ARCIVESCOVO MONS. PEREGO 2017 - Chiesa Cattolica Italiana
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Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Terni 2017 MONS. PEREGO ARCIVESCOVO MENSILE DELLA FONDAZIONE MIGRANTES ANNO XXXVIII - NUMERO 2 FEBBRAIO 2017 PRESS
sommario PRESS 2017 MENSILE DELLA FONDAZIONE MIGRANTES ANNO XXXVIII - NUMERO 2 FEBBRAIO 2017 Primo Piano Rivista di informazione e di collegamento della Fondazione Migrantes Mons. Perego Arcivescovo a Ferrara-Comacchio 3 Anno XXXVIII - Numero 2 febbraio 2017 Direttore responsabile Immigrati Ivan Maffeis “Abbiamo accolto Youssef: è stato un regalo per tutti” 6 Direttore Francesco Chiaverini Gian Carlo Perego Caporedattore La notte di Rebbio 7 Raffaele Iaria Simone M. Varisco PRESS La sfida dell’Incontro 12 2017 MENSILE DELLA FONDAZIONE MIGRANTES ANNO XXXVIII - NUMERO 2 FEBBRAIO 2017 Giorgio Paolucci Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Terni Un libro ed una mostra 14 Nicoletta Di Benedetto Minori immigrati ed integrati… 16 MONS. PEREGO ARCIVESCOVO WelcHome 17 Direzione e Redazione Il sogno di un venditore di accendini 18 Fondazione Migrantes Elena Cardinali Via Aurelia 796 - 00165 Roma Tel. 06.6617901 Fax 06.66179070 segreteria@migrantes.it Rifugiati e richiedenti asilo r.iaria@migrantes.it “Io ti vedo, tu mi vedi?” 19 www.migrantes.it Adele Manassero Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 17475 del 13.12.1978 Studenti Internazionali Contributo stampa 2016 Italia: 21,00 Euro Senza pane non c’è pace 22 Estero: 31,00 Euro Maurizio Certini (via aerea 52,00 Euro) Un numero: 4,00 Euro Poste Italiane S.p.A. Italiani nel Mondo Spedizione in abbonamento postale La “Mezz’ora Italiana”… 24 D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Roma Mons. Di Cerbo visita gli italiani in Inghilterra 26 C.C.P. n. 000088862008 intestato a Migrantes - Migranti Press Rom e Sinti Via Aurelia, 796 - 00165 Roma IBAN: IT76X0760103200000088862008 Gli insediamenti in Italia 28 Tel. 06.6617901 Fax 06.66179070 segreteria@migrantes.it Fieranti e circensi www.migrantes.it Ecumenismo sotto il tendone… 30 C.C.B. n. 100000010845 Raffaele Iaria intestato a Fondazione Migrantes CC Stampa Bonifico bancario c/o Banca Prossima S.p.A. News Migrazioni 32 Filiale 05000 - Milano IBAN: IT 27T 03359 01600 100000010845 BIC: BCITITMX Segnalazioni librarie 33 Iscritto alla Federazione Italiana Settimanali Cattolici Progetto grafico e impaginazione Osservatorio giuridico-legislativo della CEI Le migrazioni nella legislazione e nella giurisprudenza 34 www.taueditrice.com Alessandro Pertici Stampa: Litograftodi Srl (PG)
1 PRIMO PIANO 1 Mons. Perego Arcivescovo a Ferrara-Comacchio La nomina il 15 febbraio I l nostro Direttore generale è stato chiamato, presule non dimentica nessuno e in particolare mercoledì 15 febbraio, alla guida dell’arcidio- cita Caritas Italiana e Fondazione Migrantes: i cesi di Ferrara-Comacchio. La nomina è stata due organismi pastorali della Cei dove ha lavo- ufficializzata alle 12,00 con la pubblicazione del rato negli ultimi anni. “Sono sicuro che Mons. Bollettino Ufficiale della Sala Stampa della San- Gian Carlo Perego porterà avanti il suo nuovo ta Sede e contemporaneamente a Cremona, – impegno con disponibilità, senso di responsa- diocesi di origine di Mons. Gian Carlo Perego –, bilità, lungimiranza nell’interpretare e rispon- Ferrara e nella sede della Fondazione Migrantes. dere alle reali situazioni del momento”, ha det- Nel suo primo saluto alla nuova diocesi il neo to nella sede della Migrantes il presidente della 2 febbraio 2017 1 migrantiPRESS 1 3 1
1 PRIMO PIANO 1 Alcune espressioni pronunciate da Mons. Perego appena dopo la nomina Essere Vescovo oggi… di oggi, uno degli aspetti più importanti, con la ricchezza storica, culturale, di persone, di Diventare vescovo di una Chiesa è sempre relazioni che ogni Chiesa, in maniera diversa, un’emozione importante, anche per il servizio regala a chi ne diventa pastore. a cui si è chiamati. Il mio primo pensiero è an- dato a tutte quelle persone che mi hanno ac- Cosa è cambiato in questi anni di lavoro compagnato in questi anni, da quando sono a contatto con la realtà dei migranti, dei entrato in Seminario in prima media, fino ad rifugiati, dei profughi? oggi. Un vescovo è il frutto di una Chiesa-ma- dre che lo genera, e io sono riconoscente alla Gli ultimi 20 anni del mio ministero presbite- mia Chiesa di Cremona che mi ha accompa- rale sono stati dedicati particolarmente a due gnato, ha accompagnato il mio discernimen- organismi ecclesiali: Caritas e Migrantes. Le to, mi ha alzato nelle mie debolezze. E sono storie, i disagi, i conflitti, i muri dentro e fuori riconoscente anche al Papa, che ha voluto che queste relazioni con i poveri e i migran- guardare a me per la bella Chiesa di Ferrara, ti, i rifugiati e i rom e sinti, gli artisti di stra- una Chiesa che vive le stesse gioie e le stesse da e la gente dello spettacolo viaggiante mi speranze, le stesse tristezze, le stesse angosce hanno fatto incontrare, mi hanno indicato in di tutte le Chiese oggi, in Italia e nel mondo. maniera chiara come la strada della fraternità Leggo dentro questa nomina del Papa certa- sia l’esperienza più realistica che possiamo co- mente la continuità, e per me diventerà an- struire nella Chiesa e nella città. Questo chie- che un impegno, di una scelta preferenziale de di ridisegnare le nostre strutture, i percorsi per i poveri, come uno dei segni importanti di di formazione cristiana, l’impegno sociale e ogni Chiesa, di ogni comunità. Ripartire dagli politico, la storia familiare ed educativa. Non ultimi è certamente nel cammino dell’evan- è facile questa strada della fraternità, ma è gelizzazione, della nuova evangelizzazione l’unica che può dare speranza e futuro. 1 4 1 migrantiPRESS 1 2 febbraio 2017
1 PRIMO PIANO 1 La biografia Mons. Perego è nato a Vailate (Cremona) il È stato, inoltre, Segretario particolare di S.E. 25 novembre 1960. Ha compiuto gli studi nel Mons. Enrico Assi dal 1984 al 1992, Insegnan- Seminario diocesano di Cremona, successiva- te nel Seminario diocesano di Cremona dal mente ha conseguito la licenza in Teologia si- 1996 al 2002; Docente all’Università Cattolica stematica presso la Facoltà Teologica dell’Italia del Sacro Cuore - Sede di Cremona dal 1996 al Settentrionale e nel 1996 si è laureato in Te- 2002; Assistente diocesano del MEIC dal 1997 ologia nella Pontificia Università Gregoriana. al 2003 e Assistente spirituale della FUCI dal È stato ordinato sacerdote il 23 giugno 1984 1997 al 2002. Dal 2009 è insegnante di Teolo- ed è incardinato nella diocesi di Cremona. gia dogmatica alla LUMSA e dal 2012 al 2016 Mons. Perego è stato Vicario parrocchia- è stato Consultore del Pontificio Consiglio del- le di San Giuseppe al Cambonino dal 1984 la Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. Dal al 1992; Segretario particolare di S.E. Mons. 30 aprile 2009 è Cappellano di Sua Santità. Giulio Nicolini dal 1993 al 1994; Diretto- Ha pubblicato la sua tesi di laurea: “Un mi- re della Caritas diocesana dal 1997 al 2002; nistero tutto spirituale. La teologia del mini- Vicedirettore della Caritas Nazionale e Re- stero ordinato nel giansenismo lombardo tra sponsabile del Centro Studi e dell’Archivio Illuminismo e Liberalismo (1755-1955)”. È Di- Storico dal 2002 al 2009; dal 2009 è Diretto- rettore della rivista “Migrantes” e ha dato alle re Generale della Fondazione “Migrantes”. stampe diversi articoli e scritti di altro genere. Commissione Cei per le Migrazioni e della Fon- “Evangelii Gaudium”, hanno “richiamato forte- dazione, mons. Guerino Di Tora, annunciando mente a questa centralità della dignità del pove- la nomina davanti al personale della Fondazio- ro e del migrante, e non solo come singola per- ne commossi, insieme al personale della Caritas sona, ma come popolo. E, quindi, credo che sia Italiana e della Fondazione Missio. Nella scelta importante che questa attenzione sia presente in del Pontefice la Migrantes legge, ancora una vol- ogni Chiesa, con le caratteristiche diverse, come ta l’attenzione “particolare verso il mondo mi- lo è, con le testimonianze che ho incontrato in grante e della mobilità umana” e ricorda come questi anni prima come responsabile dell’area mons. Perego, attraverso molteplici incontri nel- nazionale di Caritas italiana e poi come diretto- le varie diocesi italiane e Missioni cattoliche ita- re di Migrantes, nelle tante Chiese italiane, nel- liane all’estero, ha sottolineato “la centralità del- le nostre parrocchie, dove oggi anche il segno la persona a partire dal mondo migrante in tutte di oltre 30 mila persone ospitate è un segno di le sue dimensioni: immigrati, rifugiati, richie- una Chiesa aperta e che concretamente, realisti- denti asilo, rom, sinti e camminanti, circensi, camente, dà dei segnali importanti al mondo, lunaparkisti, gente dello spettacolo viaggiante e allo Stato, alla società, all’Europa”. italiani residenti all’estero”. Sono stati anni cer- La Fondazione Migrantes si unisce alla gioia dei tamente difficili per i migranti questi, al tempo fedeli della diocesi di Cremona e di Ferrara-Co- stesso, però, sono stati anni in cui il Magistero, macchio per la nomina di Papa Francesco ad Ar- prima di Papa Benedetto e poi di Papa France- civescovo di Mons. Gian Carlo Perego: i diret- sco, ci hanno regalato – ha detto il neo Arcive- tori degli uffici diocesani Migrantes, i delegati e scovo poche ore dopo la nomina – “una strada coordinatori nazionali delle Missioni Cattoliche da percorrere che è quella del rispetto e della tu- italiane all’estero, i cappellani etnici, il persona- tela della dignità di ogni persona, soprattutto di le, i collaboratori, e tutti i sacerdoti e volontari chi è costretto a lasciare la propria terra a causa impegnati nella pastorale della mobilità umana della guerra, a causa di disastri ambientali, per- esprimono gratitudine a papa Francesco e rin- secuzione politica e religiosa. E questa strada è graziano Mons. Perego per il suo costante impe- segnata, è necessaria, perché è la strada che in- gno accanto ai migranti. ■ carna il Vangelo oggi”. Nella “Caritas in verita- te”, Papa Benedetto XVI, e Papa Francesco nella R. Iaria 1 gennaio 2017 1 migrantiPRESS 1 5 1
1 IMMIGRATI 1 “Abbiamo accolto Youssef: è stato un regalo per tutti” Una coppia di Cernusco sul Naviglio e l’accoglienza di un minore straniero Francesco Chiaverini D a un anno Marco e Cecilia Erba hanno trovato davvero una seconda famiglia che lo ha scelto di accogliere in affido Youssef, 17 aiutato ad inserirsi. In 8 mesi ha imparato l’ita- anni, originario del Marocco, giunto in liano, ha preso la licenza media, “uscendo con Italia senza genitori, tecnicamente un minore il 7”, dice orgoglioso Marco, e ha trovato lavoro non accompagnato. in un’azienda meccanica. “Youssef si impegna, Marco, è un giovane insegnante di lettere in un ma come tanti suoi coetanei italiani, ha bisogno liceo di Sesto San Giovanni, al tema dei minori di qualcuno che gli dica cosa deve fare. A conti stranieri ha anche dedicato il suo romanzo d’e- fatti penso che noi lo stiamo aiutando, facen- sordio, “Fra me e te”, uscito da Rizzoli. La mo- do semplicemente i genitori, incoraggiandolo, glie, Cecilia, è maestra. spronandolo, standogli accanto come si fa con Entrambi hanno scelto di formare una fami- tutti gli adolescenti che devono diventare adulti. glia allargata perché dicono «non si è genitori Ma anche lui ci sta aiutando, occupandosi con solo in senso biologico». Per questo nella loro una pazienza infinita dei nostri figli più piccoli. casa a Cernusco sul Naviglio con i figli natura- È un scambio e devo dire che funziona bene”, li Beatrice, di 5 anni, e Pietro, 3 anni, da tempo spiega Marco. Su questi temi Marco ha riflettu- vive anche il figlio di un’altra coppia, Francesco to a lungo e questi pensieri sono entrati anche di 11 anni. “Youssef è l’ultimo arrivato ed è sta- nel suo romanzo. “Il mescolamento di culture to un regalo per tutti - racconta Marco -. Pietro, che vedo proprio tra i banchi di scuola credo che il più piccolo era galvanizzato all’idea di avere sia una delle questioni cruciali per il nostro futu- un fratello maggiore, vuole giocare solo con lui ro. Quando sui media si parla di immigrazione, e a cena vuole stargli sempre accanto. France- non sento quasi mai parole all’altezza della si- sco, il più grande, quando a scuola gli hanno tuazione. Forse bisognerebbe solo avere il corag- chiesto di raccontare in un tema chi fosse per gio di guardare negli occhi queste persone. Me lui un modello, ha scritto Youssef, perché lavora lo sta insegnando proprio la vicenda di Youssef. e aiuta in casa. Ogni tanto litigano, come avvie- Quando è morto il padre, la madre ha investito ne sempre tra fratelli, ma poi si fa la pace. Tutti tutti i suoi risparmi per mandarlo in Europa con abbiamo in mente che siamo un un’unica gran- la speranza che trovasse un lavoro e mantenesse de famiglia fatta di persone diverse ora anche lei e la figlia più piccola. Ha scommesso su di lui, nei colori della pelle, come spiega bene il dise- come hanno fatto i miei genitori, impiegati, pa- gno di benvenuto che Beatrice ha fatto la prima gandomi gli studi. A differenza di me però Yous- sera che il nostro nuovo compagno di viaggio sef ha avuto la sfortuna di nascere in un Paese è venuto a cena”. Nei coniugi Erba Youssef ha più povero. Può mai essere questa una colpa?”. ■ (MilanoSette) 1 6 1 migrantiPRESS 1 2 febbraio 2017
1 IMMIGRATI 1 La notte di Rebbioo Intervista a don Giusto della Valle, parroco nel quartiere più popoloso di Como Simone M. Varisco A l centro della parete c’è un crocifisso. sto dove dormire e consumare un pasto. Cuore Tutt’attorno oggetti che qui acquistano un propulsore dell’accoglienza è il parroco di San significato particolare. C’è la maglia nu- Martino di Rebbio, don Giusto della Valle, da mero 19 di Zambrotta – che qui è cresciuto – e, anni in prima linea nell’accoglienza dei migran- più sotto, una fotografia della nazionale di cal- ti. Uno che la migrazione ce l’ha nel sangue, im- cio. Orgoglio tipicamente italiano, ma anche un parata in famiglia e nei lunghi anni di missione modo per richiamare qualcosa che unisce al di là fidei donum in Camerun, e che ora con l’aiuto delle frontiere e che supera ogni localismo. Poi di volontari italiani e svizzeri, ma anche degli un orologio, che in un luogo come questo scan- stessi migranti, ha aperto le porte dell’oratorio e disce ben altro che lo scorrere di una vita che della sua casa a uomini, donne, minori non ac- talvolta non si sa come occupare. Ci sono poi le compagnati e intere famiglie. Un “laboratorio a tante scatole di giochi da tavolo, ammucchiate cielo aperto” dal clima familiare nel quale acco- sulle mensole della stanza. Mi colpisce un gioco gliere con coraggio, perché “quello che fa bene sul mondo. È la mensa dell’oratorio di Rebbio, ad un migrante è l’accoglienza che riceve. Se sei il quartiere più popoloso di Como, città da sem- accolto bene, la metà del lavoro è fatta”. pre di frontiera, ma che in questi anni è stata Lo incontro a tarda sera, fra i tavoli della men- particolarmente toccata dal fenomeno migrato- sa pronti ad accogliere i numerosi migranti già rio. Così è stato negli anni Ottanta, con l’arrivo presenti e i tanti che ancora arriveranno. Il tram- dei primi profughi dal Libano. Più recentemen- busto della cena a base di riso e verdure prepa- te nel 2011, nell’ambito dell’operazione “Emer- rata dagli stessi migranti in pochi minuti cede il genza Nord Africa”, e di nuovo nel 2014, con il passo al silenzio e a rimanere sono i volontari progetto “Mare Nostrum”. Una situazione che si del bar e i migranti che puliscono i tavoli, siste- è riproposta pochi mesi fa, nella calda estate co- mano le sedie e di lì a poco si appresteranno a masca. Non solo migranti, comunque, ma an- disporre i materassi per la notte. Ci troviamo un che italiani senza fissa dimora, in cerca di un po- angolo tranquillo. Neppure il tempo di finire di 2 febbraio 2017 1 migrantiPRESS 1 7 1
1 IMMIGRATI 1 zione con tanti gruppi e associazioni svizzere, che da subito hanno preso l’iniziativa di distri- buire il pasto di mezzogiorno, come l’associa- zione Firdaus del Canton Ticino: dal primo gior- no, prima ancora che i comaschi riuscissero ad organizzarsi, hanno distribuito fino a 500 pasti caldi ogni giorno, preparandoli in un oratorio. Se c’è un merito, penso vada allo stile e al modo con cui la città di Como ha accolto i migran- ti e ha saputo anche evitare grandi problemi di ordine pubblico. Questo è stato possibile per- ché in tanti e in molti modi diversi hanno agito per l’accoglienza, soprattutto i giovani: i giovani che hanno passato notti intere alla stazione San Giovanni, i giovani “No Borders”, i giovani di qualsiasi tipo che hanno svolto un ruolo di con- tenimento, di accoglienza, di facilitazione alla parlare che l’oratorio torna ad animarsi. È qua- rappresentanza delle comunità etniche – oromi, si mezzanotte ed è iniziata la notte dell’oratorio etiopi, eritrei, sudanesi francofoni – anche pres- di Rebbio, scandita dall’arrivo degli ultimi ospi- so il Prefetto. ti, rimasti fuori dal campo allestito dalla Croce Rossa e recuperati dai volontari di don Giusto Come nasce il suo interesse per i migranti? Vo- per le strade del quartiere o lungo il confine con glio dire: certo oggi ad un sacerdote non man- la Svizzera. Per loro la notte avrà l’aspetto di un cano le attività a cui dedicarsi... tè caldo, di quattro chiacchiere scambiate con i connazionali e di un posto sicuro per dormire, Forse fa parte della mia storia. I miei genitori prima di ripartire per la prossima tappa di un sono stati migranti per un certo periodo in Sviz- viaggio che sempre più spesso sembra intermi- zera, a cercare lavoro, come tanti qui sul confi- nabile. “Stanotte hai un posto per dormire?”, mi ne. Così la migrazione si ha nel sangue, anche chiede, prima di salutarci. Oltre che una missio- per i racconti ascoltati dai genitori, dai nonni – ne, ormai quasi un’abitudine. mio nonno è andato in America. Poi fin dai miei primi anni da prete, dal 1985, sono iniziati gli Innanzitutto felicitazioni per la guarigione. arrivi: marocchini, tunisini. Ricordo una sera in Pochi giorni fa la malaria rimediata in Came- cui due di loro sono venuti a cercare aiuto nella run e ora la consegna a Milano del premio del parrocchia dove ero io e poi mi hanno portato a “WeWorld Film Festival”, insieme a don Gian- vedere il posto in cui vivevano: uno scantinato franco Feliciani, arciprete di Chiasso: due umido, con un materasso. Anche da lì è nato il onorificenze che si è guadagnato sul campo? mio interesse verso una realtà che fa parte della vita, come anche della tua (ride). (ride) Ognuno ha le sue idee rispetto ai premi. Io penso che la città di Como un premio se lo Viverlo sulla pelle aiuta. Per 13 anni lei è sta- meriti. Durante questa estate, con l’emergenza to sacerdote fidei donum in Camerun: che im- della stazione San Giovanni e l’arrivo di tanti portanza ha questa esperienza per l’opera che migranti in transito, Como ha reagito bene, con svolge ora? Essere accolto, sentirsi un po’ mi- tanta gente disponibile, in modi diversi, a par- grante, aiuta ad accogliere? tire da punti di vista diversi, ma che ha sapu- to dare una risposta di umanità e di organizza- Vedi che quello che fa bene ad un migrante è zione, ad esempio rispetto alle mense. È arrivata l’accoglienza che riceve. Se sei accolto bene, la anche la risposta istituzionale, con il campo qui metà del lavoro è fatta. Se nessuno ti guarda, se (il campo istituzionale allestito dalla Croce Ros- nessuno ti saluta, se nessuno viene a trovarti ti sa, NdR). Importante è stata però la collabora- senti a disagio. Se la gente non ti accoglie, ti ri- 1 8 1 migrantiPRESS 1 2 febbraio 2017
1 IMMIGRATI 1 fiuta. Ti rifiuta anche con i silenzi, come se non za gli spazi della parrocchia, in accordo con il fossi importante: i vicini di casa, i compagni di consiglio pastorale, senza decidere quale tipo lavoro. Se ci sono tante belle esperienze di acco- di accoglienza fare, ma pensando di adattarla ai glienza, ce ne sono anche tante di rifiuto. Non bisogni. Abbiamo iniziato con persone italiane ultima in un paese qui vicino dove sono state senza fissa dimora in cerca di casa e lavoro. Poi raccolte 700 firme su una popolazione di 3.000 nel 2011 è arrivata l’emergenza Nord Africa e ab- abitanti per impedire l’arrivo di un gruppo di ri- biamo iniziato ad accogliere famiglie, uomini e chiedenti asilo. donne. Finita quell’emergenza, abbiamo conti- nuato ad accogliere italiani e stranieri in cerca Anni fa accoglieva i profughi in fuga dal Liba- di casa e di lavoro. C’è stata poi l’emergenza di no, ora la varietà dei migranti si è ampliata. questa estate, durante la quale ci è stato chie- Chi sono le persone che accoglie oggi? sto di accogliere i minori stranieri non accom- È vero, negli anni Novanta proprio in questo pagnati in transito. Attualmente accogliamo 30, oratorio è iniziata l’accoglienza dei libanesi ar- 35 persone, delle quali un piccolo gruppo è di rivati a Como. In tanti erano stati respinti dalla richiedenti asilo con protezione umanitaria. Ab- Svizzera e poi hanno scelto di rimanere in città. biamo accolto queste persone senza sapere bene Proprio alcuni mesi fa ho incontrato un libane- dove si sarebbe andati a finire. Il primo giorno se che mi ha detto: “io 25 anni fa ho dormito erano 5, 6, poi si è arrivati a giorni in cui erano in oratorio insieme ad altri libanesi”. È stato un anche 60. “In transito”, quindi venivano anche periodo breve, ma allora gli oratori si sono aper- solo per un panino o una doccia e poi scappa- ti all’accoglienza. Io non ero qui all’epoca, ma vano subito alla stazione. Da qui è nata una se- quella che stiamo vivendo qui oggi è la tappa conda fase dell’accoglienza per i migranti che si di un’accoglienza che in altri decenni si è ma- fermano pochissimo tempo, con i quali si è fat- nifestata in altro modo. Noi abbiamo iniziato 6 to e si sta facendo tuttora un lavoro di orien- anni fa mettendo a disposizione dell’accoglien- tamento: al cuore di questo servizio c’è aiutare 2 febbraio 2017 1 migrantiPRESS 1 9 1
1 IMMIGRATI 1 questi giovani a capire quale sia la migliore stra- noi prendono un tè e verso mezzanotte vanno da per loro. Gli adolescenti in transito, in parti- a dormire. All’indomani colazione e alle otto colare, hanno mille sghiribizzi per la testa (ride) partenza: chi va a Milano, chi tenta di andare e spesso non ascoltano, hanno la testardaggine in Svizzera una seconda volta, chi va al campo alle volte di voler raggiungere l’irraggiungibile. a chiedere accoglienza, chi va nei centri diurni, Con l’aiuto di avvocati, sia svizzeri sia italiani, come quello Don Guanella qui a Como. Quel- si è fatto e si fa un buon lavoro di orientamen- lo che stiamo facendo è un servizio di tampo- to, che ha portato una ventina di minori ad an- namento, non è un servizio strutturato pensa- dare in Svizzera, con l’aiuto gratuito di un’as- to per durare, in attesa di aprire qualcosa di più sociazione di avvocati svizzeri, Posti Liberi. C’è consistente per la città di Como, che essendo poi il lavoro con i servizi sociali del Comune di città di frontiera dovrebbe dotarsi di strutture, Como, che ha portato circa 40 minori che ave- tante piccole strutture gestite in modo familiare, vamo accolto ad andare in comunità per mino- per i nuovi bisogni. ri non accompagnati. Lì poi avviene la richiesta di ricongiungimento familiare. L’ultima fase è Fra i giovani che seguono l’accoglienza e fan- quella di chi arriva tardi la notte con l’ultimo no la ronda notturna ci sono anche giovani treno da Milano o di chi nottetempo viene re- migranti? spinto dalla Svizzera e non può trovare posto Tanti. Per esempio la cucina è curata al settanta nel campo allestito dalla Croce Rossa. Anche per cento da ragazzi migranti, a turno: senega- la stazione Como San Giovanni, che negli anni lesi, pachistani, alcuni accolti da noi, altri sono scorsi restava aperta tutta la notte ed era il luo- loro amici che vengono da fuori o si impegnano go in cui tante persone di passaggio trovavano di loro volontà a preparare da mangiare per gli almeno un posto calmo in cui dormire, ora vie- altri. Anche il servizio di accoglienza – mettere ne chiusa. In questo momento c’è un bisogno giù i materassi tutte le sere, servire il tè di notte enorme di un luogo in cui andare a dormire. e le colazioni del mattino – è fatto da migran- Fin dal primo giorno dell’apertura del campo ti. Questo è positivo. Alla ronda notturna, inve- della Croce Rossa un gruppo di giovani, che già ce, i migranti possono collaborare meno, anche era presente in stazione e conosceva bene la si- per questioni di spazio: chi la fa può guidare, tuazione, ha iniziato a fare il giro della città per sono gli autisti, e non puoi riempire la macchi- vedere se qualcuno era rimasto fuori dal campo, na (ride). Gli altri migranti li accolgono qui, per la strada. quando arrivano i primi verso le dieci e mezza, undici: i connazionali si ritrovano, chiacchiera- E recuperarlo con auto e furgoni… no. Chi viene dal Mali, chi dal Gambia, chi dalla Sì. Oggi il servizio consiste nell’andare alla fron- Nigeria, un po’ come si fa al villaggio. tiera con la Svizzera, a Ponte Chiasso, alla sta- zione di San Giovanni, fuori dal campo del- E l’accoglienza a livello locale? Si sa che l’im- la Croce Rossa e vedere se a notte inoltrata c’è migrazione non sempre è vista di buon oc- qualcuno che non sa dove andare perché è la chio, che si cerca di allontanarla, e invece qui prima volta che passa a Como. Inizialmente a c’è un centro che i migranti li va addirittura a queste persone venivano dati dei cartoni e delle cercare. Il quartiere, i parrocchiani, come rea- coperte, perché la stagione era ancora buona, e giscono? dormivano fuori dalla ex chiesa di San France- È complesso. Non c’è una visione univoca, an- sco, vicino al Palazzo di Giustizia. Poi sono stati che se da parte della città di Como c’è stato e c’è fatti sgomberare da lì – si è detto un’operazione tuttora un grosso sforzo di accoglienza. La ca- di “pulizia” – e quindi si è deciso di accoglier- ratteristica dell’accoglienza che facciamo in par- li noi in oratorio. I giovani fanno la ronda tut- rocchia è quella di essere un laboratorio a cielo te le notti, dalle dieci in poi, fino all’una e mez- aperto, in cui chiunque può venire per offrire il za, e accompagnano qui i migranti in transito, proprio servizio materiale, linguistico, giuridi- che restano un massimo di 15 giorni. In genere co. Gli spazi sono aperti dalle sette del mattino hanno mangiato alle mense della Caritas e da fino alle due di notte. Anche fisicamente è uno 1 10 1 migrantiPRESS 1 2 febbraio 2017
1 IMMIGRATI 1 spazio aperto, non solo riservato a chi fa certe Dopo tutti questi anni, nei quali ha messo in cose o a chi è un operatore di un certo gruppo campo anche professionalità ed esperienza, o di una certa associazione. È importante che non c’è il rischio che diventi solo un mestie- ci siano spazi così nelle città. È un esperimento re? Si appassiona ancora, si commuove, si ar- che sta riuscendo, perché sono tante le persone rabbia? che vengono, che aiutano. Sempre importanti (ride) Sì. Hai di fronte certe situazioni… Quan- sono i gruppi dalla Svizzera, che escono due, tre do hai di fronte a te una persona che viene dal sere a settimana e danno una mano a prepara- mare e ha rischiato la vita nella traversata e an- re i pasti. Certo, c’è la reazione di chi dice: “bel- cora prima nelle prigioni della Libia, nel deserto le queste cose, però andate a farle altrove, non del Sahara e nel proprio Paese d’origine, fa male nel cuore di una parrocchia, sotto gli occhi di quando c’è una reazione così negativa da parte tutti”. Anche tanti preti domandano perché non si potrebbero fare altrove. Io però dico che san di chi non considera la persona che ha davan- Giovanni Bosco l’oratorio l’ha avviato soprattut- ti. Questo continua a fare male. Poi c’è la voglia to per gli orfani, per gli sbandati. Non dico solo di lottare, anche perché cambi il regolamento. per loro, ovviamente. La sfida grossa in parroc- Ci sono taluni mali strutturali che producono chia attualmente è la condivisione degli spazi. quanto sta avvenendo. Con Caritas, le Acli, Co- Questa estate l’oratorio era pieno di materassi e operativa Lotta Contro l’Emarginazione, soma- di gente e alcuni dei gruppi che venivano di so- schi e guanelliani abbiamo fatto un paio d’anni lito giustamente hanno fatto fatica ad adattar- di riflessione sulla qualità dell’accoglienza, ma si alla nuova situazione. Adesso si va verso una il lavoro deve essere fatto anche a livello istitu- fase di maggiore normalità, almeno durante il zionale e politico. È vero che ci sono varie emer- giorno. C’è gente che la pensa diversamente, ma genze. Di fronte al terremoto, per esempio, una non voglio dividere il mondo in buoni e catti- persona non ha le energie mentali per pensare vi: i buoni accolgono e i cattivi respingono, an- ad altre cose che prima seguiva. È difficile tro- che se non manca chi ha reazioni davvero nega- vare un equilibrio, non so se noi qui ci siamo tive, sia nei miei confronti sia verso i migranti, riusciti. Presto ci riuniremo di nuovo come co- dei quali si percepisce come un’invasione. Nelle munità, come parrocchia, per dirci anche fra noi scuole del quartiere la metà dei bambini sono cosa fare. Soprattutto come reagire anche come figli di stranieri: per fortuna che ci sono! Dan- Chiesa della città Como, dichiarando intenti e no un po’ di vita ad un quartiere anziano, che obiettivi. ■ rischia di invecchiare in tutti i sensi. 2 febbraio 2017 1 migrantiPRESS 1 11 1
1 IMMIGRATI 1 La sfida dell’Incontro Dopo essere stata visitata da 25mila persone al Meeting di Rimini la mostra “Migranti, la sfida dell’incontro” sta girando l’Italia Giorgio Paolucci D opo essere stata visitata da 25mila persone li, vengono presentate alcune storie di stranie- al Meeting di Rimini, dove era stata inau- ri che in Italia hanno incontrato chi li ha consi- gurata e ospitata dal 19 al 25 agosto, la derati anzitutto uomini, accompagnandoli con mostra “Migranti, la sfida dell’incontro” sta gi- un’amicizia in un percorso di integrazione. Una rando l’Italia nella sua versione itinerante, co- sezione è dedicata alla costante attenzione ma- stituita da trentanove pannelli e quattro video. nifestata da Papa Francesco ai migranti e ai ri- La prima uscita è stata in settembre a Verona, chiami rivolti in molte occasioni ai governi, alle poi tante tappe in oltre 50 città e paesi italia- Chiese e alle società perché si realizzi una cultu- ni (il calendario completo degli allestimenti ra dell’incontro basata sul riconoscimento del- su www.meetingmostre.com). Promotori sono la comune natura umana. L’ultima parte illustra centri culturali, scuole, università, parrocchie, le problematiche legate al lavoro, alla scuola e spesso in collaborazione con le sedi territoria- all’integrazione nel nostro Paese. li di Migrantes, della Caritas, con associazioni Rosanna Menghi, insegnante, che ha allestito la e movimenti, realizzando così una significativa mostra nella parrocchia di Cristo Re a Rimini, collaborazione tra le realtà impegnate su que- ne sottolinea la valenza informativa ed educa- sto fronte.I contenuti sono riprodotti in un libro tiva: “Viene fatta una operazione verità rispetto che ha lo stesso titolo della mostra (vedere arti- ai numeri, troppo spesso strumentalizzati per fi- colo a fianco) e che contiene inoltre venti storie nalità politiche, inoltre gli studenti sono aiutati di migranti, interviste di approfondimento e al- a porsi davanti alla migrazione anzitutto come tri materiali. una vicenda umana prima che come un proble- La mostra, come scrivono i curatori, non ha la ma, e a lasciarsi interrogare dalle esperienze che pretesa di offrire soluzioni per un problema vengono raccontate”. Alla facoltà di Giurispru- estremamente complesso che divide le cancelle- denza dell’Università di Trento la mostra è sta- rie internazionali e le società. Piuttosto propone ta allestita da un gruppo di studenti, che hanno un percorso di immedesimazione nelle vicende coinvolto anche alcuni coetanei stranieri, tra cui di chi lascia la propria terra per cercare il compi- il marocchino Omar e l’afghano Alhidad, che si mento della propria umanità. Dopo una sezio- sono sentiti “raccontati” a tal punto dalle sto- ne che descrive numeri e provenienze dei flussi rie illustrate nei pannelli e nei video, che hanno migratori e uno spaccato dedicato all’esperienza deciso di fare da guide per i visitatori. A Pesa- migratoria degli italiani negli ultimi due seco- ro studenti e insegnanti della Nuova Scuola, che 1 12 1 migrantiPRESS 1 2 febbraio 2017
1 IMMIGRATI 1 hanno allestito la mostra per due settimane a di- turale Il Sentiero -. Una donna che aveva perso cembre, hanno coinvolto nella preparazione il uno dei due figli in tenera età e sta ospitando un direttore dell’Ufficio per la pastorale dei migran- giovane profugo, ci ha detto che per lei è come ti della diocesi (Migrantes), quello dell’Ufficio vivere un’altra maternità, scoprendo la presenza per il dialogo interreligioso, il presidente della di un disegno misterioso nella sua vita”. ■ Federazione islamica marchigiana, i volontari di una cooperativa che fa accoglienza sul territo- rio, una famiglia siriana arrivata in Italia grazie ai corridoi umanitari, una ragazza nigeriana, un profugo del Mali. A Bari don Gianni De Rober- tis, direttore regionale di Migrantes, ha ospitato la mostra nei locali della parrocchia di San Mar- cello, dove è stata visitata anche da molti ospiti del locale Centro di accoglienza richiedenti asi- lo e dagli operatori del centro, gestito dalla Co- operativa Auxilium. In Sicilia sono previste dieci tappe: la prima a Palermo, con la presenza del sindaco Leoluca Orlando, accompagnata da se- rate di testimonianze. “Ci siamo commossi nel vedere tanta gente di- sponibile a gesti di condivisione e ospitalità - dice Rosalia Pipia, responsabile del Centro cul- 2 febbraio 2017 1 migrantiPRESS 1 13 1
1 IMMIGRATI 1 Un libro ed una mostra... ...in giro per l’Italia. 50 le città coinvolte Nicoletta Di Benedetto U n titolo, ma non gono la maggior parte di solo, questo volu- queste persone. Si fugge me, a cura di Gior- per scampare da bom- gio Paolucci, edito da be e carestie, per cercar- Itaca, è stato realizzato si un lavoro che dia di- in occasione della Mo- gnità all’esistenza, si stra organizzata per la fugge per avere la liber- XXXVII edizione del Me- tà di professare il pro- eting per l’amicizia fra i prio credo. Cifre altissi- popoli che ogni anni si me. “Ogni anno, scrive tiene a Rimini. mons. Galantino, un Già dalla prefazione, a miliardo di persone la- cura di mons. Nunzio scia la propria casa e si Galantino, segretario ge- sposta nel proprio Pae- nerale della Cei, l’opera se, di cui 244 milioni la- ci fa capire che il cam- sciano anche il proprio mino-viaggio dell’uo- Paese e il proprio Con- mo non si può ferma- tinente”. Numeri ripor- re. “Oggi il mondo è in tati nei Rapporti Immi- cammino”. A niente ser- grazione prodotti dalla vono i muri alzati a di- Caritas Italiana e dalla fesa di molti confini. Fondazione Migrantes. È nella natura dell’uo- Solo in Italia si conta la mo spostarsi quando si presenza di 200 nazio- vuole fuggire da qualco- nalità diverse con circa sa che può minare la propria vita e quella delle 5milioni di persone, di questi 130.000 sono i persone care, i motivi come sappiamo possono richiedenti asilo. essere vari. Le forti migrazioni contemporanee, Difronte a queste realtà non si può restare iner- poste all’attenzione di tutto il mondo attraverso mi, ma si deve avere il coraggio di affrontarne qualsiasi mezzo di comunicazione, non posso- e accettarne le conseguenze. A cominciare dal no non prescindere dai grandi conflitti che in- mondo del lavoro, proseguendo tra i banchi di sanguinano e distruggono aree da cui proven- scuola con classi sempre più multietniche, pas- 1 14 1 migrantiPRESS 1 2 febbraio 2017
1 IMMIGRATI 1 A niente servono i muri alzati a difesa di molti confini. È nella natura dell’uomo spostarsi quando si vuole fuggire da qualcosa che può minare la propria vita e quella delle persone care, i motivi come sappiamo possono essere vari. sando per la cultura-multiculturale, e per le va- lisi Paolucci, un’emergenza alimentata da moti- rie forme di preghiera scandite durante la setti- vazioni economiche, geopolitiche, ambientali”. mana a secondo del credo professato. “Bisogna E non potevano mancare le parole di Papa Fran- essere aperti all’incontro e all’accoglienza, sotto- cesco pronunciate in occasione della Giorna- linea mons. Galantino, solo così prepariamo un ta mondiale del migrante e del rifugiato 2016. futuro alle nostre città”. “La cura di buoni contatti personali e la capacità Giorgio Paolucci focalizza la sua analisi parten- di superare pregiudizi e paure sono ingredienti do dalla parola “Migranti” che nell’immagina- essenziali per coltivare la cultura dell’incontro, rio collettivo riportano alla memoria le imma- dove si è disposti non solo a dare, ma anche a gini dei barconi stracolmi di uomini, donne e ricevere dagli altri. L’ospitalità, infatti, vive del bambini segnati dal dolore, dalla sofferenza di dare e del ricevere”. chi ha lasciato la propria terra forse per sem- Il volume è stato realizzato con importanti con- pre, avventurandosi nel nulla, a cominciare da- tributi di Fausto Bertinotti, Gian Carlo Blangiar- gli stessi scafisti. Dolore, per aver visto la morte do, Carmine di Martino, Wael Farouq, Silvano in faccia, ma non rassegnazione perché in tut- Maria Tomasi. Inoltre hanno collaborato gli stu- ti quelli che ce la fanno alberga il sentimento denti dell’Università Cattolica e Statale di Mi- di poter ricominciare, di aver avuto una secon- lano e dell’Università di Bologna. Si avvale del da occasione. Cifre, numeri che ogni giorno i patrocinio della Fondazione Migrantes. Interes- media snocciolano come i grani di un rosario. sante anche la grafica e le fotografie a corredo Ma “che testimoniano, continua nella sua ana- dei testi. ■ 2 febbraio 2017 1 migrantiPRESS 1 15 1
1 IMMIGRATI 1 Minori immigrati ed integrati… …nel contesto socio ecclesiale dell’Area Flegrea A lla “Migrantes” della Diocesi di Pozzuoli porti interpersonali si limitino unicamente al afferiscono bambini ed adolescenti prove- nucleo familiare o a gruppi della stessa prove- nienti da varie parti del mondo: Perù, Bra- nienza. Oltre al recupero delle lacune lessicali e sile, Nigeria, Ucraina, Romania, Bulgaria, Burki- grammaticali relative alla lingua italiana, il cor- na Faso, Ghana. Molti di loro sono arrivati in so promuove il dialogo tra le culture, affrontan- Italia insieme ai genitori, altri si sono ricongiun- do in maniera spontanea e giocosa argomenti ti con le loro famiglie in un secondo momento, che stimolino la curiosità dei partecipanti verso altri ancora sono nati qui in Italia. La “Migran- “il mondo dell’altro”. tes” da anni si fa carico di seguirli e sostenerli. Naturalmente, le difficoltà non mancano: diffi- L’aiuto che viene offerto loro non consiste solo coltà fonetiche, grafemiche, e anche la sempli- nel sostegno alimentare (che nella maggior par- ce introversione adolescenziale creano talvolta te dei casi è di primaria importanza nell’infan- qualche problema di comunicazione, ma nulla zia; partecipano altresì alle iniziative che coin- che non si possa risolvere ridestando l’attenzio- volgono i bambini: Santo Natale o Epifania dei ne con qualche aneddoto o attività coinvolgen- bambini, Giornata mondiale e diocesana delle te, adatta a quella delicata fascia d’età. migrazioni, Pasqua, Festival dei popoli, ecc.), Insieme alle loro famiglie, i minori vengono ma anche e soprattutto nel seguirli nel loro per- così sostenuti spiritualmente, tenendo in de- corso di vita formativo, spronandoli all’inseri- bito conto che un giorno saranno individui di mento nella società di cui un giorno saranno una società diversa da quella di origine per cep- parte attiva con il loro lavoro. po razziale, lingua e costumi. Si pongono così le La “Migrantes” li segue negli studi, offrendo un basi per una corretta integrazione ed interazione valido aiuto all’apprendimento e al perfeziona- con l’ambiente in cui i loro genitori hanno scel- mento della lingua italiana, attraverso un corso to di vivere, insegnando soprattutto che le diver- pomeridiano che permetta loro di affrontare le sità migliorano ed accrescono gli orizzonti delle difficoltà scolastiche derivanti dalle diverse pro- loro aspettative. ■ venienze, evitando in tal modo che i loro rap- Sara Tortorelli (La Maestra) 1 16 1 migrantiPRESS 1 2 febbraio 2017
1 IMMIGRATI 1 WelcHome Un progetto a Modena P er fronteggiare il fenomeno migratorio che volontariato. L’obiettivo è quello di sperimenta- ha investito l’Europa non bastano solo le re forme innovative di accoglienza in famiglie politiche messe in campo dalle istituzioni. (italiane ma anche straniere presenti sul territo- Popoli che scappano dal Medio Oriente all’Afri- rio) per i richiedenti asilo, per i rifugiati, per i ca giungono ai confini dei Paesi europei. Gente minori non accompagnati. Due sono i punti di stremata, che affronta sacrifici anche inenarra- forza su cui si sviluppa “WelcHome”: favorire bili si ritrova, a volte, nei Paesi che accolgono percorsi individualizzati che valorizzino le capa- a fare i conti con una burocrazia non sempre cità di autonomia e il progetto di vita del ragazzo pronta. In Italia oltre a strumenti strutturali di- e il coinvolgimento della società civile, nelle sue slocati lungo tutto la penisola come lo SPRAR forme aggregative, a partire dalle famiglie, per fa- (Sistema di Accoglienza per Richiedenti Asilo e vorire l’inclusione sociale. Dallo scorso marzo è Rifugiati) attivo già da 15 anni, o i centri di pri- attivo il tavolo di progetto coordinato dall’Uffi- ma accoglienza e i centri di accoglienza straor- cio gestione dei servizi per la comunità (a cui fa dinaria (CAS), le cui gestioni fanno capo a vari capo sia il progetto minori stranieri non accom- organi come Prefetture e Enti Locali assieme ad pagnati sia il centro stranieri) per la promozione associazioni no profit, si vanno sperimentando del progetto attraverso corsi informativi e forma- nuove capacità assistenziali. tivi a favore dei cittadini sensibili e disponibili Nel comune di Modena dall’ottobre del 2015 all’accoglienza. WelcHome è un progetto in di- è presente un’iniziativa dal titolo “WelcHome, venire, aperto alle proposte dei vari componen- accoglienza in famiglia”. Un progetto che va ad ti dei gruppi che terrà conto della ricchezza delle implementare quella rete di accoglienza già ab- risorse umane presenti nel tessuto sociale. bastanza significativa sul territorio modenese. Per maggiori informazioni sul progetto rivol- “WelcHome” è una nuova sfida, una nuova for- gersi alla dott.ssa Rita Bondioli Comune di Mo- ma di ospitalità che il Comune di Modena, As- dena - Settore Politiche sociali, sanitarie e per sessorato alla Coesione Sociale, Sanità, Welfare, l’integrazione Ufficio Gestione rete servizi per la Integrazione e Cittadinanza, ha messo in cam- comunità Tel. 059 2032815 cell. 328 8606414 e- po insieme al Terzo Settore e alle Associazioni di mail: rita.bondioli@comune.modena.it. ■ 2 febbraio 2017 1 migrantiPRESS 1 17 1
1 IMMIGRATI 1 Il sogno di un venditore di accendini La storia di Youssou Elena Cardinali «C osa significa vu cumprà? È un’espressio- ne che usano da queste parti, nel nord Italia. In concreto sono un venditore Francesca Fialdini, con una prosa scintillante e ambulante come quelli che incontri tu al mer- profonda, ci fa vivere il dramma degli immigrati, cato. Sai quando vai a comprare il riso? Io sono la loro solitudine e disperazione: «Sto scoprendo come un venditore di riso, solo che vendo ac- che scriverti è dare un senso alla mia vita lontano cendini, vendo fiamme. A volte servono per ac- da voi, dalla mia famiglia. È dirmi che ne vale la cendere le sigarette, a volte invece per scaldar- pena, nonostante tutto: le porte in faccia, i tradi- si le mani. Io l’accendino lo uso così, quando menti, le notti all’aperto, i soldi che non bastano sono sul treno al mattino presto. Fuori dal fi- mai, la fame, le cadute. L’umiliazione». Una sto- nestrino vedo la notte trasformarsi in giorno e ria che in questo caso conosce il lieto fine. Gra- le mie mani senza guanti e intirizzite dal fred- zie, infatti, alla legge sul ricongiungimento fami- do diventano calde una alla volta. Me lo tengo liare Youssou riesce a portare in Italia la moglie e stretto perché costa mille lire, più o meno come i due figli, una bambina di due anni e un bambi- il tuo sacco di riso». no di quattro rimasti a Dakar. La forza d’animo, Sono le parole con le quali Youssou si raccon- la saggezza africana, ma anche la solidarietà di ta a sua moglie Fatima, lontana, in Senegal, in tanti italiani sconosciuti, permetteranno ai figli una delle lettere che compongono il racconto di integrarsi. Suo figlio diventerà il primo avvo- di Francesca Fialdini -“Il sogno di un venditore cato dell’ordine forense della Lombardia e sua fi- di accendini” - edito da Città Nuova. Nel libro glia un affermato ingegnere. la Fialdini, volto televisivo di Rai Uno, si ispi- A conclusione del racconto il saggio di mons. ra alla storia vera di Alì (Youssou nel romanzo) Gian Carlo Perego - fino al 2006 responsabile che alla fine degli anni Ottanta fugge dal suo Pa- dell’area nazionale di Caritas Italiana e attual- ese in cerca di fortuna in Europa. Tenta prima mente Direttore generale della Fondazione Mi- in Belgio, poi in Francia, ma invano. Sono già grantes, fotografa l’integrazione in atto nelle no- Paesi saturi di migranti, capaci di offrire ben po- stre città mettendo in evidenza le criticità e le che opportunità. Da immigrato clandestino en- sfide, ma anche le iniziative del volontariato che tra allora nel bergamasco e diventa un venditore diventano occasioni di incontro e relazione con di accendini. Attraverso le sue lettere dolenti, ma l’altro e superamento della cultura della paura e anche ricche di tanta poesia e saggezza africana, dell’indifferenza. ■ 1 18 1 migrantiPRESS 1 2 febbraio 2017
1 RIFUGIATI E RICHIEDENTI ASILO 1 “Io ti vedo, tu mi vedi?” Questo è il mio nome, uno spettacolo del Teatro dell’Orsa con i richiedenti asilo e i rifugiati ci ricorda il bisogno di ognuno di essere riconosciuto come persona Adele Manassero «U na drammaturga francese, Hélène Ci- fatica di essere umani. L’incontro con i giovani xous, dice che noi andiamo a teatro al- che vengono dal Mali, dal Congo, dalla Nigeria, trettanto raramente che al nostro cuo- dalla Guinea, dalla Costa d’Avorio, dal Senegal, re. Ma è di andare al cuore, il nostro e delle cose, l’onda che sta arrivando e che cambierà il mon- quello di cui abbiamo bisogno. E il teatro è l’u- do, che orme lascia? Lascia orme dentro i docu- nica forma d’arte che ci dà modo di esprimere la menti che sono nelle Prefetture, nelle Questure, 2 febbraio 2017 1 migrantiPRESS 1 19 1
1 RIFUGIATI E RICHIEDENTI ASILO 1 lascia orme che sono pezzi di storie che si ridu- liani e di migranti disposti a «mettersi in ascol- cono a numeri, a tempi che spesso non sono ne- to dell’altro». anche precisi. Ma di che cosa abbiamo bisogno Le vicende raccontate in Questo è il mio nome veramente? Quello che noi abbiamo cercato di sono le vicende “invisibili” di più “Odissei” ap- fare in questo incontro è farci raccontare la par- prodati in Italia dall’Africa subsahariana, portan- te invisibile: ecco, l’invisibile è il “pezzo” della do nient’altro che loro stessi, con le loro culture, nostra storia». Così Monica Morini, ideatrice e memorie, prospettive e idee. Il teatro, quindi, è regista, insieme a Bernardino Bonzani, del Tea- diventato per ognuno di loro «un modo di esse- tro dell’Orsa di Reggio Emilia, ha raccontato la re presenti, di essere visibili» e un’occasione per genesi dello spettacolo teatrale Questo è il mio raccontare una storia, non necessariamente “la nome. verità” richiesta dalle Commissioni territoria- Il progetto, iniziato nel gennaio 2015, ha coin- li per concedere protezione, ma una storia che volto alcuni richiedenti asilo e rifugiati accolti parla della memoria, della nascita, delle parole nello SPRAR di Reggio Emilia e ha debuttato nel ultime pronunciate dalla madre o dalla nonna, settembre dello stesso anno al “Festival Aperto”. dei volti di parenti e amici lasciati alle spalle. Ha certamente avuto un valore di elaborazione «Tu mi vedi? I can see you! Can you see me? Io ti per i partecipanti, ma soprattutto ha assunto un vedo! Tu mi vedi?», è il grido finale degli attori. valore civile, rivolgendosi a un pubblico di ita- Un grido che ci ricorda come ognuno di noi ab- 1 20 1 migrantiPRESS 1 2 febbraio 2017
1 RIFUGIATI E RICHIEDENTI ASILO 1 bia bisogno di essere riconosciuto da qualcuno che gli sta di fronte, che lo vede, lo guarda negli Per saperne di più occhi e lo riconosce come persona, conferman- do quindi il suo diritto ad esistere. «La verità è Questo è il mio nome: che tutti noi abbiamo diritto ad essere felici, la veri- www.teatrodellorsa.com/questo-e-il-mio- tà è che abbiamo bisogno di essere amati», di vede- nome/ re riconosciuta la nostra dignità di essere uma- ni, prima e dopo l’esito delle domande d’asilo. Il video di presentazione su La verità è che ognuno deve poter dire: «Questo ArtMaker.tv: www.youtube.com/watch?v= MS0Mzwdg-64 è il mio nome». Lo spettacolo è stato realizzato in collaborazio- Un’intervista ai registi sul web magazine ne con il Comune di Reggio Emilia, la Coope- The Bottom Up: rativa Dimora d’Abramo, il Progetto SPRAR, il https://thebottomup.it/2016/10/01/questo- Centro di Accoglienza Straordinaria e la Fonda- mio-nome-rifugiati-teatro/ zione “I Teatri” di Reggio Emilia, e inoltre ha ri- Su Youtube è possibile reperire agevol- cevuto il Premio del Pubblico al 15° Festival di mente anche il trailer dello spettacolo. Resistenza 2016 (Premio Museo Cervi - Teatro La “tournée” non è ancora finita: Questo è per la Memoria). il mio nome andrà in scena il prossimo 12 Osservatorio Vie di fuga marzo a Torino al teatro Cardinal Massaia, in via Sospello 32 (h 16.00). 2 febbraio 2017 1 migrantiPRESS 1 21 1
1 STUDENTI INTERNAZIONALI 1 Senza pane non c’è pace Intervista a Joseph Masumu Nnzimbala che dopo una laurea in Italia è rientrato in Congo e oggi si impegna a curare progetti di cooperazione allo sviluppo in campo scolastico e sanitario Maurizio Certini L’ avvocato Joseph Masumu Nnzimbala, La RDC vive oggi un momento molto delicato, dopo una laurea in giurisprudenza conse- di transizione politica, con il presidente Ka- guita a Kinshasa, si è specializzato all’U- bila che ha terminato il suo mandato, senza niversità di Firenze. Sei anni fa è rientrato nel possibilità formale per una sua rielezione. suo paese, la Repubblica Democratica del Con- La difficoltà era prevedibile, dal momento che go. Tiene corsi all’Università della capitale e ha non ci sono state le elezioni. Per la nostra Co- aperto uno studio legale con altri 13 giovani stituzione il mandato del presidente è scadu- congolesi, che egli coordina. La sua forte sen- to inderogabilmente a dicembre e forse occorre sibilità sociale e l’amore per la sua gente gli ha un governo provvisorio di unità nazionale con permesso di curare alcuni progetti di coopera- membri dell’opposizione e rappresentanze del- zione allo sviluppo in campo scolastico e sani- la società civile, mantenendo provvisoriamente tario nella regione del Bas Congo. Kabila come presidente, con l’impegno di ele- È a Firenze per un breve periodo insieme alla zioni entro la fine dell’anno. La popolazione è moglie, per le cure necessarie al loro bambino di stanca e il rischio di un grave scontro sociale è tre anni e mezzo, all’Ospedalino Meyer. fortissimo. Con la mia attività – dice – cerco di aiutare anzi- tutto le persone a capire che ci sono diritti uma- In questi ultimi anni il Congo sembra in una ni fondamentali e di sostenere lo sviluppo, per- buona fase di sviluppo. Rispetto a 15 anni fa ché non si può parlare di benessere per tutti se vediamo autostrade realizzate in prevalenza non c’è rispetto della dignità umana e vera con- da maestranze esterne al paese. Ci sono reali divisione, o se non c’è pace. Senza pace non c’è benefici per la popolazione? E quanto le for- pane. Così cerchiamo di promuovere l’istruzio- midabili risorse di questo fragile gigante afri- ne nei poveri villaggi del Bas Congo, o il lavoro, cano sono all’origine della sua stessa povertà? anche con la pratica del microcredito. Ma ci oc- In effetti chi ritorna in Congo dopo qualche cupiamo anche dell’animazione di giovani nelle anno, ha l’impressione che si sia fatto tanto. Le città, che stanno scoppiando a causa della fuga belle strade nuove sono quelle sulle quali transi- dalle campagne e sollecitiamo una riflessione tano i giornalisti e i politici internazionali; nella con gruppi di intellettuali che potrebbero fare capitale ci sono supermercati europei, alberghi belle cose per il Paese. di lusso. Ma le vie interne sono quasi inesisten- 1 22 1 migrantiPRESS 1 2 febbraio 2017
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