Geologia dell'Ambiente - 2/2019 Periodico trimestrale della SIGEA Società Italiana di Geologia Ambientale

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Geologia dell'Ambiente - 2/2019 Periodico trimestrale della SIGEA Società Italiana di Geologia Ambientale
Poste Italiane S.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1 - DCB Roma

                                                                                                                                                                 2/2019
                                                                                                                                     ISSN 1591-5352
                                                                                                                                      Società Italiana di Geologia Ambientale
                                                                                                                                            Periodico trimestrale della SIGEA
                                                                                                                                                                                Geologia dell’Ambiente
Geologia dell'Ambiente - 2/2019 Periodico trimestrale della SIGEA Società Italiana di Geologia Ambientale
SOCIETÀ
          COMUNE DI                                ITALIANA
          PERETO                                   DI GEOLOGIA
                                                   AMBIENTALE                    LUMEN

                                                               PRIMA CIRCOLARE
                                                  CONVEGNO
                                Pereto (AQ) | 9 agosto 2019 | ore 16.00 - 19.00
                     presso la sede della ProLoco di Pereto, Corso Umberto I

                                                    PAESAGGI DI PIETRA
               Muretti in pietra a secco, capanne a falsa cupola,
                      “calcare”, coperture litiche, geositi:
          l’uso delle risorse naturali lapidee nella montagna italiana
                                                                       PRESENTAZIONE

I l Convegno si propone di affrontare la problematica delle risorse naturali lapidee nell’Abruzzo e in genere nella montagna italiana, sia nel loro aspetto di
  risorse naturali aventi anche una valenza storica e paesaggistica e quindi anche turistica ed economica, sia sotto l’aspetto della loro tutela, conservazione,
valorizzazione; infatti esse costituiscono caratteri peculiari delle tradizioni locali e del paesaggio tipico di queste regioni. Tale evento si pone anche alla luce
del recente riconoscimento (28.11.2018) dell’UNESCO per l’“Arte dei muretti a secco” quale patrimonio culturale immateriale dell’Umanità.
                                                                 Registrazione 15.30 - 16.00
                                                               Indirizzi di saluto 16.00 - 16.30
                                                               Giacinto Sciò (Sindaco di Pereto)
                                                              Rappresentante OR Geologi Abruzzo
                                                               Rappresentante OR Geologi Lazio
                                                                  Rappresentante LUMEN
                                                                    Rappresentante STES
                                                                  Giuseppe Gisotti (Sigea)

                                                                      Relazioni
                                                            Le “carecare” di Pereto (AQ)
                                                                  Massimo Basilici
                                                   L’architettura in pietra a secco dell’Abruzzo
                                                                   Edoardo Micati
                                               Le prevenzione dei dissesti tramite i muretti a secco
                                                      Pierfranco Ventura (SIGEA, Lumen, Stes)
          Geositi, patrimonio naturale e culturale del Parco Nazionale della Majella alla luce della candidatura a Geoparco dell’Unesco
                                Elena Liberatoscioli (Parco Nazionale della Majella, Ordine dei Geologi dell’Abruzzo)
                               Ardesia di Liguria, peculiarità del paesaggio: i tetti di pietra e l’edilizia spontanea
                                Marco Del Soldato (Sigea, ISCuM Istituto di Storia della Cultura Materiale, Genova)
                                                     Chiusura lavori a cura di Giuseppe Gisotti

                                                  È stata inoltrata richiesta per crediti APC per geologi.
         Gli Atti del Convegno verranno pubblicati su un supplemento in formato digitale della rivista ufficiale della Sigea “Geologia dell’Ambiente”.
                                                       COMITATO ORGANIZZATORE
 Silvano Agostini (Soprintendenza Archeologica dell’Abruzzo, Sigea), Massimo Basilici (Roma, Pereto), Rosanna Caputo (Pescara), Giovanni Cassarino
 (Ragusa), Giacomo Di Matteo (Carsoli), Giuseppe Gisotti (Sigea, Roma, Pereto), Maurizio Lanzini (Roma), Eriuccio Nora (Modena), Guido Paliaga
                    (Genova), Giacinto Sciò (Sindaco di Pereto), Nicola Tullo (Atessa), Pierfranco Ventura (Roma, Poggio Cinolfo)

                                   ,5#( ),'4#)(#5‘51118-#!18#.5R5#( )H-#!18#.5‘5&85fl5kojiijj5R5iif5ohkiki

                        AVVISO DI PAGAMENTO DELLA QUOTA SOCIALE 2017
 Il Consiglio Direttivo ha confermato anche per il 2018 la quota associativa di 30 euro da versare
                              entro il 31 marzo con le seguenti modalità:
                         - versamento su conto corrente postale n. 86235009
   - bonifico bancario o postale, codice IBAN: IT 87 N 07601 03200000086235009 (Banco Posta)
      intestato a: Sigea, Roma, riportando i dati del socio iscritto e la causale del versamento.
Geologia dell'Ambiente - 2/2019 Periodico trimestrale della SIGEA Società Italiana di Geologia Ambientale
Società Italiana di Geologia Ambientale
 Associazione di protezione ambientale a carattere
nazionale riconosciuta dal Ministero dell’ambiente,
                                                           Sommario
     della tutela del territorio e del mare con
D.M. 24/5/2007 e con successivo D.M. 11/10/2017

                  PRESIDENTE
                  Antonello Fiore
                                                           L’uomo e i corsi d’acqua: una convivenza che è diventata
 CONSIGLIO DIRETTIVO NAZIONALE                             difficile fra urbanizzazioni intensive, alluvioni, danni
 Danilo Belli, Lorenzo Cadrobbi, Franco D’Anastasio        e proposte di legge per rimuovere i sedimenti fluviali
      (Segretario), Daria Duranti (Vicepresidente),
     Antonello Fiore (Presidente), Sara Frumento,          Fabio Luino                                                                                                                                                                                                                                                     2
  Fabio Garbin, Enrico Gennari, Giuseppe Gisotti
(Presidente onorario), Gioacchino Lena (Vicepresidente),
    Luciano Masciocco, Michele Orifici, Vincent            Il rischio vulcanico in Italia
  Ottaviani (Tesoriere), Angelo Sanzò, Livia Soliani       Donatella De Rita                                                                                                                                                                                                                                              10
          Geologia dell’Ambiente
       Periodico trimestrale della SIGEA                   Il disagio del territorio
                                                           Giorgio Cesari                                                                                                                                                                                                                                                 20
                    N. 2/2019
      Anno XXVII • aprile-giugno 2019
                                                           Giuseppe Zamberletti, un grande italiano:
 Iscritto al Registro Nazionale della Stampa n. 06352
     Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 229
                                                           il ricordo di un geologo
                   del 31 maggio 1994                      Elvezio Galanti                                                                                                                                                                                                                                                31
       DIRETTORE RESPONSABILE
            Giuseppe Gisotti
                                                                                                                                                                                                Geologia dell’Ambiente
                                                                                                                                                                                                Supplemento al n. 2/2019         Periodico trimestrale della SIGEA
                                                                                                                                                                                                ISSN 1591-5352             Società Italiana di Geologia Ambientale

         COMITATO SCIENTIFICO                                                                                                                                                                                                                                        A questo numero è allegato il supplemento digitale
                                                                                                                                                                                                      BONIFICA DEI SITI INQUINATI
   Mario Bentivenga, Aldino Bondesan, Giancarlo                                                                                                                                                                                       A cura di
                                                                                                                                                                                                                                                                     del volume
   Bortolami, Giovanni Bruno, Giuseppe Gisotti,                                                                                                                                                                                    DANIELE BALDI
                                                                                                                                                                                                                                                                     Bonifica dei siti inquinati
                                                           Poste Italiane S.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1 - DCB Roma

                                                                                                                                                                                                                               Responsabile scientifico
                                                                                                                                                                                                                                 MARCO GIANGRASSO

       Giancarlo Guado, Gioacchino Lena,                                                                                                                                                                                   Coordinamento con RemTech Expo
                                                                                                                                                                                                                                  SILVIA PAPARELLA                   A cura di
        Giacomo Prosser, Giuseppe Spilotro                                                                                                                                                                                                                           Daniele Baldi
                                                                                                                                                                                                                                                                     Responsabile scientifico
        COMITATO DI REDAZIONE                                                                                                                                                                                                                                        Marco Giangrasso
Fatima Alagna, Federico Boccalaro, Giorgio Cardinali,                                                                                                                                                                                                                Coordinamento con RemTech Expo
  Francesco Cancellieri, Valeria De Gennaro, Fabio                                                                                                                                                                                                                   Silvia Paparella
    Garbin, Gioacchino Lena, Maurizio Scardella                                                                                                                                                                                                                      scaricabile all’indirizzo web
                                                                                                                                                                                                                                                                     www.sigeaweb.it/supplementi.html
                   REDAZIONE
    Sigea c/o Fidaf - Via Livenza, 6 00198 Roma
                   tel. 06 5943344                         In copertina: Giorgio Barozzi, Parco Regionale dei Sassi di Roccamalatina (Emilia-Romagna),
                 info@sigeaweb.it                          particolare della foto “Menzione speciale Patrimonio Geologico” del Concorso fotografico
                                                           “Obiettivo Terra 2019”. I Sassi di Roccamalatina sono costituiti da rigide e scoscese masse
  PROCEDURA PER L’ACCETTAZIONE                             arenacee, inglobate in un complesso litologico argilloso e ad assetto caotico; queste rupi
        DEGLI ARTICOLI                                     prominenti sul dolce paesaggio collinare sono da sempre un forte punto di attrazione, tanto
   I lavori sottomessi alla rivista dell’Associazione,     da dare il nome all’ omonimo Parco Regionale, nel Modenese.
    dopo che sia stata verificata la loro pertinenza
     con i temi di interesse della Rivista, saranno
    sottoposti ad un giudizio di uno o più referees

              UFFICIO GRAFICO
         Pino Zarbo (Fralerighe Book Farm)
                 www.fralerighe.it

                   PUBBLICITÀ
                         Sigea

                      STAMPA
         Tipolitografia Acropoli, Alatri (FR)

    La quota di iscrizione alla SIGEA per il 2019
       è di € 30 e da diritto a ricevere la rivista
              “Geologia dell’Ambiente”.
    Per ulteriori informazioni consulta il sito web
             all’indirizzo www.sigeaweb.it
Geologia dell'Ambiente - 2/2019 Periodico trimestrale della SIGEA Società Italiana di Geologia Ambientale
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                                                                                                                      Fabio Luino
    L’uomo e i corsi d’acqua: una                                                                                     Geomorfologo, ricercatore presso il CNR
                                                                                                                      IRPI di Torino

    convivenza che è diventata                                                                                        E-mail: fabio.luino@irpi.cnr.it

    difficile fra urbanizzazioni
    intensive, alluvioni, danni
    e proposte di legge per
    rimuovere i sedimenti fluviali
    Man and the water courses: a difficult
    coexistence among intensive urbanizations,
    floods, damage and law proposals
    to remove the fluvial sediments
    Parole chiave: Corsi d’acqua, pianificazione territoriale, alluvioni, danni, sedimenti fluviali
    Key words: Water courses, land-use planning, flooding, damage, fluvial sediments

    INTRODUZIONE                                            creati spesso i presupposti climatico-                    spazi vitali dei corsi d’acqua. Lo svi-
        La penisola italiana è un territorio                meteorologici per disastrose alluvioni:                   luppo urbanistico a partire da quel pe-
    con una notevole propensione al “disse-                 ricordiamo quelle del 1994 (Fig. 1),                      riodo è avvenuto, infatti, attraverso una
    sto geo-idrologico”, un termine molto                   del 1968, del 1951 solo per ricordare i                   sistematica sottrazione di quelle fasce
    utilizzato, anche se abbastanza ambiguo                 grandi eventi del dopoguerra. I danni                     ubicate ai lati delle sponde naturali ove
    e tipicamente italiota, al punto che ri-                risultano essere ogni volta maggiori: a                   il corso d’acqua poteva divagare senza
    sulta intraducibile all’estero. Fra frane,              parità di aree colpite, infatti, maggiore è               creare danni: questi corridoi erano una
    colate detritiche torrentizie nei piccoli               il numero di strutture e di infrastrutture                sorta di “polmone”, di aree di espansione
    bacini montani e alluvioni nelle aree                   coinvolte. Case d’abitazione, capannoni                   atte a contenere gli eventi straordinari,
    pianeggianti ogni anno abbiamo perdi-                   industriali, scuole, ospedali, strade, poi                una sorta di garanzia. Ora, invece, abbia-
    te economiche spaventose, mediamente                    ponti, linee elettriche, acquedotti, per-                 mo torrenti e fiumi quasi costantemente
    circa 6 milioni di euro al giorno (Luino,               sino autostrade e ferrovie.                               canalizzati, costretti spesso in passaggi
    2005) e purtroppo anche molte vittime:                                                                            angusti fra case, ponti, ponticelli, argini
    ben 230 solo in Piemonte e Liguria dal                  1. L’URBANIZZAZIONE                                       e scogliere: il loro alveo è stato ridotto,
    1968 ad oggi (CNR IRPI, Polaris).                       SENZA REGOLE                                              della metà, e in alcuni casi anche ad un
        Ogni anno è così, con una con-                         Questo fatto è inevitabilmente le-                     terzo della ampiezza originale. Abbia-
    centrazione maggiore in certi periodi:                  gato alla dilagante urbanizzazione che                    mo migliaia di casi simili: ed alcuni di
    il tardo autunno appena trascorso, ad                   a partire dalla metà degli anni ’50 del                   essi hanno subito importanti “collaudi
    esempio per il Nord Italia, è notoria-                  secolo scorso ha progressivamente oc-                     naturali”. Olbia, ad esempio, è sicura-
    mente il più pericoloso. In particolare                 cupato le aree ancora libere con una                      mente un caso tipico: il 18 novembre u.s.
    nella prima decade di novembre si sono                  lenta, ma inesorabile invasione degli                     è stato il 5° anniversario della gravissima
                                                                                                                      alluvione del 2013 con 19 vittime, 9 del-
                                                                                                                      le quali solo ad Olbia. Questa città ha
                                                                                                                      subito nel volgere di qualche decennio
                                                                                                                      un’impressionante espansione urbani-
                                                                                                                      stica, testimoniata dalle fotografie aeree
                                                                                                                      (Fig. 2), che non ha tenuto nella dovuta
                                                                                                                      considerazione i torrenti che attraversa-
                                                                                                                      vano la zona, le loro sezioni di deflusso,
                                                                                                                      la morfologia depressa di alcune zone
                                                                                                                      urbane (il quartiere Baratta ad esempio).
                                                                                                                      I risultati si sono visti non solo nel 2013,
                                                                                                                      ma anche più recentemente.
                                                                                                                          Come è stato possibile? Sino alla
                                                                                                                      metà degli anni ’80 del secolo scorso
                                                                                                                      sussisteva la possibilità di costruire im-
                                                                                                                      mobili lungo i corsi d’acqua senza grosse
                                                                                                                      difficoltà. Il risultato è sotto gli occhi di
                                                                                                                      tutti. Sono quelle decine di migliaia di
                                                                                                                      abitazioni e capannoni industriali ubi-
    Figura 1. Alluvione del 5-6 novembre 1994 in Alessandria, ove vi furono 14 vittime. Nell’immagine sono visibili   cati a pochi metri dalle sponde e dagli
    gli effetti dell’esondazione del Fiume Tanaro nel quartiere Orti (Foto Regione Piemonte)                          argini di moltissimi corsi d’acqua ita-

    Geologia dell’Ambiente • n. 2/2019
Geologia dell'Ambiente - 2/2019 Periodico trimestrale della SIGEA Società Italiana di Geologia Ambientale
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                                                                                                                        liani (Fig. 3): si è consumato suolo, si è
                                                                                                                        costruito dove non si doveva costruire.
                                                                                                                        Sono state realizzate persino discariche
                                                                                                                        legalmente autorizzate in aree di natu-
                                                                                                                        rale divagazione di fiumi (Fig. 4).
                                                                                                                            Si sono comunque costruiti edifici
                                                                                                                        vicino ai corsi d’acqua anche dopo ta-
                                                                                                                        le data (nonostante la Legge Galasso
                                                                                                                        dell’agosto 1985), molti abusivi, soprat-
                                                                                                                        tutto nel Sud Italia (vedasi numerosi
                                                                                                                        Rapporti ISPRA e Rapporti INU),
                                                                                                                        confidando nei condoni che si sono
                                                                                                                        succeduti nel 1985, 1994 e 2003 con i
                                                                                                                        quali lo Stato indebitato ha pensato di
                                                                                                                        sanare i conti della finanziaria in corso,
                                                                                                                        sebbene le entrate dei condoni rappre-
                                                                                                                        sentino di gran lunga una goccia nel ma-
                                                                                                                        re rispetto alle risorse che mediamente
                                                                                                                        lo Stato spende per far fronte agli eventi
                                                                                                                        alluvionali. A questa anomalia esclusi-
                                                                                                                        vamente italiana, si aggiunge in alcune
                                                                                                                        parti d’Italia la mancanza di strumenti
                                                                                                                        urbanistici in grado di regolamentare
Figura 2. Due immagini aeree testimoniano l’impressionante espansione urbanistica della città di Olbia dal 1954         l’uso del suolo o laddove siano presenti
al 2008. Nei quartieri che prima erano paludosi e poi sono stati bonificati, sono sorte centinaia di case: ma la
morfologia depressa è rimasta intatta al punto tale che, ogni volta che vi è un evento piovoso anche di pochi giorni,
                                                                                                                        la loro attuazione non appare coerente
queste zone di Olbia vengono inondate dai piccoli rii che la attraversano (http://www.sardegnageoportale.it/            con la vulnerabilità del sistema naturale.
webgis2/sardegnafotoaeree/)
                                                                                                                        2. LA COPERTURA DEI
                                                                                                                        CORSI D’ACQUA
                                                                                                                            Non contenti di aver rettificato, ri-
                                                                                                                        stretto e canalizzato i corsi d’acqua, si è
                                                                                                                        poi brillantemente pensato di ricoprirli
                                                                                                                        con platee in cemento (in gergo utiliz-
                                                                                                                        ziamo i termini tombinare o tombare),
                                                                                                                        cioè di farli sparire per lunghi tratti, cre-
                                                                                                                        ando al di sopra strade, piazze, parcheg-
                                                                                                                        gi, talvolta persino condomini (Figg. 5,
                                                                                                                        6 e 7). Una pratica purtroppo diffusa in
                                                                                                                        tutte le regioni d’Italia, che vede pro-
                                                                                                                        babilmente la Liguria in testa ad una
                                                                                                                        classifica realmente difficile da stilare:
                                                                                                                        non esiste, infatti, a tutt’oggi un data-
Figura 3. Pietra Ligure (SV). Confronto fra la situazione antecedente la Seconda Guerra Mondiale (carta IGM)
                                                                                                                        base a livello nazionale dei corsi d’acqua
ed oggi (Google Earth). La cittadina di circa 8.000 abitanti è uno dei tanti esempi di densa urbanizzazione lungo       ricoperti e delle lunghezze di tali tratti.
le sponde e sopra l’alveo stesso: non solo ponti, ma anche un ampio parcheggio poco a monte della foce                      Questa pericolosa pratica è già ini-
                                                                                                                        ziata alcuni secoli orsono, ma ovvia-
                                                                                                                        mente riguardava solo brevi tratti, ma-
                                                                                                                        gari solamente torrenti. Ma poi, con il
                                                                                                                        progredire della tecnica costruttiva, si è
                                                                                                                        passati ai fiumi: uno dei primi casi sto-

                                                                                                                        Figura 4. Alba (CN). Vasta discarica per rifiuti solidi
                                                                                                                        urbani (evidenziata con contorno bianco), realizzata
                                                                                                                        in tutta legalità a partire dall’inizio degli anni ‘80, a
                                                                                                                        poche decine di metri dalla sponda destra del Fiume Ta-
                                                                                                                        naro, in corrispondenza di un vecchio alveo (facilmente
                                                                                                                        visibile sulla carta IGM del 1897). Durante l’evento
                                                                                                                        alluvionale del novembre 1994, le acque di piena inon-
                                                                                                                        darono completamente l’area compresa fra il Tanaro e
                                                                                                                        il tracciato della superstrada: erodendo violentemente la
                                                                                                                        base della discarica (frecce bianche), le acque asportarono
                                                                                                                        migliaia di tonnellate di rifiuti con conseguenti gravi
                                                                                                                        problemi d’inquinamento lungo tutta l’asta del Tanaro
                                                                                                                        (foto CGR, 1994)

                                                                                                                            Geologia dell’Ambiente • n. 2/2019
Geologia dell'Ambiente - 2/2019 Periodico trimestrale della SIGEA Società Italiana di Geologia Ambientale
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                                                                                                                                sino allo sbocco in mare (Fig. 5). Il Du-
                                                                                                                                ce voleva un viale per le adunate e per
                                                                                                                                le parate fasciste? Alcuni ingegneri del
                                                                                                                                tempo, particolarmente vicini al partito,
                                                                                                                                assecondarono le volontà di “Sua Eccel-
                                                                                                                                lenza” e nel giro di qualche anno proget-
                                                                                                                                tarono una imponente copertura. I la-
                                                                                                                                vori iniziarono celermente: fu ricoperto
                                                                                                                                il tratto terminale del fiume, ma furono
                                                                                                                                errati i calcoli delle sezioni utili al de-
                                                                                                                                flusso (Inglese et al., 1909), nonostante
                                                                                                                                altri illustri ingegneri sconsigliassero vi-
                                                                                                                                vamente l’opera. La geniale trovata della
                                                                                                                                copertura si è rivelata negli anni la cau-
                                                                                                                                sa principale di gravose inondazioni di
                                                                                                                                gran parte della città: nell’ottobre 1945,
                                                                                                                                novembre 1951, settembre 1953 ed ot-
                                                                                                                                tobre 1970. Nonostante questi episodi,
    Figura 5. Vista aerea da Google Earth di Genova. Il Fiume Bisagno, con un alveo che in due secoli si è ridotto ad           in preparazione dei mondiali di calcio
    un quarto (da 280 m a 70 m circa), risulta coperto per il suo tratto terminale di 1,4 km                                    del 1990, fu realizzato un piazzale par-

    Figura 6. Genova-Prà. Il Torrente S. Pietro, alcune decine di metri a monte dello sbocco nel mare, sottopassa un complesso abitativo di sei piani, sorto proprio nell’alveo del
    torrente. La sezione di deflusso è chiaramente insufficiente e, in occasione di intense precipitazioni (la foto di sinistra si riferisce all’evento del settembre 1993, foto Luino), il
    torrente esonda allagando le vie e il piano terreno dei palazzi circostanti

    rici importanti di ricoprimento di un al-                     versanti appenninici alle spalle del capo-                    cheggio antistante lo stadio di Marassi.
    veo ha riguardato il Bisagno, il famoso                       luogo ligure. Gli ultimi 1.400 m dell’al-                     Dove? Ovviamente sopra l’alveo del Bi-
    fiume di Genova, un corso d’acqua con                         veo del Bisagno, sono completamente                           sagno, che fu ricoperto per altri 278 m di
    un bacino di 95 km2 che piomba giù dai                        coperti a partire dal ponte della ferrovia                    lunghezza! Nel settembre 1992, piogge
                                                                                                                                molto intense, provocarono una piena
                                                                                                                                del Bisagno che non fu contenuta entro
                                                                                                                                gli argini: anche in questo caso la duplice
                                                                                                                                copertura (quella recente dello stadio e
                                                                                                                                quella più vecchia del tratto finale) eb-
                                                                                                                                be un ruolo determinante per l’esonda-
                                                                                                                                zione. Così come nel novembre 2011 e
                                                                                                                                nell’ottobre 2014, l’ultima inondazione
                                                                                                                                in ordine di tempo (Faccini et al., 2018).
                                                                                                                                Una buona parte della città in queste
                                                                                                                                occasioni è sempre stata pesantemente
                                                                                                                                inondata e vi sono state diverse vittime.
                                                                                                                                    Dopo aver violentato questi corsi
                                                                                                                                d’acqua ed averli ridotti in schiavitù,
                                                                                                                                ci lamentiamo se ogni tanto “escono di
                                                                                                                                casa” e ci fanno visita! Siamo veramente
                                                                                                                                patetici: la Natura fa il suo corso, non
                                                                                                                                dimentichiamolo. Disse il drammatur-
                                                                                                                                go tedesco Bertold Brecht: “Tutti a dire
    Figura 7. Vista aerea da Google Earth di Varazze. Il Torrente Teiro, un corso d’acqua particolarmente pericoloso
    (gravi furono le alluvioni del giugno 1915, novembre 1968, agosto 1978, settembre 1988, settembre 1993, 4
                                                                                                                                della rabbia del fiume in piena e nes-
    ottobre 2010 e 11 novembre 2014), alcune decine di anni fa è stato maldestramente ricoperto per gli ultimi 230              suno della violenza degli argini che lo
    m prima dello sbocco in mare                                                                                                costringono”.

    Geologia dell’Ambiente • n. 2/2019
Geologia dell'Ambiente - 2/2019 Periodico trimestrale della SIGEA Società Italiana di Geologia Ambientale
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    Dopo ogni evento alluvionale fiumi         677/1996 a valenza temporale voluto a          e pertanto con una minore occupazio-
di parole vengono pronunciate nei talk         seguito degli eventi alluvionali che in-       ne possibile della pianura alluvionale in
show e scritte sui giornali e sui social       teressarono la Versilia nel giugno 1996),      termini di aree allagabili. Un modello di
network: programmi televisivi orga-            afferma come la causa di tanti disastri        corso d’acqua così definito non può te-
nizzati in fretta e furia da improvvisati      stia “nella mancata pulizia degli alvei dei    ner conto delle caratteristiche geomor-
conduttori e interlocutori aventi sovente      fiumi e dei torrenti che provoca l’innal-      fologiche e dei fenomeni di dinamica
una scarsa conoscenza delle problemati-        zamento degli alvei, dovuto alla cronica       fluviale propri dei corsi d’acqua naturali
che reali. Perché? Perché in questo cam-       deposizione dei sedimenti e di trasporto       (formazione di isolotti, sviluppo di alvei
po tutti possono dire quello che pensano       solido, riducendo la sezione, che non ri-      pluricursali, vale a dire a rami intrecciati,
con una certa presunzione. Prendete il         esce più a contenere il volume d’acqua         ecc.) e pertanto essere oggetto di conti-
campo medico: quando parla il cardio-          del bacino scolante”. La maggior parte         nui e costosi interventi di mantenimen-
logo nessuno si sognerebbe di suggerir-        dei problemi sarebbe risolta con una ma-       to di un modello concettuale artificiale
gli come ripulire le arterie coronariche       nutenzione costante del corso d’acqua,         forzatamente applicato alla realtà.
o riparare le valvole mitraliche. Tutti        liberandolo dai tronchi d’albero e dal              Secondo i più recenti criteri di idro-
rigorosamente in silenzio. Il campo del        materiale vegetale che ne impediscono          morfologia (Manuale IDRAIM, 2016,
dissesto geo-idrologico e in particolare       il regolare deflusso, e con una pulizia        scaricabile in rete), il concetto di buona
quello dei corsi d’acqua, invece, è come       del fondale dei fiumi e dei torrenti dalla     officiosità dei corsi d’acqua deve, invece,
la Nazionale di calcio: 60 milioni di          deposizione della sabbia e della ghiaia        sottintendere valutazioni multidiscipli-
allenatori, 60 milioni di esperti di ge-       trascinate dalla corrente, che ripristini      nari che considerino la singola sezione o
omorfologia fluviale! E questo non per         la storica condizione dell’alveo e la se-      il singolo tratto di corso d’acqua facente
affermare l’arroganza dell’infallibilità       zione originale di deflusso. Purtroppo,        parte dell’intera asta fluviale: un sistema
della scienza, ma con l’auspicio di far        attualmente, vi è “una legislazione ob-        complesso in cui interagiscono in mo-
riemergere quell’esperienza empirica           soleta, carica di inopportune ideologie        do non lineare le diverse componenti
oggi perduta delle comunità che vivono         ambientaliste”. Per rimediare, il testo        naturali ed i condizionamenti antropici
sul territorio e di colmare il vuoto che       darebbe per tre anni poteri straordinari       imposti nel tempo dall’uomo in termini
esiste tra conoscenza scientifica e biso-      ai Presidenti delle Regioni per concede-       di opere e di occupazione di aree di per-
gno sociale di sicurezza.                      re tra l’altro a privati l’autorizzazione a    tinenza idraulica.
                                               estrarre “ciottoli, ghiaia e sabbia e altre         L’approccio attualmente ritenuto
3. DRAGARE I FIUMI                             materie” dal letto dei fiumi: materiale        corretto consiste, pertanto, nell’indivi-
    L’ultimo evento alluvionale, avvenu-       lapideo, valutato sulla base dei canoni        duazione a livello di intera asta fluviale
to fra la fine ottobre e la prima decade       demaniali, che verrà reso agli operatori       di un assetto di riferimento o di progetto
di novembre dell’anno passato in diverse       per quantitativi commisurati al lavoro         rispettoso delle caratteristiche naturali
regioni italiane, ha avuto caratteristiche     svolto. Il Vice-Premier nel dopo-allu-         del corso d’acqua e compatibile con l’uso
particolari. Oltre alle solite piene di        vione non ha fatto altro che cavalcare         del suolo in atto all’interno della regione
fiumi e torrenti, alle ricorrenti frane sui    una credenza popolare, alimentata ad           fluviale, prevedendo anche la possibilità
versanti, vi sono state violente mareg-        hoc proprio dai cavatori e dalle azien-        di rilocalizzazione. Tale assetto di riferi-
giate e venti fino a 180 km/h che in alcu-     de produttrici di materiale per l’edilizia,    mento deve essere esplicitato per singoli
ne zone del Veneto e del Trentino hanno        secondo la quale le esondazioni siano          segmenti fluviali, mediante la defini-
raso al suolo circa 14 milioni di alberi.      favorite dal fatto che nell’alveo dei corsi    zione degli obiettivi da conseguire per
Una catastrofe boschiva mai registrata!        d’acqua vi siano alberi, arbusti e molto,      il raggiungimento delle finalità generali
    A distanza di qualche giorno, il           forse troppo, materiale lapideo: sabbia,       di miglioramento delle condizioni di
Vice-Premier Matteo Salvini, ha affer-         ghiaia, ciottoli che formano un “mate-         sicurezza, della qualità ambientale e pa-
mato che al fine di evitare le solite inon-    rasso” roccioso che diminuisce lo spazio       esaggistica sia a livello locale, sia a livello
dazioni, una soluzione potrebbe essere         per le acque.                                  di intera asta fluviale.
quella di “dragare” i corsi d’acqua, vale a        È necessario a questo punto fare                Il successivo confronto tra assetto
dire abbassare il fondo dell’alveo, aspor-     chiarezza, sugli effetti dell’estrazione dei   attuale e di progetto consente la valu-
tando un certo spessore di sedimenti           sedimenti, sulla interpretazione scienti-      tazione delle attuali condizioni di fun-
fluviali, in maniera tale da aumentare la      fica e su possibili modalità gestionali        zionalità dell’asta fluviale e l’individua-
sezione di deflusso del corso d’acqua e        sostenibili.                                   zione delle azioni da intraprendere che
migliorare l’efficienza idraulica. Secon-                                                     possono consistere in una prima fase
do Salvini vi sono stati “troppi anni di       4. CHE COS’È                                   di raggiungimento delle condizioni di
incuria e malinteso ambientalismo da           L’OFFICIOSITÀ                                  progetto ed in una fase successiva di
salotto che non ti hanno fatto toccare         IDRAULICA DEI CORSI                            mantenimento di tale configurazione.
l’albero nell’alveo: poi ecco che l’albe-      D’ACQUA?                                       Inutile evidenziare come l’assetto di
rello ti presenta il conto” (Ansa.it, 4            Nell’ambito delle disposizioni che         progetto si debba strettamente rappor-
novembre 2018). A supporto delle sue           regolamentano la manutenzione dei              tare con l’attuale sviluppo antropico ed
affermazioni è rispuntata una Proposta         corsi d’acqua è individuato quale obietti-     infrastrutturale presente e consolidato
di Legge, precisamente la n. 260, scritta      vo principale il mantenimento di buone         anche in molte aree di pertinenza flu-
qualche mese prima (marzo 2018) da             condizioni di officiosità idraulica. Esse,     viale e come l’obiettivo prioritario sia
alcuni parlamentari.                           fino a non molto tempo fa, erano esclu-        quello di garantire adeguate condizioni
    La Proposta di Legge, intitolata           sivamente associate ad un’ideale sezio-        di sicurezza per i centri abitati e le in-
«Disposizioni per la manutenzione de-          ne trasversale regolare, trapezoidale, in      frastrutture principali.
gli alvei dei fiumi e dei torrenti» (che ri-   grado di trasportare a valle le portate             Questo non implica necessariamen-
calca fedelmente un articolo della Legge       di piena con tiranti più bassi possibile       te la conferma dell’attuale assetto ter-

                                                                                                 Geologia dell’Ambiente • n. 2/2019
Geologia dell'Ambiente - 2/2019 Periodico trimestrale della SIGEA Società Italiana di Geologia Ambientale
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    ritoriale: si tratta quindi di analizzare e soprattutto nell’attraversamento delle                                        D’altronde portare via il sedimento
    gli attuali usi e programmare i possibili aree urbanizzate.                                                           dai corsi d’acqua ha diversi vantaggi (per
    interventi utili per dar maggior spazio         Molti sanno che in Italia la pratica                                  chi lo fa): 1) è di facile estrazione; 2) il
    ai fiumi.                                   dell’estrazione di inerti dai corsi d’acqua                               materiale è di qualità pregevole, poiché
                                                è già stata ampiamente utilizzata. Ba-                                    risulta già pulito (cioè privo di sedimenti
    5. QUALI SONO STATE                         sti pensare che nell’alveo del Po e dei                                   fini), disomogeneo e ben arrotondato; 3)
    LE CONSEGUENZE                              suoi affluenti, negli ’60 e ’70 del secolo                                le zone di estrazione sono solitamente
    DETERMINATE                                 scorso, sono stati estratti circa 12 milio-                               vicine ai punti di stoccaggio e di vendita
    DALL’ESTRAZIONE DEI                         ni di m3/anno (dati relativi ai volumi                                    (quindi con costi di trasporto minimi).
    SEDIMENTI DAI CORSI                         concessi, che ahimè sono sempre in-                                       I costi ambientali? Beh, non sono quasi
    D’ACQUA?                                    feriori ai volumi reali estratti dagli al-                                mai presi in considerazione nelle valu-
        La naturale mobilità dei fiumi, in vei). Nonostante in Italia l’estrazione di                                     tazioni di progetti estrattivi e di conse-
    particolare nelle aree non confinate dai inerti in alveo sia formalmente vietata                                      guenza la “risorsa corso d’acqua” appare
    versanti, e l’alternanza delle portate tra dagli anni ’70-’80, per le palesi nefaste                                  molto più conveniente rispetto ad altre
    la fase di piena e quella di magra han- conseguenze che descriverò di seguito...                                      fonti (cave).
    no indotto molti a considerarli spesso la richiesta è ancora molto pressante e                                            Ma asportare i sedimenti, purtroppo,
    come elementi territoriali scomodi, in vengono ancora rilasciate concessioni,                                         è stato ampiamente dimostrato come al-
    conflitto con le esigenze di uso del suolo, generalmente mascherate da motiva-                                        teri l’equilibrio del corso d’acqua, che nel
    particolarmente nelle aree pianeggianti zioni di tipo idraulico.                                                      giro di qualche anno tenderà a definire
                                                                                                                          un nuovo profilo di equilibrio aumen-
                                                                                                                          tando la propria azione erosiva di fondo
                                                                                                                          alveo determinando la scomparsa del
                                                                                                                          materasso alluvionale ed il conseguente
                                                                                                                          restringimento dell’alveo stesso (Fig. 8).
                                                                                                                              Sicuramente questa pratica aumen-
                                                                                                                          ta il rischio a valle perché accelera e
                                                                                                                          concentra i deflussi (che non sono mai
                                                                                                                          solamente liquidi), accentua di conse-
                                                                                                                          guenza il picco di piena e la sua velocità
                                                                                                                          di trasferimento verso valle. Inoltre, in
                                                                                                                          generale rende instabile l’equilibrio ge-
                                                                                                                          omorfologico, generando un effetto do-
                                                                                                                          mino: le costose opere di contenimento
                                                                                                                          e di mitigazione dell’erosione realizzate
                                                                                                                          lungo le sponde (scogliere, gabbionate,
                                                                                                                          argini etc.) in molti punti risultano ave-
                                                                                                                          re perso la propria funzionalità, essendo
                                                                                                                          ormai sospese rispetto alle dinamiche
                                                                                                                          fluviali (Fig. 9). E a monte? Oltre all’ab-
                                                                                                                          bassamento diretto del livello del fondo
                                                                                                                          nella zona di estrazione, l’escavazione
    Figura 8. Torrente Secchia. Effetti di anni di escavazioni fluviali: completa scomparsa del materasso alluvionale e   modifica il profilo longitudinale, provo-
    riesumazione del basamento roccioso (foto AdB Po)                                                                     cando un aumento locale di pendenza
                                                                                                                          che tende a migrare verso monte, cre-
                                                                                                                          ando una erosione regressiva.
                                                                                                                              Asportare sedimenti dai corsi d’ac-
                                                                                                                          qua compromette quindi inevitabilmen-
                                                                                                                          te la stabilità delle opere longitudinali
                                                                                                                          sulle sponde e anche quelle di attraver-
                                                                                                                          samento. Spesso in passato, lungo alvei
                                                                                                                          pesantemente utilizzati per l’estrazione
                                                                                                                          di inerti, abbiamo visto crollare ponti
                                                                                                                          per sottoscalzamento delle pile: nel 1966
                                                                                                                          (dopo pochi anni di estrazione) crollò
                                                                                                                          il ponte di Romito sul Fiume Magra,
                                                                                                                          nel 1993 il ponte della tangenziale di
                                                                                                                          Biella sul T. Cervo, fenomeno avvenuto
                                                                                                                          proprio a causa di anomali approfondi-
                                                                                                                          menti del fondo alveo (in Cervo sino a
                                                                                                                          6 metri) dovuti all’asportazione per de-
                                                                                                                          cenni di grandi quantitativi di materiale
                                                                                                                          ghiaioso/ciottoloso da parte dei cavato-
    Figura 9. Fiume Tanaro presso Farigliano (CN), pochi giorni dopo l’alluvione del novembre 1994. Una gabbionata        ri (Fig. 10). Ancora oggi lungo i corsi
    appariva ormai inservibile (delimitata dalla linea bianca) sulla sponda sinistra del Fiume (foto Luino)               d’acqua ogni tanto si possono vedere

    Geologia dell’Ambiente • n. 2/2019
Geologia dell'Ambiente - 2/2019 Periodico trimestrale della SIGEA Società Italiana di Geologia Ambientale
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                                                                                                                          ponti con strutture fatiscenti e pile che
                                                                                                                          sembrano grissini piantati su un fondo
                                                                                                                          instabile (Figg. 11 e 12). E correre ai ri-
                                                                                                                          pari adesso è molto oneroso. Sul Fiume
                                                                                                                          Tanaro qualche anno fa è stato condotto
                                                                                                                          un intervento a salvaguardia di un’opera
                                                                                                                          di attraversamento e non l’hanno cer-
                                                                                                                          tamente pagato i cavatori che si erano
                                                                                                                          arricchiti, ma la Regione Piemonte
                                                                                                                          (Fig. 13).
                                                                                                                              Tra i manufatti da annoverare che
                                                                                                                          subiscono gli effetti dei processi erosivi
                                                                                                                          ci sono anche le traverse ad uso irriguo
                                                                                                                          (Fig. 14) e le opere per la navigazione
                                                                                                                          fluviale, mentre dal punto vista ambien-
                                                                                                                          tale gli effetti in alcuni contesti possono
                                                                                                                          essere irrecuperabili come ad esempio
Figura 10. Torrente Cervo. Crollo del viadotto di Biella nel settembre 1993 (foto Tropeano)                               per le aree umide presenti lungo le aree

Figura 11. A sinistra, Fiume Adda, ponte fra Traona e Cosio (foto de La Gazzetta di Sondrio). L’originario livello del fondo alveo è evidenziato dalla linea rossa. L’approfondimento
è molto evidente e mina la stabilità dell’opera. A destra, Fiume Po a Guastalla, altro grave esempio di sottoscalzamento dovuto all’estrazione intensiva nell’alveo (foto Bellardone)

Figura 12. Arno ad Empoli. Confronto fotografico fra un’immagine del 1954 (https://www.dellastoriadempoli.it/), prima che iniziassero le escavazioni, ed una attuale (foto Rossi)

Figura 13. Fiume Tanaro. Le pile di questo ponte nel Comune di Govone, avevano un urgente bisogno di manutenzione: qualche anno fa la Regione Piemonte ha commis-
sionato un poderoso lavoro di consolidamento che è costato oltre 1.626.000 euro (foto Silvestro)

                                                                                                                               Geologia dell’Ambiente • n. 2/2019
Geologia dell'Ambiente - 2/2019 Periodico trimestrale della SIGEA Società Italiana di Geologia Ambientale
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                                                                                                                          na e ripascimento naturale delle spiagge
                                                                                                                          che determina i dati ormai tristemente
                                                                                                                          noti che vedono le nostre aree costiere
                                                                                                                          marine per lo più soggette ad erosione e
                                                                                                                          arretramento (MATTM, marzo 2017)
                                                                                                                          (Fig. 15). Quindi l’estrazione di inerti in-
                                                                                                                          nesca e accentua alla lunga l’arretramen-
                                                                                                                          to delle spiagge. Ebbene sì, sono coinvol-
                                                                                                                          te anche le coste, che per un paese come
                                                                                                                          il nostro che vive di turismo è certamente
                                                                                                                          un problema di grande importanza.
                                                                                                                               Il prof. Becchi, professore emerito
                                                                                                                          di costruzioni idrauliche all’Università
                                                                                                                          di Firenze, sottolineava come nel diffu-
                                                                                                                          so processo di erosione degli alvei, un
                                                                                                                          ruolo fondamentale lo abbiano svolto
                                                                                                                          prima della Seconda Guerra Mondiale
    Figura 14. Crollo della traversa di San Michele dei Mucchietti sul Fiume Secchia (foto AdB Po)                        (antecedentemente cioè alla massiccia
                                                                                                                          estrazione di inerti) la realizzazione di
    perifluviali. Infatti, gli intensi proces-                tale lungo le aree costiere marine. Come                    vie di comunicazione (ferrate e no) che
    si erosivi sconnettono completamente                      noto il ciclo della filiera dei sedimenti                   hanno avuto notevole sviluppo dall’i-
    le aree umide dalle dinamiche fluviali                    ha come recettore finale gli arenili delle                  nizio dell’800: esse hanno comportato
    determinando progressivamente la lo-                      aree costiere, interrompendo seppur non                     quasi sempre l’arresto dei processi di
    ro scomparsa. Altro effetto altrettanto                   completamente questa filiere si causa un                    pendio che hanno sempre alimentato il
    importante sono gli impatti determinati                   deficit di trasporto solido che sbilancia il                bilancio sedimentario dei corsi d’acqua.
    dal punto di vista economico e ambien-                    delicato equilibrio tra ingressione mari-                   Il dr. Simonelli dell’Autorità di Bacino
                                                                                                                          del Fiume Po rimarcava come gli attra-
                                                                                                                          versamenti abbiano modificato signifi-
                                                                                                                          cativamente anche il profilo longitudi-
                                                                                                                          nale di quasi tutto il reticolo idrografico
                                                                                                                          comportando squilibri notevoli.
                                                                                                                               C’è anche un altro aspetto negativo.
                                                                                                                          L’abbassamento dell’alveo interessa an-
                                                                                                                          che l’equilibrio tra acque superficiali ed ac-
                                                                                                                          que sotterranee per la continuità esistente
                                                                                                                          attraverso gli interstizi dei sedimenti:
                                                                                                                          tale diminuzione può determinare an-
                                                                                                                          che l’abbassamento della falda freatica.
                                                                                                                          L’incisione dell’alveo è accompagna-
                                                                                                                          ta da una diminuzione del pelo libero
                                                                                                                          dell’acqua fluviale e delle falde ad essa
                                                                                                                          idrogeologicamente connesse. Tra le
                                                                                                                          conseguenze, vi sono le difficoltà di ap-
                                                                                                                          provvigionamento idrico, la scomparsa
                                                                                                                          di aree umide e l’alterazione della vege-
                                                                                                                          tazione riparia (suolo più secco).
                                                                                                                               Per ultimo è necessario tenere in
                                                                                                                          considerazione un fattore che viene ri-
                                                                                                                          tenuto marginale, vale a dire l’inquina-
                                                                                                                          mento che si produrrebbe nell’asportare il
                                                                                                                          sedimento. Luca Mercalli, nel 2000, si
                                                                                                                          sbizzarrì in un simpatico calcolo circa
                                                                                                                          l’asportazione di uno spessore di soli 10
                                                                                                                          cm di materiale da un alveo largo 100
                                                                                                                          m per una lunghezza di 30 km (pari a
                                                                                                                          300.000 m3). L’asportazione di questo
                                                                                                                          materiale, che corrisponderebbe al ri-
                                                                                                                          coprimento di ben 50 campi da calcio
                                                                                                                          con uno strato di 1 m di spessore, provo-
                                                                                                                          cherebbe una grandissima emissione di
                                                                                                                          CO2 fra camion ed escavatori. Calcola-
                                                                                                                          trice alla mano l’intera operazione com-
    Figura 15. Presso la foce del Fiume Reno, è assai evidente l’erosione e l’arretramento subito dalla linea di costa,   porterebbe un consumo di circa 260.000
    nell’arco di una cinquantina d’anni (foto AdBPo)                                                                      litri di gasolio, con un esborso di oltre

    Geologia dell’Ambiente • n. 2/2019
9
400.000 mila euro ed una emissione di            stione dei Sedimenti Fluviali (http://       n. 221, pubblicata nella G.U. n. 13 del
circa 680.000 kg di CO2, equivalenti             www.irpi.cnr.it/project/geseflu/) su due     18 gennaio 2016, sono entrate in vigore
alla produzione media annua di CO2 di            importanti corsi d’acqua, proprio l’Ad-      misure in materia di tutela della natura
un paese di 75 abitanti. Il tutto per soli       da sopralacuale e l’Oglio sopralacuale.      e sviluppo sostenibile, valutazioni am-
10 cm! Ma siccome troppo spesso noi              Formammo una squadra di 20 esperti           bientali, di energia, di gestione dei rifiuti
geologi siamo visti come cassandre, ed           del settore: lavorammo per oltre due an-     e bonifiche, di difesa del suolo e risor-
esperti che negano tutto a prescindere,          ni per giungere a delle conclusioni che      se idriche (c.d. collegato ambientale): un
voglio lasciare uno spiraglio di possibi-        concedessero qualche possibilità ai ca-      importante pacchetto di misure rivolte
lità. Ma attenti però alla mole di studi         vatori che facevano numerose pressioni       alla “green economy”, che modificano la
che andrebbero eseguiti…                         verso la Regione Lombardia.                  normativa ambientale preesistente pro-
                                                     Innanzitutto incaricammo una ditta       prio in direzione di una economia più
6. UNA POSSIBILE                                 del settore di eseguire un volo LiDAR,       verde e sostenibile.
GESTIONE                                         in grado di restituire un Modello Di-            Concludendo, appare veramente
    Nel 1992 l’Autorità di bacino del            gitale del Terreno (DTM) ad alta riso-       fuori luogo la proposta di legge presen-
Fiume Po, analizzati tutti gli effetti e i       luzione, ove fosse possibile determinare     tata e della quale si è accennato prece-
costi connessi causati dall’estrazione di        sull’asse delle Z l’altezza dei sedimenti.   dentemente: non saranno certo i disal-
sedimenti dai fiumi, approvò una dispo-          Poi integrammo questo studio con un          vei a salvarci dalle alluvioni, anche se la
sizione che vieta le estrazioni di sedi-         rilievo batimetrico e la creazione di        «visibilità» di questi interventi li rende
menti dai corsi d’acqua, affermando che          svariate decine di sezioni topografiche      molto popolari verso i cittadini che si
i fiumi non debbono essere considerati           dell’alveo. Contestualmente fu condot-       aspettano delle azioni tangibili a prote-
come cave. Successivamente, con una              to un censimento delle opere idrauliche      zione dei loro beni. Vedere un cantiere
Direttiva tecnica (n.9/2006) specificò           (sul loro stato, sulla loro funzionalità)    in azione o un tranquillo alveo abban-
la programmazione degli interventi di            lungo i due fiumi attraverso specifici       donato a sé stesso fa la differenza! E so-
gestione dei sedimenti negli alvei dei           rilievi di campo e successive elabora-       prattutto porta consensi e voti!
corsi d’acqua: con tale Direttiva venne-         zioni mediante Access e trasposizione            L’autore ringrazia per gli interessanti
ro definiti criteri, indirizzi e prescrizioni.   degli elementi rilevati in ambiente GIS.     scambi di opinioni e per alcune imma-
La Direttiva introduce il Programma di           Poi fu condotta una ricerca storica sulle    gini il dr. Tommaso Simonelli (Autori-
Gestione dei Sedimenti (PGS) quale               piene storiche dei due fiumi insieme ad      tà di Bacino del Fiume Po), la dott.ssa
strumento conoscitivo, gestionale e di           un’approfondita analisi geomorfologi-        Gianfranca Bellardone e l’ing. Chiara
programmazione degli interventi, me-             ca in grado di evidenziare la tendenza       Silvestro (Regione Piemonte), il Prof.
diante il quale disciplinare le attività di      evolutiva passata ed attuale dei corsi       Ignazio Becchi (Università di Firenze),
manutenzione degli alvei, delle opere e          d’acqua. Contemporaneamente furono           i colleghi del CNR IRPI Torino dott.
di gestione dei sedimenti. Il PGS, che           anche condotte un’analisi idraulica e        ssa Laura Turconi e dr. Domenico Tro-
ha come obiettivo l’individuazione della         uno studio ecologico-ambientale.             peano.
fascia di mobilità massima compatibi-                Al termine di questa notevole massa
le (per ottenere la quale si può anche           di lavoro finalizzata al raggiungimento      BIBLIOGRAFIA CITATA
intervenire con interventi strutturali tra       di una buona funzionalità geomorfolo-        CNR IRPI Geseflu, http://www.irpi.cnr.it/
cui movimentazioni o asportazioni di             gica, idraulica ed ecologica, dopo aver        project/geseflu/
materiale), si fonda su tre elementi:            suddiviso i due corsi d’acqua in diversi     CNR IRPI Polaris, http://polaris.irpi.cnr.it/
• Quadro conoscitivo;                            tratti aventi differenti peculiarità, sug-   Faccini F., Luino F., Paliaga G., Sacchini
                                                                                                A., Turconi L., Dejong C. (2018), “Role
• Assetto di riferimento e obiettivi fi-         gerimmo alla Regione Lombardia che             of rainfall intensity and urban sprawl in
    nalizzati alla mitigazione del rischio       in alcune zone sarebbe stato possibile         the 2014 flash flood in Genoa City, Bisa-
    di alluvione e alla tutela e migliora-       asportare una quantità definita di ma-         gno catchment (Liguria, Italy)”, Applied
    mento dello stato morfologico;               teriali. Ma che il volume fosse quello!        Geography, 98, 224-241.
• Interventi strutturali e non strut-            Non decuplicato in fase di scavo, come       IDRAIM (2016), http://www.isprambien-
    turali necessari al raggiungimento           spesso era avvenuto negli anni prece-          te.gov.it/it/pubblicazioni/manuali-e-li-
    degli obiettivi.                             denti. Dopo aver eseguito il volo Li-          nee-guida/idraim-sistema-di-valutazio-
    Nel corso del biennio 2006-2008 è            DAR, creando un “Tempo Zero”, d’ora            ne-idromorfologica-analisi-e-monito-
stato predisposto e approvato dall’Adb           in poi tutti i controlli saranno possibili     raggio-dei-corsi-d2019acqua-versione-
                                                                                                aggiornata-2016
il PGS del Fiume Po, mentre le Regioni           e precisi rifacendo un volo LiDAR dopo
                                                                                              Inglese I., Fantoli G. a Canepa R. (1909),
rispettivamente hanno i seguenti PGS:            l’intervento. In caso di asportazione su-      “Sulla portata massima del torrente Bisa-
• Regione Piemonte: Orco, Pellice,               periore alla concessione potranno essere       gno e sulla condottura urbana dello stes-
    Chisone, Maira e studi propedeutici          commissionate multe.                           so. Relazione all’ill.mo Signor Sindaco di
    per il Tanaro, Orba, Bormida, Ges-               Quindi, un’eventuale estrazione di         Genova”, 160 pp.
    so, Mellea, Stura di Demonte, Stura          inerti si può sì fare, ma solamente a        Luino F. (2005), “Sequence of instability
    di Lanzo e Varaita;                          patto che venga realizzato a monte uno         processes triggered by heavy rainfall in
• Regione Emilia Romagna: studi pro-             studio simile: non è plausibile che alcuni     northwestern Italy”. Geomorphology, vol.
    pedeutici per Baganza e Marecchia;           personaggi politici senza un minimo di         66, 13-39.
                                                                                              MATTM, Direzione generale per la salva-
• Regione Lombardia: studi prope-                conoscenza si permettano considerazio-
                                                                                                guardia del territorio e delle acque (2017),
    deutici per Oglio sopralacuale e             ni scientifiche in questo campo. Vi sono       “L’erosione costiera in Italia: le variazio-
    Adda sopralacuale.                           svariate decine di studiosi che da anni        ni della linea di costa dal 1960 al 2012”.
    In particolare la Regione Lombardia          si cimentano su queste problematiche.          https://www.minambiente.it/sites/de-
commissionò nel 2014 al CNR IRPI di                  Infine, ricordo che poco più di tre        fault/files/archivio/biblioteca/monogra-
Torino, uno studio specifico sulla Ge-           anni fa, con la Legge 28 dicembre 2015,        fia_variazioni_linea_costa_mar17.pdf

                                                                                                 Geologia dell’Ambiente • n. 2/2019
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                                                                                                                         Donatella De Rita
     Il rischio vulcanico in Italia                                                                                      Vulcanologa
                                                                                                                         E-mail: donatella@derita.it

     The volcanic risk in Italy
     Parole chiave: Vulcani attivi d’Italia, rischio vulcanico, Vesuvio. Campi Flegrei, Etna, vulca-
     ni delle isole Eolie
     Key words: Italian active volcanoes, volcanic risk, Vesuvius volcano, Phlegrean Fields vol-
     canoes, Etna volcano, Aeolian islands volcanoes

     A
                 ttività vulcanica inusuale                   L’Italia sin dall’inizio della sua storia ge-              all’orogenesi appenninica. La placca in
                 e sismicità inaspettata. In                  ologica è stata interessata da fenomeni                    subduzione immergente verso ovest
                 questi ultimi mesi l’Etna non                sismici e vulcanici connessi ai processi                   lentamente subì un’inflessione quasi ad
                 appare più come il gigante                   geodinamici che hanno accompagna-                          angolo retto tirando ed estendendo la
     buono in vena di spettacoli pirotecnici;                 to la nascita e lo sviluppo delle Alpi e                   placca subdotta fino a, circa 10 milioni
     fa invece paura con effusioni ed esplo-                  degli Appennini. Questa storia inizia                      di anni fa, lacerarla permettendo così la
     sioni accompagnate da sciami sismici ed                  molti milioni di anni fa, quando con                       risalita del mantello e la nascita del Tir-
     eventi anche di magnitudo interessante                   l’apertura dell’Oceano Atlantico meri-                     reno come bacino di retroarco (Fig. 1).
     (4.8 scala Richter) e molto superficiali                 dionale, l’Africa fu costretta a ruotare in                     Si originarono in questo modo i vul-
     (1,2 Km) in grado di provocare danni                     senso antiorario e avanzare verso nord                     cani sottomarini del Tirreno tra cui i più
     ingenti. A poca distanza, anche se non                   in direzione dell’Europa. Le placche                       noti sono il Marsili e il Vavilov, tutt’o-
     nello stesso contesto geodinamico, an-                   dell’Eurasia e dell’Africa vennero così                    ra in attività e tutto il vulcanismo del
     che Stromboli è in attività eruttiva in-                 in collisione originando le Alpi alla cui                  margine continentale tirrenico a partire
     tensa. In questo scenario già di per sé                  formazione è associato il vulcanismo                       dalla Toscana meridionale, il Lazio, la
     preoccupante, il pensiero non può non                    più antico dell’Italia per lo più intrusivo.               Campania e più a sud le Isole Eolie e
     andare ai vulcani della Campania, Ve-                    Circa 25 milioni di anni fa, in corrispon-                 l’Etna (Fig. 2).
     suvio e Campi Flegrei, che gli scienziati                denza dell’attuale Spagna, un frammen-                          Gran parte di questo vulcanismo è
     ritengono prossimi a riprendere la loro                  to contenente la Sardegna e la Corsica si                  ormai estinto ma, dal momento che il
     attività. Che cosa sta succedendo all’I-                 staccò della placca europea ed iniziò una                  processo orogenetico appenninico non
     talia già funestata negli anni recenti da                migrazione antioraria verso est con per-                   è ancora terminato, esiste ancora un’alta
     eventi sismici devastanti e adesso colpita               no in corrispondenza dell’attuale golfo                    pericolosità vulcanica nelle aree attive
     anche da una vivace attività vulcanica?                  Ligure. Questa rotazione diede origine                     del Vesuvio e Campi Flegrei, dell’Iso-
                                                                                                                         la di Ischia, dell’Etna e delle Isole Eo-
                                                                                                                         lie e dei Colli Albani, subito a sudest
                                                                                                                         di Roma. Parte del rischio vulcanico è
                                                                                                                         connesso alla presenza di vulcani sotto-
                                                                                                                         marini sia nel Tirreno che nel Canale di
                                                                                                                         Sicilia. Nel bacino tirrenico i ricercatori
                                                                                                                         confermano che è in attività il vulcano
                                                                                                                         Marsili, ma possibili fenomeni eruttivi
                                                                                                                         potrebbero riguardare anche altri edifi-
                                                                                                                         ci sottomarini sia dell’area tirrenica che
                                                                                                                         dell’arco eolico. La pericolosità di questi
                                                                                                                         vulcani non è eventualmente solo legata
                                                                                                                         alla loro attività, ma è, inoltre, in rela-
                                                                                                                         zione alla probabilità che tali vulcani, in
                                                                                                                         occasione di scosse sismiche, possano
                                                                                                                         subire processi di collasso gravitativo,
                                                                                                                         dovuti al loro peso e dimensione con
                                                                                                                         conseguente sviluppo di onde di mare-
                                                                                                                         moto che potrebbero interessare le coste
                                                                                                                         tirreniche dell’Italia meridionale. Non
                                                                                                                         bisogna dimenticare, infatti, che ogni
                                                                                                                         evento vulcanico è preceduto e seguito
                                                                                                                         da altri fenomeni geologici come frane,
                                                                                                                         colate di fango e di detrito, fenomeni
                                                                                                                         di bradisismo, emanazioni gassose e di
                                                                                                                         elementi potenzialmente dannosi per la
                                                                                                                         salute, come il radon, il fluoro l’arsenico
                                                                                                                         con relativa contaminazione degli ac-
                                                                                                                         quiferi.
     Figura 1. Origine del vulcanismo in Italia. I vulcani dell’Italia centro meridionale sono nati in un contesto ge-
                                                                                                                              Insomma, sebbene il rischio vulcani-
     odinamico di retroarco dopo la formazione degli Appennini con conseguente apertura del Tirreno. Immagine da         co non sia ritenuto rilevante alla stregua
     Peccerillo (2005)                                                                                                   di quello sismico, è tuttavia altrettanto

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                                                                                                                     complesso e difficilmente prevedibile
                                                                                                                     con conseguenze sulla vita umana spesso
                                                                                                                     drammatiche. Eppure, da quando l’uo-
                                                                                                                     mo è comparso sulla terra ha spesso scel-
                                                                                                                     to come sua residenza aree vulcaniche
                                                                                                                     (spesso anche sismiche), tornando nelle
                                                                                                                     vicinanze di vulcani anche subito dopo
                                                                                                                     eventi catastrofici, come l’archeologia
                                                                                                                     ha messo chiaramente in evidenza nelle
                                                                                                                     aree campane e a ridosso del Vesuvio.
                                                                                                                         Se osserviamo una mappa della di-
                                                                                                                     stribuzione sul nostro pianeta delle aree
                                                                                                                     interessate dall’attività vulcanica e si-
                                                                                                                     smica e la confrontiamo con quella che
                                                                                                                     ci indica la distribuzione delle densità
                                                                                                                     abitativa sul pianeta ci sorprenderemo
                                                                                                                     della loro straordinaria coincidenza
                                                                                                                     (Figg. 3 a e b).
                                                                                                                         La coincidenza ci apparirà ovvia se
                                                                                                                     consideriamo che le risorse primarie che
                                                                                                                     assicurano all’uomo la vita e la sopravvi-
                                                                                                                     venza provengono dall’attività dinamica
                                                                                                                     del pianeta e sono quindi concentrate
                                                                                                                     nelle aree esposte a processi naturali
                                                                                                                     anche estremi. In poche parole vivere
                                                                                                                     pericolosamente è una necessità a cui
Figura 2. Distribuzione sul territorio italiano dei principali vulcani attivi. http://www.protezionecivile.gov.it    non possiamo sottrarci. L’unica cosa
                                                                                                                     che ragionevolmente possiamo fare è
                                                                                                                     imparare a conoscere la dinamica terre-
                                                                                                                     stre e in particolare gli eventi a maggior
                                                                                                                     probabilità di ricorrenza e scegliere uno
                                                                                                                     stile di vita adeguato in “coabitazione”.
                                                                                                                         I processi naturali non sono perico-
                                                                                                                     losi in sé; la loro pericolosità si manifesta
                                                                                                                     solo in relazione alla presenza dell’uomo
                                                                                                                     e dei suoi beni. Nessuno definirebbe pe-
                                                                                                                     ricolosa una tranquilla effusione di lava
                                                                                                                     da un vulcano dell’inabitata Alaska o del
                                                                                                                     Polo sud e neppure una catastrofica eru-
                                                                                                                     zione esplosiva in un’area disabitata. Per
                                                                                                                     questo la valutazione del rischio include
                                                                                                                     più considerazioni:
                                                                                                                     • la pericolosità, che è la probabilità
                                                                                                                         che un certo evento si verifichi in un
 a                                                                                                                       certo arco di tempo,
                                                                                                                     • la vulnerabilità che è la tendenza
                                                                                                                         o propensione di una certa area a
                                                                                                                         subire un certo danno, e l’esposizio-
                                                                                                                         ne che può essere sintetizzata nella
                                                                                                                         valutazione del valore della perdita.
                                                                                                                         La valutazione del rischio è quindi
                                                                                                                     un’operazione complessa in cui entrano
                                                                                                                     in gioco tantissime variabili, di ordi-
                                                                                                                     ne umano, economico, strutturale ecc.,
                                                                                                                     nonché i concetti legati proprio alla
                                                                                                                     dinamicità terrestre che fanno sì che
                                                                                                                     la valutazione del rischio sia soggetta a
                                                                                                                     continue variazioni ed aggiornamenti
                                                                                                                     (Fig. 4).
                                                                                                                          Negli anni più recenti i ricercatori,
 b                                                                                                                   per la difficoltà di valutare in modo ot-
Figura 3. Distribuzione delle aree sismiche e interessate da vulcanismo del pianeta (a) da: I vulcani, Quaderni Le
                                                                                                                     timale il rischio sismico e/o vulcanico di
Scienze, 13 (1984) e distribuzione della densità di popolazione nel mondo (b).                                       un’area, si sono maggiormente concen-
Dal sito http://imparareconlageografia.blogspot.com/2017/07/50-la-popolazione-mondiale-popolazione.html              trati nell’analisi della prevenzione.

                                                                                                                        Geologia dell’Ambiente • n. 2/2019
12
                                                                                                                             con ricaduta di materiali piroclastici e
                                                                                                                             formazione di colate di fango o lahar. Su
                                                                                                                             queste basi viene poi calcolata la perico-
                                                                                                                             losità per ciascun’ area intorno al vulca-
                                                                                                                             no potenzialmente soggetta agli effetti
                                                                                                                             dell’eruzione. La pericolosità infatti
                                                                                                                             viene calcolata, ad esempio per i singoli
                                                                                                                             comuni, come il prodotto tra la probabi-
                                                                                                                             lità assoluta di eruzione e la probabilità
                                                                                                                             relativa che l’area oggetto sia interessata
                                                                                                                             dai caratteri specifici dell’eruzione. Per
                                                                                                                             fare un esempio chiarificatore, i comu-
                                                                                                                             ni a ridosso del vulcano e localizzati in
                                                                                                                             prossimità di valli si troveranno in una
                                                                                                                             situazione di maggior pericolo in caso
                                                                                                                             di lahar, rispetto ai comuni posizionati
                                                                                                                             più lontano e localizzati non in prossi-
                                                                                                                             mità di importanti valli. Quindi, la pro-
     Figura 4. Il concetto di rischio include tre valutazioni: la pericolosità, la vulnerabilità e l’esposizione             babilità relativa che un’area intorno al
                                                                                                                             vulcano sia interessata da lave, da flussi
         Il rischio vulcanico, come già anno-                      siva: vulcaniana, pliniana o strombolia-                  piroclastici e lahar viene stimata in ba-
     tato, non è soltanto relativo all’eruzione                    na) in relazione ai tempi di quiescenza                   se alla morfologia dell’area, alla passata
     ma a tutti i processi che accompagnano                        e attività del vulcano.                                   storia eruttiva ed all’entità dell’eruzione
     la vita e l’attività di un vulcano, a parti-                      Utilizzando come riferimento le ca-                   in oggetto.
     re dalla sismicità, i tremori, l’instabilità                  tegorie del VEI (volcanic explosive in-                       Ogni analisi di rischio deve neces-
     morfologica con conseguenti frane e al-                       dex o indice di esplosività, Fig. 5), ven-                sariamente partire dalla ricostruzione
     luvioni, contaminazione del suolo e del-                      gono identificate tre tipologie eruttive                  della storia del vulcano, con attenzione
     le acque, emissione di elementi perico-                       ricorrenti nell’attività del vulcano:                     alla definizione dei suoi tempi di quie-
     losi per la vita come CO2, radon, fluoro,                     1) eruzioni ad esplosività moderata, ti-                  scenza e delle sue modalità ricorrenti di
     arsenico ecc. Vivere in un’area vulcanica                         po stromboliano, analoghe alle eru-                   eruzione.
     attiva può essere molto complicato ma                             zioni del 1906 e 1944 con VEI 3;                          Una volta definita la pericolosità è
     economicamente vantaggioso, a patto                           2) eruzioni di media esplosività, tipo                    necessario definire la vulnerabilità, per
     che non si tenti la sfida, ma si impari                           sub-pliniano, analoghe alle eruzioni                  lo più valutata in base al numero delle
     a convivere e rispettare e infine a trarre                        del 472 d.C. e 1631 con VEI 4;                        vite umane presenti nell’area e poten-
     vantaggio dagli eventi.                                        3) eruzioni di elevata esplosività, tipo                 zialmente soggette agli effetti dell’eru-
                                                                       pliniano, analoghe all’ eruzione del                  zione e alla tipologia di eruzione aspet-
     IL RISCHIO VULCANICO                                              79 d.C. con VEI 5.                                    tata. La vulnerabilità è bassa nel caso di
          Per comprendere le problematiche                             Viene, quindi, calcolata la probabili-                un evento effusivo ma diviene più alta
     relative al rischio vulcanico in Italia è                     tà che ognuna di queste categorie erutti-                 in caso di flussi piroclastici e lahar, con
     utile fare un breve cenno ai processi na-                     ve possa accadere nei prossimi 10 anni.                   valori decrescenti con la distanza dal
     turali direttamente connessi con un vul-                          L’evento vulcanico che con mag-                       centro eruttivo.
     cano attivo e che possono rappresentare                       giore probabilità si potrebbe verificare                      Nel caso del Vesuvio sono stati con-
     un pericolo per l’uomo. Questi sono (1)                       al Vesuvio è un’eruzione stromboliana                     siderati gli abitanti di ciascun comune.
     le colate di lava, (2) la caduta di proietti                  violenta o di tipo subpliniano (VEI=3),                   Infine, l’esposizione viene valutata sulla
     di grandi dimensioni (blocchi e bombe),
     (3) la caduta e l’accumulo di particelle di
     piccole dimensioni (lapilli e ceneri), (4)
     lo scorrimento di colate piroclastiche e
     di lahar sin e inter eruttivi, (5) frane (6)
     emissioni di gas, (7) maremoti, terremo-
     ti, tremori e bradisismi, (8) incendi.
          Il primo passo per la valutazione
     del rischio è studiare la pericolosità di
     ciascuno di questi processi in relazione
     al vulcano sotto osservazione. Lo scopo
     finale è la valutazione della probabilità
     che un dato evento accada con quella
     specifica modalità in un arco di tempo
     determinato. Per fare un esempio con-
     creto, la valutazione del rischio Vesu-
     vio, parte dall’analisi di quale tipologia
     eruttiva possa ricorrere con maggiore                         Figura 5. Volcanic explosive index o indice di esplosività. L’indice di esplosività vulcanica è una valutazione em-
     probabilità:(effusiva o esplosiva, e in                       pirica basata sul calcolo del volume del materiale eruttato da un vulcano e sulla possibile altezza raggiunta dalla
     quest’ultimo caso quale tipologia esplo-                      colonna eruttiva. Dal sito: https://volcanoes.usgs.gov/vsc/glossary/vei.html

     Geologia dell’Ambiente • n. 2/2019
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