CONFIMI 22 settembre 2015

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CONFIMI
   22 settembre 2015

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INDICE

CONFIMI
  22/09/2015 Il Giornale di Vicenza                                      6
  L'ex pm Colombo racconta Mani pulite

  22/09/2015 Cronaca di Verona                                           7
  APINDUSTRIA VERONA AD EXPO

  22/09/2015 Prima Pagina Reggio                                         8
  Nasce Confimi Emilia

SCENARIO ECONOMIA
  22/09/2015 Corriere della Sera - Nazionale                             10
  Pensioni anticipate Piano del governo

  22/09/2015 Corriere della Sera - Nazionale                             12
  Uil e Cgil stop alla riforma del modello contrattuale

  22/09/2015 Corriere della Sera - Nazionale                             13
  L'ex ministro Giovannini: era tutto pronto, flessibilità per 25 mila

  22/09/2015 Corriere della Sera - Nazionale                             15
  Bankitalia alla Bce: paletti alle banche, rischio per la crescita

  22/09/2015 Il Sole 24 Ore                                              16
  Bankitalia alla Bce: la stretta sulle banche frena la ripresa

  22/09/2015 Il Sole 24 Ore                                              18
  Scandalo Volkswagen , shock in Borsa

  22/09/2015 Il Sole 24 Ore                                              20
  Il contagio sul comparto

  22/09/2015 Il Sole 24 Ore                                              21
  Una «Dallas» alla tedesca tra gli eredi della dinastia

  22/09/2015 Il Sole 24 Ore                                              22
  Spunta un'altra «Robin tax»

  22/09/2015 Il Sole 24 Ore                                              24
  La Ue ad Atene: ora privatizzate
22/09/2015 Il Sole 24 Ore                                                                26
  Le scosse del terremoto a Wolfsburg non sono finite

  22/09/2015 La Repubblica - Nazionale                                                     27
  La caduta del mito

  22/09/2015 La Repubblica - Nazionale                                                     29
  "Un colpo al mito della Germania superaffidabile"

  22/09/2015 La Repubblica - Nazionale                                                     30
  Edison: addio alla gas company Edf punta tutto sulle rinnovabili e "rivede" l'Italia

  22/09/2015 La Repubblica - Nazionale                                                     31
  "Liberalizzazioni timide così il ddl Concorrenza è un regalo alle lobby"

  22/09/2015 La Repubblica - Nazionale                                                     32
  MA IO PENSO CHE SI POSSA USCIRE DALL'EURO

  22/09/2015 MF - Nazionale                                                                34
  Alitalia verso un tandem alla cloche

  22/09/2015 MF - Nazionale                                                                35
  Con un bond da 375 milioni Finsoe riduce ai minimi i debiti con le banche

  22/09/2015 MF - Nazionale                                                                36
  Pace Bergamo-Brescia sulla Ubi Banca spa

  22/09/2015 MF - Nazionale                                                                37
  Unicredit garantisce l'aumento Pop Vicenza

  22/09/2015 MF - Nazionale                                                                38
  Telecom, il dossier Inwit venerdì sul tavolo del cda

SCENARIO PMI
  22/09/2015 La Repubblica - Torino                                                        40
  La Regione sfoltisce i poli d'innovazione "Ridotti, ma più forti"

  22/09/2015 La Stampa - Nazionale                                                         42
  "Troppe tasse" Scatta l'allarme microimprese*

  22/09/2015 Il Messaggero - Pesaro                                                        44
  Scavolini, Biesse, Berloni e Cantiere navale: poker per l'industria pesarese

  22/09/2015 ItaliaOggi                                                                    45
  LOltre il 96% delle aziende controllate dall'Agenzia delle entrate non è in regola col
  fisco
22/09/2015 Libero - Nazionale                                    47
Altra balla di Renzi sulle tasse Un'azienda su due paga di più
CONFIMI

3 articoli
22/09/2015                                                                                              diffusione:41821
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 L'ex pm Colombo racconta Mani pulite

 Il liceo De Fabris di Nove organizza, assieme all'Api del comprensorio bassanese e al Comune di Bassano,
 per martedì 29, fra le 11 e le 13, nel cinemateatro Da Ponte di Bassano, un incontro con l'ex magistrato
 Gherardo Colombo. L'occasione è la pubblicazione dell'ultimo suo libro, intitolato "Lettera a un figlio su Mani
 Pulite", edito da Garzanti. L'idea è di creare una occasione di dialogo tra Colombo e gli studenti. Dopo i saluti
 iniziali del sindaco di Bassano Poletto, e del presidente dell'Api provinciale, due studenti per scuola saliranno
 sul palco e dialogheranno con l'ex-giudice. La traccia del tema è presto indicata: che cos'è Mani Pulite e,
 soprattutto, qual è oggi la sua eredità? L'ex sostituto procuratore della Repubblica di Milano Gherardo
 Colombo racconta gli anni drammatici e carichi di speranza che lo hanno visto tra i protagonisti della più
 importante inchiesta giudiziaria della recente storia d'Italia. A partire dal 17 febbraio 1992, giorno dell'arresto
 del presidente del Pio Albergo Trivulzio di Milano, Mario Chiesa, Colombo racconta un'esperienza decisiva
 per la società italiana rivolgendosi per la prima volta a tutti quei ragazzi allora non ancora nati o ancora troppo
 giovani per comprendere quella stagione.o

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 FOOD EXPERIENCE
 APINDUSTRIA VERONA AD EXPO

 Pietro Marcato presidente del la sezione Alimentari di Apindustria Verona nonché Vice Presidente nazionale
 di Confimi Alimentare l, è stato protagonista lo scorso 15 settembre, all'interno della Setti ma na della Dieta
 Mediterranea di Expo, in programma dal 14 al 20 Settembre. "Abbiamo creato all'interno di Expo uno show-
 cooking coinvolgendo alcune aziende as sociate alla categoria alimentare di Confimi Industria impegnandole
 nella preparazione di diverse tipologie di pasta delle varie regioni italiane" ha spiegato Marcato, che ha curato
 l'organizzazione dell'evento. E continua "Abbiamo iniziato da qualche mese un percorso volto alla
 divulgazione dei prodotti tipici regionali italiani. Siamo partiti dalla pasta, prodotto di punta della nostra
 tradizione, ma il nostro obiettivo è quello di allargare il tutto an che ad altri prodotti tipici della nostra storia
 culinaria. Tutto questo è possibile gra zie anche alla partecipazione di Mipaaf e di associazioni im prenditoriali
 come Apindustria Ve rona, che contribuiscono alla veicolazione del progetto." Lo show cooking ha visto abili
 chef alle prese con la cottura di paste emiliane, venete ed abruzzesi rispettandone le peculiarità legate alla
 cucina tipica regionale. I prodotti sono stati preparati da varie aziende dei singoli territori che ne han no
 spiegato le caratteristiche legate alla dieta mediterranea. Alla fine gli spettatori hanno potuto degustare i
 prodotti finiti e tra tutti I prodotti assai apprezzati sono risultati I tortellini di Valeggio. Il presidente Marcato ha
 sottolineato come questa iniziativa rappresenti un significato importante per Confimi Alimen tare poiché nella
 settimana della dieta era l'unica associazione a prendere parte alla settimana della dieta Mediterranea. Un
 momento dell'evento

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 Nasce Confimi Emilia

 Nasce Confimi Emilia: l'Associazione delle piccole e medie imprese del territorio emiliano terrà l'Assemblea
 costitutiva sabato a Bologna. Confimi Emilia fonde in una sola struttura di rappresentanza le sedi di Bologna,
 Modena, Reggio Emilia, Parma. Le imprese associate sono 870, occupano circa 13.000 addetti e sviluppano
 un fatturato globale di oltre 3 miliardi di euro.

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SCENARIO ECONOMIA

21 articoli
22/09/2015                                                                                            diffusione:619980
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 patto con le aziende
 Pensioni anticipate Piano del governo
 Enrico Marro

 Pensioni anticipate, il premier Renzi: avanti con la riforma. I ministeri dell'Economia e del Lavoro continuano
 ad affinare le ipotesi di intervento sulla flessibilità in uscita dei lavoratori. a pagina 31 L. Salvia
   ROMA Mentre i ministri dell'Economia, Pier Carlo Padoan, e del Lavoro, Giuliano Poletti,continuano ad
 affinare le ipotesi di intervento sulla flessibilità pensionistica, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi,
 comincia a scoprire le carte. «Noi - ha detto ieri alla direzione del Pd - abbiamo bisogno di dire con chiarezza
 che i conti pensionistici per quello che riguarda il nostro Paese non si toccano. Ma se esiste la possibilità, e
 stiamo studiando il modo, per cui in cambio di un accordo si possano consentire forme di flessibilità in uscita,
 se esistono le condizioni per farlo, sarebbe un gesto di buona volontà».
 Il passaggio chiave è «in cambio di un accordo» che, come spiegano i tecnici, allude al fatto che quello allo
 studio non è un meccanismo generale di flessibilità ma un sistema rivolto a platee particolari di lavoratori. La
 priorità, ovviamente, sono i dipendenti anziani, per esempio con più di 62 o 63 anni (si tenga conto che dal
 prossimo gennaio l'età per accedere alla pensione di vecchiaia sale a 66 anni e 7 mesi) che perso il lavoro
 non riescano a trovarne un altro. A loro potrebbe essere data la possibilità di accedere a un pensionamento
 anticipato con l'importo della pensione più basso perché ricalcolato alla luce del fatto che verrebbe pagato
 per più anni. Ci si perderebbe in media il 3-3,5% per ogni anno di anticipo.
 Questo schema potrebbe essere allargato consentendo alle aziende di favorire pensionamenti anticipati
 all'interno di processi di ristrutturazione che potrebbero prevedere anche l'ingresso di giovani (staffetta
 generazionale), a patto che la stessa azienda si accolli parte del costo di questi prepensionamenti, magari
 versando, come propone l'ex ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, contributi esentasse per il raggiungimento
 della pensione. Sul tavolo, dicono ancora i tecnici, c'è anche l'ipotesi del «prestito pensionistico» o «assegno
 di solidarietà», altra forma per consentire le uscite anticipate a un costo basso per il bilancio pubblico. Delle
 coperture, comunque, andranno previste. E sta qui la difficoltà del provvedimento da mettere a punto, con le
 risorse da indicare nella legge di Stabilità che il governo presenterà entro il 15 ottobre.
 La soluzione allo studio dovrà offrire una risposta anche alle donne, le famose lavoratrici che, secondo
 l'esempio fatto dallo stesso Renzi, una volta diventate nonne, se vogliono dedicarsi al nipotino, devono poter
 andare in pensione prima, ma prendendo meno. Per questo sul tavolo c'è anche una proroga dell'opzione
 donna (che scade il 31 dicembre) ma a condizioni diverse: ci vorrebbero almeno 62 o 63 anni d'età (non più
 57) e 35 di contributi, ma il taglio dell'assegno sarebbe inferiore al 25-30% previsto finora.
  Enr. Ma.
  © RIPRODUZIONE RISERVATA
   I requisiti dal 2016 Per l'adeguamento alle speranze di vita, l'età pensionabile aumenta di 4 mesi d'Arco
 Categorie lavoratori 2016 2017 2018 dal 2019 Lavoratrici dipendenti del privato 65 anni e 7 mesi 66 anni e 7
 mesi 66 anni e 7 mesi 66 anni e 7 mesi* Dipendenti privati e lavoratori/trici statali 66 anni e 7 mesi 66 anni e 7
 mesi 66 anni e 7 mesi 66 anni e 7 mesi* Lavoratrici autonome 66 anni e 1 mese 66 anni e 1 mese 66 anni e 7
 mesi 66 anni e 7 mesi* Lavoratori autonomi 66 anni e 7 mesi 66 anni e 7 mesi 66 anni e 7 mesi 66 anni e 7
 mesi* *più nuovo adeguamento speranze di vita Pensioni di vecchiaia
 La vicenda
 In vista
 del varo della legge di Stabilità,
 il governo accelera sulle pensioni e apre sulla introduzione di una maggiore flessibilità in uscita. Sul tavolo il
 superamento dello scalino che blocca il turnover, ma anche l'opzione donna con la pensione anticipata e
 alcune decurtazioni.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/09/2015 - 22/09/2015                                                          10
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 I sindacati sono pronti a discuterne ma chiedono una convocazione
 Foto: Il ministro
  Giuliano Poletti, ministro del Lavoro. Il governo è al lavoro sulla riforma pensionistica

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 La Lente
 Uil e Cgil stop alla riforma del modello contrattuale
 Enrico Marro

 C isl e Confindustria hanno provato ieri a lanciare la trattativa sulla riforma del modello contrattuale, ma si
 sono scontrate con le pregiudiziali della Uil e col disinteresse della Cgil. «Bisogna trovare alternative al
 modello attuale per evitare uno scontro frontale», ha ammonito ieri il presidente della Confindustria, Giorgio
 Squinzi. Dopo una serie di contatti e riunioni informali, la stessa associazione aveva invitato per questa
 mattina Cgil, Cisl e Uil attorno a un tavolo per scoprire le carte. E per ieri pomeriggio la Cisl ha organizzato un
 convegno preparatorio invitando la stessa Confindustria e gli altri due sindacati. Ma l'iniziativa anziché
 propiziare l'avvio della trattativa ha finito per aumentare le distanze tra le parti, mettendo a rischio
 l'appuntamento di oggi.
  Il segretario della Uil, Carmelo Barbagallo, ha ribadito la sua organizzazione non andrà all'incontro, se entro
 questa mattina la Confindustria non fornirà «un segnale» sul fatto che la trattativa non bloccherà il rinnovo dei
 contratti (metalmeccanici, chimici, alimentaristi, in tutto 23 categorie per un totale di oltre cinque milioni di
 lavoratori). La Cgil non solo ritiene che la priorità sia rinnovare i contratti, ma pensa che nemmeno valga la
 pena di trattare un nuovo modello. Un quadro che certamente non agevola quel rinnovo dei contratti che i
 sindacati dicono di volere.
  © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/09/2015 - 22/09/2015                                                            12
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 Intervista
 L'ex ministro Giovannini: era tutto pronto, flessibilità per 25 mila
 Lorenzo Salvia

 ROMA «Era tutto pronto, saremmo partiti ad aprile dell'anno scorso. Poi cadde il governo e non se ne fece
 nulla. Un vero peccato». Il professor Enrico Giovannini ha appena finito la prima lezione del suo corso di
 Statistica all'università romana di Tor Vergata. Nel governo Letta era ministro del welfare, ed era stato lui a
 studiare un intervento sulle pensioni simile, dicono, a quello adesso sul tavolo del governo Renzi: la famosa
 flessibilità, cioè la possibilità di lasciare il lavoro prima rispetto all'età minima, portata a 66 anni dalla riforma
 Fornero.
 Professore, cosa avrebbe fatto il governo Letta?
 «L'idea era di partire a livello sperimentale: per il primo anno avevamo previsto un limite di uscite anticipate,
 25 mila».
 Con quale criterio sareste intervenuti?
 «Poteva lasciare il lavoro chi al massimo era a tre anni dalla pensione. A quel punto incassava una indennità,
 una sorta di reddito minimo, intorno ai 750 euro netti al mese. Una volta raggiunta l'età delle pensione piena
 avrebbe restituito i soldi a rate, scalandoli dall'assegno dell'Inps».
 Sarebbe stato un intervento a costo zero oppure no?
 «Nel medio periodo sì, perché la somma anticipata sarebbe stata restituita per interno. Nell'immediato un
 costo c'era, perché l'indennità rappresenta una spesa aggiuntiva. Ma essendo un'operazione finanziaria,
 come un mutuo, non sarebbe stata necessariamente classificata nella spesa previdenziale».
 Qual era il costo immediato?
 «Con il tetto a 25 mila persone, alcune centinaia di milioni l'anno per i primi tre anni».
 Bruxelles non avrebbe obiettato nulla, dunque.
 «Bruxelles non lo so, noi avevamo avuto il via libera della Ragioneria generale dello Stato. Il punto è che non
 era una vera e propria riforma pensionistica ma un'operazione finanziaria. E come tale poteva essere
 presentata a Bruxelles, con tutti i vantaggi del caso».
 Era possibile che i 750 euro fossero anticipati non dall'Inps ma dall'azienda?
 «Certo.L'azienda poteva assumere il costo dell'indennità in tutto o in parte. O integrare l'assegno dello Stato,
 il che avrebbe reso più interessante l'operazione per il singolo».
 Ma all'azienda non conviene dare subito i soldi al dipendente, il famoso scivolo, come già si fa adesso?
 «Era una delle obiezioni . Ma gli italiani, tendenzialmente, non amano avere tutto e subito. Preferiscono un
 meccanismo da spalmare nel tempo, che funzioni come un po' un'assicurazione sulla vita».
 Non avevate pensato al modello delle penalizzazioni: prima lasci più ti riduco l'assegno?
 «L'avevamo scartato perché presentava troppe incognite sul numero delle persone coinvolte. Il costo poteva
 essere davvero troppo alto».
 E il ricalcolo dell'assegno con il metodo contributivo, cioé sulla base non degli ultimi stipendi ma dei contributi
 versati?
 «Eravamo arrivati alla conclusione che fosse incostituzionale. E l'ultima sentenza della Corte, quella che ha
 bocciato il blocco delle rivalutazioni, mi pare confermi quell'orientamento. In più era tecnicamente molto
 difficile da realizzare: le banche dati disponibili non consentono di ricostruire con precisione tutte le posizioni
 individuali, in particolare per i dipendenti pubblici. Ci sarebbe stata una montagna di ricorsi».
 Secondo lei cosa farà, alla fine, il governo Renzi?
 «Non lo so ma sono convinto che un intervento sia necessario. La durata massima della cassa integrazione è
 stata ridotta, la mobilità tra qualche anno non ci sarà più. È possibile che ci sia un buco nero tra la fine degli
 ammortizzatori sociali e l'inizio del pensionamento».

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 Ma, da ex presidente dell'Istat, l'economia italiana non sta andando meglio?
 «Ci sono segnali di ripresa ma è difficile che ci sia un recupero tale da riassorbire in breve tutta la
 disoccupazione. La flessibilità darebbe una mano ai giovani che stanno cercando lavoro».
  lorenzosalvia
  © RIPRODUZIONE RISERVATA
 La parola
 contributivo
 Il sistema di calcolo contributivo della pensione prevede che l'assegno venga stabilito in proporzione ai
 contributi versati e non in base alla retribuzione percepita. Questo sistema è stato progressivamente
 introdotto con diverse riforme a partire dal 1995.Ex ministro
 Enrico Giovannini è stato ministro del Lavoro e delle politiche sociali del governo Letta. In precedenza aveva
 guidato l'Istat dal 2009 al 2013. Oggi Giovannini insegna all'università romana di Tor Vergata. Da ministro nel
 2013 aveva messo a punto un progetto
 per consentire l'uscita dal lavoro prima dei 66 anni
 Foto: Nella nostra ipotesi si sarebbe usciti con tre anni d'anticipo
 e un reddito mensile per
 il triennio
 di 750 euro
 Foto: Difficile la strada della pensione anticipata con il contributi-vo: alto
 il rischio
 di ricorsi

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 Bankitalia alla Bce: paletti alle banche, rischio per la crescita
 La lettera di Via Nazionale sui parametri La missiva «Attenzione ad adottare decisioni arbitrarie e
 ingiustificate»
 Stefania Tamburello

 ROMA Troppa severità nei confronti delle banche non aiuta la ripresa. E questo il senso del messaggio
 inviato dalla Banca d' Italia alla Bce che sta completando la verifica sull'adeguatezza del patrimonio dei 120
 istituti di credito sottoposti alla sua vigilanza in relazione ai rischi assunti chiedendo, nel caso, dei correttivi e
 fissando dei requisiti quindi caso per caso. Gli esiti di questo esame (Srep), che diventeranno definitivi entro
 novembre, sono via via comunicati alle banche cui spetta decidere se renderli o meno noti e non dovrebbero
 - stando alle indiscrezioni - risultare negativi per la quasi totalità (12) dei 14 gruppi italiani coinvolti. La Banca
 d'Italia tuttavia ha insistito e insiste affinché Francoforte non adotti decisioni «ingiustificate» e «arbitrarie»
 imponendo nuovi e più alti requisiti patrimoniali, penalizzanti per il credito e per la ripresa economica. In una
 lettera inviata a fine agosto al consiglio di supervisione della Bce, presieduto da Daniele Nouy, il vicedirettore
 generale della banca centrale italiana, Fabio Panetta che fa parte del Consiglio, ha rilevato come «un
 significativo aumento delle richieste di capitale nell'attuale congiuntura potrebbe mettere a rischio la ripresa».
 Panetta ha poi ricordato come anche le misure straordinarie messe in campo dalla Bce per contrastare la
 bassa inflazione e sostenere la crescita potrebbero «andare in disaccordo con un ingiustificato e
 generalizzato inasprimento degli obiettivi di capitale», basato su di un cambiamento nei criteri per il loro
 calcolo.
 Da Palazzo Koch non sono arrivati commenti alla notizia della lettera, diffusa da Bloomperg perché sarebbe
 una violazione grave degli obblighi di riservatezza ma certo non si può trascurare il fatto che Panetta ha in più
 occasioni sottolineato l'esigenza di coniugare la stabilità del sistema del credito, italiano ed europeo nel suo
 insieme, con un'adeguata disponibilità di prestiti verso famiglie e imprese per finanziare la ripresa economica.
 Il vicedirettore generale dell'Istituto di via Nazionale era stato anche più esplicito chiedendo alla Bce di non
 essere troppo dura con le banche ed evidenziando i pericoli di aumenti o variazioni dei requisiti di capitale.
 Il problema non riguarda, in ogni caso solo le banche italiane se è vero, come ha riferito la stampa
 internazionale, che le autorità francesi hanno ottenuto dalla Bce la limatura degli obiettivi di capitale dello
 0,25% fissato singolarmente per ogni banca in cambio dell'impegno a puntare a raggiungere l'obiettivo.
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 120 l e banche vigilate direttamente dalla Banca centrale europea
 14 gli istituti italiani che sono passati sotto la Vigilanza Unica di Francoforte
 La vicenda
 La Bce sta concludendo i cosiddetti Srep, le verifiche dell'adegua-tezza del capitale in rapporto ai rischi Gli
 esiti dei dossier sono confidenziali ma le singole banche posso decidere di comunicarli

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 GLI ESAMI DEL CREDITO
 Bankitalia alla Bce: la stretta sulle banche frena la ripresa
 Rossella Bocciarelli

 Bankitalia alla Bce: la stretta sulle banche frena la ripresa pagine 33 e 35 Continua u pagina 35 pLa lettera è
 datata 25 agosto, come riporta l'agenzia Bloomberg, che ha potuto leggere la corrispondenza riservata,
 firmata dal vicedirettore generale di Banca d'Italia, Fabio Panettae indirizzata al consiglio di supervisione della
 Bce. L'argomentazione del dirigente di via Nazionaleè netta: la Bce rischia di essere criticata per decisioni
 «ingiustificate» e «arbitrarie» riguardo a più elevati requisiti di capitale per chi eroga prestiti nell'euroarea
 previsti nell'esame annuale Srep (il Supervisory Review and evaluation process), cosa che potrebbe
 danneggiare un'attività produttiva fragile. ROMA u Continua da pagina 33 pNon solo;i requisiti di capitale
 fresco definiti dalla Bce per le 120 maggiori banche di Eurolandia sono stati calcolati secondo criteri che si
 sovrappongono a quelli dell'ultimo Comprenhensive Assessmente per questo non giustificano l'incremento
 proposto , è la considerazione sottoposta al capo della Vigilanza unica, Danièle Nouy.Scrive infatti
 l'esponente del Direttorio di via Nazionale, che rappresenta la Banca d'Italia all'interno del Supervisory board
 di Francoforte: «Un significativo au- mento delle richieste di capitale nell'attuale congiuntura potrebbe mettere
 a repentaglio la ripresa economica». Inoltre, viene fatto osservare«la politica monetaria nell'Eurozona si sta
 sforzando di combattere questo rischio e di far ripartire i prestiti. Un ingiustificato, arbitrario irrigidimento degli
 obiettivi di capitale sarebbe in contraddizione con questi sforzi». Tanto dalla Bce che da Bankitalia ieri non è
 arrivata alcuna valutazione sui contenuti della lettera. A Via nazionale in particolare si afferma che qualunque
 commento al riguardo costituirebbe una violazione grave di obblighi di riservatezza. Il punto che Panetta ha
 sempre sottolineato, si ricorda in ogni casoa Palazzo Koch, è l'esigenza di coniugare la stabilità del sistema
 creditizio europeo con un' adeguata disponibilità di prestiti per finanziare la ripresa dell'economia reale. Come
 si ricorderà, qualche giorno fa da parte delle banche italiane è stata espressa serenità sugli esiti preliminari
 dell'esame Bce che, secondo indiscrezioni raccolte in ambito bancario e pubblicate da il Sole 24 Ore( si veda
 il giornale del9 settembre), sarebbe stato superato dalla stragrande maggioranza degli istituti di credito del
 nostro paese. Le prime risultanze intermedie, che analizzano il modello di business, la governance,
 l'esposizione ai rischi di liquidità e l'adeguatezza del capitale, sono stati già trasmessi alle banche e quindi
 comunicati in Consob. Dopo una fase di interlocuzione fra banche e Bce l'esito finale sarà comunicatoa
 novembre. La lettera, come si diceva, è partita sul finire del mese di agostoe da quel momento si sono svolti
 numerosi contattie confronti fra le autorità di vigilanza.E' in ogni caso significativo che nel testo si sottolinei
 che «il sistema di valutazione del rischio usato nello Srep si basa in larga parte su fonti di rischio analizzate
 anche nel Comprehensive assessment». Perciò, scrive ancora il dirigente di Bankitalia, «queste
 agomentazioni, se usate per giustificare un incremento addizionale di capitale di fronte al vasto pubblico,
 sarebbero controproducenti».Sulla base dei ratios proposti le banche più significative dell'Eurozona si
 troverebbero di fronte un incremento del requisiti per il common equity tier1 di 60 punti base( vale a dire
 10,31% contro 9,74%) in rapporto ai livelli del 2014. «Gli osservatori sarebbero indottia pensare che l'Ssm
 indulge a decisioni arbitrarie, con una considerazione insufficiente della trasparenza e dell'attendibilità, e che
 la nostra metodologia di stress test sia difettosa, dal momento che prende in considerazione solo alcuni dei
 rischi rilevanti». «In effetti-è la conclusione della lettera- sarebbe molto difficile comunicare che la nostra
 decisione sui capital ratios delle banche può cambiare ogni volta che utilizziamo uno strumento analitico
 differente». Va detto, del resto, che nei giorni scorsi era emerso sulla stampa internazionale come le autorità
 francesi abbiano già ottenuto dalla Bce la "limatura" degli obiettivi di capitale dello 0,25% fissato
 singolarmente per ogni banca, in cambio dell'impegno a puntare a raggiungere ugualmente l'obiettivo.
 Banche a confronto sulla raccolta T-Ltro
 384,0

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 111,0* Italia
 (*) stime 82,6 29,0 129,8 29,0 97,8 36,0 73,8 TOTALE Banche europee 14,3 2,7* Settembre Dicembre 2014
 Marzo Giugno Settembre 2015 Fonte: elaborazione Il Sole 24 Ore su dati Bce LE PRINCIPALI BANCHE
 ITALIANE (E IL SISTEMA BCC) ALLE ASTE T-LTRO Dati in miliardi di euro
 DATI AL 30 GIUGNO 2015 TARGET BCE PRIMA DELL'AGGIORNAMENTO
 Il settore a confronto
 I REQUISITI PATRIMONIALI
 13,4 9,0
 12,9 9,5
 12,3 11,5
 12,2 9,4
 11,5 9,0
 11,4 9,0
 10,2 11,3
 11,0 9,0
 10,8 9,5
 10,2 9,0
 8,1 10,0
 6,8 10,3 MPS INTESA SANPAOLO BANCO POPOLARE UBI BANCA UNICREDIT POP EMILIA POP
 MILANO POP VICENZA MEDIOBANCA POP SONDRIO BANCA CARIGE VENETO BANCA Il Cet1 ratio.
 Dati in % Fonte: elaborazione del Sole 24 Ore su dati Reuters e info societar ie

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 Ammessa la manipolazione dei dati sulle emissioni di 500mila vetture: bloccate le vendite diesel in Usa,
 aperta un'indagine penale
 Scandalo Volkswagen , shock in Borsa
 Il titolo crolla (-18,6%) sul rischio-multa da 18 miliardi - Le scuse del ceo Winterkorn
 Laura Galvagni

 u pagine 2- 3 Servizi e analisi pCrollo record di Volkswagen alla Borsa di Francoforte (-18,6%) dopo lo
 scandaloemissioni in Usa, dove il governo accusa il big tedesco di avere manipolato i dati su mezzo milione
 di vetture diesel per aggirare i limiti inquinanti. Ieri l'ad Winterkorn ha chiesto scusa per «avere violato la
 fiducia dei consumatori», montano le pressioni affinchè si dimetta. Avviata un'indagine interna, bloccate le
 vendite in America; anche il governo tedesco sollecita accurati controlli su tuttii modelli diesel. Vw rischia una
 multa finoa 18 miliardi di dollari dagli Usa, che hanno anche avviato un'indagine penale ed esteso l'inchiesta
 sulle norme anti-smog ad altre case di auto. pLo scandalo emissioni si abbatte su Volkswagen: stop alle
 vendite di auto diesel negli Usa e 13 miliardi di capitalizzazione persa in una sola seduta. Ieri il titolo, nella
 versione azioni privilegiate (quelle effettivamente nel portafoglio degli investitori),è crollato del 18,6%a 132,2
 euro mentre le ordinarie sono scese del 17,1% a 133,7 euro. Ora Volkswagen vale 63 miliardi ma il timoreè
 che le vendite di ieri possano essere solo la punta dell'iceberg.E questo perchè, ed è ciò che più teme il
 mercato, lo scandalo si potrebbe allargare. Il ministro dell'Economia tedesco,e vice cancelliere, Sigmar
 Gabriel ha parlato di « un clamoroso inganno ai danni dei consumatori» e il ministro dei Trasporti, Alexander
 Dobrindt, ha annunciato alla Bild «test approfonditi» su tutti i modelli diesel della casa mentre il numero uno
 dell'ambiente ha assicurato che «a breve sono previsti colloqui tra il governo»e le prime linee dell'azienda.
 Prime linee che,è la sensazione diffusa, sono certamente meno salde al timone di quanto non lo fossero
 qualche giorno fa. Nel mirino ci sarebbe soprattutto l'amministratore delegato, Martin Winterkorn, lo stesso
 che ieri, dopo le ammissioni fatte da un portavoce della società circa l'effettiva manipolazione dei dati
 sull'emissione di monossido di azoto su circa 500 mila vetture diesel vendute negli Usa, ha cercato di
 riconquistare i consumatori facendo ammenda: «Mi scuso personalmente in tuttii modi, per aver perso la
 fiducia dei nostri clientie del pubblico. Quanto accaduto ha per tutti noi del direttivo e per me personalmente
 la massima priorità. Una cosa, però, deve essere chiara, la Volkswagen non tollera alcuna violazione delle
 regole o delle leggi» e quindi «farà tutto il possibile per recuperare la fiducia persa. Lavoriamo con le autorità
 in modo completo e per chiarire tutta la vicenda in modo rapidoe trasparente», ha detto il numero uno della
 casa automobilistica. Il gesto, però, potrebbe non bastare. Anche in Italia, il ministro dell'Ambiente, Gian Luca
 Galletti, ha «chiesto rassicurazioni». L'intenzione, ha aggiunto, è quella di «vederci chiaro». Su una
 situazione che, ha commentato un portavoce della Casa Bianca, «preoccupa molto»; il dipartimento alla
 Giustizia ha aperto - riferisce la Bloomberg un'inchiesta penale sulla frode ammessa da Volkswagen. Come è
 noto venerdì scorso l'Epa, l'Agenzia americana per la tutela ambientale, ha accertato che il colosso tedesco
 ha manomesso, grazie l'impianto di un apposito software, le misurazioni degli scarichi di gas delle vetture
 diesel commercializzate Oltreoceano tra il 2009 e il 2015. Si tratta, in tutto di 482 mila auto che ora
 potrebbero costare al costruttore germanico finoa 18 miliardi di dollari di sanzioni, piùo meno gli utili registrati
 dal gruppo negli ultimi due anni. Non solo,è evidente che il danno d'immagine è enorme e che, gli ambiziosi
 piani di espansione in America subiranno un sonoro stop. Gli Usa valgano il 9,4% del giro d'affari del gruppo,
 contro il 34,5% della Cina e il 41,2% dell'Europa, ma sono, evidentemente, un mercato chiave in un'ottica di
 sviluppo futuro. Il primato che Vw ha appena strappatoa Toyota potrebbe essere compromesso, e case
 d'affari e agenzie di rating sono pronte a tenerne conto. Ieri Fitch non ha escluso che il ratingA assegnato al
 gruppo di Wolfsburg non possa finire «sotto pressione»; molto dipenderà dalle «conseguenze di questa crisi
 per l'immagine e la reputazione del gruppo», aspetti ora difficili «da valutare». Gli analisti di Bernstein
 sottolineano come la vicenza sia «davvero seria» anche se, va ricordato il colosso ha un bilancio che può
 "assorbire" gli effetti economici legati alla sanzione, grazie a 5 miliardi di flussi di cassa stimati per il 2016 e

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 bassi livelli di indebitamento industriale. Ma i danni d'immagine e i costi di richiamo dei veicoli non sono al
 momento quantificabili e potrebbero rivelarsi sostanziali.
 Volkswagen 163
 154 145 136 127 Ieri 162,4 132,2 -18,6% Variazione % Venerdì Andamento a Francoforte
 Foto: Scandalo emissioni. La casa automobilistica tedesca avrebbe truccato le centraline delle versioni a
 gasolio

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 IL LISTINO. IN CALO TUTTI I TITOLI DEL SETTORE
 Il contagio sul comparto
 R. Fi.

 Il contagio sul comparto Serviziou pagina 3 MILANO pIl crollo di Volkswagen trascina al ribasso tutto il settore
 auto europeo. A Francoforte la casa di Wolfsburg ha cedutoa fine seduta il 17,14% e le privilegiate hanno
 lasciato sul terreno il 18,6%, a 132,2 euro. Un crollo record, quello del titolo del gruppo tedesco che nel corso
 delle contrattazioni ha toccato un minimo a -22,68% per poi ritracciare lievemente nel finale.E così il bilancio
 totale costa ai soci della casa automobilistica tedesca 12,9 miliardi di euro. Con il risultato finale che dai 76,24
 miliardi di venerdì la capitalizzazione di borsa di Volkswagen è scesa a 63,33 miliardi di euro. Ma lo scandalo
 sulla manipola- zione dei test anti inquinamento delle vetture diesel negli Stati Uniti che potrebbe portarea
 multe potenziali per 18 miliardi di dollari non siè limitataa pesare sul solo titolo protagonista. Anche Porsche
 ha segnato un calo importante del 16,39%. E più in generale lo Stoxx del settore auto europeo è sceso del
 4,09%. Sui listini europei, infatti, l'intero comparto ha dovuto farei conti con l'effetto Volkswagen. Sul Dax 30
 Bmw ha lasciato sul terreno l'1,53%e Daimler, proprietario del marchio Mercedes-Benz, ha registrato a fine
 seduta un calo dell1,43%. Questo dopo che entrambi i titoli per gran parte della giornata hanno evidenziato
 flessioni vicino al 4%. Copione simile a Parigi dove le vendite hanno colpito Renault, con le azioni in calo del
 3,18%, e Peugeot, che ha evidenziato una perdita del 2,54%. In questo quadro a Milano Fiat Chrsyler è stata
 una delle poche case automobilistichea essere risparmiata. Dopo che le azioni hanno segnato nel corso delle
 contrattazioni un calo di circa un punto percentuale, in chiusure la flessione si è ridotta a -0,31%. Secondo gli
 addetti ai lavori, infatti, il caso Volkswagen potrebbe indirettamente portare dei benefici al gruppo guidato da
 Sergio Marchionne. Secondo una nota di Banca Akros, per esempio, la notizia può andare a favore di Fca
 (rating buy, target price 18,65 euro) considerando il momento delicato che sta vivendo il gruppo, con il
 management impegnato a trovare un big player con cui crescerea livello dimensionale. Fra l'altro lo scandalo
 segue, a stretto giro di ruota, quello sul sistema di iniezione di Gm. «Gli eventi», sottolineano gli analisti di
 Banca Akros, «possono dimostrare perché è così importante crescere in scala per fronteggiare problemi
 legatia nuove normative e scommesse ambientali, che è proprio la tesi portata avanti dallo stesso
 Marchionne quando parla della necessità per il settore auto di consolidarsi».
 Il crollo del titolo a Francoforte 280 240 200 160 120 163 154 145 136 127 184,6 132,2 -18,6
 VARIAZIONE % IL TRACOLLO DI IERI 162,4 132,2 L'ANDAMENTO DA INIZIO ANNO SET AGO LUG GIU
 MAG APR MAR FEB GEN

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/09/2015 - 22/09/2015                                                            20
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 LA SAGA DEI PORSCHE
 Una «Dallas» alla tedesca tra gli eredi della dinastia
 Attilio Geroni

 Continua u pagina 2 La famiglia è importante. Anche nel caso di un gruppo dalla governance complessa
 come quella di Volkswagen, dove si intrecciano tutte le peculiarità della Corporate Germany: la famiglia,
 appunto, in questo caso i Porsche, discendenti dell'ingegnere Ferdinand che inventò il Maggiolino; il
 sindacato, i cui rappresentanti in nome della cogestione occupano metà delle poltrone nel consiglio di
 sorveglianza; e infine la politica, dato che il secondo maggior azionista del gruppo è, con il 20% dei diritti di
 voto, lo Stato della Bassa Sassonia. u Continua da pagina 1 Di fronte a una simile complessità e a una tegola
 senza precedenti sulla credibilità del secondo gruppo automobilistico mondiale, la componente familiare
 potrebbe, per inerzia, tornare alla ribalta. Venerdì si tiene la riunione del supervisory board e sono in molti a
 pensare che la posizione di Martin Winterkorn, amministratore delegato di Volkswagen, sia a rischio. Certo il
 numero uno del gruppo difficilmente troverà comprensione in uno degli azionisti più importanti, quel
 Ferdinand Piech che fino alla primavera scorsa era il padre-padrone di Vw (Ceo dal 1993 al 2002 e fino al
 maggio 2015 presidente del consiglio di sorveglianza) e che aveva tentato di estrometterlo con un colpo di
 mano. Solo che l'onnipotente Piech, nipote di Ferdinand Porsche e membro del ramo di Salisburgo della
 storica famiglia, nell'occasione venne messo in minoranza dall'altro ramo familiare, quello di Stoccarda: fu la
 fine di un'epoca, fatta di rinascita, di acquisizioni a raffica e conquista dei mercati mondiali, in particolare
 quello cinese. Fuori Piech, pare perché ancora "affamato" di acquisizioni (negli ultimi anni non era più un
 mistero il suo forte interesse per il marchio Alfa Romeo) e dentro, saldamente al comando, Martin Winterkorn,
 più interessatoa un riassetto interno con il duplice obiettivo di accrescere la redditività del marchio Vw e di
 rafforzare la presenza sul mercato americano. Questo, almeno, fino a pochi giorni fa, prima che esplodesse
 lo scandalo delle emissioni truccate. Come un leader d'azienda giapponese Winterkorn si è scusato e
 riscusato, ma forse qualcuno sorride perché il destino del pur bravo manager è cambiato in poche ore. Forse
 nei prossimi giorni si assisterà a un'ipotetica terza puntata dalla faida di famiglia. La prima si consumò nel
 2008, quando fu la stessa Porsche (azienda), allora guidata da Wendelin Wiedeking, legato al ramo familiare
 di Stoccarda, a tentare un'improbabile scalata al colosso di Wolfsburg. Finì male per Wiedeking e bene per
 Piech, che aggiunse anche il marchio Porsche alla lunga lista dei suoi trofei di "caccia". Davvero un gruppo
 d'eccezione, Volkswagen, con numeri da capogiro e ambizioni di leadership mondiale che non sono però
 sfuggite ai capricci di una famiglia che ha fatto (e disfatto) la storia dell'industria automobilistica.

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 VERSO LA LEGGE DI STABILITÀ
 Spunta un'altra «Robin tax»
 Davide Colombo Marco Mobili

 Spunta un'altra «Robin tax» pagina 8 ROMA pUna nuova "Robin tax" rivista e corretta da applicare soltanto
 agli utili delle imprese che operano nel settore energetico. L'avvio già dal 2016 della digital tax, ovvero la
 possibilità di tassare in Italia con l'Ires i proventi dei grandi operatori Internet o in alternativa l'applicazione di
 un ritenuta del 25% sulle transazioni on line. Un rilancio della voluntary disclosure, con la speranza che gli
 incassi ipotizzati (mai ufficialmente certificati) vadano ben oltre le ipotesi fino ad oggi sussurrate (più di 3
 miliardi). Al momento sono queste alcune delle direttrici cui si starebbe muovendo il Governo per dare corpo
 a quelle che la stessa Nota di aggiornamento del Def, varata venerdì scorso, definisce «misure di copertura»
 da poter utilizzare, «prevalentemente nel 2016, a compensare gli effetti sul bilancio del diverso profilo della
 spending review rispetto a quello ipotizzato nel Def». In sostanza il target dei 10 miliardi di tagli di spesa
 indicato in aprile non è più vincolante per l'Esecutivo (ora si ipotizzano 6-7 miliardi).E come indicato sempre
 nella Nota le misure di copertura allo studio «hanno effetti minori (moltiplicatori più bassi), dei tagli di spesa»
 (si veda Il Sole24 Ore di domenica scorsa). Allo studio dei tecnici, dunque, ci sarebbe anche una nuova
 Robin-tax rivistae corretta rispettoa quella bocciata (soltanto pro-futuro) a inizio anno dalla Corte costituzionale.
 Non più un'addizionale all'Ires sugli extra-profitti delle imprese energetiche e petrolifere che hanno conseguito
 nel periodo di imposta un volume di ricavi maggiore di 25 milioni di euro. Per superare i rilievi della Consulta
 si starebbero studiando le possibili compatibilità del nuovo prelievo con le accise pagate sempre dalle
 imprese che operano nel settore energetico. Non una nuova tassa dunque ma il ripristino di quel prelievo
 cancellato dalla Consulta e che mirava a bloccare eventuali speculazioni di compagnie energetiche e
 petrolifere in un periodo segnato da un forte rialzo dei prezzi delle materie prime. L'altra misura per garantire
 maggiori risorse è la digital tax che lo stesso presidente del Consiglio aveva annunciato in arrivo per il 2017.
 Al Tesoro in realtà c'è chi lavora ad anticipare di un anno l'approdo nel nostro ordinamento di un'imposta che
 consenta di tassare i proventi delle "big" del mercato online nel Paese dove avvengono le transazioni e
 dunque in Italia. All'esame c'è l'ipotesi presentata alla Camera da Scelta civica: una norma antielusiva che
 spinga le società internet ad emergereea denunciare in Italia la stabile organizzazione assoggettandosi così
 al nostro prelievo Ires; in alternativa i big della rete potranno sottostare a una ritenuta del 25% sulle
 transazioni on line. La disclosureo rientro dei capitaliè la terza via per recuperare risorse e non stressare così
 i tagli di spesa e le riduzioni delle tax expenditures. Che dovrebbero limitarsi, queste ultime, a tagli mirati dei
 bonus del settore agricolo (come ad esempio il gasolio per l'agricoltura o il regime speciale Iva) e
 compensare così il taglio dell'Irap e la cancellazione dell'Imu oggi applicate al settore. La decisione su un
 possibile rilancio della voluntary sarà comunque presa soltanto dopo la chiusura dell'operazione di rientro dei
 capitali in scadenza il 30 settembre con possibilità di integrazione delle adesioni fino al 30 ottobre. La stima
 ufficiale della disclosure nella Nota di aggiornamento parla di 671 milioni ma le valutazioni dei tecnici che
 stanno monitorando quotidianamente l'andamento dell'operazione parlano di oltre 3 miliardi di potenziali
 incassi. Il conteggio reale sarà comunque fatto a fine settembre anche alla luce delle proiezioni che saranno
 possibili su quanti decideranno di ricorre ai "supplementari" di ottobre per definire meglio l'adesione. In tempo
 dunque per la stesura finale della legge di stabilità ovvero per la metà di ottobre. In tanto ieri l'Ufficio
 parlamentare di Bilancio ha diffuso le considerazioni che accompagnano la sua validazione del nuovo quadro
 marco economico tendenziale contenuto nella Nota di aggiornamento al Def: le stime per il 2015 e 2016 sono
 in linea con i previsori del panel Upb ma i fattori di rischio si fanno più evidenti negli anni successivi. In
 particolare nel 2017 e 2018 la crescita stimata dal Mef (1,3 nei due anni) supera il limite massimo indicato dal
 range dei previsori Upb. A ridurre la forza dell'economia sarebbero in particolare le variabili internazionali
 (commercio, cambioe petrolio). Entro qualche giorno l'Upb dovrà validare anche il quadro macro economico
 programmatico (dove per il 2016 si parla di un Pil in crescita dell'1,6%) e soprattutto il quadro programmatico

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 di finanza pubblica, su cui l'esercizio sarà di verifica se il nuovo rinvio del pareggio strutturale (Mto) è in linea
 non solo con le regole europee ma anche con quelle nazionali sull'equilibrio di bilancio.
 A caccia di risorse
 DIGITAL TAX
 Il governo punterebbe ad anticipare al prossimo anno l'introduzione della digital tax inizialmente prevista per il
 2017. L'ipotesi di una ritenuta del 25% sulle transazioni on line dei colossi del web consentirebbe di incassare
 2-3 miliardi all'anno. Se la misura riguardasse l'Ires invece si scenderebbea 1,5-2 miliardi
 SPENDING REVIEW
 L'obiettivo della spending review 2.0 inizialmente fissato dal Def di aprile a 10 miliardi nel 2016 (0,6 punti di
 Pil) è stato ridimensionato. La revisione della spesa per il prossimo anno in ogni caso non dovrebbe scendere
 sotto i 67 miliardi di risparmi
 INCASSO STIMATO
 2-3
 miliardi
 RISPARMI ATTESI
 6-7
 miliardi
 DISCLOSURE
 La voluntary disclosureo rientro dei capitaliè la terza via per recuperare risorse "alleggerendo" tagli di spesae
 tax expenditures. La stima ufficiale della disclosure nella Nota di aggiornamento parla di 671 milioni ma le
 stime dei tecnici che stanno monitorando l'operazione parlano di oltre3 miliardi
 TAX EXPENDITURE
 Se per il taglio delle agevolazioni fiscali non si scegliesse la strada di un provvedimento ad hoc l'ipotesi
 sarebbe quella di inserire in Stabilità un mini intervento (che dovrebbe limitarsia tagli mirati per il settore
 agricolo)con un recupero di risorse per meno di un miliardo (circa 800 milioni)
 VALORE DELL'OPERAZIONE
 3-5
 miliardi
 RISORSE RECUPERABILI
 800
 milioni
 DEFICIT
 Per la prossima manovra il Governo ha messo in conto risorse per oltre 10 miliardi di nuove clausole di
 flessibilità da negoziare con Bruxelles agendo sul deficit. A questi si aggiungono i 7 già ottenuti per un totale
 di 17,9 miliardi. Di cui 4,9-5 per gli investimenti e 3,3 per l'emergenza migranti
 FLESSIBILITÀ UE
 17,9
 miliardi
 NUOVA ROBIN TAX
 Agirebbe nell'ambito delle accise la "nuova" Robin tax che il governo punterebbea introdurre dopo la
 bocciatura da parte della Consulta,a gennaio scorso, del prelievo (un'addizionale Ires) sugli extraprofitti delle
 compagnie petrolifere introdotto nel 2008. Imposta che garantiva un gettito di circa 700 milioni
 GETTITO VECCHIA IMPOSTA
 700
 milioni

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 Dopo la vittoria alle elezioni Commissione ed Eurogruppo incalzano il premier greco
 La Ue ad Atene: ora privatizzate
 Borse positive: Piazza Affari recupera l'1,12%, euro sotto quota 1,12
 Andrea Franceschi

 Servizie analisi u pagine 4-5 pAll'indomani del voto che lo ha visto prevalere con il 35,5%, Tsipras ha giurato
 da premier della Grecia. Il leader di Syriza: prioritàa riduzione del debitoe stabilità. Intanto Ue ed Eurogruppo
 chiedono di avviare subito le riformee le privatizzazioni. Il voto rasserenai mercati: le Borse recuperano, l'euro
 sotto 1,12 su dollaro. pCon la vittoria netta alle elezioni dell'altro ieri il leader di Syriza Alexis Tsipras riprende
 in mano quel forte mandato elettorale che aveva perso questa estate quando, con una netta inversione di
 rotta rispetto al programma con cui aveva vinto le elezioni di gennaio, aveva negoziato un duro compromesso
 con i creditori. I dubbi sul permanere di una situazione di instabilità politica, venutasi a creare dopo i negoziati
 di questa estate, vengono meno con il voto. I mercati però hanno avuto una reazione contrastata: la Borsa di
 Atene ha chiuso gli scambi in calo dello 0,58 per cento. Sul mercato dei titoli di Stato è andata bene al titolo a
 breve scadenza a due anni, il cui tasso è sceso fino a un minimo del 9,77%, mentre il decennale il
 rendimento è leggermente risalito in linea a tutto il mercato del reddito fisso. In definitiva una giornata «senza
 infamia e senza lode» che in parte si può spiegare con le prese di beneficio degli operatori che nelle
 settimane precedenti il voto avevano comprato la Borsa (+8,5% la performance nell'ultimo mese del paniere
 Athex composite) e i titoli di Stato greci (negli ultimi 30 giorni il tasso a 10 anni è sceso di circa il 12%) e in
 parte con la consapevolezza che il lavoro che aspetta il leader greco è tutto fuorché una passeggiata. Il
 negoziato tra Atene e i suoi creditori - si legge in una nota diffusa ieri dall'agenzia Fitch - resta dagli esiti
 imprevedibili. Da parte sua la banca Ubs continua a scontare una probabilità tra il 20 e il 30% che Atene
 possa uscire dall'euro. Per il resto la giornata sui mercati è stata caratterizzata da una chiara inversione di
 rotta rispetto a quanto visto venerdì scorso. Nell'ultima seduta di settimana scorsa le piazze azionarie
 avevano accolto molto male le preoccupazioni della Federal Reserve sulla tenuta della congiuntura globale
 alla luce della vulnerabilità di Cina e Paesi emergenti. Ieri è arrivato un piccolo «rimbalzo» per i listi- ni. A fine
 seduta Milano ha guadagnato l'1,12%, Parigi l'1,09 per cento. Più indietro Francoforte (+0,33%) che paga il
 tonfo (-18,7%) di Volkswagen (terzo titolo per capitalizzazione della piazza tedesca) che ieri è stata duramente
 bersagliata sui listini dopo che l'ad. Martin Winterkorn ha ammesso le frodi sui test anti-inquinamento condotti
 negli Stati Uniti sospendendo la vendita di alcuni modelli diesel oltreoceano. La performance delle azioni della
 casa di Wolfsburg hanno condizionato quelle di tutto il comparto automobilistico europeo, che ieri ha chiuso
 gli scambi con un ribasso del 4 per cento. La seduta negativa dei listini di venerdì era strettamente correlata
 all'impennata dell'euro sul dollaro balzato oltre quota 1,14 dollari dopo l'annuncio del mantenimento dei tassi
 invariati da parte della Federal reserve americana. Ieri questa correlazione ha giocato in senso contrario. Gli
 acquisti sui listini sono andati di pari passo con la flessione della moneta unica scesa ieri sotto quota 1,12
 dollari. Inversione di rotta anche per Borse e valute dei mercati emergenti dopo i rialzi di venerdì scorso.
 Intanto tra gli addetti ai lavori qualcuno come John Burbank del fondo hedge Passport Capital segnala al
 Financial Times di voler tornare a investire su queste classi di investimento dopo averci a lungo speculato al
 ribasso. Questa scommessa rischiosa si basa sulla convinzione che la Fed, più che alzare i tassi, alla fine
 sarà costretta a immettere nuova liquidità nel sistema. Sarebbe il Quantitative easing numero 4...
 Euro/dollaro 1,17 1,16 1,15 1,14 1,13 1,12 1,11 1 ,10
 21/8/2015 Ieri
 Differenziale dei rendimenti dei titoli di Stato decennali r ispetto al Bund In punti base
 180
 160
 Italia

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22/09/2015                                                                                 diffusione:334076
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 140
 120
 29
 100
 Spagna
 80
 LE BORSE
 Variazioni % di ieri e da inizio anno
 Milano
 Ftse Mib
 La giornata dei listini
 LO SPREAD
 135
 106
 133
 112
 +1,12%
 +1,09%
 +0,33%
 +0,10%
 +0,08%
 -0,58%
 -16,05%
 -6,97%
 +7,32%
 -4,11%
 +1,46%
 +14,43% 0 -1 Dax Dax
 Ieri Ase 21 Parigi Cac 40 Ibex 35 Londra Atene Italia Spagna DA INIZIO ANNO 01/01/2015 DA INIZIO ANNO
 DA INIZIO ANNO Madrid DA INIZIO ANNO Ftse 100 DA INIZIO ANNO DA INIZIO ANNO Francoforte
 Francoforte Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set

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22/09/2015                                                                                             diffusione:334076
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 L'ANALISI
 Le scosse del terremoto a Wolfsburg non sono finite
 Andrea Malan

 La frode dei diesel Volkswagen è un terremoto che ha fatto cadere ieri Volkswagen in Borsa ma che potrebbe
 avere, nei prossimi giorni e settimane, conseguenze a largo raggio. Quali? La multa Dal punto di vista
 finanziario, il colpo per Vw sarà forte ma non mortale. Difficilmente le autorità Usa, per quanto irritate dal
 comportamento dei tedeschi e desiderose di fare la voce grossa, rischieranno di mandare al tappeto un
 gruppo che - non dimentichiamolo - è da qualche anno anche un costruttore americano, con la fabbrica di
 Chattanooga da cui escono le Passat per il mercato locale. La multa sarà quindi probabilmente superiore al
 record inflitto a Toyota nel 2010 (1,2 miliardi di dollari) ma nettamente al di sotto degli ipotetici 18 miliardi di
 dollari. È vero che nel caso Vw c'è una frode volontaria, ma la stessa General Motors è stata punita di
 recente con una sanzione di 900 milioni di dollari per il caso dei blocchetti di accensione difettosi che ha
 provocato oltre 100 vittime. La reputazione La multa non è però l'unica conseguenza negativa per Vw. C'è il
 costo dei richiami, che potrebbe essere comunque consistente (c'è chi si spinge ad ipotizzare un obbligo di
 riacquisto); le eventuali cause per danni; e non da ultimo l'impatto sulla reputazione di Volkswagen, che
 potrebbe essere danneggiata anche qui in Europa. «Il comportamento di Vw sa di un'officina di periferia che
 vuol far passare la revisione a una carcassa, più che del gruppo automobilistico che ha il maggior budget
 mondiale di ricerca e sviluppo» scrive Arndt Ellinghorst, analista di Isi Evercore. Chi pagherà? Ancora da
 decifrare sono le conseguenze interne a Volkswagen sul piano manageriale, ma è chiaro che la posizione del
 numero uno Martin Winterkorn si fa sempre più traballante. Per ora non è emersa nessuna ipotesi sulle
 responsabilità, ma non è da escludere che ai probabili ingegneri e capi dipartimento si risalga fino al vertice
 della piramide manageriale. Il mandato di Winterkorn alla guida del consiglio direttivo dovrebbe in teoria
 essere rinnovato fino al 2018, e il via libera era previsto proprio venerdì dal consiglio di sorveglianza. Ma la
 convocazione del presidium per domani rimette tutto in gioco. Si noti che, viste le difficoltà recenti del gruppo,
 qualche analista ha suggerito che un eventuale nuovo terremoto al vertice potrebbe avere un impatto
 positivo. Il settore Più incerto è l'impatto sul settore. In Germania si sono già levate le prime voci di politici
 preoccupati che lo scandalo porti un duro colpo alla credibilità dell'intera industria, che è di gran lunga la più
 grande d'Europa ed è il maggior datore di lavoro privato del Paese. Anche per questo le pressioni per una
 rapida "pulizia" al vertice di Vw crescono di ora in ora. Le concorrenti tedesche di Vw Bmw e Mercedes - sono
 finora completamente estranee alla vicenda, ma potrebbero subire un danno indiretto negli Usa se dovessero
 crollare le vendite di motori diesel (come conferma il calo in Borsa anche dei loro titoli). I motori diesel La
 popolarità del motore a gasolio è storicamente bassa negli Usa e rischia ora di subire un colpo mortale.
 Volkswagen e soci stavano cercando da anni di rilanciarlo con la campagna sul "Clean diesel", campagna
 che aveva trovato un autorevole sostegno proprio nell'Epa, l'ente americano per la protezione dell'ambiente.
 Quattro anni fa, all'inaugurazione della fabbrica Volkswagen di Chattanooga, Ray LaHood ministro dei
 Trasporti - definì il Clean diesel «un pilastro della politica energetica Usa». Chi potrebbe approfittarne ora, fra
 gli altri, è l'arcirivale Toyota, che da vent'anni scommette sui motori ibridi (a benzina ed elettrico) come
 soluzione per ridurre consumi ed emissioni. Software über alles Qualche lettore di mezza età si ricorderà
 quando, negli anni 70, i motorini da 50cc di cilindrata venivano consegnati con un carburatore "strozzato" e
 venivano poi "truccati" cambiando le dimensioni del condotto di alimentazione. Il caso dei motori diesel
 Volkswagen non è in fondo molto diverso, ma è stato realizzato tramite il software della centralina del motore:
 un mezzo meno costoso e più difficile da smascherare. Al Salone di Francoforte di questi giorni, tra le parole
 d'ordine c'erano la digitalizzazione dell'auto e i rischi che ciò comporta per il potenziale accesso all'auto da
 parte di hacker. Nel caso di Vw gli "hacker" erano all'interno...

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/09/2015 - 22/09/2015                                                           26
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