda
sanitaria 5 è stata virtuosa e questo ha favorito investimenti importanti che apprezziamo, rimane il
problema della carenza di personale, ormai diventata insostenibile. È necessario stabilizzare i
lavoratori precari. Constatiamo il perdurare di un divario importante per quanto riguarda la spesa
sanitaria pro-capite che vede i cittadini pordenonesi avere una spesa di 1.466, 97 rispetto alla media
regionale di 1.653, 57: circa l’11% in meno, tra l’altro in una provincia dove si registra un
incremento rilevante dei residenti». SCUOLAIl sindacato ha rilanciato anche la battaglia per la
scuola come risposta vera alla valorizzazione dei giovani e alla creazione di futuro. Il segretario
della Cgil, Flavio Vallan, ha annunciato una manifestazione nazionale sul tema e ieri sono state
raccolte nuovamente le firme contro la regionalizzazione della scuola.

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Lavoro, commercio e base Usaf nel mirino (M. Veneto Pordenone)
Una Europa del lavoro al centro della manifestazione del Primo maggio, ma anche i temi delle
aperture festive, dei diritti e della sicurezza, in un momento in cui - ricorda Cristiano Pizzo (Cisl) -
«anche il territorio di Pordenone ha pagato duramente un inizio d’anno lavorativo macchiato da
troppi incidenti mortali, l’ultimo pochi giorni fa». In una giornata favorita dal bel tempo, la
partecipazione al corteo è stata superiore a quella degli ultimi anni: circa 250 le persone che hanno
sfilato da piazza Maestri del lavoro, dove è stata deposta la corona, fino alla loggia del municipio,
davanti alla quale - come da tradizione - è stato allestito il palco per gli interventi. A rappresentare il
Comune, l’assessore Emanuele Loperfido, oltre a diversi consiglieri comunali e regionali di
centrosinistra.
Al segretario della Uil, Roberto Zaami il compito di parlare a nome delle tre organizzazioni, e
Zaami ha cominciato con un attacco alle attività commerciali - diverse anche quelle davanti alle
quali ha sfilato il corteo lungo i due corsi - che hanno tenuto aperto nel giorno della festa del lavoro:
«Si continua a usurpare un diritto dei lavoratori - ha esordito -. Siamo disponibili a normare le
aperture, ma i diritti devono valere per tutti. C’è tempo dal lunedì al sabato per entrare nei centri
commerciali. Oggi chi lavora otto ore è un privilegiato, ed è proprio in queste attività commerciali
che non si lavora otto ore, per un’imposizione datoriale insostenibile. Le statistiche ci parlano di un
incremento degli occupati, ma nessuno si chiede qual è il prezzo che bisogna pagare per avere
un’occupazione precaria e instabile. Bisogna sedersi attorno a un tavolo e rilanciare la
contrattazione territoriale».
L’intervento di Zaami ha poi toccato il tema ambientale e il Friday for future: «È un sentimento
globale e va sostenuto globalmente. E non bisogna pensare solamente alla produzione in green
economy: bisogna adeguare la città». E, ancora, un’Europa che deve mettere al centro lo stato
sociale e l’invito al voto: «Dobbiamo recarci alle urne per fare in modo che non siano gli altri a
decidere al posto nostro. Solo così possiamo fermare l’avanzata dei nuovi nazionalismi e dei
populismi». L’analisi del Paese parla di una «fase di sostanziale stagnazione», di fronte alla quale
occorre reagire con le politiche del lavoro, ma anche sfruttare le opportunità della Via della seta:
«Può essere una grande opportunità, ma bisogna stare attenti agli accordi, guardando con attenzione
ai nostri punti di forza e di debolezza, perché chi arriva nel nostro territorio non arriva per farci un
piacere».
Fra chi arriva da fuori, Zaami punta il dito contro la base di Aviano: «Le organizzazioni sindacali da
tempo chiedono il rispetto degli accordi. Noi vogliamo la Base, che è il secondo presidio
occupazionale del nostro territorio, ma vogliamo che siano rispettati gli accordi. E invece, mentre
arrivano più soldati, gli occupati italiano calano». Fra i temi nazionali, l’intervento spazia dalla
necessità di disinnescare la clausole di salvaguardia al reddito di cittadinanza («importante se va a
favore di quelle persone che sono in uno stato di povertà assoluta, ma è uno strumento ibrido»), alla
necessità che la crescita occupazionale sia accompagnata da una crescita salariale sana, alla flat tax,
sulla quale si chiede un confronto. E poi la sanità: «in sanità ci sono i somministrati: è come se la
salute fosse diventata un prodotto stagionale. Abbiamo scongiurato il taglio dell’1 per cento sulla
sanità deciso a livello nazionale, ma non abbiamo risolto i problemi». L’augurio finale di Flavio
Vallan (Cgil) è quello «di continuare, come sindacato, la nostra storica missione di costruire l’unità
dei lavoratori, perché oggi di questo c’è ancora bisogno». (Lara Zani)

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I conti dell’Aas 5 chiudono in utile, ma resta l’emergenza personale (M. Veneto Pordenone)
Donatella Schettini - Chiude con un sostanziale pareggio, un utile di 240 mila euro, il bilancio 2018
dell’Aas 5 di Pordenone. Un anno che ha visto un aumento del personale del comparto di 20 unità,
ma che continua a scontare la difficoltà a reperire medici, anestesisti e altro personale, diventata una
vera e propria emergenza. I contiL’utile della gestione del 2018 è di 240 mila 303 euro «che
dimostra - si legge nella relazione - il raggiungimento dell’obiettivo del pareggio di bilancio,
nonché il coretto utilizzo delle risorse economico finanziarie disponibili per la gestione 2018». La
spesa è stata continuamente monitorata, cosa che ha consentito, secondo la relazione, il recupero di
efficienza.I farmaciUna delle voci che pesano sul rendiconto tradizionalmente è quella dei farmaci
«che risentono - si legge ancora nella relazione allegata al bilancio - positivamente della
stabilizzazione dei prezzi dei farmaci antiepatite, unitamente alla contabilizzazione sullo stesso
conto delle note di accredito, come da indicazioni ministeriali. A ciò si aggiunge il trend in
diminuzione dei consumi di farmaci in Dpc (dispensazione per conto, farmaci acquisti dalla Aas 5
ma distribuiti dalle farmacie) e del miglioramento del paziente emofiliaco grave e del suo diverso
trattamento terapeutico». Sono aumentati i costi su servizi sanitari da privato, per le
esternalizzazione dei sevizi di punto di primo intervento di Sacile e Maniago e del “fast track”
ortopedico, oltre al maggior ricorso al lavoro in somministrazione. Nel capitolo delle acquisizione
dei beni, nel 2018 è stato acquisito il robot chirurgico. L’emergenzaPer quanto riguarda il personale
del comparto, l’aumento è stato di più 20 unità (anche se le previsioni erano di più tanto che la
spesa è stata minore rispetto al preventivato), mentre in amministrazione si è proceduto
all’assunzione di 6 unità appartenenti alle categorie protette. La vera emergenza, però, è quella dei
medici: in ospedale nel mancano 53 e il 2018 non ha portato a superarlo. Anzi le procedure di
acquisizione attivate non hanno consentito di reclutarne il numero necessario. Per alcune discipline
la carenza è ormai cronica: anestesia e rianimazione (per la quale è stato recentemente rinnovato un
accordo con Asuid), medicina e chirurgia d’accettazione e d’urgenza sono la vera emergenza, ma
mancano anche medici in pediatria, ginecologia e ostetricia. Spesso i medici vengono trovati, ma
stanno in ospedale per periodi sempre più brevi per ricercare la posizione lavorativa più idonea alle
loro esigenze. Lo scorso anno sono stati anche nominati 7 primari e sono stati espletati 67 concorsi.
Il Nursind: «Infermieri, indispensabile bandire nuovi avvisi a tempo» testo non disponibile

Precipita dal tetto della sua azienda. Muore un imprenditore di 42 anni (Mv Pordenone)
Ilaria Purassanta - È deceduto in ospedale a Udine ieri sera l’imprenditore casarsese Denis Borean,
42 anni, titolare della Mide srl, precipitato dal tetto del capannone della sua azienda nel pomeriggio,
intorno alle 15. Era salito sul tetto dello stabilimento, in via Mortalas nella frazione di Orcenico
Inferiore, per un controllo. Gli operai stavano procedendo ai lavori di manutenzione della
copertura.Per cause al vaglio dei carabinieri della stazione di Fiume Veneto e dei tecnici
dell’Azienda sanitaria deputati alle verifiche in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro, il tetto ha
ceduto sotto i piedi dell’imprenditore, che è precipitato da un’altezza di circa otto metri. Nella
caduta è andato a sbattere contro alcune sporgenze, che gli hanno procurato seri traumi al torace.Era
cosciente quando sono arrivati i soccorsi, allertati immediatamente dai colleghi di lavoro:
l’ambulanza e l’elicottero del 118, i carabinieri di Fiume Veneto, i vigili del fuoco di Pordenone.
Visto il quadro clinico l’imprenditore ferito è stato portato in elicottero all’ospedale di Udine, dove
è arrivato in gravissime condizioni. Trasferito d’urgenza in sala operatoria, è andato in arresto
cardiaco. I medici si sono prodigati nelle manovre di rianimazione per un’ora, ma non c’è stato
nulla da fare. Intorno alle 18.30 è stato constatato il decesso. Al suo capezzale, a Udine, la moglie
Marianna.Era intenzione dell’imprenditore acquistare il capannone in via Mortalas, dove l’azienda
specializzata in lavorazioni meccaniche e taglio al laser attualmente si trova in affitto. Le trattative
erano in corso. Per questa ragione l’imprenditore aveva deciso di fare una verifica sul tetto. Una
realtà dinamica, quella della Mide srl, con quindici operai alle sue dipendenze. L’azienda è stata
fondata a Valvasone nel 2007 da Borean, presidente e amministratore delegato, e da Michele
Castellarin. Poi l’impresa si è ingrandita e la sede è stata trasferita nella zona industriale di
Zoppola...
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