CONFIMI Rassegna Stampa del 16/12/2014
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CONFIMI Rassegna Stampa del 16/12/2014 La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio.
INDICE CONFIMI 16/12/2014 Il Centro - Nazionale 8 «Così ho cambiato faccia all'impianto a pezzi» 16/12/2014 Prima Pagina - Reggio Emilia 10 Brutta sconfitta delle Giullari del Castello contro Mirandola CONFIMI WEB Il capitolo non contiene articoli SCENARIO ECONOMIA 16/12/2014 Corriere della Sera - Nazionale 12 Piccole imprese: più garanzie 16/12/2014 Corriere della Sera - Nazionale 14 «Bene la flessibilità In Europa serve una vera politica economica» 16/12/2014 Corriere della Sera - Nazionale 15 «Bce, acquisto di titoli su larga scala» 16/12/2014 Il Sole 24 Ore 17 La partita del Colle e i rischi Ue 16/12/2014 Il Sole 24 Ore 19 L'Europa buco nero tra Asia e Usa 16/12/2014 Il Sole 24 Ore 21 Piazza Affari: le banche si risolleveranno solo con il Qe 16/12/2014 Il Sole 24 Ore 22 Faro Consob sul titolo Mps Carige, oggi il Cda sul capital plan
16/12/2014 Il Sole 24 Ore 24 «Bce acquisti titoli se rischio deflazione» 16/12/2014 Il Sole 24 Ore 26 La Cina apre ai prosciutti italiani 16/12/2014 Il Sole 24 Ore 28 Se il made in Italy è ostaggio delle scartoffie 16/12/2014 Il Sole 24 Ore 29 Malpensa respira: più passeggeri intercontinentali 16/12/2014 Il Sole 24 Ore 30 Consumi prima che investimenti 16/12/2014 La Repubblica - Nazionale 32 Crollano rublo e petrolio shock sulle Borse bruciati 200 miliardi 16/12/2014 La Repubblica - Nazionale 33 Olimpiadi, la scommessa dell'Italia 16/12/2014 La Repubblica - Nazionale 35 Un capitalismo ancora familiare Ma i fondi esteri nuovi mattatori delle assemblee 16/12/2014 La Stampa - Nazionale 36 Se Juncker taglia la ricerca 16/12/2014 MF - Nazionale 37 Con l'intesa Accor-Huazhu Parigi più vicina a Pechino 16/12/2014 MF - Nazionale 38 Banca Carige va ko in borsa (-7%) nonostante l'ok al piano e l'interesse dei big per Cesare Ponti 16/12/2014 MF - Nazionale 40 Visco replica a Weidmann: indispensabile il Qe di Draghi, sennò è deflazione 16/12/2014 MF - Nazionale 42 Stabilità, spuntano 150 mln per il Tetra Finmeccanica 16/12/2014 MF - Nazionale 43 Un cordone intorno a Malpensa 16/12/2014 MF - Nazionale 44 La Bce sulle riforme chiede agli Stati decisione ed efficacia. Le dimostri essa stessa sul Qe SCENARIO PMI
16/12/2014 Corriere della Sera - Nazionale 47 Da Sesto a Pechino L'insulina italiana esportata in Cina 16/12/2014 Il Sole 24 Ore 48 Per Italia Independent e Marcolin joint all'estero 16/12/2014 Il Messaggero - Nazionale 50 Hsbc scommette sull'Italia: «Un ponte verso il mondo» 15/12/2014 L Impresa 51 La tenuta delle Pmi
CONFIMI articoli
16/12/2014 Il Centro - Ed. nazionale Pag. 17 (diffusione:24265, tiratura:30718) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato «Così ho cambiato faccia all'impianto a pezzi» Di Renzo mette a confronto le immagini del 2009 con quelle di oggi: dalla palude a casa dei campioni «Così ho cambiato faccia all'impianto a pezzi» «Così ho cambiato faccia all'impianto a pezzi» Di Renzo mette a confronto le immagini del 2009 con quelle di oggi: dalla palude a casa dei campioni PESCARA «Due milioni di investimenti» per cambiare faccia alle Naiadi. Luciano Di Renzo parla con le immagini di una struttura abbandonata, nel 2009, e trasformata dopo 5 anni. Nelle fotografie si vede il parco ridotto a una distesa di fango, nel 2009, e adesso un'oasi verde frequentata dalle famiglie. Di Renzo sottolinea i risultati: con la sua gestione hanno nuotato alle Naiadi campioni del calibro di Federica Pellegrini e di Chad Le Clos, oro olimpico sui 200 farfalla a Londra 2012. E Di Renzo elenca i numeri della sua gestione: 40 le associazioni che operano alle Naiadi, centoquarantasette coloro che lavorano, 30 mila iscritti con 542 mila ingressi all'anno e ventimila pernottamenti generati negli alberghi della zona (con un indotto di circa un milione di euro) grazie alle squadre nazionali e internazionali che si allenano nel centro sportivo. Per il presidente della Fin Dario Frammolini l'eventuale chiusura delle Naiadi «rappresenterebbe una tragedia». Il vice sindaco Enzo Del Vecchio ha assicurato l'interessamento del Comune sia con mezzi propri che verso la Regione. Infine Ernesto Petricca di Confimi Abruzzo ha confermato come il discorso Naiadi sia tabù per la Regione: «Anche io ho provato a chiedere ma ho trovato un muro. Questo silenzio è illogico». La società di Di Renzo, Progetto sport impianti sportivi che gestisce Le Naiadi, paga un canone annuo di 1.500 euro dal 2008 alla Regione, in virtù di una convenzione decennale siglata con l'Azienda autonoma di cura, soggiorno e turismo di Pescara (ente finito sotto la Regione Abruzzo). La stessa società Progetto Sport di Di Renzo gestisce anche la piscina comunale di Francavilla. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
16/12/2014 Prima Pagina - Reggio Pag. 24 emilia La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato BASKET / SERIE C FEMMINILE 44-73 il finale Brutta sconfitta delle Giullari del Castello contro Mirandola Brutta sconfitta casalinga per la formazione di Olivari che sfigura nella serata dedicata al sodalizio Tricolore- Giullari. La gara infatti è stata disputata all'ITI di via Makallè a Reggio e con i colori bianco-rossi marchiati Confimi della società reggiana. La squadra di casa non è di fatto mai entrata in campo, partendo male e subendo un parziale di 3 a 20. Nel secondo quarto non parte la tipica reazione delle castellesi, che alzano bandiera bianca dopo un altro parziale di 6 a 22. Troppi errori di concentrazione e palle perse per poter contrastare la corrazzata Mirandolese, che non concede nulla e che dopo il primo break si rifugia nelle sue zone e ripartenze, mostrando un gioco solido e 'm u s c o l a re '. La zona di casa per la prima volta fa acqua da tutti i buchi e le percentuali al tiro sono disastrose. Nel secondo tempo si riaccende il consueto orgoglio di Puianello, guidato da Codeluppi (MVP della partita), Costi e Dall'Asta. La batosta incassata fa ben sperare per la gara di ritorno: la formazione Modenese è sicuramente ben attrezzata ma non irraggiungibile. Debutto di Civettini, arrivata in settembre da Rovereto per motivi di studio e di rientro da un infortunio occorso nei primi allenamenti. Finisce dunque con una sconfitta l'anno solare delle Giullari che avranno il turno di riposo prima di Natale. Il calendario permetterà infatti a coach Olivari di programmare al meglio l'anno nuovo. La classifica è comunque buona per una squadra completamente rimaneggiata, con 4 vittorie e 2 sconfitte maturate contro le due formazioni che guidano la classifica. GIULLARI CASTELLO 44 MIRANDOLA 73 Parziali: 3-20, 6-22, 15-19, 20-12 Puianello: Garuti, Asti 1, Tartaglia 5, Pieracci 2, Miari, Dall'Asta 11, Civettini 4, Manelli 4, Codeluppi 8, Pierfederici ne, Costi 6, Galli 3. All. Olivari Agnini e Fantesini Mirandola: Bocchi 5, Sega 5, Rinaldi, Guaitoli 11, Bellei, Cantore 11, Mai 1, Bergamini 8, Bocchi 12, Sgambati 4, Pincella 10, Mariuzzo 7. All. Borghi e Grilli. Arbitro: Rovacchi PUIANELLO Chiara Codeluppi
SCENARIO ECONOMIA 22 articoli
16/12/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LE MISURE DEL GOVERNO Piccole imprese: più garanzie Antonella Baccaro a pagina 3 ROMA «Entro Natale la legge di Stabilità sarà chiusa». Per il sottosegretario all'Economia, Pier Paolo Baretta, il Senato dovrebbe licenziarla «entro giovedì o al massimo venerdì». Ma intanto ieri la sessione di Bilancio è slittata di tre ore per una riunione di maggioranza che ha portato all'accantonamento delle norme più dibattute. «Su regime dei minimi, Irap e Fondi pensioni il cantiere è ancora aperto» ha ammesso il relatore Giorgio Santini (Pd). Che ha addebitato il ritardo alla decisione di incontrare anche le opposizioni: «Vogliamo farla la legge di Stabilità...». Il riferimento è al rischio di ostruzionismo che ieri si è palesato nell'attivismo con cui il M5S ha preso a pretesto la lettera inviata dal commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, ai presidenti delle Camere, allegata al testo del parere della Commissione sulla manovra che, a marzo, «rischia» la bocciatura. Moscovici sollecita il Parlamento a «prendere le misure necessarie per assicurare che la manovra sia in linea» con il patto di Stabilità. Una procedura nuova, quella seguita da Moscovici, sulla quale il M5S chiede al governo un chiarimento in Aula, e che segnala il livello di allarme intorno ai conti pubblici. Del resto gli ultimi dati del Bollettino di Bankitalia attestano che il debito è aumentato in ottobre di 23,5 miliardi, a quota 2.157,5 miliardi. Migliora invece il fabbisogno certificato dal Tesoro a quota 8,5 miliardi, con una riduzione rispetto ai 12,6 miliardi dell'ottobre 2013. Entrate: 33,7 miliardi. Spese: 42,3 miliardi, 3,3 miliardi per interessi. Male le entrate tributarie, secondo Bankitalia: il gettito fiscale a ottobre è pari a 28,5 miliardi, - 2,7% su anno. Sostanzialmente invariate le entrate nei primi dieci mesi dell'anno. Un dato in linea con quello del Tesoro che, pur vedendo una ripresa tirata dall'Iva, sconta un rallentamento dell'Irpef (-0,8%). Intanto emergono particolari sugli 80 emendamenti presentati dal governo in commissione Bilancio. Ad esempio, si mette al sicuro l'entrata prevista con lo «split payment»: il meccanismo che affida alle pubbliche amministrazioni il pagamento dell'Iva dovuta sui loro acquisti di beni e servizi, scatterà senz'altro a gennaio, senza attendere l'autorizzazione Ue. Il governo corre ai ripari sul mancato incasso dell'Iva sui pagamenti dei debiti della P.a. per 6 miliardi, disposti dal decreto di aprile scorso: solo 240 milioni sui 650 previsti. Per evitare l'aumento delle accise (clausola di salvaguardia), il governo stanzia la somma mancante. Infine si riducono da 500 a 300 milioni i tagli alla Difesa. La commissione Bilancio in serata ha esteso il Fondo di garanzia per le Pmi previsto dal decreto Sviluppo alle imprese con non più di 499 dipendenti. Antonella Baccaro © RIPRODUZIONE RISERVATA L'iter Il Senato dovrebbe licenziare entro giovedì o venerdì la legge di Stabilità. Ancora aperto il cantiere sul regime dei minimi, fondi pensione e Irap Le misure Bonus 80 euro Per chi percepisce un reddito fino a 24 mila euro all'anno, è previsto anche il prossimo anno un bonus di 80 euro mensili. Sono esclusi invece i pensionati Tasse sui fondi pensione L'aggravio fiscale sui rendimenti dei fondi pensione passa con la legge di Stabilità dall'11 al 20%. Ma si è ipotizzato di ridurre l'aumento e scendere al 17% Edilizia sociale Tra le novità in cantiere sulla legge di Stabilità, un emendamento del governo prevede di finanziare con 130 milioni in 4 anni il Piano di edilizia sociale Regioni e patto di Stabilità Arriva un miliardo per l'allentamento del patto di Stabilità, che le Regioni potranno girare ai Comuni con i bilanci in ordine per le spese che riguardano investimenti SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/12/2014 12
16/12/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Fondi alla scuola Escluse le spese di edilizia scolastica dal patto di Stabilità per città metropolitane e province; arrivano 130 milioni per le pulizie e 64 milioni per le supplenze brevi SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/12/2014 13
16/12/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 2 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato INTERVISTA Il sottosegretario Gozi «Bene la flessibilità In Europa serve una vera politica economica» M. Gal BRUXELLES «Sino a qualche anno fa era tabù solo discutere di funzionamento delle istituzioni o di politiche degli investimenti e flessibilità. Oggi, anche grazie alla svolta politica sulla quale abbiamo tanto insistito, non è più così». Sandro Gozi ( foto ) ha la delega agli Affari europei e in questi giorni è nella capitale belga per un incontro con Donald Tusk per i lavori preparatori del Consiglio di giovedì. Si ritiene più che soddisfatto dalla caratura politica del piano che Juncker sta definendo: «Mi sembra un inizio molto buono, si annunciano incentivi per i Paesi che fanno riforme strutturali, un riesame delle parti del patto di Stabilità che sono da migliorare. Juncker si sta concentrando sulle reali priorità. Si deve arrivare a una vera unione economica e dei bilanci, e questo passa anche per una proposta da parte della Commissione su come migliorare le norme». Per ora siamo agli annunci, è già accaduto in passato. «Non con questa forza e con queste premesse. La Commissione si impegna sul tema della flessibilità a partire dal 2015. Lo fa recuperando un ruolo politico che negli ultimi anni ha drammaticamente perso. Quando dice che la sua squadra deve essere piccola con le cose piccole e grande con le cose grandi, Juncker sta impostando una primazia della politica sulla tecnica che noi sosteniamo da tempo. Siamo fiduciosi che a gennaio si facciano i primi passi sulla flessibilità». Il programma è anche una denuncia: così le istituzioni della Ue non funzionano. Cosa va cambiato? «Serve una vera politica economica non un'applicazione di regole parziali e in parte disomogenee. Ne siamo straconvinti. Durante il nostro semestre abbiamo posto il tema del funzionamento delle istituzioni, di una semplificazione ineludibile. Per esempio occorre semplificare in modo drastico le regole sugli appalti. Questa Ue troppo complessa per essere efficace. Occorre una netta discontinuità con gli ultimi dieci anni e questo richiede da parte di tutti i commissari un gioco di squadra, a cominciare dal Piano per gli investimenti, per il quale occorre che tutti gli strumenti del bilancio siano messi a disposizione». © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/12/2014 14
16/12/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 33 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato «Bce, acquisto di titoli su larga scala» Visco: interventi se i prezzi scendono ancora. Milano giù del 2,81%. Rublo, rialzo record dei tassi L'unione politica «Bisogna rafforzare i presupposti istituzionali della moneta unica» Stefania Tamburello ROMA La dinamica dei prezzi al consumo «resta pericolosamente debole», rendendo più difficile la ripresa dell'economia e del credito, avverte il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco per il quale «non siamo in deflazione ma i rischi non possono più essere ignorati». Questo vuole dire che se le nuove informazioni sull'inflazione confermeranno la persistenza o addirittura l'aggravarsi dei rischi per la stabilità dei prezzi nell'area euro «occorrerà avviare, con tempestività, ulteriori interventi di acquisti di titoli su larga scala». Visco parla alla Camera, in commissione Finanze, che lo vuole sentire sull'unione bancaria, e ai deputati conferma che la Bce esaminerà a breve, già nella prossima riunione del consiglio direttivo del 22 gennaio, la possibilità di avviare un programma di Quantitative easing (Qe) cioè anche di acquisto massiccio di titoli pubblici. Nel consiglio della Banca centrale europea «siamo in molti a sostenere che si debba andare nella direzione del contenimento di questi rischi», afferma. Quanto all'opposizione del capo della Bundesbank, Jens Weidmann, osserva che la sua resistenza si è attenuata. «Weidmann non dice più che il Qe nella zona euro sia vietato, bensì che non sia opportuno». Il governatore della Banca d'Italia nel suo intervento in Parlamento torna a tratteggiare un quadro severo del futuro dell'economia, pur indicando nel prossimo anno, anche grazie agli interventi di sostegno della Bce, la ripresa del credito a imprese e famiglie. Ma la politica monetaria da sola, aggiunge, non basta, bisogna rafforzare i presupposti istituzionali della moneta unica. All'unione bancaria dovrà seguire la creazione di un bilancio pubblico comune, dice, osservando che non tutti i rischi di rottura dell'euro sono scongiurati «per sempre». I pericoli sono molti e proprio ieri le Borse europee sono affondate, bruciando 200 miliardi, non solo sui timori di una crescita sempre più debole ma soprattutto sulle preoccupazioni per la crisi economica della Russia, aggravata dalla rapida discesa del prezzo del petrolio. Il rublo, che dall'inizio dell'anno ha perso il 50%, ieri ha toccato i nuovi minimi storici (per un euro occorrono 78 rubli, per un dollaro 60) e la Banca centrale russa, per tentare di arrestarne il crollo, ha di nuovo alzato il tasso di riferimento, stavolta di ben 6,5 punti: dal 10,5% al 17%. Piazza Affari è stata la peggiore chiudendo a 18.078 punti (-2,81%). Titoli bancari in caduta, con Mps in calo dell'8,14% a 0,52 euro e Carige in discesa del 7,09% a 0,059 euro. Sulle due banche, respinte allo stress test della Bce , Visco però è rassicurante. «La Banca d'Italia seguirà l'attuazione dei piani di rafforzamento di Monte dei Paschi e di Carige, che sono stati approvati nei giorni scorsi dal Consiglio di vigilanza dell'Eurotower ed «opererà per un'efficace e tempestiva adozione delle misure previste». © RIPRODUZIONE RISERVATA Le operazioni in corso della Bce Dati in miliardi euro - al 12 dicembre Fonte: Bce d'Arco 105 212 0,78 24,7 1.000 Finanziamenti a breve termine alle banche TLTRO (credito a lungo termine alle banche per imprese e famiglie) Acquisto di Abs (cartolarizzazioni di crediti garantiti) Acquisto di Covered Bond (obbligazioni garantite) Obiettivo di immissione di liquidità nel sistema Le Borse Le sanzioni occidentali per la crisi ucraina e il drastico crollo dei prezzi del petrolio hanno spinto al ribasso il rublo, che ha toccato i minimi storici (-50% da inizio anno), trascinando le Borse europee: Milano ha chiuso perdendo il 2,81%, Londra l'1,87%, Parigi il 2,52%, Francoforte il 2,72%, Madrid il 2,38% 200 miliardi Quanto hanno bruciato ieri le piazze europee SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/12/2014 15
16/12/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 33 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato 50 per cento La perdita del rublo da inizio anno SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/12/2014 16
16/12/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La partita del Colle e i rischi Ue Economia & Società di Lina Palmerini Il debito pubblico risale, segnalava ieri Bankitalia, e di «rischio» Italia parlava la lettera che Pierre Moscovici ha spedito al Parlamento. Questo è il reale campo di battaglia per il Quirinale e un tilt politico consoliderebbe lo scenario di un commissariamento europeo. Continua pagina 23 Renzi: l'Italia si candiderà per le Olimpiadi 2024 «Saremo al fianco del Coni per la candidatura dell'Italia alle Olimpiadi del 2024». Lo ha annunciato il premier Renzi. pagina 24 POLITICA 2.0 Continua da pagina 1 L'incontro a Palazzo Chigi tra Matteo Renzi e Romano Prodi per il momento va letto in chiave tattica. Il premier sa che non può snobbare uno dei candidati più forti per il Colle, con un peso nella storia del centro- sinistra, con un seguito in una parte del Pd e dei 5 Stelle e, dunque, deve aprire un canale di dialogo con lui. Probabilmente hanno anche ragionato di numeri in Parlamento o di scenari alternativi al Quirinale ma il passaggio è stato più obbligato per Renzi che conclusivo per Prodi. Ed è una risposta anche a Berlusconi e a un patto del Nazareno inclusivo del nome per il Quirinale: con il colloquio di ieri Renzi rivendica a sè e al partito di maggioranza la responsabilità della scelta sul capo dello Stato. E detta le condizioni a Forza Italia. Ma questa è la prima scena di una lunga serie che andrà avanti fino ai primi giorni di febbraio quando si comincerà operativamente a votare. Un mese per la politica è un tempo lungo e di incontri come quello di ieri ce ne saranno altri. Un modo per il premier di sondare l'effetto di alcuni nomi tra politici e media, di studiare i posizionamenti delle correnti, di dimostrare apertura sulle candidature e non uno schema chiuso che va solo verso un presidente renziano. Oggi Giorgio Napolitano farà l'ultimo saluto alle alte cariche dello Stato, le dimissioni sono attese verso la metà di gennaio e dopo 15 giorni cominceranno le votazioni più temute da Renzi. E rischiose per l'assetto finanziario italiano. Sì perché se la politica è mutevole, il quadro economico è stabilmente negativo. E in questo contesto - che realisticamente non cambierà a gennaio - si combatterà la battaglia per il Colle. Il dato di ieri di Bankitalia segnalava un altro aumento del debito: in ottobre di 23,5 miliardi in più che portano il volume a 2.157,5 miliardi. E sempre ieri, secondo la procedura europea, il commissario Ue Moscovici ha mandato una lettera al presidente della Camera in cui parla di «rischio dell'Italia di non rispettare il patto di stabilità». Niente di nuovo ma è come un "memo": ci ricorda che i conti con l'Europa non sono chiusi. Questa è l'arena vera per l'Italia e un eventuale cortocircuito politico-istituzionale sull'elezione del capo dello Stato rafforzerebbe uno scenario di commissariamento dell'Europa. Non riuscire a eleggere un presidente della Repubblica o la crisi del Governo per effetto della stessa elezione, manderebbe in tilt anche la finanza pubblica. Un effetto domino che ambienti finanziari considerano inevitabile soprattutto a fronte di un debito sempre più alto e sempre meno sostenibile. E non è un caso che Palazzo Chigi abbia fatto sapere che molta parte del colloquio tra Renzi e Prodi sia stato dedicato all'Europa e all'economia. L'elezione del capo dello Stato cadrà in un momento delicatissimo per l'euro. Saranno le settimane della decisione della Bce di Draghi sul Qe, si avvicineranno le elezioni in Spagna mentre sulla Grecia la prospettiva delle elezioni anticipate si aprirà solo alla fine del mese, se non riusciranno a eleggere il capo dello Stato alla terza votazione. Guarda caso un'altra volta i fatti ci accostano ad Atene. Scadenze politiche identiche - il presidente della Repubblica - e stessi scenari possibili, come il voto anticipato. Il punto è che l'Italia ha un rischio potenziale sulla tenuta dell'euro molto più alto della Grecia e il commissariamento sarà l'unica via d'uscita per tenerlo in piedi . SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/12/2014 17
16/12/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato © RIPRODUZIONE RISERVATA 2.175,5 miliardi Il debito pubblico Il volume complessivo del debito pubblico italiano che in ottobre è aumentato di 23,5 miliardi SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/12/2014 18
16/12/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'Europa buco nero tra Asia e Usa Carlo De Benedetti È difficile considerare quella di Shinzo Abe una vittoria piena. L'alta astensione è il segno di un Paese che resta in grande difficoltà. Ma in quelle urne c'è comunque il riconoscimento per chi ha provato con una politica economico-monetaria aggressiva a portare il Giappone oltre la trappola mortale della recessione. Continua pagina 20 L'ANALISI Continua da pagina 1 Non si può dire lo stesso per l'Europa. È davvero preoccupante l'immobilismo di questa area del mondo di fronte a una situazione mondiale che si sta sempre più consolidando in suo sfavore. Buco nero della crescita ed epicentro deflazionistico mondiale, l'Europa è come rassegnata nella sua posizione di subalternità rispetto all'asse Stati Uniti-Cina che ha preso il controllo sugli assetti geopolitici globali. Non c'è competizione, in questa fase, tra le due grandi potenze. Arriverà il tempo del conflitto, ma per il momento gli interessi economici e politici sono complementari più che divergenti. Pechino, concentrata sulla priorità di gestire internamente la fase più difficile del suo sviluppo, non è ancora pronta a ingaggiare una competizione diretta con gli Stati Uniti. Questi ultimi, invece, non vedono ancora nei cinesi concorrenti diretti sulla loro economia del software. È stato addirittura avviato un programma comune, con uno scambio tra funzionari e alti generali, per testare le rispettive reazioni in caso di crisi politiche gravi. Xi Jinping è considerato, al di là dell'Atlantico, un grandissimo leader, forse il più lungimirante oggi sullo scenario mondiale. Il nemico comune è la Russia. Anche la politica di bassi prezzi del petrolio, attuata dall'Arabia Saudita, è finalizzata a mettere in difficoltà più la Russia che gli Stati Uniti. La sofferenza di Putin, al G20, è stata sotto gli occhi di tutti: e non sono certo le sanzioni europee la causa di quell'isolamento. Mai, dalla fine della guerra fredda, il mondo aveva visto un'egemonia più chiara. Mai l'economia americana è stata più solida. Quella dell'energia è una vera e propria rivoluzione per gli Stati Uniti: dall'essere il più grande importatore energetico sono diventati un Paese esportatore grazie allo shale oil e allo shale gas. Negli ultimi tre mesi il prezzo della benzina alla pompa è calato fino a determinare un risparmio di dieci dollari a settimana per ogni americano. E sono soldi che vengono subito spesi in altri consumi, altro che i nostri 80 euro che non hanno prodotto alcun effetto per una totale mancanza di fiducia. Le banche americane oggi hanno ritrovato solidità, il deficit è tornato su livelli normali, dopo essere stato spinto fino all'8%, la crescita c'è, l'andamento dei prezzi è sotto controllo. Anche il rafforzamento del dollaro sull'euro non è vissuto come un problema. Il campo di competizione per l'industria americana è ormai totalmente spostato sul software, non sui macchinari, non sull'hardware. Per Google o per Facebook il livello del dollaro non è un problema. Non sono in competizione con nessuno, vendono servizi in tutto il mondo, non sono più esportatori tradizionali. Apple come Amazon sono banche più che industrie. E i laboratori americani già lavorano a pieno ritmo sull'economia del futuro: quella delle biotecnologie, i pezzi di ricambio per l'uomo. Dall'altra parte del Pacifico la Cina ha il solo problema di rallentare gli investimenti per rendere più equilibrato il proprio sviluppo. Cresce comunque oltre il 6 per cento e ha un'inflazione sotto il 2 per cento, caso più unico che raro. Jinping ha dichiarato guerra alla corruzione e l'ha vinta in breve tempo: i casinò di Macao hanno perso il 40 per cento del loro giro d'affari. Su ricerca e innovazione l'Europa è già stata distaccata. In questo quadro è davvero imbarazzante la mancanza di visione dei leader europei. L'unico che ha una percezione globale di quello che sta accadendo è Mario Draghi. Ma anche lui è stato costretto a una lentezza d'azione estenuante. Non abbiamo per nulla combattuto la guerra delle monete, che ha schiacciato le nostre produzioni con i livelli assurdamente alti dell'euro. Solo quando il Giappone, con una svalutazione del 30 per cento, ha cominciato a fare concorrenza alle produzioni tedesche, è stato possibile agevolare un calo della moneta unica verso valori più realistici. Ma intanto la storia dell'euro potrebbe essere ormai a un crocevia decisivo. Da una parte il quantitative easing, che i mercati danno per scontato e che, per SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/12/2014 19
16/12/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato questa ragione, non può più essere rinviato. Dall'altra le elezioni greche, con la possibile vittoria di Tsipras. Draghi, per quanto gli compete, farà bene a sparare il più forte possibile con il suo bazooka monetario, ma il cannone della politica imbracciato dalla sinistra greca potrebbe davvero segnare la fine dell'esperienza dell'euro, mostrando ai mercati che una via d'uscita dalla moneta unica c'è e che l'euro non è acquisito una volta per tutte. Succede anche questo quando non hai la forza morale e politica per contrastare il declino. Ed è quel lo che è avvenuto all'Europa. La colpa di un eventuale crollo dell'eurosistema se la prenderanno i greci, e forse gli italiani, ma è alla Germania che è mancata la leadership necessaria a farsi carico del destino dell'Europa. Forse Berlino può ancora cambiare la storia, forse può garantire quel sostegno a Draghi che è necessario, forse può capire quello che i giapponesi hanno capito - anche loro in ritardo - alcuni anni fa, ma di certo non bisognava arrivare fin qua. Con un'Europa marginale, costretta a guardare da lontano i leader del mondo. I prossimi mesi saranno decisivi. © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/12/2014 20
16/12/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 4 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Piazza Affari: le banche si risolleveranno solo con il Qe L'ANALISI Era inevitabile che il contraccolpo più grave lo subisse, tra gli altri, Piazza Affari. Metà del listino milanese è composto di fatto da titoli bancari ed energetici. E sono proprio i due settori nell'occhio del ciclone dei recenti violenti ribassi di Borsa. I primi, gli istituti di credito, sono quelli che più beneficeranno del tanto sospirato QE in salsa europea. Ma la strada da qui a fine gennaio, quando la Bce dovrebbe lanciare il maxi-acquisto di bond sovrani è assai travagliata per la forte opposizione tedesca e olandese. Ecco perché è plausibile attendersi settimane di forte volatilità sui titoli bancari. Anche l'ennesima crisi greca si pone come altro elemento di grave incertezza che si riverbera soprattutto sui listini dell'Europa del Sud. Il forte calo del greggio non può che impattare in negativo su Eni che anche ieri ha lasciato sul campo oltre il 3%. I fattori di crisi che si sono cumulati e la profonda incertezza sul primo colpo di bazooka di Mario Draghi hanno pesantemente influito su Piazza Affari che con le ultime settimane di ribassi ha visto scendere in negativo le performance da inizio del 2014. Il Ftse/Mib che a inizio dicembre era ancora positivo, oggi è in perdita per il 4,6%. Ed è in buona compagnia, dato che il Cac40 francese è in rosso per il 6% e anche il principe dei listini europei, il Dax tedesco, ha innestato la retromarcia con un calo durante quest'anno del 2,3%. Non è un caso che il listino svizzero, che non ha legami con l'euro, mantenga una performance positiva del 6%. Del resto lo stesso Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, ha ammonito ieri che il rischio della rottura dell'euro non è scongiurato per sempre. Lo sanno anche gli operatori che hanno sì puntato le carte nell'ultimo triennio sui listini periferici, comprando banche greche, spagnole, italiane. Ma sanno anche che l'equilibrio è sempre precario. Appena si addensano nubi, che siano la nuova crisi greca, il parziale insuccesso del Tltro, il finanziamento Bce da destinare alle imprese. O peggio ancora la profonda divaricazione dentro la Bce sul Qe europeo, ecco scattare le vendite, sulle banche in particolare. Banche che, in genere, hanno dato soddisfazioni dal 2012 agli investitori con Intesa e Bpm salite in un anno di oltre il 40% e Ubi del 20%. Chi è entrato sulle banche quando il Ftse/Mib veleggiava ai minimi sui 12mila punti, oggi potrebbe realizzare in parte qualche presa di beneficio. Pronto a risalirci se a gennaio verrà dato avvio al QE. Chi è entrato negli ultimi mesi, meglio che mantenga i nervi saldi e non venda in perdita. Sempre che il bazooka di Draghi si metta davvero a sparare. © RIPRODUZIONE RISERVATA Fabio Pavesi SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/12/2014 21
16/12/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 7 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Banche. In Borsa Siena cade dell'8% per alcune vendite e tocca i minimi storici Faro Consob sul titolo Mps Carige, oggi il Cda sul capital plan Luca Davi Raoul de Forcade IL FRONTE TOSCANO Gallia (Bnl Bnp Paribas): noi non interessati a Siena Senza conferme i rumors di un possibile avvicinamento di investitori cinesi IL FRONTE LIGURE Al board odierno della banca genovese i prossimi passi L'ipotesi di acquisto di una quota della Fondazione da parte del fondo Apollo L'ok preliminare della Bce ai piani di risanamento non basta: Monte dei Paschi di Siena e Carige cadono in Borsa e trascinano al ribasso, insieme al resto del comparto bancario, tutta Piazza Affari, scesa del 2,81%. I movimenti sulla banca senese - che ha ceduto l'8,14% a 0,52 euro, il valore più basso nella storia del titolo - hanno fatto scattare il monitoraggio della Consob, che sta verificando eventuali anomalie. Sulla scia di Mps, anche Carige è affondata del 7% a 0,059 euro. La seduta è stata critica per tutte le banche del listino di Piazza Affari con Intesa Sanpaolo che ha perso il 4,33% e Unicredit il 4,7 per cento. Il caso Monte Paschi E pensare che, fino alla tarda mattinata, il titolo Mps tentava la strada del recupero, dopo le vendite della scorsa settimana. Gli acquisti erano da attribuire, secondo molte letture, al primo via libera al piano di rafforzamento patrimoniale arrivato venerdì pomeriggio dalla Bce, che faceva seguito alla bocciatura agli stress test di ottobre. Tuttavia, nel primo pomeriggio di ieri il clima è improvvisamente cambiato e si è assistito a un violento cambio di direzione. A determinarlo è stata una manciata di ordini massicci, il primo dei quali registrato attorno alle 14.20, che hanno generato un effetto domino. In una delle principali sale operative milanesi si evidenzia come gli alleggerimenti siano specifici ed effettuati da pochi investitori con vendite mirate. Rimane il fatto che, di fronte ai movimenti anomali, la Consob ha ritenuto di procedere con alcune verifiche preliminari sul mercato. Senza conferme sono invece rimaste le indiscrezioni, rilanciate dall'agenzia Reuters, di un possibile interessamento alla banca senese da parte di investitori cinesi. L'agenzia stampa riportava il pensiero di alcuni banchieri basati a Hong Kong secondo cui il gruppo italiano potrebbe attrarre capitali orientali. Pechino, infatti, starebbe spingendo affinchè i gruppi finanziari locali diversifichino il proprio business al di fuori dei mercati emergenti, e le banche europee in difficoltà potrebbero essere le prede preferite. Per ora, tuttavia, si registra una sola acquisizione da parte di un gruppo cinese (Haigong Securities) che la scorsa settimana ha rilevato l'investment bank Banco Espirito Santo de Investimento da Novo Banco, la banca scissa da Banco Espirito Santo con il salvataggio lo scorso agosto, per 379 milioni di euro. Di fondi asiatici attivi su Mps in verità si era parlato già a novembre, quando il fondo di Hong Kong Nit Holdings aveva annunciato una fantomatica offerta da 10 miliardi per il gruppo italiano, di fatto però mai realizzata, tanto da aver fatto scattare un'indagine della Consob. Tuttavia, non è escluso che nell'ambito della ricerca dei soggetti interessati a partecipare all'aumento di capitale da 2,5 miliardi - che Mps dovrebbe varare nei primi mesi del 2015, probabilmente in aprile - qualche soggetto cinese possa essere coinvolto, sebbene per quote ritenute residuali. Dei prossimi passi relativi al capital plan - che dovrà essere comunque ratificato dal board dei governatori della Bce in gennaio - si parlerà nel corso di un Cda convocato per giovedì o venerdì a Siena. A ribadire il disinteresse per Mps è invece il gruppo Bnl Paribas, che diversi rumors di mercato danno invece come uno dei possibili acquirenti, insieme a Ubi in Italia. La conferma è arrivata dallo stesso a.d di Bnl Paribas, Fabio Gallia, secondo cui il gruppo intende crescere da solo senza acquisire nuove filiali. SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/12/2014 22
16/12/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 7 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Carige in movimento Anche sul fronte di Banca Carige come detto la giornata di Borsa è stata tutt'altro che positiva. Un segnale non certo entusiasmante dopo la notizia positiva di venerdì scorso, quando la Bce ha dato il primo placet al capital plan. A Carige è stato conteggiato uno shortfall da 814 milioni che l'istituto genovese intende fronteggiare con un aumento di capitale compreso tra 500 e 650 milioni, che si giova anche della vendita del comparto assicurativo ad Apollo Management. Proprio il fondo statunitense, inoltre, secondo rumors di stampa, sarebbe in contatto con Fondazione Carige (che controlla il 19% della banca) per l'eventuale acquisto di una quota della partecipazione dell'ente; quota che potrebbe raggiungere il 10%. Intanto, sono alla finestra altri possibili investitori interessati ad acquistare quote di Carige. Tra questi Andrea Bonomi, con la sua Investindustrial e la famiglia ligure Malacalza. Oggi, comunque, il cda della banca guidata da Piero Luigi Montani si riunirà. Dovrebbero essere trattati temi squisitamente tecnici ma è difficile pensare che il board di Carige non si soffermi anche sulle questioni relative al giudizio della Bce. L'istituto di vigilanza europeo, comunque, darà solo a metà gennaio un giudizio definitivo sui capital plan delle banche sotto verifica. I vertici di Carige, peraltro, appaiono relativamente tranquilli. Ritengono, infatti, che la loro proposta di un aumento di capitale fino a 650 milioni sia congrua, visto anche che lo shortfall di 814 milioni si è già ridotto intorno ai 700, con la cessione delle Carige Assicurazioni e Carige Vita Nuova ad Apollo. Un'operazione da 310 milioni il cui impatto sul patrimonio della banca ammonta a circa 100 milioni. Se Bce darà a gennaio il suo placet, ci vorranno 45 giorni per convocare l'assemblea degli azionisti e portare al voto la ricapitalizzazione. La delibera potrebbe arrivare, quindi, per la prima decade di marzo e l'aumento prenderebbe, così, avvio a maggio del 2015. © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/12/2014 23
16/12/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 7 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La lunga crisi IL GOVERNATORE DELLA BANCA D'ITALIA «Bce acquisti titoli se rischio deflazione» Visco: Bankitalia ha contestato l'approccio degli stress test ma ora avanti sui piani Mps e Carige Rossella Bocciarelli I TEST BANCARI Il Governatore ha ricordato le critiche messe a verbale in seno alla Bce per «l'approccio asimmetrico alle discrezionalità nazionali» Roma La Bce dovrà agire «tempestivamente» per comprare titoli sul secondario se l'inflazione continuerà ad essere così bassa. Il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco ha battuto a lungo sulla necessità che la politica monetaria europea non ponga indugi sul fronte del Quantitative easing durante un'audizione presso la commissione Finanze della Camera. «Non siamo in una situazione di deflazione, ma i rischi non possono più essere ignorati», ha dichiarato, aggiungendo che «se le nuove informazioni sull'inflazione confermeranno la persistenza o addirittura l'aggravarsi dei rischi per la stabilità dei prezzi nell'area dell'euro occorrerà avviare, con tempestività, ulteriori interventi di acquisti di titoli su larga scala, al fine di riportare le dimensioni del bilancio dell'Eurosistema sui livelli desiderati». Visco ha poi affermato che nei prossimi mesi la riduzione dei prezzi peggiorerà, con la caduta dei prezzi del petrolio: se questi prezzi sono troppo bassi nel mondo, ha spiegato, per alcuni paesi si può porre un problema di deflazione con debiti. A chi chiede se intenda rilasciare un'intervista a un giornale tedesco per chiarire il proprio punto di vista, dopo che il presidente della Bundesbank Jens Weidmann ha ribadito il suo no al Qe a un giornale italiano, Visco replica: «La risposta è sì. L'intervista di Weidmann è molto importante: lui dice che acquistare titoli sovrani è un rischio per la Bce ed evidenzia il fatto che parte dei rischi possano essere accollati al contribuente di un altro paese ma non dice che non si deve fare, mentre fino all'altro ieri era vietato». Tuttavia, aggiunge - «c'è un elemento che Weidmann non approfondisce: la correlazione tra il rischio macroeconomico legato al fallimento dell'euro e l'aumento dello spread. Abbassando i rischi macro economici complessivi, anche quel rischio sulla sua banca centrale si riduce. E bisogna convincerlo di questo». Il governatore ha poi affermato come sia «essenziale» che i fondi Tltro della Bce siano usati dalle banche per dare prestiti a famiglie e imprese. Il ricorso alle prime due Tltro per l'area euro è stato pari a 212 miliardi e per per le banche italiane «è stato di 57 miliardi, contro un potenziale massimo di circa 75. Gli intermediari hanno reso esplicita l'intenzione di destinare i finanziamenti a basso costo ottenuti con le Tltro al sostegno dell'erogazione di fondi a imprese e famiglie. È essenziale che ciò avvenga». In assenza di stimoli, infatti, la ripresa dei prestiti bancari sarà necessariamente graduale: «Stimiamo che quelli alle società non finanziarie riprenderanno a crescere non prima della metà del 2015, mentre i prestiti alle famiglie potrebbero tornare ad aumentare già nei primi mesi dell'anno». Ci sono problemi di domanda. E c'è anche un problema di sofferenze che perdura: «È vero che negli ultimi tempi il flusso di nuove sofferenze è sceso, ma si è determinato uno stock che costituisce un problema». Visco ha dato conto anche dei risultati di Aqr e dello stress test. Quest'ultimo «è stato esercizio severo ma utile» ha detto il banchiere centrale, che ha rivelato che Bankitalia ha contestato formalmente sia nel consiglio di vigilanza che nel consiglio direttivo della Bce «l'approccio asimmetrico alle discrezionalità nazionali» adottato in occasione dello stress test, che ha fatto sì che le aziende di credito italiane risentissero fortemente della parziale rimozione del filtro prudenziale sulle variazioni di valore dei titoli sovrani mentre non è stata effettuata nessuna armonizzazione di altre discrezionalità, come la possibilità di graduare la deduzione degli avviamenti. Visco ha spiegato anche che Bankitalia «seguirà l'attuazione dei piani di rafforzamento di Mps e Carige e «opererà per un'efficace e tempestiva adozione delle misure previste». Il governatore ha quindi ricordato che dagli stress test è emerso che le esigenze dei due istituti ammontano a 2,9 miliardi (lo 0,2% del Pil). Le difficoltà di queste due banche «derivano in ampia misura da episodi di mala gestio che la Banca d'Italia ha contribuito a far emergere, in stretto accordo con l'autorità giudiziaria». Nella crisi di Mps «la Banca SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/12/2014 24
16/12/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 7 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato d'Italia ha fatto il massimo ma non è stato facile» anche perché alcune norme previste in Europa come ad esempio il potere di removal sui vertici, da noi non sono ancora state approvate». © RIPRODUZIONE RISERVATA LA PAROLA CHIAVE Quantitative easing Con il termine inglese quantitative easing (letteralmente "alleggerimento quantitativo" o "facilitazione quantitativa") si intende quella politica monetaria non convenzionale con cui una banca centrale mira a rilanciare l'economia. Con il Qe la banca centrale acquista sul mercato titoli di vario tipo (generalmente titoli di Stato, ma non solo) stampando moneta. Questa politica da un lato ha l'effetto di tenere bassi i tassi d'interesse, dall'altro lato inietta sul mercato una grande massa di liquidità a basso costo. 0 -1 -2 -3 -4 -5 -6 9 10 11 12 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Settore privato Famiglie Società non finanziarie 2013 2014 L'andamento dei prestiti Variazione percentuale sui 12 mesi SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/12/2014 25
16/12/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 13 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Alimentare. L'ente certificatore Aqsiq ha dato il via libera alle esportazioni verso il Paese asiatico di cinque aziende di salumi La Cina apre ai prosciutti italiani Ammesse le produzioni suine sottoposte a cottura e quelle stagionate 313 giorni Rita Fatiguso LO SCENARIO Benefici diretti per Parma e San Daniele, mortadella cotto e porchetta La prossima sfida sull'ok alle carni fresche di maiale PECHINO Regalo di Natale dei cinesi al made in Italy alimentare. Cinque prosciuttifici sono stati finalmente autorizzati ad esportare i loro prodotti in Cina, la lista è stata varata a ridosso del weekend e appena pubblicata sul sito dell'ente certificatore Aqsiq (http://jckspaqj.aqsiq.gov.cn/xz/spxz/201303/P0201412105895 40708026.doc). Brianza Salumi, Salumi Visetti, Leoncini, Agricola Tre Valli e Felsineo sono i marchi apripista di altre realtà italiane che, se lo chiederanno, potranno ricevere gli ispettori cinesi nei loro stabilimenti e, in caso positivo, ottenere l'autorizzazione all'export. Cade così, almeno in parte, una barriera che finora aveva impedito ai nostri prodotti di qualità di arrivare sulla tavola dei cinesi, la ricerca sugli scaffali dei grandi magazzini cinesi anche aperti ai prodotti importati poteva rivelarsi un'attività altamente frustrante. Una fetta di cotto o un etto di mortadella? Un miraggio, un sogno proibito. E non certo perché ai cinesi non piacciano questi prodotti, anzi. Il loro gusto si sta sempre più orientando ad apprezzare i prodotti occidentali, inclusi i salumi di produzione italiana. La trattativa con Aqsiq relativa ai bandi sulla carne è stata ed è ancora estenuante. Per la carne bovina la documentazione tecnica è stata presentata, ma la rimozione del bando richiede uno stretto coordinamento con il ministero dell'agricoltura cinese. Per la carne suina invece il percorso è stato a tappe, si è puntato ad allargare la tipologia di prodotti da immettere sul mercato cinese (prosciutto maturato a 313 giorni e carne suina trattata termicamente). Adesso questa prima apertura del mercato cinese vale per un pugno di stabilimenti autorizzati all' esportazione di prodotti a base di carne suina trattata termicamente (prosciutto, mortadella, porchetta) e stagionata a 313 giorni (è il caso di prosciutto crudo di Parma e San Daniele). Il prossimo grande obiettivo è quello di aprire alle carni suine fresche, per farlo l'idea e' di utilizzare il concetto di macroregione, ad esempio quella del Nord Italia, già accettata da altri Paesi. Il meccanismo renderebbe più facile la certificazione per l'intera area omogenea di produzione. I cinesi hanno chiesto una particolare certificazione rilasciata da un ente veterinario sovranazionale, a riprova della loro attitudine a utilizzare le analisi come una sorta di filtro all'ingresso di certi prodotti. Alcune malattie sarebbero ancora presenti in certe aree dell'Italai e la Cina vuole essere assolutamente sicura che la carne importata sia di qualità ineccepibile. Ma si cerca anche di aumentare il numero dei macelli italiani autorizzati a lavorare con i prosciuttifici che esportano gia' in Cina, per far inserire un consistente numero di stabilimenti per la lavorazione della carne suina nelle liste degli stabilimenti autorizzati all' esportazione. Arrivare a una totale apertura in tempi brevi non sarà facile, le autorità italiane presenti e attive qui a Pechino hanno sfoderato finora tutte le armi possibili per convincere i cinesi ad aprire le frontiere e a rendere meno asfissianti i controlli. Cercando anche di districarsi tra i troppi enti, spesso in concorrenza tra di loro, che devono rilasciare le autorizzazioni alimentari e per la sicurezza dei prodotti. Fatto sta che alla prima edizione di World of Food organizzata dalla Fiera di Colonia con le autorità cinesi della Camera di commercio qualche settimana fa al padiglione italiano a degustare i SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/12/2014 26
16/12/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 13 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato salumi made in Italy c'era la fila più lunga. Il mercato adesso potrà davvero iniziare a soddisfare la domanda di prodotti importati dall'Italia. © RIPRODUZIONE RISERVATA Fonte: ASSICA 2013 2014 Hong Kong 2013 2014 Brasile 2013 2014 Canada 2013 2014 Fed. Russa 2013 2014 Libano 2013 2014 Giappone 2013 2014 Svizzera 2013 2014 Usa 0 400 800 1.200 1.600 2013 2014 2013 2014 2013 2014 2013 2014 2013 2014 2013 2014 2013 2014 2013 2014 0 2.000 4.000 6.000 8.000 EXPORT SALUMI VERSO I PRINCIPALI PAESI UE EXPORT SALUMI EXTRA UE Dati I trimestre 2014 in tonnellate Dati I trimestre 2014 in tonnellate 6.448 Totale 27.200 Totale Le esportazioni di salumi SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/12/2014 27
16/12/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 13 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Se il made in Italy è ostaggio delle scartoffie L'ANALISI Q ualcuno ci spieghi, per favore, come mai i preziosi giacimenti alimentari del made in Italy possano essere messi sotto assedio da potenziali compratori cinesi senza riuscire, al tempo stesso, a varcare la soglia doganale della Grande Muraglia. Appetibili per la grande distribuzione locale ma con i container bloccati da procedure sfibranti. Corteggiati e abbandonati al proprio destino crudele. In questa apparente schizofrenia è racchiusa la grandezza, ma anche l'infinita debolezza, del sistema Italia che non riesce a difendere mai abbastanza il proprio valore. Per un olio extravergine Filippo Berio che passa di mano dopo mesi di sfibranti negoziati e finisce diritto nel portafoglio del gigante dell'alimentare Bright Food c'è il prosciutto cotto che riesce, a stento, a superare la barriera delle carte bollate, ci sono le mozzarelle ferme nei container oltre ogni logica di sana conservazione e persino la farina, l'ultima in ordine di tempo, respinta brutalmente al mittente. L'Italia è fatta così, senza vie di mezzo. Quanto vale un comma in fatto di potenzialità commerciali? Per il made in Italy il valore è inestimabile. Ma in un mondo fatto di realtà medio-piccole che, da sole, non riuscirebbero a cavarsela c'è un sistema frazionato che non vuole fare massa critica, lasciando così cadere l'unica opportunità che ha di tener testa a un gigante del cibo quale è la Cina affamata di prodotti di qualità. Invece di questi tempi, al netto delle sirene degli acquirenti stranieri che adocchiano nuove prede, senza l'export alimentare di qualità l'Italia difficilmente riuscirebbe a sopravvivere. © RIPRODUZIONE RISERVATA Rita Fatiguso SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/12/2014 28
16/12/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 14 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Aeroporti. La Sea: +12,4% nei primi 11 mesi del 2014 Malpensa respira: più passeggeri intercontinentali Marco Morino IL TAVOLO IN REGIONE Lupi: «Scalo strategico per il Nord-Ovest, avrà tutto l'appoggio del governo» Da valutare i contraccolpi del decreto Linate MILANO C'è un dato, illustrato ieri dal presidente della Sea Pietro Modiano, nell'ambito del tavolo sugli aeroporti milanesi ospitato dalla Regione Lombardia e coordinato dal ministro Maurizio Lupi, che accende una fiammella di speranza per Malpensa. È il ritorno dei passeggeri di qualità, cioè i passeggeri dei voli intercontinentali: +12,4% nei primi 11 mesi del 2014 e la stima di un'ulteriore crescita del 5-6% nel 2015, per un totale di +20% in due anni. Modiano dice di aver avuto «per la prima volta la sensazione che Malpensa non sia isolata. È un aeroporto - riconosce - che ha subito una serie di vicissitudini». Ma per crescere Malpensa ha bisogno di ulteriori sostegni, a partire dai collegamenti. Al momento bisogna fare i conti con i contraccolpi del decreto Linate, che autorizza nuovi voli dal city airoport milanese verso le città europee non capitali. I numeri saranno studiati «scientificamente» quando saranno «un po' più solidi», osserva Modiano: «Vedremo a regime cosa succede - aggiunge il presidente della Sea, la società che gestisce Linate e Malpensa - ma è chiaro che quello che ci preoccupa è la linea di passeggeri portati da Malpensa a Linate. Cercheremo di contrastare il calo di voli a Malpensa, ma ci aspettiamo qualche mese di segno negativo». Il ministro Lupi rassicura istituzioni e operatori. «Malpensa - afferma il ministro - è un aeroporto strategico per il Nord-Ovest. Bisogna lavorare affinché sia un grande aeroporto intercontinentale. Il governo ha dato tutta la sua disponibilità». La prossima riunione del tavolo Linate/Malpensa si terrà il 19 gennaio e poi ad aprile si farà il punto sugli effetti del decreto. Lupi ricorda che dal primo gennaio 2015 partirà l'accordo Alitalia-Etihad e dal primo maggio scatterà l'Expo. «Sono due attività importanti per Malpensa» sottolinea Lupi. A proposito di collegamenti con Malpensa, spunta l'ipotesi di fare della stazione di Milano Porta Garibaldi, con un treno oggi 15 minuti, l'hub del trasporto ferroviario verso lo scalo nella brughiera. Ma la Regione vuole vederci chiaro. «C'è la proposta - spiega il governatore lombardo, Roberto Maroni - di spostare alcuni collegamenti ferroviari per Malpensa che oggi sono nella stazione di Cadorna anche nella stazione di Garibaldi, il che comporterebbe modifiche ad alcuni assetti per quanto riguarda i treni per i pendolari. Per questo abbiamo detto che, pur apprezzando questi progetti, non vogliamo che si penalizzi la rete ferroviaria e, in particolare, i pendolari che utilizzano quei treni che oggi vanno a Cadorna e verrebbero deviati a Garibaldi. Per questo - aggiunge Maroni - abbiamo deciso di approfondire la questione da un punto di vista tecnico e il 19 gennaio, quando il tavolo tornerà a riunirsi, avremo tutte le valutazioni e capiremo se si può fare o meno». © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/12/2014 29
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