ANIEM Rassegna Stampa del 26/04/2017
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ANIEM Rassegna Stampa del 26/04/2017 La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio.
INDICE ANIEM WEB Il capitolo non contiene articoli SCENARIO EDILIZIA 26/04/2017 Il Sole 24 Ore 7 Codice, rimane il nodo subappalto 26/04/2017 La Repubblica - Roma 9 Lavori senza gara con il pretesto del terremoto 26/04/2017 Avvenire - Nazionale 11 Deduzioni e detrazioni, le novità SCENARIO ECONOMIA 26/04/2017 Corriere della Sera - Nazionale 14 Alitalia chiede il commissariamento 26/04/2017 Corriere della Sera - Nazionale 16 Il pilota: piani irrealistici, buonuscite, pochi aerei nuovi Perché gli errori del passato li devono pagare i lavoratori? 26/04/2017 Corriere della Sera - Nazionale 17 «Escluso il salvataggio di Stato Ma i voli saranno garantiti» 26/04/2017 Corriere della Sera - Nazionale 19 Banche, in calo di 22 miliardi i crediti malati 26/04/2017 Corriere della Sera - Nazionale 20 «La crescita delle Generali? Valuteremo possibili occasioni» 26/04/2017 Corriere della Sera - Nazionale 22 Iva, invariata la clausola 2018 Eliminate le limitazioni per i pullman low-cost di Flixbus
26/04/2017 Corriere della Sera - Nazionale 23 La doppia mossa di Arnault Offerta da 12 miliardi per fondere Dior con Lvmh 26/04/2017 Corriere della Sera - Nazionale 25 Vivendi: «La presenza in Italia è strategica» 26/04/2017 Il Sole 24 Ore 27 Poste, pronte le nomine di vertice Enel sceglie per i servizi innovativi* 26/04/2017 Il Sole 24 Ore 28 Le acquisizioni scaldano l'industria dell'acciaio 26/04/2017 Il Sole 24 Ore 30 Nouy (Ssm): «Più poteri alla Bce per la vigilanza» 26/04/2017 Il Sole 24 Ore 31 «Meno rigidità sulla moneta elettronica» 26/04/2017 Il Sole 24 Ore 32 I turisti Usa trainano il mercato 26/04/2017 La Repubblica - Nazionale 33 Una compagnia a pezzi 26/04/2017 La Repubblica - Nazionale 35 La mania "short-term" che frena l'innovazione 26/04/2017 La Repubblica - Nazionale 37 Consob, le Fiamme Gialle indagano su Argo 26/04/2017 La Stampa - Nazionale 38 "Se Lufthansa è interessata per noi niente preclusioni" SCENARIO PMI 26/04/2017 Il Sole 24 Ore 41 Le nuove sfide di Jab dopo Jimmy Choo 26/04/2017 Il Messaggero - Nazionale 42 Pmi, il decalogo di Pioneer per selezionare le migliori 26/04/2017 Avvenire - Nazionale 43 Facebook prova a conquistare le piccole imprese
SCENARIO EDILIZIA 3 articoli
26/04/2017 diffusione:107465 Pag. 9 tiratura:158319 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato CONTRATTI PUBBLICI Edilizia Codice, rimane il nodo subappalto Giuseppe Latour Codice, rimane il nodo subappalto pagina 13 pUn nodo da sciogliere: la questione del subappalto. Una norma sulla quale vigilare: l'appalto integrato.E molti punti positivi. Il correttivo al Codice appalti si prepara ad arrivare in Gazzetta ufficiale, cristallizzando centinaia di modifiche al Dlgs n. 50 del 2016: la pubblicazione potrebbe arrivare già tra oggie domani. Facendo scattare uno degli aggiustamenti più attesi: dall'entrata in vigore, infatti, partiranno dodici mesi nei quali le Pa potranno mandare in garai loro definitivi approvati prima del 19 aprile del 2016. Resta, poi, aperta la questione del potere di raccomandazione dell'Anac. Sarà cancellato per essere ripristinato in Parlamento dalla manovrina. Il giudizio generale del mercato è tutto nelle parole del presidente Ance, Gabriele Buia: «Diamo atto al legislatore di aver adottato molte soluzioni positive». Nel merito, piacciono la decisione di modificare i criteri per la qualificazione delle imprese, l'innalzamento del tetto pubblico per il Ppp, la conferma del vincolo al 20% di utilizzo dell'in•house per le concessionarie. Anche se qualcosa potrebbe migliorare: «Va eliminato - prosegue Buia• il criterio del massimo ribasso, che non può e non deve essere utilizzato dalle amministrazioni per aggiudicare le gare in quanto esiste il metodo antiturbativa». Maè il subappaltoa lasciare dubbi. «Qualche miglioramento c'è stato ma rimangono numerose criticità che peraltro sono in netto contrasto con quanto previsto dalla disciplina europea». Anche per Maria Antonietta Portaluri, direttore generale di Anie, federazione delle imprese elettrotecniche ed elettroniche, il subappalto resta critico: «Peccato che non ci siano state correzioni. Speravamo fosse risolta la que• stione dell'indicazione obbligatoria della terna dei subappaltatorie che si applicasse il limite del 30% alla categoria prevalente». Per il resto, è piaciuta molto «l'attenzione versoi criteri ambientali e di efficienza energetica, premiando le tecnologie che consentono risparmi, sia nella progettazione che nella fase di manutenzione». Sul subappalto, comun• que, va sottolineato che la scelta di non stravolgere il codice è piaciuta invece molto ad altri soggetti della filiera, come Assistal, che rappresenta le imprese impiantistiche. Ne parla il direttore generale Giancarlo Ricciardi: «Vietare il subappalto oltre la soglia del 30% è essenziale per assicurare la qualificazione degli operatori che partecipano alle gare. Siamo soddisfatti che il Governo abbia mantenuto uno del passaggi più innovativi del decreto». Anche per il presidente di Cna impianti, Carmine Battipaglia, si tratta di «una decisione intelligentee sensata». In materia di progettazione prevalgono i giudizi positivi. Su tutti, quello relativo all'applicazione obbligatoria del Dm parametri per calcolare gli importi a base di gara. Lo sottolinea Giorgio Lupoi, vicepresidente dell'Oice, l'associazione delle società di ingegneria e architettura: «Era per noi il punto di partenza, fondamentale per avere gare di qualità». Qualcosa, però, manca: «Ci sarebbe piaciuto che gli stessi livelli di esperienza chiesti al mercato per progettazione e direzione lavori fossero ritenuti imprescindibili per gli affidamenti ai tecnici interni». Sull'appalto integratoè «molto positivo che sia stato ribadito il principio generale dell'affidamento dei lavori sulla base del'esecutivo», anche se sulla norma che prevede il recupero dei vecchi definitivi bisognerà «effettuare un serio monitoraggio». Al Consiglio nazionale degli ingegneri, come spiega il tesoriere Michele Lapenna, piace la norma sui corrispettivi: «È una vittoria, perché riapre il tema dell'equo compenso». Bene l'assetto finale sull'appalto integrato: «È un compromesso che ci sta bene, ma adesso vigileremo sull'attuazione delle novità». Resta aperta la questione dell'iscrizione all'albo dei progettisti interni. «È stata ignorata l'importanza, segnalata dal Rete delle professioni tecniche, dell'aggiornamento professionale obbligatorio previsto dalla nuova normativa». Per gli architetti sono, poi, centrali le limature fatte sui concorsi, come dice il vicepresidente del Consiglio nazionale, Rino La Mendola: «Il correttivo alleggerisce notevolmente il numero di elaborati necessari per partecipare ad un concorso, attribuendo solo al vincitore (e non a tutti i partecipanti) l'onere di raggiungere il SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 26/04/2017 7
26/04/2017 diffusione:107465 Pag. 9 tiratura:158319 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato livello di progetto di fattibilità tecnica ed economica, entro 60 giorni dalla proclamazione». Anche se, su questo punto, «permangono alcune criticità». SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 26/04/2017 8
26/04/2017 diffusione:218930 Pag. 1 Ed. Roma tiratura:316086 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato XI MUNICIPIO Lavori senza gara con il pretesto del terremoto BARBARA POLIDORI SETTE lavori ad affidamento diretto, con importo uguale e sotto soglia, giustificati con la necessità di tutelare gli studenti dopo il sisma. Tutto regolare? Apparentemente sì, ma c'è qualcosa che non torna e agita le opposizioni. Tanto più che anche all'interno della maggioranza c'è chi solleva perplessità. Accade all'XI Municipio, amministrazione grillina. In cassa, l'amministrazione ha dei fondi inutilizzati. Quando la terra trema, è il presidente, Mario Torelli, a voler verificare se le scuole sono agibili. Il verdetto è sì: nessun pericolo. Poi, all'improvviso, è l'assessore all'edilizia scolastica e protezione civile, Luca Ernesto Mellina a intravedere un pericolo. A PAGINA VII SETTE lavori ad affidamento diretto, con importo uguale e sotto soglia, giustificati con la necessità di tutelare gli studenti dopo il sisma. Tutto regolare? Apparentemente sì, ma c'è qualcosa che non torna e agita le opposizioni. Tanto più che anche all'interno della maggioranza c'è chi solleva perplessità. Accade all'XI Municipio, amministrazione grillina. In cassa, l'amministrazione ha dei fondi inutilizzati. Quando la terra trema, è il presidente, Mario Torelli, a voler verificare se le scuole sono agibili. Il verdetto è sì: nessun pericolo. Poi, all'improvviso, è l'assessore all'edilizia scolastica e protezione civile, Luca Ernesto Mellina a intravedere un pericolo che lo spinge ad agire di iniziativa. Detto fatto: commissiona sette lavori per 38.999 euro ciascuno e tutti ad affidamento diretto. Il motivo? Lesioni rischiose nelle scuole. Per comprendere la vicenda è necessario fare un passo indietro, quando le scosse sismiche di ottobre 2016 aggravarono le condizioni strutturali di alcune scuole romane. Tra queste, le scuole del Corviale, della Magliana e in zona Portuense. «Il 4 novembre il Presidente dell'XI Municipio trascrisse in una nota ufficiale che, dopo attente verifiche, le scuole post sisma risultavano agibili», documenta Giulia Fainella, consigliera Pd alla Commissione Trasparenza che, insieme a Maurizio Veloccia, Gianluca Lanzi e Angelo Vastola, ha scoperto l'affidamento per via diretta. Lo stesso Torelli aggiunse nel verbale di assemblea che, seppur presenti «alcuni elementi di criticità» nelle strutture scolastiche, la loro presenza era «antecedente all'evento sismico» e collegata ad una carente manutenzione. A dicembre 2016, però, la giunta procede con urgenza all'impiego di 350mila euro per opere di riqualificazione. La somma viene frazionata fra 7 imprese diverse, tutte nominate con incarico diretto. Cosa dovranno fare? Dai resoconti risultano lavori di intonacatura, raschiatura e ritinteggiatura delle pareti, riparazione di elettrodomestici, ripristino dei marciapiedi e della pavimentazione in giardino, o dei collettori idrici. E tra le voci spunta perfino il rinforzo di un gazebo. Insomma nulla che richiami direttamente i danni da sisma, ad eccezione forse della cura dei gradini danneggiati e delle infiltrazioni murarie all'istituto Nino Rota. «Abbiamo fatto tutto nei termini di legge - dice l'assessore Mellina - rivendico la mia scelta politica, me ne assumo personalmente la responsabilità. Dopo una serie di sopralluoghi, l'Ufficio Stabili Pericolanti del Municipio ci ha intimato di risolvere il problema di infiltrazioni il prima possibile, perché potevano esserci delle ripercussioni sugli alunni». La destinazione dei fondi per lungo tempo è rimasta un mistero. Non se ne trovava traccia sul sito del municipio ma solo nell'elenco dei bandi del Comune, in mezzo a un file excel di 900 righe. Solo da alcuni giorni, a lavori ultimati, gli atti sono sul sito dello stesso Municipio. Mellina però non ha dubbi e la racconta così: «Osservando il bilancio abbiamo notato che c'erano delle risorse che non erano ancora state impiegate per l'edilizia scolastica. Per questo abbiamo pensato di ricorrervi, altrimenti sarebbero andate perdute». SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 26/04/2017 9
26/04/2017 diffusione:218930 Pag. 1 Ed. Roma tiratura:316086 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL PRESIDENTE Subito dopo il sisma nell'ottobre 2016 scattano le verifiche negli edifici scolastici dell'XI Municipio Sulla base dei controlli il presidente esclude vi siano danni gravi L'ASSESSORE A due mesi dal sisma l'assessore Luca Ernesto Mellina (nella foto in basso tratta da Facebook) procede con l'affidamento diretto di lavori urgenti I PUNTI I LAVORI 7 38.999 LE DITTE Sono 7 le aziende che hanno avuto affidate direttamente le opere di sistemazione degli edifici scolastici IL FRAZIONAMENTO Le opere sono state divise in sette piccoli lotti di importo uguale: da qui il mancato ricorso alla gara SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 26/04/2017 10
26/04/2017 diffusione:105188 Pag. 17 tiratura:137738 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Gli speciali di Avenire/Dichiarazione dei redditi Deduzioni e detrazioni, le novità Dalle assicurazioni per i disabili gravi ai mobili delle giovani coppie, dallo «school bonus» alla videosorveglianza: ecco gli ultimi «sconti» introdotti DANIELE CIRIOLI cco le principali novità in tema di deduzioni e detrazioni fiscali di cui tenere conto in sede di compilazione del modello 730. Sostegno alle persone con disabilità grave. La legge sul "Dopo di noi" (legge n. 112/2016) ha innalzato da 530 a 750 euro, con decorrenza dal 2016, l'importo dei premi relativi ad assicurazioni in favore dei disabili gravi (art. 3, comma 3, della legge 104/1992) aventi per oggetto il rischio di morte, che sono detraibili nella misura del 19%. Canoni di leasing per abitazione principale. Diventano detraibili nella misura del 19% i canoni e i relativi oneri accessori derivanti da contratti di locazione finanziaria pagati nel 2016 per l'acquisto di unità immobiliari (anche in costruzione) da destinare ad abitazione principale entro un anno dalla consegna, sostenuti da contribuenti che, alla data di stipula del contratto di locazione finanziaria, avevano un reddito non superiore a 55.000 euro e non erano titolari di diritti di proprietà su immobili a destinazione abitativa. L'importo su cui calcolare la detrazione non può superare gli 8.000 euro annui, se alla data di stipulazione del contratto di leasing il contribuente aveva meno di 35 anni, ovvero i 4.000 euro, se invece l'età era uguale o superiore a 35 anni. È detraibile anche l'eventuale prezzo di riscatto pagato per acquistare la proprietà dell'immobile oggetto del contratto di locazione finanziaria; il prezzo di riscatto detraibile può essere al massimo di 20.000 euro, se alla stipula del leasing il contribuente aveva meno di 35 anni, ovvero di 10.000 euro, per i contribuenti di almeno 35 anni. Erogazioni liberali a tutela delle persone con disabilità grave. Dall'anno 2016 è possibile dedurre, nel limite del 20% del reddito complessivo dichiarato e, comunque, nella misura massima di 100.000 euro annui, le erogazioni liberali, le donazioni e gli altri atti a titolo gratuito effettuati nei confronti di trust o fondi speciali che perseguono come finalità esclusiva l'inclusione sociale, la cura e l'assistenza delle persone con disabilità grave. Bonus mobili alle giovani coppie. Per un anno soltanto, il 2016, opera un'agevolazione riservata alle giovani coppie (cioè quelle in cui almeno uno dei componenti non supera i 35 anni) per l'acquisto di mobili nuovi destinati all'arredo dell'abitazione principale. Deve trattarsi di coppie sposate ovvero conviventi more uxorio, in quest'ultimo caso da almeno tre anni. Il beneficio consiste nella detrazione del 50% delle spese sostenute nel 2016 (fino all'importo massimo di 16.000 euro, complessivo per entrambi i soggetti), da ripartire in dieci rate annuali di pari importo. La coppia (o uno dei due componenti, purché con non più di 35 anni) deve aver acquistato un'immobile da adibire a propria abitazione principale nel 2015 o nel 2016. Recupero dell'Iva pagata per l'acquisto di case "energetiche". Debutta la detrazione del 50% dell'Iva pagata in caso di acquisto, dall'impresa costruttrice, di abitazioni in classe energetica A o B (agevolazione confermata per il 2017 dal "decreto milleproroghe"). Il beneficio, da ripartire in dieci quote annuali, spetta anche per l'eventuale pertinenza comprata contestualmente, a condizione che il vincolo pertinenziale risulti dall'atto di compravendita. Ristrutturazioni e risparmio energetico. Bonus fiscali confermati per interventi di recupero del patrimonio edilizio e di riqualificazione energetica. Il "bonus ristrutturazioni" vale il 50% delle spese sostenute su un massimo di 96.000 euro per unità immobiliare, anziché l'ordinario 36% con tetto di 48.000 euro. Per chi fruisce del "bonus ristrutturazioni" al 50% c'è anche il "bonus arredi", ossia la detrazione, parimenti del 50%, delle spese sostenute (fino al limite di 10.000 euro per unità immobiliare) per l'acquisto di mobili e grandi elettrodomestici finalizzati all'arredo dell'immobile oggetto di ristrutturazione. È invece del 65%, su un importo massimo di 96.000 euro per unità immobiliare, la detrazione delle spese sostenute per l'adozione di misure antisismiche e l'esecuzione di opere per la messa in sicurezza statica riguardanti abitazioni principali o costruzioni adibite ad attività produttive che fanno parte di edifici situati in zone sismiche ad alta pericolosità. Infine, è confermato al 65% anche l'eco-bonus, cioè la detrazione per le SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 26/04/2017 11
26/04/2017 diffusione:105188 Pag. 17 tiratura:137738 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato spese relative a interventi finalizzati al risparmio energetico degli edifici. Il beneficio è stato esteso alle spese per l'acquisto, installazione e messa in opera di dispositivi per il controllo a distanza degli impianti di riscaldamento, produzione di acqua calda e climatizzazione delle case, che ne consentono l'accensione, lo spegnimento e la programmazione settimanale. Sconto fiscale a chi sostiene la scuola. Esordio per lo "school bonus", il credito d'imposta riconosciuto a chi fa erogazioni liberali a sostegno della scuola. Deve trattarsi di donazioni a favore delle scuole sia statali e sia paritarie private e degli enti locali destinate a realizzare nuove strutture scolastiche; manutenzione e potenziamento di quelle esistenti; interventi per migliorare l'occupabilità degli studenti. L'importo massimo agevolabile è di 100.000 euro. Per le erogazioni effettuate negli anni 2016 e 2017, il credito spetta nella misura del 65%; per quelle effettuate nel 2018, il bonus scenderà al 50%. La fruizione dell'agevolazione deve essere spalmata su tre anni, in quote di pari importo. Meno tasse a chi videosorveglia la casa. Credito d'imposta del 100% per chi, nell'anno 2016, ha sostenuto costi per l'installazione di sistemi di videosorveglianza o allarme oppure per contratti stipulati con istituti di vigilanza, diretti a prevenire attività criminali. Le spese devono riguardare immobili non utilizzati nell'esercizio dell'attività d'impresa o di lavoro autonomo (in caso di uso promiscuo, il bonus spetta al 50%). Il credito è utilizzabile in compensazione tramite F24 (va presentato solo attraverso i servizi telematici del Fisco) ovvero in diminuzione delle imposte sui redditi, nella relativa dichiarazione. Tassazione più favorevole per i terreni agricoli. Se posseduti e condotti da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali iscritti nella previdenza agricola, infatti, i redditi sono rivalutati dell'80 quello dominicale e del 70% quello agrario, senza più applicare l'ulteriore rivalutazione del 10% in vigore nel 2015 (per gli altri contribuenti, invece, resta in vita la più onerosa rivalutazione dell'ulteriore 30%). SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 26/04/2017 12
SCENARIO ECONOMIA 17 articoli
26/04/2017 diffusione:245885 Pag. 1.2.3 tiratura:332759 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Alitalia chiede il commissariamento Il consiglio di amministrazione avvia le procedure Il governo sonda Gubitosi e Laghi. L'Ue: aiuti possibili a precise condizioni. Assemblea il 2 maggio Francesco Di Frischia ROMA I vertici di Alitalia chiedono al governo la nomina di un commissario straordinario dopo il «no» al referendum sul piano di salvataggio «nell'impossibilità di ricapitalizzare l'azienda». L'esecutivo, però, ribadisce: «La nazionalizzazione è da escludere». Ma il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, rassicura: l'Italia negozierà «un prestito ponte finanziario con l'Ue per sei mesi a condizioni molto precise», condizioni che dovranno rispettare le severe norme comunitarie su ristrutturazioni e salvataggi aziendali. L'ipotesi viene confermata anche da Bruxelles «nel rispetto delle rigide regole Ue». Ieri il Consiglio di amministrazione dell'ex compagnia di bandiera (partecipata da Etihad al 49%) ha comunicato all'Ente nazionale aviazione civile (Enac) la decisione di avviare la procedura per il commissariamento. Ora tocca all'assemblea dei soci dell'azienda, convocata in prima istanza domani e in seconda il 2 maggio, confermare la proposta. La situazione è drammatica: per ora gli aerei continuano a volare, ma le casse della società sono quasi vuote e qualcuno teme che dopo metà maggio il rischio di fermare i voli sia altissimo. Del resto ogni mese i costi vivi ammontano a 217 milioni tra diritti di traffico e scarico, carburante, personale, manutenzione e noleggio degli aeromobili. Dopo l'esito del referendum il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ai microfoni di SkyTg24 dice: «Il no produce un problema di molto difficile soluzione e danni agli stessi lavoratori: adesso dobbiamo gestire la transizione nella maniera più equilibrata possibile per ridurre al minimo le sofferenza di tutti». L'esecutivo starebbe puntando sul commissario straordinario unico (ma ne potrebbe nominare anche tre): ad assumere l'incarico potrebbero essere quello che era il presidente designato di Alitalia, Luigi Gubitosi, o Enrico Laghi, il commercialista romano già commissario dell'Ilva e presente in molti cda di aziende pubbliche e private. Sul fronte aziendale, il numero uno di Etihad e vicepresidente di Alitalia, James Hogan, che entro il 2017 lascerà la compagnia emiratina (i ben informati dicono anche per colpa della crisi del vettore italiano oltre che di Air Berlin), giudica il risultato del voto «una sconfitta per tutti: i dipendenti, i suoi clienti, i suoi azionisti e lo stesso Paese, di cui Alitalia è un ambasciatore in tutto il mondo». Anche tra le forze politiche c'è preoccupazione: Pierluigi Bersani (Mdp) si schiera a difesa dei lavoratori: «Quando si esprimono non sono degli irresponsabili: sanno benissimo qual è la situazione». Ettore Rosato, capogruppo del Pd alla Camera, invita a «cercare fino in fondo una soluzione». Intanto Lufthansa prende le distanze dalle voci su un suo possibile interesse ad acquisire l'Alitalia: «È una speculazione e non commentiamo le speculazioni», spiegano dalla compagnia tedesca. Clima pesante tra i sindacati. La segretaria della Cgil, Susanna Camusso, guarda avanti: «Bisogna ripartire da un piano industriale credibile, sostenuto anche dalle banche e dal governo, con l'ingresso di Cassa depositi e prestiti». Ma Michele dell'Orco (M5S) su Twitter la attacca: «Prima invita a votare "sì" al referendum e poi, dopo la vittoria del "no", chiede un piano industriale credibile. Il suo sindacato è patetico su Alitalia». E il commento viene ritwittato anche dal vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, che aggiunge: «Come al solito i sindacati...». Il pensiero della Camusso viene condiviso da Annamaria Furlan, leader della Cisl: «Speriamo che il commissariamento sia la strada per un rilancio dell'azienda». E Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil, osserva: «L'Italia non può permettersi di perdere l'Alitalia». © RIPRODUZIONE RISERVATA LE PRECEDENTI CRISI 2008 Va in amministrazione controllata dopo il fallimento della trattativa con Air France-Klm. Scendono in campo i «capitani coraggiosi» 2013 L'ex compagnia di bandiera è di nuovo sull'orlo del fallimento e viene salvata dagli emiratini di Etihad LA FOTO L'Avro 691 Lancastrian nella flotta SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 26/04/2017 14
26/04/2017 diffusione:245885 Pag. 1.2.3 tiratura:332759 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato di Alitalia dal 1947 Copriva la linea con Buenos Aires (36 ore di volo con vari scali) Il referendum Il quesito L'affluenza I risultati «Sei favorevole al verbale di confronto sottoscritto con il governo e Alitalia in data 14 aprile 2017» 87% Sì No bianche annullate 10.022 hanno votato Seggio 1 Seggio 5 Seggio 6 Malpensa Linate Sedi distaccate Totale Aventi diritto Totale schede SÌ NO Scalo (check-in compresi precari) Assistenti Pista di volo e piloti 3.532 4.004 3.532 304 3.166 1.083 1.245 1.079 407 648 1.567 1.915 1.567 577 957 Seggio 2 Amministrativi 1.234 1.360 1.234 777 443 Seggio 4 Manutenzione 1.136 1.257 1.125 749 373 Seggio 3 Informatici e call center 233 241 233 39 278 321 394 321 39 278 858 992 858 153 698 209 238 224 161 60 3.206 6.816 17 134 80 Totali LE DESTINAZIONI 26 in Italia 54 nel resto del mondo 121 aerei LA FLOTTA 20 Regionali 76 Medio raggio 25 Lungo raggio Corriere della Sera Il gruppo 22,6 milioni I passeggeri trasportati nel 2016 Il board Il consiglio di amministrazio-ne di Alitalia ieri ha convocato l'assemblea dei soci per il 27 aprile e in seconda convocazione per il 2 maggio per avviare le procedure per chiedere l'ammissione all'amministra-zione straordinaria SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 26/04/2017 15
26/04/2017 diffusione:245885 Pag. 2 tiratura:332759 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il colloquio Il pilota: piani irrealistici, buonuscite, pochi aerei nuovi Perché gli errori del passato li devono pagare i lavoratori? Fabrizio Caccia ROMA «L' Alitalia people ha sempre creduto a dispetto dei santi: ad ogni ristrutturazione si rimboccava le maniche e ripartiva sempre con rinnovato vigore. Un popolo di entusiasti. Se stavolta ha detto "no" è perché c'è rabbia vera, la gente s'è stufata delle promesse e la fiducia è ormai sotto zero...». 54 anni, pilota civile dal '92, comandante dal 2000, Riccardo Canestrari è il coordinatore nazionale piloti Anpac, sindacato di categoria: «Ho già vissuto tre ristrutturazioni - racconta - ricordo soprattutto quella del 2008, con mille piloti e 11 mila dipendenti mandati a casa senza pietà. Un bagno di sangue, con scene tipo Lehman Brothers, gente che se ne andava in lacrime da Fiumicino, piloti che poi sono finiti a volare in Bangladesh...». Adesso ci risiamo. Arriva il commissario e se andrà male finirà per tutti con la cassa integrazione a zero ore. Una prospettiva terribile: «Dopo tanti schiaffi, ci vorrebbe una carezza e invece... - sospira Canestrari -. Nessuno oggi festeggia per questo "no", perché sarebbe come brindare sul Titanic che affonda. L' Alitalia people ne è ben consapevole, ma il "no" era l'unico modo per dire basta. Noi abbiamo già dato: ricordo nel 2014 il welcome drink per il nuovo azionista, il benvenuto dato da tutti noi a Etihad col sacrificio delle tredicesime e di quote dello stipendio. Ma perché devono sempre pagare i lavoratori per le scelte sbagliate dei manager?». Canestrari contrattacca: «Buonuscite fantasmagoriche, piani industriali mai realizzati, errori sui leasing, sui carburanti, aerei nuovi arrivati col contagocce, corsi di formazione ad Abu Dhabi per insegnare alle hostess italiane come si versa il vino...». Quale futuro? «Speriamo che il commissario porti discontinuità, volti e progetti nuovi, che faccia un reset e cerchi di salvare più posti di lavoro possibile, investendo sul lungo raggio, anche solo con 4 aeroplani in più - non dico tanto - per il Nord America, la rotta più redditizia. Ma spero che anche lo Stato faccia la sua parte, regolamentando quella che è ormai una jungla, dove le compagnie low cost fanno ciò che vogliono e gli aeroporti non fanno sistema: da Cuneo a Verona c'è uno scalo ogni 50 chilometri ma manca una strategia comune». Si dice: Alitalia è un marchio di valore inestimabile. E un marchio così non può morire: «E chi l'ha detto? Anche la Pan Am, anche la Twa, erano delle leggende volanti. Oggi non ci sono più. Se continua così, a molti piloti converrà andarsene in Cina, dove ti pagano 20 mila dollari al mese perché hanno bisogno di piloti come il pane». Ma l' Alitalia people è anche un popolo super privilegiato, super sindacalizzato. O no? «Macché, tutto finito. Oggi un pilota Alitalia di medio raggio guadagna 9 mila euro al mese, un Lufthansa ne prende 15 mila. I tedeschi possono decidere oggi di scioperare per 4 giorni la prossima settimana, noi in Italia per scioperare 4 ore rispettiamo una procedura che si concluderà tra 20 giorni. Altro che "aquila selvaggia": direi piuttosto anatroccolo bio». © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Ho già vissuto tre ristruttura-zioni. La gente s'è stufata delle promesse e la fiducia è sotto zero Foto: In volo Riccardo Canestrari (foto), 54 anni, è il coordinatore nazionale piloti Anpac, il principale sindacato di categoria Pilota civile dal 1992, è comandante dal 2000 SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 26/04/2017 16
26/04/2017 diffusione:245885 Pag. 3 tiratura:332759 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato l'intervista il ministro calenda «Escluso il salvataggio di Stato Ma i voli saranno garantiti» Il prestito ponte? Il minimo indispensabile per completare il processo Spero che non finisca come Almaviva, in quel caso quando si sono pentiti era troppo tardi Enrico Marro ROMA Ministro, chi le ha dato la notizia che i lavoratori avevano bocciato il pre-accordo sul salvataggio di Alitalia. E come ha reagito? «La notizia me l'ha data la società. Ho parlato con loro e coi sindacati, in particolare col segretario della Cisl. La mia reazione è stata di grande rammarico e stupore», dice il ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda. Perché? «Perché l'accordo era indispensabile per avere quasi un miliardo di nuova finanza dagli investitori, fondamentale per il rilancio di Alitalia, oltre ad un altro miliardo di conversione di prestiti in equity, tutto ciò in un settore dove trovare risorse non è banale». Sì, ma il piano di rilancio era credibile? «Guardi, nessuno più di me è stato chiaro sulle responsabilità del management. Il piano però rappresentava un percorso, difficile ma praticabile. Peraltro abbiamo respinto il primo piano spiegando che i tagli non dovevano riguardare solo il personale. E infatti nella versione approvata due terzi toccavano altre voci. Abbiamo ottenuto discontinuità nel management con l'arrivo di Gubitosi. Erano stati ridotti gli esuberi; tenuta la manutenzione nel perimetro aziendale; limitato il taglio delle retribuzioni per il personale di volo all'8%; ottenuto l'aumento degli aerei a lungo raggio. E soprattutto l'impegno a rivedere l'accordo dopo due anni di Ebitda positivo. Il governo aveva anche dato, obtorto collo, la disponibilità di una garanzia pubblica sul contingent equity, nel caso le cose fossero andate male. Insomma, un equilibrio che teneva insieme tutela dei lavoratori, impegno degli azionisti, interesse dei contribuenti». E allora perché ha vinto il no? «Perché si è diffusa, anche per responsabilità di qualche sindacato che si è mosso in modo poco trasparente, l'idea, sbagliata, che Alitalia possa essere nazionalizzata e che ci siano i contribuenti a saldare i conti. E invece non può accadere per due motivi: le regole europee non lo consentono; il governo e i cittadini non lo vogliono. Su questo siamo stati chiari dall'inizio». I lavoratori ribattono: perché invece avete trovato 20 miliardi per salvare le banche? «Ai contribuenti Alitalia è costata 7,4 miliardi nel corso degli anni, ben prima dell'intervento sulle banche. Mettere in sicurezza le banche significa poi tutelare tutti i risparmiatori e la tenuta del sistema finanziario». Alitalia chiederà l'amministrazione straordinaria al governo. «Vedremo. In quel caso il governo nominerà uno o più commissari, come previsto dalla legge, che avranno 6 mesi per portare avanti il processo di cessione degli asset in modo ordinato senza danneggiare i viaggiatori e la mobilità. Perché oggi per noi queste sono le priorità: non creare disservizi per i viaggiatori e ridurre al minimo i costi per i contribuenti». Il governo concederà il prestito ponte? «Il minimo indispensabile per completare il processo. Fermare gli aerei a terra non è immaginabile perché sarebbero compromessi i collegamenti e danneggiati i viaggiatori con ricadute dirette ed indirette ben più pesanti». Ci vorrà l'autorizzazione di Bruxelles? «Sì, il confronto inizia oggi». Lei esclude che il commissario possa far meglio degli attuali azionisti? SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 26/04/2017 17
26/04/2017 diffusione:245885 Pag. 3 tiratura:332759 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato «No, io escludo un'altra cosa. Che lo Stato possa mettere le risorse che erano disposti a mettere gli azionisti privati, peraltro solo nel caso della firma dell'accordo che avrebbe fatto risparmiare quasi 600 milioni nell'arco del piano, e che possa poi gestire Alitalia per anni. Non mi pare tra l'altro che le gestioni statali abbiano dato in passato buona prova». Scusi, ma lei stesso aveva detto che una vittoria del no sarebbe costata un miliardo. «Mi riferivo al costo dell'amministrazione straordinaria e degli ammortizzatori. Non agli investimenti ben più significativi che ci vorrebbero nell'ipotesi di nazionalizzazione». Dobbiamo rassegnarci anche all'ipotesi che Alitalia possa scomparire? «Dobbiamo innanzitutto garantire al Paese più connessioni possibili, qualità nel servizio, costi competitivi, indipendentemente da chi le offre e senza più lo Stato che salda i conti a piè di lista. Tutti avremmo voluto un finale diverso, e ci abbiamo lavorato intensamente, ma non al prezzo di pagare miliardi ogni paio d'anni». La leader della Cgil, Susanna Camusso, dice che bisogna «riaprire la discussione sul piano industriale» e coinvolgere Cassa depositi e prestiti. Si può fare? «Non credo proprio. Non ci sono i tempi e le condizioni. Camusso ne era consapevole il 19 aprile quando dichiarava: "Siamo coscienti che non c'è alternativa per provare a salvarla"». Parte dei lavoratori pensa che saranno i 5 Stelle a trovare una soluzione. «La demagogia è un lusso riservato solo a un certo tipo di opposizione che si fonda sulla fuga dalla realtà. Proposte dai 5Stelle non ne ho viste. Alitalia è il classico esempio di un dossier dove non esistono soluzioni facili». I lavoratori hanno bocciato un testo siglato dai sindacati. Rappresentanza in crisi? «Non voglio entrare nelle questioni del sindacato. Ma osservo che alcune sigle si sono impegnate a fondo per il sì, altre molto meno. Noi come governo non potevamo fare di più». C'è il rischio che finisca come Almaviva? «Spero di no, ma ci sono alcune somiglianze. In quel caso, le Rsu di Roma rifiutarono di firmare l'accordo per continuare a negoziare con l'azienda, determinando più di 1.600 licenziamenti mentre a Napoli le Rsu lo approvarono e il call center oggi funziona. Aggiungo che successivamente una larga parte dei lavoratori hanno sconfessato quanto deciso dalle Rsu, purtroppo fuori tempo massimo». © RIPRODUZIONE RISERVATA Il passato Alitalia 2017 come Alitalia 2008: dopo il «No» al referendum da parte dei dipendenti, per Alitalia si apre la strada tracciata dalla legge Marzano sull'ammini-strazione straordinaria delle grandi aziende in crisi considerate di interesse nazionale Alitalia è già passata da un commissaria-mento nel 2008 con il tributarista Augusto Fantozzi commissario straordinario della bad company . La good company viene ceduta ai «capitani coraggiosi» e nasce Cai, presieduta da Roberto Colaninno. Nel 2013 l'ex compagnia di bandiera è di nuovo sull'orlo del fallimento e l'anno successivo viene salvata da Etihad, che entra con il 49% Foto: Mise Il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 26/04/2017 18
26/04/2017 diffusione:245885 Pag. 11 tiratura:332759 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato I dati della Bce Banche, in calo di 22 miliardi i crediti malati Fabrizio Massaro Calano nell'Eurozona i crediti deteriorati, soprattutto grazie agli sforzi delle banche italiane: meno 22 miliardi di euro su una diminuzione totale di 40 miliardi di euro nel quarto trimestre del 2016, rispetto al settembre dello stesso anno. È questa la fotografia aggiornata del credito scattata dalla Bce. In totale nell'Eurozona i crediti deteriorati (npl) ammontano a 879 miliardi di euro, pari al 6,17% del totale. L'Italia ne ha poco meno di un terzo, 248 miliardi, cifra che rappresenta il 15,16% del totale dei prestiti concessi dalle banche italiane. Se si guarda al trimestre precedente, in Eurozona gli npl erano 920 miliardi (il 6,49% del totale), con l'Italia sempre in testa con 270 miliardi (16,24%). Il calo complessivo è dunque in gran parte effetto della cessione di npl italiane, e poi di quelli dell'Irlanda (5 miliardi in meno dai 37 di settembre). La spinta è arrivata soprattutto da Unicredit, con l'annuncio dei 17,7 miliardi di euro di npl messi sul mercato in un'operazione congiunta con Pimco e Fortress. Migliora inoltre in generale nell'area euro il tasso di copertura medio delle sofferenze al 44,6%, rispetto ai tre mesi precedenti. © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 26/04/2017 19
26/04/2017 diffusione:245885 Pag. 34 tiratura:332759 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Intervista «La crescita delle Generali? Valuteremo possibili occasioni» Galateri (Generali): contano qualità e risultati, vince chi punta sull'innovazione Acquisizioni? Nel caso i soci ci sosterrebbero Non ci sentiamo prede né il tema ci preoccupa Sergio Bocconi «La sfida non si giocherà unicamente sulle dimensioni, ma anche su qualità e risultati e sulla loro sostenibilità nel tempo. Priorità è diventare più efficienti e innovativi». Il presidente delle Generali Gabriele Galateri di Genola, che domani aprirà a Trieste l'assemblea dei soci, è convinto che, pur nel difficile scenario, non manchino spiragli e opportunità. «Valorizzeremo al massimo le nostre potenzialità». Non eccede in ottimismo? «Considero i segnali incoraggianti provenienti dall'economia mondiale e, seppur in tono minore, da quella italiana. Le stime Fmi per il 2017 lasciano intravedere quasi l'avvio di una fase espansiva. E i piccoli passi del nostro Paese confermano la giusta direzione. Obbligatorio però è proseguire nelle riforme». Sembrano prevalere preoccupazioni geopolitiche. «Eccome: la "sorpresa" inglese, con la Brexit e le nuove elezioni, il neoprotezionismo Usa, i prossimi risultati del ballottaggio francese. Però i mercati hanno superato prove, come la Brexit o la vittoria di Trump, che avrebbero potuto far temere impatti diversi». I tassi? Restano a terra. « Ancora oggi il 46% dei bond governativi europei ha rendimento negativo. E sebbene non manchino spiragli per banche e assicurazioni la crescita in queste condizioni è la sfida più grande. Tuttavia non bisogna dimenticare l'aumento del risparmio gestito e fenomeni come l'invecchiamento della popolazione: per le compagnie rappresentano attività con grandi potenziali, margini adeguati e basso assorbimento di capitale. E poi c'è il settore salute e non mancano aree di sotto-assicurazione: in Italia è soggetto a rischi alluvionali il 45% delle abitazioni e le coperture attive sono oggi quasi inesistenti ». Come e dove volete dirigere il vostro impegno? «Il focus è la crescita sostenibile. Capace cioè di garantire ad azionisti e stakeholder un trend di sviluppo con attenzione, oltre che a redditività e dividendi, anche ad ambiente, dipendenti, in particolare i più giovani, innovazione e governance. Il consiglio ha approvato la Carta degli impegni di sostenibilità del gruppo, che declina programmi, temi e soggetti ai quali ci si rivolge. Q ualche indicazione? «Abbiamo sottoscritto gli impegni di Cop21 a Parigi: non siamo un'industria ma ridurremo del 20% le emissioni di gas a effetto serra entro il 2020. E basiamo le strategie di investimento anche su criteri ambientali, sociali e di governance che ispirano le linee guida in materia di responsabilità sociale attraverso le quali identifichiamo, valutiamo e monitoriamo gli investimenti per tutti i nostri portafogli. Il tutto con una visione di lungo periodo per crescere in maniera sostenibile. Sui giovani, 21 mila dei 74 mila dipendenti hanno meno di 34 anni, abbiamo programmi di tutorship senior-junior e master in università. Puntiamo poi a prodotti che incentivino comportamenti virtuosi, come l'attenzione alla salute o una guida migliore. Nell'innovazione la spinta è a benefici da big data e connettività per clienti e rete di agenti. Infine la governance: board a 13 componenti, con 8 indipendenti e 5 donne: diverse sensibilità e competenze garantiscono dialettica». A proposito di governance, dopo l'uscita di Minali arriva un nuovo direttore generale? «Le decisioni sulla governance spettano al consiglio, in accordo ovviamente con l'amministratore delegato». Su quali mercati puntate? SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 26/04/2017 20
26/04/2017 diffusione:245885 Pag. 34 tiratura:332759 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato «Focus è l'Europa, Est compresa dove ci sono ancora importanti potenzialità. Poi puntiamo anche selettivamente su Asia e Sudamerica, con prospettive nel lungo periodo». E su quali business? «Il nostro core business, quello assicurativo». Ipotesi di crescita esterna? «Qualora si presentassero occasioni le valuteremo con attenzione. Puntiamo però a essere la compagnia migliore, non necessariamente la più grande. Il tema dimensioni non è una priorità, in prospettiva abbiamo una strategia, presentata da Donnet, che stiamo valorizzando correttamente e accelerando». Secondo alcuni però siete "prede" potenziali. «A parte il fatto che il titolo negli ultimi mesi ha performato meglio dei competitor, non ci sentiamo in tale posizione e comunque non è tema che ci preoccupa». È stato però rimarcato che le Generali devono restare italiane. Anche per il maxiportafoglio di titoli di Stato. «Siamo italiani e tali intendiamo rimanere. Dopodiché più è ampio l'azionariato meglio è: il 40% è detenuto da fondi internazionali». . I primi soci, Mediobanca, Caltagirone, Del Vecchio e De Agostini, sono italiani. «Certo, e ne siamo contenti. Ma se domani un fondo estero si aggiungesse al nostro azionariato stabile sarebbe il benvenuto. I bond governativi poi sono a fronte degli impegni nei confronti degli assicurati. Ciò cambia completamente la logica di valutazione». Il vostro board non ha deleghe per aumenti di capitale. Non vi sottrae flessibilità? «La nostra logica è semplice: hai un progetto? Convochi un'assemblea. Il rapporto con gli azionisti deve essere trasparente e diretto. E nel caso si presentasse un'occasione di crescita i soci non ci farebbero mancare il sostegno». © RIPRODUZIONE RISERVATA CdS Il Gruppo Generali In borsa Il bilancio 2016 Principali azionisti 10,16 11,22 12,29 13,35 14,41 15,48 Novembre Gennaio Marzo Raccolta premi 70,5 miliardi Risultato operativo 4,8 miliardi Utile netto 2,1 miliardi Dividendo 0,80 euro per azione Attivi gestiti 530 miliardi Mediobanca Caltagirone Del Vecchio De Agostini 13,04% 3,65% 3,16% 1,6% Investitori internazionali 40% +0,27% 14,82 euro IERI Foto: Il presidente delle Generali Gabriele Galateri di Genola. Domani mattina aprirà a Trieste l'assemblea degli azionisti della principale compagnia di assicurazioni italiana SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 26/04/2017 21
26/04/2017 diffusione:245885 Pag. 35 tiratura:332759 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La manovra Iva, invariata la clausola 2018 Eliminate le limitazioni per i pullman low- cost di Flixbus La manovra di correzione dei conti pubblici di aprile richiesta dall'Unione Europea e pubblicata in Gazzetta Ufficiale, ha lasciato per adesso invariata la cosiddetta clausola di salvaguardia, che aumenta l'aliquota Iva dal 22% al 25% dal primo gennaio 2018. La stessa aliquota aumenterà di 0,4 punti percentuali dal primo gennaio 2019, sarà ridotta di 0,5 punti percentuali a decorrere dal primo gennaio 2020 ed è fissata al 25% a decorrere dal primo gennaio 2021. La manovrina ha invece ridotto la clausola di salvaguardia per quanto riguarda l'aliquota Iva al 10% che colpisce i beni di largo consumo e su cui pesa di più la regressività dell'imposta. Non ci sarà più, di conseguenza l'aumento al 13% dal primo gennaio 2018, che si limiterà, salvo ulteriori interventi, all'11,5%. Introdotta nel testo di legge anche la norma che cancella le limitazioni all'utilizzo di Flixbus, il servizio di autobus low cost a lungo raggio. La decisione, frutto dell'intervento di alcuni parlamentari, è stata fortemente sostenuta da una petizione che ha raccolto oltre 60 mila firme tra i cittadini. © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Tesoro Il ministro Pier Carlo Padoan SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 26/04/2017 22
26/04/2017 diffusione:245885 Pag. 35 tiratura:332759 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il polo del lusso La doppia mossa di Arnault Offerta da 12 miliardi per fondere Dior con Lvmh Maria Silvia Sacchi Uno dei suoi prossimi show sarà messo in scena nel giardino creato sul tetto del Ginza Six, il più grande centro commerciale del Giappone appena inaugurato alla presenza del primo ministro giapponese Shinzo Abe, della governatrice di Tokyo, Yuriko Koike, e di Bernard Arnault, presidente e amministratore delegato di Lvmh. Molto conta, d'altra parte, il colosso francese su Maria Grazia Chiuri chiamata a luglio alla direzione creativa di Dior. Prima donna a ricoprire l'incarico. Romana, 53 anni, una figlia, un passato in Fendi e in Valentino, Chiuri è la designer di un marchio oggetto di un'operazione da 12 miliardi euro annunciata ieri a sorpresa dalla famiglia Arnault che punta a semplificare il gruppo del lusso quotato a Parigi e accolta dalla Borsa con un balzo dell'11,1% per i titoli Dior, un guadagno del 3,9% per quelli di Lvmh e una discesa del 4,5% di Hermès. Le tre società coinvolte dal riordino annunciato. Vediamolo. Con una prima mossa Semyrthamis, holding di Arnault family group, lancerà a giugno una offerta da 12 miliardi per acquistare il 25,7% del capitale della Christian Dior SE, la società di cui l'imprenditore francese già possiede il 74,3% e attraverso la quale controlla il 41% (e il 56,8% dei diritti di voto) di Lvmh e il 100% di Dior Couture, maison fondata 70 anni fa. Arnault offre tre possibilità per ogni azione Dior: 260 euro cash; 172 euro cash più 0,192 titoli Hermès International; 0,566 titoli Hermès International. Gli azionisti potranno scegliere il mix, nel limite di un complessivo di 8 miliardi cash e 8,9 milioni di azioni Hermès. Se tutti aderiranno, la famiglia Arnault completerà la dismissione di quell'8% di Hermès che le era rimasto dopo il tentativo di scalata di qualche anno fa, bloccato dagli eredi della concorrente francese, la famiglia Dumas. L'offerta Dior ha un premio del 14,7% sui prezzi di lunedì 24 aprile e del 18,6% sulla media dell'ultimo mese. E qui arriva il secondo step. Una volta che Arnault avrà il 100% della Dior, sarà Lmvh a muoversi: per 6,5 miliardi acquisirà (da Dior SE) la Dior Couture, che entrerà così a far parte della scuderia di Lvmh, dove già si trovano, tra gli altri, Louis Vuitton, Fendi e Bulgari. La maison è stata valutata 15,6 volte il margine operativo lordo (Ebitda), un multiplo giudicato alto da alcuni analisti, ma inferiore a quanto pagato dalla stessa Lvmh per nomi come Bulgari o Loro Piana. Al termine delle operazioni, in Borsa resterà la sola Lvmh, che nel 2016 (senza Dior) ha fatturato quasi 38 miliardi (oltre che con la moda e il lusso, anche con vini e champagne, cosmetica e distribuzione). La struttura finale sarà una catena verticale che vedrà Arnault Family Group controllare, tramite Semyrhamis, il 100% di Dior, che a sua volta controllerà il 41% delle azioni di Lvmh, la quale avrà in portafoglio il 100% di Christian Dior Couture. La famiglia Arnault ha, inoltre, direttamente un pacchetto di Lvmh pari al 5,8% del capitale e del 6,3% dei diritti di voto. Bernard Arnault, secondo uomo più ricco di Francia, ha definito il riassetto «una pietra miliare per il gruppo» perché «permette la semplificazione delle strutture, lungamente chiesa dal mercato, e il rafforzamento del polo moda e pelletteria di Lvmh. Christian Dior Couture è uno dei marchi del lusso più iconici al mondo». La maison lo scorso anno ha avuto ricavi per oltre 2 miliardi e un utile operativo di 270 milioni. Nei piani del gruppo c'è un'accelerazione dello sviluppo, soprattutto in America, Cina e Giappone. Ecco l'importanza del mall di Ginza e della prossima sfilata sul suo giardino sul tetto. © RIPRODUZIONE RISERVATA L'offerta Il magnate francese Bernard Arnault, possiede sia la partecipazione di controllo di Christian Dior SE sia (tramite la stessa Dior SE e in parte direttamente) quella del colosso del lusso Lvmh, entrambi quotati a Parigi, Arnault ha annunciato ieri un'offerta pubblica per rilevare il 26% di Dior che è sul mercato per un SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 26/04/2017 23
26/04/2017 diffusione:245885 Pag. 35 tiratura:332759 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato importo di circa 12 miliardi di euro (ora ha il 74,1%) Foto: In passerella Maria Grazia Chiuri, direttore creativo di Dior, prima donna a ricoprire questo incarico SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 26/04/2017 24
26/04/2017 diffusione:245885 Pag. 35 tiratura:332759 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Vivendi: «La presenza in Italia è strategica» Il presidente Bolloré: Telecom e Mediaset «cruciali» per i nostri piani sui media. Le proposte all'AgCom Stefano Montefiori DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI «Il meglio deve ancora venire», dice in italiano Vincent Bolloré, presidente di Vivendi, chiudendo l'assemblea degli azionisti che lo hanno riconfermato alla guida del gruppo francese dei media. Una lunga riunione che si è svolta all'Olympia - «la sala dove suonarono i Beatles!», ricorderà poi l'amministratore delegato Arnaud de Puyfontaine - tra le promesse di rilancio della pay tv Canal Plus, gli ottimi risultati del gigante della musica Universal (che ha in catalogo dai Rolling Stones a Jacques Brel a Drake) e la lamentela finale di un piccolo azionista a proposito delle due bottiglie di vino - bianco e rosé - promesse in omaggio. Il punto vero però, non solo per gli osservatori italiani, era capire che cosa Vivendi intenda fare in Italia, dove è primo azionista di Telecom Italia con il 23,9% e secondo azionista di Mediaset (dopo la famiglia Berlusconi) con il 28,8%; deve però ridurre la partecipazione in una delle due società in base a quanto ha stabilito l'Agcom il 18 aprile scorso. «Siamo diventati i primi azionisti di Telecom Italia per ampliare la nostra presenza in Italia che consideriamo strategica per creare un campione latino dei media», ha spiegato Arnaud de Puyfontaine. «Creazione e distribuzione dei contenuti sono le due forze motrici del gruppo», ha aggiunto evocando la tendenza del settore alla convergenza. «Le nostre ambizioni in Italia restano invariate». Bolloré ha ribadito che Telecom Italia e Mediaset sono cruciali per i piani del gruppo, che punta da tempo alla nascita di una cosiddetta Netflix latina, una piattaforma di distribuzione di contenuti che sia «complementare» con quelle anglosassoni. I primi contorni di questa idea sono stati presentati un anno fa nella stessa occasione e nella stessa sede, l'Olympia di Parigi. Nel frattempo il progetto non sembra essere avanzato molto ma «in Italia non c'è stata alcuna battuta d'arresto, per quello che facciamo ci vuole tempo, Roma non si è costruita in un giorno», ha detto Puyfontaine. Quanto a Mediaset, in particolare, «non è cominciata benissimo ma il nostro obiettivo è creare una relazione costruttiva e perenne», ha aggiunto Bolloré. «La legge Gasparri dice che non abbiamo diritto ad avere il controllo delle due società. Non abbiamo capito come possiamo avere il controllo di Mediaset che è controllata dalla famiglia Berlusconi. Noi comunque certamente ottempereremo a quello che ci viene chiesto e faremo il necessario». In che modo? «Faremo qualche proposta su misure di rimedio a tempo debito», assicura Arnaud de Puyfontaine. Vivendi dovrà comunicare all'Agcom entro 60 giorni come procedere per ridurre la propria partecipazione in Telecom o Mediaset, per adeguarsi alle sue richieste entro 12 mesi. Sul nuovo presidente di Telecom Italia «decideremo dopo l'assemblea del 4 maggio, quando si insedierà il nuovo consiglio di amministrazione», ha detto Puyfontaine, da molti indicato come l'uomo pronto a sostituire il presidente attuale Giuseppe Recchi. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il controllo Ieri l'assemblea di Vivendi ha approvato il bilancio 2016 confermando alla presidenza Vincent Bolloré e nominando in consiglio il figlio Yannick Nel corso dell'assemblea Bollorè ha comunicato che, in seguito a un'apposita richiesta, la Commissione Ue ha accertato che il suo gruppo detiene il controllo di Vivendi 24,9 per cento SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 26/04/2017 25
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