2 Malattie 2.1. Malattie cardiovascolari - Ministero della Salute

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Malattie

           Malattie
   2

2.1. Malattie cardiovascolari

2.1.1. Introduzione                                    tie cardiovascolari si è ridotta del 63%).
                                                       Nell’interpretare questi dati non bisogna di-
Le malattie cardiovascolari costituiscono              menticare che dal 1970 al 2008 le codifiche
ancora oggi in Italia uno dei più importan-            dei certificati di morte sono state realizzate
ti problemi di salute pubblica: esse sono tra          con tre differenti versioni della Classifica-
le principali cause di morbosità, invalidità           zione Internazionale delle malattie e delle
e mortalità; rientrano in questo gruppo le             cause di morte (ICD-VIII, IX e X).
più frequenti patologie di origine arterio-            Nonostante la frequenza, queste malattie
sclerotica, in particolare le malattie ische-          sono per la gran parte prevenibili attraver-
miche del cuore (infarto acuto del miocar-             so l’adozione di stili di vita sani, in partico-
dio e angina pectoris), e le malattie cere-            lare sana alimentazione, attività fisica re-
brovascolari (ictus ischemico ed emorragi-             golare e abolizione del fumo di sigaretta;
co). Chi sopravvive a una forma acuta di-              fin dalla giovane età queste abitudini aiuta-
venta un malato cronico con notevoli riper-            no a ridurre e/o a mantenere la pressione
cussioni sulla qualità della vita e sui costi          arteriosa, la colesterolemia, la glicemia a
economici e sociali che la società deve af-            digiuno e l’indice di massa corporea a livel-
frontare. Le malattie cardiovascolari, inol-           li favorevoli. Così, parallelamente al cre-
tre, sono fra i maggiori determinanti delle            scere delle possibilità di trattamento medi-
malattie legate all’invecchiamento, produ-             co e chirurgico della malattia già concla-
cendo disabilità fisica e disturbi della capa-         mata, si è venuta affermando la consapevo-
cità cognitiva.                                        lezza dell’importanza di interventi di tipo
Nella fascia di età 35-64 anni, degli eventi           preventivo, atti a impedire o ritardare l’in-
fatali il 30-40% muore rapidamente subito              sorgenza della malattia stessa.
dopo l’inizio dei sintomi e prima di arrivare
in ospedale. Studi longitudinali hanno evi-
denziato che circa la metà degli eventi co-            2.1.2. Presentazione dei dati: mortalità,
ronarici è dovuta all’angina pectoris, che             incidenza, prevalenza e letalità
solo raramente è motivo di ricovero. Di qui
l’interesse a raccogliere e valutare i dati di         Mortalità. I dati di mortalità più aggiornati
mortalità, incidenza, prevalenza e letalità.           forniti dall’Istat ed elaborati dall’Ufficio
Un dato rilevante per la salute degli italiani         Centrale di Statistica dell’Istituto Superiore
è che negli ultimi 40 anni la mortalità totale         di Sanità (ISS) si riferiscono al 2008.
si è più che dimezzata (il tasso standardizza-         Le malattie del sistema circolatorio causa-
to di mortalità totale si è ridotto del 53% tra        no 224.482 decessi (97.952 uomini e
il 1970 e il 2008) e il contributo dalle malat-        126.530 donne), pari al 38,8% del totale
tie cardiovascolari è stato quello che più ha          dei decessi: una percentuale così elevata è
influito sul trend in discesa della mortalità          dovuta in parte al processo di invecchia-
(nello stesso periodo la mortalità per malat-          mento della popolazione e alla scarsa nata-

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La situazione sanitaria del Paese

lità che ha caratterizzato il nostro Paese ne-                   maggiore frequenza nelle età più avanzate:
gli ultimi anni.                                                 i valori più elevati si registrano sia negli uo-
Per le malattie ischemiche del cuore (infar-                     mini sia nelle donne al Sud.
to del miocardio, altre forme acute e suba-
cute di cardiopatia ischemica, infarto mio-                      Incidenza. L’incidenza è il numero di nuovi
cardico pregresso, angina pectoris e altre                       casi di malattia in una popolazione in un
forme croniche di cardiopatia ischemica) si                      periodo di tempo determinato, usualmente
registrano 75.046 decessi (37.827 uomini e                       un anno. I dati sono ricavati dagli studi
37.219 donne), pari al 33% circa del totale                      longitudinali coinvolti nell’ambito del Pro-
delle morti per malattie del sistema circola-                    getto CUORE, che hanno arruolato più di
torio.                                                           21.000 uomini e donne di 35-74 anni di età
Negli uomini la mortalità è trascurabile fino                    a partire dalla metà degli anni Ottanta con
all’età dei 40 anni, emerge fra i 40 e i 50 an-                  follow-up medio di 13 anni.
ni e poi cresce in modo esponenziale con                         I tassi evidenziano un’incidenza di eventi
l’età. Nelle donne il fenomeno si manifesta a                    coronarici (negli uomini 6,1 per 1.000 per
partire dai 50-60 anni e cresce rapidamente;                     anno con la letalità a 28 giorni del 28%,
lo svantaggio degli uomini rispetto alle don-                    nelle donne 1,6 per 1.000 per anno con la
ne è più accentuato nell’età riproduttiva e                      letalità del 25%) maggiore rispetto a quel-
tende a ridursi con l’avanzare dell’età. La di-                  li cerebrovascolari (negli uomini 2,7 per
versità di frequenza della malattia tra i due                    1.000 per anno, nelle donne 1,2 per 1.000
sessi si accompagna anche alla diversità del-                    per anno) in entrambi i sessi, eccetto che
le manifestazioni cliniche: sono infatti più                     per l’ultima decade di età nelle donne, in
frequenti nelle donne la morte improvvisa,                       cui vi è una maggiore incidenza di acci-
l’infarto silente e l’angina pectoris.                           denti cerebrovascolari. La letalità è alta
Agli accidenti cerebrovascolari è attribuibi-                    sia negli uomini (32%) sia nelle donne
le circa il 28% dei decessi dovuti alle ma-                      (35%) e aumenta molto con l’avanzare
lattie del sistema circolatorio: sono stati re-                  dell’età (Tabella 2.1).
gistrati 63.726 decessi (25.329 uomini e                         Applicando le stime di incidenza sulla po-
38.397 donne).                                                   polazione residente di età 35-74 anni regi-
L’ictus è un’affezione grave, associata ad al-                   strata dal Censimento Istat 2001, il nume-
ta letalità che, se non fatale, provoca inva-                    ro dei nuovi eventi coronarici (fatali e non
lidità permanente. Anche questo dato è in                        fatali) dovrebbe aggirarsi intorno a 80.000
parte spiegabile con il fenomeno dell’allun-                     l’anno negli uomini di quella fascia di età e
gamento della vita media, in quanto le ma-                       a circa 20.000 l’anno nelle donne; per gli
lattie cerebrovascolari si presentano con                        accidenti cerebrovascolari, i nuovi eventi

Tabella 2.1. Progetto CUORE-Studi Longitudinali: tassi di incidenza e letalità – Uomini e donne 35-74
anni; follow-up dicembre 2004

                              Eventi coronarici                                    Eventi cerebrovascolari
                     Uomini                       Donne                       Uomini                      Donne
 Età
            Tassi di     Letalità, %     Tassi di    Letalità, %      Tassi di    Letalità, %    Tassi di    Letalità, %
 (anni)
           incidenza                    incidenza                    incidenza                  incidenza
           per anno                     per anno                     per anno                   per anno
           per 1.000                    per 1.000                    per 1.000                  per 1.000
 35-44        3,2             9,6           0,5           8,3           0,6            11,1         0,3           20,0
 45-54        4,5             15,3          1,2           11,4          1,7            29,1         0,6           23,7
 55-64        9,7             33,6          2,8           27,1          4,8            27,3         2,3           33,9
 65-74        10,1            54,2          4,5           54,5          7,8            53,6         5,3           49,0
 35-74        6,1             27,9          1,6           25,4          2,7            32,0         1,2           34,7

Fonte: IV Conferenza Nazionale sulla Prevenzione Cardiovascolare, Istituto Superiore di Sanità – aprile 2010.

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Malattie

potrebbero essere intorno a 35.000 negli              Tasso di attacco e letalità. Il tasso di attac-
uomini della stessa fascia di età, 15.000             co include sia i nuovi casi di malattia sia le
nelle donne. Nelle stesse coorti del Proget-          recidive (eventi che occorrono a soggetti
to CUORE si è osservato che persone in età            già sopravvissuti a un episodio di malattia);
adulta (35-69 anni) con fattori di rischio            la letalità misura la percentuale di eventi
favorevoli, cioè con pressione arteriosa              fatali rispetto alla totalità degli eventi; que-
uguale o inferiore a 120/80 mmHg, cole-               sti indicatori derivano dal Registro Nazio-
sterolemia totale inferiore a 200 mg/dl, in-          nale delle Malattie Cardiovascolari, che in-
dice di massa corporea inferiore a 25 kg/m 2 ,        clude una popolazione di circa 5 milioni di
che non fumano, che non hanno il diabete              uomini e donne di età 35-74 anni residente
e che non assumono farmaci, sono quelle               in aree al Nord, Centro e Sud del Paese. So-
che in 10 anni si ammalano meno (non so-              no disponibili dati raccolti nel biennio
no stati registrati eventi coronarici e cere-         1998-1999 e nel 2003, dai quali è stato
brovascolari negli uomini; nelle donne non            possibile stimare le variazioni dei tassi di
sono stati registrati eventi cerebrovascola-          attacco e della letalità. Per gli eventi coro-
ri, solo 2 eventi coronarici). Quelli con ri-         narici il tasso di attacco medio annuo, stan-
schio sfavorevole, cioè con valori di pres-           dardizzato per la popolazione europea, sti-
sione arteriosa 120-140 e/o 80-90 mmHg,               mato per la fascia di età 35-74 anni è passa-
colesterolemia totale 200-240 mg/dl, indi-            to negli uomini da 30,4 [intervallo di confi-
ce di massa corporea 25-30 kg/m 2 , che non           denza (IC) 95% 29,8-31,1] a 29,4 (IC 95%
fumano, non hanno il diabete e non assu-              28,6-30,1) per 10.000 abitanti; nelle donne
mono farmaci si ammalano di meno rispet-              da 7,7 (IC 95% 7,4-8,0) a 7,4 (IC 95%, 7,1-
to agli altri che vengono definiti ad alto ri-        7,8) per 10.000 abitanti. La letalità negli uo-
schio: negli uomini ad alto rischio il tasso          mini è scesa dal 26,0% (IC 95% 25,1-27,0)
di incidenza per gli eventi coronarici mag-           al 23,4% (IC 95% 22,3-24,5); per le donne
giori è 2,8 volte maggiore rispetto a coloro          dal 34,6% (IC 95% 32,6-36,6) è passata al
che sono a rischio favorevole o sfavorevole           23,4% (IC 95% 21,2-25,5). Quindi, tra i
(incidenza alto rischio pari a 6,7 per 1.000          pazienti colpiti da infarto miocardico acuto
persone in un anno rispetto a 2,4 per 1.000           circa 3 uomini su 10 e 4 donne su 10 muo-
in quelle non ad alto rischio); nelle donne lo        iono entro 28 giorni dall’esordio dei sinto-
stesso rapporto è circa pari a 2 (incidenza           mi, principalmente fuori dall’ospedale, pri-
alto rischio pari a 1,8 per 1.000 persone in          ma del ricovero.
un anno rispetto a 1,0 per 1.000 in quelle a          Per gli eventi cerebrovascolari il tasso di at-
rischio favorevole o sfavorevole). Per quan-          tacco medio annuo, standardizzato per la
to riguarda gli accidenti cerebrovascolari, i         popolazione europea, stimato per la fascia
risultati sono ancora più evidenti: il rap-           di età 35-74 anni è passato negli uomini da
porto fra il tasso di attacco per coloro che          21,9 (IC 95% 21,4-22,4) a 20,7 (IC 95%
sono ad alto rischio e coloro che sono a ri-          20,0-21,3) per 10.000 abitanti; nelle donne
schio favorevole o sfavorevole è 3,5 volte            da 12,5 (IC 95% 12,1-12,8) a 11,3 (IC 95%,
maggiore negli uomini (l’incidenza di ri-             10,8-11,7) per 10.000 abitanti. La letalità
schio elevato è 2,9 per 1.000 persone in un           negli uomini è aumentata dal 14,5%
anno rispetto a 0,8 per 1.000 in quelle a ri-         (IC 95% 13,7-15,3) al 15,3% (IC 95% 14,1-
schio favorevole o sfavorevole) e 2,5 volte           16,4); per le donne è salita dal 17,1%
maggiore nelle donne (incidenza alto ri-              (IC 95% 16,1-18,2) al 18,9% (IC 95% 17,3-
schio pari a 1,6 per 1.000 persone in un              20,5). Quindi, tra i pazienti colpiti da acci-
anno rispetto a 0,7 per 1.000 in coloro che           dente cerebrovascolare circa 2 su 10 muoio-
sono a rischio favorevole o sfavorevole).             no entro 28 giorni dall’esordio dei sintomi.
Sfortunatamente la prevalenza delle per-              La letalità, nonostante sia inferiore a quella
sone a rischio favorevole è molto bassa e             coronarica, appare ancora rilevante e si ac-
non supera il 5% della popolazione gene-              compagna a una sopravvivenza gravata spes-
rale (35-69 anni).                                    so da pesanti condizioni di invalidità.

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La situazione sanitaria del Paese

Prevalenza. È la frequenza di una malattia                   polazione cardiovascolari né, tanto meno,
o di una condizione a rischio in una popo-                   nei registri ospedalieri. La malattia cardio-
lazione. L’andamento della prevalenza di-                    cerebrovascolare colpisce in genere l’età
pende dall’incidenza, dal miglioramento                      avanzata. I dati esposti (Tabella 2.2) si rife-
dei trattamenti che produce un aumento                       riscono a un esame di un campione casuale
della sopravvivenza e dall’invecchiamento                    della popolazione generale raccolti nella
della popolazione. La prevalenza stimata                     Health Examination Survey attualmente
su campioni di popolazione è importante in                   in corso (2008-2012) e confrontati con i
quanto del totale delle malattie cardiova-                   corrispondenti dati raccolti tra il 1998 e il
scolari, in particolare della malattia ische-                2002 nelle stesse Regioni nell’ambito
mica del cuore, circa la metà è dovuta a                     dell’Osservatorio Epidemiologico Cardio-
episodi di angina pectoris, che usualmente                   vascolare (Friuli, Molise, Emilia Romagna,
non ricevono ricovero ospedaliero e per-                     Calabria, Basilicata, Piemonte, Sardegna,
tanto non vengono inclusi nei registri di po-                Lazio, Sicilia).

Tabella 2.2. Prevalenza delle malattie cardiovascolari per fasce di età e sesso (Anni 1998 e 2008). Osser-
vatorio Epidemiologico Cardiovascolare (Friuli, Molise, Sicilia, Emilia Romagna, Calabria, Basilicata,
Piemonte, Sardegna, Lazio): uomini e donne di età compresa tra i 35 e i 74 anni

                                                                   1998                           2008
 Età (anni)
                                                        Uomini %          Donne %      Uomini %          Donne %
 Infarto del miocardio*
 35-44                                                     0,2              0,0            0,2             0,3
 45-54                                                     1,3              0,2            0,9             0,0
 55-64                                                     3,0              0,9            3,3             0,5
 65-74                                                     4,3              1,6            6,4             1,6
 Totale                                                    2,2              0,7            2,7             0,6
 Angina pectoris**
 35-44                                                     1,3              2,3            2,0             2,5
 45-54                                                     2,1              2,9            2,4             4,5
 55-64                                                     2,8              6,6            2,9             5,4
 65-74                                                     4,3              6,5            6,4             5,8
 Totale                                                    2,6              4,5            3,4             4,6
 Rivascolarizzazioni***
 35-44                                                     0,4              0,0            0,2             0,0
 45-54                                                     1,3              0,2            1,7             0,0
 55-64                                                     3,2              0,0            5,5             0,0
 65-74                                                     5,2              0,7           11,3             2,2
 Totale                                                    2,5              0,2            4,7             0,6
 Coronaropatia clinicamente manifesta****
 35-44                                                     1,8              2,3            2,5             2,5
 45-54                                                     3,8              3,1            3,9             4,5
 55-64                                                     7,0              7,2            8,4             5,9
 65-74                                                     10,5             8,5           16,5             8,2
 Totale                                                    5,8              5,2            7,8             5,4
* Si tratta di persone che hanno superato la fase acuta.
** Questionario della London School of Hygiene and Tropical Medicine.
*** Bypass o angioplastica.
**** Infarto del miocardio o angina o bypass alle coronarie o angioplastica.
Fonte: IV Conferenza Nazionale sulla Prevenzione Cardiovascolare, Istituto Superiore di Sanità – aprile 2010.

                                                        50
Malattie

2.1.3. Fattori e condizioni a rischio car-                       La Tabella 2.3 riporta i dati raccolti in 9
diovascolare                                                     Regioni (Friuli, Molise, Emilia Romagna,
                                                                 Calabria, Basilicata, Piemonte, Sardegna,
Non è possibile delineare un quadro delle                        Lazio, Sicilia) nell’ambito della Health Exa-
malattie cardiovascolari senza tenere conto                      mination Survey attualmente in corso, re-
della distribuzione dei fattori di rischio e                     lativi alla distribuzione delle condizioni a
della prevalenza delle condizioni a rischio.                     rischio confrontate con i dati raccolti 10
Sono noti diversi fattori che aumentano                          anni prima nell’ambito dell’Osservatorio
nella persona il rischio di sviluppare la ma-                    Epidemiologico Cardiovascolare, suddivi-
lattia e predispongono l’organismo ad am-                        dendo la popolazione esaminata in due li-
malarsi. I più importanti sono: abitudine al                     velli socioeconomici. I risultati confermano
fumo di sigaretta, diabete, obesità, valori                      che il livello socioeconomico più basso è
elevati di colesterolemia, ipertensione arte-                    quello che risente di più della condizione di
riosa e scarsa attività fisica, oltre a età, ses-                disagio, con aumento maggiore dell’obesità
so e familiarità per evento precoce alla ma-                     e della sindrome metabolica, rispetto a colo-
lattia.                                                          ro che si trovano nel livello socioeconomico
L’entità del rischio che ogni persona ha di svi-                 più elevato; è chiaro, inoltre, che nel livello
luppare la malattia dipende dalla combina-                       socioeconomico più basso l’abitudine al fu-
zione dei livelli dei diversi fattori di rischio.                mo non si è modificata. L’unico andamento

Tabella 2.3. Confronto della distribuzione delle principali condizioni a rischio per due differenti gruppi
di livello socioeconomico: dati raccolti in uomini e donne di 35-74 anni nell’ambito dell’Osservatorio
Epidemiologico Cardiovascolare/Health Examination Survey 1998 e 2008
                                            Elementare/Media Inferiore                 Media Superiore/Laurea
                                      1998        2008    Dff. Ass.             1998       2008     Dff. Ass.
 Fattori di rischio                                                    Sig.                                      Sig.
                                    N = 2.286 N = 1.675 EU STD§               N = 1.475 N = 1.758 EU STD§
                                        %          %                             %          %
 Diabete                               14,7       16,3       0,8        NS       7,5        6,4       –1,8        NS
 Sindrome metabolica                  28,3        33,0       3,5        *       16,3        16,7       –0,5       NS
 BMI**
      Obesità                         26,0        32,2       6,7        ‡       13,2        18,6        5,0       ‡
      Sovrappeso                      44,8        41,2       –3,7       *       40,2        39,0       –2,2       NS
      Normale                         29,2        26,6       –3,1       *       46,6        42,4       –2,8       NS
 Ipertensione arteriosa-stato del
 controllo^
       Non ipertesi                   38,9        42,5       6,9        ‡       57,8        63,9        8,5        ‡
       In trattamento efficace         5,7        11,5       3,9        ‡        4,1        9,0         4,7        ‡
       Non adeguatamente trattati     24,1        22,4      –1,9        NS      11,3        9,4         –3,1       †
       Ipertesi non trattati          31,3        23,6      –8,9        ‡       26,8        17,6       –10,1       ‡
 Abitudine al fumo di sigaretta
      Mai fumato                      50,9        48,0      –4,1        *       42,8        48,3       5,7        †
      Ex fumatori                     24,5        28,6      4,6         ‡       28,0        30,1       1,4        NS
      Fumatori correnti               24,6        23,3      –0,5        NS      29,2        21,6       –7,1       ‡
‡ p < 0,001; † p < 0,01; * p < 0,05.
** Obesità: BMI ≥ 30 kg/m 2; Sovrappeso: 25 ≤ BMI < 30 kg/m 2; Normale: BMI < 25 kg/m 2 .
^ Non iperteso: PAS < 140 mmHg e PAD < 90 mmHg e senza trattamento.
§ Differenza assoluta tra i valori standardizzati per età con la Popolazione Europea Standard.
In trattamento efficace: PAS < 140 mmHg e PAD < 90 mmHg.
Non adeguatamente trattati: PAS ≥ 140 mmHg oppure PAD ≥ 90 mmHg.
Ipertesi non trattati: PAS ≥ 140 mmHg oppure PAD ≥ 90 mmHg e senza trattamento.
BMI, indice di massa corporea [peso (kg)/altezza (m 2)]; NS, non significativo; PAD, pressione arteriosa diastolica; PAS,
pressione artesiosa sistolica.
Fonte: IV Conferenza Nazionale sulla Prevenzione Cardiovascolare, Istituto Superiore di Sanità – aprile 2010.

                                                            51
La situazione sanitaria del Paese

che da questi dati preliminari sembra anda-            lia tra il 1980 e il 2000, identificando la
re nella direzione favorevole è l’andamento            parte attribuibile alle procedure terapeuti-
della pressione arteriosa, che, se confermato          che in fase acuta, in prevenzione primaria e
dai dati delle altre Regioni, vede una leggera         in prevenzione secondaria, e ai cambiamen-
diminuzione della pressione arteriosa sisto-           ti dei fattori di rischio nella popolazione do-
lica e di quella diastolica (circa 3 mmHg nel-         vuti alla modificazione dello stile di vita.
la media della popolazione), che deriverebbe           La differenza tra i decessi per cardiopatia
non solo dalla percentuale maggiore degli              coronarica osservati e attesi nel 2000 è sta-
ipertesi trattati adeguatamente, ma anche              ta attribuita, rispettivamente, ai cambia-
dall’aumento della prevalenza di persone               menti nei trattamenti e nei fattori di rischio
con pressione arteriosa ≤ 140 e 90 mmHg                nella popolazione.
senza alcun trattamento.                               Dal 1980 i tassi di mortalità coronarica ag-
                                                       giustati per età sono diminuiti da 267,1 a
                                                       141,3 per 100.000 abitanti negli uomini e da
2.1.4. Spiegazione del trend in discesa                161,3 a 78,8 nelle donne di età 25-84 anni,
della mortalità tra il 1980 e il 2000                  producendo nel 2000 42.930 morti corona-
                                                       riche in meno (24.955 negli uomini, 17.975
In Italia i tassi di mortalità per cardiopatia         nelle donne). Circa il 40% di questa diminu-
coronarica hanno avuto un andamento in                 zione è dovuto ai trattamenti specifici, prin-
discesa a partire dalla metà degli anni Set-           cipalmente trattamenti per lo scompenso
tanta, mantenendosi a livelli molto più bassi          cardiaco (14%) e terapie in prevenzione se-
rispetto ai Paesi del Nord Europa e agli Sta-          condaria dopo un infarto del miocardio o
ti Uniti. Con i dati disponibili di incidenza,         una rivascolarizzazione (6%). Circa il 55% è
prevalenza, consumo di farmaci, trattamen-             invece dovuto ai cambiamenti nei maggiori
ti chirurgici, ricoveri ospedalieri, fattori di        fattori di rischio cardiovascolare nella popo-
rischio, utilizzando il modello IMPACT, è              lazione italiana, principalmente la riduzione
stato valutato l’andamento in discesa della            della pressione arteriosa (25%) e della cole-
mortalità per cardiopatia coronarica in Ita-           sterolemia totale (23%) [Figura 2.1].

Figura 2.1. Spiegazione della diminuzione di decessi per cardiopatia coronarica in Italia tra il 1980
e il 2000.

                                                                Fattori di rischio peggiorati     +3%
                                                                   Obesità                       +0,6%
        0
                                                                   Diabete                       +2,2%

                                                                Fattori di rischio migliorati      –58%
                                                                   Fumo                           –3,7%
                                                                   Colesterolemia totale         –23,4%
 –15.000
                                                                   Pressione arteriosa           –25,0%
                                                                   Attività fisica                –5,8%

                                                                Trattamenti                       –40%
                                                                   Infarto acuto del miocardio    –4,9%
 –30.000                                                           Prevenzione secondaria         –6,1%
                           42.927
                         morti in meno                             Scompenso cardiaco            –13,7%
                                                                   Angina                         –8,7%
                                                                   CABG e PTCA                    –1,1%
 –45.000                                                           Angina instabile: acido
       1980                                            2000        acetilsalicilico ecc.          –1,0%
                                                                   Terapie antipertensive         –1,5%
                                                                   Statine in prevenzione I      – 2,7%

Fonte: Palmieri et al., 2009.

                                                  52
Malattie

2.1.5. Valutazione critica                              to rischio cardiovascolare globale per il qua-
                                                        le, oltre agli stili di vita “salvacuore” che di-
I dati descritti confermano che le malattie             ventano imperativi, esistono farmaci, in par-
cardiovascolari (coronariche e cerebrova-               ticolare antipertensivi e ipolipemizzanti, di
scolari) rappresentano ancora un impor-                 documentata efficacia preventiva.
tante problema di salute pubblica, perché
continuano ad avere un’alta frequenza, no-              Bibliografia essenziale
nostante l’Italia venga considerata un Paese            Ducimetiere P, Ruidavets JB, Montaye M, et al. Fi-
a basso rischio cardiovascolare. Sono co-                 ve-year incidence of angina pectoris and other
munque fra le malattie sulle quali si cono-               forms of coronary heart disease in healthy men
                                                          aged 50-59 in France and Northern Ireland: the
sce di più in termini di reversibilità del ri-            Prospective Epidemiological Study of Myocardial
schio, cosa che le rende quindi prevenibili.              Infarction (PRIME) Study. Int J Epidemiol 2001;
Sono inoltre le malattie che maggiormente                 30: 1057-62
incidono sullo sviluppo delle patologie le-             Giampaoli S, Palmieri L, Panico S, et al. Favorable
gate all’invecchiamento (disturbi cognitivi               cardiovascular risk profile (low risk) and 10-year
e disabilità).                                            stroke incidence in women and men: findings on
                                                          twelve Italian population samples. Am J Epide-
L’elevata percentuale di persone ipertese, l’al-
                                                          miol 2006; 163: 893-902
ta frequenza del diabete e dell’obesità e l’ele-        Palmieri L, Bennett K, Giampaoli S, Capewell S.
vata prevalenza dell’abitudine al fumo sono               Explaining the Decrease in Coronary Heart Dise-
problemi che vanno affrontati implementan-                ase Mortality in Italy between 1980 and 2000.
do le misure di prevenzione primaria.                     Am J Public Health 2009; 99: 1-9
Interventi rivolti a semplici modificazioni             Palmieri L, Donfrancesco C, Giampaoli S, et al. Fa-
degli stili di vita nelle diverse età, anche in           vorable cardiovascular risk profile and 10-year
quelle avanzate, consentiranno di mantene-                coronary heart disease incidence in women and
                                                          men: results from the Progetto CUORE. Eur J
re nel tempo gli incrementi di aspettativa di             Cardiovasc Prev Rehabil 2006; 13: 562-70
vita in buone condizioni di salute registrati           Palmieri L, Lo Noce C, Vanuzzo D, et al.; Gruppo
negli ultimi anni (l’Italia è fra i Paesi con             di Ricerca dell’Osservatorio Epidemiologico Car-
guadagni di aspettativa di vita più elevati),             diovascolare. Osservatorio Epidemiologico Car-
così come idonee strategie di prevenzione                 diovascolare Italiano: andamento temporale dei
potranno contribuire a ridurre sia i tassi di             fattori di rischio cardiovascolari. Giornale Italia-
ospedalizzazione sia i costi per la cura e la             no di Cardiologia 2010; 11 (Suppl. 3): 31S-6
                                                        Picciotto S, Forastiere F, Stafoggia M, et al. Asso-
riabilitazione. Laddove i fattori di rischio
                                                          ciations of area based deprivation status and indi-
modificabili sono particolarmente elevati o,              vidual educational attainment with incidence, tre-
anche se poco elevati singolarmente, com-                 atment, and prognosis of first coronary event in
plessivamente forniscono un quadro signifi-               Rome, Italy. J Epidemiol Community Health
cativamente negativo, si configura un eleva-              2006; 60: 37-43

2.2. Tumori

2.2.1. Introduzione                                     tumori sono molteplici e comprendono le
                                                        Statistiche sulla Mortalità dell’Istat, l’Archi-
Gli indicatori epidemiologici sul cancro                vio delle Schede di Dimissione Ospedaliera
raccolti su base di popolazione rappresen-              (SDO) del Ministero della Salute, ma anche
tano un supporto essenziale per valutare                gli archivi dei singoli reparti di Anatomia
l’impatto degli interventi di prevenzione e             Patologica. Tutte queste informazioni ven-
per la sorveglianza oncologica. Le basi di              gono utilizzate dai Registri Tumori italiani
dati da cui si attinge per avere informazioni           che sono preposti alla rilevazione di questi
epidemiologiche e di programmazione sui                 dati e che sono tra i soggetti maggiormen-

                                                   53
La situazione sanitaria del Paese

te impegnati alla loro analisi e diffusione.            aumento, soprattutto, ma non esclusiva-
La sorveglianza delle patologie tumorali è              mente, per la proporzione crescente di an-
un obiettivo essenziale dell’Unione Euro-               ziani, i quali presentano un maggiore ri-
pea (UE) e del nostro Paese. Quanti sono i              schio di sviluppare patologie tumorali. La
nuovi casi di tumore ogni anno in Italia?               stima del tasso di incidenza per il triennio
L’incidenza aumenta o diminuisce? Come                  2008-2010 mostra complessivamente valo-
sono ripartiti i malati e i tipi di cancro nelle        ri sostanzialmente stabili, sebbene con an-
varie Regioni?                                          damenti differenti secondo il sesso: in lieve
Per fornire la risposta a queste domande                riduzione il numero dei nuovi casi stimato
uno degli strumenti più utile e utilizzato da           per gli uomini, in leggera crescita quello
più di 30 anni è la banca-dati dell’Associa-            stimato per le donne.
zione Italiana Registri Tumori (AIRTUM) –
progressivamente in estensione e che at-                Prevalenza. Il rapporto AIRTUM ha foto-
tualmente copre oltre un terzo della popo-              grafato all’1 gennaio 2006 la prevalenza
lazione italiana. Questa banca dati è inol-             della patologia tumorale in Italia, basando-
tre utilizzata dall’ISS/CNESPS (Centro Na-              si sui dati raccolti da 24 Registri Tumori
zionale di Epidemiologia, Sorveglianza e                Italiani attivi da almeno 5 anni in una po-
Promozione della Salute), in collaborazione             polazione pari al 29% della popolazione
con altri centri di ricerca del Paese, per pro-         nazionale.
durre stime sugli andamenti futuri di inci-             Per quanto riguarda la prevalenza, i dati
denza, prevalenza e mortalità delle patolo-             evidenziano come in Italia il 4,2% del totale
gie tumorali.                                           della popolazione abbia avuto una diagnosi
Il Ministero della Salute e le Regioni attin-           di tumore, pari a circa 2.250.000 soggetti
gono le evidenze per orientare i documenti              (987.540 maschi e 1.256.413 femmine).
di programma [il Piano Oncologico Nazio-                Fra le donne con tumore, la diagnosi più
nale, piuttosto che i Piani Sanitari Regio-             frequente (42%, oltre mezzo milione di ita-
nali (PSR)] e per organizzare il sistema di             liane) è rappresentata dal tumore della
offerta (screening, piuttosto che servizi di            mammella, seguito da colon-retto (12%),
diagnosi e cura). In sintesi: i dati raccolti           endometrio (7%) e tiroide (5%). Tra gli uo-
dai Registri Tumori oggi offrono informa-               mini, il 22% dei casi prevalenti (quasi
zioni essenziali per la conoscenza della pa-            220.000 italiani) è costituito da pazienti
tologia oncologica, permettendo, tra l’al-              con tumore della prostata, 18% della vesci-
tro, il confronto con la realtà di altri Paesi          ca e 15% del colon-retto.
europei, e stanno a testimoniare l’esigenza             Quasi 1.300.000 italiani (2,2% della po-
di un impegno comune sia per la riduzione               polazione) sono lungo-sopravviventi, han-
del rischio (con adeguati interventi di pre-            no cioè avuto una diagnosi di tumore da
venzione), sia per rendere sempre più effica-           più di 5 anni. Costoro sono spesso liberi da
ce la presa in carico della patologia, dalla            malattia e da trattamenti antitumorali.
fase diagnostica al follow-up.                          Quasi 800.000 persone (l’1,5% della popo-
                                                        lazione) sono vive dopo oltre 10 anni dalla
                                                        diagnosi di tumore (Tabella 2.4).
2.2.2. Rappresentazione dei dati                        Rispetto al 1992, il numero di persone vi-
                                                        venti con tumore è quasi raddoppiato. Ciò
Incidenza. Per quanto riguarda l’inciden-               è dovuto, in parte, all’aumento di nuovi ca-
za, il Centro di Epidemiologia dei Tumori               si ascrivibile all’invecchiamento della po-
dell’ISS/CNESPS stima che i nuovi casi di               polazione e all’aumento di incidenza per
tumore diagnosticati in Italia nel 2008 sia-            qualche tumore e, in parte, alla migliorata
no circa 254.000, 132.000 fra gli uomini e              sopravvivenza dopo il tumore.
122.000 fra le donne (fascia di età 0-84 an-
ni). Complessivamente, l’incidenza dei tu-              Mortalità. Nel 2006, in Italia si sono regi-
mori nella popolazione italiana è ancora in             strati nella popolazione residente oltre

                                                   54
Malattie

Tabella 2.4. Prevalenza per sesso, età e anno di diagnosi (per 100.000 abitanti) dal pool dei Registri
Tumori all’1 gennaio 2006

                                                     Classe di età (anni)
 Anni dalla              0-44              45-59              60-74           75+           Tutte le età
 diagnosi
                                                             Maschi

 ≤ 2 anni                104                745              2.857           3.922             952

 ≤ 5 anni                212              1.368              5.474           8.305            1.878

 ≤ 10 anni               330               1.921             7.681           13.205           2.755

 ≤ 15 anni               402              2.230              8.859           15.896           3.256

 ≤ 20 anni               446              2.385              9.428           17.366           3.512

 Totale                  512              2.593              9.969           18.767           3.780

                                                             Femmine

 ≤ 2 anni                176                973              1.640           1.868             792

 ≤ 5 anni                352               2.112             3.536           3.919            1.682

 ≤ 10 anni               514              3.332              5.819           6.739            2.735

 ≤ 15 anni               598              4.013              7.330           8.682            3.417

 ≤ 20 anni               643              4.377              8.346           10.061           3.855

 Totale                  712              4.790              9.812           12.828           4.563

                                                         Maschi e femmine

 ≤ 2 anni                140                862              2.198           2.596             867

 ≤ 5 anni                282               1.749             4.424           5.478            1.774

 ≤ 10 anni               424              2.661              6.709           9.022            2.760

 ≤ 15 anni               499              3.144              8.029           11.247           3.336

 ≤ 20 anni               543              3.394              8.848           12.701           3.688

 Totale                  610              3.706              9.885           14.974           4.183

Fonte: I tumori in Italia – Rapporto AIRTUM 2010.

168.000 decessi per cancro, che costituisco-             2.2.3. Esposizione e valutazione critica
no il 30% di tutti i decessi e rappresentano             dei dati
la seconda causa di morte nel nostro Paese;
in particolare, la prima fra gli adulti e la se-         Incidenza. Si sono osservati andamenti in
conda fra gli anziani. Comunque, nell’ulti-              riduzione statisticamente significativa nel
mo decennio la mortalità per cancro è di-                numero di nuove diagnosi per il tumore
minuita, una tendenza positiva già presente              dello stomaco e per il sarcoma di Kaposi
nei primi anni Settanta tra le fasce più gio-            sia negli uomini sia nelle donne. Per gli uo-
vani e che si è successivamente estesa agli              mini l’incidenza si conferma in riduzione
adulti in tutto il territorio nazionale.                 per i tumori fumo-correlati (vie aeree e di-
Si prevede che nel 2010, in Italia, si verifi-           gestive superiori, esofago, polmone, vesci-
chino circa 122.000 decessi per tumore                   ca), per le leucemie e per i mielomi; tra le
nella fascia d’età 0-84 anni, di cui il 59%              donne sono in riduzione i tumori della co-
costituito da uomini. Tale cifra è il risulta-           lecisti, della cervice uterina e dell’ovaio.
to della progressiva riduzione della morta-              In entrambi i sessi risultano in crescita, inve-
lità per tumore, attesa anche per i prossimi             ce, i tumori della tiroide e i melanomi; sono
anni in entrambi i sessi.                                in crescita fra le donne i tumori del polmone

                                                    55
La situazione sanitaria del Paese

e i linfomi di Hodgkin e tra gli uomini i tu-           mori del colon, dell’osso, della mammella e
mori del colon, del testicolo e dei tessuti mol-        dell’utero. La mortalità è risultata in cre-
li e l’incidenza generale di tutti i tumori.            scita per il tumore al polmone tra le donne
L’incidenza dei tumori, sia negli uomini sia            e per il melanoma tra gli uomini.
nelle donne, presenta un gradiente geogra-              La riduzione della mortalità può riconosce-
fico con i livelli in riduzione dal Nord al             re almeno due ordini di motivi: da un lato
Sud, presumibilmente legato a una minore                la riduzione nel tempo del numero dei nuo-
esposizione nel Sud Italia a fattori cancero-           vi tumori a parità di sopravvivenza, e que-
geni (fumo di tabacco, inquinamento am-                 sta è la spiegazione, per esempio, della ri-
bientale ecc.) e a una maggiore presenza di             duzione osservata tra gli uomini per il tu-
fattori protettivi (dieta, abitudini alimenta-          more al polmone. In questo caso, un cam-
ri, fattori legati alla vita riproduttiva ecc.)         biamento nello stile di vita – l’interruzione
e, per alcune sedi tumorali, a una minore               dell’abitudine al fumo – ha avuto come ef-
diffusione sia delle attività di screening or-          fetto la riduzione del numero dei nuovi ma-
ganizzate (es. colon-retto e mammella), sia             lati e di conseguenza dei morti.
di diagnosi precoce (melanoma, rene).                   L’altra possibile spiegazione è legata a una
                                                        migliorata capacità di cura, per l’introdu-
Prevalenza. Vi è una rilevante variabilità              zione di nuovi strumenti terapeutici, so-
geografica nella prevalenza complessiva dei             prattutto quando c’è stato anche uno svi-
tumori maligni, con percentuali del 4-5%                luppo delle capacità diagnostiche che porta
nella quasi totalità dei registri del Centro-           a individuare casi in fase sempre più preco-
Nord e percentuali comprese tra il 2% e il              ce, come nel caso del tumore alla mammel-
3% nella quasi totalità dei registri del Sud.           la femminile o della prostata.
La percentuale relativa di lungosopravvi-               Per i due tumori che nel periodo considera-
venti non sembra invece variare in modo si-             to (1998-2005) hanno mostrato una cresci-
gnificativo tra le diverse aree.                        ta statisticamente significativa dei tassi di
Eterogeneità geografiche particolarmente                mortalità (il tumore del polmone nelle don-
marcate sono emerse per alcune specifiche               ne e i melanomi tra gli uomini), l’aumento
neoplasie. Le percentuali di persone con tu-            della mortalità è dovuto all’aumento del
mori alla mammella e colon-rettali (en-                 numero di nuove diagnosi in assenza di svi-
trambi spesso legati agli stili di vita) sono           luppi in campo terapeutico.
risultate doppie al Centro Nord rispetto al             Il differenziale di mortalità fra Nord e Sud
Sud. Differenze ancora più marcate sono                 registrato nel 1998 si è ridotto nel 2005 so-
emerse per il numero di uomini con tumori               stanzialmente per tutti i tumori; si è arriva-
della prostata, che rappresentano l’1% di               ti a un’omogeneizzazione della mortalità
tutta la popolazione maschile al Nord e lo              per tumore sul territorio nazionale, tanto
0,4% al Sud.                                            che le differenze tra Centro e Sud sono di-
                                                        ventate sfumate tra le donne (128 decessi
Mortalità. Il risultato complessivo, nel pe-            ogni 100.000 donne/anno al Nord, 121 al
riodo 1998-2005, è quello di un trend in ri-            Centro e 120 al Sud), mentre tra gli uomini
duzione della mortalità per tutti i tumori,             il valore del Sud (221 decessi ogni 100.000
trend sostenuto dalla riduzione di molte se-            uomini/anno) ha già superato quello del
di tumorali.                                            Centro (214) e si mantiene ancora legger-
Una riduzione significativa della mortalità             mente inferiore al Nord (232).
si è osservata nei due sessi per i tumori del           In particolare, la mortalità per tumore del
retto, dello stomaco, del fegato e per i lin-           fegato e delle vie biliari è sempre stata più
fomi non Hodgkin; tra gli uomini anche                  alta al Sud che nelle altre aree italiane; dal
per i tumori delle vie aerodigestive superio-           2005 anche i valori di mortalità del tumore
ri, dell’esofago, del polmone, della prosta-            del polmone, della vescica tra gli uomini e
ta e della vescica e per le leucemie. Per le            dei tumori dell’encefalo nei due sessi sono
donne la mortalità è in riduzione per i tu-             più elevati in Meridione.

                                                   56
Malattie

2.2.4. Indicazioni per la programma-                     aumento dell’attività e come l’Italia si situi
zione                                                    in una buona fase di attuazione. Occorre,
                                                         in tal senso, promuovere la diffusione su tut-
La lotta ai tumori si pone come obiettivi la             to il territorio dei programmi organizzati di
prevenzione, la riduzione della mortalità,               screening con procedure e protocolli omoge-
la riduzione delle disuguaglianze in termini             nei, creando specifici percorsi di approfon-
di incidenza, sopravvivenza e mortalità fra              dimento diagnostico-terapeutici.
le classi sociali, il miglioramento dell’acces-          La prevenzione terziaria previene i decessi
so e della qualità delle cure per i pazienti, la         curando adeguatamente i tumori recidivan-
promozione della diagnosi precoce, il mi-                ti e, in questo senso, per il progresso della
glioramento della tutela assistenziale e il              medicina e in particolare per il migliora-
follow-up con l’implementazione della ge-                mento delle tecniche diagnostiche, della
stione integrata per favorire la continuità              chirurgia, della chemio- e della radiotera-
assistenziale, il miglioramento della qualità            pia si è avuto un sempre migliore risultato
della vita del paziente oncologico. Confer-              terapeutico, con riduzione della mortalità;
mando le scelte operative operate nel Piano              a tale performance si riconduce la differen-
Oncologico Nazionale, si intendono sotto-                za tra incidenza e mortalità degli ultimi an-
lineare alcuni aspetti peculiari.                        ni per vari tumori. In tal senso è necessa-
L’obiettivo di ridurre l’incidenza dei tumo-             rio:
ri, tra i principali obiettivi del Sistema Sa-           ■■ promuovere la diffusione di percorsi dia-
nitario Nazionale (SSN) in questo settore,                  gnostico-terapeutici di gestione integrata
si raggiunge con interventi di prevenzione                  come standard di best-practice per la
primaria che siano efficaci contro i deter-                 presa in carico del malato, mediante il
minanti che possono essere caratteristici                   suo coinvolgimento attivo per la preven-
della popolazione e/o di suoi sottogruppi                   zione delle complicanze e delle recidive;
e/o degli individui. Pertanto, una pianifica-            ■■ promuovere l’adeguamento tecnologico
zione idonea deve avere strategie e obiettivi               per l’equo accesso a terapie e metodolo-
a livello sia di popolazione sia di individui.              gie diagnostiche costo-efficaci;
Poiché i determinanti dell’incidenza nella               ■■ promuovere la fruibilità di supporto psi-
popolazione e della suscettibilità individua-               co-oncologico;
le sono correlati, gli interventi vanno arti-            ■■ promuovere la gestione globale del pa-
colati su più livelli e ben coordinati. Gli                 ziente in fase avanzata di malattia ren-
obiettivi di salute con evidenze di efficacia               dendo sinergiche tutte le componenti sa-
e/o sui quali siano state definite delle politi-            nitarie, sociosanitarie e sociali che costi-
che internazionali sono quelli di promuove-                 tuiscono l’indispensabile rete attorno al
re azioni di contrasto ai fattori di rischio (il            paziente oncologico;
fumo, il consumo di alcool, gli agenti infet-            ■■ promuovere la partecipazione delle As-
tivi oncogeni, l’esposizione a oncogeni ne-                 sociazioni di volontari, parenti e familia-
gli ambienti di vita e di lavoro), l’attività fi-           ri nel percorso assistenziale, in particola-
sica e un’alimentazione sana. Gli obiettivi                 re per i malati terminali;
di prevenzione secondaria (screening) pos-               ■■ promuovere il miglioramento professio-
sono essere ottenuti con interventi di sanità               nale continuo degli specialisti sui proto-
pubblica o mediante un’attività di iniziati-                colli di follow-up e gestione integrata dei
va dei professionisti. Tali interventi sono                 malati oncologici e la rivisitazione/stesu-
inclusi dal 2001 nei Livelli Essenziali di As-              ra di protocolli di follow-up, basati sulla
sistenza (LEA) e riguardano i tumori della                  definizione di categoria di rischio.
mammella, cervice uterina e colon-retto. Il
First Report della European Commission                   Bibliografia essenziale
(2008), nel richiamare l’UE a proseguire                 AIRTUM working group. La prevalenza dei tumori
nell’implementazione dei programmi di                     in Italia. Epidemiologia & Prevenzione, anno 34
screening, evidenzia un generale positivo                 (5-6) settembre-dicembre 2010, Supplemento 2

                                                    57
La situazione sanitaria del Paese

AIRTUM working group. I trend dei tumori in Ita-         2009, Supplemento 1
 lia negli anni duemila (1998-2005). Epidemiolo-        Ministero della Salute, Piano Oncologico Nazionale
 gia & Prevenzione, anno 33 (4-5) luglio-ottobre         2010-2012

2.3. Malattie metaboliche

2.3.1. Introduzione                                     con una migliore prognosi delle complican-
                                                        ze e con una minore mortalità collegata al
Le malattie metaboliche sono un gruppo                  diabete. Dal punto di vista della sanità pub-
eterogeneo di patologie che si manifestano              blica, la qualità dell’assistenza e la gestione
con vari difetti del controllo omeostatico              territoriale della malattia sono ritenute,
dell’organismo. Nel novero delle malattie               quindi, una condizione fondamentale per
metaboliche rientrano numerosi difetti con-             tradurre i progressi clinici e farmacologici
geniti del metabolismo che, colpendo non                in una reale prevenzione delle complicanze
più di 5 persone ogni 10.000 abitanti, ven-             e in un miglioramento della qualità di vita
gono classificate tra le malattie rare, tratta-         dei malati.
te in un’apposita sezione di questo docu-               Si distinguono un diabete di tipo 1 (cosid-
mento.                                                  detto diabete insulino-dipendente o giova-
Tra le malattie del metabolismo quella che              nile, circa il 10% dei casi) e un diabete di
riveste il maggiore interesse per la sanità             tipo 2 (cosiddetto diabete non insulino-di-
pubblica, in rapporto alla frequenza e al               pendente o dell’adulto, circa il 90% dei ca-
correlato carico di malattia, complicanze e             si). Si tratta fondamentalmente di due pa-
disabilità, è sicuramente il diabete mellito.           tologie distinte, in quanto i due tipi di dia-
Il diabete mellito, infatti, è una patologia            bete si differenziano, oltre che per la diver-
cronica a larghissima diffusione in tutto il            sa eziopatogenesi (distruzione autoimmune
mondo e destinata ad aumentare nel prossi-              delle cellule beta del pancreas nel tipo 1, ri-
mo futuro con il progressivo invecchiamen-              dotta sensibilità all’insulina nel tipo 2), an-
to della popolazione e la sempre maggiore               che per le differenti età di insorgenza (bam-
occorrenza delle condizioni di rischio che              bini-adolescenti nel tipo 1, adulti nel tipo
ne precedono l’insorgenza. Il diabete è una             2), sintomatologia di esordio (acuta nel ti-
patologia rilevante soprattutto per le nu-              po 1, più sfumata e graduale nel tipo 2),
merose complicanze micro- e macrovasco-                 strategie terapeutiche (insulina dall’esordio
lari a cui i pazienti vanno incontro. Fra le            nel tipo 1, introdotta in caso di resistenza
complicanze microvascolari, la retinopatia              a terapia dietetica e ipoglicemizzanti orali
diabetica rappresenta la maggiore causa di              nel tipo 2) e, soprattutto, possibilità di pre-
cecità fra gli adulti e la nefropatia diabetica         venzione primaria. Se, infatti, il diabete di
è la principale causa di insufficienza renale           tipo 2 è in parte prevenibile modificando
cronica e dialisi. Le persone affette da dia-           gli stili di vita dei soggetti a rischio, parti-
bete presentano, inoltre, un rischio più ele-           colarmente per quel che riguarda la nutri-
vato di complicanze macrovascolari (malat-              zione e l’attività fisica, il diabete di tipo 1
tie cerebro- e cardiovascolari) rispetto alla           può essere difficilmente prevenuto, in
popolazione non diabetica e, in generale,               quanto sono ancora poco chiari i fattori di
hanno un’aspettativa di vita ridotta, qua-              rischio che interagiscono con la predisposi-
lunque sia l’età di esordio della malattia.             zione genetica scatenando la reazione au-
La qualità organizzativa e l’efficienza dell’as-        toimmunitaria.
sistenza diabetologica sono state correlate             Per quanto detto, in questo Capitolo si rife-
con un migliore controllo della malattia,               rirà particolarmente del diabete di tipo 2.

                                                   58
Malattie

2.3.2. I dati                                                riore ai 75 anni. Nelle fasce d’età fra 35 e
                                                             64 anni la prevalenza è maggiore fra gli uo-
Già nel 2003, fra le persone di età compre-                  mini, mentre oltre i 65 anni è più alta fra le
sa tra 20 e 79 anni si stimava una prevalen-                 donne (Figura 2.3). Per quanto riguarda la
za mondiale del 5,1%, che si prevedeva in                    distribuzione geografica, la prevalenza è
aumento fino al 6,3% nel 2025, con il coin-                  più alta nel Sud e nelle Isole, con un valore
volgimento di 333 milioni di persone in                      del 5,6%, seguita dal Centro con il 4,8% e
tutto il mondo e un incremento pari al 24%                   dal Nord con il 4,4% (Figura 2.4).
nel periodo. Dati più recenti, tuttavia, par-                Tali dati sono sostanzialmente confermati
lano di una proiezione che nel 2025 arriva                   da quelli rilevati dal sistema PASSI (Pro-
al 7,3% (380 milioni).                                       gressi delle Aziende Sanitarie per la Salute
La mortalità nelle persone con diabete è                     in Italia), programma continuo di sorve-
1,9 volte quella dei non diabetici e per le                  glianza della popolazione italiana adulta
donne il rapporto sale a 2,6. Nel 2005,                      sui principali fattori di rischio comporta-
l’Organizzazione Mondiale della Sanità                       mentali (sedentarietà, scorretta alimenta-
(OMS) ha stimato che il 2% del totale delle                  zione, fumo, alcool, rischio cardiovascola-
morti nel mondo fosse da attribuire al dia-                  re, sicurezza domestica, screening oncolo-
bete (circa 1.125.000), sottolineando, tut-                  gici ecc.), affidato dal Centro nazionale per
tavia, come tale contributo alla mortalità                   la prevenzione e il Controllo delle Malattie
generale fosse probabilmente sottostimato,                   (CCM) del Ministero della Salute al
dal momento che il decesso di una persona                    CNESPS dell’ISS. Nel pool di Asl che par-
con diabete è di solito attribuito a una del-                tecipano al sistema, la prevalenza del dia-
le complicanze (cardiopatia, malattia rena-                  bete, nel 2009, è risultata pari al 5%. La
le ecc.).                                                    prevalenza cresce con l’età: nella fascia 50-
In Italia, i dati Istat indicano che la preva-               69 anni quasi 1 persona su 8 (12%) ha di-
lenza è in regolare aumento nell’ultimo de-                  chiarato di avere una diagnosi di diabete.
cennio (Figura 2.2). Nel 2010, infatti, ri-                  Risulta inoltre più diffuso tra gli uomini
sulta diabetico il 4,9% della popolazione                    (6%), nelle persone senza alcun titolo di
(5,2% per le donne e 4,5% per gli uomini),                   studio o con la sola licenza elementare
pari a circa 3 milioni di persone. La preva-                 (15%), in quelle con molte difficoltà econo-
lenza del diabete aumenta con l’età, fino al                 miche percepite (9%) e nelle persone in so-
19,8% nelle persone con età uguale o supe-                   vrappeso (7%) e obese (14%).

Figura 2.2. Trend della prevalenza di diabete (Anni 2001-2010).

           2001      2002       2003      2004      2005          2006   2007    2008    2009    2010
                                                           Anno

Fonte: Istat. Indagine multiscopo “Aspetti della vita quotidiana” – Anno 2010.

                                                        59
La situazione sanitaria del Paese

Figura 2.3. Prevalenza di diabete per classi d’età (Anno 2010).

              25

              20
                           Maschi
                           Femmine
              15           Totale
        %

              10

               5

               0
                   0-14   15-17   18-19   20-24   25-34    35-44     45-54   55-59   60-64   65-74   ≥ 75   Totale
    Maschi         0,2     0,2     0,6     0,3     0,4         0,9    3,3     7,5     9,4    12,6    19,2    4,5
   Femmine         0,4     1,0     0,6     0,7     0,7         0,7    2,7     5,9     7,3    13,1    20,2    5,2
     Totale        0,3     0,6     0,6     0,5     0,6         0,8    2,9     6,7     8,3    12,8    19,8    4,9
Fonte: Istat. Indagine multiscopo “Aspetti della vita quotidiana” – Anno 2010.

Già nel 2004, peraltro, al fine di disporre di                 ■■ solo 2 persone intervistate su 3 avevano
maggiori indicazioni su come migliorare la                        sentito parlare dell’emoglobina glicosila-
qualità dell’assistenza sul territorio per le                     ta (HbA1c, il test più importante per il
persone con diabete, è stato condotto lo Stu-                     monitoraggio del controllo glicemico) e,
dio QUADRI, coordinato dall’ISS/CNESPS.                           fra questi, solo il 66% aveva eseguito
I risultati hanno evidenziato come l’assisten-                    l’esame negli ultimi 4 mesi, come previ-
za alle persone con diabete fosse ancora lon-                     sto dalle Linee guida.
tana da livelli ottimali di qualità. Si rilevava               Più recentemente, il Rapporto Osservasalu-
tra l’altro che:                                               te 2010, redatto dall’Osservatorio Nazio-
■■ il 73% aveva almeno uno dei principali                      nale sulla Salute nelle Regioni italiane che
   fattori di rischio per le complicanze (54%                  ha sede presso l’Università Cattolica di Ro-
   ipertensione, 44% ipercolesterolemia, 32%                   ma, per valutare l’impatto del diabete sul
   obesità) e il 42% ne aveva almeno due;                      nostro sistema sanitario ha calcolato, sulla
■■ tra i pazienti con ipertensione e tra quelli                base dei dati Istat, i tassi di dimissione
   con ipercolesterolemia, rispettivamente                     ospedaliera e di mortalità correlati alla pa-
   il 14% e il 49% non erano trattati e, tra                   tologia, utilizzando come riferimento (de-
   gli obesi, quasi tutti avevano ricevuto il                  nominatore) la popolazione residente.
   consiglio di dimagrire, ma poco più della                   I tassi di dimissione in regime di ricovero or-
   metà faceva qualcosa per ridurre l’ecces-                   dinario o di day-hospital relativi al periodo
   so di peso;                                                 2007-2008, utili per verificare l’appropria-
■■ il 27% dei diabetici fumava e quasi 1 su                    tezza dell’assistenza erogata a livello territo-
   3 era sedentario;                                           riale, mostrano valori più elevati della media
■■ meno del 50% aveva fatto almeno una                         nazionale per le Regioni del Sud e le Isole,
   visita approfondita presso il medico di                     mentre le Regioni del Centro-Nord hanno
   medicina generale (MMG) o il diabeto-                       valori più bassi. Per ambedue le tipologie di
   logo nell’ultimo semestre;                                  ricovero, i tassi standardizzati di dimissione
■■ soltanto il 58% aveva effettuato un esame                   ospedaliera sono maggiori negli uomini, con
   del fondo oculare e il 42% aveva ricevuto                   un rapporto nazionale di circa 1,4:1.
   la vaccinazione antinfluenzale nell’ultimo                  Per quanto riguarda la mortalità per diabe-
   anno;                                                       te, il Rapporto Osservasalute ha calcolato

                                                          60
Malattie

Figura 2.4. Prevalenza di diabete per Regione e area geografica (Anno 2010).

            Mezzogiorno
                   Centro
                     Nord
                     Italia
                Sardegna
                     Sicilia
                  Calabria
                 Basilicata
                    Puglia
                Campania
                    Molise
                  Abruzzo
                     Lazio
                   Marche
                   Umbria
                  Toscana
          Emilia Romagna
                   Liguria
      Friuli Venezia Giulia
                   Veneto
              PA di Trento
      Trentino Alto Adige
            PA di Bolzano
               Lombardia
             Valle d’Aosta
                Piemonte
                               0    1         2          3          4            5   6       7        8

Fonte: Istat. Indagine multiscopo “Aspetti della vita quotidiana” – Anno 2010.

che nel 2006 era più alta negli uomini                       l’anno precedente. In entrambi gli anni so-
(3,23/10.000) rispetto alle donne (2,78/                     no principalmente colpite le fasce d’età più
10.000). Per entrambi i sessi i tassi erano                  avanzate.
maggiori al Sud e nelle Isole, con il primato                Vista la correlazione diretta tra obesità/so-
della Sicilia (uomini 5,29/10.000, donne                     vrappeso e diabete di tipo 2, inoltre, devono
5,27/10.000), seguita dalla Campania (uo-                    preoccupare i dati sulla diffusione di tali
mini 4,79/10.000, donne 4,86/10.000). Nel                    condizioni tra la popolazione italiana.
2007, per ciò che riguarda la differenza tra                 L’Istat, relativamente al 2009, rileva che in
i sessi, la situazione appare simile (uomini                 Italia, nella popolazione adulta, la percen-
3,26/10.000, donne 2,75/10.000); per quan-                   tuale di sovrappeso è pari al 36,6% (maschi
to riguarda il confronto tra le Regioni, per                 45,6%; femmine 28,1%), mentre gli obesi
le donne il tasso di mortalità più elevato si                sono il 10,6% (maschi 11,6%; femmine
riscontra in Campania (5,12/10.000) invece                   9,5%). Nel Sud e nelle Isole si rileva la per-
che in Sicilia (4,94/10.000), mentre per gli                 centuale più elevata di persone obese e in so-
uomini si conferma quanto evidenziato per                    vrappeso (11,8% e 39,8%, rispettivamente)

                                                        61
La situazione sanitaria del Paese

[tassi standardizzati, Figura 2.5]. Comples-                   coordinamento del progetto “Sistema di in-
sivamente in Italia si stimano, quindi, in                     dagini sui rischi comportamentali in età
circa 6 milioni le persone adulte obese.                       6-17 anni”. Come meglio descritto in altro
Riguardo allo stato nutrizionale del cam-                      capitolo del presente documento, il progetto
pione di circa 39.212 intervistati per il                      è diviso in 2 indagini: la prima si è svolta nel
2009, i dati del sistema PASSI rilevano va-                    2008 e nel 2010 ed è denominata “OKkio
lori simili, con una percentuale di adulti in                  alla SALUTE” (sorveglianza nutrizionale e
sovrappeso pari al 31,8% e di obesi pari al                    sui fattori di rischio comportamentali su un
10,4%. Il 54% delle persone con eccesso                        campione rappresentativo di alunni delle
ponderale intervistate ha riferito che un                      scuole primarie); la seconda si è svolta
medico o un altro operatore sanitario gli                      nell’anno scolastico 2009-2010 e fa parte
aveva consigliato di fare una dieta per per-                   dello studio europeo HBSC (Health Beha-
dere peso, mentre il 38% ha dichiarato di                      viours in School-aged Children) [sorveglian-
avere ricevuto il consiglio di svolgere rego-                  za dei comportamenti associati con lo stato
larmente attività fisica.                                      di salute negli adolescenti].
Anche i dati sulla diffusione di sovrappeso                    La prevalenza di sovrappeso e obesità rile-
e obesità tra i più giovani, peraltro, vanno                   vata nel 2008 da OKkio alla SALUTE è ri-
attentamente considerati, in quanto è di-                      sultata molto elevata: a livello nazionale il
mostrato che un bambino obeso ha mag-                          23,2% dei bambini risulta sovrappeso e il
giori probabilità di un normopeso di essere                    12,0% obeso, cioè più di 1 bambino su 3
in eccesso ponderale anche da adulto, con                      ha un peso superiore a quello che dovrebbe
il conseguente maggiore rischio di svilup-                     avere per la sua età. Riportando questi va-
pare le patologie correlate a tale condizio-                   lori a tutta la popolazione di bambini di
ne, diabete in particolare. Per quest’ultimo,                  età 6-11 anni si arriva a una stima di più di
infatti, alcuni dati indicano come siano già                   1 milione di bambini in sovrappeso o obesi
in aumento i casi di diabete di tipo 2 insor-                  in Italia. Si evidenziano, inoltre, notevoli
ti in giovane età.                                             differenze per Regione: dal 49% di bambi-
Per avere un quadro aggiornato del fenome-                     ni in sovrappeso o obesi in Campania al
no obesità e sovrappeso tra i bambini italia-                  23% nella stessa condizione in Valle d’Ao-
ni, il CCM ha affidato all’ISS-CNESPS il                       sta. Generalmente, comunque, nelle Re-

Figura 2.5. Prevalenza di eccesso ponderale negli adulti per area geografica (Anno 2009).

                                                                                                   Obesi
                                                                                                   Sovrappeso

          Nord-Ovest    Nord-Est       Nord         Centro         Sud       Isole   Mezzogiorno      Italia

Fonte: Istat. Health For All-Italia – Tassi standardizzati – Anno 2010.

                                                          62
Malattie

gioni del Sud si rilevano valori più elevati.            to di alcuni elementi fondamentali:
La seconda raccolta di OKkio alla SALU-                  ■■ la prevenzione dell’obesità non può essere
TE (42.000 bambini coinvolti) ha fornito                    di competenza esclusiva del sistema sani-
risultati non molto dissimili da quanto rile-               tario, ma deve essere espressione di uno
vato nel 2008, con il 22,9% dei bambini                     specifico impegno di tutte le Istituzioni;
misurati in sovrappeso e l’11,1% in condi-               ■■ gli interventi da attuare devono essere fi-
zioni di obesità.                                           nalizzati a un cambiamento sociocultu-
Lo studio HBSC 2009-2010 ha riguardato                      rale, perché l’obesità e le malattie a essa
77.000 ragazzi tra gli 11 e i 15 anni, mo-                  correlate sono problemi di salute, ma gli
strando, tra l’altro, una maggiore frequen-                 interventi utili alla loro soluzione sono
za di ragazzi in sovrappeso e obesi tra gli                 da attuarsi, nella maggior parte dei casi,
undicenni (29,3% nei maschi, 19,5% nelle                    al di fuori del mondo sanitario;
femmine) rispetto ai quindicenni (25,6%                  ■■ per modificare i comportamenti indivi-
nei maschi, 12,3% nelle femmine) e lo svol-                 duali nei confronti dell’alimentazione e
gimento di minore attività fisica tra i ra-                 dell’attività fisica, occorrono politiche
gazzi di 15 anni (47,5% nei maschi, 26,6%                   che aiutino e rendano possibili le scelte
nelle femmine) rispetto ai tredicenni (50,9%                personali più salutari, in quanto i soli in-
nei maschi, 33,7% nelle femmine).                           terventi individuali non producono effet-
                                                            ti duraturi nel campo della promozione
                                                            di stili di vita sani, se non sono accompa-
2.3.3. Indicazioni per la programma-                        gnati da una serie di modifiche ambien-
zione                                                       tali, strutturali e socioculturali che con-
                                                            sentano il mantenimento dei comporta-
La prevenzione primaria del diabete: pre-                   menti appena acquisiti;
venire sovrappeso e obesità. La prevenzio-               ■■ è necessario elaborare programmi di
ne primaria del diabete si identifica con la                azione che impegnino gli stakeholders in
prevenzione dell’eccesso ponderale. È pos-                  interventi di documentata efficacia, coin-
sibile tenere sotto controllo l’epidemia di                 volgendo tutti i soggetti della società ci-
obesità e invertirne l’andamento attraverso                 vile (Istituzioni pubbliche, Associazioni
azioni complessive, che intervengano sui de-                di cittadini e consumatori, produttori,
terminanti sociali, economici e ambientali                  distributori e rivenditori di beni di con-
degli stili di vita. Tali azioni, tuttavia, per             sumo, mondo dello sport, pubblicitari
raggiungere gli obiettivi che si propongono,                ecc.) in un processo di cambiamento;
non possono non prevedere il coinvolgimen-               ■■ i decisori istituzionali e gli operatori di
to attivo di settori della società esterni al si-           sanità pubblica devono farsi promotori di
stema sanitario.                                            un’azione di advocacy in favore della sa-
Si tratta, infatti, di un problema di sanità                lute in tutti i settori della società civile.
pubblica la cui soluzione non può essere de-             La strategia italiana di contrasto a sovrap-
mandata esclusivamente al sistema sanita-                peso e obesità viene meglio descritta in al-
rio, ma necessita di interventi che siano il             tro Capitolo del presente documento, a cui
più possibile trasversali e intersettoriali, con         si rimanda per una trattazione più appro-
il coinvolgimento di molti altri soggetti isti-          fondita.
tuzionali e della società civile (Ministeri,
Comuni, Province, Associazioni Professio-                La prevenzione secondaria e terziaria del
nali e di categoria, Associazioni dei consu-             diabete: prevenire evoluzione e compli-
matori, produttori di alimenti, pubblicitari,            canze. La prevenzione secondaria e quella
mass media ecc.), così come raccomandato                 terziaria del diabete si identificano con la
dall’UE e dall’OMS. La sanità pubblica,                  diagnosi precoce e con l’adeguata gestione
pertanto, deve affrontare il tema del so-                della patologia da parte del paziente e del
vrappeso e dell’obesità attraverso la defini-            team diabetologico.
zione di una strategia globale, tenendo con-             Riguardo all’assistenza delle persone con

                                                    63
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