Emissioni: Civitavecchia fa il punto sulle norme

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Emissioni: Civitavecchia fa il punto sulle norme
27 Agosto 2019 -

Emissioni: Civitavecchia fa il punto
sulle norme

CIVITAVECCHIA – L’Autorità portuale del mar Tirreno centro settentrionale fa
il punto della situazioni sulle azioni messe in atto, e quelle in programma
che riguardano le norme sulle emissioni.
Argomento che il presidente Francesco Maria di Majo è pronto ad affrontare in
un pubblico confronto con le altre istituzioni.

“La quasi totalità delle navi che scalano il porto di Civitavecchia -si legge
nella nota dell’Authority- rispettano le norme in materia di emissioni in

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atmosfera, ed in alcuni casi rilasciano in atmosfera sostanze in quantità
inferiore a quella permessa.
Dagli anni ’90 la qualità dei combustibili marini è decisamente migliorata
(basti pensare che il tenore di zolfo si è ridotto dal 4,5%, allo 0,1% per la
sosta in banchina a partire dal 01.01.2010, ed allo 0,5% per la navigazione a
partire dal 01.01.2020) e viene costantemente monitorata dalla Capitaneria di
porto.

L’AdSp, sin dal 2017 -si spiega ancora nel comunicato- ha promosso un
programma di incentivi teso a premiare le navi che utilizzano tecnologie e
pratiche da cui derivano emissioni in atmosfera inferiori a quelle ammesse
dalla normativa vigente, anche attraverso la sottoscrizione di accordi
volontari, come il Civitavecchia Blue Agreement, in base al quale alcuni
armatori che scalano il porto di Civitavecchia si sono impegnati ad
utilizzare combustibile a 0,1% di tenore di zolfo già nella fase di
avvicinamento al porto.

Tutte le iniziative intraprese dall’Ente sono state supportate da una analisi
costi-benefici che ha riguardato anche l’installazione di collegamenti
elettrici in banchina (elettrificazione delle banchine). L’AdSp, seguendo le
procedure emanate dalla Commissione Europea e/o dal Governo italiano,
promuove la realizzazione, a cura e spesa di soggetti privati di tali
impianti: favorendo la concessione di banchine a soggetti privati che si
impegnano a realizzare ed usare, a loro cura e spesa, l’elettrificazione di
tali banchine; riducendo i costi operativi connessi all’uso di tali impianti
attraverso una scontistica applicata al servizio di raccolta rifiuti bordo
nave, recependo le recenti indicazioni della Commissione Europea.
Con tale recente Decreto l’AdSp ha così varato un nuovo programma di
incentivi (che entrerà in vigore il 01.09.2019) teso a diversificare ed
estendere la platea dei soggetti beneficiari degli incentivi (e le relative
tecnologie “green” impiegate dagli armatori) erogati dall’Ente (e coperti con
fondi del bilancio dell’AdSp).

Più in generale -si legge proseguendo- le nuove norme in materia (entrate in
vigore nell’ultimo decennio) e l’evoluzione tecnologica del settore marittimo
hanno consentito di ridurre l’impatto dei traffici portuali sulla qualità
dell’aria degli ambiti portuali e peri-portuali di Civitavecchia, come
certificato dalle serie storiche registrate da Arpa Lazio, e sono le basi su
cui si fondano le prossime azioni che l’AdSp metterà in campo, recependo le

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sollecitazioni del cluster portuale e della città.

Vista la rapida e variegata evoluzione tecnologica, e gli stimoli provenienti
dalla società civile e delle istituzioni di Civitavecchia, l’AdSp darà
pertanto anche spazio alla realizzazione, a cura e spesa di soggetti privati,
della elettrificazione delle banchine assicurando in tal modo una positiva
valutazione dei costi-benefici di tale tecnologia ed evitando quanto già
accaduto in altri porti europei, dove gli impianti sono stati realizzati con
fondi pubblici ma sono rimasti sotto-utilizzati mancando la domanda degli
utenti”.

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Cagliari: incontro sulla vertenza del
Porto canale

CAGLIARI – Dopo aver chiesto, pochi giorni fa, un incontro urgente ai

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ministeri competenti per la crisi al Porto canale di Cagliari, la Regione
Sardegna si dice pronta a chiedere l’intervento del Capo dello Stato.
Questo perchè, secondo l’assessore del Lavoro, Alessandra Zedda, “non c’è più
tempo” e bisogna “garantire il diritto dei lavoratori, sancito dalla
costituzione”.

Fra le priorità emerse all’incontro sulla vertenza del Porto canale a cui
hanno partecipato anche gli assessori dell’Industria Anita Pili, e dei
Trasporti Giorgio Todde, il vice sindaco del Comune di Cagliari, Giorgio
Angius, il presidente dell’Autorità di Sistema portuale del mare di Sardegna
Massimo Deiana, le organizzazioni sindacali e di categoria, l’esigenza di un
incontro urgente con il ministri dello Sviluppo economico, del Lavoro e delle
Infrastrutture e Trasporti.

“Abbiamo condiviso l’idea -spiega Alessandra Zedda- della necessità di
chiedere l’interruzione delle procedure di licenziamento per almeno un mese,
la messa in campo di qualsiasi azione rivolta alla salvaguardia dei
lavoratori e il congelamento delle procedure relative alla concessione per il
transhipment.
La Regione chiederà un incontro urgente con l’azienda per avere le risposte
sulla cassa integrazione per cessata attività che attende dal 31 Luglio”,
data dell’ultimo incontro a Roma.
Concordate anche azioni congiunte delle istituzioni, sindacati e lavoratori
che il 29 Agosto arriveranno nella capitale, per un sit-in.

Per Todde “la strategicità del transhipment non è in discussione e il
rilancio del Porto canale è fondamentale per l’occupazione e lo sviluppo”.

Serve, per la Pili richiamare il governo e i relativi ministri alle loro
responsabilità, chiedendo risposte pronte e certe per il futuro del porto
canale.
“Far morire il transhipment significa danneggiare ancora una volta la nostra
Sardegna”.

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Corsini: ritorno in Authority

LIVORNO – Quella che, solo per intenderci, continuiamo a chiamare giustizia è
davvero…..bizzarra, talvolta anche buffa e chiunque governerà dovrà davvero
pensarci.
Domani il presidente dell’AdSp di Livorno, ingegner Stefano Corsini, prenderà
di nuovo possesso del suo ufficio, non già in forza del fatto che la Corte di
Cassazione aveva annullato, poche settimane or sono, la misura interdittiva
che gli era stata applicata nello scorso Febbraio, ma in virtù di una
semplice ordinanza (indipendente da quell’annullamento) con cui il Tribunale

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di Livorno, per mano del dottor Mario Profeta, certifica: “…… a far data dal
26/8/2019, la perdita di efficacia della misura cautelare della sospensione
dall’esercizio di pubblici uffici o servizi….”

Il tribunale del riesame, infatti non ha ancora preso atto dell’intervenuto
annullamento che avrebbe consentito a Corsini di rientrare un bel po’ prima,
così, nelle (interminabili) “more” (è il linguaggio dei togati) di quel
“laboriosissimo” (ed ormai inutile) passaggio procedurale, i sei mesi di
interdizione dell’ingegner Corsini si sono consumati e domani il presidente,
nel riprendere in pieno le proprie funzioni, troverà sicuramente sul tavolo,
accuratamente spolverato per l’occasione, l’intero pacchetto di rogne e di
grattacapi che aveva lasciato, a cominciare dall’interminabile cammino verso
la darsena Europa, al microtunnel, allo scavalco, fino alla spinosa e
incancrenita gara per l’assegnazione dei bacini di carenaggio, che dal 2015
langue in attesa di una soluzione.

Come si dice….anche le esperienze meno piacevoli finiscono con l’insegnare
qualcosa e, perfino con il tradursi in positivo. Da questa piccola tribuna
auguriamo che Livorno e il suo porto possano avvertire finalmente, non il
battito ectoplastico di un colpo, ma la presenza reale di un presidente che,
magari errando umanamente, tenga ben strette le redini dell’Authority.

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Stazione marittima di Olbia: rinviato
termine

CAGLIARI – Rimandato al 4 Novembre 2019 il termine ultimo per la ricezione
delle proposte di finanza relative all’Avviso esplorativo di sollecitazione
al mercato per i progetto per la Stazione Marittima di Olbia ed aree scoperte
del porto.

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L’Autorità di Sistema portuale del mar di Sardegna che inizialmente lo aveva
fissato alle ore 10.00 del giorno 9 Settembre 2019, e prima seduta pubblica
in data 12 Settembre 2019, alle ore 10.00, ha deciso il rinvio per consentire
il completamento delle operazioni di valutazione della sicurezza strutturale
di tipo gravitazionale e vulnerabilità sismica della Stazione Marittima di
Olbia.

La prima seduta pubblica di apertura dei plichi avrà luogo il giorno 6
Novembre 2019, alle ore 10.00 nella sede di Olbia dell’Autorità.
Dall’AdSp viene precisato che si intendono parimenti prorogati tutti i
termini dell’avviso dipendenti dalla data di scadenza (quali, a titolo
esemplificativo e non esaustivo, i termini per la richiesta di chiarimenti di
cui all’art. 2.2 e il termine per la richiesta del sopralluogo obbligatorio
di cui all’art. 7).

L’avviso in questione è stato pubblicato sul sito dell’Autorità portuale

Qui di seguito i link all’avviso, alla sezione Amministrazione trasparente e
alla pagina dedicata alla procedura

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Gli Uffici territoriali portuali
entrano in funzione

BARI – Entrano in funzione gli Uffici territoriali portuali (Utp) nei porti
di Bari, Brindisi e Manfredonia.
Il Comitato di gestione dell’AdSp Mare Adriatico Meridionale-Bari, riunitosi
lo scorso 31 Luglio, ha dato il via libera all’istituzione degli Utp,
previsti dal D.Lgs. n. 169/2016: “Riorganizzazione, razionalizzazione e
semplificazione della disciplina concernente le Autorità portuali di cui alla
legge 28/01/1994, n. 84.”

Secondo la Legge di riforma, infatti, i sistemi portuali si avvalgono di un
ente di governo a livello centrale -la AdSp- e di strutture amministrative a

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livello locale, previste dall’art. 6 bis che introduce la costituzione di
uffici periferici e, in particolare nei porti originariamente sede di
Autorità portuali, di strutture denominate Uffici territoriali portuali,
diretti dal segretario generale o da un suo dirigente delegato.
Tali strutture hanno compito istruttorio, con riferimento all’adozione delle
deliberazioni di competenza dell’AdSp; propositivo, per ciò che attiene le
materie di rilievo locale; amministrativo, su delega del Comitato di
gestione, nelle questione di rilievo minore (ad esempio il rilascio delle
concessioni fino ad un massimo di quattro anni, previo parere della
Commissione consultiva e sentito il Comitato di gestione) e manutentivo, per
le minori di carattere ordinario.

Per il presidente dell’AdSp Mam Ugo Patroni Griffi “l’istituzione degli Utp
imprime un ulteriore e vigoroso impulso alla macchina amministrativa
dell’Ente offrendo alla nostra utenza un servizio celere, capillare e più
vicino alle esigenze del territorio”.
Viene inoltre alleggerito, spiega ancora Patroni Griffi, la mole di lavoro in
carico a livello centrale. “Puntiamo su un Ente snello, veloce ed efficace,
in grado di rispondere pienamente e tempestivamente alle esigenze delle
comunità portuali e degli stakeholders, allineandoci concretamente ai modelli
nord-europei di semplificazione della macchina burocratico-amministrativa.”

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Peel Ports ottiene marchio AEO

LIVERPOOL – Peel Ports Group, uno dei maggiori operatori portuali del Regno
Unito, ha ottenuto il marchio di Authorized Economic Operator (AEO).

Tale marchio di qualità, riconosciuto a livello internazionale, è stato
attribuito a tutti i suoi principali porti da Her Majesty’s Revenue and
Customs – Hmrc (il dipartimento del governo responsabile della riscossione
delle imposte dirette).

L’operatore portuale con sede a Liverpool ha dichiarato che il raggiungimento
dello status di AEO rappresenta un significativo passo avanti, in particolare
sul percorso verso la Brexit.

Peel Ports Group ha ottenuto la certificazione AEO per i porti di: Clydeport
Operations Limited, Port of Sheerness Limited, The Mersey Docks and Harbour
Company Limited, The Manchester Ship Canal Company Limited e Great Yarmouth
Port Company Limited.

L’accreditamento riconosce che i controlli e le procedure doganali di
un’impresa sono efficienti e soddisfano i parametri di riferimento dell’Ue

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per salvaguardare le merci movimentate.

Mark Whitworth, Ceo di Peel Ports Group, ha dichiarato: “Garantire lo status
di AEO nei nostri porti è un risultato significativo e ci consente di
continuare a fare trading nel modo più efficiente possibile con l’Europa. In
qualità di trusted partner delle agenzie governative, questi standard offrono
ai nostri clienti una maggiore garanzia. Fondamentalmente ora abbiamo la
possibilità di ridurre al minimo qualsiasi tempo di permanenza nel nostro
network per evitare inutili ritardi.

“Sebbene nessuno sappia come sarà il mercato post Brexit, abbiamo preso
provvedimenti per ridurre al minimo qualsiasi ostacolo nei nostri porti e far
sì che la merce dei nostri clienti sia trasportata senza intoppi. Il nostro
network portuale nel Regno Unito garantisce che le relazioni commerciali con
l’Europa, le Americhe e oltre, proseguano con successo”.

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Porto canale di Cagliari: chiesto
incontro ai ministeri

CAGLIARI – L’assessore regionali del Lavoro, Alessandra Zedda, e quello dei
Trasporti, Giorgio Todde, della regione Sardegna, hanno chiesto un incontro
ai ministeri competenti dello Sviluppo economico e delle Infrastrutture per
la crisi al Porto canale di Cagliari.

“Entro questa settimana -spiegano- attendiamo una risposta dall’azienda Cict,
che verrà trasmessa al Mise, rendendoci immediatamente disponibili a stilare

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un pre-accordo in assessorato del Lavoro, prima di andare a Roma per
sottoscrivere la chiusura con l’atto definitivo”.

“È una crisi che la nuova Giunta regionale, non avendo alcuna responsabilità
sulla passata gestione della vertenza, ha trovato al momento del suo
insediamento e ha seguito con attenzione da subito, soprattutto per
rilanciare il porto e tutelare i lavoratori del porto canale di Cagliari”
sottolineano Zedda e Todde.
“Abbiamo garantito il nostro sostegno anche con azioni di politica attiva di
supporto, in previsione della cassa integrazione, assoluta e primaria
competenza del ministero del Lavoro, che può autorizzarla e concederla,
mentre la Regione interviene solo nelle procedure di accordo”.

Si tratta per gli assessori di un impegno e sostegno importante per avere una
celere risoluzione, affinché i lavoratori sappiano quale sarà il loro
destino.
“Siamo fortemente convinti della strategicità dell’attività di transhipment
per il Porto di Cagliari e del suo ruolo nel Mediterraneo”, hanno concluso i
due esponenti della Giunta Solinas.

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26 milioni per Santo Stefano di
Camastra

PALERMO – Il Governo Musumeci ha deciso di destinare circa 26 milioni di euro
alla costruzione del nuovo porto di Santo Stefano di Camastra, nel Messinese.
L’investimento è stato approvato dalla giunta regionale, somma che andrà ad
aggiungersi alle risorse dei partner privati del progetto che, nel complesso,
vale circa 64 milioni di euro.

“Entro il 2022 il nuovo porto -spiega l’assessore regionale alle
Infrastrutture Marco Falcone– aumenterà l’appeal turistico già forte di un
Comune come Santo Stefano di Camastra, cerniera fra i Nebrodi e il
palermitano ma anche importante crocevia sul Tirreno. L’infrastruttura
diventa anche un veicolo di tutela e riqualificazione della costa. Il Governo
Musumeci, del resto, vede nello sblocco degli investimenti in opere pubbliche
-sottolinea- il primo ingrediente del rilancio economico della Sicilia, ancor
più se ciò avviene in un contesto di armoniosa e produttiva sinergia fra la

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mano pubblica e le capacità del settore privato”.

L’assessorato regionale alle Infrastrutture riveste il ruolo di regia
dell’intero procedimento che porterà alla realizzazione di un moderno porto
turistico a Santo Stefano di Camastra, collegato a una viabilità litoranea
che sarà interamente rinnovata. Previsti inoltre la riqualificazione del
collegamento fra l’approdo e il centro storico della città delle Ceramiche,
nuove piazze e aree verdi nel contesto di un waterfront che cambierà volto.

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Corsini rientra a palazzo Rosciano

LIVORNO – Salvo sorprese o qualche diavolo che abbia voglia di ancora
metterci la coda, verso la fine di questo travagliato Agosto, martedì 27 per
la precisione, l’ingegner Corsini, dopo avere rivolto al commissario i
ringraziamenti di rito, potrebbe tornare ad occupare il proprio ufficio al
primo piano di palazzo Rosciano in forza del secondo comma dell’articolo 308
del Codice di procedura penale e di un’ordinanza del Gip che stabilisce i
termini del provvedimento interdittivo da cui, con il segretario generale
Massimo Provinciali, fu colpito nel Febbraio scorso.

Sebbene la suprema Corte di cassazione abbia annullato con rinvio la pena
dell’interdizione dall’ufficio inflitta sia a Corsini (sei mesi) che a
Provinciali (otto mesi), il tribunale del riesame di Firenze (in pieno
feriato estivo) tarda a prenderne atto e per il segretario generale i tempi
potrebbero allungarsi di non più di un altro paio di mesi.
Non ci sono mai piaciute le surrogazioni interinali delle funzioni e del
potere, in genere adatte solo a congelare gli status quo e ad affidare la
pubblica amministrazione di turno a persone, magari le più degne, ma che, in
genere, altro non possono se non ricordare a chi le interpella che, nella
loro condizione, “più di tanto” non è loro possibile fare.

Non resta, dunque, che salutare con favore il prossimo ritorno (in
automatico?) dell’Autorità di Sistema livornese alla normalità, magari (è
augurabile) con in più l’arricchimento portato da un’esperienza che non potrà
non determinare una certa maggiore cautela nella condotta e nelle scelte.

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Bacino di Livorno: vandalica
distruzione

LIVORNO – Neppure lasciando le briglie libere alla fantasia più fertile
sarebbe possibile immaginare minimamente lo scempio di cui sarebbero stati
oggetto gli impianti e le pertinenze del bacino grande in muratura di Livorno
fra il 2009 e il 2018, cioè nel periodo di tempo che intercorre fra la
relazione degli ingegneri Pribaz e Antonelli, che correda il bando di gara
per l’assegnazione del comparto, e quella relativa al sopra luogo assistito

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recentemente effettuato da personale tecnico della Jobson group, uno dei
partecipanti alla gara (bandita nel 2015) la cui incredibile durata appare, a
questo punto, sempre meno inspiegabile.

La relazione Jobson, assai voluminosa, mostra, infatti, le devastazioni senza
precedenti che “ignoti” (così è opportuno esprimersi), hanno inferto,
addirittura dopo il 31/XII/18, a un bene dello Stato affidato
all’amministrazione e alla vigilanza istituzionale dell’AdSp di Livorno.
Il documento, 42 pagine vergate con professionale minuzia, corredato di
immagini oltremodo eloquenti, reca la data del 31 Maggio 2019 ed è stato
inoltrato dal rappresentante di Jobson Italia srl, Alessandro Bardi, al Rup
(Responsabile unico del procedimento) per la gara bacini di carenaggio
dell’AdSp, alla Direzione marittima della Toscana e al ministero delle
Infrastrutture e Trasporti, ma non (per adesso) alle magistrature contabile e
ordinaria.

La relazione –vedasi testo integrale e foto– mostra scenari di vandalica
distruzione e di sfacelo, che Jobson si limita signorilmente a denominare
“anomalie”, tali da ricordare, pallidamente, le condizioni in cui i
guastatori Tedeschi lasciarono il cantiere Orlando nel 1944.
Ciò che è stato descritto potrebbe non essere tutto, visto che il comparto
era (ed è) visitabile solo in parte per l’allagamento del bacino in muratura
e dei locali sotterranei (in barba all’obbligo contrattuale di manutenzione),
oltre che per la sistematica occupazione da parte di Azimut (soggetto in
gara!) che, sordo alle varie ingiunzioni, continua a presidiare l’area senza
titolo alcuno.

Tutto ciò -merita ricordare- confligge in pieno con le prescrizioni dell’atto
concessorio n. 112/2002 in cui si legge che sugli 87 mila mq affidatigli, il
concessionario “……non potrà erigere opere non consentite né variare quelle
ammesse né destinare ad altro uso quanto forma oggetto della concessione né
recare intralci agli usi e alla pubblica circolazione………….. il concessionario
si impegna a provvedere a sua cura e spese, per tutta la durata del presente
atto, alla manutenzione ordinaria e straordinaria delle aree in concessione.”
Sic!!

Il fatto è che le aree in questione, fra reiterate autorizzazioni
all’occupazione temporanea (procedura che ha già procurato guai seri alla
diarchia di palazzo Rosciano) ultimamente non rinnovate, continuano ad essere
occupate da Azimut senza titolo e senza soluzione di continuità né rispetto

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per le attrezzature di cui avrebbe dovuto assicurare la buona conservazione.
Il nostro resoconto non vuole essere il ruvido inventario (per questo vedasi
il link sopra riportato) delle “anomalie” riscontrate da Jobson, ma un cenno
a quanto è stato rilevato è senz’altro opportuno, così…, tanto per avere
un’idea.

Nel sopra luogo è stato accertato e ben documentato che, oltre
all’alterazione, alla modifica e alla distruzione arbitraria di un numero
imprecisato di beni demaniali, il dockmaster, svuotato delle attrezzature
originarie (finite non si sa dove), si presenta alterato nella configurazione
elettrica originaria e ingombrato con nuove installazioni di Azimut; una
delle pompe di svuotamento del bacino, con la relativa condotta, giace
smantellata e abbandonata fra i rifiuti metallici di Azimut dove si trovano
anche una saracinesca e un verricello della valvola a campana.
Gli inviati di Jobson si sono imbattuti addirittura in torrette di
alimentazione elettrica spuntate dal nulla, non presenti nelle relazioni
tecniche, e ad una cabina con switch di rete installata (autorizzata?)
nell’edificio dei servizi generali.

Hanno poi trovato una serie di quadri elettrici e di attrezzature dismesse
collegate però alla corrente e modificate per azionare altri macchinari,
hanno rilevato che i compressori, che Azimut aveva ricevuto funzionanti, sono
stati smontati e distrutti, infine tutti i quadri elettrici in bassa e media
tensione asserviti al grande bacino in muratura sono stati….smontati e -si
legge nella relazione di Jobson- “non è chiaro dove siano stati collocati
seppur indicizzati come presenti in entrambe le relazioni tecniche del 2009 e
del 2010”.

Un altro segno della inequivocabile volontà di smantellare il complesso è -
per i tecnici di Jobson- il fatto che, nell’edificio servizi generali, i cavi
in media tensione (non giuntabili in alcun modo) anziché essere stati
sganciati dai morsetti per una loro riutilizzazione, sono stati barbaramente
tranciati al livello del pavimento per renderli inutilizzabili. Le nuove
tubature dell’acqua, passate da Azimut, sono state allacciate ai cassoni che
si trovano all’interno dell’edificio servizi generali dove è ben visibile una
copiosa, e continua perdita che provoca lo spreco di migliaia di mc d’acqua.

In calce allo sconcertante documento sul bacino, Alessandro Bardi, in nome di
Jobson, chiede di accertare se le modifiche e le distruzioni denunciate e
documentate -molte avvenute anche dopo il 31/XII/18 (e, dunque, non valutate

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dall’AG)- siano state autorizzate dall’Autorità di Sistema o da altri enti
preposti. Jobson sottolinea che l’unica via d’accesso all’area dei bacini è
controllata continuativamente e molto rigorosamente da Azimut, come
confermato dalla stessa AdSp quando scrive che le aree della banchina 76
“sono raggiungibili, via terra, unicamente transitando sulle aree demaniali e
private utilizzate da codesta società (Azimut) per la propria attività
cantieristica”.

Una situazione, dunque, in cui è categoricamente impossibile che la scomparsa
di una tale mole di strumentazioni sia avvenuta senza essere stata, se non
autorizzata, almeno tollerata.
Gli accertamenti chiesti dalla Jobson, eseguibili d’ufficio in ogni momento
da parte dello stesso Rup, sono essenziali al fine dell’individuazione delle
responsabilità e dell’adozione dei consequenziali provvedimenti, inclusa -ove
questa risultasse responsabile- l’esclusione (magari tardiva) di Azimut
Benetti dalla procedura di gara per dei beni pubblici da cui, a parte il
fatto di non averne curato contrattualmente la conservazione e a parte tutto
il resto, neppure a fronte del provvedimento n.91/2019 e dell’ordinanza
5/2019 dell’AdSp, si è preoccupata di rimuovere le attrezzature poste e
realizzate ex novo (e, probabilmente, senza autorizzazione) sul comparto
oggetto di gara.

Da dilettanti del diritto, comunque, continuiamo a domandarci quale possa
essere la ragione per cui, allo scadere della concessione, l’autorità
concedente non abbia preteso (ope legis) che il bene venisse restituito dal
concessionario almeno nelle condizioni di efficienza in cui l’aveva ricevuto.

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