IL GAMBERO D'ACQUA DOLCE IN PROVINCIA DI COMO

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IL GAMBERO D'ACQUA DOLCE IN PROVINCIA DI COMO
Provincia di Como
                      Settore Risorse Ambientali
                            Servizio Pesca

IL GAMBERO D’ACQUA DOLCE IN PROVINCIA DI COMO

Aprile 2002

A cura di Carlo Romanò e Claudia Riva

Con il supporto scientifico di Cesare Mario Puzzi
Con il supporto operativo del Servizio di vigilanza ittico-venatoria, dei
guardapesca volontari e delle guardie ecologiche volontarie della Provincia
di Como
IL GAMBERO D'ACQUA DOLCE IN PROVINCIA DI COMO
Indice

 1. Introduzione………………………………………………..1
 1.1 Reticolo idrografico dell’area indagata………………………….1

 2. Il gambero d’acqua dolce………………………………….7
 2.1 Sistematica e zoogeografia delle specie di gambero d’acqua
 dolce presenti in Italia………………………………………………...7
 2.2 Schede di ecologia comparata…………………………………...11
 2.3 Il gambero di fiume Austropotamobius pallipes italicus………..18
 Distribuzione…………………………………………………….18
 Morfologia………………………………………………………18
 Anatomia funzionale…………………………………………….22
 2.3.3.1 Apparato respiratorio………………………………………….22
 2.3.3.2 Apparato circolatorio………………………………………….23
 2.3.3.3 Apparato digerente…………………………………………….23
 2.3.3.4 Sistema neuromuscolare………………………………………24
 2.3.3.5 Apparato escretore…………………………………………….24
 2.3.3.6 Apparato riproduttore…………………………………………25
 2.3.3.7 Organi di senso………………………………………………..26
 Ecologia e alimentazione………………………………………26
 Riproduzione e ciclo vitale…………………………………….28
 Pricipali fattori di minaccia per la specie…………………….29

 3. Materiali e metodi………………………………………...31
 3.1 Le tecniche di censimento………………………………………..31
 3.2 Le stazioni di campionamento…………………………………..35
 3.3 Le schede di campo………………………………………………40
 3.4 Il rilevamento delle misure biometriche………………………..41

 4. Risultati……………………………………………………42
 4.1 Distribuzione del gambero in provincia di Como……………...42
 4.1.1 Il lago Ceresio…………………………………………………...47
 4.2 Individuazione degli habitat vocazionali……………………….50
 4.3 Caratterizzazione delle popolazioni del gambero d’acqua dolce
 nei corsi d’acqua della provincia di Como…………………………53
 4.3.1 Le densità………………………………………………………..53
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4.3.2 Struttura di popolazione in classi di età…………………………55
    4.3.3 Rapporto tra i sessi………………………………………………58
    4.3.4 Relazione Lunghezza-Peso di A.pallipes italicus……………….60

    5. Applicazioni e sviluppi dell’indagine……………………64
    5.1 I laghi……………………………………………………………..64
    5.2 I corsi d’acqua……………………………………………………65

                                        Bibliografia

    Allegati

1. Introduzione

Il gambero d’acqua dolce autoctono (Austropotamobius pallipes italicus), un tempo molto diffuso
in un gran numero di corsi d’acqua del Centro-Nord Italia, ha subito, a partire dall’inizio degli anni
’70, una forte rarefazione delle sue popolazioni su tutto l’areale di distribuzione; attualmente il
taxon risulta iscritto tra le specie rare nella Lista Rossa degli Invertebrati redatta dall’IUCN (Unione
Internazionale per la Conservazione della Natura) e la sua conservazione richiede la designazione di
aree speciali di tutela (Direttiva 92/43/CEE).
Nell’ambito della legislazione italiana in materia di pesca nelle acque interne, a livello nazionale, il
gambero di fiume è stato considerato una specie da proteggere e rientra nel novero delle “specie
ittiche” la cui pesca è soggetta a precise regolamentazioni, già a partire dal R.D. 22.11.1914 n. 1486
(Regolamentazione per la pesca fluviale e lacuale). In diverse regioni e province la pesca al
gambero è stata chiusa a tempo indeterminato; tra le prime, Liguria, Piemonte, Trentino-Alto
Adige, Friuli-Venezia Giulia, Lazio e Lombardia (quest’ultima con la legge regionale del 27.7.1977
n. 33 art. 15).
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Seppure tali provvedimenti abbiano avuto intenti lodevoli, la lenta ma costante rarefazione di questa
sottospecie endemica italiana, tuttora accertata (Mancini, 1986), dimostra che la semplice
regolamentazione del prelievo non è sufficiente ad invertire l’attuale tendenza.
L’introduzione di specie esotiche, l’inquinamento delle acque, la distruzione e
l’alterazione degli habitat, la diffusione di batteriosi, micosi e parassitosi
epidemiche incontrollabili, nonché lo stesso bracconaggio sembrano essere i
fattori principali di minaccia del gambero di fiume autoctono (Mancini, 1986); a
ciò si aggiunga che la scarsa e frammentaria conoscenza della sua distribuzione
nei corsi d’acqua italiani (e, in particolare, lombardi) e dello stato delle singole
popolazioni preclude, a priori, la programmazione di una corretta strategia di
tutela e di recupero.
L’attuazione di un accurato censimento delle popolazioni di Austropotamobius pallipes italicus
nell’intero reticolo idrografico della provincia di Como, ha avuto quali obbiettivi primari:
 rilevare la presenza o l’assenza della specie nei bacini campionati e costruire una carta di
   distribuzione delle popolazioni;
 ottenere una stima delle densità e delle strutture di popolazione;
 rilevare la presenza di specie di gambero alloctone (più resistenti alle patologie e
   all’inquinamento tanto da essere competitivamente avvantaggiate nella lotta per la
   sopravvivenza) e di altri evidenti fattori di minaccia;

        1.1 Il reticolo idrografico della Provincia di Como

La provincia di Como presenta una ricca varietà di corpi d’acqua ed è dominata
dalla presenza di due grandi laghi quali il Lario e il Ceresio.
Le acque correnti del suo territorio sono ascrivibili a tre categorie fondamentali:
 ambienti fluviali, caratterizzati da un’elevata portata media sostenuta da apporti idrici di
   prevalente origine alpina. Nella provincia gli unici corsi d’acqua di questo tipo sono il Lambro
   emissario, a valle del lago di Pusiano, il canale del Mera, che collega il lago di Novate con
   quello di Como e l’ultimo tratto dell’Adda immissario, a monte del Lario. Essi interessano il
   territorio comasco in misura minima, sviluppando il proprio corso quasi interamente nelle
   province limitrofe di Sondrio, Lecco e Milano (AA.VV, 1994).
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I tratti del Mera e dell’Adda, rappresentando un collegamento tra il lago e la parte più
   propriamente fluviale del loro corso, fungono sia da zone di riproduzione per numerose specie
   ittiche – cavedano (Leuciscus cephalus cabeda), alborella (Alburnus alburnus alborella),
   coregoni (Coregonus coregonus e Coregonus macrophtalmus), luccio (Esox lucius) – sia da
   richiamo per il successivo accesso alla parte superiore del fiume per la trota lacustre (Salmo
   trutta lacustris), che risale tali fiumi nel periodo della frega (AA.VV., 1994).
   Il Lambro, attraversando nel suo corso la parte del territorio comasco maggiormente
   antropizzata, presenta una profonda alterazione qualitativa delle sue acque;
 ambienti torrentizi dell’alta e media provincia, caratterizzati da rapide ed imponenti
   variazioni di portata rispetto ai valori medi di entità variabile da caso a caso. I torrenti
   discendono dagli elevati rilievi con linee di pendenza molto accentuate per immettersi poi nel
   Lario e nel Ceresio.
   La notevole velocità della corrente esercita continuamente un’azione erosiva sull’intera sezione
   dell’alveo, che risulta costituito principalmente da materiali grossolani (ciottoli, ghiaie, sabbie)
   soggetti a facile trasporto sul fondo per trascinamento, rotolamento e saltazione; questa
   conformazione del substrato preclude la possibilità di insediamento a numerose specie
   acquatiche, particolarmente se vegetali. Soltanto i tratti terminali, che perdono pendenza con
   l’attenuarsi dell’altitudine e grazie al materiale ivi trasportato dalla corrente (formazione in
   molti casi di un vero e proprio apparato deltizio), consentono la deposizione sul fondo di
   materiali a granulometria più fine (diminuisce la velocità e le particelle si depositano sul fondo).
   La maggior parte dei torrenti provinciali sono inclusi in questa categoria.
   La vocazionalità è a Salmonidi e la specie ittica dominante è la trota fario (Salmo trutta trutta).
   Vi possono essere specie di accompagnamento quali lo scazzone (Cottus gobio), il vairone
   (Leuciscus souffia muticellus), la sanguinerola (Phoxinus phoxinus), mentre nel tratto terminale
   pianeggiante possono risalire alcune specie ittiche lacustri.
   Queste acque vantano generalmente buona qualità;
 ambienti torrentizi della bassa provincia, con portate medie e scarsamente variabili. I torrenti
   scorrono lungo i pendii di rilievi d’altezza moderata e la cui pendenza decresce ulteriormente
   con l’ingresso in pianura dei corsi d’acqua. La velocità della corrente è contenuta, consentendo
   la decantazione sul fondo di materiali anche molto fini (sabbie, limi e argille); tale condizione
   permette l’insediamento di una flora acquatica lungo tutta la sezione dell’alveo. Solo i tratti più
   prossimi alle sorgenti possono presentare una certa pendenza e, quindi, i problemi di erosione
   del fondale prima ricordati.
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La vocazionalità è ancora a Salmonidi, divenendo mista a Salmonidi e Ciprinidi
   reofili verso il settore pianeggiante.
   Questi torrenti, attraversando zone collinari e poi pianeggianti, solcano un territorio fortemente
   antropizzato: ricevono scarichi civili, industriali e presentano spesso fortissime alterazioni
   qualitative.

Le operazioni di censimento hanno coperto l’intero reticolo idrografico delle
acque perenni del territorio provinciale, con l’esclusione di quei corsi d’acqua che,
essendo irraggiungibili, impercorribili o mostrando qualità delle acque scadenti
sono stati scartati dal campo d’indagine; tra l’elenco dei bacini censiti vanno
aggiunti quelli del lago di Segrino, di Montorfano, di Pusiano, di Lugano
(Ceresio), di Piano e di Alserio.
La cartina riportata nella pagina seguente è stata realizzata con supporto
informatico (G. I.S.) e consente una visione d’insieme del reticolo idrografico della
provincia di Como (Fig.1.1).
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Figura 1.1 Reticolo idrografico e laghi della provincia di Como

2. Il Gambero d’acqua dolce
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2.1 Sistematica e zoogeografia delle principali specie di
           gambero d’acqua dolce presenti in Italia

Di seguito viene riportata la classificazione sistematica dei gamberi d’acqua dolce
(secondo Bowman & Abele, 1982 e Hobbs, 1974). I numeri tra parentesi a lato dei
generi indicano rispettivamente il numero di specie e di sottospecie. Sono stati
evidenziati inoltre famiglie e generi che includono tra i loro rappresentanti specie
e sottospecie presenti sul territorio italiano: in rosso quelli autoctoni, in giallo
quelli alloctoni.

      PHYLUM Artropoda
       SUBPHYLUM Crustacea
       CLASSE Malacostraca
        SOTTOCLASSE Eumalacostraca
        SUPERORDINE Eucaridea
                    ORDINE Decapoda
         INFRAORDINE Astacidea
          SUPERFAMIGLIA Astacoidea
           FAMIGLIA Astacidae
                     GENERE Astacus (4:4)
                            Austrapotamobius (3:4)
                            Pacifastacus (5:2)
           FAMIGLIA Cambaridae
           SOTTOFAMIGLIA Cambaroidinae
                     GENERE Cambaroides (4:3)
           SOTTOFAMIGLIA Cambarellinae
                     GENERE Cambarellus (17:0)
           SOTTOFAMIGLIA Cambarinae
                     GENERE Barbicambarus (1:0)
                           Bouchardina (1:0)
                           Cambarus (78:2)
                           Distocambarus (2:0)
                           Fallicambarus (13:2)
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Faxonella (4:0)
                             Hobbseus (6:0)

                                                           Orconectes (67:10)
                             Procambarus (143 :10)
                             Troglocambarus (1 :0)
         SUPERFAMIGLIA Parastacoidea
            FAMIGLIA Parastacidea
                      GENERE Astacoides (6:0)
                               Astacopsis (2:0)
                               Cherax (38:3)
                               Engaeus (24:0)
                               Engaewa (3:0)
                               Euastacoides (3:0)
                               Euastacus (37 :11)
                               Geocherax (2 :0)
                               Gramastacus (2 :0)
                               Paranephrops (2 :0)
                              Parastacoides (1 :2)
                              Parastacus (6 :0)
                              Samastacus (2 :0)
                              Tenuibranchiurus (1 :0)

Le due superfamiglie Astacoidea e Parastacoidea hanno distribuzione geografica
diversa: alla prima appartengono tutti i gamberi di acque dolci e salmastre
dell’emisfero boreale (America Centro-Settentrionale, Europa ed Estremo Oriente),
alla seconda quelli dell’emisfero australe (Sudamerica, Madagascar, Nuova
Guinea, Nuova Zelanda e Australia) (Mancini, 1986).
Alla fauna autoctona europea sono ascritte poche specie appartenenti ai generi Astacus e
Austropotamobius, distribuite rispettivamente in tutta l’Europa centrale e orientale, isole e penisole
escluse, fino alla Siberia e alla Turchia e in Europa occidentale: Francia, Gran Bretagna, Irlanda,
Svizzera, Austria, Dalmazia, Penisola iberica e Italia peninsulare (Mancini, 1986).
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L’azione dell’uomo, che già in epoca preistorica aveva presumibilmente contribuito all’espansione
dell’area di diffusione di alcune specie, in tempi più recenti è stata causa di spettacolari casi di
introduzione nelle acque interne di tutto il mondo (Mancini, 1986).
In Europa, accanto alle originarie cinque specie (Astacus astacus, Astacus pachypus, Astacus
leptodactylus, Austropotamobius torrentium e Austropotamobius pallipes) si trovano attualmente
ben acclimatate le specie nordamericane Procambarus clarkii, Orconectes limosus e Pacifastacus
leniusculus (Holdich & Lowery, 1988).
A. pallipes è indubbiamente il gambero d’acqua dolce più diffuso in Italia e l’unico Astacide
autoctono in Lombardia (Nardi & Razzetti, 1998). Delle due sottospecie riconosciute (A. pallipes
pallipes e A. pallipes italicus), la prima è presente in Spagna, Francia e Svizzera e, secondo recenti
segnalazioni (Salvidio et al., 1993), anche in Liguria; la seconda si estende in gran parte
dell’Europa meridionale e in tutta la Penisola italiana, spingendosi ad est fino alla Dalmazia. La
terza delle specie native italiane è A. astacus: è diffuso in tutta l’Europa centro-settentrionale ed
orientale (Francia, Svizzera, Germania, Paesi Bassi, Danimarca, Penisola Scandinava, Penisola
Balcanica, Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia, Russia europea) e annovera popolazioni nella
porzione orientale della Venezia-Giulia (Mancini, 1986).
Le specie esotiche segnalate negli ultimi decenni in diffusione nelle acque italiane sono: A.
leptodactylus, P. clarkii e O. limosus.
La prima proviene dall’Europa orientale (soprattutto fiumi sfocianti nel Mar Nero e Mar Baltico),
Turchia, Grecia e Siberia ed è in fase di acclimatazione in diverse località europee della Francia,
Spagna, Gran Bretagna e Italia (presente in alcuni allevamenti rappresentando un potenziale rischio
di diffusione) (Nardi & Razzetti, 1998); le altre sono state importate dal Nord-America.
P. clarkii è originario del Messico del Nord e degli Stati Uniti centro-meridionali (bassa vallata del
Mississipi), ma la sua introduzione in numerosissimi paesi americani, europei, asiatici e addirittura
africani (si ricorda che l’Africa non presenta nessuna specie autoctona) lo ha reso certamente il
gambero d’acqua dolce più diffuso al mondo. In Italia è stato segnalato per la prima volta nel
torrente Bana, affluente di sinistra del Po, nel 1992 da Delmastro (1992); più recentemente la sua
presenza è stata rilevata in Toscana (lago di Massaciuccoli), Emilia Romagna e Lombardia (Nardi
& Razzetti, 1998).
O. limosus è specie nativa degli USA nord-orientali e ivi diffusa dal Maine alla Virginia; in Europa
è stato importato all’inizio del XX secolo e, grazie a rapida espansione, è oggi perfettamente
acclimatato in Austria, Francia, Germania, Polonia, Svizzera, Russia, Inghilterra meridionale. In
Italia è stato rinvenuto per la prima volta nel lago di Iseo da Delmastro (1992) e negli ultimi anni la
sua presenza è stata segnalata in molti corpi idrici lombardi e veneti (Nardi & Razzetti, 1998).
2.2 Schede di ecologia comparata

Gambero dalle zampe bianche Austropotamobius pallipes italicus (Faxon,
1914)

                 Famiglia                  Astacidae
                  Origine                  Autoctona
           Areale di distribuzione         Europa occidentale. Tutta la penisola italiana, dalla
                                           Calabria al Piemonte e alla Venezia-Giulia, fino alla
                                           Dalmazia.
               Rarità generale             Sottospecie di A. pallipes inserita nella Lista Rossa
                                           dell’IUCN come specie “rara”.
           Preferenze ambientali           Colonizza torrenti e piccoli corsi d’acqua collinari,
                                           nonché piccoli laghi e fossi, caratterizzati da acque
                                           fresche e ben ossigenate.
             Regime alimentare             Specie onnivora con netta tendenza alla zoofagia.
Parametri fisici e chimici dell’acqua in   T: 15-18°C
condizioni ottimali                        pH: 6,8-9
                                           Conc. ione Ca: 50-100 ppm
                                           Conc. O2: 60-130% saturazione
Età di prima maturazione sessuale          3°-4° anno d’età
                 Prolificità               50-100 uova per femmina ovigera
        Taglia massima raggiungibile       12 cm di lunghezza e 90 g di peso
Caratteristiche morfologiche distintive    Corpo di color marrone con un solo paio di denti
                                           postorbitali; primi pereiopodi modificati in una robusta
                                           chela con superficie granulosa priva di sperone sul
                                           carpopodite, ed il cui dito fisso presenta un evidente
                                           scalino sul margine interno; pleure dei segmenti
                                           addominali arrotondate sul margine ventrale; terzo
                                           massillipede con meropodite provvisto di dentelli su tutto
                                           il margine interno; rostro triangolare con due denti laterali
                                           nel terzo distale; primo gonopodio con margini distali
                                           asimmetrici.
F a mig lia                                              As tac id a e
O rig i ne                                               Au to c to no
Area le di d is t ri b uz io n e                         Sp a g na , Fr a nc ia e S v izz er a. L i g ur i a.
Ra rit à g e nera le                                     So t to sp ec ie       di      A.     p a ll ip e s  i n se r i ta
                                                         ne ll ’I n ve rt eb ra te R ed Da ta B o o k d el la
                                                         I U CN co me sp e ci e “r a r a”.
P ref e re nze a mb i ent a li                           Co lo n iz za a mb i e nt i lo t ici q ua li to r r e nt i e
                                                         p icco li co r si d ’acq u a c o lli n ar i , co n acq u e
                                                                                                                              Figura 2.1
                                                         li mp id e, fr e sc he, b e n o s si g e nat e.
                                                                                                                              Esemplari
Reg i me a l i me nt a re                                Sp ec ie o n n i vo r a co n ne tt a t e nd e nz a al la
                                                                                                                                    di
                                                         zo o f a gi a.
                                                                                                                              Austropota
P a ra me t r i f i s ici e c h i mici de ll ’ a c qua   T : 1 5 -1 8 ° C                                                        mobius
in co n d izio n i o t t i ma li                         pH: 6,8-9                                                              pallipes
                                                         Conc. ione Ca: 50-100 ppm                                            italicus (da
                                                         Conc. O2: 60-130% saturazione                                         Mancini,
Et à di p ri ma ma t u ra z i o ne se s sua le           3 ° -4 ° a n no d ’ età                                                 1986)
P ro l if ic it à                                        5 0 -1 0 0 uo v a p er f e m mi n a o vi ger a
Ta g l ia ma ss i ma ra g g iu ng i bi le                1 2 c m d i l u n g he zza e 9 0 g d i p e so
Ca ra t t e ri st ic he mo rf o l o g ic he              U g ual e a A . p a llip es ita li cu s d a cu i si
di st int iv e                                           d i f fer e n zi a p er l ’ a ver e il p r i mo go no p o d io
                                                         co n        mar gi n i     d e ll a   p o r zio ne     d i sta le
                                                         s vi l up p a ti i n ma ni er a s i m me tr i ca e le d ue
                                                         sp i n e la ter a li d e l r o s tr o si t ua te ne l 5 °
                                                         d is ta le e no n ne l 3 ° co m e n el l ’i ta l icu s.

 Gambero dalle zampe bianche
 Austropotamobius pallipes pallipes (Lereboullet, 1858)
Figura 2.2 Esemplare di Austropotamobius pallipes pallipes

Gambero nobile o dalle zampe rosse
Astacus astacus (Linneo, 1758)

                   Famiglia                          Astacidae
O rig i ne                                           Autoctono
Areale di distribuzione                              Europa centro-settentrionale ed orientale. In Italia nella
                                                     zona orientale della Venezia-Giulia.
Ra rit à g e nera le                                 La specie è inserita nella Lista Rossa dell’IUCN come
                                                     specie “vulnerabile”.
P ref e re nze a mb i ent a li                       Acque lacustri, stagnanti e debolmente correnti,
                                                     soprattutto di pianura.
Reg i me a l i me nt a re                            Prevalentemente fitofago.
Parametri fisici e chimici dell’acqua in             T: 17-21°C
condizioni ottimali                                  pH: 7-8
                                                     Conc. ione Ca: 50-100 ppm
                                                     Conc. O2: da 5 ppm a saturazione
Et à di p ri ma ma t u ra z i o ne se s sua le       Maschio: 3 anni; femmina: 4 anni
P ro l if ic it à                                    80-200 uova per femmina ovigera
Ta g l ia ma ss i ma ra g g iu ng i bi le            20 cm di lunghezza e 200 g di peso
Ca ra t t e ri st ic he mo rf o l o g ic he          Specie assai simile ad A. pallipes, se ne differenzia per
di st int iv e                                       la presenza di due paia di spine postorbitali sulla
                                                     porzione cefalica del carapace, anziché una singola
                                                     come in A. pallipes.
                                                                                                                  Figura 2.3
Esemplare di Astacus astacus (da Mancini, 1986)

Gambero turco o dalle zampe fragili
Astacus leptodactylus (Eschscholtz, 1823)
F a mig lia                                                     Astacidae
O rig i ne                                                      Alloctono
Area le di d is t ri b uz io n e                                Europa orientale, Turchia, Siberia. In Italia in numerosi
                                                                allevamenti.
Ra rit à g e nera le                                            Specie in progressiva espansione sia naturalmente che per
                                                                introduzione dell’uomo.
P ref e re nze a mb i ent a li                                  Acque stagnanti a lento decorso, caratterizzate da forti
                                                                escursioni termiche stagionali.
Reg i me a l i me nt a re                                       Tipicamente onnivoro
Parametri fisico-chimici dell’acqua in condizioni               T: 19-23°C
ottimali                                                        pH: 6-9
                                                                Conc. ione Ca: 50-100 ppm
                                                                Conc. O2: da 3 ppm a saturazione
Et à di p ri ma ma t u ra z i o ne se s sua le                  Maschio: 2 anni; femmina: 3 anni
P ro l if ic it à                                               200-800 uova per femmina ovigera
Ta g l ia ma ss i ma ra g g iu ng i bi le                       25 cm di lunghezza e 200-300 g di peso
Ca ra t t e ri st ic he mo rf o l o g ic he di st int iv e      Nessuno sperone sul carpopodite; una sola spina post-oculare.

        Figura 2.4 Esemplare di Astacus leptodactylus (da Mancini, 1986)

Gambero americano
Orconectes limosus (Rafinesque, 1817)

F a mig lia                                            Cambaridae
O rig i ne                                             Alloctono
Area le di d is t ri b uz io n e                       Specie nativa degli Stati Uniti nord-orientali; introdotta
                                                       oggi in numerosi paesi dell’Europa centrale. In Italia
                                                       segnalata in Lombardia e Veneto.
Ra rit à g e nera le                                   Specie in rapida espansione su larga parte del
                                                       continente europeo.
P ref e re nze a mb i ent a li                         Acque ferme o a lento decorso; si adatta a un moderato
                                                       inquinamento organico.
Reg i me a l i me nt a re                              Onnivoro con preferenza per macrofite e molluschi.
Parametri fisico-chimici dell’acqua in                 T: 18-22°C
condizioni ottimali                                    pH: 6,5-8
                                                       Conc. ione Ca: 50-100 ppm
                                                       Conc. O2: da 1 ppm a saturazione
Et à di p ri ma ma t u ra z i o ne se s sua le         2° anno di vita
P ro l if ic it à                                      300-450 uova per femmina ovigera
Ta g l ia ma ss i ma ra g g iu ng i bi le              11 cm di lunghezza e 40 g di peso
Ca ra t t e ri st ic he mo rf o l o g ic he            Caratteristica distintiva più immediata della specie è la
di st int iv e                                         presenza di due file di macchie rosse di forma
                                                       triangolare sui tergiti addominali. Le chele sono lisce e
                                                       prive di sinuosità sul margine interno; sul carpopodite è
                                                       presente uno sperone, meno pronunciato di quello di P.
                                                       clarkii.

                                           Figura 2.5 Esemplare di Orconectes limosus

Gambero rosso delle paludi della Louisiana
Procambarus clarkii (Girard, 1852)

F a mig lia                                                     Cambaridae
O rig i ne                                                      Alloctono
Area le di d is t ri b uz io n e                                Originario della bassa valle del Mississipi ha raggiunto
                                                                attualmente una diffusione mondiale; in Italia segnalato in
                                                                Veneto, Emilia Romagna e Lombardia.
Ra rit à g e nera le                                            Decapode d’acqua dolce più diffuso al mondo
P ref e re nze a mb i ent a li                                  Specie ad amplissima valenza ecologica che le consente di
                                                                adattarsi a climi temperati e tropicali. Preferisce le acque
                                                                tranquille e stagnanti: acquitrini, stagni, bracci morti di sistemi
                                                                fluviali.
Reg i me a l i me nt a re                                       Onnivoro, prevalentemente fitofago.
Parametri fisico-chimici dell’acqua in condizioni               T: 20-25°C
ottimali                                                        pH: 6.5-8.5
                                                                Conc. ioni Ca: 50-100 ppm
                                                                Conc. O2: da 1 ppm a saturazione
Et à di p ri ma ma t u ra z i o ne se s sua le                  PRECOCISSIMA: 3-5 MESI DI VITA IN NATURA, 2 IN
                                                                ALLEVAMENTO
P ro l if ic it à                                               Massimo di 700 uova per femmina ovigera
Ta g l ia ma ss i ma ra g g iu ng i bi le                       15 cm di lunghezza e 100 g di peso
Ca ra t t e ri st ic he mo rf o l o g ic he di st int iv e      Il corpo presenta un’accesa colorazione rossa; uno sperone
                                                                molto evidente sul carpopodite della chela.
Figura 2.6 Esemplare di Proclambarus clarkii (da Mancini, 1986)
2.3 Il Gambero di fiume Austropotamobius pallipes italicus

2.3.1 Distribuzione

A. pallipes italicus rappresenta una delle tante varietà di A. pallipes erette al rango di sottospecie e
propriamente un endemismo della fauna acquatica italiana.
Essa popola i corsi d’acqua di tutta la penisola, tranne le isole, dalla Calabria al Piemonte e alla
Venezia-Giulia, con poche eccezioni accertate che includono alcune province pugliesi (Bari,
Brindisi, Taranto e Lecce), alcune calabresi (Catanzaro e Reggio Calabria) e altre dell’Italia centrale
(Livorno, Latina, Napoli) (Mancini, 1986).
In realtà non esistono dati aggiornati e completi sulla distribuzione nel nostro Paese delle
popolazioni di tale gambero: in Lombardia le uniche informazioni risalgono a questionari distribuiti
dalla Regione (1987), ai lavori di Mancini (1986) e Salvidio et al. (1993); in Pianura Padana non
sono mai stati svolti censimenti generalizzati anche se la presenza della specie è stata accertata in
varie località da alcune ricerche (Arcadipane et al., 2000).

2.3.2 Morfologia

Crostacei d’acqua dolce, questi Decapodi Malacostraci presentano morfologia e
strutture anatomiche tipiche dell’ordine di appartenenza (Fig.2.7):
    corpo totalmente protetto da un esoscheletro chitinoso-proteico prodotto dal tegumento e
       irrobustito dall’infiltrazione di sali di calcio (Mancini, 1986);
    corpo segmentato suddiviso in una parte anteriore (cefalotorace o pereion) comprendente
       capo e torace, composta da 14 segmenti e protetta da un carapace dorsale-laterale e una
porzione posteriore (addome o pleon) composta da 6 metameri e terminante con un telson o
   coda;
 singoli somiti forniti di una coppia di appendici di struttura generale riconducibile allo
   schema illustrato nella figura 2.8: arto bifido con porzione prossimale collegata al metamero
   (protopodite, composto da due articoli, coxa e base) e dalla quale si dipartono due rami, uno
   interno (endopodite) e uno esterno (esopodite); spesso dalla coxa si diparte un’altra
   espansione detta epipodite.

                  Figura 2.7 Morfologia esterna di un Decapode (da Froglia, 1978)
Fugura 2.8 Schema di un’appendice toracica (da Froglia, 1978)

Nella tabella 2.1 sono schematizzati i vari segmenti del corpo con relative
appendici e loro funzioni (modificato da Mancini, 1986 e Arrignon, 1996).

T ab ella 2 .1 Me ta me r i d e l co r p o d ei Dec ap o d i d i acq ua d o lce co n r e la ti ve ap p e nd i ci e f u nz io ni

SOM.         REGIONE            APPENDICE                       FUNZIONE
             T E ST A
I                               o cc hio p ed u nco l ato       Vi st a
II                              an te n n u la                  E q u il ib r io , ta tto , o d o r a t o e g us to
III                             an te n na                      T atto , o d o r a to e g u s to
IV                              ma nd ib o l a                  Ma st icaz io ne
V                               1 ° ma sc el la                 Au s il iar e d el la b o cca
VI                              2 ° ma sc el la                 Au s il iar e d el la b o cca
             T OR ACE
VI I                 1 ° ma s si ll ip ed e              T atto , o d o r a to e g u s to , a u si li ar e
VI I I               2 ° ma s si ll ip ed e              T atto e r esp ir a zio ne
IX                   3 ° ma s si ll ip ed e              T atto e r esp ir a zio ne
X                    1 °p er e io p o d e ( c he le)     Di fe s a e a tt acco
XI                   2 °p er e io p o d e ( c he lip )   Lo co mo z io ne e p r e n sio n e
XI I                 3 °p er e io p o d e ( c he lip )   Lo co mo z io ne e p r e n sio n e
XI I I               4 °p er e io p o d e                Lo co mo z io ne e p r e n sio n e
XI V                 5 °p er e io p o d e                Lo co mo z io ne
          AD DO ME
XV                   1 °p leo p o d e                    Cir co l azio n e d e ll ’ acq ua
XVI                  2 °p leo p o d e                    Co p ul az io ne, cir c . acq u a e o vi f er o
XVI I                3 °p leo p o d e                    Co p ul az io ne
XVI I I              4 °p leo p o d e                    Cir co l azio n e d e ll ’ acq ua
XI X                 5 °p leo p o d e                    O vi fe r o nel la f e m mi n a
XX                   tel so n                            Nel la fe m mi n a o vi fe r o e p r o tez io ne
                                                         d ell e uo va ;
                                                         n uo to

A. pallipes italicus ha un aspetto robusto; può raggiungere i 12 cm di lunghezza e i
90 g di peso; ha colorazione del corpo piuttosto variabile, restando comunque sui
colori bruno-marroni o bruno-verdastri su dorso e fianchi e biancastra su ventre e
arti. La specie presenta piccole differenze tra i due sessi, riconducibili alla
presenza, nel maschio, delle prime due paia di pleopodi modificati in organo
copulatore (nella femmina tutti i pleopodi sono uguali); altri elementi di
dimorfismo riguardano le maggiori dimensioni corporee, il maggiore sviluppo
delle chele e l’addome più stretto dei maschi (caratteristiche, quest’ultime, non
sempre riscontrabili in maniera evidente).

2.3.3 Anatomia funzionale

2.3.3.1 Apparato respiratorio

Gli scambi gassosi con l’ambiente acquoso avvengono a livello delle camere
branchiali, delimitate dal cefalotorace. Il flusso d’acqua nella camera branchiale
ha una direzione postero-anteriore: l’acqua entra attraverso i margini liberi del
carapace per poi uscirne da due fori situati ai lati della bocca. Per evitare che le
camere stesse vengano sporcate o intasate da detrito, i gamberi sono dotati di
particolari strutture filamentose e filtranti che si trovano alla base dei pereiopodi;
per lo stesso motivo essi adottano spesso l’efficace accorgimento dell’inversione
temporanea della direzione del flusso dell’acqua.
Il flusso dell’acqua attraverso le camere branchiali è dovuto principalmente al
movimento dell’esopodite della seconda mascella, lo scafognatite, e l’assunzione
dell’ossigeno avviene tramite le branchie: esse, filamentose o lamellari, sono in
numero di 18 per singola camera e sono inserite sulla coxa delle appendici
toraciche (podobranchie, un paio), sulla membrana che fissa la coxa ai fianchi del
segmento toracico (artrobranchie, due paia) e sui fianchi del segmento stesso
(pleurobranchie, un paio); non tutti i somiti ne sono provvisti e non sempre sono
presenti tutte le serie di branchie.
La collocazione protetta degli organi deputati alla respirazione ne rallenta di molto
il prosciugamento e la conseguente perdita di funzionalità; ne deriva la capacità
dei gamberi di sopportare periodi di emersione piuttosto lunghi (ore e persino
giorni) purchè le branchie siano inumidite (Nardi & Razzetti, 1998).

2.3.3.2 Apparato circolatorio

La circolazione sanguigna è di tipo aperto-lacunare (Mancini, 1986), mancando di
un circuito venoso che consenta il ritorno del sangue al cuore e agli organi
respiratori attraverso un sistema di vasi chiusi; l’emolinfa rifluisce alle branchie
attraverso membrane e fasci muscolari e da lì procede verso il seno pericardico. Il
liquido circolatorio è provvisto di un pigmento respiratorio, l’emocianina,
associato alla frazione liquida (plasma). Il cuore, posto nel seno pericardico, è
provvisto di tre aperture riceventi munite di valvole che impediscono il riflusso
dell’emolinfa;   da   esso   si   dipartono   anteriormente   un’arteria   oftalmica   (al
cervello), un paio di arterie antennali (organi genitali, occhi, antenne, mandibole)
e un paio di arterie epatiche, posteriormente un’arteria addominale posteriore
(muscoli addominali e intestino) e una arteria sternale (appendici toraciche e
addominali) (Mancini, 1986).

2.3.3.3 Apparato digerente

Al complesso apparato boccale, composto dalla bocca e dalle appendici boccali,
seguono un corto esofago e uno stomaco molto ampio. Esso è suddiviso da una
costrizione in uno stomaco cardiaco e in uno pilorico. Il primo, più grande, è
rivestito sulla mucosa interna da numerose piastre cuticolari calcificate (il
cosiddetto “mulino gastrico”); queste, con l’aiuto degli enzimi digestivi secreti
nella cavità cardiaca dall’epatopancreas, completano la triturazione del cibo già
sminuzzato a livello boccale. Il cibo, già abbondantemente triturato, passa quindi
allo stomaco pilorico che ne prosegue lo sminuzzamento e inizia il processo
assimilativo; le particelle più grosse passano nell’intestino e quindi fuoriescono
dall’ano, posto alla base del telson.

2.3.3.4 Sistema neuromuscolare

Il sistema nervoso è di tipo gangliare, formato da una coppia di gangli per ogni
segmento, uniti trasversalmente da una commissura e longitudinalmente collegati
alle coppie adiacenti da un connessura. I gangli sono disposti sulla linea mediana
della faccia ventrale del corpo, addossati al tegumento e sono collegati ai muscoli
e alle appendici da fasci di fibre nervose.
Nell’addome si hanno sei gruppi di gangli che innervano i muscoli motori della
coda; si tratta di muscoli estensori e flessori che anteriormente si inseriscono nel
cefalotorace e posteriormente sui tegumenti solidi dei somiti addominali.
Anche nel torace ci sono sei gruppi di gangli pari, collegati da doppi e
commessure; quelle che si staccano dalla parte più anteriore si dirigono in avanti
raggiungendo il ganglio cerebrale o cervello subesofageo (formato da tre masse
gangliari). A questo livello i gangli innervano le appendici anteriori (occhi,
antenne e antennule).
La massa viscerale dipende da un sistema simpatico (Arrignon, 1996).

2.3.3.5 Apparato escretore

L’escrezione e l’osmoregolazione sono controllate principalmente dalle ghiandoli
verdi, localizzate all’altezza dell’articolo basale delle antenne. Esse sono formate
da un sacculo terminale e da un complesso labirinto differenziato in due zone,
l’una reticolata, l’altra tubuliforme, spugnosa e in comunicazione con un canale
efferente dilatato in vescica, a sua volta comunicante con l’esterno attraverso un
poro escretore. L’urina secreta è ipotonica rispetto all’emolinfa, ma l’animale ha
una certa capacità di controllarne la concentrazione: secondo Chaisemartin (1977)
A. pallipes, nei suoi spostamenti da un luogo all’altro, sembra possa elevarne la
concentrazione portandola all’isotonicità con l’ambiente acquatico (sempre che
quest’ultimo abbia salinità compatibile con le esigenze dell’animale).
Anche le branchie hanno un ruolo importante nell’escrezione e nell’eliminazione
delle sostanze di rifiuto (Arrignon, 1996 e Mancini, 1986).

2.3.3.6 Apparato riproduttore

L’apparato genitale maschile comprende due testicoli, due canali deferenti e
relative ghiandole androgene. I testicoli si estendono dorsalmente nella regione
toracica, fondendosi posteriormente in una struttura impari (configurazione ad Y).
Da ciascuno di essi partono spermidutti lunghi e convoluti, che sboccano in
prossimità di una papilla genitale a livello del quinto paio di pereiopodi. Le
ghiandole androgene sono accollate alla regione immediatamente anteriore alla
parte muscolare eiaculatrice dei dotti deferenti.
Nella femmina si hanno due ovari e due ovidutti; i primi hanno medesima
collocazione   dorsale    dei   testicoli,   estendendosi   fino   al   secondo    segmento
addominale con l’analoga struttura allungata determinata dalla fusione posteriore
(forma a Y). Gli ovidutti iniziano a livello dell’unione delle metà anteriori, sono
brevi, irrobustiti da una guaina muscolare e sboccano a livello del terzo paio di
pereiopodi.
La fecondazione esterna avviene tramite il trasferimento da parte del maschio di
spermatofore    tubuliformi     alla   femmina,     la   quale     provvederà     alla   loro
conservazione in appositi ricettacoli sino all’ovodeposizione.

2.3.3.7 Organi di senso

Gli occhi sono peduncolati e di tipo composto, localizzati ai lati del rostro. Il
globo oculare è costituito da un insieme di ommatidi (centinaia) collegati
all’estremità del nervo ottico; tale struttura permette al gambero una visione a
mosaico risolventesi, però, in una visione continua in condizioni di scarsa
luminosità    (Mancini,      1986).     Complessivamente    l’organizzazione        strutturale
dell’occhio consente una visione a 180°, permettendo all’animale di distinguere
forma, dimensione e probabilmente anche colore degli oggetti.
Il senso olfattivo e quello tattile sono ben sviluppati grazie alla presenza di un
esteso sistema di setole sensitive distribuite su tutto il corpo e in particolare in
corrispondenza degli arti, del telson, della bocca, delle antenne e delle antennule
(Mancini, 1986).
Non si hanno invece prove certe delle facoltà uditive di tali animali, anche se il
fatto   che   essi   producano    con    lo   sfregamento   delle   chele   suoni    a   scopo
intimidatorio o riproduttivo costituisce una prova a favore della loro capacità di
percepire tali vibrazioni.

2.3.4 Ecologia e alimentazione

Il gambero d’acqua dolce è considerato un animale relativamente solitario e
territoriale. Seppure sia comune trovare popolazioni concentrate in poche decine di
metri lungo i corsi d’acqua, in realtà sembra che i singoli individui si ignorino
vicendevolmente per la maggior parte dell’anno, arrivando, a volte, addirittura al
cannibalismo; tali densità rilevabili in natura sono imputabili alle condizioni
ambientali particolarmente propizie (clima, disponibilità di rifugi, cibo, ecc.)
(Mancini, 1986).
Il gambero autoctono ama le acque correnti limpide e moderatamente fredde
tipiche dei piccoli corsi d’acqua montani-collinari, nonché quelle dei tratti alti dei
grandi fiumi o addirittura dei laghi, purchè ricevano un apporto costante di acque
fresche. La specie è particolarmente esigente riguardo al tenore di ossigeno che
deve mantenersi tra il 60 ed il 130% della concentrazione di saturazione, ma
altresì è considerata specie stenoterma (15-18°C) e stenoionica (pH 6-9) (Mancini,
1986). Essa colonizza fondali ciottolosi, ghiaiosi, sabbiosi trovando ottimi rifugi
tra tronchi e ceppi sommersi, banchi di macrofite, lettiere di foglie e rami, anfratti
rocciosi, o tane scavate dagli individui stessi lungo le rive (Arrignon, 1996).
La sua dieta è onnivora con una netta tendenza alla zoofagia: gli individui si
nutrono di prede animali di ogni genere (larve acquatiche di insetti, piccoli
crostacei bentonici, molluschi, anellidi, anfibi e loro larve, piccoli pesci) non
disdegnando detriti vegetali, foglie di piante acquatiche, perfino frutti caduti in
acqua (Mancini, 1986).
La caccia occupa gran parte dell’attività notturna dei gamberi (sono animali
lucifugi): è attuata strisciando sul fondo dei letti dei torrenti mantenendo le chele
protese in avanti, pronte all’attacco.
Da adulti, al di fuori dei periodi della muta, non conoscono molti predatori
naturali: solo ratti e arvicole acquatiche sono in grado di rompere il loro carapace.
I gamberi in sviluppo larvale e nei primi mesi di vita, oltre agli adulti in muta,
vengono invece attaccati da Salmonidi e anguille.

2.3.5 Riproduzione e ciclo vitale

La maturità sessuale viene raggiunta al terzo-quarto anno di vita, quando le
femmine hanno raggiunto una lunghezza media di 50 mm.
Il periodo dell’accoppiamento coincide con i mesi autunnali, probabilmente
stimolato da un abbassamento della temperatura. I maschi “corteggiano” le
femmine in modo piuttosto violento arrivando alla loro mutilazione o addirittura
alla loro   uccisione   in   caso   di   reticenza   al   rovesciamento   sul   dorso   per
l’accoppiamento frontale (Mancini, 1986).
Durante la copula (fecondazione esterna), il maschio depone delle spermatofore
sull’addome della femmina che provvederà dopo 2-3 giorni all’ovodeposizione; lo
stesso maschio si allontana immediatamente dopo l’accoppiamento andando all a
ricerca di un’altra femmina. Le uova fecondate vengono trasportate dalle madri
attaccate ai pleopodi per alcuni mesi (le femmine ovigere sono osservabili in
natura da dicembre a giugno): esse sono in media 200 per femmina, del diametro di
circa 2 mm e di colore bruno cupo (Fig.2.9). Durante questi mesi la femmina
rimane rintanata il più possibile, proteggendo le uova da eventuali predatori e
provvedendo a ventilarle e pulirle continuamente. Dopo 5 o 6 mesi nascono delle
larve in avanzato stato di sviluppo (zoea, terzo stadio di sviluppo larvale dei
Crostacei che ne prevedono sei: nauplius, metanauplius, zoea, mysis, megalopa e
cypris), che rimangono attaccate con i propri pleopodi ai pleopodi della madre fino
al completamento del loro sviluppo; poi si affrancano da questa cominciando la
loro vita bentonica (Mancini, 1986). Nei primi mesi di vita arrivano a compiere
dalle 5 alle 6 mute, divenendo facili prede (in questo periodo sono registrati i tassi
di mortalità più alti); negli anni successivi l’ecdisi diventerà un evento molto più
raro (massimo di una all’anno).
A. pallipes italicus può arrivare a vivere fino a tredici anni (Mancini, 1986).

         Fi g ur a 2 .9 Fe m mi n a o v i ger a d i A u st ro p o ta mo b iu s p a l lip e s ( d a Ma nc i ni, 1 9 8 6 )

2.3.6 Principali fattori di minaccia per la specie

Le    popolazioni        del     gambero           di    fiume        nativo       sono       minacciate           nella      loro
sopravvivenza da vari fattori:
      La presenza di specie esotiche introdotte dall’uomo. La competizione con
       Crostacei decapodi alloctoni, spesso più robusti e meno esigenti da un punto
       di vista ambientale, costituisce attualmente uno dei più gravi pericoli per A.
       pallipes,        escluso         dal      proprio         habitat        (Holdich,           1988).         I       gamberi
       d’importazione sono spesso veicolo di trasmissione per agenti eziologici
       devastanti, per i quali essi stessi hanno minor sensibilità, se non addirittura
       resistenza;
 L’inquinamento delle acque. Richiedendo per natura acque ben ossigenate,
       il nostro gambero sopporta a stento l’accumulo di sostanza organica sul
       fondo dei corsi d’acqua: un suo sovraccarico comporta una profonda
       alterazione delle comunità macrobentoniche e l’instaurarsi sul substrato di
       condizioni di anossia e di accumulo di limo. Effetto nocivo hanno anche gli
       inquinanti contenuti in pesticidi e fertilizzanti chimici e i metalli pesanti, in
       particolare ioni di rame, zinco, cromo (Mancini, 1986);
    L’alterazione        degli       habitat.        L’azione   combinata      di     inquinamenti
       meccanici, dovuti al trasporto imponente di materiale sul fondo in caso di
       piogge    abbondanti       e   quella     di    inquinamenti     termici,     risultato     della
       modificazione della rete idrografica (sbarramenti artificiali, dighe), ma
       anche    dell’immissione         di     acque     riscaldate     (lavorazioni     industriali,
       produzione di energia elettrica) possono portare all’abbandono total e
       dell’ambiente interessato da tali fenomeni (Arrignon, 1996);
    La diffusione di patologie, spesso portate da specie alloctone. La malatti a
       più conosciuta per i suoi effetti decimanti sulle popolazioni colpite è la
       cosiddetta “peste del gambero”, una micosi introdotta in Europa nel 1860
       attraverso   l’accidentale importazione               dall’America di       gamberi       infetti.
       Agente eziologico è un fungo (Aphanomyces astaci) appartenente alla
       famiglia delle Saprolegniacee. A questa, se ne aggiungono altre indotte da
       funghi   (“ruggine     del     gambero”),        da   batteri,   da   protozoi    (Telohania
       contejeani,“malattia della porcellana”) e da altri agenti parassitari (cestodi,
       nematodi, trematodi del genere Distomus e piccoli ectoparassiti quali
       sanguisughe del genere Branchiobdella) (Arrignon, 1996).

3. Materiali e metodi

                        3.1 Le tecniche di censimento

Le metodologie di censimento utilizzabili per un’indagine conoscitiva della distribuzione delle
popolazioni di gambero sono essenzialmente quattro:
   1. censimento notturno tramite osservazione diretta;
2. censimento diurno tramite osservazione diretta;
   3. cattura mediante nasse;
   4. cattura mediante elettropesca.
La prima tecnica, sfruttando il momento di maggiore attività del gambero (uscito
dai rifugi per cacciare e per svolgere le sue attività), consiste nel percorrere a
piedi, lentamente, il corso d’acqua da valle a monte, illuminando il fondale con
una torcia elettrica e perlustrandolo per l’intera sezione bagnata dall’acqua.
I vantaggi offerti da questo metodo sono i seguenti:
     è una tecnica di rapida e semplice attuazione;
     non richiede una dotazione strumentale specifica, fatta eccezione per una buona torcia
        elettrica (stivali alti, secchi per la raccolta del campione, schede di censimento e matita,
        bindella per la misurazione della lunghezza e larghezza media del tratto censito);
     consente di sondare l’alveo del corso in tutta la sua sezione;
     non è selettivo sulle classi di taglia.
Gli svantaggi sono invece sintetizzati come segue:
     il metodo può essere applicato solo in ambienti con portate modeste e che siano percorribili
        a piedi;
     implica la necessità di operare durante le prime ore della notte e quindi può risultare
        relativamente “scomodo”.
La seconda tecnica ha le medesime modalità di attuazione della prima, con lo
sforzo aggiuntivo di dover sondare il fondale rimuovendo pietre o frugando fra la
vegetazione ripariale nel tentativo di stanare gli esemplari nascosti.
I vantaggi di questo metodo coincidono con quelli del censimento notturno, oltre
alla ulteriore comodità dell’agire durante il giorno.
Il grosso svantaggio, oltre alla selettività sui corsi d’acqua che devono essere percorribili a piedi,
consiste nella scarsa probabilità di cattura dovuta al fatto che la tecnica è applicata nel momento di
attività minima dei gamberi, quando essi sono nascosti nei propri rifugi; a questo si aggiunga che lo
spostamento e la rimozione degli elementi costituenti il substrato potrebbe causare delle alterazioni
strutturali all’ecosistema acquatico, arrecando disturbo alle stesse popolazioni astacicole.
La terza tecnica si avvale dell’utilizzo di un dispositivo a trappola, studiato per attirare i gamberi
mediante un’esca (carne o pesce) e per imprigionarli una volta caduti nella trappola stessa; la nassa
dovrà avere un telaio e una magliatura della rete adeguata allo scopo. Essa ha una struttura
allungata, è provvista di una chiusura facilmente removibile che permette l’introduzione dell’esca e,
all’estremità opposta, di un sistema di apertura ad imbuto dal quale il gambero, una volta entrato,
non riuscirà più a uscire (Fig.3.1).
Il vantaggio principale dell’uso delle nasse è la possibilità di cattura in ambienti
troppo profondi e grandi per poter attuare un censimento a piedi.
Gli svantaggi sono i seguenti:
     tale metodo consente di censire il corso d’acqua per punti discreti e non per
        un intero tratto, lungo tutta la sua sezione;
     è selettivo nei confronti dei soli soggetti che sono effettivamente attirati
        dall’esca;
     la messa in posa delle nasse e il loro recupero devono essere effettuati in due momenti
        diversi (l’ideale sarebbe durante le ultime ore pomeridiane per la posa e il mattino
        successivo per il recupero), significando un maggiore sforzo complessivo per il censimento
        di un singolo tratto;
     la trappola può attirare oltre ai gamberi anche i loro predatori, che potrebbero sfamarsi
        anche mangiando eventuali esemplari finiti con loro nella nassa: i risultati verrebbero così
        falsati.
La quarta tecnica prevede l’impiego dell’elettrostorditore come strumento di cattura: esso basa il
presupposto della sua efficacia nella generazione in acqua di un campo elettrico, in grado di
provocare effetti sulla fauna acquatica in maniera proporzionale all’aumentare della differenza di
potenziale prestabilito: gli animali possono rimanere “storditi” per un breve periodo dal campo
elettrico generato e proprio a causa del loro stato di stordimento essere facilmente catturati.
Il vantaggio del metodo, ampliamente utilizzato per catturare popolazioni ittiche, sta nella sua
rapida effettuazione e nel fatto di non essere selettivo sulle classi di taglia.
Gli svantaggi, nel caso venga applicato a un censimento di gamberi, sono molti:
      il metodo è inefficace sugli animali rintanati che vengono raramente colpiti dall’azione
         dello strumento e che, in tal caso, rimangono comunque intrappolati nei loro rifugi non
         emergendo dall’acqua;
      l’effetto del campo elettrico sembra essere deleterio sugli esemplari colpiti (perché
         sorpresi al di fuori dei loro ripari), provocando automizzazione della chela e, comunque,
         reazioni di fuga esasperate che renderebbero egualmente vani gli sforzi di cattura;
      l’attrezzatura necessaria è costosa e richiede personale esperto per essere utilizzata;
      il metodo è applicabile a soli ambienti piccoli e poco profondi.
L’analisi comparativa dei vantaggi e degli svantaggi ha portato alla scelta di utilizzare, nelle
operazioni di censimento del gambero d’acqua dolce in provincia di Como, il censimento notturno
tramite osservazione diretta nei piccoli torrenti con portate contenute e acque basse e la cattura con
nasse in laghi e torrenti con portate e profondità più elevate; per alcune stazioni di campionamento
si è scelto di attuare contemporaneamente le due metodologie.

                             Figura 3.1 Nassa utilizzata per la cattura dei gamberi

3.2 Le stazioni di campionamento

L’area di indagine del censimento del gambero d’acqua dolce nella provincia di Como ha compreso
l’intero reticolo idrografico perenne del territorio provinciale, al di sotto degli 800 m di quota s.l.m.
(altitudine massima di distribuzione della specie).
Sono stati esclusi dall’indagine quei corsi d’acqua che risultavano essere irraggiungibili,
impercorribili o che non presentavano un habitat naturale idoneo ad ospitare popolazioni astacicole
(acque visibilmente inquinate, alvei cementificati, presenza di opere di canalizzazioni).
Analogamente la scelta dei tratti campionabili ha tenuto conto delle caratteristiche morfologiche e
idrologiche del corso d’acqua.
Indicativamente si è cercato di seguire, per ciò che concerne il numero di tratti da censire lungo un
singolo corso, i riferimenti stabiliti sulla base della lunghezza totale del medesimo, riportati in
tabella 3.1.
Tabella 3.1 Numero dei tratti d’indagine in relazione alla lunghezza del corso d’acqua

          Lunghezza del corso d’acqua (x)                           Numero di tratti d’indagine
                    x
Torrente Liro I         P.te Mangiavacca      Consiglio di Rumo    Torrente Liro     13/08/01
Torrente Liro II        Ripresa               Gravedona            Torrente Liro     31/07/01
Torrente Ronzone        Mulini del Dosso      Dosso del Liro       Torrente Liro     10/07/01
Valle S. Pietro         Traversa              Gravedona            Torrente Liro     20/06/01
Torrente Albano         P.te SS Regina        Dongo                Torrente Albano   31/07/01
Vallone                 Campagnano            Musso                Vallone           09/07/01
Val Grande              Calozzo               Pianello             Val Grande        10/07/01
Valle di Cat            centro Pianello       Pianello             Valle di Cat      30/07/01
Valle Quaradella        Samaino               Cremia               V. Quaradella     09/07/01
Valle Vezzedo           Vezzedo               Cremia               Valle Vezzedo     04/07/01
Valle delle Vacche      Prato                 Cremia               V. delle Vacche   21/08/01
Valle Roncate           Roncate               S.M. Rezzonico       Valle Roncate     04/07/01
Valle Roncate           Roncate               S.M. Rezzonico       Valle Roncate     03/09/01
Torrente Serio          Acquaseria            S. Abbondio          Torrente Serio    21/08/01
Torrente Senagra I      Molino Sindro         Menaggio             T. Senagra        03/11/01
Torrente Senagra II     Cardano               Menaggio             T. Senagra        18/09/01
Affl. T. Senagra        Croce                 Menaggio             T. Senagra        18/09/01
Torrente Bonallo I      Rogolone              Grandola e Uniti     T. Bonallo        24/05/01
Torrente Bonallo II     Rogolone              Grandola e Uniti     T. Bonallo        27/09/01
Torrente Cavettone      Piano                 Carlazzo             T. Cavettone      18/06/01
Torrente L’Embra        Mulini del Piano      Carlazzo             T. Cavettone      11/10/01
Canale Binadone         Golf                  Grandola e Uniti     C. Binadone       15/06/01
Torrente Civagno        Bene Lario            Bene Lario           T. Civagno        08/10/01
Canale Lagadone I       Lago Piano            Carlazzo             C. Lagadone       02/07/01
Canale Lagadone II      Lago Ceresio          Porlezza             C. Lagadone       10/09/01
Torrente Rezzo          Begna                 Porlezza             T. Rezzo          10/09/01
Torrente di Cima        Cima                  Porlezza             T. di Cima        11/10/01
Torrente Soldo I        campo gara            Valsolda             T. Soldo          26/06/01
Torrente Soldo I        campo gara            Valsolda             T. Soldo          07/09/01
Torrente Soldo II       Drano                 Valsolda             T. Soldo          26/06/01
Torrente Soldo III      S. Mamete             Valsolda             T. Soldo          26/06/01
Torr. T. di Osteno I    Laino                 Laino                T. Telo di Ost.   13/09/01
Torr. T. di Osteno II   Scaria                Lanzo Intelvi        T. Telo di Ost.   13/09/01
Valle di Griante        Griante               Griante              V. di Griante     11/07/01
Torrente Pola           Pola                  Mezzegra             T. Pola           11/07/01
Torrente Perlana        P.te SS Regina        Lenno                T. Perlana        05/09/01
Torrente Telo I         Colli fioriti         Castiglione Intel.   T. Telo           24/07/01
Torrente Telo II        Valle Mulini          Dizzasco             T. Telo           24/07/01
Valle di Erboggia       Cappella S. Maria     Cerano               T. Telo           17/07/01
Valle Bisurco           Mai                   Schignano            T. Telo           28/05/01
Val Terza               Valle di Mea          Schignano            T. Telo           28/05/01
Torrente Perlo I        Bersaglio             Bellagio             T. Perlo          05/09/01
Torrente Perlo II       foce                  Bellagio             T. Perlo          05/09/01
Valle Spinn             Cernobbio             Bellagio             T. Perlo          05/09/01
Valle di Villa          P.te SS Regina        Lezzeno              Valle di Villa    05/09/01
Torrente Nosee I        Nosee                 Nesso                T. Nosee          03/09/01
Torrente Nosee II       Val Piana             Nesso                T. Nosee          23/07/01
Valle di Gorla          Gorla                 Veleso               T. Nosee          03/09/01
Val Toff                Onzanigo              Nesso                T. Nosee          03/09/01
Torrente Lambro I       S. Alessandro         Lasnigo              T. Lambro         27/08/01
Torrente Lambro II      laghetto              Castelmarte          T. Lambro         27/08/01
Torrente Lambro III     ospedale              Erba                 T. Lambro         04/07/01
Torrente Lambretto      Dossello              Lasnigo              T. Lambro         23/08/01
Valle di Sormano        Folla                 Sormano              T. Lambro         23/08/01
Valle di Rezzago        Belvedere             Rezzago              T. Lambro         23/08/01
Torrente Foce           Cranno                Asso                 T. Lambro         22/08/01
Valle Chiarolo          Candalino             Val Brona            T. Lambro         26/07/01
Valle del Cavalletto    Visino                Val Brona            T. Lambro         28/06/01
Torrente Ravella        S. Miro               Canzo                T. Lambro         23/08/01
Valle di Caslino        Caslino               Caslino d’Erba       T. Lambro         23/08/01
Torrente Bova           Valle di Caino        Erba                 T. Lambro         28/08/01
Emissario L. Alserio    Ponte Nuovo           Monguzzo             T. Lambro         15/09/01
Rog. di Fabbr. Durini   p.te pioppette        Lurago d’Erba        T. Lambro         14/06/01
Affl. R. di F. Durini   lavatoio              Monguzzo             T. Lambro         14/06/01
Valle Caprante          Caprante              Val Brona            Valle Caprante    22/08/01
Valle Posall            C.na Oneda            Val Brona            Valle Caprante    25/07/01
Valle Cairo             foce                  Faggeto Lario        Valle Cairo       06/09/01
Valle Molina            Molina                Faggeto Lario        Valle Molina      06/09/01
Valle Colore            SP Lariana            Faggeto Lario        Valle Colore      06/09/01
Torrente Vesporina      Mulino                Moltrasio            T. Vesporina      06/09/01
Torrente Greggio I      Piazza S.Stefano      Cernobbio            T. Greggio        23/05/01
Torrente Greggio II     caserma carabinieri   Cernobbio            T. Greggio        21/05/01
Torrente Colletta       Casnedo               Cernobbio            T. Greggio        21/05/01
Torrente Breggia        Val Verde             Cernobbio            T. Breggia        26/09/01
Roggia S. Salvatore     Valfresca             Como                 R. S. Salvatore   10/10/01
Valfresca I             Valfresca             Como                 Valfresca         23/05/01
Valfresca I             Valfresca             Como                 Valfresca         26/09/01
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