PARMAJAZZ FRONTIERE FESTIVAL 2020 - Pressbook e foto in digitale su: bit.ly/PJF20_pressbook - Comune di Parma

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PARMAJAZZ FRONTIERE FESTIVAL 2020

                  3 ottobre /18 novembre

                   a ANTONIO RONCHINI

Pressbook e foto in digitale su: bit.ly/PJF20_pressbook
PARMAJAZZ FRONTIERE FESTIVAL 2020 - Pressbook e foto in digitale su: bit.ly/PJF20_pressbook - Comune di Parma
con il contributo di
                    Comune di Parma | Regione Emilia Romagna

                 Fondazione Monteparma | Fondazione Cariparma
               Dallara Automobili | Unione Parmense degli Industriali

                             In collaborazione con
                                Casa della Musica
                            Fondazione Teatro Regio
                       Complesso Monumentale della Pilotta
                                Ape Parma Museo
                                   Teatro Due

                              con la collaborazione di
                        laFeltrinelli Libri e Musica di Parma
                    Ass.ne Segnali di Vita – Il Rumore del Lutto
                         Liceo Musicale “Attilio Bertolucci”
                            Associazione Remo Gaibazzi
                                Lostello-Emc2 Onlus
                                   Phocus Agency

                                  partner tecnico
                                  Sina Maria Luigia

                                   membro di
                               Europe Jazz Network
                                      I-Jazz

                      Studio Alfa – Ufficio Stampa e Promozione
                    site – www.alfaprom.com, tel +39.06.24304363

  Lorenza Somogyi Bianchi, Responsabile Ufficio Stampa & PR, mob. +39.333.4915100,
                       email: lorenzasomogyi@alfaprom.com

Lara Maroni, Responsabile Web, mob. + 39. 335.6532092, email: laramaroni@alfaprom.com
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La XXV edizione del ParmaJazz Frontiere Festival: alla
riscoperta del made in Italy

Fra gli artisti: Trovesi, Maras, Pieranunzi, Battaglia, la ParmaFrontiere
Orchestra

Sarà un’edizione all’insegna del sound made in Italy quella della XXV edizione
del ParmaJazz Frontiere Festival (www.parmafrontiere.it) e avrà il suggestivo
titolo di “in muta vece, invoco”. La struttura scelta dal Direttore Artistico
Roberto Bonati è quella di sempre: un mix calibrato fra grandi ospiti, nuove
scoperte e produzioni del festival. A partire dal 3 ottobre 2020, con il Concerto
di Gianluigi Trovesi, Fulvio Maras e l’Orchestra Salmeggia (3 ottobre) si
avvicenderanno fra la tradizionale Casa della Musica di Parma, il Complesso
Monumentale della Pilotta - Teatro Farnese e varie location cittadine: la
ParmaFrontiere Orchestra diretta da Roberto Bonati (4 ottobre) in uno nuova
produzione: lo Stabat Mater; lo Stefano Battaglia Trio (con Salvatore Maiore
al contrabbasso e Roberto Dani alla batteria, 11 ottobre), Fabrizio Ottaviucci
(piano solo, 23 ottobre), Enrico Pieranunzi (piano solo, 13 novembre), il
Francesco Fiorenzani alla guida del suo Quartetto (con Luca Sguera a
pianoforte - rhodes- synth, Francesco Ponticelli al contrabbasso e Bernardo
Guerra alla batteria, 16 ottobre) nel recente progetto Silent Water, i
Pericopes+1 (Emiliano Vernizzi al sassofono, Alessandro Sgobbio al pianoforte
e fender rhodes, Ruben Bellavia alla batteria, 11 novembre). Non mancherà
l’appuntamento con Vesper and Silence, il progetto solista di Roberto Bonati
(1 novembre). Sempre solista il progetto per clarinetti di Marco Colonna (15
novembre). Uno spazio, come sempre (16 ottobre), anche al Vincitore del
Premio Gaslini, quest’anno andato a Federico Calcagno. E poi: l’omaggio alla
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grande musica dei Cartoons (7 novembre) e la tradizionale Una Stanza per
Caterina (31 ottobre) con la violinista Anais Drago: appuntamento annuale in
musica dedicato al ricordo di Caterina Dallara, imprenditrice e mecenate. Il
festival avrà il proprio sviluppo fino alla fine di novembre. Si chiude il 18
novembre con l’ormai tradizionale concerto degli Allievi del Liceo Bertolucci,
quest’anno condotti all’approfondimento della musica da Andrea Grossi con il
workshop Era Ora! Spunti per la Musica in divenire.

“La scelta di un parterre tutto italiano nasce dal Covid, certamente, - ci spiega il direttore
artistico Bonati - ma è stata anche una preziosa opportunità per fare uno sforzo di
osservazione e per farci un quadro dello stato del jazz oggi. Siamo riusciti a tratteggiare
un quadro non certo completo, ma che - a grandi linee- ci sembra possa raccontare l’Italia
di oggi. Fra grandi nomi e giovani proposte. Con una predilezione particolare per coloro
che non hanno mai rinunciato a proporre nuove strade, a muoversi in un ambito di ricerca,
confrontandosi con una pluralità di linguaggi e tradizioni” Un jazz quindi fatto di grandi
ascolti, di un gioco sempre energico fra scrittura e improvvisazione, di contaminazione e
sguardo disincantato sugli altri generi, di sperimentazione.

Come ogni anno, a fianco ai concerti il Festival si arricchisce di una serie di appuntamenti:
fra guide all’ascolto e presentazioni di libri.
Due le guide all’ascolto, entrambe condotte dal musicista e compositore Luca Perciballi,
presso l’Associazione Remo Gaibazzi (ore 18.00): il 30 ottobre sarà il turno di Electric
Pleasures – Il concetto di elettricità ed elettronica nella musica del 900, mentre il 6
novembre con 25 Anni di ParmaFrontiere – Una prospettiva ragionata si avrà occasione di
ripercorrere la storia del festival attraverso i suoi protagonisti.
Tre le presentazioni di libri, tutte condotte da Alessandro Rigolli: il 24 ottobre (Associazione
Remo Gaibazzi, ore 18.00) Bruno Tommaso presenta La scuola che sognavo, libro scritto a
quattro mani con Alfredo Gasponi (EDI-PAN, 2020). Il 28 ottobre (Lostello - Parco della
Cittadella, ore 18.00) sarà la volta di Vanni Masala con Io sono Michel Petrucciani (Curci,
2019). Infine il 4 novembre (Lostello - Parco della Cittadella, ore 18.00) Claudio Chianura
racconterà il suo Jazz Border. Il jazz in Italia (Auditorium, 2019/2020).

Il Festival è prodotto dall’Associazione Culturale ParmaFrontiere con il contributo del Comune
di Parma, Regione Emilia Romagna, Ministro dei Beni Culturali, Fondazione Monteparma,
Fondazione Cariparma, Dallara Automobili, Unione Parmense degli Industriali. In
collaborazione con Casa della Musica, Fondazione Teatro Regio, Complesso Monumentale della
Pilotta -Teatro Farnese, Ape Parma Museo, Teatro Due, laFeltrinelli Libri e Musica di
Parma, Associazione Segnali di Vita – Il Rumore del Lutto, Liceo Musicale “Attilio
Bertolucci”, Associazione Remo Gaibazzi, Lostello-Emc2 Onlus, Phocus Agency, Sina Maria
Luigia e membro di Europe Jazz Network, I-Jazz.

Assistente alla Produzione Luca Perciballi, al Coordinamento di Produzione Sara Zanotti e
Sophie Wolski.
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Concerti
Sab3ottobre | CMP - Teatro Farnese, h 20:30
GIANLUIGI TROVESI, FULVIO MARAS & ORCHESTRA SALMEGGIA
For a While…Profumo di Violetta
Viaggio intorno all’Opera – Ricercar e Intrecciar Ciaccone e altre Danze con Frammenti
di Arie e Intermezzi
Progetto e composizione di Gianluigi Trovesi

Gianluigi Trovesi | clarinetti
Fulvio Maras | percussioni
con
Orchestra Salmeggia:
Ettore Begnis, Agata Borgato, Elena Castagnola, Alessandro Cavalieri, Alan Cretti, Alessia De Filippo, Marco Lorenzi,
Nigrelli Nicolò, Andrea Poetini, Ekaterina Reut, Graziano Spinnato, Giacomo Trevisan,Maria Elena Valota
Corrado Guarino | Direzione e arrangiamenti
Gianni Bergamelli | Direzione Artistica

Dom4ottobre | CMP - Teatro Farnese, h 20:30                             Produzione ParmaFrontiere 2020
PARMAFRONTIERE ORCHESTRA – ROBERTO BONATI
Stabat Mater
declinazione di un dolore
a Antonio Ronchini
Diana Torto | voce
Riccardo Luppi | flauti e sax
Mario Arcari | oboe
Marco Ignoti | clarinetti
Michael Gassmann | tromba,flicorno
Paolo Botti | violino
Gregorio Buti | violoncello
Luca Perciballi | chitarra
Tommaso Salvadori | vibrafono
Andrea Grossi | contrabbasso
Roberto Dani | percussioni e batteria
Roberto Bonati | direzione e composizione

Dom11ottobre | Casa della Musica, h 18:00
STEFANO BATTAGLIA TRIO
Kum!
Stefano Battaglia | pianoforte
Salvatore Maiore | contrabbasso
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Roberto Dani | percussioni

Ven16ottobre | Casa della Musica, h 20:30
FEDERICO CALCAGNO
Piranha
PREMIO GIORGIO GASLINI 2020
CON PIRANHA TRIO
Federico Calcagno | clarinetto basso
Filippo Rinaldo | pianoforte e tastiere
Stefano Grasso | vibrafono, percussioni e batteria

A SEGUIRE
FRANCESCO FIORENZANI QUARTET
Silent Water
Francesco Fiorenzani | chitarra elettrica
Luca Sguera | pianoforte, rhodes e synth
Francesco Ponticelli | contrabbasso
Bernardo Guerra | batteria
In collaborazione con Associazione I-Jazz - Italiajazz
Progetto Nuova Generazione Jazz

Ven23ottobre | Casa della Musica, h 20:30
FABRIZIO OTTAVIUCCI
Falde Timbriche
Fabrizio Ottaviucci | Pianoforte

Sab31ottobre | Ape Parma Museo, h 19:00
Una Stanza per Caterina
ANAÏS DRAGO
Exodus Solo
Anaïs Drago | violino

Dom1novembre | Casa della Musica, h 18:00                Produzione ParmaFrontiere 2020
ROBERTO BONATI
Vesper and Silence
Roberto Bonati | contrabbasso

In collaborazione con Segnali di Vita_Il Rumore del Lutto
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Sab7novembre | Ridotto del Teatro Regio, h 15:30 e 18:00
                                                       Produzione ParmaFrontiere2020
CARTOONS!
Gli Esploratori della Giungla
Sabina Borelli | voce narrante
Diletta Longhi | voce
Matteo Valentini | sassofono
Paolo De Matteis | pianoforte
Giancarlo Patris | contrabbasso
Benedetta Rositano | batteria

In collaborazione con Fondazione Teatro Regio

Mer11novembre | Casa della Musica, h 20:30
PERICOPES+1
“Up”
Emiliano Vernizzi | sax
Alessandro Sgobbio | piano e fender rhodes
Ruben Bellavia | batteria

Ven13novembre | Casa della Musica, h 20:30
ENRICO PIERANUNZI
Unlimited
Enrico Pieranunzi | pianoforte

Dom15novembre | Ape Parma Museo, h 18:00
MARCO COLONNA
Fili
Marco Colonna | clarinetti

Mer18novembre | Casa della Musica, h 18:30             Produzione ParmaFrontiere 2020
ANDREA GROSSI | LICEO MUSICALE ATTILIO BERTOLUCCI
Era, Ora!
Spunti per la Musica in divenire
Esito della VII° edizione del Workshop rivolto agli allievi del Liceo Musicale “A.
Bertolucci” di Parma,
condotto da Andrea Grossi
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Appuntamenti “Guida all’ascolto”:
Ven30ottobre | Associazione Remo Gaibazzi, h 18:00
Electric Pleasures – Il concetto di elettricità ed elettronica nella musica del 900
A CURA DI LUCA PERCIBALLI

Ven6novembre | Associazione Remo Gaibazzi, h 18:00
25 Anni di ParmaFrontiere –         Una prospettiva ragionata
A CURA DI LUCA PERCIBALLI

Appuntamenti “Presentazione Libri”:
Sab24ottobre – Associazione Remo Gaibazzi, h 18:00
BRUNO TOMMASO ”La scuola che sognavo” scritto con Alfredo Gasponi (EDI-PAN, 2020)
presenta il suo libro e dialoga con Alessandro Rigolli e Roberto Bonati

Mer28ottobre – Lostello - Parco della Cittadella, h 18:00
VANNI MASALA “Io sono Michel Petrucciani” (Curci, 2019)
presenta il suo libro e dialoga con Alessandro Rigolli

Mer4novembre – Lostello - Parco della Cittadella, h 18:00
CLAUDIO CHIANURA “Jazz border. Il jazz in Italia” (Auditorium, 2019/2020)
presenta il suo libro e dialoga con Alessandro Rigolli

Formazione
Ottobre/Novembre
WORKSHOP ANDREA GROSSI
Rivolto agli studenti del Liceo Musicale “A. Bertolucci”
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Ven 3 ottobre | CMP - Teatro Farnese, h 20:30
GIANLUIGI TROVESI, FULVIO MARAS & ORCHESTRA SALMEGGIA

For a While… Profumo di Violetta
Viaggio intorno all’Opera – Ricercar e Intrecciar Ciaccone e altre
Danze con Frammenti di Arie e Intermezzi
Progetto e composizione di Gianluigi Trovesi

Gianluigi Trovesi ⎢ clarinetti
Fulvio Maras ⎢ percussioni
con
Orchestra Salmeggia:
Ettore Begnis, Agata Borgato, Elena Castagnola, Alessandro Cavalieri, Alan
Cretti, Alessia De Filippo, Marco Lorenzi, Nigrelli Nicolò, Andrea Poetini,
Ekaterina Reut, Graziano Spinnato, Giacomo Trevisan, Maria Elena Valota

Corrado Guarino ⎢ Direzione e arrangiamenti
Gianni Bergamelli ⎢ Direzione Artistica

Con la collaborazione di Corrado Guarino, Gianluigi Trovesi conduce in
un viaggio che, partendo dall’antica e fortunata idea di Trovesi
all’Opera, parte questa volta dal repertorio delle danze antiche senza
dimenticare l’amato mondo dell’Opera: arie, intermezzi e frammenti
musicali, intrecciando Ciaccone ed altre danze d’epoca, in una sorta di
rinnovato nonché entusiasmante nuovo viaggio “intorno all’Opera”,
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toccando materiali sonori di ogni forma e foggia. Compagni di viaggio di
questa avventura gli amici di sempre dell’Orchestra Enea Salmeggia e
Fulvio Maras alle percussioni.

Alcuni anni fa, Gianluigi Trovesi pubblicò per la nobile etichetta tedesca ECM un
lavoro discografico decisamente atipico che fece registrare uno strepitoso successo
anche e specialmente nell’universo jazzistico di riferimento del musicista
bergamasco. Trovesi all’Opera nacque dalla volontà di trovare un terreno di ricerca
comune tra un organico che affondava le proprie radici nella migliore tradizione
bandistica italiana (in quel caso l’Orchestra di Fiati Filarmonica Musiké diretta dal
Maestro Savino Acquaviva) e il mondo dell’improvvisazione musicale. Questa la
premessa dalla quale presero le mosse Gianluigi Trovesi e Savino Acquaviva che
insieme decisero di rivolgersi ad una delle fonti tradizionali del repertorio delle
orchestre di fiati: l’Opera.
Un incontro svolto dunque nel segno delle arie celebri, delle melodie entrate nella
memoria collettiva. Un terreno dal quale partire per un viaggio inedito e originale,
guidati dalla convinzione che da repertori e trattamenti musicali come le
trascrizioni, spesso ingiustamente e frettolosamente liquidate, potesse prender vita
un percorso calato nella contemporaneità e nello stesso tempo in grado di
valorizzare un’idea di creazione musicale in grado di conciliare piacere e ricerca,
popolarità e sapere. Un’occasione che si è tramutata in un avvincente gioco ad
incastri tra epoche, generi, stili esecutivi, generando una complessa rete di relazioni
tra pagine d’opera originali, elaborazioni e adattamenti, citazioni, nuove
composizioni. Una fitta trama che ha preso via via forma sotto la regia di Trovesi,
attraverso un lavoro di accostamenti e progressivi aggiustamenti, di taglia e incolla,
assumendo alcuni dei tratti fondanti della cultura pop nella quale siamo immersi.
Una critica dell’epoca scrisse di un "risultato che è una musica che alterna garbo e
spirito, gioco e sontuosità, enfasi e allegria, nella quale il solista improvvisatore
adatta il proprio estro creativo ai tratti melodici, alle costruzioni armoniche, agli
impulsi ritmici e, soprattutto, agli scenari emotivi e psicologici di brani che hanno
inscritto nel loro essere storie e provenienze diverse".

Ricalcando il pensiero fondante di quell’avventura oggi diventata quasi un classico,
Trovesi e Corrado Guarino lavorano oggi ad una sorta di implementazione di quel
progetto, prendendo come base di partenza il tema della danze antiche.
L’accennare ad un’aria concede poi la possibilità di aprire una porta sul mondo
dell’Opera, forse - in qualche modo - per “rubarne” un’altra, richiudere la porta e
proseguire in un divertente cammino di ricerca di una sorta di nuovo Elisir di “lunga
melodia” anziché di “lunga vita”.
Dom 4 ottobre | CMP - Teatro Farnese, h 20:30
Produzione ParmaFrontiere 2020
PARMAFRONTIERE ORCHESTRA
a Antonio Ronchini

Stabat Mater
declinazioni di un dolore

Roberto Bonati | direzione e composizione
Diana Torto | voce
Riccardo Luppi | flauti e sax
Mario Arcari | oboe
Marco Ignoti | clarinetti
Michael Gassmann | tromba,flicorno
Paolo Botti | violino
Gregorio Buti | violoncello
Luca Perciballi | chitarra
Tommaso Salvadori | vibrafono
Andrea Grossi | contrabbasso
Roberto Dani | percussioni e batteria

Roberto Bonati firma il suo omaggio alla XXV edizione del ParmaJazz
Frontiere Festival con uno Stabat Mater: una nuova struggente composizione
per orchestra basata sull’antica preghiera del XIII secolo, una meditazione
sulle sofferenze di Maria ai piedi della Croce.
“Tra i dolori umani quello di una madre di fronte alla sofferenza e alla perdita
di un figlio credo sia il più profondo, il più terribile.
Questo lavoro, forse, se possibile, più di altri miei lavori ha avuto una lunga
gestazione interiore prima della prima nota scritta sulla carta. Spero di
essere riuscito a rendere giustizia almeno di una parte del mio sentire per
questo Stabat Mater che, come molta musica, nasce e desidera svolgersi dalla
parte del rito. Sono molto felice di lavorare ancora una volta con la
ParmaFrontiere Orchestra in questa venticinquesima edizione del festival.”
Roberto Bonati
Compositore, contrabbassista, direttore d'orchestra. Nato a Parma nel 1959, Roberto Bonati
deve la sua formazione allo studio del contrabbasso e agli studi letterari e di Storia della Musica.
Studia composizione con Gianfranco Maselli e Herb Pomeroy, direzione d’orchestra con Kirk
Trevor. Presente sulla scena italiana dal 1980, ha al suo attivo una lunga esperienza sia come
solista e leader di propri ensemble (dal quartetto alla ParmaFrontiere Orchestra), sia al fianco di
Giorgio Gaslini e di Gianluigi Trovesi, e all’interno di prestigiose formazioni cameristiche
(Ensemble Garbarino e Quartettone) e sinfoniche (Orchestre della Rai di Milano e Torino). Con le
formazioni Musica Reservata e Rara Quartet ha effettuato numerose tournée in Europa, Messico,
Sudafrica, Tunisia, Marocco, come leader del Silent Voices Quartet (Stefano Battaglia-pianoforte,
Riccardo Luppi-flauti e sassofoni, Anthony Moreno-batteria) ha inciso, nel 1995, il CD Silent Voices.
Dal 1996 è Direttore Artistico del ParmaJazz Frontiere festival. Nel 1998 ha creato la
ParmaFrontiere Orchestra per la quale ha composto: I Loves you Porgy (1998), dedicata alla musica
di G. Gershwin, Le Rêve du Jongleur: memorie e presagi della Via Francigena (1999), basata su
una rilettura di musiche medievali, …poi nella serena luce…, omaggio ad Attilio Bertolucci (2000),
The Blanket of the Dark, a Study for Lady Macbeth (2001), A Silvery Silence, frammenti da Moby
Dick (2003), progetti applauditi in tournée italiane e all'estero. Nel 2000, su commissione del
Festival de la Medina di Tunisi, ha presentato Chants des Troubadours con il suo Chamber
Ensemble (Lucia Minetti-voce, Riccardo Luppi-flauti e sax soprano, Mario Arcari-oboe, Vincenzo
Mingiardi-chitarra, Stefano Battaglia-pianoforte, Fulvio Maras-percussioni).
Del 2005 è la produzione Un Sospeso Silenzio, dedicata a Pier Paolo Pasolini, eseguita in anteprima
nella decima edizione del ParmaJazz Frontiere festival e presentato, fra l’altro, al Festival
Internazionale di Cinema Contemporaneo di Città del Messico. Fiori di neve è del 2007 ed è ispirato
alla tradizione letteraria degli Haiku e realizzato con l’Haiku Ensemble, un lavoro teso alla
scarnificazione della materia musicale che segna l'approfondimento del dialogo con lo strumento
voce che ha negli ultimi anni ulteriormente sviluppato grazie anche alla collaborazione con Diana
Torto. Al 2011 risale Tacea la notte placida da cui è nato il progetto discografico registrato al
Verdi Festival 2011, Bianco il vestito nel buio. Roberto Bonati ha maturato negli anni un linguaggio
molto particolare, approdando ad una sintesi di alcuni dei molteplici linguaggi musicali che ha
frequentato.
Nel 2015 ha composto e registrato, su commissione della Stavanger University, Nor Sea, nor Land,
nor Salty Waves, per il Bjergsted Jazz Ensemble, un lavoro che prende l’avvio dalla mitologia
norrena.
Nel 2018 Bonati ha prodotto due nuove opere: Norwita (Tore Johansen-tromba e filicorno, Tor
Yttredal-sax tenore e soprano, Mario Piacentini-piano, Marco Tonin-percussioni) un album che
unisce l'atmosfera mediterranea con un mood nordico, in un evocativo scambio tra diversi mondi
e culture, e il DVD Il suono improvviso, una performance orchestrale tenutasi nel 2015 al Teatro
Regio di Parma, sotto la conduzione di Bonati con il suo metodo di chironomia improvvisata.
La musica di Bonati attinge costantemente alla contemporanea e al jazz, un jazz che non è mai
genere o stile ma linguaggio, raffinato e capace di costruire intensi pannelli emotivi e di restituire
in chiave differente poesia e cultura, grazie anche ad un particolarissimo uso della vocalità, in
particolare di quella femminile.
Dal 2002 è docente di Composizione Jazz e Improvvisazione nonché Capo Dipartimento di Nuove
Tecnologie e Linguaggi Musicali presso lo stesso, contribuendo a rendere il Conservatorio un polo
di attrattiva anche per la musica contemporanea. Da sempre affascinato anche da altre espressioni
artistiche, ha scritto musica per il cinema e la danza. Ha inciso per le etichette ECM, Soul Note,
Splasc(h) Records, MM Records, CAM, Imprint Records, Nueva, Giulia, ParmaFrontiere (etichetta
da lui fondata).

ParmaFrontiere Orchestra
La ParmaFrontiere Orchestra è stata creata da Roberto Bonati nel 1998 all'interno del
Festival ParmaJazz Frontiere. L'organico ha voluto proporsi come una risposta alla
necessità di fondare un ensemble duttile e in grado di muoversi a suo agio sia nel campo
del linguaggio contemporaneo sia in quello della musica improvvisata riunendo
nell'avventura alcuni dei migliori e più significativi musicisti della nuova scena musicale. Si
tratta di un'orchestra di grandi solisti che portano all'interno della musica di Bonati le loro
diverse esperienze e la loro speciale sensibilità. La ricerca sul rapporto tra i linguaggi e sulle
possibilità timbriche, strutturali e formali che scaturiscono da un organico così particolare
(oboe, archi, percussioni, elettronica, ottoni...) è alla base della scrittura di Roberto Bonati,
sempre lirica e appassionata.

L'orchestra ha al suo attivo sei produzioni:
I loves you Porgy
Le Rẽve du Jongleur, memorie e presagi della Via Francigena
...poi nella serena luce...nine poems by Attilio Bertolucci
The blanket of the dark, a study for Lady Macbeth
A Silvery Silence, fragments from Moby Dick
Shahrazad, racconti dalle Mille e una Notte
Musica totale, omaggio a Giorgio Gaslini
Dom 11 ottobre | CASA DELLA MUSICA, h 20:30
STEFANO BATTAGLIA TRIO
Kum!
Stefano Battaglia | pianoforte
Salvatore Maiore | contrabbasso
Roberto Dani | percussioni

Stefano Battaglia al pianoforte, insieme a Salvatore Maiore al contrabbasso
e a Roberto Dani alle percussioni propongono Kum!: un progetto che, fin dal
titolo, suggerisce il forte carattere di esortazione. Kum! è un invito, tutto
giocato attraverso i suoni, a muoversi, alzarsi, ad una continua pratica di
cura: di corpo, anima, città, territorio, popolo, civiltà.

Kum è una forma ortografica derivante dall'aramaico e dalla traduzione greca del Vangelo,
ha lontanissime origini e contiene una triplice idea di tribù, di vita e di risurrezione. Infatti
indica proprio una tribù, un popolo che si alza in piedi, che torna alla vita e risuscita in
un appello alla ripartenza della vita stessa. È l’appello che Dio rivolge a Giona e Gesù a
Lazzaro. La morte, la distruzione, il male non deve essere l’ultima parola sulla vita. Kum!
Alzati! Muoviti! è quel che dovrebbe guidare ogni pratica di cura: di corpo, anima, città,
territorio, popolo, civiltà.
Kum è la radice di molte parole che portano allo stesso significato originario di levarsi,
ma anche risorgere, rimanere in piedi, reggersi e restare saldo. Risorgere da una morte
naturalmente concepita simbolicamente come passaggio, travaglio, esperienza dolorosa o
malattia. Un significato che è arricchito dai concetti di essere, esistere, essere collocato,
ma anche di (ri)salire, mettersi in cammino e partire. Fin dalla sua origine,questa parola
trabocca di vita e dà ad ogni azione un dinamismo interiore. La sua etimologia ci porta
alle radici semantiche e ad una comprensione del modo di pensare e di parlare delle
popolazioni semitiche (arabi, ebrei, abitanti dell’Asia occidentale), poiché esse si
esprimevano in una lingua concreta in cui le parole derivavano direttamente
dall’esperienza vissuta. Non diranno: ‘eternità’, ma ‘nei secoli dei secoli’; e ancora:
“Colui che è, che era e che viene” per indicare ‘l’Eterno’ (Apocalisse 1, 8). Gesù stesso
utilizza la parola kum quando ordina alla giovinetta morta di alzarsi: “Talita kum”,
ovvero:“Bambina, io ti dico, alzati!” (Marco 5, 41).
Ormai il significato della parola si è decisamente arricchito di significato. Non si tratta più
di un semplice alzarsi, ma di risorgere, di ritornare alla vita: “Alzati, va e cammina verso
luce della risurrezione! Va' e cammina verso l'esistenza”. La stessa radice araba goum
(qâma, qâm o qûm) si arricchisce ancora con la parola ‘qâma alà’. Il concetto di fondo
resta lo stesso, cioè alzarsi, ma si amplia e diventa insorgere, ribellarsi contro qualcosa o
qualcuno. La parola segue la stessa direzione, poiché fra insurrezione e risurrezione
troviamo la stessa idea, quella di rialzarsi o insorgere. Il significato talvolta si è caricato
di rivolta, non tanto per distruggere, quanto per salvare un’indipendenza minacciata, una
libertà, una vita. Significa per molti rifiutarsi di morire soffocati dall’aria inquinata del
conformismo, per respirare a pieni polmoni il vento di libertà vera che soffia nella
direzione del bene.
Nella molteplicità dei suoi sviluppi, la radice qâma conosce ancora una tappa importante
con la parola qâwn, che in quel caso significa popolo, nazione, tribù, appartenenti alla
stessa comunità. Essa esprime perfettamente l’unità del gruppo, la solidarietà: in poche
parole, una fratellanza in cui l’individualismo non trova spazio. Infine la derivazione
qâwmat, che rende ancor più ricca la parola goum secondo la sua etimologia. Il termine
sta ad indicare un popolo solidale, una tribù in cui tutti formano un corpo unico per alzarsi,
combattere, insorgere, ribellarsi e rifiutare di piegarsi di fronte al nemico, all’invasore e,
infine, per camminare e vivere liberamente nel mondo.
La parola kum (attraverso l'arabo goum) nei secoli entrò nella vita quotidiana degli uomini
dell’Atlante e di coloro che abitavano ai confini del deserto, in quelle tribù fiere della
propria indipendenza. Fin dai tempi più remoti, i Berberi occuparono la regione del
Maghreb, a nord e nord-est dell’Africa. Sotto le influenze, prima cristiane e poi islamiche
nel VII secolo, persero progressivamente le tracce della loro civiltà, ad eccezione di alcune
tribù che si rifugiarono nelle alte e inaccessibili montagne dell’Atlante innanzitutto come
popoli liberi che sono riusciti a sfuggire alle dominazioni. Kum racconta di libertà vissuta
e di stretta fraternità, porta con sé una tale forza che alla fine raggiunge il cuore stesso
della esistenza, che consiste nell’entrare nella pienezza della Vita e la comprensione della
Bellezza passando metaforicamente per la morte e la risurrezione. Quando si parla in una
lingua concreta che esprime vita ed esperienza, le parole non rimangono astratte ma
prendono corpo e passano all’azione proprio come nell'attività performativa, e il
metalinguaggio musicale diviene il canale privilegiato per cercar di manifestare il senso
profondo di concetti tanto universali quanto urgenti ed attuali.

Stefano Battaglia
Dal 1984 ad oggi Stefano Battaglia ha tenuto più di 3000 concerti in Italia, Germania,
Svizzera, Francia, Spagna, Austria, Repubblica Ceca, Spagna, Ungheria, Belgio, Giappone,
Tunisia, Israele, Stati Uniti, Slovenia, Olanda, Grecia, Marocco, Turchia, Svezia,
collaborando con molti musicisti internazionali e pubblicando più di cento dischi, che gli
hanno valso numerosi premi e riconoscimenti nazionali ed internazionali.
È docente ai seminari Siena Jazz dal 1988 e al Corso di specializzazione e di Alta
Qualificazione Professionale per esecutori di musica jazz di Siena, dove dirige dal 1996 il
Laboratorio Permanente di Ricerca Musicale, spazio dedicato alle discipline
dell’improvvisazione, della composizione e della sperimentazione.
Ha svolto un’intensa ricerca specifica attorno alla solo performance sia in ambito classico
(con repertori barocchi e contemporanei) che di improvvisazione (10 album di piano solo),
concentrandosi al contempo nel dialogo tra strumenti a percussione, evidenziata dalle
lunghe collaborazioni, in duo con i percussionisti Pierre Favre (l’album Omen), Tony Oxley
(il cd Explore è stato votato negli Stati Uniti tra i migliori dieci album europei del decennio
1990-2000) e Michele Rabbia con gli album Stravagario I e II e Pastorale.
Inizia nel 2004 la collaborazione con la prestigiosa casa discografica tedesca ECM, che
pubblica diversi album del pianista: Raccolto, Re: Pasolini, lavoro celebrativo ispirato
dall’opera di Pier Paolo Pasolini. Il tributo a Pasolini viene eseguito nelle più prestigiose
sale da concerto del mondo, tra cui la Steinway Hall di New York, l’Alte Oper di
Francoforte e il Teatro Vachron di Atene.
Pastorale, nuovo capitolo del sodalizio del duo con il percussionista Michele Rabbia, che
negli anni ha contemporaneamente coltivato importanti collaborazioni, dialogando con
altre discipline dell’arte, in particolare con la danza il teatro e la pittura.
Dal 2007 si concentra in particolare sul Trio con Salvatore Maiore e Roberto Dani, con cui
registra per ECM gli ultimi due album The River Of Anyder e Songways. Negli ultimi anni è
sicuramente da citare, per assoluto valore riconosciuto internazionalmente, lo splendido
lavoro Pelagos, inciso sempre per ECM in solo.
Accanto alla sempre notevole attività solistica, il suo presente è invece nel segno della
rinascita progettuale con molti nuovi progetti fra i quali spiccano quello con la vocalist
Elsa Martin dedicato ai poeti friulani del Novecento, quello in duo con la figlia Camilla e
un nuovo trio alternativo a quello storico con Gabriele Evangelista e Stefano Tamborrino.

Salvatore Maiore
Docente di contrabbasso al Conservatorio,, svolge anche un’intensa attività concertistica
internazionale. Il suo contrabbasso ha accompagnato molti dei più noti musicisti
contemporanei, come Stefano Battaglia, Kenny Wheeler, Lee Konitz, Nguyên Lê, Billy
Cobham, Franco D’Andrea, L. Butch Morris, Joseph Jarman, Steve Grossman, Cedar
Walton, Eliot Zigmund, Gianluigi Trovesi, Oliver Lake, Ralph Alessi, Chris Speed, Noa, Don
Byron, Al Di Meola. Ha registrato più di 50 Cd e suonato nei più famosi festival jazz. Nel
2006 ha iniziato l’attività di insegnante di jazz al Conservatorio di Verona. Attualmente
insegna al Conservatorio di Vicenza.

Roberto Dani
Da più di 25 anni si divide tra concerti, sound-performance, installazioni sonore e teatro
musicale. Dopo il giovanile debutto discografico con i Devil Doll, band rock progressive poi
affermatasi in tutto il mondo nella quale ha partecipato come musicista e produttore, e
dopo un periodo al Berklee College of Music di Boston, inizia un’intensa attività
concertistica nei più importanti festivals e teatri in tutto il mondo.
E’ tra i pochi batteristi (insieme ad Han Bennink, Bill Bruford e Roger Turner) ad avere
suonato con la pianista e cantante americana Annette Peacock, autentica musa della
sperimentazione con la quale collabora stabilmente dal 2006.
Dal 2007 conduce Forme Sonore, un laboratorio interdisciplinare da lui creato e dedicato
a musicisti e performers, che ha avuto luogo presso importanti istituzioni accademiche in
Italia e all’estero. Dal 2007 e’ stato docente di batteria jazz e musica d’insieme presso il
Conservatorio A. Boito di Parma e dal 2018 e’ docente presso il Conservatorio G. Verdi di
Torino. Ha suonato con Louis Sclavis, Kenny Wheeler, Dave Liebman, Paul McCandless,
Norma Winstone, Michel Godard, Al Di Meola, Mick Goodrick, Ralph Alessi, Ravi Coltrane,
Drew Gress, Ben Monder, Erik Friedlander, Christy Doran, Hal Crook, Enrico Rava, Paolo
Fresu, Gianluigi Trovesi, Giorgio Gaslini, Roberto Fabbriciani e molti altri. Attualmente
collabora con il trio di Stefano Battaglia con il quale ha registrato quattro cd per la
prestigiosa ECM records, con la fisarmonicista/cantante russa Evelina Petrova nel progetto
Mirrors, RAM con Michele Tadini ai campionamenti in tempo reale, nel progetto “Stagon”
con l’artista Gianandrea Gazzola interagendo con uno strumento a percussione che si basa
sul principio di caduta di gocce d’acqua (Nomos II)
Ha all’attivo più di 90 incisioni discografiche
Ven 16 ottobre | Casa della Musica, h 20:30
FEDERICO CALCAGNO
Piranha trio
Premio Giorgio Gaslini 2020

a seguire

FRANCESCO FIORENZANI QUARTET
Silent Water
In collaborazione con Associazione I-Jazz - Italiajazz
Progetto Nuova Generazione Jazz

Federico Calcagno - Piranha trio
                                                      Diplomato in clarinetto
                                                      classico e clarinetto jazz
                                                      al Conservatorio G. Verdi
                                                      di Milano, nel 2019 ha
                                                      perfezionato i suoi studi
                                                      concludendo un master
                                                      biennale al conservatorio
                                                      di Amsterdam in clarinetto
                                                      basso    jazz.    Federico
                                                      Calcagno – vincitore del
                                                      Premio      Internazionale
                                                      Giorgio Gaslini 2020 –
                                                      vanta,    nonostante    la
giovane età, un curriculum davvero ampio e ricco di premi e successi, fra
cui il suo primo disco “From Another Planet” (Emme Label, 2019) –
catalogato nella lista dei 100 migliori dischi del 2019 secondo JAZZIT. Il
secondo e nuovo lavoro discografico “Liquid Identities” (Aut Records, 2020)
viene premiato dalla critica e risalta il clarinettista come “nuovo alfiere del
miglior jazz italiano ed europeo” (Alberto Bazzurro, All About Jazz).
Francesco Fiorenzani quartet
Silent Water

                                    Silent Water è il progetto del chitarrista
                                    e compositore Francesco Fiorenzani, un
                                    album d’esordio uscito a gennaio 2018 per
                                    la Auand (distribuzione Goodfellas). Al
                                    suo fianco Luca Sguera (pianoforte-
                                    rhodes-synth),     Francesco     Ponticelli
                                    (contrabbasso) e Bernardo Guerra
                                    (batteria), esponenti della nuova scena
                                    jazzistica italiana.
                                    Silent Water è un lavoro che risente delle
                                    influenze     scaturite   dall’ascolto   e
                                    dall’amore per la scena new yorchese
degli anni ’90. In questo percorso il jazz è certamente un riferimento sia nel
largo spazio dedicato all’improvvisazione che nella tessitura armonica delle
composizioni.

E nel quale centrale è il il nucleo solido della ritmica: Luca Sguera,
conosciuto all’interno del Siena Jazz, è un giovane pianista molto promettente,
dotato di una sensibilità davvero rara, caratteristica ideale per permettere un
dialogo proficuo con la chitarra; Francesco Ponticelli al contrabbasso,
rappresenta l’ideale di bassista per solidità e poetica solistica e Bernardo
Guerra alla batteria è un musicista di sostanza che mette sempre le sue idee
al servizio della musica e in grado di creare una tensione sempre di
ispirazione per i solisti.

Emerge così dal progetto una forte presenza di temi cantabili, appoggiati su
terreni armonici sempre vari, che creano lo spazio ideale per brani composti in
maniera lineare accostati invece a brani concepiti più come vere e proprie
songs.
Francesco Fiorenzani
                                Chitarrista e compositore classe 1989.
                                Cresciuto nell’ambiente proficuo dei Seminari estivi
                                dell’università di Siena Jazz. Ha studiato e suonato con Lionel
                                Loueke, Steve Cardenas, Amborse Akinmusire, Avishai
                                Cohen, Aaron Goldberg, Ruben Rodgers, Nir Felder, Mark
                                Turner, Eric Harland, John Taylor, Matt Pennman, David
                                Binney, Franco D’Andrea, Claudio Fasoli, Miguel Zenon,
                                Ettore Fioravanti, Roberto Gatto, Micheal Blake, Joel Frahm,
                                Tomaso Lama, Mauro Negri, Stefano Battaglia. Dal 2012 al
                                2016 ha fatto parte della Siena Jazz Orchestra.
                                Nel 2015 partecipa al progetto Erasmus e frequenta l’istituto
                                Codarts di Rotterdam. A Rotterdam si esibisce per il North
                                Sea Jazz Festival Around con il sassofonista Ben Van Den
Dungen, il batterista Mark Schilders, il contrabbassista inglese Loz Garratt e la cantante
Camilla Battaglia. Ha inoltre modo si suonare con Joost Patocka alla batteria.
Successivamente si esibisce con artisti italiani e non solo come David Binney, Simone
Graziano, Andrea Lombardini, Phil Mer, Andrea Grillini, Silvia Bolognesi, Alfonso
Santimone, Rosa Brunello, Maurizio Giammarco, Bernardo Guerra, Paolo Porta e Camilla
Battaglia in vari festival e club italiani.

Dicono di Silent Water
“..From Now On e The Saviour incorniciano il tutto, piene di invenzioni e di sguardo verso il
futuro. Un disco di livello eccellente che dà valore all’esordio e la necessità di pen- sare in
grande.” (Il Popolo del Blues)
“..Un bell'esordio per il chitarrista senese Francesco Fiorenzani. Classe 1989, ottima tecnica
strumentale e compositiva e conoscenza approfondita della storia del jazz gli consentono di
produrre, per l'etichetta Auand, un disco moderno, fresco e piacevole... Sono percepibili,
nelle scelte armoniche e nello stile improvvisativo, le influenze del jazz contemporaneo
(Binney e Rosenwinkel tra gli altri) filtrate attraverso la propria personalità con l'aggiunta di
uno spiccato senso melodico. In una scena jazzistica che, spesso, pare vergognarsi delle
proprie radici è sempre positivo scoprire nuovi talenti che cercano di rivitalizzarne la storia...”
(Mellephonium)
“...Silent Water mostra le stigmate di una maturità compositiva ed espressiva davvero
notevole, oltre che un’ammirevole autorevolezza di bandleader. Jazz forbito, evoluto,
accessibile e impreziosito da un eccellente cameo vocale di Camilla Battaglia. Sinceri
Complimenti.”
Elio Bussolino - Rockerilla
Ven 23 ottobre | Casa della Musica, h 20:30
FABRIZIO OTTAVIUCCI | PIANOFORTE
Falde Timbriche

John Cage, Mysterious Adventure per pf preparato
John Cage, Daughters of the lonesome isle per pf preparato
Alvin Curran, For Cornelius
Terry Riley, Keyboard Studies 1-2 per nastro e pf

Attraverso tre capolavori del Novecento Fabrizio Ottaviucci esplora la
possibilità di entrare nelle timbriche estreme del pianoforte e di rivelarne
tutto il potenziale espressivo ed esplosivo. La seminale invenzione del
pianoforte preparato di John Cage, la capacità di produrre armonici
attraverso la risonanza ottenuta da ostinati violenti propria della poetica di
                                            Alvin Curran e la trasformazione
                                            in continuum del suono del
                                            pianoforte ottenuta tramite la
                                            ripetizione di piccole cellule
                                            sonore     come     avviene     in
                                            Keyboard Studies, manifesto del
                                            minimalismo di Terry Riley, sono
                                            gli elementi trainanti del
                                            percorso.

                                                    Fabrizio    Ottaviucci   ha    tenuto
centinaia di concerti nelle maggiori città italiane e tedesche, e tournèe in Spagna,
Inghilterra, Polonia, Austria, Svizzera, Usa, Canada, Messico, India, Corea del Sud, Iran.

Di particolare rilievo è la sua attività rivolta ai repertori dal secondo novecento ad oggi.
In questa linea ha collaborato intensamente con i più                      grandi interpreti
contemporanei, come Markus Stockhausen, Stefano Scodanibbio, Mike Svoboda, Rohan De
Saram, Antonio Caggiano, Gianni Trovalusci, Daniele Roccato. E’ stato piu volte invitato
ai festival nazionali di maggior prestigio nella nuova musica.
Ha realizzato produzioni discografiche con la Wergo (J.Cage, S. Gubaidulina, G.
Ustvolskaya) e la Stradivarius (T. Riley, G. Scelsi).
Accanto alla sua attività di interprete ha portato avanti una intensa attività di
improvvisatore, oltre che con gli stessi interpreti di repertorio, anche con personalità
artistiche provenienti da differenti generi musicali, come Simon Stockhausen, Robyn
Schulkowsky, Trilok Gurtu, Gary Peacock, Tony Esposito.
Sab 31 ottobre | Ape Parma Museo, h 19:00
Una stanza per Caterina
ANAIS DRAGO
Exodus Solo

Anais Drago | Violino

Exodus è una performance per violino solo dedicata al tema delle migrazioni
umane: composizioni originali di Anais Drago, brani della tradizione ed
improvvisazioni libere per raccontare in musica la varietà di sfumature
emotive, per lo più drammatiche, che abitano gli animi di chi intraprende un
viaggio verso terre sconosciute e lontane. Il violino è l'unico strumento
utilizzato, insieme a momenti vocali che non vogliono essere dei veri e propri
canti, ma per lo più echi e sospiri, di speranza o di disperazione.
Il progetto è stato presentato per la prima volta a Fano Jazz by the sea,
appunto nell' Exodus stage – Gli echi delle migrazioni nel 2020.

                                                                   Anais Drago, classe 1993, è una
                                                                   violinista     e    compositrice
                                                                   italiana. Dopo il percorso di
                                                                   studi classici ha approfondito la
                                                                   ricerca               nell'ambito
                                                                   dell'improvvisazione e della
                                                                                   sperimentazione,
                                                                   abbracciando svariati generi e
                                                                   linguaggi musicali. Ha all'attivo
                                                                   svariati progetti a suo nome,
                                                                   con formazioni che vanno dal
                                                                   solo al settetto.

Dicono di lei…
Da Il giornale della musica – Alessandro Rigolli
Ad aprire la seconda giornata abbiamo trovato la rigogliosa fantasia di Anaïs Drago, violinista e
compositrice che, nell’ambito dell’Exodus Stage, ha presentato il suo “SoloProject”, una sorta di
articolata sequenza (aperta da alcune parole sui migranti di Erri De Luca) nella quale venivano
presentati in successione riletture di brani estratti da differenti ambiti storico-stilistici – da Erik
Satie al Moscow Art Trio, fino ad arrivare al Philip Glass di Einstein on the Beach – alternati a
momenti improvvisativi. Un tracciato d’ascolto che ha evidenziato le doti virtuosistiche di una
musicista capace di offrire momenti dalla palese efficacia e che, al di là di alcuni passaggi cantati
che nulla aggiungevano al dato musicale, ha fatto intuire tutte le potenzialità per lo sviluppo di
una dimensione espressiva ancora più personale e compiuta.

Da Allaboutjazz – Libero Farnè
La giovane artista biellese ha sfruttato il periodo del lockdown per concepire una performance ad
hoc, cercando di interpretare, tramite passaggi improvvisati e composizioni proprie e altrui, i
sentimenti che possono attraversare il cuore del migrante: la nostalgia, la paura, l'attesa, la
speranza... I temi sono stati affrontati e concatenati con grande motivazione secondo un ampio
spettro sonoro e narrativo, da pianissimo intimistici a una cantabilità più decisa, da sprazzi di
sperimentalismo a veloci e dinamiche scorribande sulle corde.

Da Musica jazz – Eleonora Sole Travagli
Ci siamo lasciati trasportare dalla toccante suite per violino e voce – ideata per l’occasione – della
giovane musicista e compositrice Anais Drago che, partendo da Satie, ha assemblato una serie di
brani atti a raccontare i sentimenti (la paura, l’aspettativa, l’attesa, eccetera) di coloro che
intraprendono senza certezza alcuna questi viaggi della speranza.
Dom 1 novembre | Casa della Musica, h 20:30
Produzione ParmaFrontiere 2020
ROBERTO BONATI
Vesper and silence
I molteplici pensieri del contrabbasso solo

Roberto Bonati, contrabbasso

In collaborazione con Segnali di Vita_Il Rumore del Lutto

                                        Dopo anni in piccoli e grandi ensemble, come
                                        interprete, improvvisatore e compositore,
                                        Roberto Bonati conquista la sua dimensione
                                        più intima e firma Vesper and Silence : un
                                        progetto poetico ed intenso quanto
                                        coraggioso, per contrabbasso solo.
                                        “Molti anni fa un amico mi invitò ad ascoltare
                                        una registrazione in cui suonavano due
                                        bassisti, Jimmy Garrison e Reggie Workman.
                                        Il brano era India, di John Coltrane. Da quel
                                        momento, dopo aver ascoltato quella musica
                                        ed essere entrato in contatto con quel suono,
                                        ho deciso che avrei suonato il contrabbasso.
Uno di quei momenti in cui, se vogliamo ascoltare, possiamo cambiare il corso delle
nostre vite. Da quel momento questo strumento è stato un importante e sincero
compagno.”
Con queste parole Roberto Bonati presenta Vesper and Silence, aprendo le proprie
esperienze al pubblico, rendendolo partecipe di un viaggio emozionale in cui la
musica non è solo veicolo, ma anche una fidata e insostituibile compagna.
Vesper and Silence è stato registrato dal vivo all’Abbazia di Valserena, una
meravigliosa chiesa del XIII secolo ed è anche una dedica dell’artista al luogo che
ha ospitato il concerto, un luogo molto speciale, con un suono affascinante ed
evocativo, uno spazio in cui la musica si è rivelata, dove le note riecheggiano, in
un percorso musicale nel quale improvvisazione e composizione si uniscono
inscindibilmente. Un audace gioco non idiomatico che passa attraverso molteplici
linguaggi, accoglie diverse tradizioni e ci conduce alla scoperta delle diverse anime
dello strumento ma soprattutto, come dice Bonati, “alla rivelazione della mia
anima”.
Roberto Bonati
Compositore, contrabbassista, direttore d'orchestra. Nato a Parma nel 1959, Roberto
Bonati deve la sua formazione allo studio del contrabbasso e agli studi letterari e di Storia
della Musica.
Studia composizione con Gianfranco Maselli e Herb Pomeroy, direzione d’orchestra con
Kirk Trevor. Presente sulla scena italiana dal 1980, ha al suo attivo una lunga esperienza
sia come solista e leader di propri ensemble (dal quartetto alla ParmaFrontiere
Orchestra), sia al fianco di Giorgio Gaslini e di Gianluigi Trovesi, e all’interno di prestigiose
formazioni cameristiche (Ensemble Garbarino e Quartettone) e sinfoniche (Orchestre della
Rai di Milano e Torino). Con le formazioni Musica Reservata e Rara Quartet ha effettuato
numerose tournée in Europa, Messico, Sudafrica, Tunisia, Marocco, come leader del
Silent Voices Quartet (Stefano Battaglia-pianoforte, Riccardo Luppi-flauti e sassofoni,
Anthony Moreno-batteria) ha inciso, nel 1995, il CD Silent Voices. Dal 1996 è Direttore
Artistico del ParmaJazz Frontiere festival. Nel 1998 ha creato la ParmaFrontiere Orchestra
per la quale ha composto: I Loves you Porgy (1998), dedicata alla musica di G. Gershwin,
Le Rêve du Jongleur: memorie e presagi della Via Francigena (1999), basata su una
rilettura di musiche medievali, …poi nella serena luce…, omaggio ad Attilio Bertolucci
(2000), The Blanket of the Dark, a Study for Lady Macbeth (2001), A Silvery Silence,
frammenti da Moby Dick (2003), progetti applauditi in tournée italiane e all'estero. Nel
2000, su commissione del Festival de la Medina di Tunisi, ha presentato Chants des
Troubadours con il suo Chamber Ensemble (Lucia Minetti-voce, Riccardo Luppi-flauti e sax
soprano, Mario Arcari-oboe, Vincenzo Mingiardi-chitarra, Stefano Battaglia-pianoforte,
Fulvio Maras-percussioni).
Del 2005 è la produzione Un Sospeso Silenzio, dedicata a Pier Paolo Pasolini, eseguita in
anteprima nella decima edizione del ParmaJazz Frontiere festival e presentato, fra
l’altro, al Festival Internazionale di Cinema Contemporaneo di Città del Messico. Fiori di
neve è del 2007 ed è ispirato alla tradizione letteraria degli Haiku (hai: pellegrinare,
viaggiare – ku: poesia) e realizzato con l’Haiku Ensemble, un lavoro teso alla
scarnificazione della materia musicale che segna l'approfondimento del dialogo con lo
strumento voce che ha negli ultimi anni ulteriormente sviluppato grazie anche alla
collaborazione con Diana Torto. Al 2011 risale Tacea la notte placida da cui è nato il
progetto discografico registrato al Verdi Festival 2011, Bianco il vestito nel buio. Roberto
Bonati ha maturato negli anni un linguaggio molto particolare, approdando ad una sintesi
di alcuni dei molteplici linguaggi musicali che ha frequentato.
Nel 2015 ha composto e registrato, su commissione della Stavanger University, Nor Sea,
nor Land, nor Salty Waves, per il Bjergsted Jazz Ensemble, un lavoro che prende l’avvio
dalla mitologia norrena.
La musica di Bonati attinge costantemente alla contemporanea e al jazz, un jazz che non
è mai genere o stile ma linguaggio, raffinato e capace di costruire intensi pannelli emotivi
e di restituire in chiave differente poesia e cultura, grazie anche ad un particolarissimo
uso della vocalità, in particolare di quella femminile.
Dal 2002 è docente di Composizione Jazz e Improvvisazione nonché Capo Dipartimento di
Nuove Tecnologie e Linguaggi Musicali presso lo stesso, contribuendo a rendere il
Conservatorio un polo di attrattiva anche per la musica contemporanea. Da sempre
affascinato anche da altre espressioni artistiche, ha scritto musica per il cinema e la
danza. Ha inciso per le etichette ECM, Soul Note, Splasc(h) Records, MM Records, CAM,
Imprint Records, Nueva, Giulia, ParmaFrontiere (etichetta da lui fondata).
Sab 7 novembre | Ridotto del Teatro Regio, h 15:30 e 18:00
Produzione ParmaFrontiere 2020
CARTOONS!
GLI ESPLORATORI DELLA GIUNGLA

                                            Sabina Borelli | voce narrante
                                            Diletta Longhi | voce
                                            Matteo Valentini | sassofono
                                            Paolo De Matteis | pianoforte
                                            Giancarlo Patris | contrabbasso
                                            Benedetta Rositano | batteria

                                            In collaborazione con
                                            Fondazione Teatro Regio

Siete pronti bambini ad incamminarvi insieme a noi, nella Giungla?
Si parte per una divertentissima esplorazione, in un luogo selvaggio tutto da
scoprire, come un gioco da fare insieme.
Con compagni di viaggio divertenti, con musiche e canzoni da cantare e ballare
assieme, in viaggio verso nuovi e fantastici incontri!
Pronti a partire ? Si va all'avventura!!!

Un tuffo nel mondo dei cartoni animati, un appuntamento ormai annuale che
quest’anno ci guiderà tra le musiche e i suoni delle molte, moltissime fiabe
ambientate fra foreste e liane, assieme ai loro protagonisti: quattro
musicisti, una cantante ed un’attrice canteranno, suoneranno e
racconteranno le avventure dei di questi straordinari amici della fantasia.
Uno spettacolo pieno di musica e canzoni, un dialogo tra personaggi e
strumenti musicali, un concerto per grandi e piccini tutto da cantare.
Mer 11 novembre | Casa della Musica, h 20:30
PERICOPES + 1
UP

Emiliano Vernizzi | Sax tenore, elettronica
Alessandro Sgobbio | pianoforte, fender rhodes, elettronica
Ruben Bellavia | batteria

La musica dei Pericopes è un percorso intrapreso da Alessandro Sgobbio
(piano) ed Emiliano Vernizzi (sax), frutto di dieci anni di attività artistica
internazionale a cavallo tra Parigi, New York e l’Italia. UP è il nuovo capitolo
nell’evoluzione artistica di Pericopes+1. Titolo semplice dai numerosi
significati: ci ricorda di espandere le nostre prospettive e creare nuova
energia positiva, di alzare lo sguardo in una società di persone volte sempre
più in basso sul proprio cellulare. UP diventa movimento ascendente
imprescindibile per qualunque artista o civiltà che intenda sopravvivere.
Pericopes+1 evoca queste ispirazioni, connettendo storie, melodie, ritmi e
elettronica, in equilibrio tra passato, presente e futuro. Al fianco di Sgobbio
e Vernizzi il batterista italiano Ruben Bellavia, in sostituzione di Nick Wight,
batterista e percussionista “titolare”, impossibilitato a partecipare al tour
causa Covid.
Il tour 2020 di “UP” (Losen Record) include Germania, Austria, Svizzera,
Francia, Italia.
Sette album all’attivo, vincitori assoluti del contest Padova Carrarese (indetto da
MusicaJazz e Paolo Fresu) e dell’Umbria Jazz Contest, con successiva segnalazione al
Topjazz 2013.
Il progetto transatlantico Pericopes+1 - assieme al batterista americano Nick Wight –
definisce un percorso nettamente crossover tra scrittura e improvvisazione, sonorità post-
rock, prog ed elettronica, che ad oggi la stampa internazionale colloca come uno dei più
interessanti esempi di contaminazione nel jazz: il power trio sax-piano-batteria che
“dimostra potenza e intenzione” (Downbeat - USA)
Riceve numerosi riconoscimenti da parte della stampa specializzata come dagli
appassionati del genere: definito “intelligentemente eterodosso” (Musica Jazz)
Contribuisce in maniera originale ed elegante al jazz contemporaneo (Concerto - Austria),
oltrepassando gli stilemi di genere, Pericopes+1 appartiene a una nuova generazione (Jazz
‘N’ More - Switzerland) del jazz di matrice europea.
Nei successivi sei anni il trio produrrà tre album, partecipazioni a festival e club con
centinaia di concerti in Francia, Inghilterra, Germania, Austria, Ungheria, Svizzera, Italia,
Olanda, Rep Ceca, Slovenia, Croazia, Stati Uniti e Cina.
ven 13 novembre | Casa della Musica, h 20:30
ENRICO PIERANUNZI
Unlimited, concerto per piano solo

Enrico Pieranunzi | pianoforte

Enrico Pieranunzi in piano solo è un’avventura musicale da seguire nota dopo
nota. Si passa da una canzone di Gershwin a una sonata di Scarlatti, da un
blues a un proprio brano. La sua musica, è stato scritto, “da’ voce al desiderio
di superamento del confine interpretativo” ed egli “si prende la libertà di
interpretare se stesso”. Classe, eleganza, immaginazione sono gli ingredienti
di un’esperienza sonora che riesce a catturare i pubblici più disparati; un
mondo musicale intenso e personalissimo, da parte di un musicista che da
tempo si è giustamente guadagnato apprezzamento e reputazione in tutto il
mondo.
Enrico Pieranunzi
Blues, barocco e molto altro, un’attività eclettica in cui pianismo composizione e
arrangiamento sono inscindibilmente intrecciati e che spesso l’ha visto impegnato anche
come autore nella musica per film e teatro. Questo il mondo musicale senza confini di
Enrico Pieranunzi, musicista tra i più versatili della scena musicale europea, nella cui
particolarissima avventura sonora jazz e classica convivono fin dall’inizio uno a fianco
all’altra. Troviamo così nella sua ricchissima discografia (più di 80 cd) collaborazioni
prestigiose con luminari del jazz come Chet Baker, Paul Motian, Charlie Haden, Marc
Johnson e Joey Baron ma anche un cd in duo con Bruno Canino (Americas) e lavori
incentrati su Scarlatti, Bach, Handel, Martinu, Gershwin (quest’ultimo in trio con suo
fratello Gabriele al violino e con Gabriele Mirabassi al clarinetto.)
E’ l’unico musicista italiano ad aver suonato e registrato più volte a suo nome nello storico
“Village Vanguard” di New York e, tra i numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali
per la sua attività musicale vanno ricordati il “Django d’Or” francese (1997) come miglior
musicista europeo, l’Echo Award 2014 in Germania come “Best International Piano Player”
e il premio “Una vita per il jazz” assegnatogli nello stesso anno dalla rivista Musica Jazz.
Parecchie sue composizioni sono diventate veri e propri standard suonati e registrati da
musicisti di tutto il mondo e sono state pubblicate nei prestigiosi “New Real Book”
statunitensi. Tra queste “Night Bird”, “Don’t forget the poet”, “Les Amants”, “Fellini’s
Waltz”, “Je ne sais quoi”, “Trasnoche”, « Coralie ». Il suo originale linguaggio musicale è
stato oggetto di numerose tesi di laurea o di dottorato, in Italia e all’estero.
Dom 15 novembre | Ape Parma Museo, h 18:00
MARCO COLONNA
Fili

Marco Colonna | Clarinetti

Marco Colonna torna con un nuovo progetto in cui esplora le varie potenzialità del
clarinetto basso, strumento che ha scelto da alcuni anni per portare avanti la
propria ricerca e diventato marchio di fabbrica dei suoi set solisti.

Un ritorno ad una dimensione puramente acustica, senza utilizzo di loop ed
elettronica: “In Fili” ho cercato di esplorare le possibilità combinatorie di vari
elementi stilistici, ed ho provato a rendere la mia esplorazione delle caratteristiche
timbriche e sonore dei clarinetti, base di un approccio orchestrale. Per quanto
comprenda che le nuove istanze della musica tendano sempre più verso un suono
“sintetico” la mia sfera di competenza è sempre il suono acustico e la sua
manipolazione, trasformazione e identità. Per cui in questo lavoro le tecniche
estese sono elementi strutturali e ritmici di un percorso in cui lo svuotamento di
un approccio virtuosistico in favore di una più alta consapevolezza compositiva è
l’essenza dell’omaggio a Maria Lai, la cui poetica e visione artistica sono linfa per
questo materiale, pensato e composto, prima che suonato e reso vivo. Omaggiando
un artista, ma in definitiva l’arte come strumento di immaginazione.”
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