ANIEM Rassegna Stampa del 09/04/2018 - Confimi Industria Sicilia

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ANIEM Rassegna Stampa del 09/04/2018 - Confimi Industria Sicilia
ANIEM
   Rassegna Stampa del 09/04/2018

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INDICE

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SCENARIO EDILIZIA
   09/04/2018 Corriere L'Economia                                                        5
   Lavori in corso, Milano batte Roma 3 a 1

   09/04/2018 Il Sole 24 Ore                                                             7
   Nuovi edifici senza spazi pubblici: ogni Regione fa il suo conto

   09/04/2018 Il Sole 24 Ore                                                             11
   Il Comune può chiedere una «bollinatura»

   09/04/2018 Il Sole 24 Ore                                                             13
   Spese accessorie senza piano ad hoc

   09/04/2018 La Stampa - Nazionale                                                      14
   Buona educazione e il diritto di veduta in condominio

SCENARIO ECONOMIA
   09/04/2018 Corriere L'Economia                                                        16
   Più azzurro nel cielo del biscione come cambia la tv italiana ora la prova delle
   authority

   09/04/2018 Corriere L'Economia                                                        18
   un modello per hermès? i vostri distretti

   09/04/2018 Il Sole 24 Ore                                                             22
   L'Italia guida in Europa la crescita delle Pmi a colpi di mini bond

   09/04/2018 La Repubblica - Nazionale                                                  25
   "Troppo cinismo la sinistra si prenda cura delle persone"

   09/04/2018 La Repubblica - Nazionale                                                  28
   "Vivendi gestisce Telecom solo nel proprio interesse" I consulenti scelgono Elliott
09/04/2018 La Repubblica - Affari Finanza                                             29
  Granarolo "Shopping a piccoli passi per crescere all'estero"

  09/04/2018 La Repubblica - Affari Finanza                                             31
  Con i dazi a rischio 50 miliardi di export in Usa e Cina

  09/04/2018 La Repubblica - Affari Finanza                                             33
  Amazon, Netflix, Disney, Fox per le tv è l'ora del "Big Bang"

  09/04/2018 La Repubblica - Affari Finanza                                             36
  Marcolin, le griffe e il gigante Luxottica "Con Lvmh alleanza per scalare il lusso"

  09/04/2018 La Stampa - Nazionale                                                      38
  Tim, appello ai fondi: votate Elliott

  09/04/2018 Il Messaggero - Nazionale                                                  39
  Crac banche venete, aumento sui rimborsi

SCENARIO PMI
  09/04/2018 Corriere L'Economia                                                        42
  Gli Npl? Rendono il 10% acquistiamo crediti con il risparmio

  09/04/2018 Corriere L'Economia                                                        45
  Morningstar dà gli Oscar ai migliori fondi e scuderie

  09/04/2018 Corriere L'Economia                                                        48
  Un anno di Pir a passo di carica E la corsa continua

  09/04/2018 Corriere L'Economia                                                        50
  Pmi, la corsa ai bond

  09/04/2018 Il Sole 24 Ore                                                             51
  Gli anni d'oro dei macchinari 4.0

  09/04/2018 La Repubblica - Affari Finanza                                             53
  Intelligenza artificiale via al maxi-piano Ue

  09/04/2018 La Repubblica - Affari Finanza                                             56
  Aquafil e la sfida del filo green "Il nylon pulito per l'ambiente"

  09/04/2018 ItaliaOggi Sette                                                           58
  Sorpresa: c'è un Sud che cresce

  09/04/2018 Corriere del Mezzogiorno Economia                                          60
  Al Sud le Pmi fatturano 131 miliardi Calabria e Basilicata crescono meno
SCENARIO EDILIZIA

5 articoli
09/04/2018
Pag. 60 N.15 - 9 aprile 2018

                                                                                                                             La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
  Immobiliare la ripresa del mercato
  Lavori in corso, Milano batte Roma 3 a 1
  Cantieri per 19 miliardi contro i 6,6 della capitale, dice Nomisma. I progetti dal Parco della Scienza allo
  stadio giallorosso
  Gino Pagliuca

  Milano batte Roma 3 a 1. Le iniziative immobiliari in programma nei prossimi anni nell'area metropolitana
  del capoluogo lombardo valgono infatti circa 19,1 miliardi a fronte dei 6,6 che interessano la Capitale. Non
  solo, guardando allo stadio dei lavori si evidenzia che a Milano città il 53,6% delle opere è già in fase
  avanzata mentre nell'Urbe la quota è solo del 38,5%. L'elaborazione dei dati è di Nomisma e si basa sulle
  operazioni del valore unitario sopra il milione di euro, monitorate da Niiprogetti. In generale, rispetto a
  un'analoga analisi condotta a marzo 2017, la quota di progetti in fase avanzata è cresciuta: significa che la
  ripresa del mercato è davvero in atto.
   L'area Expo
  A Milano le iniziative in essere o comunque progettate sono 890, il 54% delle quali nel capoluogo. Gli
  investimenti in progetto di maggiore entità riguardano il terziario; il dato complessivo stimato per il comparto
  è di oltre 8,2 miliardi, una cifra su cui però ha un impatto decisivo la costruzione del Parco della Scienza,
  del sapere e dell'innovazione, che porterà a riqualificare un milione di metri quadrati dell'area in cui si è
  svolta l'Expo 2015.
  In città le iniziative più rilevanti si concentrano ancora una volta su Porta Nuova e CityLife. Nella prima
  infatti c'è il cantiere della nuova torre UnipolSai in via Melchiorre Gioia, dove sorgerà su disegno
  dell'architetto Mario Cucinella un grattacielo di 25 metri in legno e vetro. Sono poi già stati avviati i lavori per
  la sede operativa dello stesso gruppo in via de Castillia, progettata dallo studio di Massimo Roj. E Coima ha
  avviato il cantiere di Gioia 22 per riqualificare l'ex Inps.
  A CityLife partono invece i lavori per la terza torre, disegnata da Daniel Libeskind, mentre con l'apertura a
  fine 2017 del centro commerciale e la consegna della torre Hadid una quota rilevante della parte non
  residenziale del complesso ormai è conclusa. Infine sono in dirittura d'arrivo i lavori per Symbiosis, il centro
  direzionale al Vigentino. Per il commerciale vanno ricordati i tre megaprogetti di Westfield-Segrate, Cascina
  Merlata e Sesto San Giovanni (area ex Falck) mentre per l'abitativo l'iniziativa più rilevante in città è il
  completamento di Santa Giulia, che però richiederà tempi lunghi. Il valore delle operazioni residenziali è
  stimato in 7,4 miliardi. Il computo degli investimenti non tiene conto di quelli (diversi miliardi) che potrebbero
  attivarsi nel medio periodo con la riqualificazione dei sette scali ferroviari dismessi.
   Centri commerciali
  Roma è rimasta orfana della prospettiva di ospitare le Olimpiadi; nonostante questo i maggiori investimenti
  programmati sono destinati alle strutture sportive e di intrattenimento: la stima di Nomisma è di 1,3 miliardi.
  L'opera di maggior valore è il nuovo stadio della Roma il cui progetto, dopo infinite vicissitudini, è stato di
  recente sbloccato dalla Conferenza dei Servizi.
   Nonostante la forte presenza di strutture complesse di distribuzione nel territorio sono previsti nuovi centri
  commerciali in periferia. In programma ad esempio c'è la costruzione del centro Granroma, per un
  investimento di 90 milioni finalizzato allo sviluppo di oltre 40 mila metri quadrati, la cui edificazione
  dovrebbe consentire, grazie agli interventi accessori, la riqualificazione di una zona di Roma Est compresa
  tra Grande raccordo anulare, Tor Vergata, Collatino e Casilino. Oltre 130 milioni l'investimento per il
  progetto del centro commerciale Aurelia, di circa 50 mila metri quadrati a nord della Centralità Massimina. I
  lavori non sono, tuttavia, ancora partiti. Sono in programma anche nuove sedi aziendali, per 162 milioni di
  euro. Tra le operazioni più rilevanti c'è il quartier generale Ibm in zona Fiera: tre torri rivestite in vetro
  collegate da ponti sospesi. E alla Tuscolana sorgerà la nuova sede del gruppo Angelini.

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 09/04/2018                                                                           5
09/04/2018
Pag. 60 N.15 - 9 aprile 2018

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  © RIPRODUZIONE RISERVATA
   Milano Roma Sguardo al futuro Le operazioni immobiliari programmate (in milioni di euro) Lo scarto
  Quanto hanno investito in Italia gli operatori istituzionali (in milioni di euro) Milano Roma Residenziale 7.473
  2.321 Terziario 8.254 3.063 Servizi 2.528 1.131 Produttivo 859 121 2013 1.598 1.107 2014 1.255 726 2015
  4.476 1.089 2016 3.266 1.666 2017 2.413 1.115 Tot. 2011-17 13.476 6.331 Fonte: Nomisma su dati Nii-
  Progetti; Colliers Italia L'Ego 2012 469 629 TOTALE 19.114 6.636

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 GLI «STANDARD» IN EDILIZIA
 Nuovi edifici senza spazi pubblici: ogni Regione fa il suo conto
 Raffaele Lungarella

 pagina 31 Sulla monetizzazione degli standard urbanistici le Regioni procedono in ordine sparso. Con la
 sola eccezione di quelli di Val d'Aosta, Piemonte e provincia di Bolzano, in tutti gli altri Comuni per decidere
 come "compensare" la mancata cessione di aree per servizi pubblici si applicano le disposizioni regionali.
 Che spesso divergono in modo significativo le une dalle altre, come illustra un dossier sulla materia
 dell'Ance. Quando gli interventi edilizi comportano un aumento del carico urbanistico, cioè un aumento
 della domanda dei servizi e delle opere ad uso collettivo, deve essere adeguata la dotazione di aree
 pubbliche, parchi, strade, reti infrastrutturali. I soggetti che realizzano gli interventi devono cedere
 gratuitamente al Comune aree per realizzare queste dotazioni (standard), oppure pagare un equivalente
 del loro valore. In mancanza di una norma statale, per evitare che i sindaci siano tentati dal farne uno
 strumento per far cassa, le Regioni hanno posto dei paletti alla monetizzazione. I criteri di calcolo Le
 Regioni differiscono sia per gli interventi da monetizzare sia peri criteri adottati per il calcolo. Ad esempio
 nelle Marche questo valore va definito applicando i parametri per il calcolo dell'Imu, nel Lazio considerando
 il contributo di costruzionee in Abruzzo sulla base delle stime dell'Osservatorio sul mercato immobiliare
 (Omi) oppure, se esse mancano, del valore di mercato. Quest'ultimo, o quello equivalente del valore di
 esproprio delle aree,è il criterio prevalente, applicato in Basilicata, Sicilia, Campania, Molise, Umbria, Puglia
 e Lombardia. In Veneto e Toscana la legislazione regionale non indica alcun criterio. In Friuli Venezia Giulia
 e Sardegna (per le aree destinate a parcheggio) sono i Comuni a definire gli importi da versare; in Emilia
 Romagna, che è da poco intervenuta in materia, un atto della Giunta definirà criteri di calcolo e interventi
 oggetto di monetizzazione. La reperibilità delle aree Nella maggior parte delle Regioni la monetizzazione è
 permessa solo se è impossibile reperire, neanche nelle vicinanze degli interventi interessati, le aree da
 destinare a standard urbanistici; questa è una situazione frequente quando si realizzano interventi di
 riqualificazione e di rigenerazione edilizia nei centri delle città o in aree già fortemente urbanizzate. Al
 contrario, Abruzzo e Sicilia non indicano alcuna condizione, mentre Toscana e Campania danno ai Comuni
 l'opportunità di scegliere tra l'acquisi- zione o la monetizzazione delle aree. I sindaci umbri, per gli interventi
 sugli edifici destinati alle attività produttivee servizi, possono individuarei casi in cui rinunciare alle aree in
 cambio di una somma di denaro. Inoltre, alcune Regioni hanno disciplinato il ricorso alla monetizzazione di
 specifiche tipologie di intervento. Calabria, Basilicata e Molise la consentono (a valori di mercato) per gli
 interventi di recupero dei sottotetti e di cambia- mento d'uso dei locali interrati e seminterrati. In altri casi, tra
 cui nel Lazio, Marche e Sicilia, la monetizzazione riguarda i lavori del piano casa che incrementano la
 volumetria. I parcheggi Alcune Regioni hanno disciplinato distintamente la monetizzazione delle aree
 destinate ai parcheggi. In Basilicata, sempre per sottotetti e piano casa, è consentita anche la
 monetizzazione delle aree destinate a parcheggi. Così anche per demolizione e ricostruzione in Molise e
 Puglia. L'importo è rapportato al costo di esproprio dell'area considerata, in Basilicata e Molise (in
 quest'ultimo caso con uno sconto del 50%), e, in Puglia, al costo di acquisizione di aree simili. In Sardegna
 è il Comunea stabilire l'importo per le modifiche delle destinazioni d'uso e il frazionamento delle unità
 immobiliari. In Liguria la monetizzazione della dotazione dei parcheggi è possibile per gli interventi sul
 patrimonio edilizio esistente che comportino un aumento della superficie utile dell'immobile, il cambio della
 destinazione d'uso, o la demolizione e ricostruzione. Va versata una somma corrispondente al valore di
 mercato - predeterminato dal Comune per ogni zona- di un parcheggio pertinenziale coperto di superficie di
 12,5 mq, per ogni nuova unità immobiliare. In provincia di Trento è possibile monetizzare, nelle aree
 residenziali sature, con una somma pari al costo di un parcheggio standard.

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 LA PAROLA CHIAVE
 Standard urbanistici 7 Gli standard urbanistici rappresentano le quantità minime, per abitante, delle aree
 riservate, negli insediamenti residenziali, ad asili nido, scuole materne e scuole dell'obbligo, attrezzature di
 interesse comune come chiese, stadi, centri sociali, a parchi, a verde pubblico, a parcheggi. Le quantità
 minime delle aree per le diverse destinazioni sono definite dal decreto interministeriale 1444/1968. Questo
 decreto fissa i rapporti massimi tra gli spazi per insediamenti residenziali e produttivi e quelli pubblici o
 riservati alle attività collettive, al verde pubblico o a parcheggi.La mappa delle regole CALABRIA Regole in
 convenzione Nel caso di interventi nelle aree urbanizzate, di recupero a fini abitativi dei sottotetti e di
 riutilizzo ad uso terziario o commerciale dei piani seminterrati ed interrati, che comportano un aumento di
 volume superiore al 25% del volume dell'immobile, nell'impossibilità di rispettare i limiti minimi previsti dalla
 normativa statale sugli standard, Comune e operatore possono sottoscrivere una convenzione per la loro
 monetizzazione. Criterio di calcolo: valori di mercato Lr 16 aprile 2002, n. 19 LAZIO Un criterio demografico
 La monetizzazione degli standard è prevista in alternativa all'impossibilità di cedere gratuitamente al
 Comune le aree nel caso, tra gli altri, di interventi di riqualificazione urbana che comportano un aumento del
 carico urbanistico. La monetizzazione è possibile qualora le aree da cedere non superino mille mq nei
 Comuni oltre i 40mila abitanti (e 500 mq in quelli al di sotto). Criterio di calcolo: contributo di costruzione Lr
 18 luglio 2017, n. 7 MOLISE Piano casa In caso di interventi di recupero dei sottotetti per uso residenziale e
 di utilizzo di interrati e seminterrati per uffici e negozi, si può monetizzare la mancanza di superfici idonee
 per la realizzazione degli standard richiesti da tali interventi. Possibile anche monetizzare in caso di
 impossibilità a reperire aree per i parcheggi pertinenziali per interventi realizzati con il piano casa regionale.
 Criterio di calcolo: costi correnti di esproprio all'interno dell'area considerata Lr 18 luglio 2008, n. 25 Lr 11
 dicembre 2009, n. 30 TOSCANA Interventi organici Per la realizzazione degli interventi di ristrutturazione
 urbanistica volti a sostituire l'esistente tessuto urbanisticoedilizio con un insieme sistematico d'interventi
 edilizi sono consentite forme di monetizzazione a compensazione delle dotazioni di standard
 eventualmente non reperibili all'interno dell'area interessata alla ristrutturazione. Consentita anche la
 monetizzazione di aree per alloggi sociali, considerati standard aggiuntivi. Criterio di calcolo: non indicato Lr
 10 novembre 2014, n. 65 CAMPANIA Aree non idonee La convenzione di lottizzazione deve prevedere la
 cessione gratuita al Comune delle aree per le opere di urbanizzazione primaria e secondaria. Il Comune
 può rinunciare all'acquisizione, in tutto o in parte, di tali aree ritenendole non idonee per estensione,
 conformazione o localizzazione, o perché non necessarie ai programmi comunali di intervento, ottenendo in
 cambio una somma non inferiore al costo di acquisizione di altre aree. Criterio di calcolo: costo di
 acquisizione delle aree Lr 20 marzo 1982, n. 14 LIGURIA Il ruolo del Puc Il piano urbanistico comunale, tra
 i criteri per realizzare gli interventi di trasformazione urbanistica, deve definire l'entità dell'eventuale
 monetizzazione delle quote di Erp, previste dal piano stesso, che non possono essere realizzate. La
 monetizzazione deve essere prevista anche nella convenzione tra Comune e operatore per il piano
 urbanistico operativo. Criterio di calcolo: definito nel piano urbanistico comunale Lr 4 settembre 1997, n. 36
 PUGLIA Ampliamenti e sostituzione Per gli interventi previsti dal piano casa regionale, il Comune può
 prevedere che, se è impossibile reperire in tutto o in parte le aree destinate a standard nella misura
 richiesta dall'aumento di volumetria previsto, l'interessato paghi al Comune una somma calcolata
 considerando il costo di acquisizione di altre aree equiparabili. Analogo criterio di calcolo anche per la
 monetizzazione delle aree destinate a parcheggi pertinenziali. Criterio di calcolo: costo di acquisizione di
 aree equiparabili Lr 30 luglio 2009, n. 14 UMBRIA MARKA Anche per capannoni Negli insediamenti
 residenziali, in alternativa alla cessione delle aree per attrezzaturee servizi, il Comune può consentire in
 tutto o in parte la loro monetizzazione, definendone il valoree disciplinando le modalità di pagamentoa
 carico dei proprietari delle aree. Anche relativamente all'ubicazione degli immobili per attività produttivee
 per servizii Comuni possono prevedere casi in cuiè possibile monetizzare la mancata realizzazione delle

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 09/04/2018                                                                        8
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 aree pubbliche per dotazioni territorialie funzionali minime. Criterio di calcolo: da definirea cura del Comune
 Reg. reg. 2/2015 ABRUZZO
 Per il cambio d'uso È possibile monetizzare il mancato rispetto degli standard minimi relativi a immobili per i
 quali si proceda al cambio di destinazione d'uso anche attraverso interventi di riqualificazione urbana e di
 demolizione e ricostruzione. Si considerano i valori dell'Osservatorio del mercato immobiliare delle Entrate
 o, se mancanti, il prezzo di mercato delle superfici nelle immediate vicinanze delle aree da monetizzare.
 Criterio di calcolo: valori Omi delle aree limitrofe Lr 15 ottobre 2012, n. 49 EMILIA ROMAGNA Indirizzi dalla
 giunta La recente legge regionale sulla tutela e l'uso del territorio, entrata in vigore lo scorso 1° gennaio,
 prevede che un atto della Giunta, non ancora emanato, stabilirà alcuni principi per consentire ai Comuni di
 individuare ambiti del territorio urbanizzato nei quali gli interventi di ristrutturazione urbanistica e di
 addensamento e sostituzione urbana possono essere realizzati anche con la monetizzazione, totale o
 parziale, delle aree destinate a standard. Criteri di calcolo: da definire Lr 21 dicembre 2017, n.27
 LOMBARDIA L'utilità economica La convenzione tra il Comune e il soggetto che realizza l'intervento edilizio
 deve prevedere la cessione gratuita delle aree per le opere di urbanizzazione primaria e per le attrezzature
 pubbliche. Se la cessione non è possibile, si procede alla monetizzazione. L'importo è commisurato
 all'utilità economica della mancata cessione e non può essere inferiore al costo di acquisizione di altre
 aree. Criterio di calcolo: costo di acquisizione di altre aree Lr 11 marzo 2005, n. 12 SARDEGNA Parcheggi
 monetizzati Per gli ampliamenti previsti dal piano casa regionale, seè impossibile reperire superfici da
 destinarea parcheggi, la realizzazione degli interventiè subordinata al pagamento di una somma
 determinata dal Consiglio comunale. Con delibera consiliare si fissa anche l'importo della monetizzazione
 nell'impossibilità di reperire spazi per parcheggia seguito di modifica della destinazione d'usoe del
 frazionamento di edifici esistenti. Criterio di calcolo: determinazione del Consiglio comunale Lr 23 ottobre
 1985, n. 23 Lr 23 aprile 2015, n.8 VENETO Delega alla Giunta In base alle norme regionali sul governo del
 territorio e in materia di paesaggio, le aree per servizi previste dai piani urbanistici comunali attuativi
 devono essere cedute al Comune e avere dimensione e caratteristiche idonee alla loro funzione in base a
 quanto previsto da un provvedimento della Giunta regionale. Qualora all'interno del piano attuativo quelle
 aree non siano reperibili, o lo siano soltanto parzialmente, è consentita la loro monetizzazione. Criterio di
 calcolo: non indicato Lr 23 aprile 2004, n.11 BASILICATA Recupero sottotetti La monetizzazione degli
 standard è ammessa in caso di recupero dei sottotetti per farne abitazioni e dei piani seminterrati e interrati
 per destinarli ad attività attività commerciali e terziarie se la trasformazione comporta un incremento
 superiore al 15% del volume dell'intero edificio ed è impossibile reperire aree da destinare a parcheggi.
 Monetizzazione consentita anche per gli ampliamenti del piano casa. Criterio di calcolo: costi di esproprio
 Lr 4 gennaio 2002, n. 8 Lr 25/2009 FRIULI VENEZIA GIULIA Autonomia ai Comuni La norma regionale
 demanda ai singoli Consigli comunali la possibilità di prevedere la monetizzazione degli standard quando le
 opere non sono realizzabili a scomputo degli oneri di urbanizzazione. La monetizzazione è possibile anche
 se gli standard non sono individuati negli strumenti di pianificazione, oppure non è possibile reperire
 un'area alternativa esterna a quella di pertinenza dell'intervento entro un raggio di mille metri. Criterio di
 calcolo: non indicato Decreto presidente Regione 20 gennaio 2012, n. 18 MARCHE Qualità urbana I
 Comuni possono monetizzare le ulteriori aree da destinare a standard a seguito di interventi che
 comportino aumento di volumetrie e dei cambi di destinazione d'uso degli edifici. La monetizzazione degli
 standard deve essere motivata dal Comune in relazione all'obiettivo di aumentare la qualità urbana. Criterio
 di calcolo: valore economico dell'area, stimato applicando i parametri Imu Regolamento regionale 8 agosto
 2012, n. 6 SICILIA Lotti interclusi La monetizzazione degli standard è possibile per la realizzazione, tra
 l'altro, di piani attuativi di qualificazione del patrimonio edilizio esistente, di riqualificazione urbana, di
 recupero funzionale e per gli interventi di sostituzione edilizia. Nei lotti interclusi e nelle aree residue
 sottoposte dai piani urbanistici a pianificazione attuativa, è sempre possibile la monetizzazione delle aree

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 non cedute, calcolata a valore di mercato. Criterio di calcolo: valore di mercato Lr 10 agosto 2016, n. 16
 PROVINCIA DI TRENTO Serve la motivazione Il Consiglio comunale può autorizzare motivatamente la
 riduzione degli spazi di parcheggio esistenti a condizione che al Comune sia pagata una somma
 corrispondente al costo di costruzione di un volume standard di parcheggi coperti equivalente agli spazi
 richiesti. Criterio di calcolo: stabilito dal regolamento urbanistico provinciale Lp 4 agosto 2015, n. 15
 Decreto Presidente della Provincia 19 maggio 2017, n. 8-61/Leg

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 I chiarimenti. Per Mit ed Entrate i contratti redatti con il fai-da-te vanno attestati nei centri dove c'è una nuova
 intesa ma anche negli altri il regolamento locale può esigere un timbro
 Il Comune può chiedere una «bollinatura»
 Cristiano Dell'Oste Valeria Uva

 Per applicare correttamente un contratto di locazione a canone concordato, il punto di partenza sono
 sempre le intese territoriali tra le sigle della proprietà edilizia e i sindacati inquilini. Il Dm delle Infrastrutture
 del 16 gennaio 2017 (emanato di concerto con l'Economia) e il recente interpello 954-119/2018 delle Entrate
 impongono però di fare attenzione alla "bollinatura". Salvi i vecchi accordi Negli ultimi mesi sono stati
 rinnovati molti accordi locali stipulati sotto la vigenza del vecchio decreto ministeriale (il Dm 30 dicembre
 2002). Ma finché non c'è l'adozione «restano in vigore, in ogni loro parte, gli accordi prece- denti». Lo
 afferma lo stesso decreto del 2017. Analogo ragionamento vale per i contratti-tipo allegati ai due decreti.
 L'attestazione Il decreto del 2017 ricorda - come già faceva quello del 2002 - che le parti, per la stipula dei
 contratti di locazione, possono farsi assistere dalle associazioni della proprietà e degli inquilini. Aggiunge,
 però, che le intese locali- peri contratti "non assistiti", cioè stipulati da locatori e inquilini con il fai-da-te -
 definiscono le modalità con cui almeno una organizzazione firmataria dell'accordo attesta che il singolo
 contratto è conforme all'intesa «anche con riguardo alle agevolazioni fiscali». In pratica, si tratta di
 attestare, sulla base delle informazioni fornite dalle parti, che il canone rientra nei limiti fissati dall'intesa e
 che le clausole rispettano la normativa. L'obiettivo è evitare che qualcuno faccia il furbo applicando un
 canone più alto di quello consentito e sfrutti gli sconti Imu e Tasi (quello nazionale del 25% eventualmente
 abbinato a quelli locali) e la cedolare secca al 10%o le deduzioni del 30% su Irpef e registro. I vecchi
 accordi Dove si applicano ancora le intese locali conformi al decreto del 2002, per i contratti "non assistiti"
 l'attestazione non è necessaria. Anzi, sottolineano dal Sicet (sindacato inquilini casa e territorio), non è
 neppure configurabile, essendo un istituto introdotto dal Dm del 2017. Al massimo, alcune intese offrono
 alle parti la chance «di ottenere una idonea documentazione che confermi la rispondenza del contratto
 all'accordo territoriale e alla normativa vigente», ricordano dall'altro sindacato inquilini, il Sunia. Tuttavia,
 anche in queste città, come precisano da Confedilizia, può capitare che il Comune colleghi «l'applicazione
 di particolari aliquote ImuTasia forme variamente definite di intervento di una o più associazioni firmatarie
 dell'accordo: assistenza, timbro e così via». Ci sono anche situazioni intermedie. Ad esempio, a Reggio
 Calabriaa giugno dello scorso annoè stato firmato un protocollo - promosso dalla locale Uppi - per integrare
 l'accordo del 2015, con il quale le associazioni di proprietarie inquilini si sono dette disponibili a eseguire
 l'attestazione, come prevista dal Dm del 2017, pur in vigenza di una intesa locale non ancora rinnovata. Al
 protocollo lo scorso 13 febbraio si sono aggiunte le firme di Confedilizia e Sunia. Le nuove intese Il discorso
 cambia nelle città in cui ci sono intese locali conformi al Dm del 2017. A febbraio il ministero delle
 Infrastrutture (lettera U.0001380.06-02-2018), rispondendo ai quesiti di Confabitare, ha affermato «l'obbligo
 per i contraenti di acquisire l'attestazione, anche per poter dimostrare all'agenzia delle Entrate, in caso di
 verifica fiscale», la correttezza delle agevolazioni utilizzate. La scorsa settimana le Entrate (interpello
 954-119/2018), in rispostaa un quesito del Sunia di Firenze, hanno ribadito che per i contratti "non assistiti"
 l'attestazione «costituisce elemento necessario ai fini del riconoscimento delle agevolazioni» relative ai
 tributi gestiti dall'Agenzia. Inoltre, le Entrate hanno aggiunto che l'attestazione può (e non deve) essere
 allegata al contratto e che, in questo caso,è esente da im- posta di registro e di bollo. Vanno fatte, però, due
 precisazioni. Per le agevolazioni relative a Imu e Tasi, i Comuni potrebbero aver imposto forme di
 bollinatura ad hoco richiedere il deposito di moduli o dichiarazioni del locatore. Inoltre, alcuni degli accordi
 locali rinnovati alla luce del decreto del 2017 potrebbero aver fatto scelte almeno in parte disallineate. In
 alcune città, come ad Assisi, è richiesta l'attestazione obbligatoria con coinvolgimento di due associazioni.
 In altre, invece, l'attestazione non è sempre obbligatoria. È il caso, ad esempio, di Torino, dove chi stipula

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 un contratto a canone concordato con il fai-date è tenuto all'attestazione solo in certi casi, mentre in altri può
 autocertificare di aver rispettato tuttii requisiti, inoltrando un modulo specifico al Comune.
 25% Riduzione Imu e Tasi Lo sconto statale sulle case locate a canone concordato

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 Gli oneri. Il criterio per il calcolo
 Spese accessorie senza piano ad hoc
 Paolo Meneghetti

 Un elemento da valutare nella fase di redazione del bilancio di esercizioè la gestione delle spese
 accessorie sostenute in occasione dell'acquisto di un bene strumentale,e ciò sia ai fini generali della
 corretta contabilizzazione, sia ai fini del calcolo del super/iperammortamento. Il documento Oic 16 afferma
 (par. 37/38) che il costo di acquisto comprende anche i costi accessori, e nel caso di impianti e macchinari
 essi sono costituiti, ad esempio, da costi di progettazione, trasporti, dazi su importazione, costi di
 installazione, costi e onorari di perizie e collaudo, costi di montaggioe posa in opera, costi di messa a
 punto. Un punto critico sono i costi di installazione, specie quando sono costituiti da opere edili che
 vengono incorporate nell'immobile; bene, quest'ultimo, che non rientra mai né nel super né
 nell'iperammortamento. La risoluzione 152/E/2017 ha puntualizzato, in merito alle opere edili necessarie
 per installare il macchinario agevolabile, che devono considerarsi spese accessorie (e quindi
 incrementative del valore soggettoa bonus fiscale) quelle che sono asservite al macchinario e non
 presentano una autonoma funzionalità (come ad esempio il basamento costruito per alloggiare il
 macchinario). Da tale considerazione discendono due corollari: e non sempre il costo per la spese
 accessoria viene sostenuto nel medesimo periodo d'imposta in cui il macchinario è acquistato: spesso
 accade che venga sostenuto in un esercizio precedente, ma ciò non deve trarre in inganno poiché non
 trattandosi di autonomo acquisto , bensì di spesa accessoria, essa verrà trattata come una
 immobilizzazione in corso quindi sospesa nell'esercizio di soste- nimento, ed imputata ad incremento del
 valore del cespite nell'esercizio in cui lo stesso cespite viene acquistato. Pertanto, se è stato costruito un
 basamento in cemento armato per alloggiare un macchinario iperammortizzabile, nel 2016 (periodo di
 imposta in cui l'iperammortamento non era ancora in essere) sostenendo un costo di 100 ed il macchinario
 è stato consegnato nel 2017 per un costo di 1.000, il valore soggetto ad iperammortamento è pari a 1.100
 comprendendo anche la spesa accessoria sostenuta nel 2016 che va trasferita sul valore del macchinario
 nel 2017; r essendo la spesa accessoria parte integrante del valore del cespite, essa non determina un
 proprio ammortamento quale spesa incrementativa dell'immobile, anche se si tratta di una opera muraria
 che alla fine risulta incorporata nell'immobile. Se si riflette sul fatto che l'onere di installazione (opera edile)
 è spesa accessoria del macchinarioe che secondo corretti principi contabili il costo di acquisto o di
 produzione comprende gli oneri accessori, non si può che concludere che la somma del costo del
 macchinario e delle opere accessorie viene ammortizzata in un unico piano di ammortamento che è quello
 del macchinario. Il punto non è secondario poiché la corretta scelta del piano di ammortamento determina
 l'importo della variazione diminutiva, considerando che secondo le istruzioni delle Entrate essa va
 commisurata alla aliquota " tabellare" (cioè desunta dal Dm 31 dicembre 1988) e non dall'ammontare
 effettivamente inserito quale quota di ammortamento nel conto economico. © RIPRODUZIONE
 RISERVATA

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TUTTO SOLDI

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 Il quesito?
 Buona educazione e il diritto di veduta in condominio
 PIER PAOLO BOSSO

 Finestre ed aperture sul fondo del vicino sono di due specie: luci, che danno passaggio a luce ed aria, ma
 non permettono di affacciarsi; vedute o prospetti, che permettono invece di affacciarsi e di guardare di
 fronte, obliquamente o lateralmente. Acquisito il diritto di avere vedute dirette verso il fondo vicino, il
 proprietario di questo non può fabbricare a distanza minore di tre metri (art. 907 cod. civ.). Nel caso di
 veduta diretta che forma anche oggetto di una veduta obliqua, la distanza di tre metri deve pure osservarsi
 dai lati della finestra da cui la veduta obliqua si esercita. La nuova costruzione in appoggio al muro in cui
 sono le dette vedute dirette od oblique deve arrestarsi almeno a tre metri sotto la loro soglia. Le distanze
 valgono per costruzioni in muratura ed ogni altra opera in qualsiasi materiale e di qualsiasi forma, purché
 dotata di stabilità e consistenza, che può ostacolare la veduta. Ciò vale anche nei rapporti fra le singole
 proprietà di un edificio condominiale (Cass. 4190 del 2000), anche se le norme trovano applicazione solo in
 quanto compatibili con la struttura dell'edificio e il contemperamento degli interessi di più proprietari
 conviventi nello stesso edificio; è stata ritenuta legittima la tettoia in lamiera di una tenda parasole, seppur
 tale da precludere l'esercizio del diritto di veduta in appiombo del condòmino dell'appartamento
 sovrastante, per la sua funzione di tutela della privacy e di riparo dagli agenti atmosferici (Cass. 3891/2000)
 ed anche una tenda installata su un balcone che leda il diritto di veduta laterale del proprietario del balcone
 di fianco quando i suddetti balconi si trovano a distanza inferiore a quella prevista dal presente articolo
 (Cass. 22838/2005). Non si applicano invece tali norme nel caso di vedute non sulla proprietà esclusiva di
 un condòmino, ma sui beni condominiali. Regole di educazione e di rispetto delle buone norme di
 convivenza civile in condominio imporrebbero, prima di realizzare cambiamenti lesivi della veduta di vicini,
 di portare a conoscenza gli stessi di cosa si intende realizzare, acquisendone l'assenso. Sicuramente si
 eviterebbero futuri costosi contenziosi. c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI PIER PAOLO BOSSO
 CONFEDILIZIA

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SCENARIO ECONOMIA

11 articoli
09/04/2018
Pag. 4 N.15 - 9 aprile 2018

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  Finanza grandi alleanze
  Più azzurro nel cielo del biscione come cambia la tv italiana ora la prova
  delle authority
  Con l'«accordo di Pasqua», Mediaset-Sky hanno messo le basi per una futura rivoluzione Andrà oltre i
  contenuti che sono il cuore dell'intesa? Dovranno comunque aspettare il via libera di Antitrust e Agcom
  preoccupate della loro forza di mercato La grande esclusa è Vivendi: nel 2016 si tirò indietro dall'intesa per
  l'acquisto della pay tv
  Maria Elena Zanini

  Ci vorrebbe la penna di Manzoni per raccontare il matrimonio desiderato, voluto, rimandato, cancellato e
  finalmente annunciato tra Mediaset Premium e Sky. Un matrimonio che tra diritti tv, pubblicità, quote di
  mercato e terzi incomodi francesi ha tenuto banco negli ultimi anni, da quando Premium nacque nel 2005,
  proprio per rovinare la vita di Sky. L'accordo, alla fine «s'ha da fare», ma l'ultima parola spetta alle due
  authority, Antitrust e Agcom che hanno chiesto a Pier Silvio Berlusconi e ad Andrea Zappia ulteriori
  delucidazioni sull'accordo (per il momento solo commerciale) per capire quali conseguenze avrà il neonato
  monopolio sul mercato dei media nazionale. L'Antitrust di Giovanni Pitruzzella in particolare ha dato una
  settimana di tempo a Mediaset e Sky per chiarire eventuali riserve.
  Poi il pallino sarà nelle sue mani per valutare se richiedere o no ulteriori chiarimenti. Rimanendo sempre
  nell'ambito dell'«informalità», anche l'Agcom si è premurata di domandare ulteriori informazioni. Non si
  prevedono veti o limiti all'accordo. Insomma, per il momento nessuno sembra intenzionato a fare la parte di
  Don Rodrigo, anche se nei giorni scorsi un piccato Amos Genish, numero uno di Tim, aveva chiesto, in
  un'intervista a La Stampa , l'intervento proprio delle due authority per giudicare un matrimonio che in
  qualche modo rischia di mettere i bastoni tra le ruote di Tim e che la stessa Vivendi ai suoi tempi aveva
  prima invocato poi rifiutato, illudendo e irritando il team del Biscione. E lasciando, come da tradizione per la
  fine di ogni matrimonio, una scia di rancore e di miliardi di euro di causa in ballo. Ora, a due anni di
  distanza dal gran rifiuto, i francesi si trovano in panchina a osservare le nozze con Rupert Murdoch, che da
  sempre ha avuto Berlusconi nel mirino.
   I dettagli
  Ma cosa prevede nel dettaglio l'accordo di Pasqua? In sostanza si tratta di un travaso di contenuti: nove dei
  canali Premium finiscono nell'offerta Sky, oltre al ritorno, dopo tre anni, dei canali generalisti Mediaset
  (Rete 4, Canale 5 e Italia 1) sul satellite. Mediaset da parte sua accoglierà sul digitale parte dell'offerta di
  Sky, soprattutto contenuti sportivi, tramite l'affitto della banda sul multiplex del digitale terrestre. Si parla di
  contenuti vista l'offerta di Mediaset che garantisce sui suoi canali il passaggio di titoli cinematografici di tutto
  rispetto, dalle serie tv ai film; si parla di nuovi abbonati, partendo dalla solida base di Sky (4,7 milioni). Ma si
  parla anche e soprattutto di un giro di affari che porterà nelle casse di Mediaset una cifra che secondo
  indiscrezioni potrebbe arrivare a 100 milioni l'anno per i prossimi 3-5 anni. Un bottino niente male
  considerando che negli ultimi dieci anni Premium ha sempre zavorrato i conti di Mediaset, non avendo mai
  chiuso in attivo, e che i 230 milioni spesi lo scorso triennio per accaparrarsi i diritti della Champions non
  sono stati assorbiti dall'incremento degli abbonati Premium. Non solo. A segnare un punto a favore del
  Biscione c'è anche il rinnovato passaggio delle tre tv generaliste sul satellite che garantirà e un
  ampliamento dell'audience che a sua volta porterà a un incremento degli introiti pubblicitari. Si prepara
  insomma a partire dal prossimo primo giugno una rivoluzione mediatica, che prevede la nascita di una
  «mini Sky » sul digitale che farà da esca per l'abbonamento vero e proprio sul satellite (e verosimilmente gli
  abbonati Premium confluiranno nei grandi numeri di Sky). Con una carta in più: per il Biscione l'accordo
  prevede un diritto di opzione che gli consente tra novembre e dicembre 2018 di vendere alla pay tv di
  Murdoch la gestione tecnica della piattaforma. Manutenzione, assistenza, attività commerciali potrebbero

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  essere incorporati in una newco che potrà entrare nella galassia Sky, lasciando a Mediaset la parte
  editoriale pura. Ironia della sorte: Sky e Mediaset sembrano ormai avviate a realizzare quello che Vincent
  Bolloré aveva trionfalmente annunciato due anni fa. Un polo mediterraneo fortemente focalizzato sui
  contenuti, in chiave anti Netflix. Ed è proprio questo che impensierisce le Authority: e il rischio è che, con
  Pitruzzella prossimo alla fine del mandato alla guida dell'Antitrust, la palla passi nelle mani dell'Authority
  europea. Nel 2003 Mario Monti, all'epoca Commissario europeo per la concorrenza, aveva dato il via libera
  alle nozze Stream Telepiù, che diedero vita a Sky Tv. Vedremo se, a 15 anni di distanza, si adotterà una
  logica analoga o più restrittiva. Intanto il 19 agosto comincerà la nuova stagione di campionato di serie A e
  Mediapro - che ha acquisito i diritti come intermediario - non ha ancora un interlocutore. Anzi, gli
  interlocutori con questa mossa rischiano di essere drasticamente ridotti. Non più due pay ma una sola e
  non è ancora chiaro se e come le due tv possano suddividersi la torta dei diritti. Da qui si comprende
  l'inquietudine di Amos Genish: Tim, con la sua Tim Vision si è sempre proposta come interlocutore per i
  diritti web, in previsione anche di un potenziale accordo con la stessa Mediaset che prevedeva la
  migrazione di contenuti del Biscione sulla internet tv. Su questo delicato intreccio incombe sempre l'ombra
  di Vivendi che conta una partecipazione del 28,8% in Mediaset (entro il 19 aprile dovrà mettere la quota
  eccedente il 10% in un blind trust) con cui ha un appuntamento piuttosto importante in Tribunale il prossimo
  23 ottobre proprio per cercare di porre la parola fine alla guerra che prosegue dallo scorso anno, e del 24%
  in Tim, a sua volta controllata per il 5% circa (ma potrebbe essere già al 9,9%) dal fondo americano Elliott.
  Che, nel frattempo, è salito lo scorso 29 marzo al 2,8% di Sky Plc., per concludere l'intricata narrazione
  societaria. Come nei migliori intrecci manzoniani.
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  I contenuti dell'offerta
   Nove canali di Mediaset Premium saranno visibili sul satellite. Si tratta di Premium Action, Premium Crime,
  Premium Joi, Premium Stories, dedicati alle serie tv. Si aggiungono poi Premium Cinema, Premium
  Cinema +24, Premium Cinema Energy, Premium Cinema Emotivon, Premium Cinema Comedy.
  Sul satellite saranno visibili anche Rete 4, Canale 5 e Italia 1. Dal primo giugno poi una selezione di eventi
  del pacchetto sport di Sky
  sarà visibile sul digitale terrestre
  Foto:
  Pier Silvio Berlusconi,
  48 anni, è vicepresidente esecutivo
  e amministratore delegato
  del gruppo Mediaset
  Foto:
  Andrea Zappia, 51 anni,
  dal 2011 è amministratore delegato di Sky Italia, dove è entrato nel 2003, alla nascita della pay tv

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  Finanza L'intervista
  un modello per hermès? i vostri distretti
  Axel Dumas: non siamo compratori di marchi, ma il tessuto locale delle piccole imprese italiane è molto
  forte, un esempio per l'intera filiera francese. Il lusso? C'è stata una vera polarizzazione Il nostro segreto
  sono gli artigiani: servono 14 ore di lavoro manuale per realizzare una Kelly
  Stefano Montefiori

  S embra impossibile ma, all'inizio, la borsa Birkin e anche la Kelly non le comprava nessuno. «La Birkin in
  particolare è nata dopo il famoso incontro in aereo di mio zio Jean-Louis Dumas con Jane Birkin, nel 1984.
  Per cinque anni non siamo riusciti a venderla poi, non si sa perché, nel 1989 ha cominciato ad andare a
  ruba». E allora è iniziato il mito delle borse introvabili, le liste di attesa e il sospetto di una penuria provocata
  apposta per alimentare il desiderio. «Niente di più falso, è solo che non possiamo aumentare troppo la
  produzione dei nostri prodotti senza abbassare la qualità. Non ce lo possiamo permettere, perderemmo
  l'anima di Hermès».
   Axel Dumas appartiene alla sesta generazione della discendenza di Thierry Hermès, il sellaio che nel 1837
  fondò la maison. Quarantasette anni, studi a Sciences Po e ad Harvard, esperienze in Cina e negli Stati
  Uniti e una passione per lo sport di famiglia - l'equitazione -, dal giugno 2013 Dumas guida Hermès,
  «l'anziana signora scostumata» del lusso. Tanta tradizione, e l'audacia che fa provare strade nuove a ogni
  collezione. Il successo è tale che per fare fronte alla domanda Hermès continua a formare e assumere
  artigiani e ad aprire stabilimenti, come la «Manufacture de l'Allan» ad Al-lenjoie, nella campagna della
  Franca Contea, poco lontano dalla Svizzera. Incontriamo Axel Dumas a pochi minuti dall'inaugurazione,
  dopo la foto di gruppo sul prato con i nuovi apprendist i.
   Un nuovo atelier, il terzo, nella stessa zona?
   «Siamo sempre alla ricerca di artigiani qualificati e qui vicino c'è la scuola di Robert Boudard, che è stato
  per due volte "miglior artigiano di Francia" per la selleria e poi per la pelletteria. Siamo arrivati vent'anni fa a
  Selon-court, poi nel 2016 abbiamo aperto a Héricourt riabilitando una vecchia fabbrica tessile, e adesso
  inauguriamo L'Allan».
   Questo «polo artigianale» è ispirato ai distretti italiani?
  «Mi piacerebbe creare un vero distretto come ne esistono in Italia. Per adesso siamo meno integrati, ma
  quello sarebbe l'obiettivo. Il vantaggio dei distretti italiani è che comprendono tutta la filiera produttiva.
  Esiste una vera differenza tra Italia e Francia in favore della prima, e cioè che l'Italia ha ancora un tessuto
  locale molto forte, mentre in Francia siamo troppo centrati sulle grandi città, e abbiamo un problema di
  desertificazione delle campagne. Per questo siamo molto felici di aprire questa manifattura, lontano da
  Parigi o Lione».
   La Kelly e la Birkin sono ancora gli oggetti fondamentali?
  «Restano modelli emblematici della maison, ma una novità degli ultimi anni è che tutti i nuovi modelli
  stanno andando bene, dalla Picotin alla Constance alla Lindy. Questo ci permette di concludere l'anno
  praticamente senza stock».
  C'è una strategia che vi fa puntare su un modello piuttosto che su un altro?
  «No, lasciamo grande libertà a ogni direttore di negozio, che sceglie il suo assortimento come preferisce.
  Ogni sei mesi presento i nuovi prodotti, e ognuno compra quel che può andare bene per la sua clientela.
  Devo dire che se i direttori di negozio comprano subito tutti i prodotti nuovi sono quasi un po' deluso: vuol
  dire che siamo stati troppo timidi nella creazione. Sorprendere è importante».
  I risultati 2017, appena presentati, sono di nuovo notevoli, con un margine operativo del 34,6% e un giro
  d'affari di cinque miliardi e mezzo di euro. Come spiega questa fase di grande crescita?
  «Se consideriamo tutto il settore del lusso, c'è stata una grande accelerazione nel 2010-2011, una pausa
  nel 2014, e dal 2014 il settore ha ripreso a salire. Ma prima tutti crescevano più o meno allo stesso modo,
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  mentre oggi c'è una vera polarizzazione: alcuni vanno benissimo e altri molto meno. Quanto a Hermès, nel
  2017 i cambi ci hanno avvantaggiato, ma soprattutto c'è stato un livello molto alto di vendite. Abbiamo la
  fortuna di crescere finendo sempre gli stock, il che non è frequente».
  Quali scelte contano di più?
  «Credo che abbia funzionato la moltiplicazione creativa. Dopo anni molto centrati sul rigore, il savoir faire e
  la tradizione, abbiamo notato che tornava una certa voglia di divertimento, un po' di leggerezza, e abbiamo
  saputo cogliere questa tendenza. Dopodiché tutto dipende dal desiderio, e quello non riusciamo a
  comandarlo. Per questo resto sempre prudente».
   Perché continua a rifiutare il marketing in Hermès?
  «Questione di condizione di spirito, e di capacità di gestire i fallimenti. Crediamo molto nell'idea di creare
  desideri, mentre nel marketing si studiano desideri immediati che esistono già. Poi la nostra struttura
  artigianale, il lavoro fatto a mano, presenta anche questo vantaggio, che per lanciare un nuovo prodotto
  non ci imbarchiamo mai in una grande catena industriale: abbiamo una agilità produttiva che ci permette di
  tentare delle cose, di proporre qualcosa di unico».
   Un'altra peculiarità di Hermès è il rifiuto della catena di montaggio. «Un uomo, una borsa»: ogni artigiano
  produce una borsa a mano, e dall'inizio alla fine.
  «L'artigiano è la star di Hermès, è fiero del suo lavoro. Per realizzare una borsa Kelly ci vogliono più o
  meno 14 ore di lavoro, se non facessimo così riusciremmo forse a produrre più velocemente. Ma la
  soddisfazione dell'artigiano, e la qualità, ne risentirebbero».
  La battaglia combattuta nel 2010 con il gruppo Lvmh, che voleva aggiungere Hermès al suo portafoglio
  marchi, sembra lontana. Che ricordo le resta di quei giorni?
  «Quella vicenda ha permesso a tutta la famiglia di capire che il valore più importante per noi non era fare
  una buona operazione finanziaria, ma conservare e trasmettere i valori di Hermès. Dopodiché la nostra
  società sta andando molto bene e restiamo molto desiderabili, quindi mi guardo bene dall'essere
  tranquillo».
  La struttura azionaria non è blindata?
  «Sì, certo, prima il 51% e adesso il 53% del capitale è bloccato per vent'anni. Conto di trasmetterlo alla
  settima generazione della famiglia».
   A proposito di famiglia, com'è il rapporto con Pierre-Alexis Dumas, il direttore creativo?
   «Mio cugino Pierre-Alexis, figlio di Jean-Louis, non è solo il direttore arti-stico ma è anche presente nel
  comitato esecutivo. Con lui parlo non solo di creazione ma anche di finanza. Siamo cresciuti assieme,
  stessa casa di campagna, stessa casa delle vacanze. Discutiamo di continuo, e quando siamo in
  disaccordo solo noi possiamo dirci certe cose. C'è una grande fiducia reciproca».
   Hermès non è solita collaborare con altri marchi, ma per l'Apple Watch ha fatto un'eccezione. Come mai?
  «È vero, non sono favorevole alle collaborazioni, siamo contrari al co-branding, come Apple del resto. Ma,
  per quanto possa apparire bizzarro, abbiamo qualche valore in comune con loro: per esempio l'idea che
  l'interno di un oggetto debba essere esteticamente bello quando l'esterno, anche se non si vede».
   Che cosa pensa dell'abitudine dei grandi gruppi francesi di fare shopping di marchi italiani, nel lusso e non
  solo?
  «Ogni società deve avere la sua personalità, e il gruppo non è il miglior modo per tutelarla».
   Quindi non è tentato dal comprare un marchio italiano?
  «La nostra priorità è la crescita organica, interna. Se vedo un bella società, non per questo mi viene voglia
  di comprarla. Esistono molte belle maison italiane, ma quel che auguro loro è di riuscire a svilupparsi e a
  crescere da sole. Come cerchiamo di fare noi».
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   CREDITO: JANE EVELYN ATWOOD 1837 1870 1956 1993 2010 2012
  Foto:
  Il sellaio Thierry Hermès apre
   a Parigi una bottega per bardature
   e finimenti da cavallo in pelle
  Foto:
   Charlés Emile, figlio di Thierry, si sposta al 24 di Faubourg Saint Honoré. I figli Adolphe ed Emile Maurice
  creano abiti e gioielli
  Foto:
  Grace di Monaco, con la borsa Kelly, è sulla cover di Life . Il business passa ai generi degli Hermès: Jean
  Guerrand e Robert Dumas
  Foto:
  Jean Louis Dumas, figlio di Robert, porta l'azienda in Borsa con lo slogan: siamo un'azienda familiare da 11
  mila dipendenti
  Foto:
  La maison del lusso Lvmh annuncia di possedere il 17% di Hermès, quota salita fino al 22,3% nel 2012
  Foto:
  La famiglia blinda l'azienda in una holding, H51, che oggi controlla il 51% del capitale. Axel Dumas, sesta
  generazione, è al timone
  Lo stabilimento
  «L'Allan» inaugurato venerdì 6 aprile è il terzo nella regione Franca Contea e il sedicesimo in tutta la
  Francia, interamente dedicato alla produzione di borse Hermès, la cui richiesta è in crescita in tutto il
  mondo e che rappresenta circa la metà del giro di affari della maison. Hermès rivendica, tra i suoi tratti
  distintivi, il fatto di produrre ogni oggetto in modo artigianale e senza delocalizzare le attività in Paesi dal
  costo del lavoro più basso, ma privi del «savoir faire» necessario per mantenere gli standard di qualità.
  Dopo essere stati formati per un periodo di circa 15 mesi nella vicina scuola Boudard, nello stabilimento
  lavoreranno circa 250 artigiani. In totale, entro cinque anni, nel polo artigianale della Franca Contea
  saranno circa 800. I numeri
  5,54 Miliardi di euro
  I ricavi consolidati
   del gruppo a fine 2017, un incremento del 9% a cambi costanti
   1,2 Miliardi di euro
  L'utile netto registrato
  dal gruppo nel 2017,
  con un incremento
   dell'11% sul 2016 1,9
   Miliardi di euro
  Il margine operativo
   registrato a fine 2017,
  con una crescita del 34,6%
  rispetto al 2016
   Abbiamo blindato la società: il 53 per cento del capitale è bloccato per i prossimi vent'anni
  Foto:
   Dinastia e storie Da sinistra, il fondatore della maison francese: il sellaio Thierry Hermès, che nel 1837 aprì
  a Parigi una bottega per bardature e finimenti da cavallo. Grace di Monaco con la borsa che porta il suo
  nome, la Kelly, ispirata al famoso «sac haut à courroie» (borsa da sella). La principessa ne aveva ordinate

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