L'ARENA DEL 1 FEBBRAIO 2014 VILLAFRANCA - Operazione sulle piste per prelevare le bestiole. Saranno portate nelle riserve e diventeranno prede

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Rassegna stampa dell'Eurodeputato Andrea Zanoni www.andreazanoni.it

                      L’ARENA DEL 1 FEBBRAIO 2014

                                       VILLAFRANCA
     Operazione sulle piste per prelevare le bestiole. Saranno
           portate nelle riserve e diventeranno prede

          Cattura delle lepri al Catullo. Poi finiranno impallinate
                                        Maria Vittoria Adami

  Le prendono i cacciatori chiamati dalla Provincia «Bisogna
 garantire la sicurezza agli aeroplani» Ma per l'Enac il primo
                   pericolo viene dagli uccelli
                           sabato 01 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 34
Armati di reti, giubbotti e stivaloni, 120 cacciatori dell'Atc 3 (l'ambito territoriale di caccia)
percorreranno le piste dell'aeroporto Catullo, stamattina, dalle 7 alle 14, per catturare le lepri che
nidificano nel sedime dello scalo. È una misura preventiva che viene fatta due volte l'anno, per
evitare che gli animali selvatici possano scontrarsi con i carrelli degli aerei in manovra o, nei casi
più drastici, essere risucchiati dai motori. Nel primo caso, a rimetterci è solo la bestiola; nel
secondo, invece, l'aeromobile può subire un danno e aver necessità di manutenzione. È
un'eventualità, questa, che tuttavia si è verificata una sola volta, negli ultimi dieci anni.
Le lepri catturate saranno portate nelle zone protette di ripopolamento dell'Atc, dove gli animali si
riproducono con gli altri già presenti: è un processo per «cambiare il sangue» delle lepri, per far
evitare l'accoppiamento tra consanguinei. Per l'Atc c'è anche un risparmio: le lepri, se acquistate
nell'Est Europeo, costano 130 euro a capo.
Gli animali resteranno nell'area di ripopolamento protetta fino a fine anno. Ma la cattura definita
«incruenta», non prevede un lieto fine per loro, che saranno liberate per diventare preda dei
cacciatori nel 2015.
Sulla pericolosità delle lepri l'aeroporto tranquillizza: dall'estate scorsa si è registrato un solo caso di
impatto con aerei. Nel 2012, sono stati cinque. Secondo una nota della Provincia, invece, negli
ultimi mesi si sarebbero verificati «diversi impatti» tra lepri e velivoli. Ma l'assessore alle politiche
faunistiche Fabio Venturi precisa che non si tratta di «impatti», pertanto corregge la nota, bensì «di
segnalazioni di avvistamenti di lepri sulle piste giunte dall'aeroporto». Poi il comunicato, che
annuncia la presenza dello stesso Venturi stamattina sulle piste del Catullo, prosegue: «L'operazione
«si rende necessaria per garantire e mantenere la sicurezza dei voli civili e militari, limitando la
possibilità di gravi incidenti durante le operazioni di decollo e di atterraggio. Vi è poi l'esigenza di
svolgere l'operazione prima della fase di accoppiamento delle lepri».
Per il Catullo, in realtà, il pericolo più grande, come in tutti gli scali, viene dagli uccelli: nel 2012
sono stati 37 gli impatti tra aerei e volatili, per la maggior parti gheppi e rondoni.
Se nel 2010 le lepri catturate furono 9, nel 2011 ne fu presa una sola. I volatili, invece, dai 13 del
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2010, furono 24 nel 2011 e 37 nel 2012 (dati Enac).
«Per le lepri risolviamo in via preventiva con la cattura due volte l'anno», spiega la società
aeroportuale. «Per l'avifauna, prima disponevamo di un falconiere. Oggi abbiamo una squadra, con
una biologa, che monitora l'area, ripulendo le zone in cui possono esserci ristagni d'acqua o luoghi
in cui gli uccelli scelgano di fare il nido. Uno strumento emette suoni di versi di animali dissuasori
in grado di spaventare i volatili e un aquilone dalle sembianze di un rapace li allontana».
Negli hangar militari, inoltre, l'aeronautica ha adottato misure perché il gheppio non deponga le
uova. Un rapporto di Enac (l'Ente nazionale per l'aviazione civile), nel 2012, su scala nazionale,
aveva rilevato un incremento costante di impatti di uccelli con gli aerei, pur essendo il traffico
diminuito leggermente. Si trattava per lo più di rondoni, che non risultano insidiosi per le
dimensioni ridotte.
Si auspicava, tuttavia, di impiegare maggiori risorse sul fronte dell'attività di monitoraggio,
diminuendo le fonti che possono attrarre gli uccelli: è un esempio la presenza di rifiuti per i
gabbiani.
Si chiedeva anche di curare in particolar modo le aree circostanti gli aeroporti. Enac ha definito
idonea la ricerca naturalistica e il piano antivolatili del Catullo.

                          Venturi «Intervento necessario»
                          sabato 01 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 34
La cattura della lepre sulle piste è diventata un «appuntamento annuale». Lo definisce così
l'assessore Fabio Venturi che ritiene utile l'operazione, effettuata anche a Milano Linate. Non costa
nulla all'aeroporto e alla Provincia, che chiede all'Ambito territoriale di caccia di operare. «I
cacciatori non vengono pagati», spiega Venturi, «né possono vendere o mangiare le lepri catturate.
Gli animali vengono portati in un'area protetta di ripopolamento. È come un allevamento naturale».
Venturi avalla l'operazione, spiegando che lo scalo stesso segnala la presenza degli animali sulle
piste, avvistate da piloti o da chi opera lì. «Non c'è nessun allarme per incidenti, come poteva essere
invece qualche anno fa. Vanno comunque spostate». Nel 2006-2007, gli animali catturati erano
alcune decine. Le lepri, però, poi corrono il rischio, passato l'anno nella riserva, di essere cacciate.
«Non è un'operazione a favore dei cacciatori. Le lepri sono animali selvatici, alcune scappano dalla
riserva, altre muoiono naturalmente. Può essere anche che finiscano sotto il tiro dei cacciatori, dopo
l'anno passato nell'area di ripopolamento. Ma questo intervento è una misura di sicurezza per
l'aeroporto e un modo anche per rigenerare una specie selvatica». La cattura, però, è «incruenta»
fino a un certo punto?
«Spostiamo l'animale per questioni di sicurezza. Altrimenti lasciamo le lepri dove sono, ma se poi
succede qualcosa andremo a piangere dai cacciatori e chiederemo loro di intervenire».M.V.A.

                        Valutazione ambientale inesistente
                          sabato 01 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 34
L'aeroporto Catullo ancora sotto i riflettori per la mancanza della Valutazione di impatto
ambientale.
Dopo l'interrogazione parlamentare di Fantinati del M5S al ministro dell'Ambiente, anche la
Commissione Europea pone sotto indagine carenze e omissioni nella prevenzione degli impatti
ambientali create dalle infrastrutture aeroportuali. A dare visibilità alla decisione della
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Commissione Europea è Andrea Zanoni, eurodeputato del Pd, che nel suo comunicato auspica
«chiarezza sul rispetto delle normative ambientali europee. Partiamo dal Catullo di Verona, dal
Canova di Treviso e dal Marco Polo di Venezia», e invita «il ministro Lupi a tenere conto
dell'Ambiente nel nuovo Piano nazionale degli aeroporti».
L'estensione della pratica Eu-Pilot 3720/127/Envi, da parte della Direzione Generale Ambiente
della Commissione Europea, oltre ai tre aeroporti del Veneto, anche a tutti gli aeroporti d'Italia, è
avvenuta in conseguenza delle segnalazioni inviate da un cittadino della frazione di Caselle e delle
interrogazioni presentate al Parlamento Europeo. Da novembre 2013 l'aeroporto di Verona sarebbe
ancora sotto indagine anche da parte della procura della Repubblica di Verona.
Il Catullo, nel corso del tempo, è stato ampliato senza mai essere sottoposto a procedure di Via. «La
situazione è ferma da decenni, nonostante le denunce presentate da singoli cittadini», commenta
Luisa Galeoto, portavoce del Movimento 5 Stelle di Sommacampagna,L.Q.

                        LA RIVOLUZIONE DELLA ZAI
                         Così Verona Sud cambierà volto

                 Dopo Esselunga e Ikea arriverà anche Eataly
                                             Enrico Santi

     Lo store fondato da Oscar Farinetti, dedicato ai prodotti
       alimentari di qualità, troverà posto nelle gallerie di
              archeologia industriale dell'ex Mercato
                            sabato 01 febbraio 2014 CRONACA, pagina 9
Dopo il colpo di acceleratore che il Comune assicura di voler imprimere sull'insediamento dell'Ikea
a Verona sud, si prepara una nuova rivoluzione sul fronte della grande distribuzione. Mentre
Esselunga, con un'offerta di 27,5 milioni si è aggiudicata l'area di 24.400 metri quadrati di fronte
alla Fiera, Eataly, il prestigioso store fondato da Oscar Farinetti, legato alla filosofia di Slow Food,
si appresta infatti ad approdare nelle due gallerie dell'ex Mercato ortofrutticolo, Nelle prossime
settimane, probabilmente già in occasione di Vinitaly, potrebbe esserci l'annuncio ufficiale.
La presenza nella stessa area, a poche centinaia di metri di distanza l'una dall'altra, delle due realtà
commerciali, assicurano però a Palazzo Barbieri e ai piani alti di Veronafiere, cui il Comune
dovrebbe affidare la gestione delle due strutture di archeologia industriale, non sarà conflittuale.
Entrambi gli operatori, viene sottolineato, erano al corrente che in zona sarebbero sorte le due
strutture.
E intanto il Comune cerca di accelerare anche sul fronte dell'insediamento dell'Ikea, il colosso
svedese del mobile e degli articoli per la casa, nell'ex area Biasi o, se la trattativa con i privati non
dovesse andare a buon fine, nei terreni della Marangona. «L'Ikea», sottolinea il vicesindaco con
delega all'urbanistica Stefano Casali, «produrrà un indotto complessivo di un migliaio di posti di
lavoro secondo le stime degli stessi proponenti». Quanto alla scelta del luogo, «l'ex area Biasi»,
aggiunge, «è giudicata particolarmente adatta dal punto di vista logistico e viabilistico, ma siamo
anche a disposizione per valutare proposte alternative perché non vogliamo perdere questa
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opportunità». E sottolinea: «Come Comune abbiamo dato il nostro pieno assenso all'operazione,
ponendoci al centro di regia per accelerare i tempi. Sarà poi l'Ikea a dirci dove preferisce insediarsi
e a quel punto il Comune verificherà la compatibilità urbanistica e viabilistica della proposta
dettando interventi e correttivi».
Sull'Esselunga davanti alla Fiera, Casali torna a dirsi entusiasta: «In questo modo si valorizza
un'area pubblica. Questa operazione ci porta 2,5 milioni di euro in più rispetto alla cifra stabilita
come base d'asta». Davanti alla Fiera Esselunga costruirà un ipermercato analogo ai due punti
vendita che si trovano già in corso Milano e a Borgo Venezia, in via Fincato.
Nelle prossime settimane, quindi, dovrebbe arrivare l'annuncio ufficiale da parte del fondatore di
Eataly, Oscar Farinetti, che già aveva espresso la volontà di voler aprire nel 2014 il food concept
store di prodotti di alta qualità, «nella città degli innamorati». Come prtner Farinetti avrà
Veronafiere. Da esempi di archeologia industriale, quindi, i capannoni dell'ex mercato potrebbero
diventare il regno del cibo di qualità del prestigioso marchio. E all'interno ci saranno anche
ristoranti legati ad alcune tipicità alimentari sul modello della struttura realizzata al Lingotto di
Torino.
Su centri commerciali e Ikea non mancano però le polemiche. Michele Bertucco e Luigi Ugoli del
Pd parlano di «voltafaccia» dell'amministrazione comunale e dei vertici di Veronafiere. «Fin dal
2007», accusano, «il sindaco Flavio Tosi aveva giurato che la Fiera è la priorità e che qualsiasi
progetto che riguardi l'area di Verona sud deve tenerne conto, e una volta cancellato il Polo
Finanziario e inaugurato il nuovo parcheggio a raso, il presidente Riello aveva salutato con
soddisfazione questa decisione. O la Fiera quindi non è più la priorità per Verona Sud, oppure i
parcheggi all'improvviso non sono più così determinanti per il suo sviluppo». E puntano l'indice
sulla pianificazione urbanistica: «Sullo stesso asse in cui sorgerà il nuovo supermercato insistono
altri otto mega progetti di centri commerciali. Oggi Tosi canta vittoria perché può tappare una falla
del bilancio comunale, ma che cosa sarà di Verona Sud, dei suoi cittadini, della vivibilità dei
quartieri, delle piccole attività commerciali di vicinato quando tutto questo commerciale andrà a
regime?».
E anche sull'operazione Ikea Bertucco non nasconde perplessità: «Avevamo avvertito che l'area
Biasi rappresentava una soluzione difficilmente praticabile per problemi di viabilità e di bonifica
del terreno. Il risultato è che, ad una nuova verifica svolta proprio in queste ore, l'iter del
procedimento Ikea in Comune non ha fatto nessun passo avanti, dal luglio 2012 ad oggi non è stata
presentato nessuna nuova richiesta o documento». © RIPRODUZIONE RISERVATA

                                          REAZIONI
                      Venturi (quinta) e Bernato (quarta)

         Le Circoscrizioni soddisfatte: così più soldi ai quartieri
       «La zona verrà riqualificata: si potranno fare i lavori
                            pubblici»
                           sabato 01 febbraio 2014 CRONACA, pagina 9
Lo sbarco di Esselunga davanti alla Fiera piace a chi guida i parlamentini di Borgo Roma e
Golosine. Nonostante, durante gli ultimi consigli di circoscrizione, non siano mancati dubbi e
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perplessità sull'insediamento di una nuova realtà commerciale proprio di fronte al già congestionato
polo fieristico, il bilancio è tutto in positivo.
«I paletti che abbiamo messo alla nuova opera nell'ultima mozione sono stati tutti colti», interviene
il presidente in quinta, Fabio Venturi. «Veronafiere userà parte degli introiti per ampliare il
multipiano in viale dell'Industria, e dei 2.500 posti dell'attuale parcheggio a raso dove sorgerà il
supermercato, ne resteranno 1.500».
La speranza del presidente leghista, inoltre, è che il colosso dei supermercati alimentari attinga
dipendenti dal territorio limitrofo, creando posti di lavoro prioritariamente per i residenti della
quinta e quarta circoscrizione.
«Il Comune porta a casa una cifra davvero notevole che verrà tutta dedicata a migliorare la viabilità
e vivibilità della zona. Non solo saranno create rotonde e ciclabili, e saranno finalmente predisposte
le reti di acque bianche e nere di cui la Zai è ancora sguarnita, con i relativi impianti fognari, ma
finalmente ci saranno le risorse per intervenire con priorità sulla riqualifica di via Morgagni,
destinata a diventare la nuova porta di accesso alla Fiera».
Anche per il presidente in quarta, Daniele Bernato, altro esponente del Carroccio, i benefici sono
evidenti. «Se un privato investe 27 milioni di euro vuol dire che si è fatto bene i conti. L'area era
comunque destinata a ospitare una realtà di uffici e realtà commerciali, ma con un supermercato di
eccellenza si riuscirà anche a iniziare ad animare la Zai fuori dai giorni di Fiera, e a combatterne il
degrado iniziando il processo di riqualificazione atteso da tempo e dando lavoro a 120 persone».
Un processo che, secondo Venturi, dovrebbe comportare anche un complessivo rialzo del valore
degli immobili a sud di Verona. «Il parcheggio scambiatore alla Genovesa sarà realizzato con i
finanziamenti della Cariverona e il deposito filobus, quindi il gruzzolo raccolto con Esselunga resta
tutto per opere di miglioria alla viabilità. Sappiamo che all'ex mercato ortofrutticolo, o comunque
nell'area limitrofa, arriverà anche il prestigioso marchio Eataly, creando così un'ulteriore vendita di
prodotti di qualità ed eccellenza, e confermando quanto Verona sia appetibile per investitori
importanti».C.Bazz.

                                  SANITÀ E NOMINE
       Il reparto di Borgo Trento deve tornare a conduzione
           ospedaliera e non sarà più clinica universitaria

                      Il Tar boccia l'incarico a Pneumologia
   Sospese le delibere che davano il via libera alla nomina «ad
               personam» del dottor Andrea Rossi
                          sabato 01 febbraio 2014 CRONACA, pagina 15
Il reparto di Pneumologia dell'ospedale di Borgo Trento deve tornare a conduzione ospedaliera. Lo
hanno deciso i giudici della sezione prima del Tar (Tribunale amministrativo regionale) per il
Veneto, che accogliendo le motivazioni dell'Anaao-Assomed (Associazione medici dirigenti del
Veneto) hanno stabilito - con l'ordinanza depositata il 30 gennaio - la sospensiva delle delibere della
Giunta regionale del Veneto e del direttore generale dell'Azienda ospedaliera universitaria integrata
che davano il via libera alla trasformazione della Pneumologia da ospedaliera a universitaria,
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attraverso l'incarico di direttore affidato «ad personam» al dottor Andrea Rossi.
La trasformazione - come riferito da L'Arena lo scorso 9 gennaio - era avvenuta in varie tappe. Il 19
luglio 2013 l'allora rettore dell'Università di Verona, Alessandro Mazzucco, propose al Consiglio di
amministrazione dell'ateneo di approvare «l'istituzione di un posto di professore straordinario a
tempo determinato di Malattie dell'apparato respiratorio, di durata triennale, finanziato con fondi
esterni». L'Azienda ospedaliera universitaria, riferì Mazzucco al cda, «è intenzionata a sostenere e
finanziare economicamente il trattamento previsto, pari a 510.000 euro per l'intero triennio». La
scelta cadde sul dottor Andrea Rossi, «attuale direttore dell'Unità operativa complessa di
Pneumologia», che «è in possesso dell'idoneità a professore ordinario, conseguita presso
l'Università La sapienza di Roma».
Il 6 agosto la Giunta regionale, su proposta dell'assessore alla Sanità Luca Coletto, approva la
richiesta dell'Azienda integrata di «riconoscimento dell'Unità operativa complessa di Pneumologia
quale struttura a direzione universitaria "ad personam", con assegnazione dell'incarico di apicalità al
dottor Andrea Rossi». Il 29 settembre il direttore generale dell'Azienda integrata, Sandro Caffi,
approva lo schema di convenzione con l'Università e il 27 settembre ne affida la direzione «ad
personam» a Rossi.
Immediata la reazione dell'Anaao, che presenta ricorso al Tar per chiedere l'annullamento delle
delibere e la sospensione del provvedimento. «Non è un attacco al collega, le cui capacità e
professionalità non sono in discussione», aveva dichiarato a L'Arena Salvatore Calabrese, segretario
regionale dell'Anaao, «ma una censura al modo in cui l'Azienda ospedaliera universitaria integrata
ha deliberato il provvedimento, evitando il confronto sindacale».
I giudici amministrativi hanno ritenuto «non privo di apprezzabili elementi di fondatezza il
riferimento all'omessa consultazione sindacale», non «contestano l'istituzione di un posto di
professore straordinario nè l'incardinamento nel predetto posto del professor Rossi» quanto
«l'attuata trasformazione, ancorchè temporanea, di una struttura operativa complessa a conduzione
"assistenziale" in una a conduzione "universitaria" con evidenti riflessi sull'organizzazione degli
uffici».
Questo benchè il direttore generale Caffi avesse sottolineato che la trasformazione «non modifica
l'assetto organizzativo della struttura e come tale non è soggetto alla consultazione sindacale».
P.COL.

                                        CONVEGNO
                        Il punto oggi nella sede dell'Ater

          L'acqua è buona ma troppi i pericoli per la sua salute
 Confronto tra Arpav, Ulss 20, Legambiente, Acque Veronesi
                          sabato 01 febbraio 2014 CRONACA, pagina 23
Come sta l'acqua veronese? Non troppo bene. O meglio, la sua qualità sarebbe eccellente ma
purtroppo viene rovinata da comportamenti umani scorretti. Sversamenti industriali, pesticidi fuori
legge, depuratori non funzionanti: la geografia della contaminazione va da nord a sud, da est a ovest
del territorio scaligero, con miriadi di casi più o meno gravi. Oggi, dalle 9 alle 12.45, nella sede
dell'Ater in piazza Pozza, si terrà il convegno «Lo stato delle acque in provincia di Verona», primo
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appuntamento della serie organizzata dalle associazioni Legambiente, Terra Viva e Il Carpino.
Lorenzo Albi, presidente provinciale di Legambiente, elencherà gli episodi recenti. La scorsa estate,
a causa dell'inquinamento delle falde, centinaia di residenti della Valpolicella e della Valpantena
hanno dovuto evitare di bere l'acqua del rubinetto o di utilizzare a fini domestici quella dei pozzi
agricoli. Ma oltre ai casi «acuti» c'è anche il rischio di insalubrità idrica a livelli meno eclatanti ma
continuativi.
Durante la tavola rotonda, interverranno Mario Dal Grande di Acque Veronesi, Massimo Valsecchi,
direttore del Dipartimento di prevenzione dell'Ulss 20, Marina Zuccaro dell'Arpav (Agenzia
regionale per la prevenzione e la protezione ambientale) e Maria Beatrice Zanotti della Procura. In
particolare, Acque Veronesi spiegherà come funzionano il sistema di approvvigionamento e i
controlli. L'Arpav parlerà dell'incidenza dei fitofarmaci; l'Ulss 20 delle conseguenze sulla salute
pubblica. E la Procura contestualizzerà il tutto nel quadro normativo, chiarendo le responsabilità di
amministratori e privati.
È previsto anche il contributo di Andrea Zanoni, eurodeputato del Pd. Interverranno poi biologi,
biotecnologi e geologi delle università di Verona e di Padova, ed inoltre amministratori locali ed
esponenti dei Medici per l'ambiente di Isde (International society of doctors for environment).
«Fra le cause del problema», spiega Albi, «c'è purtroppo un'eccessiva frammentazione tra gli enti
pubblici che hanno il compito di monitorare la qualità dell'acqua. Questa pluralità genera, spesso,
confusione su chi debba fare cosa, soprattutto nell'immediato. L'obiettivo del convegno è riunire gli
attori che si occupano di controllo della qualità dell'acqua potabile, per portare poi lo stesso
incontro nelle varie zone della provincia».L.CO.

                     MONTEFORTE - SAN BONIFACIO
   Fra giovedì e ieri è tornata l'apprensione per le piogge che
                     hanno innescato la piena

     Una notte di paura sull'Alpone e alla fine l'allarme non scatta
                                          Paola Dalli Cani

Il Comune ha messo alla prova la «macchina» dell'emergenza
Ora si guarda al cielo: decisive le prossime 48 ore di maltempo
                          sabato 01 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 27
Il primo allarme del 2014 se lo porta via la notte: la lunga tregua concessa dalla pioggia cancella
l'ansia dopo le piene della notte tra giovedì e venerdì. Il sistema Chiampo-Alpone, messo alla prova,
nella giornata di ieri è andato stabilizzandosi: ora, a Monteforte, Soave e San Bonifacio l'attenzione
è rivolta al fine settimana.
A Monteforte, l'altra notte, in municipio c'erano le luci accese: il sindaco Carlo Tessari, al crescere
del livello dell'Alpone, ha convocato Giunta, tecnici e Protezione civile. Le piogge insistenti delle 3,
tanto a San Bortolo quanto a Recoaro (che influisce sul sistema Alpone-Chiampo), sono diventate la
piena dell'Alpone passato alle 5.30, a Monteforte, a 2,01 metri sullo zero idrometrico. Mezz'ora
dopo anche il Chiampo a San Vito ha registrato il picco, a 3,63 superando il 2° livello di guardia.
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Tutto, alle 8.30, è finito a San Bonifacio, dove l'Alpone (che accoglie il Chiampo al ponte della
Rezzina) alla Motta è salito a 3,96.
Fin qui i numeri che sintetizzano l'evento: il resto l'hanno fatto le ronde e gli interventi dei volontari
della Protezione civile, dei tecnici del Genio civile di Verona e di quelli del Consorzio di bonifica,
amministratori e dipendenti dei tre Comuni. Telonate alla Motta, che ha vissuto l'altra notte la prima
piena senza ponte, e telonate anche sull'argine destro del Tramigna, quello crollato il 16 maggio
scorso. Tutto è sembrato pronto per far scattare l'eventuale allarme.
Chi di questo discute da settimane è il sindaco Tessari, che proprio 20 giorni fa ha ricevuto la bozza
del nuovo piano comunale di protezione civile. Una è la sua preoccupazione: capire quando è il
momento di lanciare un allarme. Perchè lui, e i colleghi dei Comuni vicini, sanno che la medaglia
ha due facce: si può essere chiamati a rispondere di procurata alluvione se si tergiversa come, al
contrario, si rischia di rispondere di procurato allarme se si è zelanti. E dunque a novembre ha
chiesto al Genio civile di segnalargli i «precursori idraulici», i parametri da considerare come primo
step dei diversi stadi di allerta. Peccato, però, che di risposte non ne abbia al momento avute.
E allora una proposta la fa Sebastiano Lucchi, vice coordinatore della Protezione civile-Ana di
Verona ma anche, per ragioni professionali, estensore del nuovo piano comunale di protezione
civile a Monteforte. «Perchè non pensare a un sensore a monte nell'alveo dell'Alpone, nella zona di
San Giovanni Ilarione? Definito il livello di allerta, quando l'acqua lo raggiunge si mettono in moto
le procedure e c'è il vantaggio di aver tempo». Di certo non è un problema economico visto che il
costo è di un centinaio di euro.
Il piano di Monteforte, Lucchi l'ha preso in mano e ripreso più volte negli ultimi mesi, dovendolo
anche aggiornare con le mappe di allagabilità appena elaborate dall'Autorità di bacino. Procedure
ben codificate, ma manca sempre il «punto di innesco» che, forzatamente, deve essere codificato e
condiviso, fosse anche, ad esempio, modularsi sugli avvisi di criticità emessi dal Centro funzionale
decentrato della Protezione civile regionale.
E cioè: quando il rischio idraulico è moderato (arancio) scatta il preallarme (e segue definita
procedura), quando il rischio è elevato (rosso) si procede in altro modo. Un nodo da sciogliere in
fretta, sia perchè le piene non aspettano, sia perchè Tessari vuole presentarlo quanto prima alla
popolazione. E vuole testarlo a primavera con un'esercitazione che coinvolga il paese. «Solo così»,
conclude, «posso essere certo che l'opuscolo non finirà in un cassetto».

            Lunghi momenti di ansiaper il livello del Tramigna
                          sabato 01 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 27
Ore di apprensione l'altra notte per il livello del Tramigna nel centro abitato, alzatosi
vertiginosamente, dopo la pioggia caduta per 38 ore consecutive. Poco dopo le 23 di giovedì sera il
Genio civile d'intesa con il sindaco ha deciso di abbassare la saracinesca alla confluenza del torrente
soavese e cazzanese nell'Alpone, a Villanova di San Bonifacio. Questo per evitare che le acque
dell'Alpone refluissero nel Tramigna e per cercare di abbassare l'Alpone, che non riusciva a
scaricare la propria e anche l'acqua del Tramigna. Quando la paratoia è stata abbassata e il corso del
torrente si è fermato, il suo livello nel centro di Soave ha iniziato a crescere sempre più. «Attorno
alle 3 e mezza del mattino di ieri», assicura il sindaco Lino Gambaretto, sul posto per monitorare la
situazione con il Genio civile e la Protezione civile per tutta la notte, «l'acqua è arrivata a toccare il
ponte di piazza Castagnedi, mentre la pioggia continuava a scendere». In quelle poche ore che
mancavano all'alba, si è rivisto lo spettro dell'alluvione. Ma per fortuna gli argini appena rialzati del
Tramigna hanno retto la notevole portata d'acqua. Prima delle 6, il livello dell'Adige si è abbassato e
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ha iniziato ad accogliere l'acqua dell'Alpone. Attorno alle 7.20 è stata rialzata la saracinesca,
lasciando che il Tramigna tornasse a scorrere e a far sfociare la propria acqua nell'Alpone. Poi la
situazione si è normalizzata. Z.M.

                                  BALDO – LESSINIA
       In quota accumuli straordinari. A Malga San Giorgio
                     intervengono le turbine

       Riaperta la strada per Bosco Resta alto il rischio valanghe
                                         Vittorio Zambaldo

A Malga Dossioli l'Arpav ha rilevato 260 centimetri di neve al
                           suolo
                          sabato 01 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 27
Ci sono accumuli straordinari di neve sulle montagne veronesi in seguito alle precipitazioni di
questi giorni.
Il vento di scirocco ha favorito l'addensarsi di umidità e se le temperature più miti hanno portato
piogge abbondanti in pianura, in montagna, ma sempre sopra i 1200 metri, una consistente colte di
neve ha coperto tutto.
A Malga San Giorgio gli operai sono stati impegnati tutto il giorno nello sgombero dei piazzali
destinati a parcheggio. Con le turbine è stata aperta la strada di collegamento con Bosco
Chiesanuova, chiusa per la bufera di neve di giovedì. E per oggi saranno aperti tutti gli impianti, «a
fatica, per la gran quantità di neve caduta, ma ce la faremo», assicura il direttore della stazione
Marco Giani.
Il Colle di Branchetto è ogni anno un osso duro da superare anche per i moderni mezzi
sgombraneve provvisti di turbina, quando devo affrontare accumuli enormi portati dal vento. Ed è
stato proprio il vento a caratterizzare la giornata di giovedì.
Il bollettino Arpav e del Centro Valanghe di Arabba parlava ieri mattina alle 8 di 115 centimetri di
neve al suolo sul Monte Tomba (a 1620 metri di altitudine) e di 33 centimetri di neve fresca. Sul
Baldo, a quota 1751 metri, a Malga Dossioli, i centimetri erano 260 al suolo e 57 di neve fresca, ma
il bollettino precisava in entrambi i casi che si trattava di dati alterati dal vento, almeno per la neve
fresca.
Gli agenti del Comando stazione di Bosco Chiesanuova del Corpo forestale dello Stato, che fanno
rilevazioni per il servizio Meteomont, hanno misurato sull'asta del campetto di Campo Levà, 110
centimetri di neve al suolo e 45-50 centimetri di neve fresca caduta nella giornata di giovedì.
Proprio durante le rilevazioni, ieri a mezzogiorno sulla zona stava piovigginando, con un vento di
scirocco calcolato alla velocità di 1 metro al secondo, la temperatura era di 2 gradi sopra lo zero e il
termometro segnava la minima della notte a – 1 °C.
«A causa del vento è stato impossibile fare delle misurazioni precise», spiegano gli agenti, «perché
in alcune zone c'erano cumuli che superavano abbondantemente il metro e altrove la neve non
superava i venti centimetri. Del resto il meteo cambiava nell'arco di 15 minuti».
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La neve caduta è comunque molto pesante e questo per chi scia fuori pista e fa scialpinismo
rappresenta un serio pericolo. «Sono obbligatori nel caso di fuoripista pala, sonda e Arva in
trasmissione», raccomandano gli agenti, «e questo non solo per chi si avventura in condizioni
difficili come sul Carega e il Baldo, ma anche in quelli che sono considerati tracciati più accessibili.
«Ci riferiamo in particolare al Valon, per quelli che salgono sul Gaibana in seggiovia e poi
scendono in fuoripista. C'è tutto il versante sinistro del Valon che ha grandi accumuli che in alcuni
tratti possono essere pericolosi. Vale anche per il versante destro, anche se l'esposizione a Nord
dovrebbe tenere la neve più compatta, ma con il rialzo termico, previsto in questi giorni, nulla è
sicuro», suggeriscono i Forestali, «in particolare quando la visibilità a causa della nebbia è scarsa ed
è difficile rendersi conto di pericoli incombenti».
I colleghi Forestali della stazione di Ala, della Provincia autonoma di Trento, hanno registrato ieri
150 centimetri al suolo e 75 centimetri di neve fresca a 1400 metri sul Monte Baldo, a Prà Alpesina
nei pressi di Malga Dossioli, su dati forniti dal Servizio gestione strade della Provincia. Nel
pomeriggio lo spessore, anche a causa della pioggia, si era compattato calando di 15 centimetri.
Anche da Ala segnalano per tutta la catena del Baldo un forte pericolo di valanghe e la chiusura, per
questo motivo, della strada che dal bivio della provinciale di Prà Alpesina sale a Madonna della
neve.

                                            SANITÀ

                    A rischio le visite decentrate dei disabili
                          sabato 01 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 31
Le visite decentrate a Bussolengo, San Bonifacio e Legnago per valutare la disabilità delle categorie
protette sono a rischio. A lanciare l'allarme è il consigliere regionale di Futuro popolare, Stefano
Valdegamberi, rendendo noto l'esistenza di un processo di accentramento delle commissioni
medico-legali che verificano il grado di disabilità e l'accesso alle categorie protette dei richiedenti,
un processo che dovrebbe avere inizio già la prossima settimana. «Stando alle segnalazioni che ho
ricevuto», spiega Valdegamberi, «da febbraio verranno dirottate sulla sede Inps di Verona le visite
per le certificazioni previste dalla legge 68, quella relativa alle categorie protette che garantisce
posti di lavoro a chi si trova in particolari condizioni fisiche. È evidente», continua Valdegamberi,
«che in futuro questa situazione potrebbe riguardare anche le visite per l'invalidità e la legge 104
che riguarda i permessi ai famigliari con disabili». Finora le commissioni, oltre che a Verona, si
riunivano a San Bonifacio, Legnago e Bussolengo. «È una situazione insostenibile», sottolinea
Valdegamberi, «si sposteranno con grave disagio, persone con problemi fisici e psicologie dall'altra,
mentre i familiari dovranno sobbarcarsi i costi del viaggio e del parcheggio pagamento visto la
carenza di parcheggi in città. Le Asl e l'Inps che stanno portando avanti questo percorso devono
trovare altre soluzioni e la Regione deve intervenire immediatamente». F.S.
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                                             LAZISE
  L'edificio è di proprietà demaniale: il sindaco ha chiesto alla
        Regione di acquistarlo ma non ha avuto risposta

      Lungolago ridotto a discarica Degrado all'ex bar di Pacengo
                                            Katia Ferraro

 Sos per la «Capannina Beach» in gestione al Comune e fino a
  due anni fa data in locazione È diventata regno dei vandali
                          sabato 01 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 36
Un brutto biglietto da visita in riva al lago, poco più in là del porto di Pacengo, sul tratto di costa
che arriva a Lazise: è la costruzione che fino a due anni fa ospitava il bar pizzeria «La Capannina
Beach», ridotta ora a un cumulo di macerie, rifiuti, sporcizia. Una pessima immagine per quanti
passano di lì per una passeggiata, in un luogo che si spererebbe incontaminato e a contatto con la
natura.
Ombrelloni, tavolini, tende colorate e aiuole fiorite hanno lasciato il posto a vetri rotti e a cumuli di
immondizia: bottiglie, lattine, piatti di plastica e resti di imbottiture di materassi fanno bella mostra
di sè. A giudicare dalla quantità non è da escludere che la struttura sia stata a lungo un punto di
ritrovo pubblico, magari la sede di qualche festa non autorizzata, oppure riparo per senzatetto.
Curioso poi notare come i vandali non si siano «limitati» a forzare gli ingressi e a consumare le loro
bevande all'interno: non è da escludere che siano saliti fino al tetto, o almeno così si può pensare
guardando le numerose tegole spostate dalla loro sede. Un mix di degrado e incuria che può
rivelarsi anche pericoloso, ancora più difficile da accettare a pochi passi dal lago e dai campeggi, in
un paese che deve la gran parte della sua ricchezza al turismo.
Giorgio Benoni, assessore al patrimonio e alle manutenzioni del Comune di Lazise, spiega come si
è arrivati a questo punto: «Sia l'immobile che il terreno su cui sorge sono di proprietà demaniale,
mentre la gestione è affidata al Comune. Il locatario che lo aveva in concessione si è accorto nel
2012 che il contratto era scaduto l'anno precedente e non è stato possibile procedere con un
semplice rinnovo». Questo anche perché, fa sapere, «nel frattempo sono state accertate alcune
irregolarità edilizie», come ad esempio la realizzazione di una tettoia non autorizzata.
Cosa fare allora per risolvere il problema? «La Regione è stata informata della situazione ma finora
non ha manifestato interesse per sanarla», risponde Benoni, precisando che il Comune ha più volte
tentato un punto d'incontro proponendo sia l'acquisto del bene, sia la cessione del diritto di
superficie, ma senza ottenere i risultati sperati.
C'è un piano «b» che l'assessore sta mettendo a punto: «Mi sto attivando con gli uffici per stilare un
elenco delle opere necessarie per sistemare l'immobile, con l'obiettivo di predisporre in seguito un
appalto che preveda l'onere di questi lavori a carico del locatario, mentre la somma verrebbe poi
restituita come scomputo dal canone di concessione. È l'ipotesi più percorribile», dichiara, pur
ammettendo che anche un'operazione di questo tipo non è priva di rischi. Primo su tutti la
possibilità di insuccesso, visto che l'investimento per sistemare la struttura sarebbe notevole e
graverebbe sul futuro locatario nel momento più delicato dal punto di vista imprenditoriale, quello
del lancio dell'attività.
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D'altro canto non è possibile nemmeno un intervento da parte del Comune, perché la proprietà non è
sua. Forse ci si potrebbe fare un pensiero con gli introiti che gli spetterebbero dalle concessioni
demaniali, che la Regione incassa direttamente e di cui dovrebbe girare la metà ai Comuni
rivieraschi, cosa che di fatto non è mai avvenuta dal 2008 ad oggi. Solo qualche settimana fa
l'assessore regionale Massimo Giorgetti ha annunciato che una parte di quei soldi sta per essere
girata agli enti locali (302mila euro a fronte di quasi 3 milioni), ma dall'elenco non risulta Lazise
che dalla Regione – fa sapere Benoni – attende complessivamente 500mila euro circa.
Difficile che la situazione si sblocchi in breve tempo e nemmeno l'assessore sembra crederci: nella
migliore delle ipotesi per quest'anno si riuscirà solo a predisporre il bando d'appalto di concerto con
la Regione. «Periodicamente vengono fatti dei sopralluoghi per garantire la sicurezza e la pulizia
della zona», assicura l'assessore ma probabilmente l'ultimo risale a parecchio tempo fa visto che sul
pavimento del locale sono ancora disseminati i rotoli degli scontrini fiscali del 2011.
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                                        PESCHIERA
    La pioggia preoccupa: nel Benaco entrano 300 metri cubi
                      d'acqua al secondo

               Il livello alto del Garda? «Tutto a posto, per ora»
                                        Giuditta Bolognesi

L'ingegner Mille: «La situazione è tranquilla e sotto controllo»
     Il sindaco Passionelli: «Giusto fissare il limite a 125
                         centimetri»
                         sabato 01 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 37
Il lago di Garda non teme questi giorni di piogge incessanti.
Lo dice l'ingegner Luigi Mille dell'Agenzia interregionale per il fiume Po (Aipo) che è l'ente gestore
anche dei livelli del più grande lago italiano.
«Quello di quest'anno è stato e continua ad essere un inverno molto piovoso che però non ha dato
particolari problemi di tipo gestionale», precisa il dirigente. «Sino ad ora il livello del lago si è
mantenuto tra i 120 e i 125 centimetri, che è la quota anche di oggi (ieri per chi legge, ndr); e
attraverso la diga di Salionze scarichiamo 110 metri cubi al secondo di acqua che è una portata
sicuramente rilevante ma ancora lontana dal limite massimo scaricabile che è di 170 metri cubi al
secondo. A conferma, come detto, di una situazione assolutamente tranquilla e da tutti i punti di
vista».
La tranquillità cui fa riferimento Mille è duplice: da un lato per il livello del bacino gardesano dato
che i 125 centimetri attuali - che tra l'altro coincidono casualmente con il nuovo limite indicato per
questo periodo dell'anno dalle nuove regole di gestione la cui sperimentazione dovrebbe partire
ufficialmente a breve - consentono «di avere ancora a disposizione i 15 centimetri per la cosiddetta
laminazione, ovvero una sorta di spazio di riserva cui ricorrere in caso di portate di piena o di
condizioni atmosferiche avverse come burrasche di vento forte, capaci di sollevare lagheggiate
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pericolose per le sponde».
Il secondo riferimento è invece per i Consorzi agricoli del mantovano che utilizzano l'acqua del
Garda per irrigazione, attraverso il Mincio e i suoi canali; e a questo riguardo il tecnico sottolinea:
«Con questo livello di lago abbiamo già immagazzinato un volume buono per la stagione irrigua.
Anche se per questo aspetto rimangono determinanti le piogge primaverili ed estive: l'irrigazione,
infatti, richiede circa 900 milioni di metri cubi l'anno mentre il volume massimo determinato nella
fascia di regolazione del livello del lago di Garda è di 500 milioni di metri cubi. La differenza verrà
dall'acqua cosiddetta fluente ovvero da quella che cadrà con le piogge nei mesi della primavera e
dell'estate».
Che la situazione sia tranquilla lo confermano anche i sindaci di alcuni Comuni lacustri.
«È indubbio che il lago è ad un livello significativo ma non ci sono condizioni di allarme o criticità
come quelle che abbiamo affrontato in passato. Da questo punto di vista», dice Giorgio Passionelli,
sindaco di Torri del Benaco, «mi pare già una conferma di quanto sia stato importante definire
l'accordo che ha previsto di sperimentare una gestione dei livelli, portando dai 140 ai 125 centimetri
l'altezza cui tenere il lago da gennaio a maggio, se la neve accumulata nel comprensorio si può
tradurre in un volume di acqua corrispondente a 10 centimetri di livello delle acque del lago».
Positiva l'opinione anche dei sindaci di Bardolino Ivan De Beni e di Lazise Luca Sebastiano. «Al
momento non ci sono difficoltà o problemi. È però evidente che anche a causa di quanto accaduto in
passato i territori sono costantemente monitorati».
Intanto, però, entrano nel lago circa 300 metri cubi d'acqua al secondo, ne escono 110: il livello del
Garda è destinato ad alzarsi, se guardiamo le previsioni dei prossimi giorni.
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                                               Brevi
                         sabato 01 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 37
                                              SALÒ
                CONVEGNO SULLA GESTIONE DEL LAGO DI GARDA
 Convegno oggi a Salò alle 9, in Comune, sul tema: «Il lago di Garda bacino idrico d'irrigazione o
comprensorio turistico internazionale?» questo il tema dell'incontro tra Passionelli presidente della
  Comunità del Garda, Mille, Franceschino Risatti del Consorzio Garda Lombardia, Bocchio e
   Agostini di GardaUno, Crescini del Gal GardaValsabbia, Cresco di Depurazioni Bencensi,
                      Berardinelli dell'Autorità di bacino Garda e Idro.G.B.
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                                               CEREA
     Il proprietario del «Tarifa» ricava le coppe per i cocktail
                   riciclando i vetri degli alcolici

      Bicchieri dalle bottiglie vuote È l'idea del barista ecologista
                                          Francesco Scuderi

I clienti sono così entusiasti che dopo aver bevuto se li portano
                               a casa
                           sabato 01 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 39
Riciclare i fondi delle bottiglie vuote di gin, whisky, tequila e tanti altri tipi di alcolici per realizzare
bicchieri dal design originale dove servire poi i cocktail e gli aperitivi. È un'idea semplice quanto
ingegnosa, ecologica ed economica, quella venuta in mente ad Andrea Margotto, 33enne titolare del
bar «Tarifa Cafè» di via Vittorio Veneto. Nel locale, ogni giorno tranne la domenica perché la
clientela è troppa, tutti i cocktail vengono presentati ai clienti in contenitori ricavati dalle bottiglie,
con la sola eccezione di birre e vini per cui sono stati conservati i tradizionali boccali e calici.
«Una sera, tra una chiacchiera e l'altra con gli altri ragazzi dello staff, ci è venuta quest'idea»,
racconta Margotto. «Ho capito subito che poteva essere una cosa interessante», prosegue
l'esercente, «e così mi sono attivato per concretizzarla». «Inizialmente», continua il titolare del bar,
«ho cercato di realizzare io stesso i bicchieri mai poi mi sono rivolto direttamente ad una vetreria
dove ogni due o tre mesi porto tra le 100 e le 200 bottiglie da trasformare in bicchieri per il locale».
In vetreria le bottiglie vengono tagliate e il bordo lavorato accuratamente per la sicurezza dei clienti,
che così non corrono alcun rischio di tagliarsi mentre bevono.
L'idea è talmente piaciuta agli avventori del locale che spesso e volentieri, una volta terminato il
cocktail, il bicchiere non viene più restituito ma portato a casa come souvenir. La cosa non
infastidisce in alcun modo Margotto. «Per noi si tratta di pubblicità gratuita, significa che abbiamo
fatto centro e che la novità piace alle persone che vengono a trovarci», confida il giovane
proprietario del Tarifa. Oltre a colpire la clientela con questa innovazione, Margotto è riuscito anche
a centrare due obbiettivi non indifferenti: trovare una maniera per riciclare il vetro assolutamente
ecologica e utile per la sua attività; e risparmiare sull'acquisto dei bicchieri da cocktail.
«I normali granity dove finora venivano servite specialità alcoliche e analcoliche arrivavano a
costare anche due euro ciascuno», spiega il barista, «mentre con i fondi di bottiglie riconvertite,
grazie anche alla grande quantità di ogni ordine, riusciamo quasi a dimezzarne il costo». Sempre
con le bottiglie sono stati ricavati i posacenere del locale e ancora prima, questa volta però
utilizzando vasetti di marmellata, i bicchieri per i cocktail pestati: mojito, caipiroska, caipirinha. «In
quest'ultimo caso si tratta di un'usanza importata dai Paesi del Sud America, anche questa molto
gradita dagli avventori», sottolinea Margotto, che ha aperto il Tarifa da solo quattro anni e che nel
fine settimana è coadiuvato da uno staff affiatato di sette persone.
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                                        PAGAMENTI
                           L'attesa media è di 170 giorni

              Debiti della Pa, l'Italia in Europa è la maglia nera
    Ora rischia un'infrazione salata Conti da saldare: 80-110
                            miliardi
                          sabato 01 febbraio 2014 ECONOMIA, pagina 41
                                                   ROMA
  Il peggior pagatore d'Europa: con 170 giorni di attesa media delle imprese per poter riscuotere, la
pubblica amministrazione italiana si guadagna la «maglia nera», sforando di ben 140 giorni il limite
 di 30 imposto dalla Ue sui tempi di pagamento (60 in casi particolari). In media le imprese europee
aspettano al massimo 61 giorni. Un record negativo che fa pendere su Roma l'avvio della procedura
      d'infrazione di Bruxelles annunciata dal vicepresidente Antonio Tajani per lunedì prossimo.
             Infrazione che potrebbe portare a una sanzione salata, «pari a un anno di Imu».
   Un record negativo al quale si somma un altro pessimo primato in Europa: l'Italia ha il maggior
  debito commerciale della Pa verso le imprese, pari al 4% del Pil nazionale. Dalla Bei tuttavia nel
  2013 sono arrivati quasi 11 miliardi di prestiti alle imprese italiane, soprattutto Pmi. «In un anno
 segnato ancora dalla crisi, la Bei in Italia ha assicurato una boccata d'ossigeno» ha detto il ministro
                                     del Tesoro Fabrizio Saccomanni.
Tornando alla «lumaca» P.a, Tajani ha ieri raccolto l'appello delle pmi, lunedì vedrà il report Ance.
      Dal primo gennaio 2013 con l'entrata in vigore del decreto sui pagamenti, la situazione è, se
  possibile, peggiorata. La lentezza degli enti pubblici nel saldare è costata finora alle imprese e ai
 professionisti italiani 2,1 miliardi di euro di maggiori oneri finanziari. Gli imprenditori sono infatti
 costretti a chiedere prestiti in banca per finanziare la carenza di liquidità derivante dalle fatture non
                                                   saldate.
 La burocrazia italica non perdona: ai ritardi nei pagamenti si aggiungono i ritardi nell'applicazione
  dei decreti sblocca-debiti: finora risultano pagati 21.623 milioni, pari al 79,4% dei 27.219 milioni
     stanziati per il 2013. Eppure l'Italia (che evidentemente non ha imparato dalla vicenda «quote
   latte») rischia grosso, vale a dire una sanzione «come un anno di Imu», ha detto Tajani, «di 3-4
          miliardi, non so come la pagheranno, forse con un aumento della pressione fiscale».
  L'eventuale sanzione ammonterebbe a circa 3-4 miliardi di euro, risultato dell'8,25% calcolato sui
debiti della P.A accumulati dal 1 gennaio 2013, che potrebbero aggirarsi oltre i 40 miliardi, Difficile
fare i conti anche perchè «non si sa ancora a quanto ammontano nel totale i debiti della p.a italiana,
80, 90 o 110 miliardi, ancora non abbiamo avuto risposte», ha detto Tajani. In media, le Pmi devono
aspettare 143 giorni per riscuotere i crediti, 113 giorni in più rispetto al termine previsto dalla legge.

                                                Brevi
                          sabato 01 febbraio 2014 ECONOMIA, pagina 43
                                      FIERAGRICOLA
        REGIONE VENETO SOSTENIBILITÀ AGRICOLA FILO CONDUTTORE
   La Regione Veneto, con Veneto Agricoltura, Avepa e Arpav, sarà presente alla Fieragricola di
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   Verona che si tiene nel quartiere di Viale del Lavoro dal 6 al 9 febbraio. Ricco il calendario di
        eventi per gli operatori agricoli con la sostenibilità agricola come filo conduttore.

                                               VINI
                     La kermesse del bianco è una novità

           Bardolino e Custoza in anteprima in marzo a Lazise
  Le degustazioni nel centro paese Salite del 4% le vendite del
                             rosso
                         sabato 01 febbraio 2014 ECONOMIA, pagina 45
Tempo di anteprime vinicole in Italia e a Verona. Dopo quella dell'Amarone svoltasi sabato e
domenica scorsi alla Gran Guardia, tocca ora al Bardolino e alla sua versione rosata, il Chiaretto E,
sorpresa di quest'anno, all'assoluta anteprima del Custoza Doc. La premiére del Bardolino era
l'unica, finora, a presentare in Italia i vini dell'ultima vendemmia, pronti per entrare in commercio.
L'Anteprima del Bardolino e del Chiaretto dell'annata 2013 si svolge a Lazise nel cuore della zona
di produzione, domenica 16 marzo, con apertura al pubblico dalle 10 alle 18 (l'ingresso è gratuito).
Più di sessanta i produttori presenti ai tavoli nello storico edificio della Dogana Veneta, sul
porticciolo. Circa duecento i vini in libero assaggio: un'occasione straordinaria per rendersi conto di
persona dello stato dell'arte della produzione vinicola gardesana. All'esterno, sul lungolago, sarà
invece possibile conoscere i prodotti tipici del territorio: formaggi, salumi, olio, miele e altre
chicche dell'agroalimentare.
«Quelli del 2013», dice il presidente del Consorzio di tutela del Bardolino, Giorgio Tommasi, «sono
i figli di una vendemmia difficile, ma certamente interessante: il Chiaretto è profumatissimo e ricco
di freschezza giovanile, il Bardolino è leggero, speziato e andrà probabilmente atteso un po' più a
lungo del solito».
Tra l'altro, la vendemmia del 2013 ha visto anche una riduzione delle rese ammesse per la
produzione del Bardolino, passate da 130 a 110 quintali di uva per ettaro. Intanto, le vendite nel
2013 hanno segnato un incremento del 4% rispetto all'anno precedente e un po' tutte le guide di
settore hanno evidenziato la notevole crescita qualitativa.
In concomitanza con il Bardolino e il Chiaretto, in sala civica del municipio, a poche decine di
metri dalla Dogana Veneta, si svolge per la prima volta l'anteprima del Custoza, il vino bianco delle
colline tra Verona e il Garda, la cui zona di produzione si sovrappone in parte a quella del
Bardolino. Circa cinquanta, in questo caso, i vini in degustazione. Bardolino, Chiaretto e Custoza
saranno subito dopo la loro anteprima, protagonisti della presentazione per i mercati esteri a
Monaco di Baviera.
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