Gli algoritmi proibiti di Google - FIAMMA LAROSA

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Gli algoritmi proibiti di Google - FIAMMA LAROSA
Le nuove frontiere del SEO

      Gli algoritmi
    proibiti di Google

       FIAMMA LAROSA
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Gli algoritmi proibiti di Google - FIAMMA LAROSA
L’AUTRICE

    Sono nata a Crotone, sullo Ionio, e ne sono molto orgogliosa.
    Sono, però, cresciuta fin da subito a Torino, e a volte mi manca.
    Vivo a Firenze da da quasi vent'anni. E non vorrei vivere altrove.
    Sono un'apolide e ho poche certezze: i miei figli, le Chesterfiel rosse e lo scrivere.
    Sono una scrittrice, una copywriter, una blogger.
    Scrivo da sempre.
    A volte penso di non saper far altro. Nelle volte che mi restano mi sembra di non voler far altro.
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Nel 2011 ho partecipato al Premio Internazionale Firenze e ho vinto la medaglia di bronzo con un
    racconto sulla morte di mio padre.
    Vittoria che ho accolto con stupore quasi colpevole.
    Sempre nello stesso anno è nata Arianna è nata Orfana, la pagina Facebook grazie alla quale la
    scrittura ha smesso per me di essere hobby ed è diventata sperimentazione: versi slegati, prosa
    azzardata, punteggiatura strapazzata, ritmi sincopati. E tanto altro.
    Su Arianna la scrittura si è trasformata in terapia, scoperta, gioia e crescita.
    Ancora il 2011. Un amico mi ha chiesto: " perché non scrivi contenuti per il Web?". Mi ha
    insegnato ed io ho imparato. E sono diventata una content web writer.
    Poi c'è tutto il resto: collaborazioni come freelance con testate giornalistiche online, partecipazioni
    a movimenti culturali, sperimentazioni di stili diversi, concorsi letterari, blogging, progetti
    editoriali.
    Alcuni andati a buon fine.
    In questi anni ho capito che le parole sono strumenti meravigliosi che viaggiano a bordo della
    passione e delle emozioni, libere, ma che richiedono rigore, fatica ed attenzione quando devono
    essere messe in ordine per trasformarsi in risultato.
    Per questo nel 2015 ho accettato la sfida di trasformare 15 pagine di appunti molto tecnici ed un
    po' criptici, scritti dal fondatore di SEO-Magic, in un libro che desidera svelare i segreti dell'arte
    della SEO per dare, a chi lo vorrà, gli strumenti necessari per domare gli algoritmi di Google e
    conquistare il Web.

    Questa sono io e più o meno sono tutta qui.
    Curiosa, ottimista, timida e disobbediente.

    Una guerriera, a volte in cocci.
    Un po' strega.
    Un po' donna.
    Una scrittrice.
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PREFAZIONE
    Perché nasce questo libro?
    A domanda chiara segue risposta altrettanto chiara.
    Per rendere la visibilità organica, naturale, sui motori di ricerca un bene alla portata di tutti.
    Portare, infatti, dieci chiavi piuttosto che cinquemila nell'agognata prima pagina di Google non
    deve essere il risultato di investimenti economici più o meno onerosi, come l'attuale regola di
    mercato impone, secondo il triste principio che sul podio ci sale chi spende di più, ma deve essere
    l'esito di una battaglia onesta ed onorevole in cui tutti i combattenti dispongono, alla pari, delle
    stesse armi e l'unica discriminate valida per ottenere la vittoria è la capacità di utilizzare il proprio
    ingegno ed il proprio intuito per elaborare strategie migliori rispetto a quelle degli avversari.
    Con questo obiettivo la SEO-Magic, azienda affermata e all'avanguardia del mondo IT, ha lavorato
    alacremente in questi ultimi anni ed ora è pronta a condividere con chi lo vorrà i risultati del suo
    costante e lungimirante impegno.
    E questa è la sfida che vi lancia: dotarvi degli strumenti per realizzare con le vostre mani e con la
    vostra creatività il vostro progetto e portarlo in prima pagina di Google.
    Per dieci o mille chiavi.
    Sarete voi a stabilirne il limite.
    Anche in solo mezz'ora.
    Sarete voi a stabilire in quanto.
    Ad un costo minimo e fisso, alla portata di tutti.
    Senza discriminazioni economiche.
    In pratica, se mi consentite un'estrema ed efficace sintesi, SEO-Magic lancia una sfida che, se vinta,
    rivoluzionerà il panorama del mondo SEO.
    E chiede aiuto a voi lettori per poterla vincere.
    Ci teniamo, però, a sottolineare che questo libro, oltre ad essere vetrina di presentazione di un
    prodotto/servizio assolutamente innovativo che farà tremare le fragili colonne portanti della
    Comunicazione sul Web, ha anche, e, forse, soprattutto, un'altra ambizione: vuole essere una
    trattazione che vi svelerà i segreti grazie ai quali si costruiscono le strategie che permettono ad
    alcuni siti di essere primi rispetto ad altri.
    Possiamo affermare, a costo di sembrare arroganti, che una pubblicazione sulla SEO gratuita e così
    completa non esiste nel panorama attuale del mercato editoriale. Utile a prescindere, quindi, al di
    là di quello che deciderete di farne un volta terminata la lettura.
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Potete, dunque, intraprendere la lettura di questo manuale senza dover obbligatoriamente
    acquistare il prodotto che presenta e ritrovarvi comunque alla fine con in mano ed in testa quelle
    conoscenze che, ad oggi, appartengono ad una ristretta categoria di persone che ben si guarda dal
    condividerle.
    Con ironia, leggerezza ed un pizzico di umorismo vogliamo dipingervi un quadro chiaro e rendervi
    semplice e divertente un argomento ritenuto dai più complesso ed oscuro. Il tono colloquiale di
    tutto il saggio non solo serve per avvicinare il lettore più impaurito a temi di solito affrontati in
    modo volutamente cattedratico, ma rappresenta soprattutto lo spirito di chi questo libro l'ha
    fortemente voluto: Paolo Caviezel ed Andrea Ricci, i due creatori di SEO-Magic, e Fiamma Larosa,
    l'autrice.
    Perché noi crediamo che l'estrema chiarezza e tutta l'onestà di cui siamo capaci siano gli
    investimenti migliori che possiamo fare per conquistare la vostra fiducia.
    Quella vera.
    Buona lettura.
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INTRODUZIONE
    Era luglio del 2011 quando Paolo Caviezel mi chiamò per propormi, con il suo solito calibrato
    entusiasmo, di collaborare con lui.
    «Mi serve una scrittrice. Sai mica dove posso trovarne una?» esordì sornione come se nulla fosse.
    «Per scrivere cosa?» chiesi, mentre la sottile ansia che Paolo spesso mi suscita cominciava a farsi
    strada tra i sorrisi che sempre mi strappa, «come stai?»
    «Bene, benissimo!» mi rispose all'istante senza risparmiare sui punti esclamativi, «ho bisogno che
    tu mi scriva dei testi ottimizzati per i motori di ricerca.»
    «Testi ottimizzati? »domandai spiazzata. «Io?!»
    «Certo!» incalzò lui apparentemente incurante e sicuramente divertito per il mio stupore. «Sei la
    mia scrittrice preferita. Sarebbe per me un onore se li scrivessi tu.»
    «Addirittura un onore» mi schermii imbarazzata, «non sono capace» pigolai, «non so nulla di
    ottimizzazione e di motori di ricerca» conclusi mugugnando lamentosa.
    «Sai scrivere?»
    «Sì...»
    «Allora siamo a posto. Tu scrivi e basta. Al resto ci penso io. Ti darò lo strumento che ti permetterà
    di ottimizzare per i motori di ricerca i tuoi testi. Si tratta di un'applicazione nuova, sulla quale io ed
    i miei soci stiamo lavorando da tempo e che finalmente siamo riusciti a produrre. E abbiamo
    bisogno di te per testarla.
    Partiamo dal presupposto che chiunque ha un sito desidera avere visibilità e raggiungere la prima
    pagina di Google. SEO-Magic, questa applicazione, appunto, è la soluzione ideale per riuscirci, ma,
    come tutti gli strumenti, non funziona se non la si utilizza nel modo più corretto: bisogna scriverci
    dentro e bisogna saperlo fare.
    Visto che non siamo riusciti ad inventarci una "macchina" che sappia scrivere, ci siamo inventati la
    "macchina" perfetta per chi sa scrivere.
    Io ti do lo strumento e tu ci metti dentro le tue parole» concluse lapidario, pericolosamente pronto
    a cambiare discorso.
    «Mi stai prendendo in giro, vero? » bofonchiai per nulla convinta.
    «No, assolutamente. Ascoltami. Io ti assegnerò via via degli argomenti e la tua unica
    preoccupazione dovrà essere quella di scrivere contenuti belli, accattivanti e che siano inerenti a
    ciò che stai descrivendo.
    Utilizzerai SEO-Magic per elaborare i tuoi testi in modo che piacciano così tanto a Google che li
    porterà automaticamente in prima pagina nel giro di qualche giorno. L'applicazione calcolerà e ti
    guiderà; tu creerai.»
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In quel momento mi tornò in mente quando, qualche mese prima, avevo chiesto ad un esperto
    SEO un preventivo per poter ottimizzare il mio blog di attualità, cronaca, scrittura e poesia affinché
    potesse essere trovato da tutti quei lettori che ancora non avevo e avrei voluto avere.
    Soprattutto mi tornarono in mente l'espressione eroica del titolare della web agency a cui mi ero
    rivolta, «Eh, non è mica facile, qui. È un lavorone, ma con un po' di impegno possiamo tirarci fuori
    qualcosa di buono», e la cifra in grassetto, una collezione di zeri, in fondo al foglio del preventivo. Il
    connubio tra entità del totale e le difficoltà espresse dal consulente mi lasciò addosso la
    sensazione che le competenze necessarie per poter rendere visibile il proprio sito ai destinatari
    per cui è stato creato per le chiavi di ricerca più efficaci a tale scopo siano di difficile
    apprendimento ed applicazione, tanto da rendere tutto ciò che ruota intorno alla SEO un insieme
    di preziose informazioni per pochi eletti, da tramandarsi con discrezione, come la ricetta della coca
    cola.
    Mi prese il panico. Se Paolo mi avesse chiesto di scrivere un trattato sulla semantica della lingua
    italiana mi sarei sentita più all'altezza.
    «Ma, Paolo, io scrivo articoli, racconti, poesie e romanzi incompiuti, non pagine ottimizzate per i
    motori di ricerca» cominciai a piagnucolare.
    «Non ti devi preoccupare di nulla, ti ho detto» mi interruppe senza farmi finire il teatrale pianto
    «SEO-Magic è un tool che già sa come Google analizzerà il tuo testo quando lo esaminerà e ti
    aiuterà a scriverlo in modo che possa passare l'esame a pieni voti ed ottenere le prime posizioni
    senza dover pagare pubblicità o altro. In pratica sarà Google stesso a portare in alto le pagine da
    te scritte semplicemente perché gli piaceranno.
    Vedi, mentre scriverai, SEO-Magic, come una sorta di correttore word, ti controllerà in tempo reale
    i testi dandoti le indicazioni per scriverli correttamente nei tag che poi verranno analizzati dagli
    spider. E questo, insieme alla tua capacità di scrivere, ti permetterà di creare contenuti perfetti per
    i motori di ricerca.
    Sarà una passeggiata. Fìdati di me.»
    Ecco. Fregata.
    Tool, spider, tag. Io non sapevo neanche dove mettere la lingua per pronunciarle nella mia testa,
    quelle parole lì, ma il "Fìdati di me" non mi lasciò scampo.
    Dal luglio 2011 ho scritto più di mille pagine che ancora mantengono nel Web le prime posizioni
    con oltre diecimila keywords vincenti. E questo grazie anche a SEO-Magic, la web application che
    ho imparato ad usare e di cui vi parlerò in questo manuale, e all'aiuto di Paolo e dei suoi
    collaboratori.

    ………
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Luglio 2015.
    Qualche settimana fa Paolo Caviezel mi ha chiamata per propormi, con il suo solito calibrato
    entusiasmo, di collaborare con lui.
    «Ci hanno chiesto un libro su di noi. Mi serve una scrittrice. Sai mica dove posso trovarne una?»
    Vi giuro. Gli sorrideva la voce.
    Ed eccoci qui, dunque.
    Io ho un po' di anni da portare e qualche figlio a cui tentare di lasciare il buon esempio. Ho vissuto
    l'avvento del Web come tutti quelli della mia generazione. Ero, allora, una ragazza appassionata di
    parole e di tempo per poterle contenere e non riuscivo a capire "dove" stesse Internet, come fosse
    possibile che esistesse uno spazio invisibile talmente grande da poter permettere a chiunque di
    condividere un qualsiasi contenuto desiderasse condividere.
    Sono cresciuta con le cabine telefoniche sempre occupate ed il gettone in ottone scanalato su
    entrambi i lati che valeva duecento lire ed ancor oggi che, come tutti, vivo con il mio smartphone
    sempre a portata di mano, mi stupisco se guardo indietro e vedo quanta strada ha fatto la
    Comunicazione in questi ultimi vent'anni.
    Agli albori del World Wide Web facevo la hostess nelle fiere, vendevo le connessioni di un piccolo
    provider di Torino e non capivo mica bene cosa stavo vendendo. Compilavo moduli, dicevo quello
    che mi avevano detto di dire e supplivo a ciò che non sapevo sorridendo ed inventando. Ma una
    cosa mi è stata chiara fin da subito, e cioè che il Web è un immenso scatolone, pressoché infinito,
    in cui la parola libertà assume un significato che merita di essere preso in considerazione. Libera
    informazione, libero pensiero, libera parola, libero mercato. E si sa che dove c'è libertà c'è anche
    confusione, pericolo, rischio, responsabilità.
    Con questo spirito nasce l'idea di questo manuale: rendere fruibile a tutti la possibilità di veicolare
    autonomamente le informazioni che si pubblicano sul Web in modo che arrivino a destinazione,
    districandosi nella giungla dei miliardi di contenuti che ci sono in Rete.
    Oggi quasi tutti hanno un sito, un blog o una semplice bacheca Facebook e ormai tanti sono i
    programmi che ne permettono la creazione gratuita. Ma quasi nessuno sa come raggiungere la
    prima pagina di un motore di ricerca e, soprattutto, quasi nessuno sa che può farlo in completa
    autonomia con facilità e sicurezza.
    Questo manuale vuole essere una guida semplice e completa di come questo può accadere grazie
    a SEO-Magic. Senza supponenza e con il massimo rispetto nei confronti delle sudate competenze
    di tutti i professionisti del settore.
    Questo gruppo di persone desiderano mettere a disposizione le loro conoscenze tecniche, la loro
    esperienza e le logiche degli strumenti che insieme hanno creato perché credono fermamente che
    la visibilità sul Web debba essere libera per tutti.
    Questo il loro grande sogno.
    E hanno chiesto a me di trovare le parole per raccontarvelo.
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So cosa state pensando. Lo so.
    Tutte chiacchiere.
    Però permettetemi di dirvi una cosa: se ce l'ho fatta io a portare nella prima pagina di Google i siti
    che ho descritto spaziando nel panorama più variegato del mercato del Web, imprese di onoranze
    funebri, ditte che producono software, ingrossi di oggettistica per feste e accessori per il
    Carnevale, studi di fisioterapia, laboratori per la ricostruzione delle unghie, tanto per fare solo
    qualche esempio, beh, dicevo, se ce l'ho fatta io, state certi... ce la farete anche voi!
           Fidàtevi di me.

    Fiamma Larosa
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CAPITOLO PRIMO
                         Cenni storici: nascita della SEO e del concetto di Content

     Non ci resta che trovare un inizio da cui partire.
     Cominciamo dai macro-concetti, le fondamenta di tutto quello che andremo a trattare, e fissiamo
     qualche punto fermo in quel vocabolario che dobbiamo imparare ad usare.
     In questa sezione ci occuperemo di fare un po' di chiarezza su queste due parole, ormai dei must
     del World Wide Web:
     SEO
     CONTENT

     1. L'evoluzione della ricerca nel web dalle origini ad oggi
     SEO
     Acronimo inglese dietro cui si cela l'espressione Search Engine Optimization che possiamo tradurre
     in italiano con Ottimizzazione per i motori di ricerca.
     Cosa significa ottimizzazione? Possiamo dire che è quell'insieme di operazioni / strategie /
     tecniche /abilità /regole per rendere ottimo, quindi indiscutibilmente buono, un qualcosa.
     Che cosa? Un sito, un blog, un qualsiasi contenuto pubblicato sul Web.
     A chi deve piacere il mio contenuto? Ai motori di ricerca, e cioè a quegli immensi contenitori che
     tutti noi utilizziamo per trovare ciò che cerchiamo in Rete. Google, tanto per intendersi, è il
     motore di ricerca più importante del mercato internazionale attuale, pertanto quello
     maggiormente consultato ed ambito; ma non è l'unico, come vedremo nel corso di questa
     trattazione,
     Perché i miei contenuti devono piacere ai motori di ricerca? Perché in questo modo verranno
     inseriti nelle SERP, altro acronimo inglese d'importanza capitale che significa Search Engine Results
     Page, ovvero quelle pagine di risultati che Google presenterà, dopo aver cercato tra i miliardi di
     contenuti presenti sul Web, a quell'utente che lo interrogherà alla ricerca di qualcosa di attinente
     al contenuto da me pubblicato.
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Facciamo un esempio. Produco bigiotteria artigianale e voglio vendere le mie creazioni attraverso
     il mio sito. Il mio obiettivo dovrà essere che quell'utente che scrive nella barra di ricerca di Google
     vendita on-line di orecchini fatti a mano trovi la pagina del mio sito che descrive gli orecchini da
     me creati nella prima SERP. Questo perché quell'utente è per me un potenziale cliente ed
     intercettarlo, apparendo prima degli altri siti concorrenti, è di vitale importanza per la
     sopravvivenza del mio progetto commerciale. A cosa serve, infatti, avere un sito, un blog o una
     bacheca Facebook tematica se non riesco a raggiungere e catturare i destinatari del mio
     messaggio?
     APPARIRE. Giratela come volete, ma questo è l'obiettivo fondamentale sul Web e possiamo,
     dunque, concludere dicendo che la SEO è quell'attività indispensabile finalizzata a portare,
     attraverso una serie di operazioni, visibilità nei motori di ricerca ad un contenuto web.
     Il primo sito è stato pubblicato nel 1991 ed i primi motori di ricerca sono entrati nel mercato
     qualche anno dopo. Il 1997 vede sia la nascita di Google che quella dell'acronimo SEO. Siamo,
     pertanto, di fronte ad un evento, l'avvento del World Wide Web, relativamente giovane, ma che
     rappresenta una vera e propria rivoluzione sociale, la cui evoluzione ha galoppato con ritmi da
     progressione geometrica a crescita esponenziale.
     Alla fine dello scorso millennio, agli albori della SEO, perciò, le tecniche per migliorare il
     posizionamento nei motori di ricerca si basavano esclusivamente sulla presenza di parole chiave
     nei contenuti che venivano scansionati dai crawler, o spider o bot, cioè quei potenti software che
     cercano nella giungla del Web tutte quelle pagine che abbiano informazioni attinenti rispetto a ciò
     per cui l'utente interroga il motore di ricerca in prima battuta.
     Apparire, in quegli anni lì, risultava assai semplice. Era sufficiente, infatti, inserire un po' di testo in
     modo strategico, magari nascosto, non visibile all'utente, testo bianco su sfondo bianco, tanto per
     farvi un esempio, per riuscire a catturare qualsiasi navigante del Web.
     Riprendiamo il nostro sito di creazioni artigianali, facciamo finta di essere ancora alla fine degli
     anni novanta e aggiungiamo la chiave nascosta sesso on-line nella home. Chiunque digitasse sesso
     on-line nella barra di ricerca si ritrovava nella SERP restituita dal motore il mio sito di bigiotteria, il
     quale, ovviamente, nulla c'entrava con la chiave immessa. Ora so che per voi sarà stupefacente
     scoprirlo, ma la chiave sesso annoverava, e ancora annovera, appassionati cultori e questa era una
     tecnica spesso utilizzata per infiltrarsi nelle ricerche degli spider.
     A quei tempi il Web era davvero una caotica e confusa accozzaglia di informazioni gestite in modo
     assai blando ed il sistema di gestione delle stesse, che possiamo definire quantomeno banale, era
     fragile e facilmente violabile. Con la spiacevole conseguenza che non si riuscivano ad avere dei
     risultati veramente validi per le ricerche che gli utenti si ritrovavano a fare.
     È dal biennio 2003-2005 che si comincia a cambiare veramente rotta, quando Google inizia a
     rilasciare i suoi primi aggiornamenti che verranno seguiti, negli anni successivi, da altre release,
     sempre più numerose e specifiche. Ci si accorge che le strategie precedenti non solo non sono
     etiche e vìolano tutte le regole della correttezza, ma, soprattutto, non sono utili né lungimiranti.
     Se io in Rete cerco orecchini, braccialetti e spille con cammeo e mi ritrovo la storia illustrata delle
     tecniche del Kamasutra, alla lunga perderò fiducia nel Web.
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     E la credibilità è qualità preziosa. Non solo su Internet.
L'ottica della SEO comincia, pertanto, fortunatamente a cambiare e l'attenzione si sposta sempre
     più verso l'utente finale. Tutti gli aggiornamenti di algoritmi che Google e gli altri motori di ricerca
     hanno rilasciato in questi ultimi dieci anni hanno, infatti, il forte obiettivo comune di veicolare il
     messaggio verso un pubblico ben targettizzato attraverso una ricerca personalizzata che soddisfi
     davvero i criteri delle query per cui si interrogano i motori, in modo che il World Wide Web sia
     veramente un immenso libero mercato del sapere e della condivisione delle informazioni.
     Fare SEO in questi ultimi anni è sicuramente molto più difficile, ma possiamo stare certi, o almeno
     molto più certi di ieri, che se oggi cerco orecchini e braccialetti non troverò l'opera omnia di Tinto
     Brass.
     E, ovviamente, viceversa.

     2. Stewart Brand
     Se vi dico Motore di Ricerca so che tutti sapete di cosa stiamo parlando. Consultate Google ogni
     giorno e non avete certo bisogno che io vi spieghi cos'è!
     Ma dedicatemi cinque minuti, dieci?, e, forse, dopo vi accorgerete di aver fatto un po' più di
     ordine tra le cose di cui, sicuramente, avete già sentito parlare perché appartengono, in qualche
     modo, al sapere, seppur superficiale, collettivo.
     Allora, cos'è un motore di ricerca? Diciamo che è un potente aggregatore di una certa categoria di
     contenuti. Praticamente è uno strumento che mette ordine nella giungla di informazioni presenti
     in un contesto come Internet e le restituisce agli utenti già filtrate ed ordinate secondo degli
     specifici interessi.
     Come fa? Proviamo a semplificare al massimo. Un motore di ricerca è un insieme di potentissimi e
     giganteschi computer collegati fra di loro che leggono velocemente TUTTE le pagine presenti in
     Internet e le schedano, attraverso dei criteri dettati da software preposti, creando degli indici che
     vengono poi presentati agli utenti quando digitano una query, cioè immettono una chiave di
     ricerca nella toolbar di un motore. Torniamo al nostro sito di creazioni artigianali, digitiamo la
     solita chiave di ricerca vendita on-line di orecchini fatti a mano e attendiamo. Google, o chi per lui,
     ci presenterà delle SERP che saranno composte dall'elenco, precedentemente salvato nella
     memoria comune del gruppo di computer, di tutte quelle pagine presenti in Rete che sono
     indicizzate secondo determinati criteri attinenti alla chiave immessa.
     In un certo senso potremmo, allora, aggiungere che anche un'enciclopedia può essere considerata
     una sorta di motore di ricerca, perché altro non è che un insieme di contenuti ordinato secondo
     parametri ben definiti.
     Ma i più attenti di voi si saranno già accorti della differenza, fondamentale, che c'è tra Google e la
     Treccani. Sul Web vengono quotidianamente pubblicati un'indefinita quantità di contenuti nuovi e
     incessantemente gli spider dei motori leggono le pagine che circolano in Rete aggiornando
     costantemente gli indici salvati e, di conseguenza, le SERP. L'enciclopedia è, invece, un insieme
     finito di informazioni ed i contenuti presenti in essa sono limitati. Un motore di ricerca è
     DINAMICO, quasi liquido, in continuo movimento e, per questo, imprevedibile; l'enciclopedia è
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     STATICA, certa, immutabile.
Possiamo, ancora, aggiungere che il sapere presente in un'enciclopedia è UNIDIREZIONALE, parte
     da chi sa per arrivare a chi non sa e ha curiosità o necessità di conoscere o approfondire qualcosa.
     Il sapere presente in Rete e restituito dai motori di ricerca è, invece, condiviso, senza confini e con
     potenzialità che tendono all'infinito.
     Eppure, se andiamo all'origine di tutto, scopriamo che l'antesignana del motore di ricerca è stata
     una pubblicazione cartacea, somigliante ad un'enciclopedia nella sua forma, pertanto, ma
     realmente più simile ad un motore nella sua sostanza.
     Siamo nel 1968, negli Stati Uniti, e Stewart Brand, un bizzarro e creativo biologo, pubblica il primo
     numero di The Whole Earth Catalog, che diventerà nel giro di breve tempo una rivista cult per i
     giovani di quell'epoca.
     Collochiamoci storicamente. Siamo alla fine degli anni '60 in un'America del Nord sfinita dalla
     Guerra del Vietnam, fibrillante per i cambiamenti che freneticamente si stavano affacciando alla
     finestra di una Storia che neanche i più giovani di voi possono ignorare. I Beatles cantavano All you
     need is love ed i Rolling Stones rispondevano con Satisfaction, le donne indossavano la minigonna
     e gli occhi di tutti erano puntati in alto in attesa di quel 20 luglio che arrivò l'anno dopo a fermare
     il respiro del mondo, quando Neil Amstrong mise piede sulla Luna e cominciò a saltellare in bianco
     e nero sui nostri teleschermi.
     Siamo nel pieno di quella che si stava preparando ad essere una vera e propria rivoluzione che
     avrebbe portato alla nascita di quella controcultura hippy che caratterizzò gli anni successivi.
     Ripeto. Siamo nel '68, trent'anni prima della nascita di Google. E Stewart Brand, un vero genio,
     lasciatemelo dire, pubblica il primo numero di The Whole Earth Catalog, il cui nome è già tutto un
     programma: Il Catalogo della Terra tutta intera.
     Tutta intera.
     Sono gli anni in cui Stewart va in giro per l'Università di Berkeley a distribuire volantini adesivi con
     su scritto: NASA: why haven't we seen a photo of the whole Earth yet? (NASA: perché non abbiamo
     ancora visto una foto della Terra tutta intera?)
     Ora, che una certa dose di imprevedibile follia animasse il giovane Brand è indiscutibile, ma il
     fuoco che lo spingeva a fare volantinaggio nel campus dell'Università era alimentato dall'ideale,
     alto, sottolineerei, di contribuire ad abbattere le barriere del forte razzismo che dilagava in quegli
     anni. Stewart era, infatti, convinto che, se gli uomini avessero visto la foto della Terra circondata
     dal nulla profondo dello Spazio, avrebbero percepito emotivamente di far parte di un tutt'uno, di
     un'unica Terra, di un'unica patria da condividere e proteggere perché bene comune di tutti.
     Con questo spirito pubblica il primo numero della rivista (ve lo racconto che in copertina
     campeggiava una foto della Terra vista dall'alto? Ovviamente tutta intera!), che, poi, alla fine, era
     un catalogo che annoverava un elenco di materiali, attrezzi da lavoro, libri, mappe e qualsiasi altra
     cosa potesse rivelarsi utile alla comunità, con tanto di prezzi e fornitori.
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Mi, e vi, chiederete: cosa c'è di così innovativo in un elenco di oggetti ed informazioni?
     Ed io vi rispondo: l'intento, rivoluzionario, della condivisione. Stewart, infatti, chiedeva
     espressamente commenti ed aggiornamenti ai suoi stessi lettori che via via venivano pubblicati nei
     numeri successivi. Così come la Terra era un bene della comunità, anche il sapere era un bene da
     condividere, in cui ogni singolo era un indiscusso ed indiscutibile protagonista.
     La rivista ebbe un grande successo di pubblico e Brand ed i suoi collaboratori continuarono a
     pubblicarla fino al 1972, quando uscì il numero intitolato The last Whole Earth Catalog, che
     sarebbe dovuto essere l'ultimo, anche se poi, per amor di cronaca, non fu veramente così. E, udite
     udite, volete sapere cosa c'era sulla copertina? La foto di una strada di campagna accompagnata
     dalla frase “Stay Hungry, Stay Foolish”, il famoso mantra che ormai spopola da quando Steve Jobs,
     altro genio, lo usò per chiudere lo splendido discorso tenuto agli studenti dell'Università di
     Stanford nell'ormai lontano 2005. E chi di voi ha avuto l'attenzione di ascoltare quel discorso fino
     in fondo, sa che lo stesso Jobs raccontò di Stewart Brand, confessando la sua passione giovanile
     per il Whole Earth Catalog da lui stesso definito "il progenitore di Google".
     Stay Hungry. Stay Foolish. Non smettere mai di essere "affamati", curiosi, aperti al nuovo, volitivi.
     E credere nella propria "follia", nella propria imprevidibilità, nelle proprie idee.
     Questo è quello che Internet ci offre. La possibilità di scoprire ciò di cui siamo curiosi, attraverso la
     condivisione del nostro e dell'altrui sapere, senza pomposi professori che dal piedistallo ci
     indicano i nostri limiti. E, ancora, la possibilità di costruire e perseguire i nostri progetti dotandoci
     di tutti gli strumenti necessari per poterlo fare.
     A parte il coraggio di credere nelle nostre idee.
     Quello, su Google, non si trova.

     3. Content is king
     Ed eccoci arrivati al vero pilastro della nostra struttura, intorno a cui tutto ruota: il contenuto. Ed
     anche qui incontriamo un mostro sacro del Web: Bill Gates.
     La frase Content is King è stata da lui pubblicata in un suo articolo del 1996, un anno prima della
     nascita di Google.
     Come tutti i geni anche il fondatore di Microsoft è stato, ed è, un precursore, forse proprio perché
     il genio altro non è che la capacità di "vedere" delle cose che ancora sembrano non esserci, ma che
     in realtà già ci sono, disegnate tra le trame della sottile ragnatela tesa tra passato e futuro, in cui il
     presente è solo un filo dell'intricato diagramma.
     In sintesi nel suo articolo Gates sostiene che con un pc ed un modem chiunque è in grado di
     pubblicare qualsiasi tipo di contenuto, testuale, grafico o multimediale, e divulgare qualsiasi
     informazione. Non è questa la difficoltà con Internet, anzi. Il vero problema è di riuscire a dare
     profondità, spessore, rilevanza a ciò che pubblichiamo, in modo che riesca ad emergere, a
     galleggiare nel mare magnum che è il Web.
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Ai tempi in cui Bill scrisse questo articolo la prospettiva che si andava profilando sul mercato era
     quella di mettere in evidenza i contenuti attraverso investimenti di pubblicità e abbonamenti
     periodici e la lungimiranza di Gates si palesa, col senno del poi, ovviamente, proprio nell'essere
     stato in grado, già nel 1996 quando la gente era ancora a bocca spalancata di fronte all'avvento del
     Web e, quindi, sicuramente molto più disponibile di oggi ad investire in pubblicità e link a
     pagamento, di mettere in discussione quella stessa politica allora apparentemente indiscutibile e
     di augurarsi la liberalizzazione del mercato editoriale su Internet in modo da renderlo fruibile a
     tutti, ricco non solo di idee e prodotti, ma anche e soprattutto di contenuti.
     Bill Gates riuscì a PREvedere con netto anticipo quello che oggi è un must: il contenuto, su
     Internet, la fa da indiscusso padrone ed è il veicolo principale da utilizzare per far partire il
     successo del proprio messaggio. Non credo che, al giorno d'oggi esista un SEO copywriter che non
     abbia marchiato a fuoco sulla scrivania il motto Content is King, pena l'esclusione con demerito
     dalla categoria.
     E si ritorna a quello di cui abbiamo in parte già parlato: per questo negli ultimi dieci anni i motori di
     ricerca si sono sempre più perfezionati ed hanno introdotto regole di valutazione sempre più
     precise per determinare l'effettivo merito e, quindi, diritto di un qualsiasi contenuto di stare in
     prima pagina.
      I content, oggi, sono effettivamente quell'elemento imprescindibile, anche se non sufficiente, per
     scalare le posizioni nelle SERP. Dico non sufficiente perché a parità di correttezza di struttura in
     chiave SEO (vedremo in seguito cosa ciò significa) sicuramente Google premierà quella pagina che:
     ha contenuti di qualità, accattivanti, originali ed unici, coerenti con il contenuto di riferimento;
     ha contenuti matematicamente corretti che soddisfano i parametri degli spider dei motori di
     ricerca;
     ha un codice sorgente, ovvero il linguaggio html con cui sono scritte le pagine prima di essere
     pubblicate, pulito, ordinato e scritto secondo gli attuali criteri di ottimizzazione.
     E se consideriamo che anche il codice sorgente è un contenuto, comprendiamo bene come la frase
     Content is King sia incontestabile.

     4. Come fare SEO oggi. E come non farla.
     Abbiamo visto cos'è un motore di ricerca e abbiamo anche ampiamente spiegato come fare SEO
     oggi significhi posizionare "organicamente", cioè in modo naturale, le nostre pagine nei motori
     tramite la scrittura di contenuti semanticamente e matematicamente corretti e non per mezzo di
     marketing a pagamento.
     Ma tutto ciò non basta, ahinoi.
     Mancano due processi fondamentali, uno ante ed uno post la scrittura dei nostri contenuti:
     ANTE: l'analisi preliminare del progetto finalizzata a determinarne le struttura e la lista di
     keywords da portare in prima pagina;
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     POST: la pubblicazione del nostro lavoro nel modo corretto in modo da evitare che Google lo
     penalizzi perché non riesce a leggere i nostri contenuti.
Ma non ho finito qui.
     Volendo essere pignoli abbiamo anche visto come NON fare SEO. È ormai chiaro che il
     miglioramento qualitativo dei motori di ricerca mira a penalizzare tutti coloro che fino ad oggi
     hanno sfruttato la fragilità strutturale degli stessi motori per poter ottenere visibilità, in barba
     all'etica deontologica e alla correttezza.
     In passato potevamo permetterci di:
     farci trovare con keywords in contenuti non visibili agli utenti aggiungendo testo nascosto (stesso
     colore di fondo, sotto un'immagine, fuori dallo schermo);
     mostrare contenuti diversi a seconda di chi analizza il sito (utente o motore di ricerca), in modo da
     trarre in inganno Google e farci indicizzare per un qualcosa di diverso rispetto a quello che poi
     viene mostrato all'utente;
     abusare di keywords nei tag sorgenti attraverso lo scorretto utilizzo del TAG metakeywords;
     abusare in modo indiscriminato del link-building, cioè quell'insieme di operazioni che ha come fine
     quello di creare una rete di link verso il nostro sito cercando di alzarne il pagerank, parametro che
     può essere visto come l'indice di popolarità, secondo l'arcaico principio che più link si hanno più
     popolari si è.
     Oggi non solo tutto ciò non è più efficace, ma diventa addirittura controproducente e deleterio
     perché Google ci penalizzerebbe pesantemente, fino alla cancellazione definitiva delle nostre
     pagine dagli indici dei motori.
     Riassumendo tutto quello che abbiamo detto fin qui possiamo, allora, affermare che oggi fare SEO
     significa progettare la struttura del nostro sito e pubblicare dei contenuti di qualità creativi ed
     originali per determinate chiavi vincenti seguendo regole semantiche e matematiche ben precise in
     modo che le nostre pagine vengano scansionate dai crawler dei motori di ricerca ed indicizzate al
     fine di apparire nella prima SERP dei risultati di una query di un utente interessato al nostro
     contenuto. Tutto ciò senza barare.
     Tutto chiaro, no?
     Spaventati, eh?

     Ammettetelo. Vi avevo promesso facilità e se rileggo quanto ho scritto su mi domando io stessa
     come ho fatto. E vi giuro che non ho suggeritori nascosti sotto la sedia.
     Eppure...rileggete, dài!
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La SEO è un'arte in continua evoluzione e non dovete fidarvi di chi vi dice che le regole per poterla
     agire sono rigide ed incomprensibili, ad appannaggio di pochi eletti. Esistono strumenti adeguati,
     strumenti che fanno analisi matematiche sui contenuti e ci aiutano a capire se stiamo operando
     correttamente mano a mano che procediamo nel nostro lavoro. Ed anche questi strumenti sono in
     continua evoluzione, come l'universo che gli si muove intorno. Domani potrebbero essere diversi.
     SEO-Magic è uno di questi strumenti.
     SEO-Magic vi può guidare, dall'inizio alla fine del vostro progetto, aiutandovi a superare le barriere
     di quello che pensate di non sapere.
     Poi, certo. La creatività e la fiducia nei vostri mezzi personali dovete mettercele voi. Non esiste,
     fortunatamente, copyright su queste qualità.
     E diciamocelo sinceramente.
     Per fortuna.
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CAPITOLO SECONDO
                                      Primi passi: HTML, spider e long tails

     5. Premesse all'ottimizzazione di un progetto
     Abbiamo capito cos'è il posizionamento organico e ne abbiamo messo in evidenza la caratteristica
     principale: ci permette di far apparire il nostro sito nella prima pagina dei motori di ricerca senza
     ricorrere a link a pagamento.
     Ok. Non male, no?
     Però, diciamolo, non ci basta.
     Abbiamo ancora paura.
     Insomma, noi ci facciamo il nostro sito, con SEO-Magic lo ottimizziamo e lo portiamo in prima
     pagina di Google, e poi? Tra sei mesi che succederà? Sarà ancora in pole position o ci toccherà
     rifare tutto da capo?
     Bene, dovete sapere che, seppur legittime, le nostre paure sono infondate. Infatti un buon
     posizionamento organico produce non solo, appunto, un buon posizionamento, ma anche dei
     risultati stabili e duraturi nel tempo. Non saremo più costretti a dover mettere mano alle nostre
     pagine per mantenere i risultati acquisiti, anzi, al contrario possiamo tranquillamente affermare
     che più tempo passerà più i nostri contenuti non modificati aumenteranno di valore, consolidando
     il posizionamento delle chiavi trasmesse a livello semantico ai motori. Questo processo avrà come
     effetto il rendere stabile il nostro sito web, con la felice conseguenza che la nostra azienda, il
     nostro business o, più semplicemente, il nostro contenuto godrà di un ritorno d'immagine
     sicuramente vincente, garantendo all'utente potenzialmente interessato quella credibilità tanto
     importante di cui abbiamo parlato nel capitolo precedente.
     Possiamo, dunque, tranquillizzarci. Il piccolo investimento che ci accingiamo ad affrontare per
     poter utilizzare l'applicazione e l'esperienza dei consulenti che SEO-Magic ci mette a disposizione è
     una tantum e serve ad ottenere risultati che saranno definitivi e stabili.

     6. Cosa intendiamo per contenuti
     Nel capitolo precedente abbiamo messo un pesante accento su quanto i contenuti siano il vero
     pilastro della struttura che regge il nostro sito. Ricordate il mantra Content is King?
     Ma cosa sono esattamente questi benedetti contenuti? Ebbene, i content altro non sono che le
     vostre pagine, e sono così importanti perché è attraverso di esse che comunichiamo le keywords ai
     motori di ricerca.
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     Semplice.
Ma come fanno gli spider a leggere le nostre pagine? Aprite una qualsiasi pagina di un qualsiasi
     sito utilizzando il browser che siete soliti usare.
     Fatto?
     Bella la vostra pagina, eh? Avrà un titolo, delle immagini, dei link, delle parti di testo, forse dei
     video o, che so, quello che volete voi. Guardatela bene bene, fatevela scivolare tra gli occhi,
     invidiatela, magari, anche un po', perché piacerebbe tanto anche a voi avere una bella pagina
     colorata ed accattivante in quel modo lì. Certo che è nella prima pagina di Google e tutti la
     trovano, guarda lì come è bella.
     Giusto?
     No.
     Sbagliato.
     I famosi spider (ma ve li immaginate anche voi come dei ragnetti urlanti e selvaggi che si calano giù
     dal misterioso Web appesi al loro filo di ragnatela e si mettono a curiosare nella vostra pagina per
     decidere cosa gli piace o no o è un mio personale delirio da scrittrice con la fantasia ormai
     irrimediabilmente compromessa?)… dicevo, i famosi spider di tutto ciò che state vedendo e
     invidiando voi non guardano niente. O quasi. Infatti, so che dopo l'immagine folkloristica dei
     ragnetti arrembanti è difficile crederlo, GLI SPIDER NON HANNO GLI OCCHI e, quindi, non valutano
     la costruzione grafica del vostro sito, l'immagine seduttiva che, attraverso una certa composizione
     di vari elementi, sta catalizzando la vostra attenzione. Agli spider, per parlare chiaro, di tutta
     quella roba lì non gliene frega nulla.
     E questa è la prima notizia.
     Passiamo alla seconda.
     Cliccate su una qualsiasi parte dello schermo il tasto destro e dal menu a tendina che appare
     selezionate il comando visualizza sorgente pagina o HTML o qualcosa di simile.
     Fatto?
     Bene. Quello che vi appare è il codice sorgente, cioè il linguaggio informatico, con cui le vostre
     pagine sono scritte: il famigerato HTML. Ve lo presento.
     Ricordo che la prima volta che mi trovai ad avere a che fare con quei geroglifici che avete sotto gli
     occhi stavo cercando di costruire la mia pagina su Facebook. Vi sto parlando del 2011, proprio
     l'anno in cui Paolo Caviezel mi chiese di scrivere testi ottimizzati. Mi misi a costruire la landing
     page, a quei tempi era di gran moda averne una sulla propria pagina facebookiana, che, nei miei
     intenti, doveva essere la pagina di presentazione del mio poetico e nevrotico spazio sul famoso
     social network.
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Fu un'esperienza quasi mistica; il mio obiettivo era di creare qualcosa che apparisse accogliente,
     delicato, quasi magico, sicuramente fiabesco: l'immagine di una donna bruna di spalle avvolta nel
     suo soffice vestito che si avviava verso il mare con i capelli che sventolavano leggeri nell'aria, una
     scritta/poesia/prosa lirica che si snodava apparentemente disordinata lungo le curve della donna e
     declamava l'incipit Sono figlia di un litigio tra mare e vento ed in sottofondo Fabrizio De Andrè che
     cantava Se ti tagliassero a pezzetti. Cioè, non so se mi sono spiegata!
     Ci spesi settimane per riuscire a capire che per raggiungere il mio obiettivo avrei dovuto
     comprendere il funzionamento, o almeno qualche base di funzionamento, dell'HTML per poter far
     atterrare i miei lettori in quel luogo fantastico che mi suonava nella fantasia, perché, se avete
     ancora sotto gli occhi quella lista di codici incomprensibili lo capite meglio, sul Web la “forma” non
     corrisponde alla “sostanza”, e l'HTML è la nostra “sostanza”.
     Acronimo di HyperText Markup Language, è, appunto, un linguaggio di markup, cioè un linguaggio
     informatico che consente di descrivere dei contenuti attraverso dei marcatori detti tag, i quali
     servono a mettere in evidenza le varie parti del nostro contenuto con il fine di dare alle macchine
     le istruzioni su come gestire le suddette parti. In pratica attraverso i tag diciamo al browser come
     visualizzare i nostri contenuti. È come se fossero insegne al neon a forma di freccia che dicono a
     tutto il sistema: “Ohi, quello che c'è qui in mezzo deve apparire scritto in grassetto, in corsivo, rosa
     fucsia, centrato, capovolto, chiaro?”.
     Ci siamo fino qui?
     Bene.
     Torniamo a quando vi ho annunciato la seconda notizia. Eccola: i nostri eroici ragnetti individuano
     i nostri codici in html intabulati in tag e attraverso questi si orientano nei loro calcoli, in base al
     risultato dei quali le nostre pagine saranno inserite negli indici dei motori.
     Vi do la terza notizia e poi ho finito anche con questo paragrafo.
     Avete ancora gli occhi sul vostro elenco di codici in HTML?
     Ok, non pensiate che i nostri spider si mettano a leggere tutta quella pappardella lì. I calcoli
     effettuati dai motori sono velocissimi, si parla di frazioni di secondo, e i software preposti hanno
     obiettivi ben precisi nel loro mirino: tra tutti quei tag lì, infatti, gli spider sono interessati a
     scansionarne e valutarne solamente 6. Sei.
     Già. Solo sei.
     Questi: URL, H1, METATITLE, H2, PARAGRAFO, METADESCRIPTION.
     E, perciò, è in questi sei tag che noi dovremmo andare a posizionare le nostre chiavi di ricerca per
     poter ottenere il nostro posizionamento nella prima SERP.
     Ma allora a che servono tutte gli altri tag? A descrivere, a raccontare, a colorare, a sedurre, a
     conquistare la nostra “vittima”, ad appagare il piacere del bello a cui noi esseri umani non siamo
     capaci di resistere, forse perché, per fortuna, non siamo macchine.
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Vi rendete conto di che scenario vi si apre davanti? La libertà di costruire il vostro sito come meglio
     credete, perché una volta che avrete posizionato nel modo corretto le vostre keywords in quei tag,
     avrete già dato ai motori le istruzioni necessarie per indicizzare il vostro lavoro ed avrete gettato le
     basi per intercettare quegli utenti da cui desiderate farvi trovare. Tutto il resto è libero sfogo della
     vostra creatività.
     Sento rumoreggiare qualcuno nella prima fila. Ora che abbiamo capito a spanne sia cos'è l'HTML e
     sia che gli spider parlano quel linguaggio lì, che ce ne facciamo? Lo so, lo so, avete ancora gli occhi
     su quella lista di codici talmente incomprensibile che la Stele di Rosetta, in confronto, sembra
     Topolino e avete la sensazione che io l'abbia fatta troppo semplice. E avete anche ragione, perché
     scrivere in HTML è assai complicato.
     Ma non dovete preoccuparvi. Se mi avete seguito fin qui già sapete che l'applicazione di SEO-
     Magic che vi verrà messa a disposizione per la creazione del vostro progetto vi faciliterà molto la
     vita. Infatti voi dovrete solo scrivere i vostri contenuti senza preoccuparvi di insegne al neon e di
     ragni pirati. Sarà la web application stessa a guidarvi, a convertire in codici intabulati in tag tutto
     ciò che creerete e a permettervi di dare struttura informatica al vostro progetto.
     Avevate paura che vi mollassi lì a scrivervi tutto il vostro sito in HTML e scappassi con il bottino,
     vero?

     7. Come comunichiamo i nostri contenuti ai motori di ricerca
     Con il paragrafo precedente abbiamo fatto nostro il necessario concetto che le keywords vincenti
     del nostro sito sono trasmesse ai motori dalle nostre pagine, le quali rappresentano, a loro volta,
     le fondamenta dell'architettura delle informazioni che abbiamo creato attraverso quella che si
     chiama alberatura, cioè quella struttura gerarchica che parte dalla home e distribuisce i contenuti
     all'interno del sito.
     Siamo a buon punto.
     Ricordiamoci che i crawler (mi preme aprire un'inutile parentesi su questo sinonimo di spider:
     crawler in italiano si può tradurre come cosa o persona che striscia, tanto per aggiungere un tocco
     colorato alla personalità dei nostri software) non sono né intelligenti né creativi e, pertanto,
     dobbiamo dirgli come leggere l'insieme di contenuti presenti nel nostro sito.
     Per fare ciò ci serve la sitemap, strumento fondamentale scritto in linguaggio XML per comunicare
     in modo corretto agli spider le nostre chiavi.
     Di cosa si tratta?
     Tanto per cominciare ci troviamo di fronte ad un altro acronimo interessante: XML, ovvero
     eXtensible Markup Language, un altro linguaggio di markup, come l'HTML, ma che a differenza di
     quest'ultimo, deputato e definire la presentazione di un contenuto, si occupa di definirne la
     struttura.
     Cos'è la SITEMAP? Si tratta di un file (www.dominio.it/sitemap.xml) in cui troviamo la lista dei link
     agli URL di un determinato sito che desideriamo sottoporre al motore di ricerca.
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Occorre aggiungere che se il nostro sito è di grandi dimensioni, multi-lingua, ricco di contenuti
     diversi (immagini, video, infografiche, etc.), sarà necessario creare sitemap specifiche per
     comunicare l'organizzazione e la distribuzione di TUTTI i contenuti presenti; sarà così che avremo
     sitemap ad uso esclusivo delle immagini (www.dominio.it/sitemap-images.xml) o sitemap per ogni
     lingua presente nel sito o, comunque, sitemap per ogni settore tematico presente nel nostro sito.
     In pratica ed in estrema sintesi, una volta che siamo riusciti a catturare i nostri magnifici ragni
     striscianti dobbiamo condurli attraverso un ben obbligato percorso all'interno di tutto il nostro
     sito, in modo che si vadano a cercare le keywords che abbiamo scritto nei nostri sei famosi tag
     senza saltarne neanche uno.
     Ha un senso, no?

     8. Short is brand, long is market
     Ma qual è il vero senso della SEO? Cerchiamo di farcelo spiegare direttamente dagli americani,
     maestri indiscussi del World Wide Web, attraverso un mantra che sicuramente avete già sentito:
     Short in Brand, long is Market.
     A cosa si riferiscono i due aggettivi short e long?
     Parto subito da un esempio pratico per facilitare la spiegazione. I più affezionati di voi mi
     perdoneranno se per questa volta abbandono il mio sito di artistiche creazioni artigianali.
     Proviamo a fare un esercizio diverso e mettiamoci nei panni di un utente che si appresta a fare una
     ricerca su internet.
     Sempre per restare sull'effimero, se no la trattazione si fa noiosa, ipotizziamo che voglio
     organizzare un week end a Parigi insieme a Beatrice, amica da sempre e sfacciata complice di
     apericene a base di spritz e quant'altro.
     Mi siedo davanti al computer per cercare una sistemazione per due povere donne di mezza età un
     po' acciaccate.
      Sono di fronte alla barra di ricerca di Google. Secondo voi come potrei formulare la mia query?
     Provo a scrivere Hotel Parigi. 28.700.000 risultati: hotel di lusso con piscina e spa, stamberghe
     pericolanti, ville in campagna, stanze equivoche vicino alla stazione... Il caos. Rifletto un attimo e
     mi concentro sulla faccia sbarazzina della mia compagna di viaggio. Digito Hotel economico a Parigi
     con colazione inclusa vicino a Montmartre: circa 20.600 risultati. Già meglio e, soprattutto, mi
     trovo di fronte ad una SERP in cui i risultati sono già filtrarti secondo i miei desideri e le mie
     aspettative (giuro che la presenza a Montmartre di locali aperti fino a notte fonda non ha
     minimamente influito sulla mia scelta...).
     Questo per dire che traffico, ovvero il numero di persone che visitano il nostro sito, non è
     sinonimo di conversione, ovvero la trasformazione della visita dell'utente in “vendita”, perché
     l'utente che cerca la conversione cerca non con chiavi secche (1 o 2 termini) ma con chiavi lunghe
     (4 termini o più).
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Provate a pensarci. Gli hotel presenti nelle SERP della mia prima ricerca, quella con la chiave short
     “Hotel Parigi”, molto probabilmente avranno un traffico maggiore di quello del sito dell'hotel che
     alla fine sceglierò nelle prime SERP della seconda ricerca, quella con chiave long, ma, credetemi, il
     sito del mio hotel avrà un tasso di conversione maggiore rispetto agli altri e, quindi, migliori
     risultati.
     Non ha molto senso, infatti, ottimizzare il proprio sito per keywords troppo generiche.
     Short e long, dunque, si riferiscono alle chiavi. Bisogna imparare a scrivere, e mi riferisco anche e
     soprattutto alle keywords, per soddisfare i bisogni della nicchia di utenti, grande o piccola che sia,
     a cui il nostro messaggio è destinato.
     La chiave corta si rivolge ad un pubblico ampio, generalizzato, impersonale, mentre quella lunga, 4
     o più termini che presi singolarmente hanno una competitività minima ma che sommati fra di loro
     generano un tasso di conversione maggiore di quello generato da chiavi brevi e generiche, “parla”
     proprio all'utente che sta cercando quello che noi stiamo proponendo.
     Praticamente le nostre chiavi lunghe sono come le frecce di Cupido: se raggiungono qualcuno lo
     conquistano. Basta prendere bene la mira e scagliare dardi ben appuntiti.
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Riassunto?
     Riassumendo i concetti base di questo capitolo possiamo affermare che un buon posizionamento
     organico sarà duraturo nel tempo e che sarà molto importante in fase progettuale calibrare per i
     destinatari del mercato in cui intendiamo posizionarci le nostre strategie esse intese come “chiavi”
     . Individuate le chiavi migliori per noi le andremo ad inserire nei 6 tag della nostra ALBERATURA,
     ovvero l’insieme di pagine che verranno valutate dagli spider dei motori di ricerca attraverso la
     scansione della SITEMAP che avremo creato per sintetizzare la struttura del nostro sito.
     Ogni volta che arriviamo in fondo ad un capitolo e mi lancio nel riassunto, ci si spaventa tutti un
     po', compresa l'autrice del saggio, ovvero io. Non dobbiamo, però, arrenderci, anzi dobbiamo
     proseguire perché la conoscenza di queste cose che stiamo scoprendo è lo strumento di cui ci
     stiamo dotando per dare fiato alla nostra libertà creativa. Qualche saggio ha sicuramente detto
     che non c'è libertà senza conoscenza. Ed è proprio così. Per poter controllare qualcosa dobbiamo
     sapere come funziona.
     E poi noi, cioè io più voi, abbiamo un asso nella manica: SEO-Magic, che ci guiderà in tutte le fasi
     del processo, inizialmente attraverso una consulenza con esperti che vi aiuteranno a strutturare la
     fase progettuale, alberatura e keywords vincenti, ed in seguito mettendovi a disposizione il tool
     omonimo che vi assisterà nella fase di compilazione dei 6 tag e delle sitemap. Il tutto con un
     investimento una tantum veramente minimo e che vi permetterà in poco tempo di vedere il vostro
     sito nella prima SERP dei motori di ricerca
     Impossibile fallire, quindi.
     Siamo destinati al successo.
     Andiamo avanti.
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CAPITOLO TERZO
                         Utilizzo della semantica nella compilazione dei tag HTML

     In questo capitolo vi darò istruzioni precise su come compilare i famosi sei tag che tanto piacciono
     agli spider, indicandovi come vanno confezionati per poter conquistare il nostro Big G.
     Voglio fare una premessa, però.
     Possiamo dire che ottimizzare ai fini organici una pagina web è da intendersi come un percorso ad
     ostacoli in cui meno errori si commettono più si porta in alto il nostro sito web.
     Ci sono, infatti, regole precise che si basano su calcoli matematici. Algoritmici, se proprio vogliamo
     essere corretti.
     Sapete cos'è un algoritmo? Io, per esempio, non lo sapevo prima di trovarmi nella necessità di
     doverlo spiegare a voi. Un algoritmo è un insieme finito di azioni semplici da eseguirsi in un
     determinato ordine per ottenere la risoluzione di un problema. Tanto per intendersi, lo spritz che
     mi piacerebbe prendere con la mia amica Beatrice ad un tavolino di un bar di Montmartre è la
     risoluzione del seguente algoritmo:
                                           - 3 parti di prosecco
                                           - 2 parti di bitter rosso
                                           - 1 parte di soda

     Se ci metto un distillato al posto del bitter non sarà più uno spritz.
     Il concetto è semplice.
     Gli spider si basano su calcoli algoritmici e, pertanto, non hanno nessuna elasticità: o le nostre
     azioni rientrano tra quelle previste o niente. Non c'è possibilità di compromesso.
     Non si vuole discutere né in questo saggio né in altre sedi l'etica delle regole fissate dagli algoritmi
     dei motori di ricerca. Il nostro obiettivo è solo quello di farvele conoscere per poterle controllare
     ed utilizzare a nostro vantaggio.
     Non so se avete mai sentito parlare del Sun Tzu – L'arte della Guerra. È un trattato di strategia
     militare risalente al VI o V secolo a.C. Siamo in Cina, immersi nella cultura millenaria di quei luoghi,
     i quali, secondo l'immaginario collettivo, non possono che tramandare saggezza. Infatti questo
     libro è tuttora fonte d'ispirazione per chi con la strategia deve averci a che fare per forza.
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Vi cito una frase estratta dal Sun Tzu:

     “La capacità di assicurarsi la vittoria adeguandosi al nemico è chiamata genialità.”
     Ora, forse l'ho messa giù un po' folkloristica, tra guerre e monaci shaolin, ma indossate un attimo il
     kimono e pensateci: non è forse la nostra “vittoria” arrivare in quella famosa prima pagina?
     Ebbene, per poterlo fare, dobbiamo imparare a conoscere “il nemico” ed adeguarci a lui. Che in
     termini pratici, poi, significa che dobbiamo imparare a scrivere come e cosa gli spider valuteranno
     corretto secondo gli algoritmi per cui sono programmati.
     Questa è la nostra “guerra”. Senza retorica o drammatizzazioni.
     Forza, prendiamo la katana e partiamo.

     9. Quali sono i calcoli effettuati dai motori
     Pensate che quando un utente digita una query nella barra di un motore di ricerca gli spider
     scansionano milioni di siti, ordinandoli dal primo all'ultimo secondo determinati criteri di
     valutazione. È affascinante scoprire che lo fanno in una frazione di secondo. Sono strumenti di
     calcolo potentissimi gestiti da server farm (che si può, poco elegantemente, tradurre con fattorie
     di server), dotate di attrezzature con una solidità hardware davvero notevole. Immaginatevi una
     grande struttura ricolma di potentissimi computer collegati fra di loro che gestiscono miliardi di
     calcoli e dati e danno vita a quel pachiderma invadente che è Google; a me viene in mente Hal
     9000, l'elaboratore ribelle dell'astronave Discovery di 2001: Odissea nello Spazio, infallibile ed
     insolente, che gioca a scacchi con l'astronauta Poole e poi impazzisce e fa fuori tutti a parte quel
     poveretto che continua a girovagare per lo Spazio profondo e, perciò, mi immagino un'infilata di
     giganteschi computer con tanto di campanaccio bucolico intorno al piedistallo del monitor su cui
     campeggia, su sfondo nero, l'immortale occhio rosso di Hal che nessuno mai dimenticherà. Forse
     non è proprio così, ma io vi avevo avvertito che a fantasia non sono credibile. Voi, che state messi
     meglio di me, immaginatevi pure un qualcosa di più serio.
     Cerchiamo di capire quali sono questi calcoli partendo dalle macro-categorie di valutazione
     secondo i criteri delle quali le nostre pagine vengono giudicate.
     Calcoli di correlazione: lo spider, ad esempio, si chiede: la chiave che sto valutando è realmente
     correlata alle attività del sito?
     Calcoli di presenza: lo spider, ad esempio, si chiede: la chiave che sto valutando in che ordine di
     presenza la trovo rispetto alle altre chiavi presenti nei tag che sto leggendo?
     Calcoli di qualità: lo spider, ad esempio, si chiede: la chiave che sto valutando in quanti tag dei 6
     rilevanti è presente?
     Calcoli di densità: lo spider, ad esempio, si chiede: la chiave che sto valutando come è presentata
     all'utente?
      I risultati sommati di tutti questi calcoli determinano la qualità semantica di una chiave in
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     relazione ai contenuti della pagina di riferimento.
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