CONFIMI 22 settembre 2015
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CONFIMI 22 settembre 2015 La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio.
INDICE CONFIMI 22/09/2015 Il Giornale di Vicenza 6 L'ex pm Colombo racconta Mani pulite 22/09/2015 Cronaca di Verona 7 APINDUSTRIA VERONA AD EXPO 22/09/2015 Prima Pagina Reggio 8 Nasce Confimi Emilia SCENARIO ECONOMIA 22/09/2015 Corriere della Sera - Nazionale 10 Pensioni anticipate Piano del governo 22/09/2015 Corriere della Sera - Nazionale 12 Uil e Cgil stop alla riforma del modello contrattuale 22/09/2015 Corriere della Sera - Nazionale 13 L'ex ministro Giovannini: era tutto pronto, flessibilità per 25 mila 22/09/2015 Corriere della Sera - Nazionale 15 Bankitalia alla Bce: paletti alle banche, rischio per la crescita 22/09/2015 Il Sole 24 Ore 16 Bankitalia alla Bce: la stretta sulle banche frena la ripresa 22/09/2015 Il Sole 24 Ore 18 Scandalo Volkswagen , shock in Borsa 22/09/2015 Il Sole 24 Ore 20 Il contagio sul comparto 22/09/2015 Il Sole 24 Ore 21 Una «Dallas» alla tedesca tra gli eredi della dinastia 22/09/2015 Il Sole 24 Ore 22 Spunta un'altra «Robin tax» 22/09/2015 Il Sole 24 Ore 24 La Ue ad Atene: ora privatizzate
22/09/2015 Il Sole 24 Ore 26 Le scosse del terremoto a Wolfsburg non sono finite 22/09/2015 La Repubblica - Nazionale 27 La caduta del mito 22/09/2015 La Repubblica - Nazionale 29 "Un colpo al mito della Germania superaffidabile" 22/09/2015 La Repubblica - Nazionale 30 Edison: addio alla gas company Edf punta tutto sulle rinnovabili e "rivede" l'Italia 22/09/2015 La Repubblica - Nazionale 31 "Liberalizzazioni timide così il ddl Concorrenza è un regalo alle lobby" 22/09/2015 La Repubblica - Nazionale 32 MA IO PENSO CHE SI POSSA USCIRE DALL'EURO 22/09/2015 MF - Nazionale 34 Alitalia verso un tandem alla cloche 22/09/2015 MF - Nazionale 35 Con un bond da 375 milioni Finsoe riduce ai minimi i debiti con le banche 22/09/2015 MF - Nazionale 36 Pace Bergamo-Brescia sulla Ubi Banca spa 22/09/2015 MF - Nazionale 37 Unicredit garantisce l'aumento Pop Vicenza 22/09/2015 MF - Nazionale 38 Telecom, il dossier Inwit venerdì sul tavolo del cda SCENARIO PMI 22/09/2015 La Repubblica - Torino 40 La Regione sfoltisce i poli d'innovazione "Ridotti, ma più forti" 22/09/2015 La Stampa - Nazionale 42 "Troppe tasse" Scatta l'allarme microimprese* 22/09/2015 Il Messaggero - Pesaro 44 Scavolini, Biesse, Berloni e Cantiere navale: poker per l'industria pesarese 22/09/2015 ItaliaOggi 45 LOltre il 96% delle aziende controllate dall'Agenzia delle entrate non è in regola col fisco
22/09/2015 Libero - Nazionale 47 Altra balla di Renzi sulle tasse Un'azienda su due paga di più
CONFIMI 3 articoli
22/09/2015 diffusione:41821 Pag. 33 tiratura:51628 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'ex pm Colombo racconta Mani pulite Il liceo De Fabris di Nove organizza, assieme all'Api del comprensorio bassanese e al Comune di Bassano, per martedì 29, fra le 11 e le 13, nel cinemateatro Da Ponte di Bassano, un incontro con l'ex magistrato Gherardo Colombo. L'occasione è la pubblicazione dell'ultimo suo libro, intitolato "Lettera a un figlio su Mani Pulite", edito da Garzanti. L'idea è di creare una occasione di dialogo tra Colombo e gli studenti. Dopo i saluti iniziali del sindaco di Bassano Poletto, e del presidente dell'Api provinciale, due studenti per scuola saliranno sul palco e dialogheranno con l'ex-giudice. La traccia del tema è presto indicata: che cos'è Mani Pulite e, soprattutto, qual è oggi la sua eredità? L'ex sostituto procuratore della Repubblica di Milano Gherardo Colombo racconta gli anni drammatici e carichi di speranza che lo hanno visto tra i protagonisti della più importante inchiesta giudiziaria della recente storia d'Italia. A partire dal 17 febbraio 1992, giorno dell'arresto del presidente del Pio Albergo Trivulzio di Milano, Mario Chiesa, Colombo racconta un'esperienza decisiva per la società italiana rivolgendosi per la prima volta a tutti quei ragazzi allora non ancora nati o ancora troppo giovani per comprendere quella stagione.o CONFIMI - Rassegna Stampa 22/09/2015 - 22/09/2015 6
22/09/2015 Pag. 2 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato FOOD EXPERIENCE APINDUSTRIA VERONA AD EXPO Pietro Marcato presidente del la sezione Alimentari di Apindustria Verona nonché Vice Presidente nazionale di Confimi Alimentare l, è stato protagonista lo scorso 15 settembre, all'interno della Setti ma na della Dieta Mediterranea di Expo, in programma dal 14 al 20 Settembre. "Abbiamo creato all'interno di Expo uno show- cooking coinvolgendo alcune aziende as sociate alla categoria alimentare di Confimi Industria impegnandole nella preparazione di diverse tipologie di pasta delle varie regioni italiane" ha spiegato Marcato, che ha curato l'organizzazione dell'evento. E continua "Abbiamo iniziato da qualche mese un percorso volto alla divulgazione dei prodotti tipici regionali italiani. Siamo partiti dalla pasta, prodotto di punta della nostra tradizione, ma il nostro obiettivo è quello di allargare il tutto an che ad altri prodotti tipici della nostra storia culinaria. Tutto questo è possibile gra zie anche alla partecipazione di Mipaaf e di associazioni im prenditoriali come Apindustria Ve rona, che contribuiscono alla veicolazione del progetto." Lo show cooking ha visto abili chef alle prese con la cottura di paste emiliane, venete ed abruzzesi rispettandone le peculiarità legate alla cucina tipica regionale. I prodotti sono stati preparati da varie aziende dei singoli territori che ne han no spiegato le caratteristiche legate alla dieta mediterranea. Alla fine gli spettatori hanno potuto degustare i prodotti finiti e tra tutti I prodotti assai apprezzati sono risultati I tortellini di Valeggio. Il presidente Marcato ha sottolineato come questa iniziativa rappresenti un significato importante per Confimi Alimen tare poiché nella settimana della dieta era l'unica associazione a prendere parte alla settimana della dieta Mediterranea. Un momento dell'evento CONFIMI - Rassegna Stampa 22/09/2015 - 22/09/2015 7
22/09/2015 Pag. 21 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Nasce Confimi Emilia Nasce Confimi Emilia: l'Associazione delle piccole e medie imprese del territorio emiliano terrà l'Assemblea costitutiva sabato a Bologna. Confimi Emilia fonde in una sola struttura di rappresentanza le sedi di Bologna, Modena, Reggio Emilia, Parma. Le imprese associate sono 870, occupano circa 13.000 addetti e sviluppano un fatturato globale di oltre 3 miliardi di euro. CONFIMI - Rassegna Stampa 22/09/2015 - 22/09/2015 8
SCENARIO ECONOMIA 21 articoli
22/09/2015 diffusione:619980 Pag. 1 tiratura:779916 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato patto con le aziende Pensioni anticipate Piano del governo Enrico Marro Pensioni anticipate, il premier Renzi: avanti con la riforma. I ministeri dell'Economia e del Lavoro continuano ad affinare le ipotesi di intervento sulla flessibilità in uscita dei lavoratori. a pagina 31 L. Salvia ROMA Mentre i ministri dell'Economia, Pier Carlo Padoan, e del Lavoro, Giuliano Poletti,continuano ad affinare le ipotesi di intervento sulla flessibilità pensionistica, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, comincia a scoprire le carte. «Noi - ha detto ieri alla direzione del Pd - abbiamo bisogno di dire con chiarezza che i conti pensionistici per quello che riguarda il nostro Paese non si toccano. Ma se esiste la possibilità, e stiamo studiando il modo, per cui in cambio di un accordo si possano consentire forme di flessibilità in uscita, se esistono le condizioni per farlo, sarebbe un gesto di buona volontà». Il passaggio chiave è «in cambio di un accordo» che, come spiegano i tecnici, allude al fatto che quello allo studio non è un meccanismo generale di flessibilità ma un sistema rivolto a platee particolari di lavoratori. La priorità, ovviamente, sono i dipendenti anziani, per esempio con più di 62 o 63 anni (si tenga conto che dal prossimo gennaio l'età per accedere alla pensione di vecchiaia sale a 66 anni e 7 mesi) che perso il lavoro non riescano a trovarne un altro. A loro potrebbe essere data la possibilità di accedere a un pensionamento anticipato con l'importo della pensione più basso perché ricalcolato alla luce del fatto che verrebbe pagato per più anni. Ci si perderebbe in media il 3-3,5% per ogni anno di anticipo. Questo schema potrebbe essere allargato consentendo alle aziende di favorire pensionamenti anticipati all'interno di processi di ristrutturazione che potrebbero prevedere anche l'ingresso di giovani (staffetta generazionale), a patto che la stessa azienda si accolli parte del costo di questi prepensionamenti, magari versando, come propone l'ex ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, contributi esentasse per il raggiungimento della pensione. Sul tavolo, dicono ancora i tecnici, c'è anche l'ipotesi del «prestito pensionistico» o «assegno di solidarietà», altra forma per consentire le uscite anticipate a un costo basso per il bilancio pubblico. Delle coperture, comunque, andranno previste. E sta qui la difficoltà del provvedimento da mettere a punto, con le risorse da indicare nella legge di Stabilità che il governo presenterà entro il 15 ottobre. La soluzione allo studio dovrà offrire una risposta anche alle donne, le famose lavoratrici che, secondo l'esempio fatto dallo stesso Renzi, una volta diventate nonne, se vogliono dedicarsi al nipotino, devono poter andare in pensione prima, ma prendendo meno. Per questo sul tavolo c'è anche una proroga dell'opzione donna (che scade il 31 dicembre) ma a condizioni diverse: ci vorrebbero almeno 62 o 63 anni d'età (non più 57) e 35 di contributi, ma il taglio dell'assegno sarebbe inferiore al 25-30% previsto finora. Enr. Ma. © RIPRODUZIONE RISERVATA I requisiti dal 2016 Per l'adeguamento alle speranze di vita, l'età pensionabile aumenta di 4 mesi d'Arco Categorie lavoratori 2016 2017 2018 dal 2019 Lavoratrici dipendenti del privato 65 anni e 7 mesi 66 anni e 7 mesi 66 anni e 7 mesi 66 anni e 7 mesi* Dipendenti privati e lavoratori/trici statali 66 anni e 7 mesi 66 anni e 7 mesi 66 anni e 7 mesi 66 anni e 7 mesi* Lavoratrici autonome 66 anni e 1 mese 66 anni e 1 mese 66 anni e 7 mesi 66 anni e 7 mesi* Lavoratori autonomi 66 anni e 7 mesi 66 anni e 7 mesi 66 anni e 7 mesi 66 anni e 7 mesi* *più nuovo adeguamento speranze di vita Pensioni di vecchiaia La vicenda In vista del varo della legge di Stabilità, il governo accelera sulle pensioni e apre sulla introduzione di una maggiore flessibilità in uscita. Sul tavolo il superamento dello scalino che blocca il turnover, ma anche l'opzione donna con la pensione anticipata e alcune decurtazioni. SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/09/2015 - 22/09/2015 10
22/09/2015 diffusione:619980 Pag. 1 tiratura:779916 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato I sindacati sono pronti a discuterne ma chiedono una convocazione Foto: Il ministro Giuliano Poletti, ministro del Lavoro. Il governo è al lavoro sulla riforma pensionistica SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/09/2015 - 22/09/2015 11
22/09/2015 diffusione:619980 Pag. 31 tiratura:779916 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La Lente Uil e Cgil stop alla riforma del modello contrattuale Enrico Marro C isl e Confindustria hanno provato ieri a lanciare la trattativa sulla riforma del modello contrattuale, ma si sono scontrate con le pregiudiziali della Uil e col disinteresse della Cgil. «Bisogna trovare alternative al modello attuale per evitare uno scontro frontale», ha ammonito ieri il presidente della Confindustria, Giorgio Squinzi. Dopo una serie di contatti e riunioni informali, la stessa associazione aveva invitato per questa mattina Cgil, Cisl e Uil attorno a un tavolo per scoprire le carte. E per ieri pomeriggio la Cisl ha organizzato un convegno preparatorio invitando la stessa Confindustria e gli altri due sindacati. Ma l'iniziativa anziché propiziare l'avvio della trattativa ha finito per aumentare le distanze tra le parti, mettendo a rischio l'appuntamento di oggi. Il segretario della Uil, Carmelo Barbagallo, ha ribadito la sua organizzazione non andrà all'incontro, se entro questa mattina la Confindustria non fornirà «un segnale» sul fatto che la trattativa non bloccherà il rinnovo dei contratti (metalmeccanici, chimici, alimentaristi, in tutto 23 categorie per un totale di oltre cinque milioni di lavoratori). La Cgil non solo ritiene che la priorità sia rinnovare i contratti, ma pensa che nemmeno valga la pena di trattare un nuovo modello. Un quadro che certamente non agevola quel rinnovo dei contratti che i sindacati dicono di volere. © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/09/2015 - 22/09/2015 12
22/09/2015 diffusione:619980 Pag. 31 tiratura:779916 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Intervista L'ex ministro Giovannini: era tutto pronto, flessibilità per 25 mila Lorenzo Salvia ROMA «Era tutto pronto, saremmo partiti ad aprile dell'anno scorso. Poi cadde il governo e non se ne fece nulla. Un vero peccato». Il professor Enrico Giovannini ha appena finito la prima lezione del suo corso di Statistica all'università romana di Tor Vergata. Nel governo Letta era ministro del welfare, ed era stato lui a studiare un intervento sulle pensioni simile, dicono, a quello adesso sul tavolo del governo Renzi: la famosa flessibilità, cioè la possibilità di lasciare il lavoro prima rispetto all'età minima, portata a 66 anni dalla riforma Fornero. Professore, cosa avrebbe fatto il governo Letta? «L'idea era di partire a livello sperimentale: per il primo anno avevamo previsto un limite di uscite anticipate, 25 mila». Con quale criterio sareste intervenuti? «Poteva lasciare il lavoro chi al massimo era a tre anni dalla pensione. A quel punto incassava una indennità, una sorta di reddito minimo, intorno ai 750 euro netti al mese. Una volta raggiunta l'età delle pensione piena avrebbe restituito i soldi a rate, scalandoli dall'assegno dell'Inps». Sarebbe stato un intervento a costo zero oppure no? «Nel medio periodo sì, perché la somma anticipata sarebbe stata restituita per interno. Nell'immediato un costo c'era, perché l'indennità rappresenta una spesa aggiuntiva. Ma essendo un'operazione finanziaria, come un mutuo, non sarebbe stata necessariamente classificata nella spesa previdenziale». Qual era il costo immediato? «Con il tetto a 25 mila persone, alcune centinaia di milioni l'anno per i primi tre anni». Bruxelles non avrebbe obiettato nulla, dunque. «Bruxelles non lo so, noi avevamo avuto il via libera della Ragioneria generale dello Stato. Il punto è che non era una vera e propria riforma pensionistica ma un'operazione finanziaria. E come tale poteva essere presentata a Bruxelles, con tutti i vantaggi del caso». Era possibile che i 750 euro fossero anticipati non dall'Inps ma dall'azienda? «Certo.L'azienda poteva assumere il costo dell'indennità in tutto o in parte. O integrare l'assegno dello Stato, il che avrebbe reso più interessante l'operazione per il singolo». Ma all'azienda non conviene dare subito i soldi al dipendente, il famoso scivolo, come già si fa adesso? «Era una delle obiezioni . Ma gli italiani, tendenzialmente, non amano avere tutto e subito. Preferiscono un meccanismo da spalmare nel tempo, che funzioni come un po' un'assicurazione sulla vita». Non avevate pensato al modello delle penalizzazioni: prima lasci più ti riduco l'assegno? «L'avevamo scartato perché presentava troppe incognite sul numero delle persone coinvolte. Il costo poteva essere davvero troppo alto». E il ricalcolo dell'assegno con il metodo contributivo, cioé sulla base non degli ultimi stipendi ma dei contributi versati? «Eravamo arrivati alla conclusione che fosse incostituzionale. E l'ultima sentenza della Corte, quella che ha bocciato il blocco delle rivalutazioni, mi pare confermi quell'orientamento. In più era tecnicamente molto difficile da realizzare: le banche dati disponibili non consentono di ricostruire con precisione tutte le posizioni individuali, in particolare per i dipendenti pubblici. Ci sarebbe stata una montagna di ricorsi». Secondo lei cosa farà, alla fine, il governo Renzi? «Non lo so ma sono convinto che un intervento sia necessario. La durata massima della cassa integrazione è stata ridotta, la mobilità tra qualche anno non ci sarà più. È possibile che ci sia un buco nero tra la fine degli ammortizzatori sociali e l'inizio del pensionamento». SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/09/2015 - 22/09/2015 13
22/09/2015 diffusione:619980 Pag. 31 tiratura:779916 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Ma, da ex presidente dell'Istat, l'economia italiana non sta andando meglio? «Ci sono segnali di ripresa ma è difficile che ci sia un recupero tale da riassorbire in breve tutta la disoccupazione. La flessibilità darebbe una mano ai giovani che stanno cercando lavoro». lorenzosalvia © RIPRODUZIONE RISERVATA La parola contributivo Il sistema di calcolo contributivo della pensione prevede che l'assegno venga stabilito in proporzione ai contributi versati e non in base alla retribuzione percepita. Questo sistema è stato progressivamente introdotto con diverse riforme a partire dal 1995.Ex ministro Enrico Giovannini è stato ministro del Lavoro e delle politiche sociali del governo Letta. In precedenza aveva guidato l'Istat dal 2009 al 2013. Oggi Giovannini insegna all'università romana di Tor Vergata. Da ministro nel 2013 aveva messo a punto un progetto per consentire l'uscita dal lavoro prima dei 66 anni Foto: Nella nostra ipotesi si sarebbe usciti con tre anni d'anticipo e un reddito mensile per il triennio di 750 euro Foto: Difficile la strada della pensione anticipata con il contributi-vo: alto il rischio di ricorsi SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/09/2015 - 22/09/2015 14
22/09/2015 diffusione:619980 Pag. 32 tiratura:779916 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Bankitalia alla Bce: paletti alle banche, rischio per la crescita La lettera di Via Nazionale sui parametri La missiva «Attenzione ad adottare decisioni arbitrarie e ingiustificate» Stefania Tamburello ROMA Troppa severità nei confronti delle banche non aiuta la ripresa. E questo il senso del messaggio inviato dalla Banca d' Italia alla Bce che sta completando la verifica sull'adeguatezza del patrimonio dei 120 istituti di credito sottoposti alla sua vigilanza in relazione ai rischi assunti chiedendo, nel caso, dei correttivi e fissando dei requisiti quindi caso per caso. Gli esiti di questo esame (Srep), che diventeranno definitivi entro novembre, sono via via comunicati alle banche cui spetta decidere se renderli o meno noti e non dovrebbero - stando alle indiscrezioni - risultare negativi per la quasi totalità (12) dei 14 gruppi italiani coinvolti. La Banca d'Italia tuttavia ha insistito e insiste affinché Francoforte non adotti decisioni «ingiustificate» e «arbitrarie» imponendo nuovi e più alti requisiti patrimoniali, penalizzanti per il credito e per la ripresa economica. In una lettera inviata a fine agosto al consiglio di supervisione della Bce, presieduto da Daniele Nouy, il vicedirettore generale della banca centrale italiana, Fabio Panetta che fa parte del Consiglio, ha rilevato come «un significativo aumento delle richieste di capitale nell'attuale congiuntura potrebbe mettere a rischio la ripresa». Panetta ha poi ricordato come anche le misure straordinarie messe in campo dalla Bce per contrastare la bassa inflazione e sostenere la crescita potrebbero «andare in disaccordo con un ingiustificato e generalizzato inasprimento degli obiettivi di capitale», basato su di un cambiamento nei criteri per il loro calcolo. Da Palazzo Koch non sono arrivati commenti alla notizia della lettera, diffusa da Bloomperg perché sarebbe una violazione grave degli obblighi di riservatezza ma certo non si può trascurare il fatto che Panetta ha in più occasioni sottolineato l'esigenza di coniugare la stabilità del sistema del credito, italiano ed europeo nel suo insieme, con un'adeguata disponibilità di prestiti verso famiglie e imprese per finanziare la ripresa economica. Il vicedirettore generale dell'Istituto di via Nazionale era stato anche più esplicito chiedendo alla Bce di non essere troppo dura con le banche ed evidenziando i pericoli di aumenti o variazioni dei requisiti di capitale. Il problema non riguarda, in ogni caso solo le banche italiane se è vero, come ha riferito la stampa internazionale, che le autorità francesi hanno ottenuto dalla Bce la limatura degli obiettivi di capitale dello 0,25% fissato singolarmente per ogni banca in cambio dell'impegno a puntare a raggiungere l'obiettivo. © RIPRODUZIONE RISERVATA 120 l e banche vigilate direttamente dalla Banca centrale europea 14 gli istituti italiani che sono passati sotto la Vigilanza Unica di Francoforte La vicenda La Bce sta concludendo i cosiddetti Srep, le verifiche dell'adegua-tezza del capitale in rapporto ai rischi Gli esiti dei dossier sono confidenziali ma le singole banche posso decidere di comunicarli SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/09/2015 - 22/09/2015 15
22/09/2015 diffusione:334076 Pag. 1 tiratura:405061 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato GLI ESAMI DEL CREDITO Bankitalia alla Bce: la stretta sulle banche frena la ripresa Rossella Bocciarelli Bankitalia alla Bce: la stretta sulle banche frena la ripresa pagine 33 e 35 Continua u pagina 35 pLa lettera è datata 25 agosto, come riporta l'agenzia Bloomberg, che ha potuto leggere la corrispondenza riservata, firmata dal vicedirettore generale di Banca d'Italia, Fabio Panettae indirizzata al consiglio di supervisione della Bce. L'argomentazione del dirigente di via Nazionaleè netta: la Bce rischia di essere criticata per decisioni «ingiustificate» e «arbitrarie» riguardo a più elevati requisiti di capitale per chi eroga prestiti nell'euroarea previsti nell'esame annuale Srep (il Supervisory Review and evaluation process), cosa che potrebbe danneggiare un'attività produttiva fragile. ROMA u Continua da pagina 33 pNon solo;i requisiti di capitale fresco definiti dalla Bce per le 120 maggiori banche di Eurolandia sono stati calcolati secondo criteri che si sovrappongono a quelli dell'ultimo Comprenhensive Assessmente per questo non giustificano l'incremento proposto , è la considerazione sottoposta al capo della Vigilanza unica, Danièle Nouy.Scrive infatti l'esponente del Direttorio di via Nazionale, che rappresenta la Banca d'Italia all'interno del Supervisory board di Francoforte: «Un significativo au- mento delle richieste di capitale nell'attuale congiuntura potrebbe mettere a repentaglio la ripresa economica». Inoltre, viene fatto osservare«la politica monetaria nell'Eurozona si sta sforzando di combattere questo rischio e di far ripartire i prestiti. Un ingiustificato, arbitrario irrigidimento degli obiettivi di capitale sarebbe in contraddizione con questi sforzi». Tanto dalla Bce che da Bankitalia ieri non è arrivata alcuna valutazione sui contenuti della lettera. A Via nazionale in particolare si afferma che qualunque commento al riguardo costituirebbe una violazione grave di obblighi di riservatezza. Il punto che Panetta ha sempre sottolineato, si ricorda in ogni casoa Palazzo Koch, è l'esigenza di coniugare la stabilità del sistema creditizio europeo con un' adeguata disponibilità di prestiti per finanziare la ripresa dell'economia reale. Come si ricorderà, qualche giorno fa da parte delle banche italiane è stata espressa serenità sugli esiti preliminari dell'esame Bce che, secondo indiscrezioni raccolte in ambito bancario e pubblicate da il Sole 24 Ore( si veda il giornale del9 settembre), sarebbe stato superato dalla stragrande maggioranza degli istituti di credito del nostro paese. Le prime risultanze intermedie, che analizzano il modello di business, la governance, l'esposizione ai rischi di liquidità e l'adeguatezza del capitale, sono stati già trasmessi alle banche e quindi comunicati in Consob. Dopo una fase di interlocuzione fra banche e Bce l'esito finale sarà comunicatoa novembre. La lettera, come si diceva, è partita sul finire del mese di agostoe da quel momento si sono svolti numerosi contattie confronti fra le autorità di vigilanza.E' in ogni caso significativo che nel testo si sottolinei che «il sistema di valutazione del rischio usato nello Srep si basa in larga parte su fonti di rischio analizzate anche nel Comprehensive assessment». Perciò, scrive ancora il dirigente di Bankitalia, «queste agomentazioni, se usate per giustificare un incremento addizionale di capitale di fronte al vasto pubblico, sarebbero controproducenti».Sulla base dei ratios proposti le banche più significative dell'Eurozona si troverebbero di fronte un incremento del requisiti per il common equity tier1 di 60 punti base( vale a dire 10,31% contro 9,74%) in rapporto ai livelli del 2014. «Gli osservatori sarebbero indottia pensare che l'Ssm indulge a decisioni arbitrarie, con una considerazione insufficiente della trasparenza e dell'attendibilità, e che la nostra metodologia di stress test sia difettosa, dal momento che prende in considerazione solo alcuni dei rischi rilevanti». «In effetti-è la conclusione della lettera- sarebbe molto difficile comunicare che la nostra decisione sui capital ratios delle banche può cambiare ogni volta che utilizziamo uno strumento analitico differente». Va detto, del resto, che nei giorni scorsi era emerso sulla stampa internazionale come le autorità francesi abbiano già ottenuto dalla Bce la "limatura" degli obiettivi di capitale dello 0,25% fissato singolarmente per ogni banca, in cambio dell'impegno a puntare a raggiungere ugualmente l'obiettivo. Banche a confronto sulla raccolta T-Ltro 384,0 SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/09/2015 - 22/09/2015 16
22/09/2015 diffusione:334076 Pag. 1 tiratura:405061 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato 111,0* Italia (*) stime 82,6 29,0 129,8 29,0 97,8 36,0 73,8 TOTALE Banche europee 14,3 2,7* Settembre Dicembre 2014 Marzo Giugno Settembre 2015 Fonte: elaborazione Il Sole 24 Ore su dati Bce LE PRINCIPALI BANCHE ITALIANE (E IL SISTEMA BCC) ALLE ASTE T-LTRO Dati in miliardi di euro DATI AL 30 GIUGNO 2015 TARGET BCE PRIMA DELL'AGGIORNAMENTO Il settore a confronto I REQUISITI PATRIMONIALI 13,4 9,0 12,9 9,5 12,3 11,5 12,2 9,4 11,5 9,0 11,4 9,0 10,2 11,3 11,0 9,0 10,8 9,5 10,2 9,0 8,1 10,0 6,8 10,3 MPS INTESA SANPAOLO BANCO POPOLARE UBI BANCA UNICREDIT POP EMILIA POP MILANO POP VICENZA MEDIOBANCA POP SONDRIO BANCA CARIGE VENETO BANCA Il Cet1 ratio. Dati in % Fonte: elaborazione del Sole 24 Ore su dati Reuters e info societar ie SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/09/2015 - 22/09/2015 17
22/09/2015 diffusione:334076 Pag. 1 tiratura:405061 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Ammessa la manipolazione dei dati sulle emissioni di 500mila vetture: bloccate le vendite diesel in Usa, aperta un'indagine penale Scandalo Volkswagen , shock in Borsa Il titolo crolla (-18,6%) sul rischio-multa da 18 miliardi - Le scuse del ceo Winterkorn Laura Galvagni u pagine 2- 3 Servizi e analisi pCrollo record di Volkswagen alla Borsa di Francoforte (-18,6%) dopo lo scandaloemissioni in Usa, dove il governo accusa il big tedesco di avere manipolato i dati su mezzo milione di vetture diesel per aggirare i limiti inquinanti. Ieri l'ad Winterkorn ha chiesto scusa per «avere violato la fiducia dei consumatori», montano le pressioni affinchè si dimetta. Avviata un'indagine interna, bloccate le vendite in America; anche il governo tedesco sollecita accurati controlli su tuttii modelli diesel. Vw rischia una multa finoa 18 miliardi di dollari dagli Usa, che hanno anche avviato un'indagine penale ed esteso l'inchiesta sulle norme anti-smog ad altre case di auto. pLo scandalo emissioni si abbatte su Volkswagen: stop alle vendite di auto diesel negli Usa e 13 miliardi di capitalizzazione persa in una sola seduta. Ieri il titolo, nella versione azioni privilegiate (quelle effettivamente nel portafoglio degli investitori),è crollato del 18,6%a 132,2 euro mentre le ordinarie sono scese del 17,1% a 133,7 euro. Ora Volkswagen vale 63 miliardi ma il timoreè che le vendite di ieri possano essere solo la punta dell'iceberg.E questo perchè, ed è ciò che più teme il mercato, lo scandalo si potrebbe allargare. Il ministro dell'Economia tedesco,e vice cancelliere, Sigmar Gabriel ha parlato di « un clamoroso inganno ai danni dei consumatori» e il ministro dei Trasporti, Alexander Dobrindt, ha annunciato alla Bild «test approfonditi» su tutti i modelli diesel della casa mentre il numero uno dell'ambiente ha assicurato che «a breve sono previsti colloqui tra il governo»e le prime linee dell'azienda. Prime linee che,è la sensazione diffusa, sono certamente meno salde al timone di quanto non lo fossero qualche giorno fa. Nel mirino ci sarebbe soprattutto l'amministratore delegato, Martin Winterkorn, lo stesso che ieri, dopo le ammissioni fatte da un portavoce della società circa l'effettiva manipolazione dei dati sull'emissione di monossido di azoto su circa 500 mila vetture diesel vendute negli Usa, ha cercato di riconquistare i consumatori facendo ammenda: «Mi scuso personalmente in tuttii modi, per aver perso la fiducia dei nostri clientie del pubblico. Quanto accaduto ha per tutti noi del direttivo e per me personalmente la massima priorità. Una cosa, però, deve essere chiara, la Volkswagen non tollera alcuna violazione delle regole o delle leggi» e quindi «farà tutto il possibile per recuperare la fiducia persa. Lavoriamo con le autorità in modo completo e per chiarire tutta la vicenda in modo rapidoe trasparente», ha detto il numero uno della casa automobilistica. Il gesto, però, potrebbe non bastare. Anche in Italia, il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, ha «chiesto rassicurazioni». L'intenzione, ha aggiunto, è quella di «vederci chiaro». Su una situazione che, ha commentato un portavoce della Casa Bianca, «preoccupa molto»; il dipartimento alla Giustizia ha aperto - riferisce la Bloomberg un'inchiesta penale sulla frode ammessa da Volkswagen. Come è noto venerdì scorso l'Epa, l'Agenzia americana per la tutela ambientale, ha accertato che il colosso tedesco ha manomesso, grazie l'impianto di un apposito software, le misurazioni degli scarichi di gas delle vetture diesel commercializzate Oltreoceano tra il 2009 e il 2015. Si tratta, in tutto di 482 mila auto che ora potrebbero costare al costruttore germanico finoa 18 miliardi di dollari di sanzioni, piùo meno gli utili registrati dal gruppo negli ultimi due anni. Non solo,è evidente che il danno d'immagine è enorme e che, gli ambiziosi piani di espansione in America subiranno un sonoro stop. Gli Usa valgano il 9,4% del giro d'affari del gruppo, contro il 34,5% della Cina e il 41,2% dell'Europa, ma sono, evidentemente, un mercato chiave in un'ottica di sviluppo futuro. Il primato che Vw ha appena strappatoa Toyota potrebbe essere compromesso, e case d'affari e agenzie di rating sono pronte a tenerne conto. Ieri Fitch non ha escluso che il ratingA assegnato al gruppo di Wolfsburg non possa finire «sotto pressione»; molto dipenderà dalle «conseguenze di questa crisi per l'immagine e la reputazione del gruppo», aspetti ora difficili «da valutare». Gli analisti di Bernstein sottolineano come la vicenza sia «davvero seria» anche se, va ricordato il colosso ha un bilancio che può "assorbire" gli effetti economici legati alla sanzione, grazie a 5 miliardi di flussi di cassa stimati per il 2016 e SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/09/2015 - 22/09/2015 18
22/09/2015 diffusione:334076 Pag. 1 tiratura:405061 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato bassi livelli di indebitamento industriale. Ma i danni d'immagine e i costi di richiamo dei veicoli non sono al momento quantificabili e potrebbero rivelarsi sostanziali. Volkswagen 163 154 145 136 127 Ieri 162,4 132,2 -18,6% Variazione % Venerdì Andamento a Francoforte Foto: Scandalo emissioni. La casa automobilistica tedesca avrebbe truccato le centraline delle versioni a gasolio SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/09/2015 - 22/09/2015 19
22/09/2015 diffusione:334076 Pag. 1 tiratura:405061 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL LISTINO. IN CALO TUTTI I TITOLI DEL SETTORE Il contagio sul comparto R. Fi. Il contagio sul comparto Serviziou pagina 3 MILANO pIl crollo di Volkswagen trascina al ribasso tutto il settore auto europeo. A Francoforte la casa di Wolfsburg ha cedutoa fine seduta il 17,14% e le privilegiate hanno lasciato sul terreno il 18,6%, a 132,2 euro. Un crollo record, quello del titolo del gruppo tedesco che nel corso delle contrattazioni ha toccato un minimo a -22,68% per poi ritracciare lievemente nel finale.E così il bilancio totale costa ai soci della casa automobilistica tedesca 12,9 miliardi di euro. Con il risultato finale che dai 76,24 miliardi di venerdì la capitalizzazione di borsa di Volkswagen è scesa a 63,33 miliardi di euro. Ma lo scandalo sulla manipola- zione dei test anti inquinamento delle vetture diesel negli Stati Uniti che potrebbe portarea multe potenziali per 18 miliardi di dollari non siè limitataa pesare sul solo titolo protagonista. Anche Porsche ha segnato un calo importante del 16,39%. E più in generale lo Stoxx del settore auto europeo è sceso del 4,09%. Sui listini europei, infatti, l'intero comparto ha dovuto farei conti con l'effetto Volkswagen. Sul Dax 30 Bmw ha lasciato sul terreno l'1,53%e Daimler, proprietario del marchio Mercedes-Benz, ha registrato a fine seduta un calo dell1,43%. Questo dopo che entrambi i titoli per gran parte della giornata hanno evidenziato flessioni vicino al 4%. Copione simile a Parigi dove le vendite hanno colpito Renault, con le azioni in calo del 3,18%, e Peugeot, che ha evidenziato una perdita del 2,54%. In questo quadro a Milano Fiat Chrsyler è stata una delle poche case automobilistichea essere risparmiata. Dopo che le azioni hanno segnato nel corso delle contrattazioni un calo di circa un punto percentuale, in chiusure la flessione si è ridotta a -0,31%. Secondo gli addetti ai lavori, infatti, il caso Volkswagen potrebbe indirettamente portare dei benefici al gruppo guidato da Sergio Marchionne. Secondo una nota di Banca Akros, per esempio, la notizia può andare a favore di Fca (rating buy, target price 18,65 euro) considerando il momento delicato che sta vivendo il gruppo, con il management impegnato a trovare un big player con cui crescerea livello dimensionale. Fra l'altro lo scandalo segue, a stretto giro di ruota, quello sul sistema di iniezione di Gm. «Gli eventi», sottolineano gli analisti di Banca Akros, «possono dimostrare perché è così importante crescere in scala per fronteggiare problemi legatia nuove normative e scommesse ambientali, che è proprio la tesi portata avanti dallo stesso Marchionne quando parla della necessità per il settore auto di consolidarsi». Il crollo del titolo a Francoforte 280 240 200 160 120 163 154 145 136 127 184,6 132,2 -18,6 VARIAZIONE % IL TRACOLLO DI IERI 162,4 132,2 L'ANDAMENTO DA INIZIO ANNO SET AGO LUG GIU MAG APR MAR FEB GEN SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/09/2015 - 22/09/2015 20
22/09/2015 diffusione:334076 Pag. 1 tiratura:405061 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LA SAGA DEI PORSCHE Una «Dallas» alla tedesca tra gli eredi della dinastia Attilio Geroni Continua u pagina 2 La famiglia è importante. Anche nel caso di un gruppo dalla governance complessa come quella di Volkswagen, dove si intrecciano tutte le peculiarità della Corporate Germany: la famiglia, appunto, in questo caso i Porsche, discendenti dell'ingegnere Ferdinand che inventò il Maggiolino; il sindacato, i cui rappresentanti in nome della cogestione occupano metà delle poltrone nel consiglio di sorveglianza; e infine la politica, dato che il secondo maggior azionista del gruppo è, con il 20% dei diritti di voto, lo Stato della Bassa Sassonia. u Continua da pagina 1 Di fronte a una simile complessità e a una tegola senza precedenti sulla credibilità del secondo gruppo automobilistico mondiale, la componente familiare potrebbe, per inerzia, tornare alla ribalta. Venerdì si tiene la riunione del supervisory board e sono in molti a pensare che la posizione di Martin Winterkorn, amministratore delegato di Volkswagen, sia a rischio. Certo il numero uno del gruppo difficilmente troverà comprensione in uno degli azionisti più importanti, quel Ferdinand Piech che fino alla primavera scorsa era il padre-padrone di Vw (Ceo dal 1993 al 2002 e fino al maggio 2015 presidente del consiglio di sorveglianza) e che aveva tentato di estrometterlo con un colpo di mano. Solo che l'onnipotente Piech, nipote di Ferdinand Porsche e membro del ramo di Salisburgo della storica famiglia, nell'occasione venne messo in minoranza dall'altro ramo familiare, quello di Stoccarda: fu la fine di un'epoca, fatta di rinascita, di acquisizioni a raffica e conquista dei mercati mondiali, in particolare quello cinese. Fuori Piech, pare perché ancora "affamato" di acquisizioni (negli ultimi anni non era più un mistero il suo forte interesse per il marchio Alfa Romeo) e dentro, saldamente al comando, Martin Winterkorn, più interessatoa un riassetto interno con il duplice obiettivo di accrescere la redditività del marchio Vw e di rafforzare la presenza sul mercato americano. Questo, almeno, fino a pochi giorni fa, prima che esplodesse lo scandalo delle emissioni truccate. Come un leader d'azienda giapponese Winterkorn si è scusato e riscusato, ma forse qualcuno sorride perché il destino del pur bravo manager è cambiato in poche ore. Forse nei prossimi giorni si assisterà a un'ipotetica terza puntata dalla faida di famiglia. La prima si consumò nel 2008, quando fu la stessa Porsche (azienda), allora guidata da Wendelin Wiedeking, legato al ramo familiare di Stoccarda, a tentare un'improbabile scalata al colosso di Wolfsburg. Finì male per Wiedeking e bene per Piech, che aggiunse anche il marchio Porsche alla lunga lista dei suoi trofei di "caccia". Davvero un gruppo d'eccezione, Volkswagen, con numeri da capogiro e ambizioni di leadership mondiale che non sono però sfuggite ai capricci di una famiglia che ha fatto (e disfatto) la storia dell'industria automobilistica. SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/09/2015 - 22/09/2015 21
22/09/2015 diffusione:334076 Pag. 1 tiratura:405061 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato VERSO LA LEGGE DI STABILITÀ Spunta un'altra «Robin tax» Davide Colombo Marco Mobili Spunta un'altra «Robin tax» pagina 8 ROMA pUna nuova "Robin tax" rivista e corretta da applicare soltanto agli utili delle imprese che operano nel settore energetico. L'avvio già dal 2016 della digital tax, ovvero la possibilità di tassare in Italia con l'Ires i proventi dei grandi operatori Internet o in alternativa l'applicazione di un ritenuta del 25% sulle transazioni on line. Un rilancio della voluntary disclosure, con la speranza che gli incassi ipotizzati (mai ufficialmente certificati) vadano ben oltre le ipotesi fino ad oggi sussurrate (più di 3 miliardi). Al momento sono queste alcune delle direttrici cui si starebbe muovendo il Governo per dare corpo a quelle che la stessa Nota di aggiornamento del Def, varata venerdì scorso, definisce «misure di copertura» da poter utilizzare, «prevalentemente nel 2016, a compensare gli effetti sul bilancio del diverso profilo della spending review rispetto a quello ipotizzato nel Def». In sostanza il target dei 10 miliardi di tagli di spesa indicato in aprile non è più vincolante per l'Esecutivo (ora si ipotizzano 6-7 miliardi).E come indicato sempre nella Nota le misure di copertura allo studio «hanno effetti minori (moltiplicatori più bassi), dei tagli di spesa» (si veda Il Sole24 Ore di domenica scorsa). Allo studio dei tecnici, dunque, ci sarebbe anche una nuova Robin-tax rivistae corretta rispettoa quella bocciata (soltanto pro-futuro) a inizio anno dalla Corte costituzionale. Non più un'addizionale all'Ires sugli extra-profitti delle imprese energetiche e petrolifere che hanno conseguito nel periodo di imposta un volume di ricavi maggiore di 25 milioni di euro. Per superare i rilievi della Consulta si starebbero studiando le possibili compatibilità del nuovo prelievo con le accise pagate sempre dalle imprese che operano nel settore energetico. Non una nuova tassa dunque ma il ripristino di quel prelievo cancellato dalla Consulta e che mirava a bloccare eventuali speculazioni di compagnie energetiche e petrolifere in un periodo segnato da un forte rialzo dei prezzi delle materie prime. L'altra misura per garantire maggiori risorse è la digital tax che lo stesso presidente del Consiglio aveva annunciato in arrivo per il 2017. Al Tesoro in realtà c'è chi lavora ad anticipare di un anno l'approdo nel nostro ordinamento di un'imposta che consenta di tassare i proventi delle "big" del mercato online nel Paese dove avvengono le transazioni e dunque in Italia. All'esame c'è l'ipotesi presentata alla Camera da Scelta civica: una norma antielusiva che spinga le società internet ad emergereea denunciare in Italia la stabile organizzazione assoggettandosi così al nostro prelievo Ires; in alternativa i big della rete potranno sottostare a una ritenuta del 25% sulle transazioni on line. La disclosureo rientro dei capitaliè la terza via per recuperare risorse e non stressare così i tagli di spesa e le riduzioni delle tax expenditures. Che dovrebbero limitarsi, queste ultime, a tagli mirati dei bonus del settore agricolo (come ad esempio il gasolio per l'agricoltura o il regime speciale Iva) e compensare così il taglio dell'Irap e la cancellazione dell'Imu oggi applicate al settore. La decisione su un possibile rilancio della voluntary sarà comunque presa soltanto dopo la chiusura dell'operazione di rientro dei capitali in scadenza il 30 settembre con possibilità di integrazione delle adesioni fino al 30 ottobre. La stima ufficiale della disclosure nella Nota di aggiornamento parla di 671 milioni ma le valutazioni dei tecnici che stanno monitorando quotidianamente l'andamento dell'operazione parlano di oltre 3 miliardi di potenziali incassi. Il conteggio reale sarà comunque fatto a fine settembre anche alla luce delle proiezioni che saranno possibili su quanti decideranno di ricorre ai "supplementari" di ottobre per definire meglio l'adesione. In tempo dunque per la stesura finale della legge di stabilità ovvero per la metà di ottobre. In tanto ieri l'Ufficio parlamentare di Bilancio ha diffuso le considerazioni che accompagnano la sua validazione del nuovo quadro marco economico tendenziale contenuto nella Nota di aggiornamento al Def: le stime per il 2015 e 2016 sono in linea con i previsori del panel Upb ma i fattori di rischio si fanno più evidenti negli anni successivi. In particolare nel 2017 e 2018 la crescita stimata dal Mef (1,3 nei due anni) supera il limite massimo indicato dal range dei previsori Upb. A ridurre la forza dell'economia sarebbero in particolare le variabili internazionali (commercio, cambioe petrolio). Entro qualche giorno l'Upb dovrà validare anche il quadro macro economico programmatico (dove per il 2016 si parla di un Pil in crescita dell'1,6%) e soprattutto il quadro programmatico SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/09/2015 - 22/09/2015 22
22/09/2015 diffusione:334076 Pag. 1 tiratura:405061 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato di finanza pubblica, su cui l'esercizio sarà di verifica se il nuovo rinvio del pareggio strutturale (Mto) è in linea non solo con le regole europee ma anche con quelle nazionali sull'equilibrio di bilancio. A caccia di risorse DIGITAL TAX Il governo punterebbe ad anticipare al prossimo anno l'introduzione della digital tax inizialmente prevista per il 2017. L'ipotesi di una ritenuta del 25% sulle transazioni on line dei colossi del web consentirebbe di incassare 2-3 miliardi all'anno. Se la misura riguardasse l'Ires invece si scenderebbea 1,5-2 miliardi SPENDING REVIEW L'obiettivo della spending review 2.0 inizialmente fissato dal Def di aprile a 10 miliardi nel 2016 (0,6 punti di Pil) è stato ridimensionato. La revisione della spesa per il prossimo anno in ogni caso non dovrebbe scendere sotto i 67 miliardi di risparmi INCASSO STIMATO 2-3 miliardi RISPARMI ATTESI 6-7 miliardi DISCLOSURE La voluntary disclosureo rientro dei capitaliè la terza via per recuperare risorse "alleggerendo" tagli di spesae tax expenditures. La stima ufficiale della disclosure nella Nota di aggiornamento parla di 671 milioni ma le stime dei tecnici che stanno monitorando l'operazione parlano di oltre3 miliardi TAX EXPENDITURE Se per il taglio delle agevolazioni fiscali non si scegliesse la strada di un provvedimento ad hoc l'ipotesi sarebbe quella di inserire in Stabilità un mini intervento (che dovrebbe limitarsia tagli mirati per il settore agricolo)con un recupero di risorse per meno di un miliardo (circa 800 milioni) VALORE DELL'OPERAZIONE 3-5 miliardi RISORSE RECUPERABILI 800 milioni DEFICIT Per la prossima manovra il Governo ha messo in conto risorse per oltre 10 miliardi di nuove clausole di flessibilità da negoziare con Bruxelles agendo sul deficit. A questi si aggiungono i 7 già ottenuti per un totale di 17,9 miliardi. Di cui 4,9-5 per gli investimenti e 3,3 per l'emergenza migranti FLESSIBILITÀ UE 17,9 miliardi NUOVA ROBIN TAX Agirebbe nell'ambito delle accise la "nuova" Robin tax che il governo punterebbea introdurre dopo la bocciatura da parte della Consulta,a gennaio scorso, del prelievo (un'addizionale Ires) sugli extraprofitti delle compagnie petrolifere introdotto nel 2008. Imposta che garantiva un gettito di circa 700 milioni GETTITO VECCHIA IMPOSTA 700 milioni SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/09/2015 - 22/09/2015 23
22/09/2015 diffusione:334076 Pag. 1 tiratura:405061 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Dopo la vittoria alle elezioni Commissione ed Eurogruppo incalzano il premier greco La Ue ad Atene: ora privatizzate Borse positive: Piazza Affari recupera l'1,12%, euro sotto quota 1,12 Andrea Franceschi Servizie analisi u pagine 4-5 pAll'indomani del voto che lo ha visto prevalere con il 35,5%, Tsipras ha giurato da premier della Grecia. Il leader di Syriza: prioritàa riduzione del debitoe stabilità. Intanto Ue ed Eurogruppo chiedono di avviare subito le riformee le privatizzazioni. Il voto rasserenai mercati: le Borse recuperano, l'euro sotto 1,12 su dollaro. pCon la vittoria netta alle elezioni dell'altro ieri il leader di Syriza Alexis Tsipras riprende in mano quel forte mandato elettorale che aveva perso questa estate quando, con una netta inversione di rotta rispetto al programma con cui aveva vinto le elezioni di gennaio, aveva negoziato un duro compromesso con i creditori. I dubbi sul permanere di una situazione di instabilità politica, venutasi a creare dopo i negoziati di questa estate, vengono meno con il voto. I mercati però hanno avuto una reazione contrastata: la Borsa di Atene ha chiuso gli scambi in calo dello 0,58 per cento. Sul mercato dei titoli di Stato è andata bene al titolo a breve scadenza a due anni, il cui tasso è sceso fino a un minimo del 9,77%, mentre il decennale il rendimento è leggermente risalito in linea a tutto il mercato del reddito fisso. In definitiva una giornata «senza infamia e senza lode» che in parte si può spiegare con le prese di beneficio degli operatori che nelle settimane precedenti il voto avevano comprato la Borsa (+8,5% la performance nell'ultimo mese del paniere Athex composite) e i titoli di Stato greci (negli ultimi 30 giorni il tasso a 10 anni è sceso di circa il 12%) e in parte con la consapevolezza che il lavoro che aspetta il leader greco è tutto fuorché una passeggiata. Il negoziato tra Atene e i suoi creditori - si legge in una nota diffusa ieri dall'agenzia Fitch - resta dagli esiti imprevedibili. Da parte sua la banca Ubs continua a scontare una probabilità tra il 20 e il 30% che Atene possa uscire dall'euro. Per il resto la giornata sui mercati è stata caratterizzata da una chiara inversione di rotta rispetto a quanto visto venerdì scorso. Nell'ultima seduta di settimana scorsa le piazze azionarie avevano accolto molto male le preoccupazioni della Federal Reserve sulla tenuta della congiuntura globale alla luce della vulnerabilità di Cina e Paesi emergenti. Ieri è arrivato un piccolo «rimbalzo» per i listi- ni. A fine seduta Milano ha guadagnato l'1,12%, Parigi l'1,09 per cento. Più indietro Francoforte (+0,33%) che paga il tonfo (-18,7%) di Volkswagen (terzo titolo per capitalizzazione della piazza tedesca) che ieri è stata duramente bersagliata sui listini dopo che l'ad. Martin Winterkorn ha ammesso le frodi sui test anti-inquinamento condotti negli Stati Uniti sospendendo la vendita di alcuni modelli diesel oltreoceano. La performance delle azioni della casa di Wolfsburg hanno condizionato quelle di tutto il comparto automobilistico europeo, che ieri ha chiuso gli scambi con un ribasso del 4 per cento. La seduta negativa dei listini di venerdì era strettamente correlata all'impennata dell'euro sul dollaro balzato oltre quota 1,14 dollari dopo l'annuncio del mantenimento dei tassi invariati da parte della Federal reserve americana. Ieri questa correlazione ha giocato in senso contrario. Gli acquisti sui listini sono andati di pari passo con la flessione della moneta unica scesa ieri sotto quota 1,12 dollari. Inversione di rotta anche per Borse e valute dei mercati emergenti dopo i rialzi di venerdì scorso. Intanto tra gli addetti ai lavori qualcuno come John Burbank del fondo hedge Passport Capital segnala al Financial Times di voler tornare a investire su queste classi di investimento dopo averci a lungo speculato al ribasso. Questa scommessa rischiosa si basa sulla convinzione che la Fed, più che alzare i tassi, alla fine sarà costretta a immettere nuova liquidità nel sistema. Sarebbe il Quantitative easing numero 4... Euro/dollaro 1,17 1,16 1,15 1,14 1,13 1,12 1,11 1 ,10 21/8/2015 Ieri Differenziale dei rendimenti dei titoli di Stato decennali r ispetto al Bund In punti base 180 160 Italia SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/09/2015 - 22/09/2015 24
22/09/2015 diffusione:334076 Pag. 1 tiratura:405061 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato 140 120 29 100 Spagna 80 LE BORSE Variazioni % di ieri e da inizio anno Milano Ftse Mib La giornata dei listini LO SPREAD 135 106 133 112 +1,12% +1,09% +0,33% +0,10% +0,08% -0,58% -16,05% -6,97% +7,32% -4,11% +1,46% +14,43% 0 -1 Dax Dax Ieri Ase 21 Parigi Cac 40 Ibex 35 Londra Atene Italia Spagna DA INIZIO ANNO 01/01/2015 DA INIZIO ANNO DA INIZIO ANNO Madrid DA INIZIO ANNO Ftse 100 DA INIZIO ANNO DA INIZIO ANNO Francoforte Francoforte Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/09/2015 - 22/09/2015 25
22/09/2015 diffusione:334076 Pag. 3 tiratura:405061 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'ANALISI Le scosse del terremoto a Wolfsburg non sono finite Andrea Malan La frode dei diesel Volkswagen è un terremoto che ha fatto cadere ieri Volkswagen in Borsa ma che potrebbe avere, nei prossimi giorni e settimane, conseguenze a largo raggio. Quali? La multa Dal punto di vista finanziario, il colpo per Vw sarà forte ma non mortale. Difficilmente le autorità Usa, per quanto irritate dal comportamento dei tedeschi e desiderose di fare la voce grossa, rischieranno di mandare al tappeto un gruppo che - non dimentichiamolo - è da qualche anno anche un costruttore americano, con la fabbrica di Chattanooga da cui escono le Passat per il mercato locale. La multa sarà quindi probabilmente superiore al record inflitto a Toyota nel 2010 (1,2 miliardi di dollari) ma nettamente al di sotto degli ipotetici 18 miliardi di dollari. È vero che nel caso Vw c'è una frode volontaria, ma la stessa General Motors è stata punita di recente con una sanzione di 900 milioni di dollari per il caso dei blocchetti di accensione difettosi che ha provocato oltre 100 vittime. La reputazione La multa non è però l'unica conseguenza negativa per Vw. C'è il costo dei richiami, che potrebbe essere comunque consistente (c'è chi si spinge ad ipotizzare un obbligo di riacquisto); le eventuali cause per danni; e non da ultimo l'impatto sulla reputazione di Volkswagen, che potrebbe essere danneggiata anche qui in Europa. «Il comportamento di Vw sa di un'officina di periferia che vuol far passare la revisione a una carcassa, più che del gruppo automobilistico che ha il maggior budget mondiale di ricerca e sviluppo» scrive Arndt Ellinghorst, analista di Isi Evercore. Chi pagherà? Ancora da decifrare sono le conseguenze interne a Volkswagen sul piano manageriale, ma è chiaro che la posizione del numero uno Martin Winterkorn si fa sempre più traballante. Per ora non è emersa nessuna ipotesi sulle responsabilità, ma non è da escludere che ai probabili ingegneri e capi dipartimento si risalga fino al vertice della piramide manageriale. Il mandato di Winterkorn alla guida del consiglio direttivo dovrebbe in teoria essere rinnovato fino al 2018, e il via libera era previsto proprio venerdì dal consiglio di sorveglianza. Ma la convocazione del presidium per domani rimette tutto in gioco. Si noti che, viste le difficoltà recenti del gruppo, qualche analista ha suggerito che un eventuale nuovo terremoto al vertice potrebbe avere un impatto positivo. Il settore Più incerto è l'impatto sul settore. In Germania si sono già levate le prime voci di politici preoccupati che lo scandalo porti un duro colpo alla credibilità dell'intera industria, che è di gran lunga la più grande d'Europa ed è il maggior datore di lavoro privato del Paese. Anche per questo le pressioni per una rapida "pulizia" al vertice di Vw crescono di ora in ora. Le concorrenti tedesche di Vw Bmw e Mercedes - sono finora completamente estranee alla vicenda, ma potrebbero subire un danno indiretto negli Usa se dovessero crollare le vendite di motori diesel (come conferma il calo in Borsa anche dei loro titoli). I motori diesel La popolarità del motore a gasolio è storicamente bassa negli Usa e rischia ora di subire un colpo mortale. Volkswagen e soci stavano cercando da anni di rilanciarlo con la campagna sul "Clean diesel", campagna che aveva trovato un autorevole sostegno proprio nell'Epa, l'ente americano per la protezione dell'ambiente. Quattro anni fa, all'inaugurazione della fabbrica Volkswagen di Chattanooga, Ray LaHood ministro dei Trasporti - definì il Clean diesel «un pilastro della politica energetica Usa». Chi potrebbe approfittarne ora, fra gli altri, è l'arcirivale Toyota, che da vent'anni scommette sui motori ibridi (a benzina ed elettrico) come soluzione per ridurre consumi ed emissioni. Software über alles Qualche lettore di mezza età si ricorderà quando, negli anni 70, i motorini da 50cc di cilindrata venivano consegnati con un carburatore "strozzato" e venivano poi "truccati" cambiando le dimensioni del condotto di alimentazione. Il caso dei motori diesel Volkswagen non è in fondo molto diverso, ma è stato realizzato tramite il software della centralina del motore: un mezzo meno costoso e più difficile da smascherare. Al Salone di Francoforte di questi giorni, tra le parole d'ordine c'erano la digitalizzazione dell'auto e i rischi che ciò comporta per il potenziale accesso all'auto da parte di hacker. Nel caso di Vw gli "hacker" erano all'interno... SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 22/09/2015 - 22/09/2015 26
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