Ederala cultura cresce ovunque - Edera Rivista
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Edera n. 5 - Aprile 2017 - € 2,00 la cultura cresce ovunque 5 Quella manciata di minuti con Sorridere al mondo con Una locomotiva Noi “Gufotte” gli occhi di un bambino di musica e poesia Alla scoperta delle Intervista al vignettista Incontro con il cantautore calciatrici della Prima Sergio Staino Francesco Guccini Squadra Asd Vigor Edera5.indd 1 08/04/2017 14:41:54
E D ITO RIA LE EDITORIALE «Ma tutti quei ragazzi sono venuti durante eventi tematici, con un po’ lì, dopocena, per la presentazione di di musica, con un aperitivo, insieme una rivista?». È la domanda che mi ha alla presentazione di un libro, in fatto un amico vedendo su Facebook un’occasione informale o invece una delle foto scattate a Scandicci, più istituzionale, insieme a sindaci, durante una delle serate organizzata consiglieri e assessori oppure da soli. da Edera. E la risposta era sì: quella Piano piano, ci siamo fatti un’idea sera eravamo lì ‘solo’ per presentare di quali possano essere le formule la rivista, insieme al libro di un giuste in base ai vari obbiettivi e temi giovane autore. proposti. Ma soprattutto ci siamo Far uscire di casa un buon numero di convinti sempre più che la strada persone per un evento culturale non giusta sia quella della condivisione è facile. Non lo è, a maggior ragione, e delle sinergie. Per questo, la ‘palla’ quando si tratta di libri e giornali. E passa anche a voi: Edera vuole essere diventa un’impresa quasi impossibile una rivista aperta agli articoli dei se gli utenti da coinvolgere sono giovani, ma anche e soprattutto alle giovani. Eppure Edera è riuscita a fare loro idee. Se siete dei ragazzi e avete questo piccolo miracolo. Non sempre, qualcosa di voi da far conoscere certo: fra le tante presentazioni e da condividere (un libro, una che abbiamo organizzato in questi raccolta di poesie, fotografie, quadri mesi ce ne sono state anche di o semplicemente idee) scriveteci. poco frequentate. Ma in molti casi il Perché, come abbiamo scritto e detto pubblico ha risposto con entusiasmo. dall’inizio, per noi ‘la cultura cresce Abbiamo usato formule molto ovunque’. E, se siamo in tanti, cresce diverse fra loro: al pub, in biblioteca, ancora meglio. LISA CIARDI EDERA | LIBRI Recensione del libro L'AMORE NON VA IN FUORIGIOCO di Simone Andreoli Marco è un giovane ragazzo fiorentino, appas- all’estero e dal suo migliore amico, Marco affron- sionato di sport e di uscite con gli amici. Amore, terà i problemi di un ventenne con spensieratezza calcio e musica s’intrecciano per formare diversi e coraggio. Scelte di vita, incontri inaspettati, in- filoni che trasporteranno la lettura quasi tutta teressi da mettere a fuoco prima di diventare ve- d’un fiato fino alle ultime pagine in poco tempo. ramente adulto, il tutto condito qualche volta con Ricordi, esperienze vissute, amori finiti e persone metafore calcistiche che descrivono la sua vita. nuove da conoscere sono all’ordine del libro. “L’a- L’amore non va mai in fuorigioco perché è come more non va in fuorigioco” è un romanzo leggero, un centravanti che oscilla sulla linea dei difen- scorrevole e molto piacevole alla lettura. Nes- sori, sempre pronto a gettarsi con coraggio verso suna descrizione cinica della realtà, ma la nar- la porta avversaria. Non è importante che il fi- Titolo: L'amore non va in razione di un percorso di avventure e bravate schio dell’arbitro (come le avversità nella vita) lo fuorigioco giovanili. Accompagnato dal suo allenatore Eze- possa fermare, lui sarà sempre pronto a gettarsi Autore: Simone Andreoli chiele, un burbero signore anziano pieno di storie di nuovo, avanti e indietro, fra un difensore e l’al- Data di uscita: 2016 da cui prendere ispirazione, dalla sorella che vive tro, pronto a correre verso il portiere avversario. Aprile 2017 / EDERA / 1 Edera5.indd 1 08/04/2017 14:41:55
Edera LA CULTURA CRESCE OVUNQUE Mensile di cronaca, arte e cultura N°5 - APRILE 2017 STA FF 05 PRESIDENTE Lorenzo Chiaro (lorechi96@virgilio.it) D I R . R E S P O N SA B I LE Lisa Ciardi (lisa@etaoin.it) IN COPER TIN A R E DAT TO R I Illustrazione di Sergio Staino per Edera Leonardo Torrini (leonardotorrini96@gmail.com) Si ringrazia di cuore CNA Firenze per l’aiuto Tommaso Fantechi (tommy.fantechi@gmail.com) ed il sostegno dati a Edera Enrico Tongiani (enricotongiani@outlook.it) Tommaso Nuti (tomnuti@hotmail.it) Lorenzo Marmo (mlorenzo96@yahoo.it) Giulia Staccioli (staccioligiulia@hotmail.it) Martina Stratini (stratini.martina@gmail.com) CNA FIRENZE CO LL A B O R ATO R I Confederazione Nazionale Artigianato Piccola e Media Impresa Federico Tinti G R A F I CA CON TATTI & IN FO Melissa Nencioni (melissanencioni@yahoo.it) Scrivici a edera.archivio@gmail.com cargocollective.com/melissancn Facebook.com/Ederarivista F OTOG R A F I A Stampa presso Industria Grafica Valdarnese - San Giovanni V.no (AR) Riccardo Verdiani Registrazione presso il tribunale di Firenze n.6035 Claudio Giachi in data 16/11/2016 Sergio Staino e Francesco Guccini di più a pag. 6 2 / EDERA / Aprile 2017 Edera5.indd 2 08/04/2017 14:41:55
CO NT E NUT I 01 Edera libri presenta “L'amore non va in fuorigioco” di Simone Andreoli 04 Elements Of Life Il mondo visto dalla consolle Intervista ai Dj Giacomo Scarzanella e Francesco Manghisi 06 Sorridere del mondo con gli occhi di un bambino Intervista al vignettista Sergio Staino 10 Una locomotiva di musica e poesia Incontro con il cantautore Francesco Guccini 12 Sesso, droga e rock ‘n roll Questione di chimica Gli effetti della musica sul cervello umano 14 Noi “Gufotte” Donne da tacchi e tacchetti Alla scoperta delle calciatrici della Prima Squadra Asd Vigor 16 Cervelli in fuga e cuori in Italia Storie di ragazze che hanno deciso di partire 18 Armonie meccaniche Vincenzo Marciano, costruttore di auto di Ponsacco 20 Quadri celebri Ma li conosciamo davvero? 22 Quando grandi e piccoli si mettono in gioco Tanti dettagli sconosciuti ai più di Riflessioni sul coordinamento pedagogico famose opere d’arte attraverso la metafora teatrale Aprile 2017 / EDERA / 3 Edera5.indd 3 08/04/2017 14:41:58
Gli Elements of Life al Pacha di New York nel 2015 Intervista ai Dj Giacomo Scarzanella e Francesco Manghisi Elements of Life Il mondo visto dalla consolle di Enrico Tongiani L e notti del fine settimana che vorresti non finissero mai. Dopo la cena con gli amici, entrare in un locale per sentire buona musica. Stare in compagnia. Magari nascondere l’imbarazzo e iniziare a ballare. Ridere e scherzare fino alle 5, quando il sole sta per fare capolino dal mare o tra i palazzi delle città. Essere felici e ringraziare indirettamente chi ci ha fatto divertire in pista. Letteralmente si chiamerebbe “fantino dei dischi”, ma noi lo conosciamo come Disc Jockey o semplicemente Dj. È suo il compito di accompagnare la folla fino all’alba. Far vivere ricordi ed emozioni grazie alle canzoni che mixa. Il Dj vive la notte. Lavora dietro a una console mixando brani che durante il giorno seleziona. Vive per le note di una canzone, il testo perfetto e l’entusiasmo delle persone che ballano in discoteca. Sono gli elementi della vita di un Dj. In inglese diremmo “Elements of Life”. Ed è proprio questo il nome del duo di musica elettronica (EDM) formato dai due Dj fiorentini Giacomo Scarzanella e Francesco Manghisi che incontriamo al Jaguar Florence Club. Partiamo dalla vostra ultima emozionante esperienza: Il pubblico e le persone del luogo come vi hanno il tour in Messico. Quale ricordo vi ha lasciato? accolto? «Bellissimo. Il tour è iniziato il 12 gennaio scorso con «Con una carica e disponibilità immensa. Abbiamo quindici ore di volo dopo aver suonato la sera prima a visitato delle località stupende. Alberghi di lusso Firenze. Tempo di atterrare e scaricare i bagagli che con camerieri pronti a servirti e quattro bodyguard ci siamo ritrovati in discoteca per la prima tappa a pronti a difenderci. Nemmeno fossimo famosi! Puebla. Abbiamo preso otto aerei in dieci giorni per In discoteca siamo stati sponsorizzati e venduti raggiungere le località nelle quali la sera dovevamo come Dj EDM. Il pubblico internazionale apprezza suonare. Sei serate complessive che ci hanno portato questo tipo di musica. L’unico momento di scetti- a Puebla, Puerto Vallarta, Tepic, Monterrey e Leòn. cismo l’abbiamo avuto a Tepic, di fronte a un pub- Un’esperienza incredibile. Discoteche enormi dotate blico tutto messicano. Erano abituati a tutt’altro di super effetti sonori e luminosi. Sold out da mille tipo di musica. Nessuno ballava ma erano tutti eu- persone già a mezzanotte. Per questo dobbiamo rin- forici e divertiti. Immobili “con le mani al cielo” a graziare il nostro tour manager Erik Micka che ha or- scattare foto e guardarci come se assistessero a ganizzato questo fantastico viaggio». uno show». 4 / EDERA / Aprile 2017 Edera5.indd 4 08/04/2017 14:41:58
Il Messico non è stata la vostra prima volta all’e- ispirandoci al nome di una band che avevamo sen- stero. Se vi dicessi New York 2015? tito nella nostra prima uscita come Dj al Tantra di «Un sogno che è diventato realtà. Al Pacha di New Viareggio». York abbiamo fatto l’apertura a dei Dj italiani di EDM, i Vinai. Non è stata un’apertura qualunque. Il termo- Tra qualche anno vi vedete ai grandi festival di EDM metro segnava -26 °C e avevamo il timore che il lo- nel mondo? cale fosse deserto. Invece c’era la coda all’ingresso. «Esagerato. Magari! Per arrivare ad alti livelli ci vo- Suonare un’ora e mezzo lì è stato straordinario. La gliono soldi da investire e un manager che ti possa gente saltava e ballava di gioia per un genere musi- aiutare. Noi siamo senza manager. Tutto ciò che ab- cale molto diffuso negli Usa». biamo fatto lo dobbiamo a noi stessi e agli amici che ci hanno dato una mano a farci conoscere. Quello che In Italia dove vi siete affermati? siamo riusciti a fare è già tanto. Un desiderio partico- «Da questo inverno siamo resident Dj al Jaguar di Fi- lare sarebbe riuscire a fare altri tour perché ti danno renze. L’estate solitamente suoniamo come guests a soddisfazioni impagabili. Comunque per adesso pen- Seven Apples (Versilia), Blanco (Firenze), Samsara e siamo a divertirci, suonare e coltivare questa pas- Praya a Gallipoli. Abbiamo suonato al Vibe di Roma sione. Poi non si sa mai, magari un ‘miracolino’ ci e a Modena per la chiusura di R3hab. Due anni con- scappa». secutivi abbiamo avuto il piacere di essere Dj della Suonare, abbiamo capito, vi piace. Ma a ballare come Color Run al Parco delle Cascine. Tutte esperienze vi trovate? indimenticabili in location storiche. Dobbiamo dire FRANCESCO: «Io mi diverto. Non vado a ballare che tra questi, Firenze è la città dove facciamo più spesso, è vero. Ma se organizziamo un tavolo tra fatica a scatenare le persone in pista». amici ci vado volentieri. In pista faccio fatica a spo- starmi tra la gente». Perché? GIACOMO: «Per fortuna sto in console! Preferisco «Il nostro prodotto musicale è particolare. Siamo Dj suonare anziché ballare. Certo se ci sono serate par- di EDM (Electronic Dance Music). A Firenze siamo ticolari con la mia compagna o tra amici ballo vo- stati tra i primi a proporre questo genere. Fino ad lentieri. Sennò evito. Addirittura quando ci sono Dj allora si ballava soprattutto musica commerciale. ospiti al Jaguar e non suono, gestisco gli effetti lumi- Diciamo che siamo stati un po’ di rottura nelle di- nosi. Mi trovo meglio». scoteche e la gente se n’è accorta. Qualcuno ci ha cri- ticato, altri esaltato. Oggi le persone ci riconoscono Deejay life: notte, musica e ragazze. Molte persone e ci apprezzano per ciò che facciamo». direbbero queste tre parole. Confermate? FRANCESCO: «Tutto sommato possiamo confer- mare. Andare a letto alle cinque e svegliarsi a metà della giornata è la regola. Viviamo la notte. Fino a quando suonavamo come guest, entravamo alle una in discoteca dopo la cena con gli amici. Ora che suo- niamo come resident al Jaguar arriviamo alle dieci nel locale per pulire la console. Siamo più contenti adesso perché possiamo suonare fino a quando vo- gliamo. Le giornate le passiamo sul computer a sca- ricare canzoni che ci piacciono. Brani da scoprire per aggiornare continuamente la playlist del weekend. Ci piace vedere la reazione del pubblico alle nostre pro- poste. Il nostro rapporto con la musica è totale ed es- senziale per stupire chi viene alle nostre serate. Solo così puoi non rimanere nell’anonimato». GIACOMO: «Il Dj ha la fama di quello che ‘cucca’ e ge- Come nascono gli Elements of Life? neralmente è vero. Io però a giugno mi sposo. E ti dico GIACOMO: «È iniziato tutto alle superiori. È stato anche che la mia futura moglie l’ho conosciuta men- Francesco a portarmi nel mondo della musica. I po- tre stavo suonando all’Oibò in Piazza Santa Croce». meriggi dopo scuola andavo a casa sua e ascoltavamo una grande varietà di generi. Io avevo un background In parte siete “responsabili” di far divertire il pub- musicale più commerciale, mentre Francesco pre- blico. Cosa significa per voi? Avete mai incontrato feriva la musica techno. L’unione ci ha portato alla difficoltà durante una serata? scelta della musica dance. E oggi ci ispiriamo a «Non sentiamo questa pressione. Per noi è un diver- tutti quegli artisti che suonano nel mainstage dei timento suonare. Non ci è mai capitato di far svuo- grandi eventi di EDM, come Tomorrowland o l’Ul- tare una discoteca. Due volte è capitato di non vedere tra a Miami». l’ora che finisse la serata. Eravamo ansiosi ed è ciò FR ANCESCO: «Alla partenza eravamo ‘Mango e che non deve accadere. Cerchiamo di trasmettere la Nella’ per farci riconoscere. Suonavamo alle feste nostra passione alla folla, tramite un rapporto che in casa, anche a tema. Poi abbiamo iniziato a fre- negli ultimi anni è cambiato. Intendo dire che prima il quentare i primi locali fiorentini: Yab, Blue Velvet, Dj lavorava in un angolo del locale. Oggi suona in una Colle Bereto, Bamboo. Fortunatamente il pubblico ci console sopraelevata e al centro della pista. Tutto ha ha sempre sostenuto e apprezzato, così che il per- assunto i connotati di un festival. Quando vedi le per- corso continuasse senza difficoltà. Dopo i primi suc- sone sotto di te che ballano e ridono provi soddisfa- cessi, nel 2013 siamo diventati EOL (Elements of Life), zione per ciò che fai». E Aprile 2017 / EDERA / 5 Edera5.indd 5 08/04/2017 14:41:59
Intervista al vignettista Sergio Staino Sorridere del mondo con gli occhi di un bambino di Lorenzo Chiaro fotografie di Riccardo Verdiani e Claudio Giachi S e r g i o St a i n o Fumettista, disegnatore e regista Sergio Staino nasce a Piancastagnaio, in provincia di Siena, nel 1940. Laureato in architettura, diventa, con i suoi fumetti, una delle firme satiriche italiane più importanti e popolari. Descrive un po’ se stesso e un po’ i turbamenti della sua generazione sessantottina attraverso il personaggio di Bobo. Tra il 1980 e il 1981, collabora alla pagina culturale del quotidiano romano «Il Messaggero». Nel 1986, il papà di Il fumetto, unione di immagini e frasi, di fanta- Bobo fonda e dirige il settimanale sia e realtà, ha tra i tanti “poteri”, che per certi satirico «Tango», sulle cui pagine versi si possono definire “magici”, quello di farci sfileranno le migliori firme della satira capire i nostri limiti. Tutti noi ne abbiamo anzi, italiana. Nel 1993 firma il ‘varietà’ probabilmente sono anche tanti, ma la cosa es- Cielito lindo, una sorta di ‘Zelig ante senziale è riuscire a conoscerli perché solo così litteram’ condotto da Claudio Bisio e possiamo superarli. Quante volte dopo aver letto Athina Cenci, dove debuttano una vignetta di Snoopy, di Topolino o Spiderman televisivamente Aldo, Giovanni e capiamo che la realtà qui rappresentata, fantasti- Giacomo, Luciana Littizzetto e Bebo camente o ironicamente, è proprio la vita di tutti Storti. Tra i riconoscimenti ottenuti, il i giorni? I limiti delle nostre vite, delle persone Premio Satira Politica Forte dei e del nostro mondo sono messi lì, uniti all’ironia, quasi a dirci “questi siamo noi”. Uno strumento, Marmi e lo Yellow Kid come ‘miglior anzi, una miniera d’oro di pagine, che riesce a autore’ al Salone Internazionale dei farci ridere di quello che siamo, e che, in questo Comics, il Premio Tenco/Canzone e modo, non può che aiutarci a migliorare. fumetto nel 1986 e il Premio Persea È in un pomeriggio di una domenica soleggiata, 2002, consegnatogli a Firenze nella con l’aria fresca sulla pelle del parco dell’Ac- convention Comicstrip. L’8 settembre ciaiolo di Scandicci, che dopo la conferenza 2016 viene annunciata la nomina a per il “Libro della vita”, Sergio Staino, celebre direttore del giornale “L’Unità”. vignettista, disegnatore e regista toscano, ci 6 / EDERA / Aprile 2017 Edera5.indd 6 08/04/2017 14:41:59
IL LIBRO DELLA VITA Il Libro della Vita è un ciclo progettato e promosso dal Comune di Scandicci in cui ospiti provenienti dal mondo della letteratura, della cultura e dello spettacolo raccontano il libro che gli ha cambiato la vita. La rassegna, ospitata nel Nuovo Auditorium di Scandicci, si propone come evento culturale metropolitano che mette al centro la lettura. Uno spazio che si apre la domenica mattina, un’occasione per innamorarsi di un libro, una piccola grande scuola di lettura, eterogenea per linguaggi, temi, libri, personaggi, stili. E soprattutto democratica. racconta la sua esperienza, i suoi libri e tutte bellissimo. Mio padre continuò a portarmi l’albo Sergio Staino (a sinistra) le emozioni che si nascondono dietro i colori di Mondadori e in quel periodo alla Disney lavo- e Francesco Guccini (a destra) durante il “Libro e le frasi che rappresentano la sua vita e forse, rava Carl Barks con il suo Paperino. Mi innamo- della vita”, a Scandicci. quella di molti altri. rai. Perché erano sì, storie di paperi, ma erano anche storie ambientate in città vere, con pro- Quando hai conosciuto il fumetto per la prima blemi veri e con situazioni vere. Quindi senza volta? saperlo stavo leggendo la storia della civiltà ame- «Il fumetto è stata una grande scoperta di ricana degli anni quaranta, della guerra, della quando avevo sette, otto anni. Fino ad allora disoccupazione, della crisi. È da Paperino che avevo letto solo racconti; i libri a quel tempo nasce poi il mio Bobo». erano pochissimi nelle case. Un giorno, mentre ero malato, mio padre, che lavorava in centro, mi Sei laureato in architettura. Perché la scelta di chiese cosa volevo per regalo e ovviamente io ri- lavorare come fumettista? La passione ha avuto sposi ‘un libro’. Aspettai tutto il giorno con an- forza maggiore? sia ma la sera, al posto di un libro, mi portò un «Il problema è che ho cominciato a disegnare in albo Mondadori di Walt Disney dal titolo ‘Clara- tenerissima età, intorno ai tre anni, grazie a mia bella fra gli artigli del diavolo nero’. Quando vidi madre che si prendeva cura di me da sola, men- che non era un libro ma un giornalino illustrato tre mio padre era in guerra. scoppiai a piangere. Io desideravo un libro. Finite Ci eravamo spostati a Piancastagnaio dove le lacrime mi misi a leggerlo e mi piacque pro- non conoscevamo nessuno. Passavamo le gior- prio tanto. Lo scritto era unito alle illustrazioni, nate insieme e per passare il tempo avevamo Aprile 2017 / EDERA / 7 Edera5.indd 7 08/04/2017 14:42:00
inventato il “gioco del disegno”. Ricopiavo cose d’intelligenza. Soprattutto l’autoironia. Personal- che lei mi indicava. Ho associato quindi il dise- mente mi fido molto di più delle persone che sanno gno a mia madre e quindi alla sicurezza e alla te- prendersi in giro di quelle che invece si prendono nerezza che mi trasmetteva. Nel crescere ricordo troppo sul serio. Fino a oggi, da tutta l’esperienza che ad ogni situazione di angoscia dovevo dise- storica e personale, ho capito che non c’è mai da gnare. Tutte le paure andavano via». fidarsi di colui che non ride di se stesso. Magari si possono apprendere cose oggettive, ‘scientifi- Quindi Sergio Staino, prima di un esame all’u- che’, ma in quanto a esperienze di vita personale niversità, disegnava? praticamente non si ricava nulla. Per scegliere le «Sempre! E non ho mai pensato di ‘usare’ il dise- amicizie io comincio subito con delle battute, ad gno. Per me era troppo bello, personale, segreto. esempio, per osservare la risposta. Essere autoi- Ho fatto architettura, mai pensando di vivere con ronici significa conoscere i propri limiti». il disegno. Questo è successo poi nel ’79 dopo che nel ’77 ho avuto la prima rottura di retina. È stato In “Stainoterapia dell’amore” affronti un tema un anno tragico dato che avevo già quasi perso fondamentale, ovvero l’amore all’interno della la vista a un occhio. Mi avevano detto che avrei coppia e della famiglia, quanto davvero è im- perso la vista quasi completamente. Nonostante portante l’amore oggi, in un mondo che sembra tutto sono ricorso al disegno». così cinico e caotico? «Io ho scelto la famiglia. Non sono un dogma- tico. Vedo in forma molto positiva e senza nessun complesso l’atto sessuale e d’amore. Non sono “Tutti i bambini che appaiono nelle mie vignette mai riuscito ad avere un rapporto senza amore; hanno sempre quell’innocenza e quella ci vuole sempre un sentimento. Io ero aperto a qualsiasi tipo di esperienza ma alla fine mi sono semplicità con la quale arrivano e sgretolano ritrovato con una moglie e due bambini, la fami- il castello ideologico che si è costruito Bobo. glia più cattolica che si possa immaginare (ride). Lo frantumano e lo riportano a se stesso. A La famiglia è una cosa che consiglierei. Questo è problemi difficili servono risposte semplici.” ciò che ho rappresentato in quel libro». Anche in libri diversi, molte delle tue vignette finiscono, dopo aver affrontato temi importanti, Ed è qui che nasce Bobo, il tuo personaggio? con quattro scene in sequenza nella quali si vede «Esattamente. Bobo è nato il 10 ottobre del 1979 il dialogo tra due persone in primo piano, poi la quando un giorno mi sono messo a tavolino e ho vignetta che esce dalla casa, poi dalla città, dal deciso di raccontare me stesso. Penso sia l’unico mondo e infine dall’universo. C’è una motiva- personaggio fumettistico che abbia un comple- zione? anno preciso. Come è nato e come è rimasto». «È un problema di relatività. Per quanto grande sia il problema, in confronto a tutto l’universo Ironia e sarcasmo sono le chiavi di lettura delle rimarrà sempre piccolo. Praticamente inutile. tue vignette, quanto sono importanti questi due Inoltre, se noi riuscissimo a vederci da grande elementi, non solo nei fumetti ma nella vita? distanza, tanti problemi che oggi ci sembrano «Io credo che l’ironia sia una delle forme più alte enormi verrebbero ridimensionati. Questa è una 8 / EDERA / Aprile 2017 Edera5.indd 8 08/04/2017 14:42:00
cosa che ho imparato dai cinesi. Ho frequentato l’ambasciata cinese e letto molti libri. Ho impa- rato tante cazzate che poi ho buttato via, ma quello che mi colpiva sempre è il loro sostenere “Devi arrivare la sera a casa e non che quando si ha davanti un problema che non si sa affrontare basta provare a pensare come pensare mai ‘oggi non ho fatto nulla’” lo vedrai tra vent’anni. Quando mi misi con mia moglie non era una situazione facile perché en- trambi eravamo sposati con altre persone. Lì ho pensato come avrei visto la mia situazione tra vent’anni e mi sono immaginato vecchio, seduto riesce a proseguire nello scambio. a un tavolino della casa del popolo con gli amici, «Se poi uno dice “vaffanculo” ancora peggio (ride). a parlare dei nostri amori senza alcun rimpianto. È stato molto utile. Adesso infatti, non ho rim- Quanti più “si” ci vorrebbero rispetto ai “no”? pianti». «Credo che ne servano cinquanta e cinquanta. Sì perché oggigiorno ci sono cose alle quali devi Spesso Bobo affronta problemi attraverso il dia- dire per forza “no”. Detto questo io personal- logo con un bambino. Quindi per risolvere que- mente ai “no” arrivo sempre con fatica. Solita- stioni importanti e apparentemente difficili del mente è quando ci sono interessi personali che mondo che viviamo è giusto guardarli con gli si cominciano a dare i “no”. Sono sempre più pro- occhi di un bambino? penso al “sì”. L’importante è che ci sia generosità «Ci sono due cose. La prima è che il bambino non e sincerità dietro a una proposta o affermazione. ha pregiudizi. Dice le cose come le vede e non In questo modo, anche se è sbagliato, non è fon- ha tutti i filtri che hanno gli adulti. La seconda è damentale». che la mia vita è stata salvata da Ilaria. Quando la mia attuale moglie rimase incinta sono arri- A un ragazzo che vuole intraprendere la strada vati un sacco di problemi per il riconoscimento, del disegnatore e scrittore, cosa consiglieresti? dato che sia io che lei eravamo ancora sposati «Di osservare bene la realtà in cui vive e di riu- con altre persone. Anche quello è stato un pe- scire a emozionarsi. Devi sentire qualcosa dentro, riodo lungo e difficile. L’arrivo della bambina mi pensare che non perdi mai il tuo tempo. Anche ha tolto da questo monte di follia nel quale ero fi- se sei solo ad un bar e c’è una persona al tavolo nito riportandomi con i piedi per terra. Per que- accanto devi osservarla, cercare di conoscerla, sto, credo, tutti i bambini che appaiono nelle mie entrarci in contatto. Devi arrivare la sera a casa vignette hanno sempre quell’innocenza e quella e non pensare mai “oggi non ho fatto nulla”. Ho semplicità con la quale arrivano e sgretolano il sempre avuto paura di arrivare a fine giornata castello ideologico che si è costruito Bobo. Lo senza aver avuto un input o un rapporto con la frantumano e lo riportano a se stesso. A problemi realtà circostante. Li devi cercare. Senza pensare difficili servono risposte semplici». mai di essere in una situazione dalla quale non possono arrivare emozioni. Arrivano dappertutto. In “Troppo facile dire no” sottolinei quanto un Molti pensano “ah se fossi a New York potrei…”. “no” può essere limitante. Anche in un dialogo No, sei a Scandicci e le emozioni sono le stesse. ad esempio, se viene usato sempre il “no” non si Apri la finestra e osserva ciò che vedi». E Aprile 2017 / EDERA / 9 Edera5.indd 9 08/04/2017 14:42:01
Una Locomotiva di musica e poesia Incontro con il cantautore Francesco Guccini di Tommaso Fantechi È uno dei cantautori più influenti del panorama artistico italiano, le sue canzoni si sono trasmesse di generazione in generazione, con il pubblico che non ha mai smesso di amarlo. Francesco Guccini nasce a Modena il 14 giugno 1940, ma a causa dello scoppio del secondo conflitto mondiale si trasferisce a Pavana (dove ora vive), per poi tornare nella città natale pochi anni dopo. Nel 1961 si trasferisce a Bologna e si iscrive all’università, senza però laurearsi; quest’anno è importante, in quanto Guccini, già affacciatosi alla musica alla fine del decennio precedente, scrive la sua prima canzone. Negli anni ’60 si fa conoscere come autore, ma non come cantante, scrivendo fra le altre ‘Auschwitz’ e ‘Dio è morto’ e venendo anche censurato dalla Rai per quest’ultima. Il suo primo disco viene pubblicato nel 1967, dando così inizio a una fantastica carriera. Francesco si è sempre ritenuto un cantastorie, tanto che le sue canzoni sono uniche nel loro genere, con una studiata costruzione dei versi, che lo ha portato a essere considerato un vero e proprio poeta contemporaneo e a vincere nel 1992 il premio Librex Montale. Francesco, per una generazione intera, ma anche sul mercato potenziali talenti che però spesso si per buona parte di quelle successive, sei stato bruciano troppo in fretta per i più svariati mo- una guida, una forza trainante. Per riprendere il tivi. Per farti un esempio, io ho cominciato con titolo della tua famosissima canzone, una loco- la balera, anche se ovviamente non facevo le mie motiva. Ritieni che attualmente la mancanza di canzoni. A dire la verità adesso non ascolto più una figura come la tua sia dovuta a un pubblico musica, ogni tanto in macchina mia moglie mette non più disposto ad accettarla o ad altri motivi? un cd ma quasi mi infastidisce e preferisco to- «Intanto rifiuto di essere ritenuto una guida, an- glierlo. Ne ho effettivamente ascoltata tanta, cer- che se per certi versi e con molte canzoni ho ef- cando milioni di modi per ascoltare i vinili, tipo fettivamente parlato di temi che hanno attirato facendomi prestare il giradischi da un’amica, ma le persone. La locomotiva posso averla incarnata, adesso non ascolto più niente. Però sì, i cantanti però il testo, nonostante racchiuda diverse frasi attuali mancano proprio di esperienza, soprat- che piacevano al pubblico e che si possono col- tutto sul palco, e di contatto con il pubblico e la locare all’interno di una determinata ideologia, critica. Comunque, come ai miei tempi, qualcuno “Folk beat n. 1”, il parla di argomenti perlopiù storici e non del pe- va avanti, qualcuno si ferma, altro non potrei dire, primo album, 1967 riodo in cui l’ho scritta. Adesso è cambiato tutto, non saprei dire, non vorrei dire». ci sono varie forze diverse, soprattutto populismi, e la canzone d’autore si è un po’ esaurita. In re- La tua canzone preferita di Guccini? altà non avrebbe proprio esaurito il suo corso, ma «Non ne ho, un tempo ti avrei rispo- non ci sono più figure che affrontano certi argo- sto ‘quella che devo ancora scrivere’, menti e il tutto si è un po’ smorzato. Io, per esem- ma adesso ho smesso di farlo. Sicura- pio, non scrivo più canzoni e non faccio concerti, mente ci sono un buon numero di can- ma tengo a ribadire che non mi ritengo guida di zoni che mi sono uscite meglio di altre, nessuna generazione». però ci tengo a dire che non ce ne sono scritte a tavolino perché dovevo fare Un’opinione sulla musica attuale e i talent. Non un disco o qualcuno mi pressava. Le pensi che manchi un po’ di gavetta? canzoni mi venivano quando avevano «La gavetta è molto importante, i talent lanciano voglia loro, in un certo momento un 10 / EDERA / Aprile 2017 Edera5.indd 10 08/04/2017 14:42:01
pensiero maturava in un determinato modo e mi mettevo lì con la chitarra a scrivere. A volte usci- vano bene, altre volte meno, succede così… non tutte le ciambelle vengono col buco». Le tue canzoni preferite non di Guccini? «Ce ne sono tantissime, ho seguito moltissimo il primo Bob Dylan, che però poi si è un po’ perso e secondo me fa delle cose strane, poi mi sono in- namorato di Jacques Brel, un grande cantautore. Delle sue canzoni mi piaceva molto ‘Amsterdam’, che tra l’altro ho anche tradotto in italiano. In più mi piacevano le prime canzoni di Dalla, poi ‘Luci a San Siro’ di Vecchioni ma anche tante al- tre che non mi vengono in mente adesso e che mi hanno segnato in modo particolare. Sicuramente “via Paolo Fabbri 43”, settimo album, 1976 il mio ‘maestro’ è stato Brel, che tra l’al- tro non conoscevo; me lo fece ascoltare un’amica in montagna nel ’63. Mise ‘Ne stati aperti, cioè, per farti capire meglio, l’ultimo me quitte pas’ e dopo averla ascoltata l’ho firmato per tre dischi, ma senza limite di mi dissi ‘accidenti, è così che si fanno tempo, infatti avrei ancora da pubblicarne uno, le canzoni’, tornai a casa e scrissi ‘Ti ma nessuno può obbligare qualcuno a fare un di- ricordi quei giorni’ che poi in realtà è sco se non ne ha voglia. Se volessi potrei farlo do- stata pubblicata tardi, in ‘… quasi come mani, ma ci metterei delle cose a caso, quindi non Dumas …’ nel 1988». ne vale la pena. Con questo tipo di contratto mi sono sentito sempre molto libero di dire quello Quando hai capito di essere diventato che pensavo quando mi pareva, tanto che poco Francesco Guccini? prima della pubblicazione di ‘Via Paolo Fabbri «Non mi sono mai sentito arrivato, as- 43’ rifiutai quasi il triplo di quello che prendevo solutamente. Però se proprio insisti ti allora. Mi venne offerto un contratto sontuoso dico che ho capito di dovermi concen- che mi tentò molto, ma la clausola erano cinque “Radici”, quarto trare solo su questo mestiere dopo la pubblica- dischi in cinque anni e soltanto il pensiero non album, 1972 zione del quarto LP, ‘Radici’. Il primo è ‘Folk beat’, mi avrebbe fatto più dormire la notte. Quindi, in titolo bruttissimo e discutibile, ma che non di- conclusione, non ho mai avuto grandi problemi. pende da me, messo sul mercato nel 1967. Nel ’72, Tra l’altro erano gli anni in cui i cantautori veni- quando pubblicai ‘Radici’, ebbi un discreto suc- vano processati, cosa che a me non è successa». cesso, ma ancora non facevo concerti, cominciai a farli soltanto qualche anno dopo, quando nac- Cambiamo argomento. Hai detto svariate volte que mia figlia. Fino ad allora avevo fatto soltanto che ‘Il vecchio e il bambino’ non è una canzone canzoni, avevo un contatto discografico ma facevo ecologica, ma descrive il mondo dopo un’ipote- altre cose, gestivo l’Osteria delle Dame a Bologna tica bomba atomica. Ti aspettavi che il paesaggio e leggevo molto». si potesse trasformare come da te descritto anche senza una catastrofe? «Purtroppo sì, non era una previsione difficile da Il momento più duro dopo ‘Radici’? fare. Il processo di trasformazione del paesaggio «Non ho mai avuto momenti difficili, mi è sem- era già cominciato all’epoca in cui scrissi il testo, pre andata abbastanza bene. Non ho mai ven- la profezia si è avverata in pieno». duto cifre clamorose, però ogni LP vendeva più o meno la solita quantità, mantenendo sempre un Cosa pensi del mondo attuale? buon livello. Soltanto al momento di pubblicare «Mah… il mondo attuale è un bel casino, con un disco avevo dei problemi, dato che non sono Trump da una parte, i populisti dall’altra, l’Europa mai andato d’accordo con i miei arrangiatori, già che è in discussione… Ormai sono abbastanza a partire da ‘Stanze’, uscito dopo ‘Radici’, con la vecchio per dire pazienza, ma c’è ancora tempo conseguenza di dover affrontare discussioni in- per cercare di fare qualcosa per rimediare a meno finite su ogni brano da registrare. Proprio par- che uno non si voglia chiudere in un eremo e iso- lando di ‘Stanze’ il critico musicale Bertoncelli larsi dalla realtà». mi accusò di aver inciso l’LP per rispettare un contratto discografico. Questa uscita mi portò Citando ‘L’avvelenata’, se tu avessi previsto tutto a scrivere ‘L’avvelenata’, ma è bene che tu sappia questo, avresti scritto canzoni? che non mi sarei mai permesso di arrabbiarmi per «Sì, certamente. Finché ne ho avuto voglia mi una critica, d’altra parte il disco poteva piacere o sono proprio divertito a fare canzoni, mi veni- non piacere; solo che lui disse una cosa che non vano bene a quanto pare. Mi vengono ancora a era vera. I miei contratti discografici sono sempre bussare alla porta». E Aprile 2017 / EDERA / 11 Edera5.indd 11 08/04/2017 14:42:02
Gli effetti della musica sul cervello umano di Tommaso Nuti Sesso, droga e rock ‘n roll Questione di chimica Quando si dice “sesso droga e rock quotidiane dalla musica: la sve- dell’artista o magari (visti i tempi ‘n roll” non è sempre una generica glia che suona con un pezzo che ci moderni), da un tablet attraverso espressione buttata lì per caso. In piace, la mattina quando si accende un’applicazione. Tutto ciò viene uno studio condotto per l’università la radio, a lavoro davanti al compu- sempre – e da sempre – indirizzato di Montreal, il professore e neuro ter, in cuffia in bicicletta o a corsa verso il nostro apparato uditivo fino scienziato Danile J. Levitin sostiene nel parco della propria città e, na- ad arrivare nelle nostre tasche dai che «la musica produce una rispo- turalmente, sotto la doccia. Fa parte tempi dei lettori di musicassette sta a tutti gli effetti chimica, grazie di noi. È la colla che tiene uniti i vari fino al primo iPod di Steve Jobs pro- alla quale i circuiti nervosi interes- pezzi della nostra personalità e di- dotto nell’ormai lontano 2001. sati aiutano a modulare i livelli di pendiamo emotivamente da tutto dopamina, il cosiddetto ormone ciò. Anche chi non ha mai ricevuto C’è una componente però che ne- del benessere nel cervello. Proprio un’educazione musicale, ha tut- gli anni non ha mai cambiato il suo come avviene per il sesso e alcune tavia fin da piccolo la capacità di modo di approcciarsi alla gente: droghe». astrarre componimenti essenziali di la musica live. Fra la popolazione Ma partiamo dal principio: la mu- una melodia, attraverso le note che mondiale circa il 19,3 % partecipa sica è una materia antichissima. sente o il tipo di strumento musi- a concerti live di generi che va- Secondo gli storici, già circa trenta- cale utilizzato; o ancora si ha la ca- riano dal classico al metal. I mag- mila anni fa il primo strumento che pacità di riconoscere una musica giori frequentatori degli spettacoli venne suonato a tutti gli effetti fu atonale, per cui andare contro to- musicali sono le persone tra i 18 e i un flauto ricavato da ossa animali. nalità suona come andare contro la 34 anni e, in particolare, i ragazzi Col passare del tempo le melodie, le forza di gravità. di 20-24 anni: il 14 per cento si reca note, le strofe musicali hanno sem- Cuffie, stereo, altoparlanti del su- a concerti di musica classica e il pre più consolidato il proprio ruolo permercato: tutto è musica e le note 43,4 ad altri tipi di concerti (dati sociale e parallelamente si sono circondano le faccende di ogni sin- Istat, 2015). Andare a un concerto è evolute col linguaggio. Ai giorni golo giorno. Una melodia nasce un’esperienza importante sia sotto d’oggi si pensi a quante volte ci si scritta su un foglio di carta, gui- l’aspetto emotivo che fisico. Il Cen- lascia guidare nelle nostre attività data dall’inchiostro della penna tre for Performance Science, in 12 / EDERA / Aprile 2017 Edera5.indd 12 08/04/2017 14:42:05
collaborazione con The Royal Col- prima di un concerto e poi pre- DOPAMINA E MUSICA lege, ha intrapreso un’indagine se- sentarsi il giorno indicato davanti condo la quale ascoltare musica al cancello, magari all’apertura dal vivo fa bene alla salute. L’espe- per non perdersi neanche un sin- rimento è stato svolto analizzando golo sguardo del cantante proprio campioni di saliva delle persone da sotto il palco. La musica muove presi prima e dopo lo spettacolo. tutto questo: induce nel cervello il Il risultato è che un particolare or- rilascio del neurotrasmettitore del mone, prodotto dalle ghiandole sur- piacere – la dopamina, appunto - Il cervello stesso renali aumenta i livelli di zucchero proprio come accade quando si nel sangue e migliora le capacità assumono droghe o sostanze pia- rilascia questo del cervello nell’utilizzo del gluco- cevoli come il cibo. Quando ci si neurotrasmettitore, sio, qualche volta però a discapito reca a un concerto live, il clima è e induce il sistema del sistema immunitario e digestivo. totalmente diverso: il contatto con a una reazione Stiamo parlando del cortisolo, che le persone non ci isola a un ascolto detto più generalmente è l’ormone chiuso come se fossimo rintanati dopaminergica che viene collegato allo stress. Non nella propria camera, ma è opera di quando si sta risulta dannoso alla salute in dosi condivisione con centinaia, migliaia ascoltando – per moderate, ma in alte quantità ha la di persone che sono venute per il capacità di provocare problemi le- tuo stesso motivo. Tutto lì è tangi- esempio - un gati principalmente a difficoltà car- bile: strumenti, persone, microfoni. brano che ci piace diache, diabete ed impotenza. La voce è vera, arriva direttamente particolarmente. alle orecchie senza essere filtrata Ci ha aiutato a capire meglio l’ef- da mezzi come cuffie o vecchi cd di fetto della musica sul corpo umano vario genere. Trovarsi a pochi metri il dott. Enrico Grassi, dell’Unità dall’artista che sentiamo ripetuta- di ascoltare, si modificano il bat- Operativa di Neurologia dell’ospe- mente in radio, nelle nostre playlist tito cardiaco, il ritmo respiratorio dale di Prato. «La musica attiva il e che ci ha accompagnato come una o la temperatura corporea. Tenden- sistema del piacere, che tuttavia colonna sonora di un film in molte zialmente molto gettonati fra i più viene molto stereotipato – spiega circostanze della nostra vita, ha un emotivi sono i brividi (detti tecni- -. Che si mangi del cioccolato, che impatto molto più potente che met- camente “chills”) all’ascolto di una si faccia l’amore o che ci si trovi di tersi le cuffie e conseguentemente particolare sequenza di note. È lo fronte ad un’opera d’arte, si attiva isolarsi. La condivisione di uno spa- stesso fenomeno che si verifica nella nel cervello il circuito di reward, zio come quello di un concerto con vincita alle slot machine in un ludo- detto anche sistema di ricompensa, altre persone è fonte di estremo re- patico o alla consumazione di una funzionante grazie alla dopamina. lax ed euforia allo stesso tempo in droga per un tossicodipendente: la Il cervello stesso rilascia questo un individuo e, complice l’effetto musica replica queste sensazioni neurotrasmettitore, e induce il si- straordinario della dopamina, tutto nel cervello di chi ascolta le pro- stema a una reazione dopaminer- questo rende il live unico e irripeti- prie canzoni preferite. Al contrario gica quando si sta ascoltando – per bile, in positivo o meno. delle dipendenze patologiche però, esempio - un brano che ci piace la musica non ha effetti devastanti particolarmente». Questo procedi- Tutto questo è stato studiato e ana- sul corpo. Quindi cosa fare quando mento è amplificato da un concerto lizzato in laboratorio anche da Va- il lavoro ti prende tutto il tempo che dal vivo, ma perché? L’esperienza di lorie Salimpoor, della University of hai, quando anche un solo sguardo un live è tendenzialmente caratte- Montreal nel 2011. Dallo studio (in ti rende nervoso, quando ti senti rizzata da più fattori e può variare contemporanea con quello di Levi- un po’ irritato durante un periodo dall’acquistare un biglietto in fretta tin di cui abbiamo parlato all’inizio) di stress? La risposta sta nella mu- e furia riuscendo ad assicurarselo emerge che la musica preferita sca- sica, parte integrante di noi, fattore dopo minuti/ore di attesa per colpa tena nel corpo di un individuo una di pausa verso il mondo esterno e le di qualche sito che stenta a funzio- serie di sensazioni tipicamente ri- sue problematicità. nare, oppure aspettare settimane conducibili a quelle indotte da al- o mesi ascoltandosi tutti i pezzi di tre sostanze o attività che danno Zaino in spalla e biglietto alla mano, un artista, andando a scavare vec- piacere: quando parte la canzone stare davanti al cantante o al tuo chi repertori fino ai primi album per che ascolti fin da bambino, quella gruppo preferito fa bene al corpo e trovare la canzone più sconosciuta che ti ricorda un amore passato allo spirito e no, non è una semplice e impararsela a memoria. E ancora, o quella che è appena uscita ne- affermazione filosofica, è più “sem- vedere la scaletta qualche giorno gli store e non riesci a fare a meno plicemente” questione di chimica. E Aprile 2017 / EDERA / 13 Edera5.indd 13 08/04/2017 14:42:06
La squadra: da sinistra a destra e dall'alto in basso Rebecca Renzi, Patrizia D'Amico, Silvia Balloni, Cristina Corsi, Alice Venturini, Eva Briccolani, Martina Manetti, Virginia Calabri, Michela Magonio, Micol Corsiani, Eleonora Pioni, Matilde Cosi, Alessia Tanini, Alice Guzzetta, Nadine Gheri, Lavinia Tognaccini, Laura Casini, Alessia Cape, Carolina Cosi, Noemi Innocenti. Noi “Gufotte” Donne da tacchi e tacchetti Alla scoperta delle calciatrici della Prima Squadra Asd Vigor di Martina Stratini Un classico campo da calcio, l’arbitro ai riflettori, sempre all’ombra, ma è pro- Rebecca Renzi, attaccante della Vigor con il suo fischietto, 11 giocat... rici. Eb- prio da quell’ombra che vuole uscire gio- nata a livello calcistico insieme alla se- bene sì, le protagoniste della storia che cando e soprattutto giocando bene per zione femminile della società. «All’inizio voglio raccontarvi, o meglio che loro vi far divertire. Dire ‘Il calcio è donna’ è ha sicuramente prevalso l’entusiasmo – racconteranno, sono le calciatrici della la volontà di distruggere ogni schema spiega -. La nascita della Vigor è stata Prima Squadra Asd Vigor calcio femmi- preesistente e far capire che quello che voluta da tutti; grazie a Claudio e al su- nile. Le ragazze del Mister Tanini, sotto fino ad un secondo prima era normale dore di molti c’è stata data l’opportunità le ali fortunate del gufo mascotte «Ne- può essere completamente diverso. Si- di realizzare questo progetto. Le diffi- store», sono oggi fra le protagoniste del curamente uno dei passaggi più diffi- coltà sono state molte, perché unire campionato di Serie C e stanno com- cili è stato convincere le mamme, ma tante donne è difficile, sicuramente battendo duramente per raggiungere la quando la bambina vuole giocare a pal- più difficile di un gruppo di soli uomini. qualificazione. Risultato meritato con- lone, non c’è pallavolo o danza che tenga. Inoltre non ci conoscevamo, partivamo siderando tempo a disposizione, sudore L’obbiettivo della società va proprio in da zero e ciascuna con una storia e un’e- e grinta. «La Vigor nasce dieci anni fa questa direzione: permettere a quante sperienza diversa alle spalle. L’obbiettivo - afferma il presidente della società più bambine possibile di provare questo era complicato ma avevamo in comune Claudio Massai - ed è una società sto- sport per tirare fuori il meglio di loro la passione per il calcio che ci ha per- rica del Valdarno. La sfida della sezione a livello calcistico e non solo, ed avere messo di superare le difficoltà e, alla fine femminile parte tre anni fa dalla scom- così la possibilità di costruire in futuro dei conti, è stato un grande successo. messa di alcune ragazze a cui piaceva una nuova buona squadra Juniores e una Oggi è proprio il gruppo il nostro punto il nostro spirito e che avevano la pas- Prima Squadra. Attualmente sono orgo- di forza; siamo unite a prescindere dal sione per il pallone. ‘Il calcio è donna’ glioso di poter dire che il nostro settore campo. Non credo che tutte le squadre è il nostro motto, perché vogliamo far giovanile è uno dei più sviluppati di tutta abbiano uno spogliatoio così forte e così vedere che esiste un’altra metà del pal- la Toscana insieme a quello dell’Arezzo». unito. È normale che ci siano alti e bassi, lone: quella metà che sta sempre dietro Molte sono le storie simili a quella di ma talvolta anche lo scontro può essere 14 / EDERA / Aprile 2017 Edera5.indd 14 08/04/2017 14:42:06
Martina Stratini della redazione insieme alle calciatrici Matilde Cosi, Rebecca Renzi, il presidente Claudio Massai e la mascotte Nestore. costruttivo. Le persone che sono su- – racconta – un periodo mi ha formata da affrontare, nuovi avversari, nuove bentrate nel corso degli anni non hanno molto mentalmente e soprattutto fisi- compagne e di conseguenza nuovi sti- avuto difficoltà ad unirsi al gruppo, le camente. Il calcio femminile era ancora moli e traguardi da raggiungere. Senza abbiamo accettate senza pregiudizi per- un tabù, ma la mia passione per il pal- dubbio il fatto che non si giocasse solo ché sapevamo che tutte potevano dare lone è innata. Fin da piccola giocavo con per vincere ma in particolar modo per un contributo per migliorare la squadra. i bambini in piazza e a scuola, creando divertirsi ha influito in positivo. Il cal- Sono felice della mia scelta e non me ne con loro un legame più forte rispetto cio per me, infatti, è passione e diver- pentirò mai. Ho iniziato a giocare a 20 alle femmine. Inoltre tutti i miei fratelli timento. Una valvola di sfogo che mi anni e il messaggio che voglio trasmet- giocavano a calcio e mia madre aveva permette di non pensare a niente. Un tere è che se c’è passione non esistono avuto un precedente calcistico. Si sa, i gioco di squadra dove impari tanti va- limiti per intraprenderla. Considerando bambini sanno essere cattivi: spesso ve- lori e soprattutto a stare con gli altri: Se i risultati a oggi, con un ottimo settore nivo scelta per ultima perché femmina da una parte quando vinci ti dà soddi- giovanile e un campionato di serie C che ma una volta in campo poi se ne pen- sfazioni, dall'altra sai che quando perdi ci vede fra le prime quattro in classifica, tivano; sono esperienze che insegnano avrai sempre un gruppo a sostenerti. per una squadra con il nostro passato è molto. Ho iniziato a giocare nel cal- A una donna che si vergogna a iniziare una soddisfazione immensa. In un viag- cio femminile a dieci anni, quando esi- perché ha paura di essere giudicata ‘di- gio in America ho avuto la possibilità di stevano solo tre squadre: l’ACF Firenze versa’ voglio mandare invece l’invito a vedere stadi di seconda categoria fem- dove sono rimasta per 10 anni, il Casel- farlo perché non è così, siamo tutti alla minile con 50.000 persone negli spalti, lina e l’Agliana. Il passaggio dall’ACF Fi- pari. Nell’uomo si sviluppa di più la com- numeri che in Italia non esistono. Biso- renze alla Fiorentina professionistica ha petitività e l’idea di voler diventare un gna cambiare mentalità. Ci vuole, però, coinciso con la creazione della Vigor, Messi o un Ronaldo mentre nel femmi- qualcuno che finanzi e sponsor che aiu- nata l’anno precedente. Sapevo dell’e- nile si gioca molto più sulla tattica. Il tino. Attualmente le cose si stanno len- sistenza di questa squadra, il progetto nostro è un gioco più bello perché più tamente evolvendo: alcune squadre era interessante e ho colto l’occasione. pulito e quindi più piacevole da vedere.» professionistiche maschili si stanno in- La mia vecchia squadra era iscritta in teressando all’acquisizione delle femmi- un campionato alla pari dove esisteva Le parole di queste ragazze sono voci nili, il numero di donne appassionate al un limite di età, la serie C invece mi ha di rappresentanza di quella «metà del calcio sta aumentando e nelle grandi oc- permesso d’incontrare persone con tal- pallone» che esiste e vuole gridarlo al casioni gli spalti sono di anno in anno più volta più esperienza di me. Grazie alla mondo. Voci che vogliono raggiungere i pieni, anche se ancora infinitamente lon- Vigor ho ritrovato l’entusiasmo che or- “poteri forti” e urlare a squarcia gola «il tani dagli Usa». mai da tempo mancava: nuove squadre calcio è ANCHE donna». E A guardia della linea di metà campo troviamo invece Matilde Cosi. La sua storia è ben diversa da quella delle «Gu- PASTICCERIA AQUILA fotte» veterane e, come lei, sono tante BAR PASTICCERIA PRODUZIONE PROPRIA le ragazze unitesi successivamente, du- Via Giovanni Pascoli 9, Scandicci (FI) rante gli anni di crescita del Progetto Tel. 055 2591053 Vigor Calcio Femminile. «A otto anni ho iniziato a giocare a calcio con i maschi Aprile 2017 / EDERA / 15 Edera5.indd 15 08/04/2017 14:42:08
“Caro amico, la mia lettera ti giunge da lon- tano, dal paese dove sono a lavorare, dove son stato cacciato da un governo spaventoso che non mi forniva i mezzi per campare”. Inizia così la canzone “Rosso colore” di Pieran- gelo Bertoli. Un testo che evoca rabbia e indi- gnazione verso una realtà in cui l’unica soluzione sembra quella di abbandonare la propria terra, cercando fortuna altrove e ripartendo com- pletamente da zero. Oggi, come ormai da dieci anni a questa parte, la situazione lavorativa in Italia ha raggiunto livelli molto preoccupanti, comportando un notevole incremento della po- vertà e della disoccupazione. Infatti, se secondo i dati di Internazionale nel 2007 gli italiani che vivevano sotto la soglia della povertà erano 1,8 milioni, oggi hanno superato i 4,6 milioni. Con- temporaneamente si è passati da un tasso di di- soccupazione del 6,7 % registrato nel 2008 allo spaventoso 12% nel 2016. Questi numeri non sembrano accennare a diminuire e colpiscono sempre più le categorie dei neodiplomati e i ne- olaureati, ovvero coloro che costituiranno il fu- turo del nostro Paese. La situazione quindi è alquanto delicata, e pro- prio per questo molti giovani sono costretti a migrare in terre lontane, terre di opportunità, spesso diverse dalla nostra. I dati Istat affermano che solo nel 2015 sono stati 147mila gli italiani che hanno lasciato la penisola, tra laureati e non. Non si parla quindi soltanto della tanto decan- tata “fuga di cervelli”, di quella emorragia di ta- lento che ormai sembra difficile arginare. Perché è sempre difficile lasciare casa, ma se di fronte hai la possibilità di svolgere il lavoro dei tuoi so- gni, magari in una grande metropoli europea, la Cervelli in fuga scelta è piuttosto semplice. Nel caso in cui però, la decisione di lasciare tutto, amici, famiglia, sia dettata da una necessità economica, e non ri- specchi la vera aspirazione dell’individuo, beh, la questione diventa molto più complessa. An- e cuori in Italia che perché oggi più che mai la nostra società si basa su giudizi e pregiudizi contrastanti: chi la- vora all’estero viene visto allo stesso tempo come un coraggioso e un traditore, come un ambizioso e un menefreghista. Cosa fare quindi se ci tro- Storie di ragazze viamo di fronte a tale situazione, restare in Ita- lia e cercare di migliorare la nostra condizione, che hanno deciso di partire assumendosi tutti i rischi che potrebbero deri- vare da questa scelta? Oppure partire e crearsi una nuova vita, coscienti di ciò che si lascia, ma non di quello che incontreremo? Nelle righe che di Leonardo Torrini seguono compariranno le testimonianze di due ragazze che da un po’ di tempo a questa parte hanno fatto la loro scelta, consapevoli dei bene- fici e dei rischi a cui andavano incontro. Non na- scondendo un po’ di amarezza verso il loro paese natale, che troppo spesso sottovaluta e trascura questioni importanti come questa, costringendo i giovani a cercare opportunità altrove. 16 / EDERA / Aprile 2017 Edera5.indd 16 08/04/2017 14:42:13
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