2 Malattie 2.1. Malattie cardiovascolari - Ministero della Salute
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Malattie Malattie 2 2.1. Malattie cardiovascolari 2.1.1. Introduzione tie cardiovascolari si è ridotta del 63%). Nell’interpretare questi dati non bisogna di- Le malattie cardiovascolari costituiscono menticare che dal 1970 al 2008 le codifiche ancora oggi in Italia uno dei più importan- dei certificati di morte sono state realizzate ti problemi di salute pubblica: esse sono tra con tre differenti versioni della Classifica- le principali cause di morbosità, invalidità zione Internazionale delle malattie e delle e mortalità; rientrano in questo gruppo le cause di morte (ICD-VIII, IX e X). più frequenti patologie di origine arterio- Nonostante la frequenza, queste malattie sclerotica, in particolare le malattie ische- sono per la gran parte prevenibili attraver- miche del cuore (infarto acuto del miocar- so l’adozione di stili di vita sani, in partico- dio e angina pectoris), e le malattie cere- lare sana alimentazione, attività fisica re- brovascolari (ictus ischemico ed emorragi- golare e abolizione del fumo di sigaretta; co). Chi sopravvive a una forma acuta di- fin dalla giovane età queste abitudini aiuta- venta un malato cronico con notevoli riper- no a ridurre e/o a mantenere la pressione cussioni sulla qualità della vita e sui costi arteriosa, la colesterolemia, la glicemia a economici e sociali che la società deve af- digiuno e l’indice di massa corporea a livel- frontare. Le malattie cardiovascolari, inol- li favorevoli. Così, parallelamente al cre- tre, sono fra i maggiori determinanti delle scere delle possibilità di trattamento medi- malattie legate all’invecchiamento, produ- co e chirurgico della malattia già concla- cendo disabilità fisica e disturbi della capa- mata, si è venuta affermando la consapevo- cità cognitiva. lezza dell’importanza di interventi di tipo Nella fascia di età 35-64 anni, degli eventi preventivo, atti a impedire o ritardare l’in- fatali il 30-40% muore rapidamente subito sorgenza della malattia stessa. dopo l’inizio dei sintomi e prima di arrivare in ospedale. Studi longitudinali hanno evi- denziato che circa la metà degli eventi co- 2.1.2. Presentazione dei dati: mortalità, ronarici è dovuta all’angina pectoris, che incidenza, prevalenza e letalità solo raramente è motivo di ricovero. Di qui l’interesse a raccogliere e valutare i dati di Mortalità. I dati di mortalità più aggiornati mortalità, incidenza, prevalenza e letalità. forniti dall’Istat ed elaborati dall’Ufficio Un dato rilevante per la salute degli italiani Centrale di Statistica dell’Istituto Superiore è che negli ultimi 40 anni la mortalità totale di Sanità (ISS) si riferiscono al 2008. si è più che dimezzata (il tasso standardizza- Le malattie del sistema circolatorio causa- to di mortalità totale si è ridotto del 53% tra no 224.482 decessi (97.952 uomini e il 1970 e il 2008) e il contributo dalle malat- 126.530 donne), pari al 38,8% del totale tie cardiovascolari è stato quello che più ha dei decessi: una percentuale così elevata è influito sul trend in discesa della mortalità dovuta in parte al processo di invecchia- (nello stesso periodo la mortalità per malat- mento della popolazione e alla scarsa nata- 47
La situazione sanitaria del Paese lità che ha caratterizzato il nostro Paese ne- maggiore frequenza nelle età più avanzate: gli ultimi anni. i valori più elevati si registrano sia negli uo- Per le malattie ischemiche del cuore (infar- mini sia nelle donne al Sud. to del miocardio, altre forme acute e suba- cute di cardiopatia ischemica, infarto mio- Incidenza. L’incidenza è il numero di nuovi cardico pregresso, angina pectoris e altre casi di malattia in una popolazione in un forme croniche di cardiopatia ischemica) si periodo di tempo determinato, usualmente registrano 75.046 decessi (37.827 uomini e un anno. I dati sono ricavati dagli studi 37.219 donne), pari al 33% circa del totale longitudinali coinvolti nell’ambito del Pro- delle morti per malattie del sistema circola- getto CUORE, che hanno arruolato più di torio. 21.000 uomini e donne di 35-74 anni di età Negli uomini la mortalità è trascurabile fino a partire dalla metà degli anni Ottanta con all’età dei 40 anni, emerge fra i 40 e i 50 an- follow-up medio di 13 anni. ni e poi cresce in modo esponenziale con I tassi evidenziano un’incidenza di eventi l’età. Nelle donne il fenomeno si manifesta a coronarici (negli uomini 6,1 per 1.000 per partire dai 50-60 anni e cresce rapidamente; anno con la letalità a 28 giorni del 28%, lo svantaggio degli uomini rispetto alle don- nelle donne 1,6 per 1.000 per anno con la ne è più accentuato nell’età riproduttiva e letalità del 25%) maggiore rispetto a quel- tende a ridursi con l’avanzare dell’età. La di- li cerebrovascolari (negli uomini 2,7 per versità di frequenza della malattia tra i due 1.000 per anno, nelle donne 1,2 per 1.000 sessi si accompagna anche alla diversità del- per anno) in entrambi i sessi, eccetto che le manifestazioni cliniche: sono infatti più per l’ultima decade di età nelle donne, in frequenti nelle donne la morte improvvisa, cui vi è una maggiore incidenza di acci- l’infarto silente e l’angina pectoris. denti cerebrovascolari. La letalità è alta Agli accidenti cerebrovascolari è attribuibi- sia negli uomini (32%) sia nelle donne le circa il 28% dei decessi dovuti alle ma- (35%) e aumenta molto con l’avanzare lattie del sistema circolatorio: sono stati re- dell’età (Tabella 2.1). gistrati 63.726 decessi (25.329 uomini e Applicando le stime di incidenza sulla po- 38.397 donne). polazione residente di età 35-74 anni regi- L’ictus è un’affezione grave, associata ad al- strata dal Censimento Istat 2001, il nume- ta letalità che, se non fatale, provoca inva- ro dei nuovi eventi coronarici (fatali e non lidità permanente. Anche questo dato è in fatali) dovrebbe aggirarsi intorno a 80.000 parte spiegabile con il fenomeno dell’allun- l’anno negli uomini di quella fascia di età e gamento della vita media, in quanto le ma- a circa 20.000 l’anno nelle donne; per gli lattie cerebrovascolari si presentano con accidenti cerebrovascolari, i nuovi eventi Tabella 2.1. Progetto CUORE-Studi Longitudinali: tassi di incidenza e letalità – Uomini e donne 35-74 anni; follow-up dicembre 2004 Eventi coronarici Eventi cerebrovascolari Uomini Donne Uomini Donne Età Tassi di Letalità, % Tassi di Letalità, % Tassi di Letalità, % Tassi di Letalità, % (anni) incidenza incidenza incidenza incidenza per anno per anno per anno per anno per 1.000 per 1.000 per 1.000 per 1.000 35-44 3,2 9,6 0,5 8,3 0,6 11,1 0,3 20,0 45-54 4,5 15,3 1,2 11,4 1,7 29,1 0,6 23,7 55-64 9,7 33,6 2,8 27,1 4,8 27,3 2,3 33,9 65-74 10,1 54,2 4,5 54,5 7,8 53,6 5,3 49,0 35-74 6,1 27,9 1,6 25,4 2,7 32,0 1,2 34,7 Fonte: IV Conferenza Nazionale sulla Prevenzione Cardiovascolare, Istituto Superiore di Sanità – aprile 2010. 48
Malattie potrebbero essere intorno a 35.000 negli Tasso di attacco e letalità. Il tasso di attac- uomini della stessa fascia di età, 15.000 co include sia i nuovi casi di malattia sia le nelle donne. Nelle stesse coorti del Proget- recidive (eventi che occorrono a soggetti to CUORE si è osservato che persone in età già sopravvissuti a un episodio di malattia); adulta (35-69 anni) con fattori di rischio la letalità misura la percentuale di eventi favorevoli, cioè con pressione arteriosa fatali rispetto alla totalità degli eventi; que- uguale o inferiore a 120/80 mmHg, cole- sti indicatori derivano dal Registro Nazio- sterolemia totale inferiore a 200 mg/dl, in- nale delle Malattie Cardiovascolari, che in- dice di massa corporea inferiore a 25 kg/m 2 , clude una popolazione di circa 5 milioni di che non fumano, che non hanno il diabete uomini e donne di età 35-74 anni residente e che non assumono farmaci, sono quelle in aree al Nord, Centro e Sud del Paese. So- che in 10 anni si ammalano meno (non so- no disponibili dati raccolti nel biennio no stati registrati eventi coronarici e cere- 1998-1999 e nel 2003, dai quali è stato brovascolari negli uomini; nelle donne non possibile stimare le variazioni dei tassi di sono stati registrati eventi cerebrovascola- attacco e della letalità. Per gli eventi coro- ri, solo 2 eventi coronarici). Quelli con ri- narici il tasso di attacco medio annuo, stan- schio sfavorevole, cioè con valori di pres- dardizzato per la popolazione europea, sti- sione arteriosa 120-140 e/o 80-90 mmHg, mato per la fascia di età 35-74 anni è passa- colesterolemia totale 200-240 mg/dl, indi- to negli uomini da 30,4 [intervallo di confi- ce di massa corporea 25-30 kg/m 2 , che non denza (IC) 95% 29,8-31,1] a 29,4 (IC 95% fumano, non hanno il diabete e non assu- 28,6-30,1) per 10.000 abitanti; nelle donne mono farmaci si ammalano di meno rispet- da 7,7 (IC 95% 7,4-8,0) a 7,4 (IC 95%, 7,1- to agli altri che vengono definiti ad alto ri- 7,8) per 10.000 abitanti. La letalità negli uo- schio: negli uomini ad alto rischio il tasso mini è scesa dal 26,0% (IC 95% 25,1-27,0) di incidenza per gli eventi coronarici mag- al 23,4% (IC 95% 22,3-24,5); per le donne giori è 2,8 volte maggiore rispetto a coloro dal 34,6% (IC 95% 32,6-36,6) è passata al che sono a rischio favorevole o sfavorevole 23,4% (IC 95% 21,2-25,5). Quindi, tra i (incidenza alto rischio pari a 6,7 per 1.000 pazienti colpiti da infarto miocardico acuto persone in un anno rispetto a 2,4 per 1.000 circa 3 uomini su 10 e 4 donne su 10 muo- in quelle non ad alto rischio); nelle donne lo iono entro 28 giorni dall’esordio dei sinto- stesso rapporto è circa pari a 2 (incidenza mi, principalmente fuori dall’ospedale, pri- alto rischio pari a 1,8 per 1.000 persone in ma del ricovero. un anno rispetto a 1,0 per 1.000 in quelle a Per gli eventi cerebrovascolari il tasso di at- rischio favorevole o sfavorevole). Per quan- tacco medio annuo, standardizzato per la to riguarda gli accidenti cerebrovascolari, i popolazione europea, stimato per la fascia risultati sono ancora più evidenti: il rap- di età 35-74 anni è passato negli uomini da porto fra il tasso di attacco per coloro che 21,9 (IC 95% 21,4-22,4) a 20,7 (IC 95% sono ad alto rischio e coloro che sono a ri- 20,0-21,3) per 10.000 abitanti; nelle donne schio favorevole o sfavorevole è 3,5 volte da 12,5 (IC 95% 12,1-12,8) a 11,3 (IC 95%, maggiore negli uomini (l’incidenza di ri- 10,8-11,7) per 10.000 abitanti. La letalità schio elevato è 2,9 per 1.000 persone in un negli uomini è aumentata dal 14,5% anno rispetto a 0,8 per 1.000 in quelle a ri- (IC 95% 13,7-15,3) al 15,3% (IC 95% 14,1- schio favorevole o sfavorevole) e 2,5 volte 16,4); per le donne è salita dal 17,1% maggiore nelle donne (incidenza alto ri- (IC 95% 16,1-18,2) al 18,9% (IC 95% 17,3- schio pari a 1,6 per 1.000 persone in un 20,5). Quindi, tra i pazienti colpiti da acci- anno rispetto a 0,7 per 1.000 in coloro che dente cerebrovascolare circa 2 su 10 muoio- sono a rischio favorevole o sfavorevole). no entro 28 giorni dall’esordio dei sintomi. Sfortunatamente la prevalenza delle per- La letalità, nonostante sia inferiore a quella sone a rischio favorevole è molto bassa e coronarica, appare ancora rilevante e si ac- non supera il 5% della popolazione gene- compagna a una sopravvivenza gravata spes- rale (35-69 anni). so da pesanti condizioni di invalidità. 49
La situazione sanitaria del Paese Prevalenza. È la frequenza di una malattia polazione cardiovascolari né, tanto meno, o di una condizione a rischio in una popo- nei registri ospedalieri. La malattia cardio- lazione. L’andamento della prevalenza di- cerebrovascolare colpisce in genere l’età pende dall’incidenza, dal miglioramento avanzata. I dati esposti (Tabella 2.2) si rife- dei trattamenti che produce un aumento riscono a un esame di un campione casuale della sopravvivenza e dall’invecchiamento della popolazione generale raccolti nella della popolazione. La prevalenza stimata Health Examination Survey attualmente su campioni di popolazione è importante in in corso (2008-2012) e confrontati con i quanto del totale delle malattie cardiova- corrispondenti dati raccolti tra il 1998 e il scolari, in particolare della malattia ische- 2002 nelle stesse Regioni nell’ambito mica del cuore, circa la metà è dovuta a dell’Osservatorio Epidemiologico Cardio- episodi di angina pectoris, che usualmente vascolare (Friuli, Molise, Emilia Romagna, non ricevono ricovero ospedaliero e per- Calabria, Basilicata, Piemonte, Sardegna, tanto non vengono inclusi nei registri di po- Lazio, Sicilia). Tabella 2.2. Prevalenza delle malattie cardiovascolari per fasce di età e sesso (Anni 1998 e 2008). Osser- vatorio Epidemiologico Cardiovascolare (Friuli, Molise, Sicilia, Emilia Romagna, Calabria, Basilicata, Piemonte, Sardegna, Lazio): uomini e donne di età compresa tra i 35 e i 74 anni 1998 2008 Età (anni) Uomini % Donne % Uomini % Donne % Infarto del miocardio* 35-44 0,2 0,0 0,2 0,3 45-54 1,3 0,2 0,9 0,0 55-64 3,0 0,9 3,3 0,5 65-74 4,3 1,6 6,4 1,6 Totale 2,2 0,7 2,7 0,6 Angina pectoris** 35-44 1,3 2,3 2,0 2,5 45-54 2,1 2,9 2,4 4,5 55-64 2,8 6,6 2,9 5,4 65-74 4,3 6,5 6,4 5,8 Totale 2,6 4,5 3,4 4,6 Rivascolarizzazioni*** 35-44 0,4 0,0 0,2 0,0 45-54 1,3 0,2 1,7 0,0 55-64 3,2 0,0 5,5 0,0 65-74 5,2 0,7 11,3 2,2 Totale 2,5 0,2 4,7 0,6 Coronaropatia clinicamente manifesta**** 35-44 1,8 2,3 2,5 2,5 45-54 3,8 3,1 3,9 4,5 55-64 7,0 7,2 8,4 5,9 65-74 10,5 8,5 16,5 8,2 Totale 5,8 5,2 7,8 5,4 * Si tratta di persone che hanno superato la fase acuta. ** Questionario della London School of Hygiene and Tropical Medicine. *** Bypass o angioplastica. **** Infarto del miocardio o angina o bypass alle coronarie o angioplastica. Fonte: IV Conferenza Nazionale sulla Prevenzione Cardiovascolare, Istituto Superiore di Sanità – aprile 2010. 50
Malattie 2.1.3. Fattori e condizioni a rischio car- La Tabella 2.3 riporta i dati raccolti in 9 diovascolare Regioni (Friuli, Molise, Emilia Romagna, Calabria, Basilicata, Piemonte, Sardegna, Non è possibile delineare un quadro delle Lazio, Sicilia) nell’ambito della Health Exa- malattie cardiovascolari senza tenere conto mination Survey attualmente in corso, re- della distribuzione dei fattori di rischio e lativi alla distribuzione delle condizioni a della prevalenza delle condizioni a rischio. rischio confrontate con i dati raccolti 10 Sono noti diversi fattori che aumentano anni prima nell’ambito dell’Osservatorio nella persona il rischio di sviluppare la ma- Epidemiologico Cardiovascolare, suddivi- lattia e predispongono l’organismo ad am- dendo la popolazione esaminata in due li- malarsi. I più importanti sono: abitudine al velli socioeconomici. I risultati confermano fumo di sigaretta, diabete, obesità, valori che il livello socioeconomico più basso è elevati di colesterolemia, ipertensione arte- quello che risente di più della condizione di riosa e scarsa attività fisica, oltre a età, ses- disagio, con aumento maggiore dell’obesità so e familiarità per evento precoce alla ma- e della sindrome metabolica, rispetto a colo- lattia. ro che si trovano nel livello socioeconomico L’entità del rischio che ogni persona ha di svi- più elevato; è chiaro, inoltre, che nel livello luppare la malattia dipende dalla combina- socioeconomico più basso l’abitudine al fu- zione dei livelli dei diversi fattori di rischio. mo non si è modificata. L’unico andamento Tabella 2.3. Confronto della distribuzione delle principali condizioni a rischio per due differenti gruppi di livello socioeconomico: dati raccolti in uomini e donne di 35-74 anni nell’ambito dell’Osservatorio Epidemiologico Cardiovascolare/Health Examination Survey 1998 e 2008 Elementare/Media Inferiore Media Superiore/Laurea 1998 2008 Dff. Ass. 1998 2008 Dff. Ass. Fattori di rischio Sig. Sig. N = 2.286 N = 1.675 EU STD§ N = 1.475 N = 1.758 EU STD§ % % % % Diabete 14,7 16,3 0,8 NS 7,5 6,4 –1,8 NS Sindrome metabolica 28,3 33,0 3,5 * 16,3 16,7 –0,5 NS BMI** Obesità 26,0 32,2 6,7 ‡ 13,2 18,6 5,0 ‡ Sovrappeso 44,8 41,2 –3,7 * 40,2 39,0 –2,2 NS Normale 29,2 26,6 –3,1 * 46,6 42,4 –2,8 NS Ipertensione arteriosa-stato del controllo^ Non ipertesi 38,9 42,5 6,9 ‡ 57,8 63,9 8,5 ‡ In trattamento efficace 5,7 11,5 3,9 ‡ 4,1 9,0 4,7 ‡ Non adeguatamente trattati 24,1 22,4 –1,9 NS 11,3 9,4 –3,1 † Ipertesi non trattati 31,3 23,6 –8,9 ‡ 26,8 17,6 –10,1 ‡ Abitudine al fumo di sigaretta Mai fumato 50,9 48,0 –4,1 * 42,8 48,3 5,7 † Ex fumatori 24,5 28,6 4,6 ‡ 28,0 30,1 1,4 NS Fumatori correnti 24,6 23,3 –0,5 NS 29,2 21,6 –7,1 ‡ ‡ p < 0,001; † p < 0,01; * p < 0,05. ** Obesità: BMI ≥ 30 kg/m 2; Sovrappeso: 25 ≤ BMI < 30 kg/m 2; Normale: BMI < 25 kg/m 2 . ^ Non iperteso: PAS < 140 mmHg e PAD < 90 mmHg e senza trattamento. § Differenza assoluta tra i valori standardizzati per età con la Popolazione Europea Standard. In trattamento efficace: PAS < 140 mmHg e PAD < 90 mmHg. Non adeguatamente trattati: PAS ≥ 140 mmHg oppure PAD ≥ 90 mmHg. Ipertesi non trattati: PAS ≥ 140 mmHg oppure PAD ≥ 90 mmHg e senza trattamento. BMI, indice di massa corporea [peso (kg)/altezza (m 2)]; NS, non significativo; PAD, pressione arteriosa diastolica; PAS, pressione artesiosa sistolica. Fonte: IV Conferenza Nazionale sulla Prevenzione Cardiovascolare, Istituto Superiore di Sanità – aprile 2010. 51
La situazione sanitaria del Paese che da questi dati preliminari sembra anda- lia tra il 1980 e il 2000, identificando la re nella direzione favorevole è l’andamento parte attribuibile alle procedure terapeuti- della pressione arteriosa, che, se confermato che in fase acuta, in prevenzione primaria e dai dati delle altre Regioni, vede una leggera in prevenzione secondaria, e ai cambiamen- diminuzione della pressione arteriosa sisto- ti dei fattori di rischio nella popolazione do- lica e di quella diastolica (circa 3 mmHg nel- vuti alla modificazione dello stile di vita. la media della popolazione), che deriverebbe La differenza tra i decessi per cardiopatia non solo dalla percentuale maggiore degli coronarica osservati e attesi nel 2000 è sta- ipertesi trattati adeguatamente, ma anche ta attribuita, rispettivamente, ai cambia- dall’aumento della prevalenza di persone menti nei trattamenti e nei fattori di rischio con pressione arteriosa ≤ 140 e 90 mmHg nella popolazione. senza alcun trattamento. Dal 1980 i tassi di mortalità coronarica ag- giustati per età sono diminuiti da 267,1 a 141,3 per 100.000 abitanti negli uomini e da 2.1.4. Spiegazione del trend in discesa 161,3 a 78,8 nelle donne di età 25-84 anni, della mortalità tra il 1980 e il 2000 producendo nel 2000 42.930 morti corona- riche in meno (24.955 negli uomini, 17.975 In Italia i tassi di mortalità per cardiopatia nelle donne). Circa il 40% di questa diminu- coronarica hanno avuto un andamento in zione è dovuto ai trattamenti specifici, prin- discesa a partire dalla metà degli anni Set- cipalmente trattamenti per lo scompenso tanta, mantenendosi a livelli molto più bassi cardiaco (14%) e terapie in prevenzione se- rispetto ai Paesi del Nord Europa e agli Sta- condaria dopo un infarto del miocardio o ti Uniti. Con i dati disponibili di incidenza, una rivascolarizzazione (6%). Circa il 55% è prevalenza, consumo di farmaci, trattamen- invece dovuto ai cambiamenti nei maggiori ti chirurgici, ricoveri ospedalieri, fattori di fattori di rischio cardiovascolare nella popo- rischio, utilizzando il modello IMPACT, è lazione italiana, principalmente la riduzione stato valutato l’andamento in discesa della della pressione arteriosa (25%) e della cole- mortalità per cardiopatia coronarica in Ita- sterolemia totale (23%) [Figura 2.1]. Figura 2.1. Spiegazione della diminuzione di decessi per cardiopatia coronarica in Italia tra il 1980 e il 2000. Fattori di rischio peggiorati +3% Obesità +0,6% 0 Diabete +2,2% Fattori di rischio migliorati –58% Fumo –3,7% Colesterolemia totale –23,4% –15.000 Pressione arteriosa –25,0% Attività fisica –5,8% Trattamenti –40% Infarto acuto del miocardio –4,9% –30.000 Prevenzione secondaria –6,1% 42.927 morti in meno Scompenso cardiaco –13,7% Angina –8,7% CABG e PTCA –1,1% –45.000 Angina instabile: acido 1980 2000 acetilsalicilico ecc. –1,0% Terapie antipertensive –1,5% Statine in prevenzione I – 2,7% Fonte: Palmieri et al., 2009. 52
Malattie 2.1.5. Valutazione critica to rischio cardiovascolare globale per il qua- le, oltre agli stili di vita “salvacuore” che di- I dati descritti confermano che le malattie ventano imperativi, esistono farmaci, in par- cardiovascolari (coronariche e cerebrova- ticolare antipertensivi e ipolipemizzanti, di scolari) rappresentano ancora un impor- documentata efficacia preventiva. tante problema di salute pubblica, perché continuano ad avere un’alta frequenza, no- Bibliografia essenziale nostante l’Italia venga considerata un Paese Ducimetiere P, Ruidavets JB, Montaye M, et al. Fi- a basso rischio cardiovascolare. Sono co- ve-year incidence of angina pectoris and other munque fra le malattie sulle quali si cono- forms of coronary heart disease in healthy men aged 50-59 in France and Northern Ireland: the sce di più in termini di reversibilità del ri- Prospective Epidemiological Study of Myocardial schio, cosa che le rende quindi prevenibili. Infarction (PRIME) Study. Int J Epidemiol 2001; Sono inoltre le malattie che maggiormente 30: 1057-62 incidono sullo sviluppo delle patologie le- Giampaoli S, Palmieri L, Panico S, et al. Favorable gate all’invecchiamento (disturbi cognitivi cardiovascular risk profile (low risk) and 10-year e disabilità). stroke incidence in women and men: findings on twelve Italian population samples. Am J Epide- L’elevata percentuale di persone ipertese, l’al- miol 2006; 163: 893-902 ta frequenza del diabete e dell’obesità e l’ele- Palmieri L, Bennett K, Giampaoli S, Capewell S. vata prevalenza dell’abitudine al fumo sono Explaining the Decrease in Coronary Heart Dise- problemi che vanno affrontati implementan- ase Mortality in Italy between 1980 and 2000. do le misure di prevenzione primaria. Am J Public Health 2009; 99: 1-9 Interventi rivolti a semplici modificazioni Palmieri L, Donfrancesco C, Giampaoli S, et al. Fa- degli stili di vita nelle diverse età, anche in vorable cardiovascular risk profile and 10-year quelle avanzate, consentiranno di mantene- coronary heart disease incidence in women and men: results from the Progetto CUORE. Eur J re nel tempo gli incrementi di aspettativa di Cardiovasc Prev Rehabil 2006; 13: 562-70 vita in buone condizioni di salute registrati Palmieri L, Lo Noce C, Vanuzzo D, et al.; Gruppo negli ultimi anni (l’Italia è fra i Paesi con di Ricerca dell’Osservatorio Epidemiologico Car- guadagni di aspettativa di vita più elevati), diovascolare. Osservatorio Epidemiologico Car- così come idonee strategie di prevenzione diovascolare Italiano: andamento temporale dei potranno contribuire a ridurre sia i tassi di fattori di rischio cardiovascolari. Giornale Italia- ospedalizzazione sia i costi per la cura e la no di Cardiologia 2010; 11 (Suppl. 3): 31S-6 Picciotto S, Forastiere F, Stafoggia M, et al. Asso- riabilitazione. Laddove i fattori di rischio ciations of area based deprivation status and indi- modificabili sono particolarmente elevati o, vidual educational attainment with incidence, tre- anche se poco elevati singolarmente, com- atment, and prognosis of first coronary event in plessivamente forniscono un quadro signifi- Rome, Italy. J Epidemiol Community Health cativamente negativo, si configura un eleva- 2006; 60: 37-43 2.2. Tumori 2.2.1. Introduzione tumori sono molteplici e comprendono le Statistiche sulla Mortalità dell’Istat, l’Archi- Gli indicatori epidemiologici sul cancro vio delle Schede di Dimissione Ospedaliera raccolti su base di popolazione rappresen- (SDO) del Ministero della Salute, ma anche tano un supporto essenziale per valutare gli archivi dei singoli reparti di Anatomia l’impatto degli interventi di prevenzione e Patologica. Tutte queste informazioni ven- per la sorveglianza oncologica. Le basi di gono utilizzate dai Registri Tumori italiani dati da cui si attinge per avere informazioni che sono preposti alla rilevazione di questi epidemiologiche e di programmazione sui dati e che sono tra i soggetti maggiormen- 53
La situazione sanitaria del Paese te impegnati alla loro analisi e diffusione. aumento, soprattutto, ma non esclusiva- La sorveglianza delle patologie tumorali è mente, per la proporzione crescente di an- un obiettivo essenziale dell’Unione Euro- ziani, i quali presentano un maggiore ri- pea (UE) e del nostro Paese. Quanti sono i schio di sviluppare patologie tumorali. La nuovi casi di tumore ogni anno in Italia? stima del tasso di incidenza per il triennio L’incidenza aumenta o diminuisce? Come 2008-2010 mostra complessivamente valo- sono ripartiti i malati e i tipi di cancro nelle ri sostanzialmente stabili, sebbene con an- varie Regioni? damenti differenti secondo il sesso: in lieve Per fornire la risposta a queste domande riduzione il numero dei nuovi casi stimato uno degli strumenti più utile e utilizzato da per gli uomini, in leggera crescita quello più di 30 anni è la banca-dati dell’Associa- stimato per le donne. zione Italiana Registri Tumori (AIRTUM) – progressivamente in estensione e che at- Prevalenza. Il rapporto AIRTUM ha foto- tualmente copre oltre un terzo della popo- grafato all’1 gennaio 2006 la prevalenza lazione italiana. Questa banca dati è inol- della patologia tumorale in Italia, basando- tre utilizzata dall’ISS/CNESPS (Centro Na- si sui dati raccolti da 24 Registri Tumori zionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Italiani attivi da almeno 5 anni in una po- Promozione della Salute), in collaborazione polazione pari al 29% della popolazione con altri centri di ricerca del Paese, per pro- nazionale. durre stime sugli andamenti futuri di inci- Per quanto riguarda la prevalenza, i dati denza, prevalenza e mortalità delle patolo- evidenziano come in Italia il 4,2% del totale gie tumorali. della popolazione abbia avuto una diagnosi Il Ministero della Salute e le Regioni attin- di tumore, pari a circa 2.250.000 soggetti gono le evidenze per orientare i documenti (987.540 maschi e 1.256.413 femmine). di programma [il Piano Oncologico Nazio- Fra le donne con tumore, la diagnosi più nale, piuttosto che i Piani Sanitari Regio- frequente (42%, oltre mezzo milione di ita- nali (PSR)] e per organizzare il sistema di liane) è rappresentata dal tumore della offerta (screening, piuttosto che servizi di mammella, seguito da colon-retto (12%), diagnosi e cura). In sintesi: i dati raccolti endometrio (7%) e tiroide (5%). Tra gli uo- dai Registri Tumori oggi offrono informa- mini, il 22% dei casi prevalenti (quasi zioni essenziali per la conoscenza della pa- 220.000 italiani) è costituito da pazienti tologia oncologica, permettendo, tra l’al- con tumore della prostata, 18% della vesci- tro, il confronto con la realtà di altri Paesi ca e 15% del colon-retto. europei, e stanno a testimoniare l’esigenza Quasi 1.300.000 italiani (2,2% della po- di un impegno comune sia per la riduzione polazione) sono lungo-sopravviventi, han- del rischio (con adeguati interventi di pre- no cioè avuto una diagnosi di tumore da venzione), sia per rendere sempre più effica- più di 5 anni. Costoro sono spesso liberi da ce la presa in carico della patologia, dalla malattia e da trattamenti antitumorali. fase diagnostica al follow-up. Quasi 800.000 persone (l’1,5% della popo- lazione) sono vive dopo oltre 10 anni dalla diagnosi di tumore (Tabella 2.4). 2.2.2. Rappresentazione dei dati Rispetto al 1992, il numero di persone vi- venti con tumore è quasi raddoppiato. Ciò Incidenza. Per quanto riguarda l’inciden- è dovuto, in parte, all’aumento di nuovi ca- za, il Centro di Epidemiologia dei Tumori si ascrivibile all’invecchiamento della po- dell’ISS/CNESPS stima che i nuovi casi di polazione e all’aumento di incidenza per tumore diagnosticati in Italia nel 2008 sia- qualche tumore e, in parte, alla migliorata no circa 254.000, 132.000 fra gli uomini e sopravvivenza dopo il tumore. 122.000 fra le donne (fascia di età 0-84 an- ni). Complessivamente, l’incidenza dei tu- Mortalità. Nel 2006, in Italia si sono regi- mori nella popolazione italiana è ancora in strati nella popolazione residente oltre 54
Malattie Tabella 2.4. Prevalenza per sesso, età e anno di diagnosi (per 100.000 abitanti) dal pool dei Registri Tumori all’1 gennaio 2006 Classe di età (anni) Anni dalla 0-44 45-59 60-74 75+ Tutte le età diagnosi Maschi ≤ 2 anni 104 745 2.857 3.922 952 ≤ 5 anni 212 1.368 5.474 8.305 1.878 ≤ 10 anni 330 1.921 7.681 13.205 2.755 ≤ 15 anni 402 2.230 8.859 15.896 3.256 ≤ 20 anni 446 2.385 9.428 17.366 3.512 Totale 512 2.593 9.969 18.767 3.780 Femmine ≤ 2 anni 176 973 1.640 1.868 792 ≤ 5 anni 352 2.112 3.536 3.919 1.682 ≤ 10 anni 514 3.332 5.819 6.739 2.735 ≤ 15 anni 598 4.013 7.330 8.682 3.417 ≤ 20 anni 643 4.377 8.346 10.061 3.855 Totale 712 4.790 9.812 12.828 4.563 Maschi e femmine ≤ 2 anni 140 862 2.198 2.596 867 ≤ 5 anni 282 1.749 4.424 5.478 1.774 ≤ 10 anni 424 2.661 6.709 9.022 2.760 ≤ 15 anni 499 3.144 8.029 11.247 3.336 ≤ 20 anni 543 3.394 8.848 12.701 3.688 Totale 610 3.706 9.885 14.974 4.183 Fonte: I tumori in Italia – Rapporto AIRTUM 2010. 168.000 decessi per cancro, che costituisco- 2.2.3. Esposizione e valutazione critica no il 30% di tutti i decessi e rappresentano dei dati la seconda causa di morte nel nostro Paese; in particolare, la prima fra gli adulti e la se- Incidenza. Si sono osservati andamenti in conda fra gli anziani. Comunque, nell’ulti- riduzione statisticamente significativa nel mo decennio la mortalità per cancro è di- numero di nuove diagnosi per il tumore minuita, una tendenza positiva già presente dello stomaco e per il sarcoma di Kaposi nei primi anni Settanta tra le fasce più gio- sia negli uomini sia nelle donne. Per gli uo- vani e che si è successivamente estesa agli mini l’incidenza si conferma in riduzione adulti in tutto il territorio nazionale. per i tumori fumo-correlati (vie aeree e di- Si prevede che nel 2010, in Italia, si verifi- gestive superiori, esofago, polmone, vesci- chino circa 122.000 decessi per tumore ca), per le leucemie e per i mielomi; tra le nella fascia d’età 0-84 anni, di cui il 59% donne sono in riduzione i tumori della co- costituito da uomini. Tale cifra è il risulta- lecisti, della cervice uterina e dell’ovaio. to della progressiva riduzione della morta- In entrambi i sessi risultano in crescita, inve- lità per tumore, attesa anche per i prossimi ce, i tumori della tiroide e i melanomi; sono anni in entrambi i sessi. in crescita fra le donne i tumori del polmone 55
La situazione sanitaria del Paese e i linfomi di Hodgkin e tra gli uomini i tu- mori del colon, dell’osso, della mammella e mori del colon, del testicolo e dei tessuti mol- dell’utero. La mortalità è risultata in cre- li e l’incidenza generale di tutti i tumori. scita per il tumore al polmone tra le donne L’incidenza dei tumori, sia negli uomini sia e per il melanoma tra gli uomini. nelle donne, presenta un gradiente geogra- La riduzione della mortalità può riconosce- fico con i livelli in riduzione dal Nord al re almeno due ordini di motivi: da un lato Sud, presumibilmente legato a una minore la riduzione nel tempo del numero dei nuo- esposizione nel Sud Italia a fattori cancero- vi tumori a parità di sopravvivenza, e que- geni (fumo di tabacco, inquinamento am- sta è la spiegazione, per esempio, della ri- bientale ecc.) e a una maggiore presenza di duzione osservata tra gli uomini per il tu- fattori protettivi (dieta, abitudini alimenta- more al polmone. In questo caso, un cam- ri, fattori legati alla vita riproduttiva ecc.) biamento nello stile di vita – l’interruzione e, per alcune sedi tumorali, a una minore dell’abitudine al fumo – ha avuto come ef- diffusione sia delle attività di screening or- fetto la riduzione del numero dei nuovi ma- ganizzate (es. colon-retto e mammella), sia lati e di conseguenza dei morti. di diagnosi precoce (melanoma, rene). L’altra possibile spiegazione è legata a una migliorata capacità di cura, per l’introdu- Prevalenza. Vi è una rilevante variabilità zione di nuovi strumenti terapeutici, so- geografica nella prevalenza complessiva dei prattutto quando c’è stato anche uno svi- tumori maligni, con percentuali del 4-5% luppo delle capacità diagnostiche che porta nella quasi totalità dei registri del Centro- a individuare casi in fase sempre più preco- Nord e percentuali comprese tra il 2% e il ce, come nel caso del tumore alla mammel- 3% nella quasi totalità dei registri del Sud. la femminile o della prostata. La percentuale relativa di lungosopravvi- Per i due tumori che nel periodo considera- venti non sembra invece variare in modo si- to (1998-2005) hanno mostrato una cresci- gnificativo tra le diverse aree. ta statisticamente significativa dei tassi di Eterogeneità geografiche particolarmente mortalità (il tumore del polmone nelle don- marcate sono emerse per alcune specifiche ne e i melanomi tra gli uomini), l’aumento neoplasie. Le percentuali di persone con tu- della mortalità è dovuto all’aumento del mori alla mammella e colon-rettali (en- numero di nuove diagnosi in assenza di svi- trambi spesso legati agli stili di vita) sono luppi in campo terapeutico. risultate doppie al Centro Nord rispetto al Il differenziale di mortalità fra Nord e Sud Sud. Differenze ancora più marcate sono registrato nel 1998 si è ridotto nel 2005 so- emerse per il numero di uomini con tumori stanzialmente per tutti i tumori; si è arriva- della prostata, che rappresentano l’1% di ti a un’omogeneizzazione della mortalità tutta la popolazione maschile al Nord e lo per tumore sul territorio nazionale, tanto 0,4% al Sud. che le differenze tra Centro e Sud sono di- ventate sfumate tra le donne (128 decessi Mortalità. Il risultato complessivo, nel pe- ogni 100.000 donne/anno al Nord, 121 al riodo 1998-2005, è quello di un trend in ri- Centro e 120 al Sud), mentre tra gli uomini duzione della mortalità per tutti i tumori, il valore del Sud (221 decessi ogni 100.000 trend sostenuto dalla riduzione di molte se- uomini/anno) ha già superato quello del di tumorali. Centro (214) e si mantiene ancora legger- Una riduzione significativa della mortalità mente inferiore al Nord (232). si è osservata nei due sessi per i tumori del In particolare, la mortalità per tumore del retto, dello stomaco, del fegato e per i lin- fegato e delle vie biliari è sempre stata più fomi non Hodgkin; tra gli uomini anche alta al Sud che nelle altre aree italiane; dal per i tumori delle vie aerodigestive superio- 2005 anche i valori di mortalità del tumore ri, dell’esofago, del polmone, della prosta- del polmone, della vescica tra gli uomini e ta e della vescica e per le leucemie. Per le dei tumori dell’encefalo nei due sessi sono donne la mortalità è in riduzione per i tu- più elevati in Meridione. 56
Malattie 2.2.4. Indicazioni per la programma- aumento dell’attività e come l’Italia si situi zione in una buona fase di attuazione. Occorre, in tal senso, promuovere la diffusione su tut- La lotta ai tumori si pone come obiettivi la to il territorio dei programmi organizzati di prevenzione, la riduzione della mortalità, screening con procedure e protocolli omoge- la riduzione delle disuguaglianze in termini nei, creando specifici percorsi di approfon- di incidenza, sopravvivenza e mortalità fra dimento diagnostico-terapeutici. le classi sociali, il miglioramento dell’acces- La prevenzione terziaria previene i decessi so e della qualità delle cure per i pazienti, la curando adeguatamente i tumori recidivan- promozione della diagnosi precoce, il mi- ti e, in questo senso, per il progresso della glioramento della tutela assistenziale e il medicina e in particolare per il migliora- follow-up con l’implementazione della ge- mento delle tecniche diagnostiche, della stione integrata per favorire la continuità chirurgia, della chemio- e della radiotera- assistenziale, il miglioramento della qualità pia si è avuto un sempre migliore risultato della vita del paziente oncologico. Confer- terapeutico, con riduzione della mortalità; mando le scelte operative operate nel Piano a tale performance si riconduce la differen- Oncologico Nazionale, si intendono sotto- za tra incidenza e mortalità degli ultimi an- lineare alcuni aspetti peculiari. ni per vari tumori. In tal senso è necessa- L’obiettivo di ridurre l’incidenza dei tumo- rio: ri, tra i principali obiettivi del Sistema Sa- ■■ promuovere la diffusione di percorsi dia- nitario Nazionale (SSN) in questo settore, gnostico-terapeutici di gestione integrata si raggiunge con interventi di prevenzione come standard di best-practice per la primaria che siano efficaci contro i deter- presa in carico del malato, mediante il minanti che possono essere caratteristici suo coinvolgimento attivo per la preven- della popolazione e/o di suoi sottogruppi zione delle complicanze e delle recidive; e/o degli individui. Pertanto, una pianifica- ■■ promuovere l’adeguamento tecnologico zione idonea deve avere strategie e obiettivi per l’equo accesso a terapie e metodolo- a livello sia di popolazione sia di individui. gie diagnostiche costo-efficaci; Poiché i determinanti dell’incidenza nella ■■ promuovere la fruibilità di supporto psi- popolazione e della suscettibilità individua- co-oncologico; le sono correlati, gli interventi vanno arti- ■■ promuovere la gestione globale del pa- colati su più livelli e ben coordinati. Gli ziente in fase avanzata di malattia ren- obiettivi di salute con evidenze di efficacia dendo sinergiche tutte le componenti sa- e/o sui quali siano state definite delle politi- nitarie, sociosanitarie e sociali che costi- che internazionali sono quelli di promuove- tuiscono l’indispensabile rete attorno al re azioni di contrasto ai fattori di rischio (il paziente oncologico; fumo, il consumo di alcool, gli agenti infet- ■■ promuovere la partecipazione delle As- tivi oncogeni, l’esposizione a oncogeni ne- sociazioni di volontari, parenti e familia- gli ambienti di vita e di lavoro), l’attività fi- ri nel percorso assistenziale, in particola- sica e un’alimentazione sana. Gli obiettivi re per i malati terminali; di prevenzione secondaria (screening) pos- ■■ promuovere il miglioramento professio- sono essere ottenuti con interventi di sanità nale continuo degli specialisti sui proto- pubblica o mediante un’attività di iniziati- colli di follow-up e gestione integrata dei va dei professionisti. Tali interventi sono malati oncologici e la rivisitazione/stesu- inclusi dal 2001 nei Livelli Essenziali di As- ra di protocolli di follow-up, basati sulla sistenza (LEA) e riguardano i tumori della definizione di categoria di rischio. mammella, cervice uterina e colon-retto. Il First Report della European Commission Bibliografia essenziale (2008), nel richiamare l’UE a proseguire AIRTUM working group. La prevalenza dei tumori nell’implementazione dei programmi di in Italia. Epidemiologia & Prevenzione, anno 34 screening, evidenzia un generale positivo (5-6) settembre-dicembre 2010, Supplemento 2 57
La situazione sanitaria del Paese AIRTUM working group. I trend dei tumori in Ita- 2009, Supplemento 1 lia negli anni duemila (1998-2005). Epidemiolo- Ministero della Salute, Piano Oncologico Nazionale gia & Prevenzione, anno 33 (4-5) luglio-ottobre 2010-2012 2.3. Malattie metaboliche 2.3.1. Introduzione con una migliore prognosi delle complican- ze e con una minore mortalità collegata al Le malattie metaboliche sono un gruppo diabete. Dal punto di vista della sanità pub- eterogeneo di patologie che si manifestano blica, la qualità dell’assistenza e la gestione con vari difetti del controllo omeostatico territoriale della malattia sono ritenute, dell’organismo. Nel novero delle malattie quindi, una condizione fondamentale per metaboliche rientrano numerosi difetti con- tradurre i progressi clinici e farmacologici geniti del metabolismo che, colpendo non in una reale prevenzione delle complicanze più di 5 persone ogni 10.000 abitanti, ven- e in un miglioramento della qualità di vita gono classificate tra le malattie rare, tratta- dei malati. te in un’apposita sezione di questo docu- Si distinguono un diabete di tipo 1 (cosid- mento. detto diabete insulino-dipendente o giova- Tra le malattie del metabolismo quella che nile, circa il 10% dei casi) e un diabete di riveste il maggiore interesse per la sanità tipo 2 (cosiddetto diabete non insulino-di- pubblica, in rapporto alla frequenza e al pendente o dell’adulto, circa il 90% dei ca- correlato carico di malattia, complicanze e si). Si tratta fondamentalmente di due pa- disabilità, è sicuramente il diabete mellito. tologie distinte, in quanto i due tipi di dia- Il diabete mellito, infatti, è una patologia bete si differenziano, oltre che per la diver- cronica a larghissima diffusione in tutto il sa eziopatogenesi (distruzione autoimmune mondo e destinata ad aumentare nel prossi- delle cellule beta del pancreas nel tipo 1, ri- mo futuro con il progressivo invecchiamen- dotta sensibilità all’insulina nel tipo 2), an- to della popolazione e la sempre maggiore che per le differenti età di insorgenza (bam- occorrenza delle condizioni di rischio che bini-adolescenti nel tipo 1, adulti nel tipo ne precedono l’insorgenza. Il diabete è una 2), sintomatologia di esordio (acuta nel ti- patologia rilevante soprattutto per le nu- po 1, più sfumata e graduale nel tipo 2), merose complicanze micro- e macrovasco- strategie terapeutiche (insulina dall’esordio lari a cui i pazienti vanno incontro. Fra le nel tipo 1, introdotta in caso di resistenza complicanze microvascolari, la retinopatia a terapia dietetica e ipoglicemizzanti orali diabetica rappresenta la maggiore causa di nel tipo 2) e, soprattutto, possibilità di pre- cecità fra gli adulti e la nefropatia diabetica venzione primaria. Se, infatti, il diabete di è la principale causa di insufficienza renale tipo 2 è in parte prevenibile modificando cronica e dialisi. Le persone affette da dia- gli stili di vita dei soggetti a rischio, parti- bete presentano, inoltre, un rischio più ele- colarmente per quel che riguarda la nutri- vato di complicanze macrovascolari (malat- zione e l’attività fisica, il diabete di tipo 1 tie cerebro- e cardiovascolari) rispetto alla può essere difficilmente prevenuto, in popolazione non diabetica e, in generale, quanto sono ancora poco chiari i fattori di hanno un’aspettativa di vita ridotta, qua- rischio che interagiscono con la predisposi- lunque sia l’età di esordio della malattia. zione genetica scatenando la reazione au- La qualità organizzativa e l’efficienza dell’as- toimmunitaria. sistenza diabetologica sono state correlate Per quanto detto, in questo Capitolo si rife- con un migliore controllo della malattia, rirà particolarmente del diabete di tipo 2. 58
Malattie 2.3.2. I dati riore ai 75 anni. Nelle fasce d’età fra 35 e 64 anni la prevalenza è maggiore fra gli uo- Già nel 2003, fra le persone di età compre- mini, mentre oltre i 65 anni è più alta fra le sa tra 20 e 79 anni si stimava una prevalen- donne (Figura 2.3). Per quanto riguarda la za mondiale del 5,1%, che si prevedeva in distribuzione geografica, la prevalenza è aumento fino al 6,3% nel 2025, con il coin- più alta nel Sud e nelle Isole, con un valore volgimento di 333 milioni di persone in del 5,6%, seguita dal Centro con il 4,8% e tutto il mondo e un incremento pari al 24% dal Nord con il 4,4% (Figura 2.4). nel periodo. Dati più recenti, tuttavia, par- Tali dati sono sostanzialmente confermati lano di una proiezione che nel 2025 arriva da quelli rilevati dal sistema PASSI (Pro- al 7,3% (380 milioni). gressi delle Aziende Sanitarie per la Salute La mortalità nelle persone con diabete è in Italia), programma continuo di sorve- 1,9 volte quella dei non diabetici e per le glianza della popolazione italiana adulta donne il rapporto sale a 2,6. Nel 2005, sui principali fattori di rischio comporta- l’Organizzazione Mondiale della Sanità mentali (sedentarietà, scorretta alimenta- (OMS) ha stimato che il 2% del totale delle zione, fumo, alcool, rischio cardiovascola- morti nel mondo fosse da attribuire al dia- re, sicurezza domestica, screening oncolo- bete (circa 1.125.000), sottolineando, tut- gici ecc.), affidato dal Centro nazionale per tavia, come tale contributo alla mortalità la prevenzione e il Controllo delle Malattie generale fosse probabilmente sottostimato, (CCM) del Ministero della Salute al dal momento che il decesso di una persona CNESPS dell’ISS. Nel pool di Asl che par- con diabete è di solito attribuito a una del- tecipano al sistema, la prevalenza del dia- le complicanze (cardiopatia, malattia rena- bete, nel 2009, è risultata pari al 5%. La le ecc.). prevalenza cresce con l’età: nella fascia 50- In Italia, i dati Istat indicano che la preva- 69 anni quasi 1 persona su 8 (12%) ha di- lenza è in regolare aumento nell’ultimo de- chiarato di avere una diagnosi di diabete. cennio (Figura 2.2). Nel 2010, infatti, ri- Risulta inoltre più diffuso tra gli uomini sulta diabetico il 4,9% della popolazione (6%), nelle persone senza alcun titolo di (5,2% per le donne e 4,5% per gli uomini), studio o con la sola licenza elementare pari a circa 3 milioni di persone. La preva- (15%), in quelle con molte difficoltà econo- lenza del diabete aumenta con l’età, fino al miche percepite (9%) e nelle persone in so- 19,8% nelle persone con età uguale o supe- vrappeso (7%) e obese (14%). Figura 2.2. Trend della prevalenza di diabete (Anni 2001-2010). 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Anno Fonte: Istat. Indagine multiscopo “Aspetti della vita quotidiana” – Anno 2010. 59
La situazione sanitaria del Paese Figura 2.3. Prevalenza di diabete per classi d’età (Anno 2010). 25 20 Maschi Femmine 15 Totale % 10 5 0 0-14 15-17 18-19 20-24 25-34 35-44 45-54 55-59 60-64 65-74 ≥ 75 Totale Maschi 0,2 0,2 0,6 0,3 0,4 0,9 3,3 7,5 9,4 12,6 19,2 4,5 Femmine 0,4 1,0 0,6 0,7 0,7 0,7 2,7 5,9 7,3 13,1 20,2 5,2 Totale 0,3 0,6 0,6 0,5 0,6 0,8 2,9 6,7 8,3 12,8 19,8 4,9 Fonte: Istat. Indagine multiscopo “Aspetti della vita quotidiana” – Anno 2010. Già nel 2004, peraltro, al fine di disporre di ■■ solo 2 persone intervistate su 3 avevano maggiori indicazioni su come migliorare la sentito parlare dell’emoglobina glicosila- qualità dell’assistenza sul territorio per le ta (HbA1c, il test più importante per il persone con diabete, è stato condotto lo Stu- monitoraggio del controllo glicemico) e, dio QUADRI, coordinato dall’ISS/CNESPS. fra questi, solo il 66% aveva eseguito I risultati hanno evidenziato come l’assisten- l’esame negli ultimi 4 mesi, come previ- za alle persone con diabete fosse ancora lon- sto dalle Linee guida. tana da livelli ottimali di qualità. Si rilevava Più recentemente, il Rapporto Osservasalu- tra l’altro che: te 2010, redatto dall’Osservatorio Nazio- ■■ il 73% aveva almeno uno dei principali nale sulla Salute nelle Regioni italiane che fattori di rischio per le complicanze (54% ha sede presso l’Università Cattolica di Ro- ipertensione, 44% ipercolesterolemia, 32% ma, per valutare l’impatto del diabete sul obesità) e il 42% ne aveva almeno due; nostro sistema sanitario ha calcolato, sulla ■■ tra i pazienti con ipertensione e tra quelli base dei dati Istat, i tassi di dimissione con ipercolesterolemia, rispettivamente ospedaliera e di mortalità correlati alla pa- il 14% e il 49% non erano trattati e, tra tologia, utilizzando come riferimento (de- gli obesi, quasi tutti avevano ricevuto il nominatore) la popolazione residente. consiglio di dimagrire, ma poco più della I tassi di dimissione in regime di ricovero or- metà faceva qualcosa per ridurre l’ecces- dinario o di day-hospital relativi al periodo so di peso; 2007-2008, utili per verificare l’appropria- ■■ il 27% dei diabetici fumava e quasi 1 su tezza dell’assistenza erogata a livello territo- 3 era sedentario; riale, mostrano valori più elevati della media ■■ meno del 50% aveva fatto almeno una nazionale per le Regioni del Sud e le Isole, visita approfondita presso il medico di mentre le Regioni del Centro-Nord hanno medicina generale (MMG) o il diabeto- valori più bassi. Per ambedue le tipologie di logo nell’ultimo semestre; ricovero, i tassi standardizzati di dimissione ■■ soltanto il 58% aveva effettuato un esame ospedaliera sono maggiori negli uomini, con del fondo oculare e il 42% aveva ricevuto un rapporto nazionale di circa 1,4:1. la vaccinazione antinfluenzale nell’ultimo Per quanto riguarda la mortalità per diabe- anno; te, il Rapporto Osservasalute ha calcolato 60
Malattie Figura 2.4. Prevalenza di diabete per Regione e area geografica (Anno 2010). Mezzogiorno Centro Nord Italia Sardegna Sicilia Calabria Basilicata Puglia Campania Molise Abruzzo Lazio Marche Umbria Toscana Emilia Romagna Liguria Friuli Venezia Giulia Veneto PA di Trento Trentino Alto Adige PA di Bolzano Lombardia Valle d’Aosta Piemonte 0 1 2 3 4 5 6 7 8 Fonte: Istat. Indagine multiscopo “Aspetti della vita quotidiana” – Anno 2010. che nel 2006 era più alta negli uomini l’anno precedente. In entrambi gli anni so- (3,23/10.000) rispetto alle donne (2,78/ no principalmente colpite le fasce d’età più 10.000). Per entrambi i sessi i tassi erano avanzate. maggiori al Sud e nelle Isole, con il primato Vista la correlazione diretta tra obesità/so- della Sicilia (uomini 5,29/10.000, donne vrappeso e diabete di tipo 2, inoltre, devono 5,27/10.000), seguita dalla Campania (uo- preoccupare i dati sulla diffusione di tali mini 4,79/10.000, donne 4,86/10.000). Nel condizioni tra la popolazione italiana. 2007, per ciò che riguarda la differenza tra L’Istat, relativamente al 2009, rileva che in i sessi, la situazione appare simile (uomini Italia, nella popolazione adulta, la percen- 3,26/10.000, donne 2,75/10.000); per quan- tuale di sovrappeso è pari al 36,6% (maschi to riguarda il confronto tra le Regioni, per 45,6%; femmine 28,1%), mentre gli obesi le donne il tasso di mortalità più elevato si sono il 10,6% (maschi 11,6%; femmine riscontra in Campania (5,12/10.000) invece 9,5%). Nel Sud e nelle Isole si rileva la per- che in Sicilia (4,94/10.000), mentre per gli centuale più elevata di persone obese e in so- uomini si conferma quanto evidenziato per vrappeso (11,8% e 39,8%, rispettivamente) 61
La situazione sanitaria del Paese [tassi standardizzati, Figura 2.5]. Comples- coordinamento del progetto “Sistema di in- sivamente in Italia si stimano, quindi, in dagini sui rischi comportamentali in età circa 6 milioni le persone adulte obese. 6-17 anni”. Come meglio descritto in altro Riguardo allo stato nutrizionale del cam- capitolo del presente documento, il progetto pione di circa 39.212 intervistati per il è diviso in 2 indagini: la prima si è svolta nel 2009, i dati del sistema PASSI rilevano va- 2008 e nel 2010 ed è denominata “OKkio lori simili, con una percentuale di adulti in alla SALUTE” (sorveglianza nutrizionale e sovrappeso pari al 31,8% e di obesi pari al sui fattori di rischio comportamentali su un 10,4%. Il 54% delle persone con eccesso campione rappresentativo di alunni delle ponderale intervistate ha riferito che un scuole primarie); la seconda si è svolta medico o un altro operatore sanitario gli nell’anno scolastico 2009-2010 e fa parte aveva consigliato di fare una dieta per per- dello studio europeo HBSC (Health Beha- dere peso, mentre il 38% ha dichiarato di viours in School-aged Children) [sorveglian- avere ricevuto il consiglio di svolgere rego- za dei comportamenti associati con lo stato larmente attività fisica. di salute negli adolescenti]. Anche i dati sulla diffusione di sovrappeso La prevalenza di sovrappeso e obesità rile- e obesità tra i più giovani, peraltro, vanno vata nel 2008 da OKkio alla SALUTE è ri- attentamente considerati, in quanto è di- sultata molto elevata: a livello nazionale il mostrato che un bambino obeso ha mag- 23,2% dei bambini risulta sovrappeso e il giori probabilità di un normopeso di essere 12,0% obeso, cioè più di 1 bambino su 3 in eccesso ponderale anche da adulto, con ha un peso superiore a quello che dovrebbe il conseguente maggiore rischio di svilup- avere per la sua età. Riportando questi va- pare le patologie correlate a tale condizio- lori a tutta la popolazione di bambini di ne, diabete in particolare. Per quest’ultimo, età 6-11 anni si arriva a una stima di più di infatti, alcuni dati indicano come siano già 1 milione di bambini in sovrappeso o obesi in aumento i casi di diabete di tipo 2 insor- in Italia. Si evidenziano, inoltre, notevoli ti in giovane età. differenze per Regione: dal 49% di bambi- Per avere un quadro aggiornato del fenome- ni in sovrappeso o obesi in Campania al no obesità e sovrappeso tra i bambini italia- 23% nella stessa condizione in Valle d’Ao- ni, il CCM ha affidato all’ISS-CNESPS il sta. Generalmente, comunque, nelle Re- Figura 2.5. Prevalenza di eccesso ponderale negli adulti per area geografica (Anno 2009). Obesi Sovrappeso Nord-Ovest Nord-Est Nord Centro Sud Isole Mezzogiorno Italia Fonte: Istat. Health For All-Italia – Tassi standardizzati – Anno 2010. 62
Malattie gioni del Sud si rilevano valori più elevati. to di alcuni elementi fondamentali: La seconda raccolta di OKkio alla SALU- ■■ la prevenzione dell’obesità non può essere TE (42.000 bambini coinvolti) ha fornito di competenza esclusiva del sistema sani- risultati non molto dissimili da quanto rile- tario, ma deve essere espressione di uno vato nel 2008, con il 22,9% dei bambini specifico impegno di tutte le Istituzioni; misurati in sovrappeso e l’11,1% in condi- ■■ gli interventi da attuare devono essere fi- zioni di obesità. nalizzati a un cambiamento sociocultu- Lo studio HBSC 2009-2010 ha riguardato rale, perché l’obesità e le malattie a essa 77.000 ragazzi tra gli 11 e i 15 anni, mo- correlate sono problemi di salute, ma gli strando, tra l’altro, una maggiore frequen- interventi utili alla loro soluzione sono za di ragazzi in sovrappeso e obesi tra gli da attuarsi, nella maggior parte dei casi, undicenni (29,3% nei maschi, 19,5% nelle al di fuori del mondo sanitario; femmine) rispetto ai quindicenni (25,6% ■■ per modificare i comportamenti indivi- nei maschi, 12,3% nelle femmine) e lo svol- duali nei confronti dell’alimentazione e gimento di minore attività fisica tra i ra- dell’attività fisica, occorrono politiche gazzi di 15 anni (47,5% nei maschi, 26,6% che aiutino e rendano possibili le scelte nelle femmine) rispetto ai tredicenni (50,9% personali più salutari, in quanto i soli in- nei maschi, 33,7% nelle femmine). terventi individuali non producono effet- ti duraturi nel campo della promozione di stili di vita sani, se non sono accompa- 2.3.3. Indicazioni per la programma- gnati da una serie di modifiche ambien- zione tali, strutturali e socioculturali che con- sentano il mantenimento dei comporta- La prevenzione primaria del diabete: pre- menti appena acquisiti; venire sovrappeso e obesità. La prevenzio- ■■ è necessario elaborare programmi di ne primaria del diabete si identifica con la azione che impegnino gli stakeholders in prevenzione dell’eccesso ponderale. È pos- interventi di documentata efficacia, coin- sibile tenere sotto controllo l’epidemia di volgendo tutti i soggetti della società ci- obesità e invertirne l’andamento attraverso vile (Istituzioni pubbliche, Associazioni azioni complessive, che intervengano sui de- di cittadini e consumatori, produttori, terminanti sociali, economici e ambientali distributori e rivenditori di beni di con- degli stili di vita. Tali azioni, tuttavia, per sumo, mondo dello sport, pubblicitari raggiungere gli obiettivi che si propongono, ecc.) in un processo di cambiamento; non possono non prevedere il coinvolgimen- ■■ i decisori istituzionali e gli operatori di to attivo di settori della società esterni al si- sanità pubblica devono farsi promotori di stema sanitario. un’azione di advocacy in favore della sa- Si tratta, infatti, di un problema di sanità lute in tutti i settori della società civile. pubblica la cui soluzione non può essere de- La strategia italiana di contrasto a sovrap- mandata esclusivamente al sistema sanita- peso e obesità viene meglio descritta in al- rio, ma necessita di interventi che siano il tro Capitolo del presente documento, a cui più possibile trasversali e intersettoriali, con si rimanda per una trattazione più appro- il coinvolgimento di molti altri soggetti isti- fondita. tuzionali e della società civile (Ministeri, Comuni, Province, Associazioni Professio- La prevenzione secondaria e terziaria del nali e di categoria, Associazioni dei consu- diabete: prevenire evoluzione e compli- matori, produttori di alimenti, pubblicitari, canze. La prevenzione secondaria e quella mass media ecc.), così come raccomandato terziaria del diabete si identificano con la dall’UE e dall’OMS. La sanità pubblica, diagnosi precoce e con l’adeguata gestione pertanto, deve affrontare il tema del so- della patologia da parte del paziente e del vrappeso e dell’obesità attraverso la defini- team diabetologico. zione di una strategia globale, tenendo con- Riguardo all’assistenza delle persone con 63
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