18 ALLEANZA PER IL CAR-T - TERAPIA GENICA

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18 ALLEANZA PER IL CAR-T - TERAPIA GENICA
I QUADERNI DI
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                18
                TERAPIA GENICA

                ALLEANZA
                PER IL CAR-T
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TERAPIA GENICA
                 ALLEANZA
                 PER IL CAR-T
18 ALLEANZA PER IL CAR-T - TERAPIA GENICA
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18 ALLEANZA PER IL CAR-T - TERAPIA GENICA
Indice                             PRIMA PARTE
                                   IL NUOVO VOLTO DELLA CURA DEL TUMORE: “THE LIVING THERAPY”

                                   9    1. Come si evolve la lotta ai tumori: tra avanguardia della ricerca e ansia sociale
                                           Gilberto Corbellini

                                   12   2. Il CAR-T: l’innovazione dell’ultima frontiera della medicina personalizzata
                                           Intervista a Andrea Biondi

                                   15   3. I primi passi della ricerca che ci ha consegnato il CAR-T
                                           Chiara Bonini

                                   17   4. LLA e DLBCL: le patologie e il paziente adatto ad essere sottoposto
                                           alla terapia con CAR-T
                                   17      4.1   LLA: il primo grande successo del CAR-T
                                                 Franca Fagioli
                                   19      4.2   Una nuova speranza per i pazienti: il caso del linfoma diffuso
                                                 a grandi cellule B
                                                 Umberto Vitolo
                                   21      4.3   CAR-T: potenziali sviluppi nell’immediato futuro
                                                 Robin Foà

                                   23   5. Bisogni non clinici del paziente e dei familiari: prima, durante e dopo
                                   23      5.1   Le associazioni di volontariato dei pazienti per risolvere
                                                 i bisogni non clinici dei malati
                                                 Intervista a Felice Natale Bombaci
                                   25      5.2   Ho sentito una volta definire il tumore nei bambini uno tsunami
                                                  Angelo Ricci

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18. CAR-T

Indice                             SECONDA PARTE
                                   UNA ROADMAP PER L’ACCESSO ALLA TERAPIA

                                   29   1. CAR-T Team: il valore imprescindibile dell’équipe multidisciplinare
                                           Fabio Ciceri

                                   31   2. Organizzazione e programmazione: una sfida da vincere
                                           con il contributo di tutti
                                           Intervista a Andrea Urbani

                                   35   3. Accesso alle terapie CAR-T e sostenibilità:
                                           le sfide per il Sistema Sanitario Nazionale
                                           Fabrizio Gianfrate

                                   39   4. Verso un CAR-T Network? La rete di Alleanza Contro il Cancro
                                           come modello per accogliere le innovazioni in oncologia
                                           Intervista a Ruggero De Maria

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18. CAR-T

                                   PRIMA PARTE

                                   Il nuovo volto
                                   della cura del tumore:
                                   “The living therapy”

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                                   PRIMA PARTE / LIVING THERAPY

                             1. COME SI EVOLVE LA LOTTA AI TUMORI:
                                TRA AVANGUARDIA DELLA RICERCA
                                E ANSIA SOCIALE

                                   A CURA DI
                                   GILBERTO CORBELLINI

Gilberto Corbellini                La lotta ai tumori origina nel secolo scorso,   berto Veronesi dimostravano che la che-
Dipartimento
                                   lentamente e con grandi difficoltà se si pen-   mioterapia combinata adiuvante migliora-
di Scienze Umane
e Sociale, Patrimonio              sa che, ancora nel 1940, la speranza di vita    va il tasso di cura del cancro mammario ope-
Culturale, Università              di un bambino colpito da leucemia non era       rabile. Gli anni Ottanta vedevano entrare
La Sapienza, Roma                  cambiata rispetto a un secolo prima, quan-      sulla scena dell’oncologia clinica la biologia
                                   do la malattia era stata riconosciuta clini-    molecolare e le biotecnologie. Nel 1986 fu
                                   camente. Di fatto, è negli ultimi 50 an-        approvato il vaccino contro l’epatite B che
                                   ni che la cura dei tumori ha avuto              previene il cancro del fegato. L’anno dopo
                                   un’accelerazione, grazie alla scoperta di       si scopriva il ruolo dell’oncogene HER2/neu
                                   farmaci mirati e alla profilazione genetica     nella prognosi del cancro mammario, apren-
                                   dei tumori. Le terapie anticancro sono an-      do la strada alla approvazione nel 1998 del
                                   date incontro a una evoluzione scandita dai     primo anticorpo monoclonale che blocca il
                                   progressi scientifici e dalle conseguenti in-   recettore del fattore di crescita epidermico
                                   novazioni tecnologiche, con una sempre cre-     (HER2), una proteina sovra-espressa in cir-
                                   scente qualità dei risultati ottenuti.          ca il 25% dei casi di cancro del seno.
                                   Nel 1971 il presidente americano Ri-            L’immunoterapia e l’immunoprevenzione
                                   chard Nixon, per distrarre il paese             del cancro prendevano forma agli inizi de-
                                   dalla guerra nel Vietnam, dichiarava            gli anni Novanta, alimentando diverse stra-
                                   guerra al cancro. E superando le sue            tegie che usano soprattutto anticorpi mo-
                                   aspettative proprio quella data simbolica       noclonali. Nel 1993 Napoleone Ferrara di-
                                   rappresentò il confine dopo il quale la ri-     mostrava che un anticorpo diretto contro
                                   cerca di terapie antineoplastiche ebbe un’ac-   VEGF può sopprimere l’angiogenesi e la cre-
                                   celerazione incredibile.                        scita tumorale in modelli preclinici. Nel 1995
                                   Con gli anni Settanta si apriva l’era del-      era stato approvato per uso clinico un ini-
                                   l’uso adiuvante della chemioterapia e dei       bitore della metilazione del DNA, mentre il
                                   trattamenti endocrini; Elwood Jensen di-        National Institute of Cancer varava la spe-
                                   mostrava che il recettore estrogeno di un tu-   rimentazione di programmi di screening per
                                   more poteva predire la risposta a una tera-     i marcatori biologici precoci dei tumori più
                                   pia ablativa ormonale e Judah Folkman pro-      letali e il Genome Anatomy Project (1996).
                                   poneva l’ipotesi che la crescita tumorale di-   I primi anni duemila registravano la pub-
                                   pendesse dall’angiogenesi. Nel 1973 era sta-    blicazione di libri e articoli che dichiarava-
                                   ta inventata la tecnologia del Dna ricombi-     no una sorta di resa nella guerra al cancro,
                                   nante, nel 1975 gli anticorpi monoclonali e     ma proprio in quegli anni gli approcci im-
                                   nel 1977 le tecniche di sequenziamento del      munologici aprivano nuove aspettative, tra
                                   Dna. Nel 1976 Giovanni Bonadonna e Um-          cui terapie basate su tecnologie immunoge-

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18. CAR-T                          PRIMA PARTE/ LIVING THERAPY

netiche e citotossiche, con l’affermarsi de-
cisivo dell’idea che le terapie devono essere
sempre più mirate o ritagliate sui pazienti,
cioè personalizzate in quanto pazienti e
tumori sono, in ultima istanza, gene-
ticamente unici.
Il primo farmaco progettato razio-
nalmente per bloccare una tirosina
chinasi anomala che si attiva nella leu-
cemia mieloide cronica entrava nel
mercato nel 2001. L’anno successivo al
Netherlands Cancer Institute si dimostrava
che la profilazione dell’espressione genica
può aiutare a predire l’esito del cancro del
seno.
Numerosi anticorpi monoclonali sono stati
commercializzati negli anni seguenti, a par-
tire dagli “inibitori dei checkpoint im-                                                dopo veniva costruita la prima generazione
munitari” che intercettano molecole re-                                                 di CARs geneticamente ingegnerizzati e, con
sponsabili di modulare la tolleranza immu-                                              i progressi delle tecnologie, sono state mes-
nitaria, scatenando i linfociti T contro                                                se a punto procedure di manifattura di cel-
il cancro. Le ricerche che hanno portato a                                              lule CAR T sempre più avanzate, precise ed
questi farmaci sono state premiate asse-                                                efficienti. Nel 2014 l’FDA dichiarava le
gnando il Nobel 2018 a James Allison e Ta-                                              CAR una terapia breakthrough e tre
suku Honjo.                                                                             anni dopo, a seguito di centinaia di
Nel 2013 la rivista Science dedicava la co-                                             sperimentazioni cliniche il primo trat-
pertina alla immunoterapia del cancro                                                   tamento, su antigene CD19, era ap-
come, breakthrough dell’anno.                                                           provato negli Stati Uniti.
Nel gennaio 2015, il Presidente statuniten-                                             Dunque, grazie soprattutto all’immunolo-
se Obama lancia la Medicine Precision                                                   gia e alle immunotecnologie genetiche il can-
Initiative, destinando oltre 200 milioni di                                             cro sembra diventare un bersaglio meno elu-
dollari con l’obiettivo di sequenziare un mi-                                           sivo.
lione di genomi. Sostituendo il termine “me-
dicina personalizzata”, la medicina di pre-                      Ma come stanno         Il cancro fa paura da sempre e il ter-
cisione modella la cura sulla storia ge-                                                mine è normalmente usato come me-
                                                                 influenzando questi
netica ed epigenetica del paziente, uti-                                                tafora per indicare una condizione di
                                                                 avanzamenti la
lizzando dati e informazioni di carattere ge-                                           grave rischio, danno o morte. Gli stu-
                                                                 percezione sociale
netico e molecolare per terapie mirate a cu-                                            di epidemiologici mostrano importanti mi-
                                                                 del cancro in quanto
rare nicchie di pazienti e trattare patologie                                           glioramenti nei tassi di sopravvivenza per
                                                                 malattia?
con bisogni terapeutici ancora insoddisfat-                                             diversi tumori, che variano da paese a pae-
ti. L’ultima evoluzione della medicina di pre-                                          se. Per esempio, i miglioramenti sono su-
cisione è rappresentata dalle terapie CAR-                                              periori negli Usa rispetto a Gran Bretagna.
T. I primi linfociti CAR furono ottenuti alla                                           A livello mondiale si stima che siano oltre
fine degli anni Ottanta e l’ingegnerizzazio-                                            32 milioni le persone sopravvissute al can-
ne genetica dei linfociti T fu dimostrata pos-                                          cro, di cui 15milioni nel mondo sviluppato
sibile da Michel Sedelein nel 1992. L’anno                                              e la gran parte vivono negli Stati Uniti.

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18. CAR-T                          PRIMA PARTE/ LIVING THERAPY

                                                                                      spiegare e diffondere i progressi raggiunti
                                                                                      nella conoscenza dei tumori, dei loro mec-
                                                                                      canismi d’insorgenza e, soprattutto, delle
                                                                                      molte e raffinate opzioni di cura oggi di-
                                                                                      sponibili, sempre più tagliate sul profilo del
                                                                                      singolo paziente. Attraverso la costru-
                                                                                      zione di reti e di canali di formazio-
                                                                                      ne, con il ricorso diffuso alla profila-
                                                                                      zione genetica sarà normale prende-
                                                                                      re decisioni personalizzate sulle ca-
                                                                                      ratteristiche dei singoli, e confrontarsi
                                                                                      con pazienti più informati ed esigenti.
                                                                                      Va riconosciuto all’industria farmaceutica
                                                                                      gran parte del merito per le sopravvivenze
                                                                                      che sono state guadagnate in questi anni e,
                                                                                      seppure con logiche di maggior trasparen-
                                                                                      za, si dovrebbe comprendere e sfrut-
In un contesto                     Uno studio condotto qualche anno fa in             tare meglio il fatto che la ricerca far-
                                   Israele mostra che in realtà le persone con-       maceutica è pur sempre mirata a in-
in cui l’informazione,
                                   tinuano ad avere terrore della malattia e la       tercettare e risolvere le aspettative so-
la tecnologia
                                   maggior parte la considera sinonimo di mor-        ciali che il cancro fa emergere.
e la scienza sono
                                   te. Nondimeno, quelle stesse persone rico-         Cosa è cambiato dunque dal famoso libro di
preponderanti nella
                                   noscono i progressi nella sopravvivenza.           Susan Sontag, La malattia come metafora
pratica della
                                   Quello che è emerso da diversi studi è che         (1978), iper-pessimistico e che non lascia-
medicina, la
                                   sempre più le persone con cancro con-              va speranza ai malati di cancro? Rimane
comunicazione
                                   vivono con percezioni contrastanti e               il messaggio di terrore, ma iniziano a
– ai vari livelli,
                                   attivano i meccanismi di autoingan-                circolare credenze più positive che van-
tra sistema sanitario
                                   no e dissonanza cognitiva per gestire              no in parallelo con quelle negative, come si
e medico e tra                     l’ansia creata dalla percezione nega-              può evincere leggendo L’imperatore del ma-
medico e paziente –                tiva della malattia. Percezione negativa           le di Siddhartha Mukherjee (2014). Un li-
riveste un ruolo                   ancora troppo influenzata dai media, i qua-        bro interessante sulla dimensione antropo-
fondamentale                       li rinforzano il mito che il cancro sia una sen-   logica che la percezione del cancro assume
                                   tenza di morte automatica. Anche alcune            negli Stati Uniti è Malignat. How cancer
                                   analisi sistematiche della comunicazione sul       become us di Lchlann Jain, dedicato pro-
                                   cancro che passa attraverso i rotocalchi ri-       prio alla contraddizione nel modo in cui ra-
                                   leva che questi mettono l’enfasi soprattutto       gioniamo sul cancro. In particolare, Jain sot-
                                   sulla paura per il cancro, anche quando rac-       tolinea la presentazione da parte di ricerca-
                                   contano storie di successo.                        tori e medici del cancro come qualcosa di
                                   E in un contesto in cui l’informazione, la tec-    ben conosciuto scientificamente, mentre in-
                                   nologia e la scienza sono preponderanti nel-       vece è tutto molto incerto. Per rispondere a
                                   la pratica della medicina, la comunica-            questa incertezza, è necessario accorciare le
                                   zione – ai vari livelli, tra sistema sa-           distanze tra scienza e società, evidenziando
                                   nitario e medico e tra medico e pa-                da un lato gli enormi passi in avanti che la
                                   ziente – riveste un ruolo fondamen-                ricerca medica ha compiuto negli ultimi 50
                                   tale. Occorre quindi uno sforzo maggiore           anni e dall’altro affrontando la prospettiva
                                   da parte degli organi di informazione per          emotiva nella comunicazione sul cancro.

I QUADERNI DI   quotidianosanità   11
18. CAR-T
                                   PRIMA PARTE / LIVING THERAPY

                             2. IL CAR-T: L’INNOVAZIONE
                                DELL’ULTIMA FRONTIERA
                                DELLA MEDICINA PERSONALIZZATA

                                   INTERVISTA A
                                   ANDREA BIONDI

Andrea Biondi                      Il CAR-T è una rivoluzione clinica e tecnologi-   adulti con linfoma diffuso a grandi cellule
Direttore Clinica                  ca. In che cosa consiste l’innovazione dell’ul-   B (DLBCL) che non rispondono più a nes-
Pediatrica,
Fondazione MBBM,                   tima frontiera della medicina personalizzata?     suna terapia e hanno avuto recidive dopo il
Ospedale San Gerardo,              La grande innovazione sta nell’aver dimo-         trapianto, oggi abbiamo una possibili-
Monza;                             strato che è possibile modificare genetica-       tà di cura.
Presidente della Scuola            mente le cellule del sistema immunitario per
di Dottorato DIMET,
Università degli Studi
                                   renderle più efficaci contro alcuni tipi di tu-   Come si concepisce e come si prepara una te-
Milano-Bicocca;                    more. Le cellule CAR-T sono infatti linfoci-      rapia ‘viva’?
Pro-Rettore per                    ti T prelevati dal paziente al cui interno vie-   Siamo abituati a pensare al farmaco come
l’internazionalizzazione,          ne inserito un gene artificiale, che non esi-     a un principio attivo ‘confezionato’ e pron-
Università degli Studi
                                   ste in natura, affinché esprima la moleco-        to da assumere. Con i CAR cambia com-
Milano-Bicocca
                                   la CAR (acronimo che sta per Chimeric An-         pletamente il paradigma: prendiamo le
                                   tigen Receptor, cioè recettore chimerico per      cellule del paziente, le modifichiamo e que-
                                   l’antigene, ndr.). Questa molecola è costruita    ste stesse cellule vive, re-infuse, diventano
                                   mettendo insieme la porzione di due mole-         il farmaco per quel paziente. Invece che di
                                   cole diverse, per questo è detta chimerica:       farmaco sarebbe più corretto parlare di
                                   la porzione di un anticorpo – che, come un        processo. I linfociti T vengono prima estrat-
                                   radar, riconosce l’antigene, cioè il bersaglio    ti dal sangue mediante una procedura chia-
                                   che si vuole aggredire – e porzioni co-sti-       mata aferesi; quindi sono congelati e invia-
                                   molatorie – che danno l’input al linfocita di     ti oltreoceano a un laboratorio dell’azienda
                                   attivarsi contro quel bersaglio e di prolife-     farmaceutica, dove sono modificati. Una vol-
                                   rare quando lo incontrano. Proprio l’inseri-      ta rientrati in Europa, devono essere ana-
                                   mento delle funzioni co-stimolatorie ha rap-      lizzati – perché devono rispondere a speci-
                                   presentato la svolta: i CAR di prima gene-        fici requisiti di qualità – e soltanto allora
                                   razione, che possedevano soltanto il radar,       tornano al centro che ha in cura il paziente.
                                   non funzionavano. Come bersaglio è sta-           Dopo la somministrazione, devono essere
                                   ta individuata la molecola CD19, espressa         in grado di proliferare e di mantenersi atti-
                                   in tutte le leucemie linfoblastiche acute (LLA)   vi per diverso tempo.
                                   e in altre malattie linfoproliferative, come i
                                   linfomi diffusi a grandi cellule B (DLBCL).       Il primo bambino italiano con LLA è stato
                                   Questo approccio, che è il frutto di oltre 30     trattato proprio all’interno della Clinica Pe-
                                   anni di ricerca, ha aperto una pagina nuo-        diatrica del San Gerardo di Monza, nell’am-
                                   va della medicina: grazie a questa rivo-          bito dello studio registrativo ELIANA. Qual è
                                   luzione, per i bambini e adolescenti con          stata la sua esperienza?
                                   leucemia linfoblastica acuta (LLA) e per gli      È stata una esperienza straordinariamente

I QUADERNI DI   quotidianosanità   12
18. CAR-T                          PRIMA PARTE/ LIVING THERAPY

                                                                                      sun’altra terapia. Ma siamo solo all’ini-
                                                                                      zio del percorso e le sfide scientifiche sono
                                                                                      tante, prime fra tutte quelle di estendere il
                                                                                      trattamento ad altri tumori, dal mieloma al-
                                                                                      le neoplasie solide. Una questione aperta ri-
                                                                                      guarda l’utilizzo di cellule di donatori, per
                                                                                      rendere il farmaco immediatamente
                                                                                      accessibile al paziente, eliminando i lun-
                                                                                      ghi tempi della preparazione e l’incognita
                                                                                      della qualità finale del prodotto. Oltre ai lin-
                                                                                      fociti T, sono poi allo studio CAR costruiti
                                                                                      con altre cellule del sistema immunitario,
                                                                                      come le “Cytokine-induced killer cells” (CIK)
                                                                                      o le cellule Natural Killer. Si stanno utiliz-
                                                                                      zando altri bersagli per ridurre la possi-
                                                                                      bilità che la leucemia possa diventare resi-
                                                                                      stente al trattamento perché ha perso il ber-
                                                                                      saglio contro cui il CAR è diretto. Ancora, si
                                                                                      sta cercando di ridurre la tossicità, che
                                                                                      rappresenta un problema importante e un
                                                                                      costo aggiuntivo. Infine si stanno ricercan-
                                                                                      do modalità più sicure dei vettori virali per
                                                                                      introdurre il gene artificiale nelle cellule. E’
                                   positiva, legata anche al fatto che la nostra
                                                                                      quanto stiamo sperimentando a Monza (nei
                                   istituzione ha una lunga expertise nel cam-
                                                                                      bambini) e negli adulti (a Bergamo) utiliz-
                                   po delle terapie cellulari. Questo ha por-
                                                                                      zando cellule CIK in cui viene trasdotto in
                                   tato Novartis a sceglierci come unico
                                                                                      CAR CD19 con un metodo non virale. Un
                                   centro italiano per il trial clinico ELIA-
                                                                                      ulteriore livello di complessità è dato dalla
                                   NA. Per la prima parte dello studio, nel 2016,
                                                                                      necessità di capire quale sia il grado di ma-
                                   abbiamo arruolato il primo bambino italia-
                                                                                      lattia ottimale al momento della sommi-
                                   no, che si era ammalato di LLA all’età di 5
                                                                                      nistrazione del farmaco: se la malattia non
                                   anni e non rispondeva più a nessuna cura.
                                                                                      è rilevabile, infatti, i CAR non funzionano a
                                   Oggi quel bambino ha 10 anni e sta be-
                                                                                      ‘pieno regime’; nel caso contrario i CAR fun-
                                   ne, sebbene nella sperimentazione sia sta-
                                                                                      zionano al meglio, ma aumenta il rischio di
                                   to considerato un fallimento: a 28 giorni dal-
                                                                                      tossicità grave (conseguente al rilascio di
                                   la somministrazione, infatti, le cellule CAR-
                                                                                      grandi quantità di citochine). La ricerca guar-
                                   T non erano più rilevabili nel suo sangue.
                                                                                      da anche alla questione della sostenibili-
                                   Quella ‘finestra’ di remissione di malattia,
                                                                                      tà: il problema non riguarda i bambini e gli
                                   però, gli ha consentito di arrivare al trapianto
                                                                                      adolescenti con LLA refrattari e recidivan-
                                   nelle migliori condizioni possibili. In segui-
                                                                                      ti, che sono solo qualche decina, ma gli adul-
                                   to, per la seconda parte dello studio ELIA-
                                                                                      ti con linfoma diffuso a grandi cellule B, do-
                                   NA abbiamo arruolato altri cinque bambi-
                                                                                      ve i numeri sono invece nell’ordine di cen-
                                   ni e adolescenti: in quattro di questi casi le
                                                                                      tinaia.
                                   cellule CAR-T si sono espanse moltissimo e
                                   hanno fatto bene il loro lavoro. Abbiamo
                                                                                      Quali sforzi operativi richiede al clinico?
                                   avuto tossicità importanti, con un ricovero
                                                                                      Come abbiamo visto, la terapia con CAR-T
                                   in rianimazione, ma al ventottesimo giorno
                                                                                      è profondamente diversa da qualsiasi altro
                                   quattro su cinque erano tutti in re-
                                                                                      trattamento. La procedura molto com-
                                   missione e non presentavano malattia mi-
                                                                                      plessa che fino ad oggi abbiamo adottato
                                   nima residua.
                                                                                      per gli studi sperimentali, domani divente-
                                                                                      rà la nuova modalità di cura. L’atteggia-
                                   Cosa rappresenta questa innovazione per il
                                                                                      mento del clinico cambierà molto: se
                                   futuro? Quali scenari di cura si aprono?
                                                                                      il paziente presenta le caratteristiche ido-
                                   Ad oggi abbiamo dimostrato la possi-
                                                                                      nee, dovrà accertarsi che ci sia la possibili-
                                   bilità di ottenere remissioni, anche
                                                                                      tà presso l’azienda di ‘aprire uno slot’ e at-
                                   nel lungo periodo, per oltre la metà
                                                                                      tivare il processo, che richiede la partecipa-
                                   dei pazienti trattati: un risultato che
                                                                                      zione di tanti attori diversi, dal medico tra-
                                   non possiamo raggiungere con nes-

I QUADERNI DI   quotidianosanità   13
18. CAR-T                          PRIMA PARTE/ LIVING THERAPY

                                   sfusionista, che raccoglie le cellule del pa-    valutare se alcuni casi molto rari di LLA (nel
Per il futuro,
                                   ziente, al rianimatore, per la gestione degli    bambino o nell’adolescente), che si dimo-
sono in programma
                                   effetti collaterali. Questo è un punto cru-      strano fin dall’inizio resistenti, possano trar-
sperimentazioni                    ciale: la sindrome da rilascio di citochine e    re beneficio dal ricorso anticipato alla CAR-
cliniche per valutare              gli eventi neurologici vanno previsti sempre     T therapy, esattamente come nei linfomi,
se alcuni casi molto               fin dall’inizio. Nel tempo che intercorre tra    per confrontare CAR-T con l’attuale stan-
rari di LLA (nel                   l’invio della aferesi e il rientro dei CAR-T,    dard di cura come seconda linea di tratta-
bambino o                          inoltre, il clinico deve fare in modo che la     mento. Per quanto riguarda la LLA in ge-
nell’adolescente),                 malattia non esploda e che il paziente con-      nerale, bisognerà capire se sarà possibile
che si dimostrano                  tinui ad essere eleggibile. Questo non è un      estendere la terapia CAR-T anche ai pazienti
fin dall’inizio                    fatto scontato e bisogna prospettare – al pa-    con più di 25 anni. Inoltre, è rilevante l’aspet-
resistenti, possano                ziente o, nel caso della LLA, ai genitori –      to della sostenibilità economica di que-
trarre beneficio dal               tutte le possibili eventualità anche di falli-   sti trattamenti, che sono oggi molto costo-
ricorso anticipato                 mento fin dall’inizio.                           si. Questa tecnologia ha infatti aperto pro-
alla CAR-T therapy                                                                  spettive completamente nuove. In un re-
                                   Come si selezionano, oggi, i pazienti eleggi-    cente editoriale sulla prestigiosa rivista Lan-
                                   bili alla CAR-T therapy? E nel prossimo fu-      cet Oncology, viene richiamata la necessi-
                                   turo?                                            tà di avere dati più robusti sul follow-
                                   Attualmente i due prodotti approvati dalla       up e su un numero maggiore di pa-
                                   FDA negli USA e dall’EMA nell’UE sono de-        zienti per consolidare quanto fino ad ora
                                   stinati a bambini o adolescenti (fino a 25       osservato. In questa prospettiva, sarà im-
                                   anni) con LLA e ad adulti con i linfomi dif-     portante il ruolo della ricerca accademica
                                   fusi a grandi cellule B che non rispondono       che deve affiancarsi a quella delle aziende
                                   più alla chemioterapia, dopo due o più linee     farmaceutiche con l’obiettivo di rende-
                                   di trattamento, o che hanno avuto una re-        re sempre più accessibile una nuova
                                   cidiva di malattia anche dopo il trapianto di    formidabile arma contro il cancro.
                                   midollo osseo. Per il futuro, sono in pro-
                                   gramma sperimentazioni cliniche per

I QUADERNI DI   quotidianosanità   14
18. CAR-T
                                   PRIMA PARTE / LIVING THERAPY

                             3. I PRIMI PASSI DELLA RICERCA
                                CHE CI HA CONSEGNATO IL CAR-T

                                   A CURA DI                                           più controllabili per gestire meglio le com-
                                                                                       plicanze. Nasce da questi ragionamen-
                                   CHIARA BONINI                                       ti ed esperimenti l’immunoterapia cel-
                                                                                       lulare che ha visto combinarsi nozioni, tec-
                                                                                       nologie, protocolli e conoscenze diverse, dal-
                                                                                       la biologia cellulare a quella molecolare fi-
                                                                                       no all’architettura del sistema immunitario.

                                                                                       Gli insuccessi e le intuizioni fortunate:
                                                                                       il bello della ricerca
                                                                                       Le difficoltà iniziali sono state quelle di ca-
Chiara Bonini                      Il punto di partenza originario è stato il pri-     pire abbastanza in fretta in che modo ma-
Capo Unità di Ematologia
                                   mo trapianto di midollo, sessant’anni fa: il        nipolare i linfociti T per renderli più capaci
sperimentale,
Vice Direttore della               primo caso in cui una cellula divenne               di fare il lavoro che interessava a noi, cioè
Divisione di Immunologia,          terapia. Anche se oggi il trapianto di mi-          innescare la risposta antitumorale. Occor-
Trapianti e Malattie               dollo è una terapia cellulare registrata e          reva manipolare il DNA dei linfociti T per
infettive,                         utilizzata in tutto il mondo, la strada per         inserire dei geni nuovi. Effettuare queste
Università Vita-Salute
San Raffaele, Milano.              comprenderne tutte le potenzialità è stata          operazioni in laboratorio, senza uccidere i
                                   lunga.                                              linfociti, imparando anzi a coltivarli in con-
                                   Ci siamo accorti che la cellula staminale non       dizioni ottimali non è stato semplice. Poi ne-
                                   agiva da sola ma anche i linfociti T avevano        gli anni abbiamo capito che ci sono diver-
                                   un ruolo terapeutico contro le cellule neo-         si tipi di linfociti. Quelli della memoria
                                   plastiche. Fisiologicamente il linfocita T è        immunologica sono quelli capaci di persi-
                                   preposto a difenderci da tutte le potenziali        stere più a lungo termine, e se noi manipo-
                                   malattie che vengono dall’esterno, può di-          liamo questi abbiamo risposte antitumora-
                                   fenderci anche dalle patologie che origina-         li più durature e quindi più utili. Abbiamo
                                   no all’interno, come il tumore, però fa più         poi dovuto capire che gene inserire e qui ar-
                                   fatica. Nel trapianto di midollo questo ac-         riviamo al CAR. I primi CAR non fun-
                                   cade: i ricercatori videro che i linfociti T pre-   zionavano: i linfociti T riconoscevano sì il
                                   si da un donatore sano erano in grado di fa-        tumore ma poi non sapevano bene che fa-
                                   re questo lavoro contro il tumore del pa-           re, lo attaccavano timidamente e poi mori-
                                   ziente.                                             vano. Si è dovuto imparare a costruirli me-
                                   Però i linfociti sono anche pericolosi perché       glio, questi CAR. Diversi gruppi americani,
                                   riconoscono altri organi come pelle, fegato,        in parallelo, lavorando con team accademi-
                                   intestino, originando la GvHD (Graft vs             ci indipendenti, sono arrivati allo stesso ti-
                                   Host Disease), motivo per cui non pos-              po di CAR ma per farlo funzionare è stato
                                   siamo usare i linfociti da donatore senza un        necessario capire molto in dettaglio co-
                                   trapianto e bisogna comunque stare molto            me funziona la cellula T in natura.
                                   attenti.                                            L’insuccesso è uno dei cardini di fun-
                                   Negli anni 90 molti ricercatori hanno ini-          zionamento della ricerca, non va vissu-
                                   ziato a chiedersi come manipolare il linfo-         to con frustrazione perché ogni errore ci gui-
                                   cita T per mantenere la sua capacità di me-         da al passo successivo e quando poi rag-
                                   diare una risposta antitumorale e renderlo          giungiamo il traguardo capiamo che non ci
                                   più forte: potenziare i linfociti del donato-       saremmo potuti arrivare in altro modo. In
                                   re, oppure gli stessi linfociti del paziente, o     futuro, quando avremo dei CAR ancora più
                                   ancora usare quelli del donatore ma renderli        funzionali, diremo che gli attuali erano im-

I QUADERNI DI   quotidianosanità   15
18. CAR-T                          PRIMA PARTE/ LIVING THERAPY

                                                                 CAR e far funzionare i TCR contro le
                                                                 cellule tumorali. Significa procurarsi i ge-
                                                                 ni del TCR, e già non è facile: molti sono di-
                                                                 versi per ogni paziente, e manipolarli ri-
                                                                 chiede molto lavoro. Sappiamo già che po-
                                                                 trebbero funzionare molto bene, perché lo
                                                                 si è visto nel campo del melanoma meta-
                                                                 statico. Quindi ingegnerizzando i geni del
                                                                 TCR e non del CAR potremmo ottenere una
                                                                 terapia cellulare anche contro altri tipi di
                                                                 tumore.
                                                                 Un altro punto su cui lavorare è legato al fat-
perfetti, nonostante le importanti risposte                      to che metà dei pazienti trattati con CAR-T
cliniche che hanno permesso di ottenere.                         recidiva. La risposta è molto intensa ma
Già solo concepire l’idea che un linfocita T,                    non duratura se il CAR-T non persiste
che di solito riconosce i suoi target tramite                    nell’organismo. Questo è un farmaco
il TCR (T cell receptor), potesse essere ma-                     vivente, è una cellula, ci aspettiamo che
nipolato per esprimere un recettore simile                       proliferi, cresca, si addormenti se non c’è un
al TCR ma in grado di riconoscere il tumo-                       tumore, si risvegli se il tumore torna, esat-
re con un meccanismo diverso è stato un                          tamente come fanno i linfociti T in natura,
grande successo. Riuscire poi a costruire il                     ma il funzionamento non è identico a quel-
CAR, con un primo gene, anche se era su-                         lo naturale. Sappiamo che i linfociti T non
bottimale e non in grado di dare le risposte                     sono tutti uguali: ci sono quelli deputati al-
di oggi, è stata comunque un’idea straordi-                      la memoria che persistono, mentre gli ef-
naria. Si è costruito qualcosa che prima non                     fettori non persistono; dobbiamo imparare
c’era e c’è la consapevolezza che un pezzet-                     a scegliere quelli giusti.
tino del percorso è stato fatto e messo a di-                    Infine in oncologia non si è mai vista la pos-
sposizione del mondo scientifico. Questa è                       sibilità di curare un tumore con un unico
la vita del ricercatore, un passo alla volta,                    farmaco. Le cellule tumorali sono molto di-
fino ad arrivare a una terapia che cambia la                     verse l’una dall’altra e l’instabilità genetica
vita dei pazienti; il successo arriva con                        fa sì che la cellula cambi nel tempo e venga
la giusta combinazione dei pezzi di un                           selezionata dall’ambiente e dall’organismo          In oncologia
puzzle di esperimenti.                                           in cui si trova. Quindi è possibile – e si è os-    non si è mai vista
                                                                 servato – che delle leucemie che hanno ri-          la possibilità di
Il CAR-T è un traguardo e già pone nuove                         sposto al CAR-T recidivino senza aver più           curare un tumore
sfide alla ricerca                                               CD19: si chiama selezione clonale di clo-           con un unico
Il CAR-T ha portato la nostra attenzione sui                     ni resistenti. Per cui dobbiamo immagina-           farmaco. Le cellule
linfociti T: ora sappiamo che il CAR è uno                       re di avere tanti target e su questi costruire      tumorali sono molto
dei modi con cui possiamo sfruttare i                            una libreria di CAR o di TCR, comun-                diverse l’una
linfociti T. I CAR-T sono ottimi e funzio-                       que di linfociti T che sono stati manipola-         dall’altra e
nano molto bene quando il target è il CD19,                      ti per vedere parti diverse delle cellu-            l’instabilità genetica
una proteina espressa dai linfociti B sani e                     le tumorali. Infondere nel paziente                 fa sì che la cellula
anche da tutti i tumori della linea B: linfo-                    questi linfociti T con bersagli diversi             cambi nel tempo
mi, leucemia linfoblastica e i loro sotto-                       rende più difficile per la cellula tumorale         e venga selezionata
gruppi.                                                          liberarsi di tutti gli antigeni target e rendersi   dall’ambiente
Vedo invece più difficili da costruire dei CAR-                  invisibile al Sistema Immunitario.                  e dall’organismo
T contro altri tipi di tumori perché il recet-                   L’ultimo punto a nostro favore è che oggi           in cui si trova
tore chimerico vede solo le proteine che so-                     possediamo tecnologie di manipolazio-
no presenti fuori dalla cellula tumorale,                        ne genica più efficaci e precise di quel-
sulla sua membrana, non riesce a guardare                        le di un tempo. Non abbiamo solo i vettori
dentro alla cellula. Spesso però le informa-                     virali, ma anche le CRISPR-Cas9 che appli-
zioni più importanti per la crescita della cel-                  cate ai T sono molto efficaci.
lula tumorale sono all’interno, dove nor-
malmente arriva il TCR, il recettore che i
linfociti T usano normalmente per ricono-
scere i loro target. Una delle prossime
sfide è rendere i T capaci di vedere
tanti tumori diversi. Andare oltre i

I QUADERNI DI   quotidianosanità   16
18. CAR-T
                                   PRIMA PARTE / LIVING THERAPY

                             4. LLA E DBLCL: LE PATOLOGIE E IL
                                PAZIENTE ADATTO AD ESSERE SOTTOPOSTO
                                ALLA TERAPIA CON CAR-T

                           4.1 LLA: IL PRIMO
                               GRANDE SUCCESSO
                               DEL CAR-T

                                   A CURA DI                                              so molto sfavorevole o particolarmente fa-
                                                                                          vorevole;
                                   FRANCA FAGIOLI                                     • l’individuazione di alterazioni moleco-
                                                                                          lari specifiche delle cellule neopla-
                                                                                          stiche sulle quali è possibile intervenire
                                                                                          con trattamenti mirati (target therapy)
                                                                                          come nel caso dell’uso degli inibitori tiro-
                                                                                          sino-chinasici nella terapia delle LLA con
                                                                                          traslocazione cromosomica t(9;22);
                                                                                      • il miglioramento delle terapie di suppor-
                                                                                          to e delle procedure di trapianto al-
Franca Fagioli                     La leucemia è la più frequente neoplasia ma-           logenico di cellule staminali ematopoie-
Presidente AIEOP                                                                          tiche;
                                   ligna in età pediatrica con circa 33% del to-
e Direttrice S.C.
Oncoematologia Pediatrica          tale dei casi annui. La leucemia linfobla-         • l’introduzione di approcci innovativi co-
e Centro Trapianti                 stica acuta (LLA) costituisce l’80% dei                me l’uso della “malattia minima re-
del Presidio Ospedaliero           casi di leucemie acute con circa 450 nuo-              sidua” ovvero la “quantità” di malattia
Infantile Regina                   ve diagnosi/anno in Italia nella fascia 0-             ancora presente in tempi predefiniti (g+15,
Margherita, Città della
salute e della Scienza,
                                   17 anni e con un tasso di incidenza standar-           g+33 e g+78 dall’inizio della terapia) che,
Torino                             dizzato per età nella fascia 0-14 anni di 43,5         nelle fasi precoci del trattamento, è pre-
                                   casi per milione e nella fascia 15-19 anni di          dittiva della risposta complessiva e della
                                   15,1 casi per milione. La cura della leucemia          probabilità di recidiva ed è risultata, in-
                                   linfoblastica acuta dell’infanzia costituisce          sieme alla risposta al cortisone, l’unico fat-
                                   uno dei più importanti successi della medi-            tore di rischio indipendente;
                                   cina moderna, una storia iniziata oltre 50         • la “malattia minima residua” valu-
                                   anni fa, quando la probabilità di gua-                 tata con tecniche di immunofenoti-
                                   rigione dei bambini con LLA era infe-                  po o biologia molecolare, è un para-
                                   riore al 10% mentre oggi raggiunge il                  metro accurato per dosare la che-
                                   90%.                                                   mioterapia in termini di aumento o di-
                                   Questi successi sono stati ottenuti grazie a di-       minuzione sulla base della risposta alla te-
                                   versi fattori:                                         rapia stessa e ridurre pertanto, laddove
                                   • la migliore caratterizzazione e classifica-          possibile, la tossicità legata al trattamen-
                                      zione molecolare della malattia alla dia-           to.
                                      gnosi, che ha consentito l’identificazione      Nel loro complesso tali strategie hanno per-
                                      di distinti sottotipi genetici con diverso      messo non solo di migliorare la sopravvivenza,
                                      significato prognostico;                        ma anche di minimizzare il rischio di morta-
                                   • l’ottimizzazione delle strategie tera-           lità, morbidità e di effetti a lungo termine.
                                      peutiche destinate a sottogruppi bio-           Nonostante i continui notevoli progressi in
                                      logici caratterizzati da malattia a decor-      campo medico, organizzativo e assistenzia-

I QUADERNI DI   quotidianosanità   17
18. CAR-T                          PRIMA PARTE/ LIVING THERAPY

                                   le, ancor oggi la leucemia linfoblastica
                                   acuta rappresenta la prima causa di
                                   morte in oncologia pediatrica. Conti-
                                   nuano infatti ad esistere sottogruppi di pa-
                                   zienti la cui prognosi rimane infausta: il 15-
                                   20% dei bambini con LLA muore per resi-
                                   stenza al trattamento, per ricaduta di ma-
                                   lattia o per sequele tardive legate alla tera-
                                   pia ricevuta.
                                   C’è poi un 15-20% di bambini con LLA
                                   che recidiva dopo la terapia di prima
                                   linea e la sopravvivenza a 5 anni in questi
                                   casi è variabile: per le LLA di tipo B, oscilla
                                   dal 25% nel caso di recidive molto precoci
                                   midollari o combinate al 60-70% per quelle
                                   extramidollari isolate, mentre per le LLA di
                                   tipo T è compresa tra il 7 e il 23%. I pazien-
                                   ti con malattia refrattaria sono circa il 2-4%
                                   ed hanno prognosi ancor più sfavorevole.
                                   Inoltre i bambini con LLA ed età < 1 an-
                                   no (lattanti) o 15-19 anni (adolescen-
                                   ti) hanno prognosi peggiore rispetto al-
                                   le altre fasce di età con una sopravvivenza a
                                   5 anni rispettivamente del 46% e del 57%; in
È necessario mirare                particolare per gli adolescenti esiste un pro-
a ridurre                          blema di accesso alle cure di eccellenza e di
ulteriormente                      arruolamento nei protocolli clinici, infatti
la percentuale                     solo il 20% (contro il 92% dei pazienti con
dei soggetti guariti               età
18. CAR-T                          PRIMA PARTE/ LIVING THERAPY

                           4.2 UNA NUOVA SPERANZA
                               PER I PAZIENTI: IL CASO
                               DEL LINFOMA DIFFUSO
                               A GRANDI CELLULE B

                                   A CURA DI                                        di fiato, dolori addominali, ostruzioni delle
                                                                                    vie urinarie. In molti casi il linfoma può in-
                                   UMBERTO VITOLO                                   teressare anche zone extralinfatiche quali
                                                                                    lo stomaco o l’intestino, ma la malattia può
                                                                                    colpire tutti gli organi, ad esempio il fega-
                                                                                    to, la tiroide, il cervello, i testicoli, la mam-
                                                                                    mella e altri. Il paziente spesso lamenta de-
                                                                                    bolezza, astenia, febbre e può andare in-
                                                                                    contro a un dimagramento.
                                                                                    La sopravvivenza a cinque anni dei pa-
                                                                                    zienti con DLBCL è di circa il 60%, ma i da-
Umberto Vitolo                     Il linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL)    ti variano ampiamente in rapporto all’età e
direttore dell’Unità                                                                alle condizioni di salute generali del paziente.
                                   è una forma di linfoma non Hodgkin (LNH)
di Ematologia, A.O.U.
Città della Salute                 molto aggressiva e difficile da trattare.        Nei pazienti sia giovani che anziani, ma in
e della Scienza, Torino            È la forma più comune di linfoma e rappre-       buone condizioni generali e in grado di tol-
                                   senta il 40% dei casi di linfoma, con una in-    lerare la terapia, si può arrivare alla guari-
                                   cidenza, in Italia e nella popolazione occi-     gione nella percentuale sopra indicata, men-
                                   dentale, pari a 15-20 casi ogni 100mila abi-     tre nei pazienti che presentano delle co-
                                   tanti. Circa la metà dei pazienti al momen-      morbidità, che ne possono pregiudicare
                                   to della diagnosi ha più di 60 anni, si tratta   l’eleggibilità ai trattamenti più efficaci, la
                                   quindi di una patologia che esordisce nel-       prognosi è decisamente più infausta. A in-
                                   l’età adulta, sebbene si verifichino anche       fluenzare la prognosi sono molti fattori qua-
                                   degli esordi in pazienti più giovani, e inte-    li il sottotipo istologico, le alterazioni mole-
                                   ressa in egual misura uomini e donne. A cau-     colari e l’estensione della malattia, o la pre-
                                   sare la malattia è una mutazione nei linfo-      senza di specifiche localizzazioni della ma-
                                   citi B, che cominciano a moltiplicarsi in mo-    lattia.
                                   do incontrollato che può causare una com-        Il trattamento di prima linea del DLBCL
                                   promissione della normale funzionalità im-       prevede l’associazione dell’anticorpo mo-
                                   munitaria e, così facendo, si indeboliscono      noclonale rituximab alla chemioterapia
                                   le difese immunitarie.                           CHOP (ciclofosfamide, doxorubicina, vin-
                                   L’esordio della malattia è variabile:            cristina, prednisone): si tratta di una tera-
                                   nelle forme iniziali, meno estese, possono       pia generalmente ben tollerata che porta a
                                   essere interessati i linfonodi di poche aree     una remissione completa il 70-75% dei pa-
                                   quali il collo, ascella o altri e possono non    zienti. A 3-5 anni il 60-65% dei casi non pre-
                                   essere presenti sintomi; nelle forme più         senta più la malattia e si può considerare
                                   avanzate si possono formare delle masse lin-     guarito. La risposta alla terapia è maggiore
                                   fonodali più voluminose, addominali o nel        nei pazienti più giovani, in quelli meno gra-
                                   mediastino, con sintomi legati alla mancanza     vi all’esordio, e in quanti presentano delle

I QUADERNI DI   quotidianosanità   19
18. CAR-T                          PRIMA PARTE/ LIVING THERAPY

specifiche alterazioni molecolari. Nonostante
la sua buona tollerabilità, lo schema rituxi-
mab + chemioterapia CHOP non è indicato
in pazienti che hanno più di 80-85 anni o
che presentano un quadro clinico compli-
cato da altre gravi patologie.
Del 30-35% che non ottiene benefici dal pri-
mo trattamento, circa il 30% non risponde
fin dall’inizio alle terapie, e il 20-40% rica-
de entro i primi due anni. In questi pazien-
ti si pone quindi la necessità di sommini-
strare una seconda linea di trattamen-
to. A fare la differenza ancora una volta è
l’età e la condizione di salute: fino ai 65-70
anni di età, se non ci sono controindicazio-
ni dovute a comorbidità, si somministra una
chemioterapia ad alte dosi con successivo
autotrapianto di cellule staminali; nei pa-
zienti più anziani e con comorbidità si pro-
cede invece a una chemio-immunoterapia
con rituximab con schemi diversi dal CHOP.
Il successo della terapia di seconda linea va-
ria a seconda della storia del paziente: l’au-                   modo da riconoscere e neutralizzare le cel-
totrapianto permette una remissione della                        lule che esprimono sulla loro superficie la
malattia solo nel 15-20% dei pazienti che                        proteina CD19, fra cui le cellule B mutate
non hanno risposto alla prima linea, per-                        causa del DLBCL. Lo studio JULIET – con-
centuale che sale al 50% per coloro che so-                      dotto da Novartis con tisagenlecleucel – ha
no ricaduti entro i primi due anni. I pazienti                   dimostrato che la terapia CAR-T ha avuto
che non sono candidabili all’autotrapianto,                      successo nel 40-60% dei casi dopo 6 mesi/1
invece, presentano una durata mediana del-                       anno dal trattamento, un tempo dopo il qua-
la risposta alla terapia farmacologica che va-                   le le probabilità di una ricaduta della ma-
ria tra 6 e 8 mesi.                                              lattia si abbassano drasticamente. Si tratta
In caso di ulteriore ricaduta le opzio-                          quindi, per questi pazienti, dell’unica ve-
ni sono davvero limitate: si può proce-                          ra alternativa terapeutica.
dere a una terza combinazione di chemio-                         Tuttavia, non tutti i pazienti possono
terapia oppure pensare a un trapianto da                         essere candidati alla terapia con CAR-T:
donatore, una strada difficile da percorrere                     la selezione viene fatta sulla base delle con-
perché è necessario sia trovare una perso-                       dizioni generali di salute perché il tratta-
na compatibile sia che le condizioni di sa-                      mento è impegnativo. In più, vista la sua
lute del paziente siano tali da sopportare il                    complessità, è necessario che il paziente ven-
trattamento e soprattutto che la malattia ri-                    ga seguito da un team multidisciplinare –
sponda alla terapia di salvataggio prima del                     formato da ematologi specializzati nella te-
trapianto.                                                       rapia dei linfomi, specialisti del trapianto,
                                                                 rianimatori, neurologi, infermieri addestrati
Le possibilità offerte da CAR-T                                  a tali terapie. Ragioni per cui sarebbe op-
In questo scenario, la terapia cellulare a ba-                   portuno poter selezionare i pazienti sul-
se di cellule ingegnerizzate CAR-T rappre-                       la base delle probabilità di risposta.
senta una chance importante di trattamen-                        Tale selezione potrebbe permettere di por-       Sarebbe opportuno
to. Attualmente, infatti, la CAR-T è auto-                       tare la terapia CAR-T in una linea di            poter selezionare
rizzata per il DLBCL nei pazienti che                            trattamento precedente. Se infatti si di-        i pazienti sulla base
abbiano già provato due linee di trat-                           mostrasse che le probabilità di successo del-    delle probabilità
tamento e che abbiano sviluppato una re-                         l’infusione delle cellule ingegnerizzate fos-    di risposta
cidiva o una progressione della malattia.                        sero superiori a quelle dell’autotrapianto, la
Con la terapia CAR-T i linfociti T del pa-                       nuova tecnica potrebbe essere proposta co-
ziente, cellule del sistema immunitario de-                      me seconda linea, da usare dopo il primo
putate alla difesa contro i tumori, ma che in                    fallimento nei pazienti ad alto rischio. Que-
qualche modo sono state rese inefficaci dal                      sto permetterebbe di ottimizzare il rap-
tumore stesso, vengono ingegnerizzate in                         porto costo/beneficio della terapia.

I QUADERNI DI   quotidianosanità   20
18. CAR-T                          PRIMA PARTE/ LIVING THERAPY

                           4.3 CAR-T: POTENZIALI SVILUPPI
                               NELL’IMMEDIATO FUTURO

                                   A CURA DI                                          di CAR-T ‘personalizzata’, deve nella mag-
                                                                                      gior parte dei casi sottoporsi a ulteriore che-
                                   ROBIN FOÀ                                          mioterapia, spesso in ospedale, per impe-
                                                                                      dire che la malattia progredisca. E dovrà ri-
                                                                                      manere in ospedale o poco distante duran-
                                                                                      te le prime settimane successive alla som-
                                                                                      ministrazione delle CAR-T, per consentire
                                                                                      un pronto accesso in reparto e, ove neces-
                                                                                      sario, in terapia intensiva in caso di eventi
                                                                                      avversi. Una organizzazione impegnativa
                                                                                      per i molti operatori coinvolti, una vera e
Robin Foà                          Potremmo tranquillamente dire che questo è         propria CAR-T Unit, giustificata dalla man-
Dipartimento di Medicina                                                              canza di altre opzioni terapeutiche per i pa-
                                   l’anno della ‘lotta immunologica’ ai tumori.
Traslazionale
e di Precisione                    Dal premio Nobel assegnato proprio agli            zienti con le caratteristiche cliniche delle at-
Università La Sapienza,            scopritori dei checkpoint immunologici, al-        tuali indicazioni.
Roma                               l’arrivo imminente in Italia della prima te-       Questo però è solo l’inizio della storia.
                                   rapia CAR-T, le terapie oncologiche più pro-
                                   mettenti si basano sul controllo immunolo-         Cosa faremo già domani
                                   gico del tumore.                                   Come sempre accade per le terapie oncolo-
                                   Un meccanismo d’azione, quello del-                giche efficaci, il passo successivo sarà di
                                   le CAR-T, estremamente potente e se-               estendere il trattamento a pazienti con ma-
                                   lettivo, ma non esente da reazioni avverse         lattia meno avanzata. È verosimile che in
                                   anche gravi, prima fra tutte la cosiddetta         questi pazienti si potranno ottenere mag-
                                   sindrome da rilascio di citochine. Ora che         giori tassi di risposta, riducendo allo stesso
                                   gli studi su pazienti con malattia molto avan-     tempo la comparsa e intensità delle reazio-
                                   zata e prognosi sfavorevole ne hanno docu-         ni avverse. Agire su una malattia di dimen-
                                   mentato l’efficacia e portato all’approvazio-      sioni inferiori, infatti, ragionevolmente au-
                                   ne per uso clinico, è importante fare alcune       menta le probabilità di eradicare le cellule
                                   considerazioni pratiche sugli impieghi at-         tumorali residue, limitando nel contempo
                                   tuali e su quelle che saranno le probabili evo-    le complicanze che sono in larga misura le-
                                   luzioni.                                           gate alla ‘massa’ tumorale. In tal senso, do-
                                                                                      vrebbe iniziare uno studio internazio-
                                   Cosa possiamo fare oggi                            nale con CAR-T su pazienti con leu-
                                   Attualmente, l’infusione delle CAR-T deve          cemia acuta linfoblastica in remis-
                                   avvenire in ospedale. Inoltre, il paziente, tro-   sione ematologica e con evidenza mo-
                                   vandosi in una fase di malattia avanzata e         lecolare di malattia residua minima.
                                   perciò ‘voluminosa’, durante le settimane          È chiaro che in pazienti meno compromes-
                                   necessarie alla preparazione della sua dose        si si potrà in prospettiva eseguire la proce-

I QUADERNI DI   quotidianosanità   21
18. CAR-T                          PRIMA PARTE/ LIVING THERAPY

                                   dura in regime di day hospital (negli USA,
                                   per motivi legati ai costi, molti effettuano
                                   leucaferesi e reinfusione in contesti ambu-
                                   latoriali), essendo di fatto la leucaferesi e la
                                   successiva infusione operazioni di per sé po-
                                   co complesse.
                                   E qui vengono spontanee alcune considera-
                                   zioni: trattare pazienti con malattia piccola
                                   o minima e rendere più semplici le proce-
                                   dure significa, da un lato, ridurre i costi ope-
                                   rativi e legati alla gestione delle reazioni av-
                                   verse, ma, dall’altro, ampliare il numero di
                                   pazienti che potrebbero potenzialmente be-         niche, ottenute cioè ingegnerizzando i lin-
                                   neficiare di trattamenti con CAR-T e, in ul-       fociti T prelevati da soggetti sani. È una
                                   timo, far lievitare le relative spese. Se si li-   prospettiva concettualmente molto interes-
                                   mitasse la valutazione alla sola fase del trat-    sante con due potenziali vantaggi, uno cli-
                                   tamento ci potrebbe essere un problema di          nico e uno economico. La possibilità di
                                   sostenibilità per coprire (ai costi attuali) le    avere una ‘banca di CAR-T’, come già av-
                                   risorse necessarie per trattare tutti pazienti     viene per i trapianti, potrà permettere di tro-
                                   eleggibili. Va però tenuto in considerazione       vare CAR-T già prodotte compatibili con
                                   che se un paziente guarisce attraverso una         il paziente. Questo eviterebbe i tempi di at-
                                   terapia innovativa, i costi a valle vengo-         tesa (4-6 settimane) per la produzione delle
                                   no a ridursi drasticamente. Non ci sa-             CAR-T autologhe, uno dei limiti con le at-
                                   rebbero altre terapie, recidive, ricove-           tuali procedure (la malattia può, nel mentre,
                                   ri, complicanze infettive, si ridurreb-            progredire) e potrebbe rendere la terapia ac-
Sono in corso                      be la necessità di un trapianto alloge-            cessibile anche a quei pazienti che non riu-
protocolli clinici                 nico di cellule staminali o di altre tera-         scissero a fornire un campione autologo o
in pazienti con                    pie costose, ecc. Per non considerare la pro-      non espandessero adeguatamente o a quel-
mieloma multiplo                   duttività sociale di un paziente guari-            li che, dopo una prima risposta non com-
e inizieranno studi                to. La sfida con le nuove terapie è proprio        pleta, potrebbero beneficiare di una secon-
nel linfoma                        questa: guarire più pazienti e ridurre le te-      da infusione. Le CAR-T allogeniche, ove fat-
follicolare e nella                rapie. In ematologia d’altra parte abbiamo         tibili, avrebbero anche importanti implica-
leucemia linfatica                 sott’occhio la realtà di molti pazienti, anche     zioni economiche.
cronica                            con leucemia acuta, guariti con terapie mi-
                                   rate e senza chemioterapia, e che conduco-         Conclusioni: avanti con prudenza
                                   no una vita normale.                               In conclusione, è verosimile che la strategia
                                                                                      delle CAR-T, che nel contempo sta studian-
                                   Le sperimentazioni in corso                        do diverse altre formulazioni, si dimostrerà
                                   Nel frattempo, la ricerca sulle CAR-T proce-       efficace in varie patologie oncoematologiche.
                                   de rapidamente. Sono in corso protocol-            Siamo solo agli albori di una possibi-
                                   li clinici in pazienti con mieloma mul-            le rivoluzione terapeutica e sono quin-
                                   tiplo e inizieranno studi nel linfoma              di doverose note di cautela. Con le ap-
                                   follicolare e nella leucemia linfatica             provazioni attuali, quali saranno i risultati e
                                   cronica. Negli anni comprenderemo quan-            gli effetti a distanza? Potremo arrivare a trat-
                                   ti tumori (non solo ematologici) potranno          tare pazienti con malattia piccola o minima?
                                   beneficiare di questa strategia innovativa e       Quanti potranno guarire? Vedremo recidive
                                   soprattutto quanto le CAR-T potranno con-          a distanza? Solo quando avremo dati più cer-
                                   tribuire ad incrementare i tassi di guarigio-      ti e a lungo termine potremo apprezzare ap-
                                   ne. Per alcune neoplasie ematologiche oggi         pieno la portata di questa entusiasmante nuo-
                                   è prevista una breve terapia citoriduttiva se-     va avventura frutto, ancora una volta, del-
                                   guita rapidamente da un trapianto allogeni-        l’avanzamento della conoscenza e delle tec-
                                   co di cellule staminali. È ipotizzabile in un      nologie. Occorre quindi cautela dando in-
                                   futuro uno scenario simile per le CAR-T? Ove       formazioni corrette per non ingenerare spe-
                                   fosse, si potrebbe sperare di aumentare il         ranze eccessive ai tanti pazienti e alle loro fa-
                                   numero di pazienti guariti riducendo               miglie che stanno lottando battaglie ardue,
                                   drasticamente costi, complessità or-               ma che devono trarre conforto da questi im-
                                   ganizzative e tossicità. Sono altresì in cor-      portanti avanzamenti.
                                   so studi che impiegano CAR-T alloge-

I QUADERNI DI   quotidianosanità   22
18. CAR-T
                                   PRIMA PARTE / LIVING THERAPY

                             5. BISOGNI NON CLINICI
                                DEL PAZIENTE E DEI FAMILIARI:
                                PRIMA, DURANTE E DOPO

                           5.1 LE ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO DEI PAZIENTI
                               PER RISOLVERE I BISOGNI NON CLINICI DEI MALATI

                                   INTERVISTA A
                                   FELICE BOMBACI

Felice Bombaci                     Dottor Bombaci quando pensiamo a pazienti         non hanno risposto ai precedenti ci-
Responsabile Gruppi AIL            pediatrici con LLA recidivante o adulti con       cli di cure, di recarsi presso i centri
Pazienti (Associazione
                                   DLBCL r/r siamo di fronte a nuove opportu-        specializzati abilitati a somministrare le
Italiana contro le
Leucemie, i Linfomi e il           nità di cura piuttosto complesse. Quali biso-     terapie come il CAR-T, e di soggiornare
Mieloma).                          gni emergono in queste situazioni?                nelle immediate vicinanze del centro
                                   Fatti i dovuti distinguo per specifiche esi-      per tutto il tempo necessario. Il ma-
                                   genze legate all’età (l’allontanamento dal        lato, anche quando adulto, non può af-
                                   contesto scuola o lavoro, rispettivamente),       frontare questo percorso da solo e, in
                                   inizierei col dire che sono comunque pa-          ogni caso, non potrebbe rimanere ricovera-
                                   zienti reduci da molte terapie e indagini         to per settimane o mesi. Quindi quando un
                                   diagnostiche, che hanno quindi già messo a        paziente si sposta dalla sua città di residen-
                                   dura prova la partecipazione attiva dei fa-       za lo fa insieme ad un famigliare che lo ac-
                                   miliari. La famiglia è sempre coinvol-            compagna e i costi economici che deve fron-
                                   ta, sia emotivamente, sia dal lato pratico,       teggiare sono enormi: il costo per gli spo-
                                   perché il malato non può essere abbando-          stamenti del/dei familiari e per il soggior-
                                   nato, e qui insorgono tutte le problematiche      no durante il periodo di permanenza nei
                                   non prettamente di competenza clinica che         pressi del centro, per esempio, e questo pe-
                                   ricadono fortunatamente sul supporto di as-       riodo non ha una durata predeterminata. A
                                   sociazioni come AIL.                              questi costi sommiamo il mancato stipen-
                                                                                     dio perché il caregiver, nella migliore del-
                                   Si riferisce alle criticità logistiche-organiz-   le ipotesi, sarà in aspettativa non retribui-
                                   zative che trovano risposta nelle case di ac-     ta; se invece è un lavoratore autonomo mol-
                                   coglienza?                                        to semplicemente deve rinunciare alla sua
                                   Precisamente e anche, direttamente e indi-        attività. Il paziente adulto ha spesso già per-
                                   rettamente, al supporto psicologico. Le ca-       so il proprio lavoro. Capite bene che senza
                                   se di accoglienza sono indispensabili             le case di accoglienza solo pochi potrebbe-
                                   per permettere a questi malati, che               ro compiere questa trasferta.

I QUADERNI DI   quotidianosanità   23
18. CAR-T                          PRIMA PARTE/ LIVING THERAPY

Perché parla di supporto psicologico diretto
e indiretto?
ll paziente, sia esso un bambino o un adul-
to, e i suoi familiari, genitori, fratelli e so-
relle, moglie o marito, figli, hanno bisogno
dell’aiuto di uno psicologo per sopportare il
carico di disperazione che certe diagnosi e
certi fallimenti terapeutici inevitabilmente
portano con sé. La figura dello psicon-
cologo non è sempre presente nei centri
ematoncologici e laddove manca viene di-
rettamente ingaggiata da AIL, per seguire il
paziente e la sua famiglia, dentro e fuori dal-
l’ospedale.
Indirettamente perché nel momento in cui
una famiglia viene accolta in una vera
casa, dove abitano altri familiari di pazienti,
si trova in un ambiente psicologicamente
affine ed accogliente, e questo è già un gran-
de beneficio. C’è condivisione con gli al-
tri genitori e/o caregiver e la possibilità di
ricreare un contesto di vita simile a quello
che si aveva a casa propria, senza lasciarsi
sopraffare dalla malattia. Avere la possi-
bilità di ricostruire un quotidiano fuo-
ri dall’ospedale è di grande aiuto per tol-
lerare, sia psicologicamente sia fisicamen-
te, il carico delle terapie e dei controlli rav-
vicinati.

Adulti e bambini avranno anche esigenze di-
verse. AIL come interviene?
In realtà quello che stiamo osservando ades-
so, grazie ai progressi delle cure, è un pro-
blema dell’adulto che poi anche il bambino
guarito si ritrova a fronteggiare una volta
cresciuto. Si tratta dello stigma che il can-
cro porta con sé e che mina l’inserimento o
il reinserimento nella società dei survivors.
La scienza ha ormai parificato l’aspettativa
di vita dei sopravvissuti a quella dei sogget-
ti che non hanno avuto un tumore, invece
la società ancora non ha fatto questo
percorso. Accade così che gli ex pazienti
hanno difficoltà ad ottenere un mutuo, a rin-
novare la patente, a essere presi in consi-
derazione per un lavoro. Abbattere que-
sti pregiudizi sarà la nuova sfida del-
le associazioni pazienti.

I QUADERNI DI   quotidianosanità   24
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