RASSEGNA STAMPA CGIL FVG - lunedì 8 ottobre 2019

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RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – lunedì 8 ottobre 2019
(Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono
scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti)

ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2)
Super-distretti, sociale e farmacie. Ecco come cambia la sanità friulana (M. Veneto, 3 articoli)
Autonomie, la riforma a tappe ottiene il via libera dai sindaci (Piccolo)
Alzheimer in Fvg oltre 12 mila malati: alla sanità costano 85 milioni di euro (M. Veneto)
Nasce Confindustria dell'Alto Adriatico: assemblee entro dicembre (M. Veneto)
Calligaris fa shopping: entra nell'illuminazione e acquisisce Luceplan (M. Veneto)
CRONACHE LOCALI (pag. 6)
Alla Principe lo spettro dell'ultimo stipendio (M. Veneto Udine)
L'Anpi entra nelle scuole con "Conoscere per resistere" (M. Veneto Udine)
Servizi di assistenza a domicilio, proteste per la nuova gestione (M. Veneto Udine)
Tra ponti chiusi, semafori e barriere la Carnia è ancora a senso unico (M. Veneto Udine)
Tecnolines, sì al concordato. Salvi quasi tutti i dipendenti (M. Veneto Pordenone)
Maschio Gaspardo rifinanzia il debito. Siglato l'accordo per 140 milioni (M. Veneto Pordenone)
Mercatone Uno, oggi il vertice. Si tratta sulla cassa integrazione (M. Veneto Pordenone)
Manutenzione di scuole e asili, parte la maxi gara da quasi 9 milioni (Piccolo Trieste)
L'Ater recupera edifici sfitti e degradati. In arrivo 150 alloggi per chi è in difficoltà (Piccolo Go-Monf)
Sbloccato il concorso per quattro vigili urbani (Piccolo Go-Monf)

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ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA

Super-distretti, sociale e farmacie. Ecco come cambia la sanità friulana (M. Veneto)
Mattia Pertoldi - L'asticella delle ambizioni è elevata, per riuscire a superarla ci vorrà, come sanno bene in
piazza Unità, tempo, pazienza e gradualità, ma da ieri si è aperta ufficialmente la stagione che, con almeno
due mesi discussioni di fronte, porterà al completamento della controriforma sanitaria del centrodestra. Il
testo è sostanzialmente pronto, l'assessore alla Salute Riccardo Riccardi lo ha presentato ieri al governatore
Massimiliano Fedriga e ai capigruppo di maggioranza e si basa, essenzialmente, su tre pilastri: mettere
realmente assieme assistenza sociale e sanitaria, rivoluzione dei Distretti e ruolo delle farmacie.super-
distrettiLa messa a sistema degli aspetti sanitari e sociali della cura del malato passerà, nelle intenzioni di
Riccardi, per un ampliamento, sostanziale, del lavoro dei 18 Distretti che dovranno accompagnare il
cittadino nell'organizzare l'accesso ai servizi e alle prestazioni contenute nel percorso di cura. L'assessore ha
previsto la realizzazione di nuovi Dipartimenti di assistenza primaria che trasformeranno il ruolo dei
Distretti. Il direttore, infatti, avrà a disposizione una sorta di budget-salute attraverso il quale, e in base alle
esigenze del proprio territorio, "acquistare" all'interno del Dipartimento le competenze tecnico-
specialistiche ritenute necessarie. La rivoluzione, però, passerà anche per il rapporto Distretto-malato. Una
volta stabilito che ci sarà la necessità di procedere a una serie di accertamenti, o di cure, non sarà la
persona a dover "vagare" alla ricerca di prestazioni e medici. No, basterà, quando la riforma sarà entrata a
regime, rivolgersi al Distretto e sarà compito di questo prenotare le visite specialistiche e porre in
successione il percorso di cura tanto in ospedale quanto a domicilio. Un aspetto, questo, che, con il tempo,
dovrebbe incidere, notevolmente, anche sui tempi di erogazione delle prestazioni pubbliche per quanto su
questo argomento sia in corso di definizione in assessorato anche il piano per l'abbattimento dei tempi
delle liste d'attesa negli ospedali. le farmacie friulaneUn'altra novità potenzialmente in grado di modificare
la situazione riguarda, poi, la decisione di inserire le circa 400 farmacie presenti in Friuli Venezia Giulia nel
sistema sanitario trasformandole in veri punti salute sul territorio. Il ragionamento, in questo caso, parte
dalla considerazione di come nella stragrande maggioranza dei casi le farmacie si trovino in Comuni con
meno di 5 mila abitanti e dunque possano svolgere un ruolo che vada al di là della semplice erogazione di
medicinali. Per questo motivo, Regione e organizzazioni professionali stanno ultimando la stesura di un
protocollo d'intesa che consenta alla farmacie di essere "accreditate" nel sistema e di fornire tutte le
prestazioni mediche di base, oltre alla prenotazione degli esami, che possono essere erogate senza doversi
recare in ospedale.medici di base e 118. Ambizioso, inoltre, è anche l'obiettivo di modificare l'accordo
sindacale che prevede un rapporto di un dottore ogni mille e 300 pazienti per i medici di base. La Regione
vorrebbe ridurlo portandolo a uno ogni mille assistiti in modo tale da riuscire, in questa maniera, a coprire
anche le zone marginali del Friuli Venezia Giulia dove nessun camice bianco, o quasi, desidera andare a
lavorare. E se i Centri di assistenza primaria della riforma Telesca verranno gradualmente sostituiti dalle
Medicine di gruppo integrate che si intersecheranno con i Distretti, Riccardi punta pure a disegnare un
Piano dell'emergenza-urgenza che, per quanto riguarda il 118, concentri il potere di gestione in un unico
punto. Verrà infine semplificato, considerato come se ne occuperà direttamente il Distretto, anche
l'accesso alla degenze in strutture come Rsa oppure Hospice per favorire il ricovero anche nei giorni
prefestivi e festivi.
Tre Aziende in regione e ospedali specializzati
In aula a dicembre prima della discussione sul bilancio 2020
testo non disponibile

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Autonomie, la riforma a tappe ottiene il via libera dai sindaci (Piccolo)
Pierpaolo Roberti conferma al Cal la strada della riforma a tappe. E sembra già mettere d'accordo i sindaci.
L'assessore regionale alle Autonomie ottiene infatti l'intesa all'unanimità sul ddl che consentirà alla Regione
di definire con legge di Stabilità il concorso finanziario e gli obblighi a carico degli enti locale, ma pare anche
aver convinto il parlamentino alla prima illustrazione di un altro ddl, molto più politico, che istituisce
quattro enti sub regionali (dimensionati sui confini delle ex Province) e nuove forme di collaborazione tra
Comuni. La bozza presentata ieri è quella che circola da qualche giorno in maggioranza. È il fulcro della
controriforma.Non a caso, in premessa, insiste sul riconoscimento ai Comuni della libertà che, secondo il
centrodestra, le Uti negavano. Non ci sarà alcun obbligo di associazione tra amministrazioni, e nemmeno
incentivi. Chi però lo riterrà utile, ed economico, avrà la facoltà di costituire una Comunità, ente con
personalità giuridica, e quindi in grado di gestire pure personale e patrimonio. In quella sede verrà eletto il
vertice politico (con regolare indennità), con rappresentanza anche dei Comuni minori e amministratori
(una sorta di cda) che potranno essere scelti anche tra i cittadini, non solo tra gli amministratori. «Il più
importante caposaldo della riforma - sottolinea Roberti - è che la Regione non dovrà ingerire nell'attività
dei Comuni. Sarà sempre e solo il sindaco a decidere se erogare i servizi con il sistema delle convenzioni,
che già sta funzionando, con percorsi di fusione o aderendo appunto alle Comunità». In un solo caso la
Regione imporrà i contenuti. Le Comunità saranno obbligatorie nei territori montani per l'esercizio delle
funzioni di carattere montano, mentre ritorna la possibilità di scelta su tutto il resto.Nei prossimi giorni, e
verosimilmente prima del passaggio in giunta di venerdì prossimo, l'assessorato e l'Uncem ragioneranno sul
numero delle Comunità di montagna. Al momento pare che la soluzione preferita sia quella a tre
aggregazioni: Pordenonese, Carnia e Val Canale-Pedemontana. Tra le novità anche una sezione del Cal con
compiti consultivi e di indirizzo cui verrà affidata l'organizzazione annuale degli Stati generali della
montagna.Nel ddl compaiono inoltre le "nuove" Province, che si occuperanno in prima battuta
dell'emergenza legata all'edilizia scolastica «per dare una risposta immediata ad un comparto in sofferenza.
Al vertice ci sarà un commissario tecnico per raccogliere l'eredità più pesante lasciata dalla chiusura delle
Province». Sarà «una forma embrionale - precisa ancora Roberti - per la partenza dell'ente intermedio».
M.B.

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Alzheimer in Fvg oltre 12 mila malati: alla sanità costano 85 milioni di euro (M. Veneto)
Alessandra Ceschia - Chiudere i battenti per affrontare una malattia, per assistere un parente caduto
nell'abisso del morbo di Alzheimer, così invalidante da sconvolgere non solo gli equilibri familiari, ma anche
quelli di un'azienda. A farne le spese sono 1.300 imprese artigiane friulane, che hanno almeno un
ammalato e che per tirare avanti devono fare i salti mortali. Il grido di allarme viene da Confartigianato
imprese Udine e sposta l'attenzione sulle ricadute sociali ed economiche di una malattia che in Italia già
coinvolge oltre un milione di persone e che, secondo l'Oms, dovrebbe triplicare l'incidenza sulla
popolazione nei prossimi 40 anni.Quelli che in Fvg svolgono il ruolo di "caregiver" sono circa 1.300 sui
28.041 attivi, 650 in provincia di Udine. Il costo complessivo della gestione di questi malati ammonta a 85
milioni di euro annui, di cui 18 milioni di costi diretti, legati alle spese sostenute per l'acquisto di beni e
servizi. Le spese che deve affrontare la famiglia di un malato si aggirano sui 65.600 euro l'anno. Non solo,
per il titolare di una piccola impresa questo significa dover rinunciare a ore di lavoro e mettere a
repentaglio la sopravvivenza della stessa attività. «È una malattia che ci preoccupa tutti - segnala il
presidente dell'Anap di Confartigianato-Imprese Udine Pierino Chiandussi -. Per noi artigiani occuparci di
demenze senili è diventato un dovere, i numeri ci dicono che sempre più colleghi artigiani si trovano a fare i
conti con questo grave problema, non possiamo lasciare sole le famiglie». Per un'impresa artigiana - gli fa
eco Graziano Tilatti - ritrovarsi a gestire un familiare affetto da demenza può essere devastante. La
necessità di dedicare tempo ed energie a un parente malato si ripercuote sull'attività dell'impresa che, nei
casi più difficili, può finire per chiudere». Quella che si preannuncia come una vera e propria emergenza ha
costi sociali enormi: in Friuli Venezia Giulia sono 20 mila i pazienti che hanno sviluppato varie forme di
demenza, di questi, circa 12 mila fanno capo al morbo di Alzheimer e il costo annuo per ciascun paziente
supera i 65 mila euro. Ma non sono solo i costi diretti a pesare, visto che ricoveri, farmaci, visite e attività
ambulatoriali incidono per il 26,8% della spesa, a incidere principalmente sono i costi indiretti, determinati
da oneri di assistenza che pesano su chi si prende cura dei malati che rappresentano il 73,2% del costo
complessivo; si tratta di spese che, per il 93% gravano sulle famiglie. «Siamo alle porte di una vera e propria
emergenza mondiale - evidenzia Maria Grazia Esente, presidente dell'associazione Alzheimer Udine -. Quelli
diretti ammontano a 227 milioni di euro, il 27% sostenuto dal Servizio sanitario regionale, per un costo
totale di 847 milioni di euro, di cui il 93% è a carico delle famiglie». La loro è una trincea, perché se è vero
che l'80% dei malati di Alzheimer in Italia viene assistito in famiglia, in Friuli Venezia Giulia la percentuale
sale all'85% a riprova che la centralità delle famiglia è ancora un valore. Così, i malati restano nel loro
ambiente gestiti dai familiari e con il supporto dei centri diurni che costituiscono il primo aiuto. «Da questo
punto di vista il Comune di Udine dà un supporto notevole, garantendo contributi a seconda dell'Isee, non
altrettanto fanno diversi Comuni della provincia» segnala Esente. Se ne parlerà nel corso della "Serata
sull'Alzheimer" organizzata venerdì alle 20 all'auditorium dello stadio Friuli da Confartigianato con
l'associazione Alzheimer Udine con il sostegno di Maico cui interverranno gli esperti Roberto Colle,
Vincenzo Marigliano, lo scrittore Mauro Corona e il cantautore Dario Zampa.

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Nasce Confindustria dell'Alto Adriatico: assemblee entro dicembre (M. Veneto)
Elena Del Giudice - Senza clamore ma con molta determinazione Unindustria Pordenone e Confindustria
Venezia Giulia si avvicinano alla fusione. Una data per le assemblee che saranno convocate per dare il via
libera all'operazione, ancora pare non ci sia. Ma la scadenza, quella sì: la fine dell'anno. Lo hanno ribadito
ieri a Trieste i presidenti, Michelangelo Agrusti e Sergio Razeto, che si sono visti per proseguire nel lavoro di
definizione dei punti qualificanti dell'intesa che determinerà la nascita di Confindustria Alto Adriatico,
questa la denominazione abbozzata per il nuovo ente, che unirà gli industriali di Pordenone, Trieste e
Gorizia. E Udine? Udine per il momento resta fuori.La Confindustria friulana che per prima aveva alzato le
mani di fronte ad un percorso aggregativo regionale che sembrava non procedere, nei fatti è stata tagliata
fuori dalla mossa di Agrusti che ha siglato prima l'alleanza con Gorizia e Trieste e poi oltre i confini regionali
con Treviso e Venezia. Ora per Udine è aperta l'opzione aggregativa in seconda battuta con le "sorelle" del
Fvg, oppure restare sola a presidiare il territorio udinese. Ora siccome i rapporti tra Udine e Pordenone non
si possono certamente definire ottimi, se non cambierà qualcosa appare difficile immaginare una
"reunion". «Per quel che mi riguarda - dichiara Sergio Razeto, presidente di Confindustria Venezia Giulia - le
porte sono assolutamente aperte. Mi dispiace che Udine non ci sia, anche perché - chiarisce - sono sempre
stato un fautore dell'aggregazione regionale. Ma sono anche fiducioso, verrà il tempo. Spero arrivi
presto».Nel frattempo Pordenone-Gorizia-Trieste ha ottenuto il placet della Confindustria nazionale e va
avanti nel percorso avendo definito la fine dell'anno come arco di tempo in cui siglare l'accordo che si
poggerà - come detto - su una serie di punti condivisi. Il prossimo anno, il 2020, sarà invece operativo e
servirà per definire tutte le altre cose nel dettaglio. L'iter, come forse si ricorderà, è partito dopo la presa
d'atto che, al di là delle dichiarazioni d'intenti, la Confindustria unica del Fvg era ferma al palo. Per
responsabilità di chi non è dato sapere, anche perché tutte le parti in campo hanno una visione personale
dell'accaduto e del proprio ruolo nella vicenda. Fatto sta che Confindustria Udine, forse per prima, aveva
fatto presente la cosa ai vertici nazionali. Subito dopo la mossa di Unindustria Pordenone e Trieste-Gorizia
che hanno trovato invece subito una serie di ragioni sufficienti per proporre la fusione a due. Merito di una
"vision" comune, aveva detto Agrusti «e condivisa che rappresentammo durante l'assemblea di giugno
2017 fondata sulla sinergia tra due territori che esprimono vocazioni industriali complementari (porti,
interporti, cantieri, retro-cantieri)». Oltre a questo progetto di fusione, c'è anche un'idea di alleanze, o di
federazione, che va oltre i confini regionali e si estende su Treviso, Venezia, Rovigo e Padova. Anche qui i
ponti sono stati abbassati tra Unindustria Pordenone, Confindustria Veneto centro, nata dalla fusione di
Treviso e Padova, e Confindustria Venezia-Rovigo. Del resto le similitudini tra sistemi industriali contermini,
come Pordenone e Treviso, sono maggiori delle differenze. Non resta che attendere per capire se questa
sarà la base per una alleanza confindustriale strategica del Nordest. Anche per "contare di più", e non solo
di fronte a politica e istituzioni.In questo scenario in evoluzione, si inserisce un altro cambiamento
all'orizzonte, ovvero il rinnovo di Cda e presidenza di Finest, la finanziaria partecipata dalla Regione Fvg
attraverso Friulia e da quella del Veneto tramite Veneto sviluppo, dalla Provincia di Trento, da Simest e
istituti di credito per operazioni di internazionalizzazione delle imprese, che a fine ottobre vedrà lo svolgersi
dell'assemblea dei soci. Mauro Del Savio passa la mano, ma non è ancora noto il nome del sostituto.

Calligaris fa shopping: entra nell'illuminazione e acquisisce Luceplan (M. Veneto)
Luceplan, società di illuminazione di alta qualità di proprietà di Signify, ha firmato un accordo per entrare a
far parte del Gruppo Calligaris, leader italiano nell'arredamento di alta gamma. L'operazione conferma la
strategia di Calligaris di raggruppare i principali brand del settore arredamento per diventare un marchio
globale, sinonimo di design. Luceplan è un marchio storico, fondato in Italia nel 1978, riconosciuto da
architetti, designer e consumatori per il suo design innovativo basato sulla tecnologia oltre che sulla
praticità, la bellezza e l'innovazione...

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CRONACHE LOCALI

Alla Principe lo spettro dell'ultimo stipendio (M. Veneto Udine)
Maura Delle Case - Preoccupazione alle stelle tra i lavoratori del gruppo Kipre. Ieri i rappresentanti sindacali
di Flai Cgil e Fai Cisl hanno incontrato le maestranze dello stabilimento Principe di San Daniele per fare il
punto della situazione dopo il forfait del fondo QuattroR che si è sfilato all'ultimo dalla trattativa per
ricapitalizzare il gruppo friul-giuliano dei prosciutti.A seguire con apprensione gli ultimi eventi a San Daniele
sono i lavoratori a libro paga degli stabilimenti Principe e King's, rispettivamente 115 e 15 persone. Ieri è
toccato ai primi riunirsi in assemblea per ascoltare i segretari provinciali di Fai Cisl, Giorgio Spelat, e Flai
Cgil, Michela Martin, fare il punto della situazione. Un punto purtroppo morto. «Dopo il forfait del fondo
QuattroR non abbiamo saputo più nulla e il timore dei lavoratori è che ora qualcuno si faccia avanti per
chiedere la procedura fallimentare», hanno detto a margine dell'assemblea Spelat e Martin pensando sì ai
creditori se non direttamente alla famiglia Dukcevic. «Perché un'ipotesi - ha aggiunto il cislino - è anche
quella che sia la proprietà a portare i libri in tribunale. Giunti a questo punto non sappiamo più cosa
aspettarci».Il lavoro intanto va a rilento. «In Principe i dipendenti stanno usando la cassa integrazione
ordinaria che scade a metà novembre. Si lavora solo due giorni alla settimana. Poi? Una volta scaduta sarà
un problema. In queste condizioni prorogarla è infatti impensabile», afferma ancora il sindacalista. King's
non va meglio. «Lì non arriva più materia prima - denuncia ancora Spelat - e non abbiamo la cassa
integrazione. Il 10 ottobre ci è stato garantito che gli stipendi arriveranno, ma temo saranno gli
ultimi».Nove mesi dopo l'esplosione della crisi, resa pubblica dalla proprietà con un annuncio a pagamento
sulle pagine del Sole24Ore, la luce in fondo al tunnel per il gruppo Kipre, insomma, non si vede ancora.
Qualcosa potrebbe muoversi il prossimo 14 ottobre, data per la quale gli assessori regionali alle Attività
produttive, Sergio Emidio Bini, e al Lavoro, Alessia Rosolen, hanno convocato le parti sociali in Regione per
fare il punto sulla vertenza. «L'auspicio è che a quell'incontro si presenti anche la proprietà - dice ancora
Spelat - perché se uno dichiara massima disponibilità, ma poi rifugge continuamente il confronto vuol dire
che volontà di risolvere la situazione non ne ha». Quello in Regione non è l'unico tavolo chiesto dalle parti
sociali. «Ci siamo attivati - fa sapere dal canto suo Martin - per domandare un incontro urgente anche al
Comune di San Daniele e al Consorzio del prosciutto. In questa situazione riteniamo necessario attivare
tutti gli stakeholder per fronteggiare una crisi di cui - conclude accorata la sindacalista - allo stato attuale
sappiamo ancora pochissimo».

L'Anpi entra nelle scuole con "Conoscere per resistere" (M. Veneto Udine)
L'Anpi Udine entra in classe. Anche per l'anno scolastico in corso, l'Associazione partigiani dà seguito
all'accordo triennale stipulato con il Ministero dell'Istruzione nel 2017, proponendo una serie di
approfondimenti storici agli studenti di quarta e quinta superiore.Il tema scelto per quest'edizione di
"Conoscere per resistere" è legato alle vicende che hanno caratterizzato il confine orientale negli ultimi
decenni. A parlarne, ieri mattina nell'ex caserma Osoppo, sono stati il presidente dell'Anpi provinciale Dino
Spanghero insieme con Tommaso Chiarandini e a Nadia Mazzer del gruppo scuola Anpi Udine.Partendo dai
nazionalismi di metà Ottocento, nel corso di appuntamenti dedicati agli studenti ma aperti alla
cittadinanza, si parlerà di quanto accaduto sulla fascia confinaria tra Slovenia e Italia nel "secolo
breve".«L'Anpi non vuole sostituirsi ai docenti in classe - chiarisce Spanghero - ma consolidare un rapporto
di collaborazione con il mondo della scuola. Il nostro compito è proporre degli argomenti da approfondire
attraverso documenti e testimonianze. Ci auguriamo di ripetere il successo delle scorse edizioni, quando
siamo riusciti a coinvolgere circa 2.000 studenti».Gli incontri (quattro) si terranno tra la sede dell'Università
e il Palamostre, con le scuole interessate che potranno partecipare in maniera volontaria. «Quando si parla
di confine orientale - afferma Chiarandini - il più delle volte non si fa riferimento al contesto in cui sono
avvenuti fatti ed eventi. Si sviluppa solo il punto di vista italiano delle questioni, senza andare oltre, senza
ricercare le origini dei fenomeni».Da qui la scelta di partire dalla definizione del termine "confine orientale"
tra Ottocento e Novecento con gli studiosi Stefan Cpok e Sergio Zilli (mercoledì 23 ottobre, dalle 9.30 alle
12.30 al Palamostre), proseguendo con gli stereotipi e le rappresentazioni degli abitanti di Fiume, Trieste,
della Venezia Giulia tra i due conflitti mondiali con gli storici Raoul Pupo e Ivan Jelicic (14 novembre), per
finire con l'impatto dell'occupazione italiana in Slovenia e la "questione Trieste" (28 novembre). Il 10
ottobre alle 16. 30 a palazzo Antonini ci sarà un'anteprima dedicata ai docenti. Alessandro Cesare

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Servizi di assistenza a domicilio, proteste per la nuova gestione (M. Veneto Udine)
Margherita Terasso - «La gestione inappropriata degli orari di lavoro, la scarsa pianificazione organizzativa
del personale, l'assenza totale di coinvolgimento collaborativo degli operatori: ad oggi non solo molti
dipendenti non hanno voluto proseguire l'attività con la nuova gestione, ma una decina di loro ha anche
dato le dimissioni». I rappresentanti della segreteria regionale della Uil-Fpl Fvg presentano in questi termini
la situazione dei servizi di assistenza domiciliare e distribuzione pasti a domicilio dei Comuni dell'Uti del
Friuli centrale, passati da qualche tempo nelle mani dell'Unione delle tre cooperative, Codess, Universiss e
Itaca. L'attività è rivolta a persone anziane con particolari fragilità sociali, di salute ed economiche, utenti
che necessitano di cure e sostegno nel proprio domicilio: un ambito cui fanno riferimento 750 persone per
l'assistenza sociosanitaria e 500 per la consegna dei pasti. «La situazione è grave per i lavoratori, un
centinaio circa, e per gli utenti che sono scontenti del servizio che gli viene offerto» affermano. Secondo il
sindacato il problema è nato con il cambio di gestione. «Nonostante le rassicurazioni da parte del
management aziendali, il passaggio da una precedente cooperativa, alle tre risultate aggiudicatrici
dell'appalto, non è stato proprio indolore, come ci era stato rassicurato - fanno sapere dalla Uil -. Oggi
numerose sono state le proteste fatte direttamente dagli assistiti, o tramite i loro familiari, alle tre
cooperative, o in alcuni casi hanno disdetto senza sottintesi il servizio, direttamente agli uffici». Per gli
operatori interessati - la quasi totalità è donna e mamma, molte sono le straniere - le preoccupazioni
riguardano «le turnazioni orarie, l'applicazione dei rispettivi contratti individuali, il carente o insufficiente
coordinamento dei servizi, l'assenza totale di coinvolgimento collaborativo, la scarsa predisposizione della
programmazione dei tempi lavoro-famiglia». Il sindacato, con una nota scritta, ha informato
l'amministrazione «in forza al disagio manifestato dai lavoratori e dalle lavoratrici». «Abbiamo chiesto un
incontro urgente, in modo tale da evitare disservizi e disagi agli utenti, e ad oggi non abbiamo ancora avuto
risposta». A fine settembre una diffida da parte dello studio legale della Coopservizi group, gestore del
servizio fino al passaggio di consegne, ha raggiunto l'Uti Friuli centrale: lo scopo è fare in modo che vengano
presi tutti i provvedimenti del caso «attraverso l'immediata contestazione degli addebiti ai responsabili e,
dove sussistano i presupposti, la risoluzione del contratto in essere».L'assessore alla Sanità, Giovanni
Barillari, fa il punto. «Le voci su disagi agli utenti circolano, ma al momento non abbiamo ricevuto
segnalazioni formali - spiega l'amministratore comunale, sottolineando la necessità di riportare i servizi
sociali all'ambito udinese nel più breve tempo possibile -. La prossima settimana convocheremo il direttore
dei servizi sociali dell'Uti, Antonio Impagnatiello, per approfondire la questione, verificare l'efficacia del
servizio e il rispetto del capitolato». Una volta compiuto questo passo, afferma Barillari, «decideremo con il
sindaco quale strategia intraprendere: la priorità per noi è la salvaguardia dei cittadini più fragili, in seconda
istanza verificheremo gli inadempimenti contrattuali».

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Tra ponti chiusi, semafori e barriere la Carnia è ancora a senso unico (M. Veneto Udine)
Tanja Ariis - Tra semafori e ponti chiusi, la Carnia è ancora a senso unico. Non si vedono infatti lavori
risolutivi ai ponti sul Fella, di San Martino e di Entrampo. Oltre due anni fa il consigliere comunale
tolmezzino Valter Marcon aveva chiesto lumi sullo stato di salute con un dossier fotografico sulla ss52 e 52
bis. E solo dopo il crollo del Morandi a Genova, la più recente delle due strutture sul Fella è stata oggetto di
alcuni interventi.L'Accesso sbarratoNon ci sono ancora segni visibili di cantieri sulla principale via di accesso
alla Carnia, la Ss52, così definita anche dal perito industriale tolmezzino Marco Tomat (che riferisce di sue
segnalazioni negli anni al capo cantoniere su parti sempre più ammalorate del ponte)e dal sindaco di
Amaro, Laura Zanella, che da un anno cerca soluzione alle lunghe code che il semaforo crea con il senso
unico alternato, suscitando le ire di pendolari, aziende e turisti. Zanella ricorda di aver chiesto col
consigliere regionale Luca Boschetti fin dall'inizio alla Regione di intervenire sull'ex ponte ferroviario,
asfaltandolo e collocandovi i new jersey, così da togliere il semaforo sul vicino ponte e far andare le auto
verso Venzone sull'ex ponte ferroviario e verso Amaro sull'altro ponte. «La proposta -riepiloga Zanella - è
stata accolta. Fvg strade ha trovato i 200 mila euro necessari per i lavori sull'ex ponte ferroviario. Ora fa
l'appalto e prevede di avviare entro fine anno il doppio senso di marcia». SUL PonteSecondo Tomat le
barriere del ponte che da Entrampo conduce in Val Pesarina sono peggiori di quelle del ponte ferroviario
sul Fella: «Sono semi distrutte - segnala - Ci transitano giornalmente scuolabus con bambini a bordo,
corriere piene di studenti, autoarticolati pesantissimi. Le barriere sono fatte con il fil di ferro e l'impalcato è
semisgretolato». Il consigliere di minoranza di Prato Carnico, Gino Rinaldi, quando era sindaco chiese a
lungo interventi a quel ponte, che conferma molto trafficato: «Nel post Vaia quest'anno - aggiunge - sono
passati di lì un migliaio di camion e 40 mila mc di legname. E chi arriva dalle zone tagliate fuori dal ponte di
San Martino ora deve passare di lì. Se succede qualcosa anche a quel ponte, mezza Ovaro rimane isolata.
Almeno 5-6 corriere nel weekend salgono in Val Pesarina per gli orologi». Per Rinaldi le barriere vanno
sistemate e il ponte allargato: «Le barriere sono un disastro. Due camion non passano, un camion e un'auto
passano a stento, è pericoloso a piedi. Nel 2008 Anas aveva inserito nel suo piano triennale 3milioni di euro
per allargarlo e farvi i marciapiedi, poi il ponte passò a FvgStrade e nel 2009 l'assessore regionale Riccardi in
una riunione a Comeglians coi sindaci confermò l'intervento, che però non venne più realizzato. Il 27
settembre la minoranza di Ovaro ha diffuso un volantino sul ponte di San Martino, impercorribile a quasi un
anno da Vaia per i residenti delle frazioni di Destra Degano con tanti disagi: lamentava il solo «viavai di
camion che da due mesi trasportano a valle migliaia di metri cubi di ghiaia» e chiedeva a quale ufficio ci si
debba rivolgere per il rimborso di spese e danni derivati dal protrarsi dell'interruzione del transito. La
scorsa settimana finalmente i cittadini hanno visto lavori alla strada del ponte: è cominciato il riempimento
del terrapieno franato.

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Tecnolines, sì al concordato. Salvi quasi tutti i dipendenti (M. Veneto Pordenone)
Via libera al concordato preventivo in continuità della TecnoLines srl di Pordenone, che esce così dalle
secche della crisi economica che aveva aggredito la casa madre indiana Ecm e consente a una cinquantina
dei 60 dipendenti di salvare il posto di lavoro.Sfruttando l'evoluzione della normativa fallimentare e della
più recente giurisprudenza della Cassazione in tema di ammissibilità della "continuità indiretta" (realizzata
tramite un soggetto terzo e affitto d'azienda), Tecnolines ed i suoi advisors - l'avvocato Alessandro Da Re di
Pordenone quale advisor legale e i commercialisti Marco Fiorani e Marika Tagliavini di Parma quali advisor
finanziari e per il piano industriale; attestatore Alberto Cimolai di Pordenone - hanno costruito una
proposta di concordato in continuità indiretta basata sulla prosecuzione dell'attività di Tecnolines srl
attraverso la propria controllata al 100% Tecnolines Italia srl, attuale affittuaria, come si è detto, del ramo
d'azienda "Italia".A essa - dopo l'omologa - verrà definitivamente conferita l'azienda (tranne ovviamente
crediti e alcuni cespiti minori non funzionali alla prosecuzione dell'attività, destinati direttamente al servizio
del debito concordatario) con l'obbligo della controllata Tecnolines Italia srl di ripartire tutti gli utili dei
prossimi 5 anni a favore della controllante in concordato e con essi soddisfare i creditori.Il piano prevede,
quindi, che grazie alla continuità circa 11 milioni di euro verranno destinati al soddisfacimento dei creditori,
di cui 5 milioni giungeranno nei prossimi 5 anni da Tecnolines Italia srl (2,55 milioni quali utili e 2,45 milioni
quale restituzione del finanziamento concesso a dicembre per sostenere l'avvio finanziario della
continuità), circa 3,2 milioni da crediti verso i clienti (sostanzialmente Terna, gran parte dei quali già
incassati in questi mesi di procedura), circa 3 milioni dalla liquidità esistente (larga parte proveniente da
una vantaggiosa transazione intercorsa durante il periodo di concordato in bianco con il committente
svedese).Grazie a tale provvista, si prevede di soddisfare, oltre a tutte le spese di procedura e prededucibili,
il 100% dei creditori privilegiati, il 100% dei creditori chirografari subappaltatori nei contratti con Terna (che
avrebbero diritto ex lege di essere soddisfatti integralmente da quest'ultima, la quale poi compenserebbe
tali importi con quanto dovuto a Tecnolines) e il 16% dei restanti chirografari. Peraltro, i risultati di questi
primi 10 mesi di attività della newco Tecnolines Italia stanno dimostrando che il margine primo è coerente
con le previsioni del piano.«Siamo molto soddisfatti per l'ammissione - ha commentato l'avvocato
l'Alessandro Da Re - anche per le difficoltà connesse alla sostanziale assenza di un imprenditore di
riferimento e soprattutto per la particolarità tecnica dell'operazione, che mirava a salvaguardare e
valorizzare quello che di sano c'era in Tecnolines (in primis la struttura aziendale e i dipendenti, oltre
all'importante portafoglio contratti in essere), e a consegnare, con l'ipotesi della vendita delle quote della
newco, futuro e opportunità di sviluppo all'attività, grazie all'ingresso di un nuovo imprenditore forte. Nel
doveroso ringraziamento al tribunale e al commissario giudiziale, agli advisor Marco Fiorani e Marika
Tagliavini e all'attestatore Alberto Cimolai, un particolare pensiero va proprio ai manager Stefano Grando e
Rodolfo De Franceschi e ai dipendenti di Tecnolines, senza il cui contributo questo risultato sarebbe stato
impensabile».

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Maschio Gaspardo rifinanzia il debito. Siglato l'accordo per 140 milioni (M. Veneto Pordenone)
Riccardo Sandre - Maschio Gaspardo supera il suo ultimo scoglio, quello più difficile, e torna a guardare con
fiducia nel futuro. Il Gruppo, leader nella produzione di macchine ed attrezzature agricole, ha siglato ieri un
accordo in bonis per il rifinanziamento del proprio indebitamento in Italia 140 milioni di euro complessivi
(di cui 70 milioni sul breve termine) con i 21 istituti bancari finanziatori. L'operazione è collegata ai progetti
di futuro sviluppo del Gruppo anche nei mercati esteri nei quali già detiene importanti posizioni,
all'aumento della marginalità, alla stabilizzazione della situazione finanziaria e al rafforzamento
patrimoniale, in linea con il nuovo Piano Industriale 2019-2022. Un obiettivo raggiunto dopo un lungo e
articolato iter che si inserisce in un'operazione più ampia di rafforzamento finanziario, patrimoniale e di
governance che prevede un l'investimento per 20 milioni di euro, già deliberato, da parte delle finanziarie
regionali Friulia, Finest e Veneto Sviluppo. L'azienda, che nel 2009 fatturava 118 milioni, ha chiuso nel 2018
con un fatturato di 336 milioni di euro, anche grazie a importanti acquisizioni e investimenti che hanno
consentito al Gruppo di posizionarsi tra i primi costruttori al mondo nel settore. Inoltre, negli ultimi tre
anni, la società ha avuto una generazione di cassa stabile e consistente che ha consentito il rimborso
dell'indebitamento finanziario per oltre 100 milioni di euro, tra interessi e quote capitale. «Questa
operazione rafforza in modo decisivo il nostro Gruppo dal punto di vista patrimoniale e finanziario, e
ribadisce la già consolidata ed indiscutibile forza industriale e commerciale di Maschio Gaspardo, peraltro
confermata dai recenti positivi risultati economici» commenta Mirco Maschio, Presidente di Maschio
Gaspardo. «Sono particolarmente soddisfatto perché il nostro Gruppo ha stabilizzato la propria situazione
finanziaria ed ora può riprendere il percorso di crescita e di sviluppo affrontando le nuove sfide del mercato
globale. Tutto questo rappresenta un successo per la nostra impresa, per i dipendenti, per i fornitori, per la
famiglia, ma anche per il sistema bancario, che ci ha riconfermato la sua fiducia». Nell'ambito
dell'operazione il Gruppo Maschio Gaspardo si è avvalso dell'aiuto di Kpmg Advisory Spa, in qualità di
Advisor Finanziario, con un team specializzato in operazioni straordinarie guidato dall'Associate Partner
Bellia e dal Senior Manager Polsini e, per gli aspetti legali, dallo studio Carnelutti rappresentato dagli
avvocati Rittatore Vonwiller, Rossi e Lichino di Milano. Le banche sono state assistite da Latham & Watkins,
con gli avvocati Novarese e Germinaro per gli aspetti legal. Sull'operazione, in qualità di agente, ha operato
Loan Agency Services Srl, nella persona dell'avvocato Policicchio.

Mercatone Uno, oggi il vertice. Si tratta sulla cassa integrazione (M. Veneto Pordenone)
sacile. Vertenza Mercatone Uno di nuovo al tavolo del ministero dello Sviluppo economico oggi e fiato
sospeso sul futuro di 27 lavoratori di Sacile, tutti in cassa integrazione fino al 31 dicembre. Altri 40 sono
rimasti senza lavoro nei punti vendita chiusi da 130 giorni a Monfalcone e Reana del Rojale, dove il negozio
ha abbassato la serranda da anni. «Al Mise sarà una giornata importante - ha previsto Massimiliano Burelli,
responsabile di Filcams-Cgil, che segue la vertenza a Sacile -. Si attendono comunicazioni in merito alla
richiesta di adeguare l'assegno della disoccupazione ai salari precedenti i contratti dell'ultima proprietà
fallita Shernon Holding».L'assegno mensile è di circa 500 euro medi calcolati sui contratti part-time di circa
26 ore nel 2018. Il conto alla rovescia è sulla scadenza del bando di vendita dei 55 negozi del Gruppo
Mercatone Uno, a fine ottobre. «Le manifestazioni di interesse di eventuali acquirenti andranno presentate
entro il 31 ottobre - ha confermato Mauro Agricola di Uil-Tucs -. Al momento nulla fa pensare che la
situazione si sia sbloccata, viste le difficoltà di allocare un colosso da 1.860 dipendenti su scala nazionale».
La richiesta dei sindacati è fondamentale per dare ossigeno e garanzie ai lavoratori: la proroga degli
ammortizzatori sociali in scadenza a fine anno. «Anche nel caso in cui a fine ottobre il Mise ricevesse una
manifestazione di interesse all'acquisizione del Gruppo Mercatone, la tutela deve essere assicurata ai
lavoratori - hanno anticipato alcuni sindacalisti -. Servirà tempo prima della definizione del piano industriale
e della riapertura dei punti vendita. La cassa integrazione va prorogata». A Roma, domani pomeriggio, i
sindacati non chiederanno soltanto le proroghe degli assegni di cassintegrazione. Con il sostegno anche
delle Regioni, Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl, Uiltucs-Uil potrebbero proporre di allargare lo "scouting" alle realtà
territoriali, per cercare degli acquirenti locali dei singoli negozi "spacchettati" dal Gruppo Mercatone Uno.
«Vendere il Mercatone è una sfida - ha valutato Agricola -. La concorrenza dei mobili di basso costo è molto
forte. Bisogna far luce sul futuro del negozio di Sacile». C.B.

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Manutenzione di scuole e asili, parte la maxi gara da quasi 9 milioni (Piccolo Trieste)
Massimo Greco - Una bella gara europea che vale 8,6 milioni di euro lungo una durata quinquennale,
finalizzata a una gestione efficace ed efficiente delle strutture educative che rientrano nella competenza
manutentiva del Comune.Scuole medie inferiori, elementari, materne comunali e statali, asili nido,
ricreatori: un patrimonio immobiliare - ricorda Enrico Cortese, veterano del sistema viario cittadino, da
alcuni mesi dirigente dell'apposito servizio municipale - che raccoglie quasi 150 edifici. Nell'ambito dei quali
bisogna provvedere anche alle pertinenze, che vanno dal verde alle palestre. L'espressione tecnica, che
definisce con un anglicismo questa attività, è global service e già a livello etimologico richiama la
complessità degli interventi richiesti: programmazione delle attività, risposte all'utenza, reperibilità, pronto
intervento, gestione dell'archivio tecnico, manutenzione edile-impiantistica nella duplice versione riparativa
e programmata (elettricità, gas, idro-sanitari), cura degli impianti speciali (ascensori, pedane, ecc.).Il
gestore uscente è Siram, che ha utilizzato uno staff di 13 persone (a tempo indeterminato), composto da 3
impiegati e 10 operai in grado di mettere mano a caldaie, centraline, condotte idriche, cortili ... Controllata
dal gruppo francese Veolia, Siram è una vecchia conoscenza della pubblica committenza triestina, avendo
già lavorato con il Comune e con l'Azienda sanitaria. E con il Comune non sono mancati, su altri dossier,
lunghi contenziosi davanti al giudice amministrativo. Chi intenda occuparsi del patrimonio immobiliare
scolastico, dovrà presentare la sua offerta entro le ore 12.30 di martedì 19 novembre e saprà l'esito il
giorno dopo alle 9, quando le buste saranno aperte nella stanza 11 nell'ammezzato del palazzo municipale.
In considerazione dell'ingente impegno finanziario, ai candidati Riccardo Vatta, responsabile comunale
delle procedure di gara, chiede una acconcia muscolatura aziendale: fatturato medio degli ultimi tre
esercizi non inferiore a 1 milione 734 mila euro (cifra pari all'importo annuale a base di gara), nel
curriculum almeno un appalto di global service per la gestione del patrimonio immobiliare di importo
contrattuale non inferiore a 2,9 milioni euro. Il Comune - spiega ancora la documentazione allegata al
bando - si riserva di rinnovare il contratto per una durata pari a 4 anni, con un importo di 6,8 milioni cui
bisognerà aggiungere l'Iva.Benchè siano tipologie operative differenti, l'appalto - argomentano i testi
comunali - è costituito da un unico lotto in quanto «servizi omogenei, tesi tutti a realizzare la manutenzione
degli edifici ... garantendo in essi identici standard funzionali e gestionali». E risparmiando al Comune un
anti-economico coordinamento tra diversi soggetti imprenditoriali. Le attestazioni di idoneità dovranno
riguardare restauro e manutenzione di beni sottoposti a tutela, impianti idrico-sanitari-cucine-lavanderie,
elettromeccanici trasportatori, pneumatici e antintrusione, telefonici-radiotelefonici-televisivi. Ma Enrico
Cortese ha voluto, come prassi ricorrente in queste gare, inserire un elenco di stabili dove i candidati
dovranno effettuare sopralluoghi prima di presentare le loro proposte. È una campionatura significativa -
precisa lo stesso dirigente - che rappresenta circa il 20% (più o meno 180 mila mc) della cubatura totale del
patrimonio interessato. I 20 edifici individuati contengono 3 medie, 3 elementari, 3 ricreatori, 7 materne
comunali-statali, 4 nidi. Gli istituti, situati in centro e in periferia, sono "Bergamas", "Don Milani", "Ricceri",
"Stoka", "Uhkmar", "Kromo", "Acquerello", "Pallini", "Tribar", "Morpurgo", "Verdenido", "Silvestri",
"Semidimela"-"La nuvola", "Cobolli", "Caprin", "Il tempo magico", "Levstik", "Tomizza", "Fonda Savio".
Andranno visitati insieme ai tecnici del Comune.

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L'Ater recupera edifici sfitti e degradati. In arrivo 150 alloggi per chi è in difficoltà (Piccolo Go-Monf)
Francesco Fain - Evitare nuove colate di cemento. E rimettere in sesto gli edifici esistenti, inutilizzati e in
pessime condizioni. È la nuova (e condivisibile) linea-guida dell'elaborando Piano regolatore del Comune di
Gorizia. Ma è anche la strategia messa in atto dall'Ater per dare risposta alla richiesta di alloggi popolari da
parte delle famiglie bisognose. Sono tanti, infatti, i lavori in corso che metteranno "in palio", nei prossimi
mesi, qualcosa come 150 appartamenti a Gorizia e nella Destra Isonzo. Sì, sono decisamente buone le
notizie per l'Ater di Gorizia che, così, può continuare a mettere a disposizione nuove abitazioni a chi è in
difficoltà e non può rivolgersi al libero mercato.Il nostro viaggio alla scoperta dei cantieri parte da via Ascoli
16/interno. Il corpo prospiciente la medesima strada del vecchio ghetto ebraico era stato oggetto di
intervento di ristrutturazione negli anni Ottanta. I nuovi lavori porteranno alla realizzazione,
complessivamente, di 6 alloggi popolari. La copertura di 835.000 euro è garantita da un finanziamento
regionale ad hoc. I lavori sono stati affidati all'impresa "Monticolo&Foti" di Sgonico per un importo di
contratto di 516.755,65 euro. La chiusura del cantiere è prevista per la fine di quest'anno.Per quanto
riguarda la manutenzione straordinaria degli alloggi sfitti nell'ambito dei Comuni del Tavolo territoriale 3
Collio-Alto Isontino, allo stato attuale ci sono circa trenta alloggi in fase esecuzione e quarantacinque in
fase di progettazione. Inoltre, sono in continua lavorazione gli appartamenti che necessitano di interventi di
manutenzione ordinaria. Va detto che i lavori sugli alloggi sfitti vengono realizzati con fondi statali (legge 80
del 2014) con fondi regionali (legge 1/2016) e con fondi propri. Ormai è dall'attività di riatto che proviene il
maggior numero degli alloggi disponibili alla consegna: l'Azienda, nonostante la contrazione dei
finanziamenti e delle risorse, sta continuando a investire su tale fronte.Altro intervento importante e atteso
riguarda la manutenzione straordinaria di un edificio a Gradisca d'Isonzo, in via Dante 37, di proprietà del
Comune e in gestione all'Ater. Anche in questo caso, si tratta di un progetto che è interamente coperto da
finanziamento regionale (legge 1 del 2016) per 165.000 euro. L'intervento riguarda quattro alloggi.
L'impresa esecutrice è la "Edilimpianti" di Trieste. In realtà, i lavori dovevano essere già conclusi ma, fanno
sapere gli uffici Ater, si è dovuto procedere alla rimozione dell'amianto e ciò ha comportato una piccola
dilatazione dei tempi.In progettazione e con la speranza di un inizio lavori entro l'anno l'intervento (atteso
ma anche contestato) di Cormòns sull'ex catasto e l'ex pretura: 13 alloggi, costo 2.250.000 euro.

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Sbloccato il concorso per quattro vigili urbani (Piccolo Go-Monf)
Francesco Fain - Era finito (quasi) nel dimenticatoio. Ma questa settimana si sbloccherà il concorso per
quattro vigili urbani. Ed è un'ottima notizia sia per il corpo che ha bisogno di rinforzi come il pane, sia per
chi insegue il sogno del posto fisso.Non è tutto. In una delle ultime sedute, la giunta ha dato il via libera a
un'integrazione del Piano occupazionale che prevede l'attivazione di un nucleo operativo, l'Ufficio gare, che
avocherà a sé la stesura dei tanti bandi emessi dall'ente, che oggi vengono redatti da ogni singolo settore di
competenza.«È un'esigenza di cui si parla da anni - ricorda l'assessore al personale Marilena Bernobich - e,
finalmente, siamo riusciti a formulare una risposta che riteniamo adeguata. Dal settore cultura a quello del
welfare, passando attraverso i lavori pubblici, molte energie vengono spese nell'elaborazione dei rispettivi
bandi di gara per appalti di sevizi, di lavori o altri interventi, scontrandosi spesso con adeguamenti
normativi e burocrazia. Con la creazione di un ufficio specifico, con personale specializzato in questo genere
di attività ci sarà, da una parte, un unico soggetto che curerà questo delicatissimo segmento amministrativo
e, dall'altra, si libereranno energie negli altri settori, che potranno essere incanalate su altre attività
strettamente collegate alle questioni di propria competenza. Per questo ufficio sarà inserito un dipendente
che è già in forza al Comune e altri 2, un impiegato e un funzionario, che verranno assunti ex novo. Uno di
questi fa parte dei 16 che entreranno attraverso il concorso e per l'altro, di categoria D, sarà attivata la
mobilità».Nuove assunzioni (o forse sarebbe più corretto parlare di "ricambi", visto che andranno a coprire
posti rimasti liberi per pensionamenti) sono previste all'ufficio tecnico comunale, dove arriveranno due
funzionari ma anche due operai. «Inoltre - aggiunge Bernobich - ci saranno anche dei movimenti tutti
interni all'attuale apparato con la rivalutazione di alcuni profili, definita "progressione verticale". Sono
previsti corsi, al termine di quali ognuna delle 19 perone interessate sosterrà un esame per verificare la
preparazione. Infine, ci saranno anche due mobilità interne con una modalità fortemente partecipativa.
Ovvero:sarà attivata una sorta di bando interno, al quale potrà partecipare chiunque lo desideri, e sarà
scelto chi sarà ritenuto più idoneo».L'assessore non nasconde la soddisfazione per il rinnovamento che si
sta verificando in Comune nell'ambito del personale. «Come ho detto più volte l'esperienza, negli enti
pubblici, è fondamentale ma è ancora più importante nel momento in cui si ha la possibilità di vederla
trasferita sulle nuove leve. Ed è quanto sta accadendo nel Comune di Gorizia con decine di nuovi arrivi in
due anni. Sono certa che questo mix, fra personale esperto e nuovi assunti, risulterà essere molto positivo e
rappresenterà un valori aggiunto nei servizi che vedono sempre come utente finale il cittadino. Un nuovo e
sentito grazie agli uffici del personale che stanno gestendo veramente con grande professionalità quella
che è una piccola rivoluzione».

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