Geologia dell'Ambiente - 2/2019 Periodico trimestrale della SIGEA Società Italiana di Geologia Ambientale
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Poste Italiane S.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1 - DCB Roma 2/2019 ISSN 1591-5352 Società Italiana di Geologia Ambientale Periodico trimestrale della SIGEA Geologia dell’Ambiente
SOCIETÀ COMUNE DI ITALIANA PERETO DI GEOLOGIA AMBIENTALE LUMEN PRIMA CIRCOLARE CONVEGNO Pereto (AQ) | 9 agosto 2019 | ore 16.00 - 19.00 presso la sede della ProLoco di Pereto, Corso Umberto I PAESAGGI DI PIETRA Muretti in pietra a secco, capanne a falsa cupola, “calcare”, coperture litiche, geositi: l’uso delle risorse naturali lapidee nella montagna italiana PRESENTAZIONE I l Convegno si propone di affrontare la problematica delle risorse naturali lapidee nell’Abruzzo e in genere nella montagna italiana, sia nel loro aspetto di risorse naturali aventi anche una valenza storica e paesaggistica e quindi anche turistica ed economica, sia sotto l’aspetto della loro tutela, conservazione, valorizzazione; infatti esse costituiscono caratteri peculiari delle tradizioni locali e del paesaggio tipico di queste regioni. Tale evento si pone anche alla luce del recente riconoscimento (28.11.2018) dell’UNESCO per l’“Arte dei muretti a secco” quale patrimonio culturale immateriale dell’Umanità. Registrazione 15.30 - 16.00 Indirizzi di saluto 16.00 - 16.30 Giacinto Sciò (Sindaco di Pereto) Rappresentante OR Geologi Abruzzo Rappresentante OR Geologi Lazio Rappresentante LUMEN Rappresentante STES Giuseppe Gisotti (Sigea) Relazioni Le “carecare” di Pereto (AQ) Massimo Basilici L’architettura in pietra a secco dell’Abruzzo Edoardo Micati Le prevenzione dei dissesti tramite i muretti a secco Pierfranco Ventura (SIGEA, Lumen, Stes) Geositi, patrimonio naturale e culturale del Parco Nazionale della Majella alla luce della candidatura a Geoparco dell’Unesco Elena Liberatoscioli (Parco Nazionale della Majella, Ordine dei Geologi dell’Abruzzo) Ardesia di Liguria, peculiarità del paesaggio: i tetti di pietra e l’edilizia spontanea Marco Del Soldato (Sigea, ISCuM Istituto di Storia della Cultura Materiale, Genova) Chiusura lavori a cura di Giuseppe Gisotti È stata inoltrata richiesta per crediti APC per geologi. Gli Atti del Convegno verranno pubblicati su un supplemento in formato digitale della rivista ufficiale della Sigea “Geologia dell’Ambiente”. COMITATO ORGANIZZATORE Silvano Agostini (Soprintendenza Archeologica dell’Abruzzo, Sigea), Massimo Basilici (Roma, Pereto), Rosanna Caputo (Pescara), Giovanni Cassarino (Ragusa), Giacomo Di Matteo (Carsoli), Giuseppe Gisotti (Sigea, Roma, Pereto), Maurizio Lanzini (Roma), Eriuccio Nora (Modena), Guido Paliaga (Genova), Giacinto Sciò (Sindaco di Pereto), Nicola Tullo (Atessa), Pierfranco Ventura (Roma, Poggio Cinolfo) ,5#( ),'4#)(#551118-#!18#.5R5#( )H-#!18#.55&85fl5kojiijj5R5iif5ohkiki AVVISO DI PAGAMENTO DELLA QUOTA SOCIALE 2017 Il Consiglio Direttivo ha confermato anche per il 2018 la quota associativa di 30 euro da versare entro il 31 marzo con le seguenti modalità: - versamento su conto corrente postale n. 86235009 - bonifico bancario o postale, codice IBAN: IT 87 N 07601 03200000086235009 (Banco Posta) intestato a: Sigea, Roma, riportando i dati del socio iscritto e la causale del versamento.
Società Italiana di Geologia Ambientale Associazione di protezione ambientale a carattere nazionale riconosciuta dal Ministero dell’ambiente, Sommario della tutela del territorio e del mare con D.M. 24/5/2007 e con successivo D.M. 11/10/2017 PRESIDENTE Antonello Fiore L’uomo e i corsi d’acqua: una convivenza che è diventata CONSIGLIO DIRETTIVO NAZIONALE difficile fra urbanizzazioni intensive, alluvioni, danni Danilo Belli, Lorenzo Cadrobbi, Franco D’Anastasio e proposte di legge per rimuovere i sedimenti fluviali (Segretario), Daria Duranti (Vicepresidente), Antonello Fiore (Presidente), Sara Frumento, Fabio Luino 2 Fabio Garbin, Enrico Gennari, Giuseppe Gisotti (Presidente onorario), Gioacchino Lena (Vicepresidente), Luciano Masciocco, Michele Orifici, Vincent Il rischio vulcanico in Italia Ottaviani (Tesoriere), Angelo Sanzò, Livia Soliani Donatella De Rita 10 Geologia dell’Ambiente Periodico trimestrale della SIGEA Il disagio del territorio Giorgio Cesari 20 N. 2/2019 Anno XXVII • aprile-giugno 2019 Giuseppe Zamberletti, un grande italiano: Iscritto al Registro Nazionale della Stampa n. 06352 Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 229 il ricordo di un geologo del 31 maggio 1994 Elvezio Galanti 31 DIRETTORE RESPONSABILE Giuseppe Gisotti Geologia dell’Ambiente Supplemento al n. 2/2019 Periodico trimestrale della SIGEA ISSN 1591-5352 Società Italiana di Geologia Ambientale COMITATO SCIENTIFICO A questo numero è allegato il supplemento digitale BONIFICA DEI SITI INQUINATI Mario Bentivenga, Aldino Bondesan, Giancarlo A cura di del volume Bortolami, Giovanni Bruno, Giuseppe Gisotti, DANIELE BALDI Bonifica dei siti inquinati Poste Italiane S.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1 - DCB Roma Responsabile scientifico MARCO GIANGRASSO Giancarlo Guado, Gioacchino Lena, Coordinamento con RemTech Expo SILVIA PAPARELLA A cura di Giacomo Prosser, Giuseppe Spilotro Daniele Baldi Responsabile scientifico COMITATO DI REDAZIONE Marco Giangrasso Fatima Alagna, Federico Boccalaro, Giorgio Cardinali, Coordinamento con RemTech Expo Francesco Cancellieri, Valeria De Gennaro, Fabio Silvia Paparella Garbin, Gioacchino Lena, Maurizio Scardella scaricabile all’indirizzo web www.sigeaweb.it/supplementi.html REDAZIONE Sigea c/o Fidaf - Via Livenza, 6 00198 Roma tel. 06 5943344 In copertina: Giorgio Barozzi, Parco Regionale dei Sassi di Roccamalatina (Emilia-Romagna), info@sigeaweb.it particolare della foto “Menzione speciale Patrimonio Geologico” del Concorso fotografico “Obiettivo Terra 2019”. I Sassi di Roccamalatina sono costituiti da rigide e scoscese masse PROCEDURA PER L’ACCETTAZIONE arenacee, inglobate in un complesso litologico argilloso e ad assetto caotico; queste rupi DEGLI ARTICOLI prominenti sul dolce paesaggio collinare sono da sempre un forte punto di attrazione, tanto I lavori sottomessi alla rivista dell’Associazione, da dare il nome all’ omonimo Parco Regionale, nel Modenese. dopo che sia stata verificata la loro pertinenza con i temi di interesse della Rivista, saranno sottoposti ad un giudizio di uno o più referees UFFICIO GRAFICO Pino Zarbo (Fralerighe Book Farm) www.fralerighe.it PUBBLICITÀ Sigea STAMPA Tipolitografia Acropoli, Alatri (FR) La quota di iscrizione alla SIGEA per il 2019 è di € 30 e da diritto a ricevere la rivista “Geologia dell’Ambiente”. Per ulteriori informazioni consulta il sito web all’indirizzo www.sigeaweb.it
2 Fabio Luino L’uomo e i corsi d’acqua: una Geomorfologo, ricercatore presso il CNR IRPI di Torino convivenza che è diventata E-mail: fabio.luino@irpi.cnr.it difficile fra urbanizzazioni intensive, alluvioni, danni e proposte di legge per rimuovere i sedimenti fluviali Man and the water courses: a difficult coexistence among intensive urbanizations, floods, damage and law proposals to remove the fluvial sediments Parole chiave: Corsi d’acqua, pianificazione territoriale, alluvioni, danni, sedimenti fluviali Key words: Water courses, land-use planning, flooding, damage, fluvial sediments INTRODUZIONE creati spesso i presupposti climatico- spazi vitali dei corsi d’acqua. Lo svi- La penisola italiana è un territorio meteorologici per disastrose alluvioni: luppo urbanistico a partire da quel pe- con una notevole propensione al “disse- ricordiamo quelle del 1994 (Fig. 1), riodo è avvenuto, infatti, attraverso una sto geo-idrologico”, un termine molto del 1968, del 1951 solo per ricordare i sistematica sottrazione di quelle fasce utilizzato, anche se abbastanza ambiguo grandi eventi del dopoguerra. I danni ubicate ai lati delle sponde naturali ove e tipicamente italiota, al punto che ri- risultano essere ogni volta maggiori: a il corso d’acqua poteva divagare senza sulta intraducibile all’estero. Fra frane, parità di aree colpite, infatti, maggiore è creare danni: questi corridoi erano una colate detritiche torrentizie nei piccoli il numero di strutture e di infrastrutture sorta di “polmone”, di aree di espansione bacini montani e alluvioni nelle aree coinvolte. Case d’abitazione, capannoni atte a contenere gli eventi straordinari, pianeggianti ogni anno abbiamo perdi- industriali, scuole, ospedali, strade, poi una sorta di garanzia. Ora, invece, abbia- te economiche spaventose, mediamente ponti, linee elettriche, acquedotti, per- mo torrenti e fiumi quasi costantemente circa 6 milioni di euro al giorno (Luino, sino autostrade e ferrovie. canalizzati, costretti spesso in passaggi 2005) e purtroppo anche molte vittime: angusti fra case, ponti, ponticelli, argini ben 230 solo in Piemonte e Liguria dal 1. L’URBANIZZAZIONE e scogliere: il loro alveo è stato ridotto, 1968 ad oggi (CNR IRPI, Polaris). SENZA REGOLE della metà, e in alcuni casi anche ad un Ogni anno è così, con una con- Questo fatto è inevitabilmente le- terzo della ampiezza originale. Abbia- centrazione maggiore in certi periodi: gato alla dilagante urbanizzazione che mo migliaia di casi simili: ed alcuni di il tardo autunno appena trascorso, ad a partire dalla metà degli anni ’50 del essi hanno subito importanti “collaudi esempio per il Nord Italia, è notoria- secolo scorso ha progressivamente oc- naturali”. Olbia, ad esempio, è sicura- mente il più pericoloso. In particolare cupato le aree ancora libere con una mente un caso tipico: il 18 novembre u.s. nella prima decade di novembre si sono lenta, ma inesorabile invasione degli è stato il 5° anniversario della gravissima alluvione del 2013 con 19 vittime, 9 del- le quali solo ad Olbia. Questa città ha subito nel volgere di qualche decennio un’impressionante espansione urbani- stica, testimoniata dalle fotografie aeree (Fig. 2), che non ha tenuto nella dovuta considerazione i torrenti che attraversa- vano la zona, le loro sezioni di deflusso, la morfologia depressa di alcune zone urbane (il quartiere Baratta ad esempio). I risultati si sono visti non solo nel 2013, ma anche più recentemente. Come è stato possibile? Sino alla metà degli anni ’80 del secolo scorso sussisteva la possibilità di costruire im- mobili lungo i corsi d’acqua senza grosse difficoltà. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Sono quelle decine di migliaia di abitazioni e capannoni industriali ubi- Figura 1. Alluvione del 5-6 novembre 1994 in Alessandria, ove vi furono 14 vittime. Nell’immagine sono visibili cati a pochi metri dalle sponde e dagli gli effetti dell’esondazione del Fiume Tanaro nel quartiere Orti (Foto Regione Piemonte) argini di moltissimi corsi d’acqua ita- Geologia dell’Ambiente • n. 2/2019
3 liani (Fig. 3): si è consumato suolo, si è costruito dove non si doveva costruire. Sono state realizzate persino discariche legalmente autorizzate in aree di natu- rale divagazione di fiumi (Fig. 4). Si sono comunque costruiti edifici vicino ai corsi d’acqua anche dopo ta- le data (nonostante la Legge Galasso dell’agosto 1985), molti abusivi, soprat- tutto nel Sud Italia (vedasi numerosi Rapporti ISPRA e Rapporti INU), confidando nei condoni che si sono succeduti nel 1985, 1994 e 2003 con i quali lo Stato indebitato ha pensato di sanare i conti della finanziaria in corso, sebbene le entrate dei condoni rappre- sentino di gran lunga una goccia nel ma- re rispetto alle risorse che mediamente lo Stato spende per far fronte agli eventi alluvionali. A questa anomalia esclusi- vamente italiana, si aggiunge in alcune parti d’Italia la mancanza di strumenti urbanistici in grado di regolamentare Figura 2. Due immagini aeree testimoniano l’impressionante espansione urbanistica della città di Olbia dal 1954 l’uso del suolo o laddove siano presenti al 2008. Nei quartieri che prima erano paludosi e poi sono stati bonificati, sono sorte centinaia di case: ma la morfologia depressa è rimasta intatta al punto tale che, ogni volta che vi è un evento piovoso anche di pochi giorni, la loro attuazione non appare coerente queste zone di Olbia vengono inondate dai piccoli rii che la attraversano (http://www.sardegnageoportale.it/ con la vulnerabilità del sistema naturale. webgis2/sardegnafotoaeree/) 2. LA COPERTURA DEI CORSI D’ACQUA Non contenti di aver rettificato, ri- stretto e canalizzato i corsi d’acqua, si è poi brillantemente pensato di ricoprirli con platee in cemento (in gergo utiliz- ziamo i termini tombinare o tombare), cioè di farli sparire per lunghi tratti, cre- ando al di sopra strade, piazze, parcheg- gi, talvolta persino condomini (Figg. 5, 6 e 7). Una pratica purtroppo diffusa in tutte le regioni d’Italia, che vede pro- babilmente la Liguria in testa ad una classifica realmente difficile da stilare: non esiste, infatti, a tutt’oggi un data- Figura 3. Pietra Ligure (SV). Confronto fra la situazione antecedente la Seconda Guerra Mondiale (carta IGM) base a livello nazionale dei corsi d’acqua ed oggi (Google Earth). La cittadina di circa 8.000 abitanti è uno dei tanti esempi di densa urbanizzazione lungo ricoperti e delle lunghezze di tali tratti. le sponde e sopra l’alveo stesso: non solo ponti, ma anche un ampio parcheggio poco a monte della foce Questa pericolosa pratica è già ini- ziata alcuni secoli orsono, ma ovvia- mente riguardava solo brevi tratti, ma- gari solamente torrenti. Ma poi, con il progredire della tecnica costruttiva, si è passati ai fiumi: uno dei primi casi sto- Figura 4. Alba (CN). Vasta discarica per rifiuti solidi urbani (evidenziata con contorno bianco), realizzata in tutta legalità a partire dall’inizio degli anni ‘80, a poche decine di metri dalla sponda destra del Fiume Ta- naro, in corrispondenza di un vecchio alveo (facilmente visibile sulla carta IGM del 1897). Durante l’evento alluvionale del novembre 1994, le acque di piena inon- darono completamente l’area compresa fra il Tanaro e il tracciato della superstrada: erodendo violentemente la base della discarica (frecce bianche), le acque asportarono migliaia di tonnellate di rifiuti con conseguenti gravi problemi d’inquinamento lungo tutta l’asta del Tanaro (foto CGR, 1994) Geologia dell’Ambiente • n. 2/2019
4 sino allo sbocco in mare (Fig. 5). Il Du- ce voleva un viale per le adunate e per le parate fasciste? Alcuni ingegneri del tempo, particolarmente vicini al partito, assecondarono le volontà di “Sua Eccel- lenza” e nel giro di qualche anno proget- tarono una imponente copertura. I la- vori iniziarono celermente: fu ricoperto il tratto terminale del fiume, ma furono errati i calcoli delle sezioni utili al de- flusso (Inglese et al., 1909), nonostante altri illustri ingegneri sconsigliassero vi- vamente l’opera. La geniale trovata della copertura si è rivelata negli anni la cau- sa principale di gravose inondazioni di gran parte della città: nell’ottobre 1945, novembre 1951, settembre 1953 ed ot- tobre 1970. Nonostante questi episodi, Figura 5. Vista aerea da Google Earth di Genova. Il Fiume Bisagno, con un alveo che in due secoli si è ridotto ad in preparazione dei mondiali di calcio un quarto (da 280 m a 70 m circa), risulta coperto per il suo tratto terminale di 1,4 km del 1990, fu realizzato un piazzale par- Figura 6. Genova-Prà. Il Torrente S. Pietro, alcune decine di metri a monte dello sbocco nel mare, sottopassa un complesso abitativo di sei piani, sorto proprio nell’alveo del torrente. La sezione di deflusso è chiaramente insufficiente e, in occasione di intense precipitazioni (la foto di sinistra si riferisce all’evento del settembre 1993, foto Luino), il torrente esonda allagando le vie e il piano terreno dei palazzi circostanti rici importanti di ricoprimento di un al- versanti appenninici alle spalle del capo- cheggio antistante lo stadio di Marassi. veo ha riguardato il Bisagno, il famoso luogo ligure. Gli ultimi 1.400 m dell’al- Dove? Ovviamente sopra l’alveo del Bi- fiume di Genova, un corso d’acqua con veo del Bisagno, sono completamente sagno, che fu ricoperto per altri 278 m di un bacino di 95 km2 che piomba giù dai coperti a partire dal ponte della ferrovia lunghezza! Nel settembre 1992, piogge molto intense, provocarono una piena del Bisagno che non fu contenuta entro gli argini: anche in questo caso la duplice copertura (quella recente dello stadio e quella più vecchia del tratto finale) eb- be un ruolo determinante per l’esonda- zione. Così come nel novembre 2011 e nell’ottobre 2014, l’ultima inondazione in ordine di tempo (Faccini et al., 2018). Una buona parte della città in queste occasioni è sempre stata pesantemente inondata e vi sono state diverse vittime. Dopo aver violentato questi corsi d’acqua ed averli ridotti in schiavitù, ci lamentiamo se ogni tanto “escono di casa” e ci fanno visita! Siamo veramente patetici: la Natura fa il suo corso, non dimentichiamolo. Disse il drammatur- go tedesco Bertold Brecht: “Tutti a dire Figura 7. Vista aerea da Google Earth di Varazze. Il Torrente Teiro, un corso d’acqua particolarmente pericoloso (gravi furono le alluvioni del giugno 1915, novembre 1968, agosto 1978, settembre 1988, settembre 1993, 4 della rabbia del fiume in piena e nes- ottobre 2010 e 11 novembre 2014), alcune decine di anni fa è stato maldestramente ricoperto per gli ultimi 230 suno della violenza degli argini che lo m prima dello sbocco in mare costringono”. Geologia dell’Ambiente • n. 2/2019
5 Dopo ogni evento alluvionale fiumi 677/1996 a valenza temporale voluto a e pertanto con una minore occupazio- di parole vengono pronunciate nei talk seguito degli eventi alluvionali che in- ne possibile della pianura alluvionale in show e scritte sui giornali e sui social teressarono la Versilia nel giugno 1996), termini di aree allagabili. Un modello di network: programmi televisivi orga- afferma come la causa di tanti disastri corso d’acqua così definito non può te- nizzati in fretta e furia da improvvisati stia “nella mancata pulizia degli alvei dei ner conto delle caratteristiche geomor- conduttori e interlocutori aventi sovente fiumi e dei torrenti che provoca l’innal- fologiche e dei fenomeni di dinamica una scarsa conoscenza delle problemati- zamento degli alvei, dovuto alla cronica fluviale propri dei corsi d’acqua naturali che reali. Perché? Perché in questo cam- deposizione dei sedimenti e di trasporto (formazione di isolotti, sviluppo di alvei po tutti possono dire quello che pensano solido, riducendo la sezione, che non ri- pluricursali, vale a dire a rami intrecciati, con una certa presunzione. Prendete il esce più a contenere il volume d’acqua ecc.) e pertanto essere oggetto di conti- campo medico: quando parla il cardio- del bacino scolante”. La maggior parte nui e costosi interventi di mantenimen- logo nessuno si sognerebbe di suggerir- dei problemi sarebbe risolta con una ma- to di un modello concettuale artificiale gli come ripulire le arterie coronariche nutenzione costante del corso d’acqua, forzatamente applicato alla realtà. o riparare le valvole mitraliche. Tutti liberandolo dai tronchi d’albero e dal Secondo i più recenti criteri di idro- rigorosamente in silenzio. Il campo del materiale vegetale che ne impediscono morfologia (Manuale IDRAIM, 2016, dissesto geo-idrologico e in particolare il regolare deflusso, e con una pulizia scaricabile in rete), il concetto di buona quello dei corsi d’acqua, invece, è come del fondale dei fiumi e dei torrenti dalla officiosità dei corsi d’acqua deve, invece, la Nazionale di calcio: 60 milioni di deposizione della sabbia e della ghiaia sottintendere valutazioni multidiscipli- allenatori, 60 milioni di esperti di ge- trascinate dalla corrente, che ripristini nari che considerino la singola sezione o omorfologia fluviale! E questo non per la storica condizione dell’alveo e la se- il singolo tratto di corso d’acqua facente affermare l’arroganza dell’infallibilità zione originale di deflusso. Purtroppo, parte dell’intera asta fluviale: un sistema della scienza, ma con l’auspicio di far attualmente, vi è “una legislazione ob- complesso in cui interagiscono in mo- riemergere quell’esperienza empirica soleta, carica di inopportune ideologie do non lineare le diverse componenti oggi perduta delle comunità che vivono ambientaliste”. Per rimediare, il testo naturali ed i condizionamenti antropici sul territorio e di colmare il vuoto che darebbe per tre anni poteri straordinari imposti nel tempo dall’uomo in termini esiste tra conoscenza scientifica e biso- ai Presidenti delle Regioni per concede- di opere e di occupazione di aree di per- gno sociale di sicurezza. re tra l’altro a privati l’autorizzazione a tinenza idraulica. estrarre “ciottoli, ghiaia e sabbia e altre L’approccio attualmente ritenuto 3. DRAGARE I FIUMI materie” dal letto dei fiumi: materiale corretto consiste, pertanto, nell’indivi- L’ultimo evento alluvionale, avvenu- lapideo, valutato sulla base dei canoni duazione a livello di intera asta fluviale to fra la fine ottobre e la prima decade demaniali, che verrà reso agli operatori di un assetto di riferimento o di progetto di novembre dell’anno passato in diverse per quantitativi commisurati al lavoro rispettoso delle caratteristiche naturali regioni italiane, ha avuto caratteristiche svolto. Il Vice-Premier nel dopo-allu- del corso d’acqua e compatibile con l’uso particolari. Oltre alle solite piene di vione non ha fatto altro che cavalcare del suolo in atto all’interno della regione fiumi e torrenti, alle ricorrenti frane sui una credenza popolare, alimentata ad fluviale, prevedendo anche la possibilità versanti, vi sono state violente mareg- hoc proprio dai cavatori e dalle azien- di rilocalizzazione. Tale assetto di riferi- giate e venti fino a 180 km/h che in alcu- de produttrici di materiale per l’edilizia, mento deve essere esplicitato per singoli ne zone del Veneto e del Trentino hanno secondo la quale le esondazioni siano segmenti fluviali, mediante la defini- raso al suolo circa 14 milioni di alberi. favorite dal fatto che nell’alveo dei corsi zione degli obiettivi da conseguire per Una catastrofe boschiva mai registrata! d’acqua vi siano alberi, arbusti e molto, il raggiungimento delle finalità generali A distanza di qualche giorno, il forse troppo, materiale lapideo: sabbia, di miglioramento delle condizioni di Vice-Premier Matteo Salvini, ha affer- ghiaia, ciottoli che formano un “mate- sicurezza, della qualità ambientale e pa- mato che al fine di evitare le solite inon- rasso” roccioso che diminuisce lo spazio esaggistica sia a livello locale, sia a livello dazioni, una soluzione potrebbe essere per le acque. di intera asta fluviale. quella di “dragare” i corsi d’acqua, vale a È necessario a questo punto fare Il successivo confronto tra assetto dire abbassare il fondo dell’alveo, aspor- chiarezza, sugli effetti dell’estrazione dei attuale e di progetto consente la valu- tando un certo spessore di sedimenti sedimenti, sulla interpretazione scienti- tazione delle attuali condizioni di fun- fluviali, in maniera tale da aumentare la fica e su possibili modalità gestionali zionalità dell’asta fluviale e l’individua- sezione di deflusso del corso d’acqua e sostenibili. zione delle azioni da intraprendere che migliorare l’efficienza idraulica. Secon- possono consistere in una prima fase do Salvini vi sono stati “troppi anni di 4. CHE COS’È di raggiungimento delle condizioni di incuria e malinteso ambientalismo da L’OFFICIOSITÀ progetto ed in una fase successiva di salotto che non ti hanno fatto toccare IDRAULICA DEI CORSI mantenimento di tale configurazione. l’albero nell’alveo: poi ecco che l’albe- D’ACQUA? Inutile evidenziare come l’assetto di rello ti presenta il conto” (Ansa.it, 4 Nell’ambito delle disposizioni che progetto si debba strettamente rappor- novembre 2018). A supporto delle sue regolamentano la manutenzione dei tare con l’attuale sviluppo antropico ed affermazioni è rispuntata una Proposta corsi d’acqua è individuato quale obietti- infrastrutturale presente e consolidato di Legge, precisamente la n. 260, scritta vo principale il mantenimento di buone anche in molte aree di pertinenza flu- qualche mese prima (marzo 2018) da condizioni di officiosità idraulica. Esse, viale e come l’obiettivo prioritario sia alcuni parlamentari. fino a non molto tempo fa, erano esclu- quello di garantire adeguate condizioni La Proposta di Legge, intitolata sivamente associate ad un’ideale sezio- di sicurezza per i centri abitati e le in- «Disposizioni per la manutenzione de- ne trasversale regolare, trapezoidale, in frastrutture principali. gli alvei dei fiumi e dei torrenti» (che ri- grado di trasportare a valle le portate Questo non implica necessariamen- calca fedelmente un articolo della Legge di piena con tiranti più bassi possibile te la conferma dell’attuale assetto ter- Geologia dell’Ambiente • n. 2/2019
6 ritoriale: si tratta quindi di analizzare e soprattutto nell’attraversamento delle D’altronde portare via il sedimento gli attuali usi e programmare i possibili aree urbanizzate. dai corsi d’acqua ha diversi vantaggi (per interventi utili per dar maggior spazio Molti sanno che in Italia la pratica chi lo fa): 1) è di facile estrazione; 2) il ai fiumi. dell’estrazione di inerti dai corsi d’acqua materiale è di qualità pregevole, poiché è già stata ampiamente utilizzata. Ba- risulta già pulito (cioè privo di sedimenti 5. QUALI SONO STATE sti pensare che nell’alveo del Po e dei fini), disomogeneo e ben arrotondato; 3) LE CONSEGUENZE suoi affluenti, negli ’60 e ’70 del secolo le zone di estrazione sono solitamente DETERMINATE scorso, sono stati estratti circa 12 milio- vicine ai punti di stoccaggio e di vendita DALL’ESTRAZIONE DEI ni di m3/anno (dati relativi ai volumi (quindi con costi di trasporto minimi). SEDIMENTI DAI CORSI concessi, che ahimè sono sempre in- I costi ambientali? Beh, non sono quasi D’ACQUA? feriori ai volumi reali estratti dagli al- mai presi in considerazione nelle valu- La naturale mobilità dei fiumi, in vei). Nonostante in Italia l’estrazione di tazioni di progetti estrattivi e di conse- particolare nelle aree non confinate dai inerti in alveo sia formalmente vietata guenza la “risorsa corso d’acqua” appare versanti, e l’alternanza delle portate tra dagli anni ’70-’80, per le palesi nefaste molto più conveniente rispetto ad altre la fase di piena e quella di magra han- conseguenze che descriverò di seguito... fonti (cave). no indotto molti a considerarli spesso la richiesta è ancora molto pressante e Ma asportare i sedimenti, purtroppo, come elementi territoriali scomodi, in vengono ancora rilasciate concessioni, è stato ampiamente dimostrato come al- conflitto con le esigenze di uso del suolo, generalmente mascherate da motiva- teri l’equilibrio del corso d’acqua, che nel particolarmente nelle aree pianeggianti zioni di tipo idraulico. giro di qualche anno tenderà a definire un nuovo profilo di equilibrio aumen- tando la propria azione erosiva di fondo alveo determinando la scomparsa del materasso alluvionale ed il conseguente restringimento dell’alveo stesso (Fig. 8). Sicuramente questa pratica aumen- ta il rischio a valle perché accelera e concentra i deflussi (che non sono mai solamente liquidi), accentua di conse- guenza il picco di piena e la sua velocità di trasferimento verso valle. Inoltre, in generale rende instabile l’equilibrio ge- omorfologico, generando un effetto do- mino: le costose opere di contenimento e di mitigazione dell’erosione realizzate lungo le sponde (scogliere, gabbionate, argini etc.) in molti punti risultano ave- re perso la propria funzionalità, essendo ormai sospese rispetto alle dinamiche fluviali (Fig. 9). E a monte? Oltre all’ab- bassamento diretto del livello del fondo nella zona di estrazione, l’escavazione Figura 8. Torrente Secchia. Effetti di anni di escavazioni fluviali: completa scomparsa del materasso alluvionale e modifica il profilo longitudinale, provo- riesumazione del basamento roccioso (foto AdB Po) cando un aumento locale di pendenza che tende a migrare verso monte, cre- ando una erosione regressiva. Asportare sedimenti dai corsi d’ac- qua compromette quindi inevitabilmen- te la stabilità delle opere longitudinali sulle sponde e anche quelle di attraver- samento. Spesso in passato, lungo alvei pesantemente utilizzati per l’estrazione di inerti, abbiamo visto crollare ponti per sottoscalzamento delle pile: nel 1966 (dopo pochi anni di estrazione) crollò il ponte di Romito sul Fiume Magra, nel 1993 il ponte della tangenziale di Biella sul T. Cervo, fenomeno avvenuto proprio a causa di anomali approfondi- menti del fondo alveo (in Cervo sino a 6 metri) dovuti all’asportazione per de- cenni di grandi quantitativi di materiale ghiaioso/ciottoloso da parte dei cavato- Figura 9. Fiume Tanaro presso Farigliano (CN), pochi giorni dopo l’alluvione del novembre 1994. Una gabbionata ri (Fig. 10). Ancora oggi lungo i corsi appariva ormai inservibile (delimitata dalla linea bianca) sulla sponda sinistra del Fiume (foto Luino) d’acqua ogni tanto si possono vedere Geologia dell’Ambiente • n. 2/2019
7 ponti con strutture fatiscenti e pile che sembrano grissini piantati su un fondo instabile (Figg. 11 e 12). E correre ai ri- pari adesso è molto oneroso. Sul Fiume Tanaro qualche anno fa è stato condotto un intervento a salvaguardia di un’opera di attraversamento e non l’hanno cer- tamente pagato i cavatori che si erano arricchiti, ma la Regione Piemonte (Fig. 13). Tra i manufatti da annoverare che subiscono gli effetti dei processi erosivi ci sono anche le traverse ad uso irriguo (Fig. 14) e le opere per la navigazione fluviale, mentre dal punto vista ambien- tale gli effetti in alcuni contesti possono essere irrecuperabili come ad esempio Figura 10. Torrente Cervo. Crollo del viadotto di Biella nel settembre 1993 (foto Tropeano) per le aree umide presenti lungo le aree Figura 11. A sinistra, Fiume Adda, ponte fra Traona e Cosio (foto de La Gazzetta di Sondrio). L’originario livello del fondo alveo è evidenziato dalla linea rossa. L’approfondimento è molto evidente e mina la stabilità dell’opera. A destra, Fiume Po a Guastalla, altro grave esempio di sottoscalzamento dovuto all’estrazione intensiva nell’alveo (foto Bellardone) Figura 12. Arno ad Empoli. Confronto fotografico fra un’immagine del 1954 (https://www.dellastoriadempoli.it/), prima che iniziassero le escavazioni, ed una attuale (foto Rossi) Figura 13. Fiume Tanaro. Le pile di questo ponte nel Comune di Govone, avevano un urgente bisogno di manutenzione: qualche anno fa la Regione Piemonte ha commis- sionato un poderoso lavoro di consolidamento che è costato oltre 1.626.000 euro (foto Silvestro) Geologia dell’Ambiente • n. 2/2019
8 na e ripascimento naturale delle spiagge che determina i dati ormai tristemente noti che vedono le nostre aree costiere marine per lo più soggette ad erosione e arretramento (MATTM, marzo 2017) (Fig. 15). Quindi l’estrazione di inerti in- nesca e accentua alla lunga l’arretramen- to delle spiagge. Ebbene sì, sono coinvol- te anche le coste, che per un paese come il nostro che vive di turismo è certamente un problema di grande importanza. Il prof. Becchi, professore emerito di costruzioni idrauliche all’Università di Firenze, sottolineava come nel diffu- so processo di erosione degli alvei, un ruolo fondamentale lo abbiano svolto prima della Seconda Guerra Mondiale Figura 14. Crollo della traversa di San Michele dei Mucchietti sul Fiume Secchia (foto AdB Po) (antecedentemente cioè alla massiccia estrazione di inerti) la realizzazione di perifluviali. Infatti, gli intensi proces- tale lungo le aree costiere marine. Come vie di comunicazione (ferrate e no) che si erosivi sconnettono completamente noto il ciclo della filiera dei sedimenti hanno avuto notevole sviluppo dall’i- le aree umide dalle dinamiche fluviali ha come recettore finale gli arenili delle nizio dell’800: esse hanno comportato determinando progressivamente la lo- aree costiere, interrompendo seppur non quasi sempre l’arresto dei processi di ro scomparsa. Altro effetto altrettanto completamente questa filiere si causa un pendio che hanno sempre alimentato il importante sono gli impatti determinati deficit di trasporto solido che sbilancia il bilancio sedimentario dei corsi d’acqua. dal punto di vista economico e ambien- delicato equilibrio tra ingressione mari- Il dr. Simonelli dell’Autorità di Bacino del Fiume Po rimarcava come gli attra- versamenti abbiano modificato signifi- cativamente anche il profilo longitudi- nale di quasi tutto il reticolo idrografico comportando squilibri notevoli. C’è anche un altro aspetto negativo. L’abbassamento dell’alveo interessa an- che l’equilibrio tra acque superficiali ed ac- que sotterranee per la continuità esistente attraverso gli interstizi dei sedimenti: tale diminuzione può determinare an- che l’abbassamento della falda freatica. L’incisione dell’alveo è accompagna- ta da una diminuzione del pelo libero dell’acqua fluviale e delle falde ad essa idrogeologicamente connesse. Tra le conseguenze, vi sono le difficoltà di ap- provvigionamento idrico, la scomparsa di aree umide e l’alterazione della vege- tazione riparia (suolo più secco). Per ultimo è necessario tenere in considerazione un fattore che viene ri- tenuto marginale, vale a dire l’inquina- mento che si produrrebbe nell’asportare il sedimento. Luca Mercalli, nel 2000, si sbizzarrì in un simpatico calcolo circa l’asportazione di uno spessore di soli 10 cm di materiale da un alveo largo 100 m per una lunghezza di 30 km (pari a 300.000 m3). L’asportazione di questo materiale, che corrisponderebbe al ri- coprimento di ben 50 campi da calcio con uno strato di 1 m di spessore, provo- cherebbe una grandissima emissione di CO2 fra camion ed escavatori. Calcola- trice alla mano l’intera operazione com- Figura 15. Presso la foce del Fiume Reno, è assai evidente l’erosione e l’arretramento subito dalla linea di costa, porterebbe un consumo di circa 260.000 nell’arco di una cinquantina d’anni (foto AdBPo) litri di gasolio, con un esborso di oltre Geologia dell’Ambiente • n. 2/2019
9 400.000 mila euro ed una emissione di stione dei Sedimenti Fluviali (http:// n. 221, pubblicata nella G.U. n. 13 del circa 680.000 kg di CO2, equivalenti www.irpi.cnr.it/project/geseflu/) su due 18 gennaio 2016, sono entrate in vigore alla produzione media annua di CO2 di importanti corsi d’acqua, proprio l’Ad- misure in materia di tutela della natura un paese di 75 abitanti. Il tutto per soli da sopralacuale e l’Oglio sopralacuale. e sviluppo sostenibile, valutazioni am- 10 cm! Ma siccome troppo spesso noi Formammo una squadra di 20 esperti bientali, di energia, di gestione dei rifiuti geologi siamo visti come cassandre, ed del settore: lavorammo per oltre due an- e bonifiche, di difesa del suolo e risor- esperti che negano tutto a prescindere, ni per giungere a delle conclusioni che se idriche (c.d. collegato ambientale): un voglio lasciare uno spiraglio di possibi- concedessero qualche possibilità ai ca- importante pacchetto di misure rivolte lità. Ma attenti però alla mole di studi vatori che facevano numerose pressioni alla “green economy”, che modificano la che andrebbero eseguiti… verso la Regione Lombardia. normativa ambientale preesistente pro- Innanzitutto incaricammo una ditta prio in direzione di una economia più 6. UNA POSSIBILE del settore di eseguire un volo LiDAR, verde e sostenibile. GESTIONE in grado di restituire un Modello Di- Concludendo, appare veramente Nel 1992 l’Autorità di bacino del gitale del Terreno (DTM) ad alta riso- fuori luogo la proposta di legge presen- Fiume Po, analizzati tutti gli effetti e i luzione, ove fosse possibile determinare tata e della quale si è accennato prece- costi connessi causati dall’estrazione di sull’asse delle Z l’altezza dei sedimenti. dentemente: non saranno certo i disal- sedimenti dai fiumi, approvò una dispo- Poi integrammo questo studio con un vei a salvarci dalle alluvioni, anche se la sizione che vieta le estrazioni di sedi- rilievo batimetrico e la creazione di «visibilità» di questi interventi li rende menti dai corsi d’acqua, affermando che svariate decine di sezioni topografiche molto popolari verso i cittadini che si i fiumi non debbono essere considerati dell’alveo. Contestualmente fu condot- aspettano delle azioni tangibili a prote- come cave. Successivamente, con una to un censimento delle opere idrauliche zione dei loro beni. Vedere un cantiere Direttiva tecnica (n.9/2006) specificò (sul loro stato, sulla loro funzionalità) in azione o un tranquillo alveo abban- la programmazione degli interventi di lungo i due fiumi attraverso specifici donato a sé stesso fa la differenza! E so- gestione dei sedimenti negli alvei dei rilievi di campo e successive elabora- prattutto porta consensi e voti! corsi d’acqua: con tale Direttiva venne- zioni mediante Access e trasposizione L’autore ringrazia per gli interessanti ro definiti criteri, indirizzi e prescrizioni. degli elementi rilevati in ambiente GIS. scambi di opinioni e per alcune imma- La Direttiva introduce il Programma di Poi fu condotta una ricerca storica sulle gini il dr. Tommaso Simonelli (Autori- Gestione dei Sedimenti (PGS) quale piene storiche dei due fiumi insieme ad tà di Bacino del Fiume Po), la dott.ssa strumento conoscitivo, gestionale e di un’approfondita analisi geomorfologi- Gianfranca Bellardone e l’ing. Chiara programmazione degli interventi, me- ca in grado di evidenziare la tendenza Silvestro (Regione Piemonte), il Prof. diante il quale disciplinare le attività di evolutiva passata ed attuale dei corsi Ignazio Becchi (Università di Firenze), manutenzione degli alvei, delle opere e d’acqua. Contemporaneamente furono i colleghi del CNR IRPI Torino dott. di gestione dei sedimenti. Il PGS, che anche condotte un’analisi idraulica e ssa Laura Turconi e dr. Domenico Tro- ha come obiettivo l’individuazione della uno studio ecologico-ambientale. peano. fascia di mobilità massima compatibi- Al termine di questa notevole massa le (per ottenere la quale si può anche di lavoro finalizzata al raggiungimento BIBLIOGRAFIA CITATA intervenire con interventi strutturali tra di una buona funzionalità geomorfolo- CNR IRPI Geseflu, http://www.irpi.cnr.it/ cui movimentazioni o asportazioni di gica, idraulica ed ecologica, dopo aver project/geseflu/ materiale), si fonda su tre elementi: suddiviso i due corsi d’acqua in diversi CNR IRPI Polaris, http://polaris.irpi.cnr.it/ • Quadro conoscitivo; tratti aventi differenti peculiarità, sug- Faccini F., Luino F., Paliaga G., Sacchini A., Turconi L., Dejong C. (2018), “Role • Assetto di riferimento e obiettivi fi- gerimmo alla Regione Lombardia che of rainfall intensity and urban sprawl in nalizzati alla mitigazione del rischio in alcune zone sarebbe stato possibile the 2014 flash flood in Genoa City, Bisa- di alluvione e alla tutela e migliora- asportare una quantità definita di ma- gno catchment (Liguria, Italy)”, Applied mento dello stato morfologico; teriali. Ma che il volume fosse quello! Geography, 98, 224-241. • Interventi strutturali e non strut- Non decuplicato in fase di scavo, come IDRAIM (2016), http://www.isprambien- turali necessari al raggiungimento spesso era avvenuto negli anni prece- te.gov.it/it/pubblicazioni/manuali-e-li- degli obiettivi. denti. Dopo aver eseguito il volo Li- nee-guida/idraim-sistema-di-valutazio- Nel corso del biennio 2006-2008 è DAR, creando un “Tempo Zero”, d’ora ne-idromorfologica-analisi-e-monito- stato predisposto e approvato dall’Adb in poi tutti i controlli saranno possibili raggio-dei-corsi-d2019acqua-versione- aggiornata-2016 il PGS del Fiume Po, mentre le Regioni e precisi rifacendo un volo LiDAR dopo Inglese I., Fantoli G. a Canepa R. (1909), rispettivamente hanno i seguenti PGS: l’intervento. In caso di asportazione su- “Sulla portata massima del torrente Bisa- • Regione Piemonte: Orco, Pellice, periore alla concessione potranno essere gno e sulla condottura urbana dello stes- Chisone, Maira e studi propedeutici commissionate multe. so. Relazione all’ill.mo Signor Sindaco di per il Tanaro, Orba, Bormida, Ges- Quindi, un’eventuale estrazione di Genova”, 160 pp. so, Mellea, Stura di Demonte, Stura inerti si può sì fare, ma solamente a Luino F. (2005), “Sequence of instability di Lanzo e Varaita; patto che venga realizzato a monte uno processes triggered by heavy rainfall in • Regione Emilia Romagna: studi pro- studio simile: non è plausibile che alcuni northwestern Italy”. Geomorphology, vol. pedeutici per Baganza e Marecchia; personaggi politici senza un minimo di 66, 13-39. MATTM, Direzione generale per la salva- • Regione Lombardia: studi prope- conoscenza si permettano considerazio- guardia del territorio e delle acque (2017), deutici per Oglio sopralacuale e ni scientifiche in questo campo. Vi sono “L’erosione costiera in Italia: le variazio- Adda sopralacuale. svariate decine di studiosi che da anni ni della linea di costa dal 1960 al 2012”. In particolare la Regione Lombardia si cimentano su queste problematiche. https://www.minambiente.it/sites/de- commissionò nel 2014 al CNR IRPI di Infine, ricordo che poco più di tre fault/files/archivio/biblioteca/monogra- Torino, uno studio specifico sulla Ge- anni fa, con la Legge 28 dicembre 2015, fia_variazioni_linea_costa_mar17.pdf Geologia dell’Ambiente • n. 2/2019
10 Donatella De Rita Il rischio vulcanico in Italia Vulcanologa E-mail: donatella@derita.it The volcanic risk in Italy Parole chiave: Vulcani attivi d’Italia, rischio vulcanico, Vesuvio. Campi Flegrei, Etna, vulca- ni delle isole Eolie Key words: Italian active volcanoes, volcanic risk, Vesuvius volcano, Phlegrean Fields vol- canoes, Etna volcano, Aeolian islands volcanoes A ttività vulcanica inusuale L’Italia sin dall’inizio della sua storia ge- all’orogenesi appenninica. La placca in e sismicità inaspettata. In ologica è stata interessata da fenomeni subduzione immergente verso ovest questi ultimi mesi l’Etna non sismici e vulcanici connessi ai processi lentamente subì un’inflessione quasi ad appare più come il gigante geodinamici che hanno accompagna- angolo retto tirando ed estendendo la buono in vena di spettacoli pirotecnici; to la nascita e lo sviluppo delle Alpi e placca subdotta fino a, circa 10 milioni fa invece paura con effusioni ed esplo- degli Appennini. Questa storia inizia di anni fa, lacerarla permettendo così la sioni accompagnate da sciami sismici ed molti milioni di anni fa, quando con risalita del mantello e la nascita del Tir- eventi anche di magnitudo interessante l’apertura dell’Oceano Atlantico meri- reno come bacino di retroarco (Fig. 1). (4.8 scala Richter) e molto superficiali dionale, l’Africa fu costretta a ruotare in Si originarono in questo modo i vul- (1,2 Km) in grado di provocare danni senso antiorario e avanzare verso nord cani sottomarini del Tirreno tra cui i più ingenti. A poca distanza, anche se non in direzione dell’Europa. Le placche noti sono il Marsili e il Vavilov, tutt’o- nello stesso contesto geodinamico, an- dell’Eurasia e dell’Africa vennero così ra in attività e tutto il vulcanismo del che Stromboli è in attività eruttiva in- in collisione originando le Alpi alla cui margine continentale tirrenico a partire tensa. In questo scenario già di per sé formazione è associato il vulcanismo dalla Toscana meridionale, il Lazio, la preoccupante, il pensiero non può non più antico dell’Italia per lo più intrusivo. Campania e più a sud le Isole Eolie e andare ai vulcani della Campania, Ve- Circa 25 milioni di anni fa, in corrispon- l’Etna (Fig. 2). suvio e Campi Flegrei, che gli scienziati denza dell’attuale Spagna, un frammen- Gran parte di questo vulcanismo è ritengono prossimi a riprendere la loro to contenente la Sardegna e la Corsica si ormai estinto ma, dal momento che il attività. Che cosa sta succedendo all’I- staccò della placca europea ed iniziò una processo orogenetico appenninico non talia già funestata negli anni recenti da migrazione antioraria verso est con per- è ancora terminato, esiste ancora un’alta eventi sismici devastanti e adesso colpita no in corrispondenza dell’attuale golfo pericolosità vulcanica nelle aree attive anche da una vivace attività vulcanica? Ligure. Questa rotazione diede origine del Vesuvio e Campi Flegrei, dell’Iso- la di Ischia, dell’Etna e delle Isole Eo- lie e dei Colli Albani, subito a sudest di Roma. Parte del rischio vulcanico è connesso alla presenza di vulcani sotto- marini sia nel Tirreno che nel Canale di Sicilia. Nel bacino tirrenico i ricercatori confermano che è in attività il vulcano Marsili, ma possibili fenomeni eruttivi potrebbero riguardare anche altri edifi- ci sottomarini sia dell’area tirrenica che dell’arco eolico. La pericolosità di questi vulcani non è eventualmente solo legata alla loro attività, ma è, inoltre, in rela- zione alla probabilità che tali vulcani, in occasione di scosse sismiche, possano subire processi di collasso gravitativo, dovuti al loro peso e dimensione con conseguente sviluppo di onde di mare- moto che potrebbero interessare le coste tirreniche dell’Italia meridionale. Non bisogna dimenticare, infatti, che ogni evento vulcanico è preceduto e seguito da altri fenomeni geologici come frane, colate di fango e di detrito, fenomeni di bradisismo, emanazioni gassose e di elementi potenzialmente dannosi per la salute, come il radon, il fluoro l’arsenico con relativa contaminazione degli ac- quiferi. Figura 1. Origine del vulcanismo in Italia. I vulcani dell’Italia centro meridionale sono nati in un contesto ge- Insomma, sebbene il rischio vulcani- odinamico di retroarco dopo la formazione degli Appennini con conseguente apertura del Tirreno. Immagine da co non sia ritenuto rilevante alla stregua Peccerillo (2005) di quello sismico, è tuttavia altrettanto Geologia dell’Ambiente • n. 2/2019
11 complesso e difficilmente prevedibile con conseguenze sulla vita umana spesso drammatiche. Eppure, da quando l’uo- mo è comparso sulla terra ha spesso scel- to come sua residenza aree vulcaniche (spesso anche sismiche), tornando nelle vicinanze di vulcani anche subito dopo eventi catastrofici, come l’archeologia ha messo chiaramente in evidenza nelle aree campane e a ridosso del Vesuvio. Se osserviamo una mappa della di- stribuzione sul nostro pianeta delle aree interessate dall’attività vulcanica e si- smica e la confrontiamo con quella che ci indica la distribuzione delle densità abitativa sul pianeta ci sorprenderemo della loro straordinaria coincidenza (Figg. 3 a e b). La coincidenza ci apparirà ovvia se consideriamo che le risorse primarie che assicurano all’uomo la vita e la sopravvi- venza provengono dall’attività dinamica del pianeta e sono quindi concentrate nelle aree esposte a processi naturali anche estremi. In poche parole vivere pericolosamente è una necessità a cui Figura 2. Distribuzione sul territorio italiano dei principali vulcani attivi. http://www.protezionecivile.gov.it non possiamo sottrarci. L’unica cosa che ragionevolmente possiamo fare è imparare a conoscere la dinamica terre- stre e in particolare gli eventi a maggior probabilità di ricorrenza e scegliere uno stile di vita adeguato in “coabitazione”. I processi naturali non sono perico- losi in sé; la loro pericolosità si manifesta solo in relazione alla presenza dell’uomo e dei suoi beni. Nessuno definirebbe pe- ricolosa una tranquilla effusione di lava da un vulcano dell’inabitata Alaska o del Polo sud e neppure una catastrofica eru- zione esplosiva in un’area disabitata. Per questo la valutazione del rischio include più considerazioni: • la pericolosità, che è la probabilità che un certo evento si verifichi in un a certo arco di tempo, • la vulnerabilità che è la tendenza o propensione di una certa area a subire un certo danno, e l’esposizio- ne che può essere sintetizzata nella valutazione del valore della perdita. La valutazione del rischio è quindi un’operazione complessa in cui entrano in gioco tantissime variabili, di ordi- ne umano, economico, strutturale ecc., nonché i concetti legati proprio alla dinamicità terrestre che fanno sì che la valutazione del rischio sia soggetta a continue variazioni ed aggiornamenti (Fig. 4). Negli anni più recenti i ricercatori, b per la difficoltà di valutare in modo ot- Figura 3. Distribuzione delle aree sismiche e interessate da vulcanismo del pianeta (a) da: I vulcani, Quaderni Le timale il rischio sismico e/o vulcanico di Scienze, 13 (1984) e distribuzione della densità di popolazione nel mondo (b). un’area, si sono maggiormente concen- Dal sito http://imparareconlageografia.blogspot.com/2017/07/50-la-popolazione-mondiale-popolazione.html trati nell’analisi della prevenzione. Geologia dell’Ambiente • n. 2/2019
12 con ricaduta di materiali piroclastici e formazione di colate di fango o lahar. Su queste basi viene poi calcolata la perico- losità per ciascun’ area intorno al vulca- no potenzialmente soggetta agli effetti dell’eruzione. La pericolosità infatti viene calcolata, ad esempio per i singoli comuni, come il prodotto tra la probabi- lità assoluta di eruzione e la probabilità relativa che l’area oggetto sia interessata dai caratteri specifici dell’eruzione. Per fare un esempio chiarificatore, i comu- ni a ridosso del vulcano e localizzati in prossimità di valli si troveranno in una situazione di maggior pericolo in caso di lahar, rispetto ai comuni posizionati più lontano e localizzati non in prossi- mità di importanti valli. Quindi, la pro- Figura 4. Il concetto di rischio include tre valutazioni: la pericolosità, la vulnerabilità e l’esposizione babilità relativa che un’area intorno al vulcano sia interessata da lave, da flussi Il rischio vulcanico, come già anno- siva: vulcaniana, pliniana o strombolia- piroclastici e lahar viene stimata in ba- tato, non è soltanto relativo all’eruzione na) in relazione ai tempi di quiescenza se alla morfologia dell’area, alla passata ma a tutti i processi che accompagnano e attività del vulcano. storia eruttiva ed all’entità dell’eruzione la vita e l’attività di un vulcano, a parti- Utilizzando come riferimento le ca- in oggetto. re dalla sismicità, i tremori, l’instabilità tegorie del VEI (volcanic explosive in- Ogni analisi di rischio deve neces- morfologica con conseguenti frane e al- dex o indice di esplosività, Fig. 5), ven- sariamente partire dalla ricostruzione luvioni, contaminazione del suolo e del- gono identificate tre tipologie eruttive della storia del vulcano, con attenzione le acque, emissione di elementi perico- ricorrenti nell’attività del vulcano: alla definizione dei suoi tempi di quie- losi per la vita come CO2, radon, fluoro, 1) eruzioni ad esplosività moderata, ti- scenza e delle sue modalità ricorrenti di arsenico ecc. Vivere in un’area vulcanica po stromboliano, analoghe alle eru- eruzione. attiva può essere molto complicato ma zioni del 1906 e 1944 con VEI 3; Una volta definita la pericolosità è economicamente vantaggioso, a patto 2) eruzioni di media esplosività, tipo necessario definire la vulnerabilità, per che non si tenti la sfida, ma si impari sub-pliniano, analoghe alle eruzioni lo più valutata in base al numero delle a convivere e rispettare e infine a trarre del 472 d.C. e 1631 con VEI 4; vite umane presenti nell’area e poten- vantaggio dagli eventi. 3) eruzioni di elevata esplosività, tipo zialmente soggette agli effetti dell’eru- pliniano, analoghe all’ eruzione del zione e alla tipologia di eruzione aspet- IL RISCHIO VULCANICO 79 d.C. con VEI 5. tata. La vulnerabilità è bassa nel caso di Per comprendere le problematiche Viene, quindi, calcolata la probabili- un evento effusivo ma diviene più alta relative al rischio vulcanico in Italia è tà che ognuna di queste categorie erutti- in caso di flussi piroclastici e lahar, con utile fare un breve cenno ai processi na- ve possa accadere nei prossimi 10 anni. valori decrescenti con la distanza dal turali direttamente connessi con un vul- L’evento vulcanico che con mag- centro eruttivo. cano attivo e che possono rappresentare giore probabilità si potrebbe verificare Nel caso del Vesuvio sono stati con- un pericolo per l’uomo. Questi sono (1) al Vesuvio è un’eruzione stromboliana siderati gli abitanti di ciascun comune. le colate di lava, (2) la caduta di proietti violenta o di tipo subpliniano (VEI=3), Infine, l’esposizione viene valutata sulla di grandi dimensioni (blocchi e bombe), (3) la caduta e l’accumulo di particelle di piccole dimensioni (lapilli e ceneri), (4) lo scorrimento di colate piroclastiche e di lahar sin e inter eruttivi, (5) frane (6) emissioni di gas, (7) maremoti, terremo- ti, tremori e bradisismi, (8) incendi. Il primo passo per la valutazione del rischio è studiare la pericolosità di ciascuno di questi processi in relazione al vulcano sotto osservazione. Lo scopo finale è la valutazione della probabilità che un dato evento accada con quella specifica modalità in un arco di tempo determinato. Per fare un esempio con- creto, la valutazione del rischio Vesu- vio, parte dall’analisi di quale tipologia eruttiva possa ricorrere con maggiore Figura 5. Volcanic explosive index o indice di esplosività. L’indice di esplosività vulcanica è una valutazione em- probabilità:(effusiva o esplosiva, e in pirica basata sul calcolo del volume del materiale eruttato da un vulcano e sulla possibile altezza raggiunta dalla quest’ultimo caso quale tipologia esplo- colonna eruttiva. Dal sito: https://volcanoes.usgs.gov/vsc/glossary/vei.html Geologia dell’Ambiente • n. 2/2019
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