ANIEM Rassegna Stampa del 26/04/2017

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   Rassegna Stampa del 26/04/2017

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INDICE

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SCENARIO EDILIZIA
   26/04/2017 Il Sole 24 Ore                                                            7
   Codice, rimane il nodo subappalto

   26/04/2017 La Repubblica - Roma                                                      9
   Lavori senza gara con il pretesto del terremoto

   26/04/2017 Avvenire - Nazionale                                                      11
   Deduzioni e detrazioni, le novità

SCENARIO ECONOMIA
   26/04/2017 Corriere della Sera - Nazionale                                           14
   Alitalia chiede il commissariamento

   26/04/2017 Corriere della Sera - Nazionale                                           16
   Il pilota: piani irrealistici, buonuscite, pochi aerei nuovi Perché gli errori del
   passato li devono pagare i lavoratori?

   26/04/2017 Corriere della Sera - Nazionale                                           17
   «Escluso il salvataggio di Stato Ma i voli saranno garantiti»

   26/04/2017 Corriere della Sera - Nazionale                                           19
   Banche, in calo di 22 miliardi i crediti malati

   26/04/2017 Corriere della Sera - Nazionale                                           20
   «La crescita delle Generali? Valuteremo possibili occasioni»

   26/04/2017 Corriere della Sera - Nazionale                                           22
   Iva, invariata la clausola 2018 Eliminate le limitazioni per i pullman low-cost di
   Flixbus
26/04/2017 Corriere della Sera - Nazionale                                    23
  La doppia mossa di Arnault Offerta da 12 miliardi per fondere Dior con Lvmh

  26/04/2017 Corriere della Sera - Nazionale                                    25
  Vivendi: «La presenza in Italia è strategica»

  26/04/2017 Il Sole 24 Ore                                                     27
  Poste, pronte le nomine di vertice Enel sceglie per i servizi innovativi*

  26/04/2017 Il Sole 24 Ore                                                     28
  Le acquisizioni scaldano l'industria dell'acciaio

  26/04/2017 Il Sole 24 Ore                                                     30
  Nouy (Ssm): «Più poteri alla Bce per la vigilanza»

  26/04/2017 Il Sole 24 Ore                                                     31
  «Meno rigidità sulla moneta elettronica»

  26/04/2017 Il Sole 24 Ore                                                     32
  I turisti Usa trainano il mercato

  26/04/2017 La Repubblica - Nazionale                                          33
  Una compagnia a pezzi

  26/04/2017 La Repubblica - Nazionale                                          35
  La mania "short-term" che frena l'innovazione

  26/04/2017 La Repubblica - Nazionale                                          37
  Consob, le Fiamme Gialle indagano su Argo

  26/04/2017 La Stampa - Nazionale                                              38
  "Se Lufthansa è interessata per noi niente preclusioni"

SCENARIO PMI
  26/04/2017 Il Sole 24 Ore                                                     41
  Le nuove sfide di Jab dopo Jimmy Choo

  26/04/2017 Il Messaggero - Nazionale                                          42
  Pmi, il decalogo di Pioneer per selezionare le migliori

  26/04/2017 Avvenire - Nazionale                                               43
  Facebook prova a conquistare le piccole imprese
SCENARIO EDILIZIA

3 articoli
26/04/2017                                                                                             diffusione:107465
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 CONTRATTI PUBBLICI Edilizia
 Codice, rimane il nodo subappalto
 Giuseppe Latour

 Codice, rimane il nodo subappalto pagina 13 pUn nodo da sciogliere: la questione del subappalto. Una
 norma sulla quale vigilare: l'appalto integrato.E molti punti positivi. Il correttivo al Codice appalti si prepara
 ad arrivare in Gazzetta ufficiale, cristallizzando centinaia di modifiche al Dlgs n. 50 del 2016: la
 pubblicazione potrebbe arrivare già tra oggie domani. Facendo scattare uno degli aggiustamenti più attesi:
 dall'entrata in vigore, infatti, partiranno dodici mesi nei quali le Pa potranno mandare in garai loro definitivi
 approvati prima del 19 aprile del 2016. Resta, poi, aperta la questione del potere di raccomandazione
 dell'Anac. Sarà cancellato per essere ripristinato in Parlamento dalla manovrina. Il giudizio generale del
 mercato è tutto nelle parole del presidente Ance, Gabriele Buia: «Diamo atto al legislatore di aver adottato
 molte soluzioni positive». Nel merito, piacciono la decisione di modificare i criteri per la qualificazione delle
 imprese, l'innalzamento del tetto pubblico per il Ppp, la conferma del vincolo al 20% di utilizzo dell'in•house
 per le concessionarie. Anche se qualcosa potrebbe migliorare: «Va eliminato - prosegue Buia• il criterio del
 massimo ribasso, che non può e non deve essere utilizzato dalle amministrazioni per aggiudicare le gare in
 quanto esiste il metodo antiturbativa». Maè il subappaltoa lasciare dubbi. «Qualche miglioramento c'è stato
 ma rimangono numerose criticità che peraltro sono in netto contrasto con quanto previsto dalla disciplina
 europea». Anche per Maria Antonietta Portaluri, direttore generale di Anie, federazione delle imprese
 elettrotecniche ed elettroniche, il subappalto resta critico: «Peccato che non ci siano state correzioni.
 Speravamo fosse risolta la que• stione dell'indicazione obbligatoria della terna dei subappaltatorie che si
 applicasse il limite del 30% alla categoria prevalente». Per il resto, è piaciuta molto «l'attenzione versoi
 criteri ambientali e di efficienza energetica, premiando le tecnologie che consentono risparmi, sia nella
 progettazione che nella fase di manutenzione». Sul subappalto, comun• que, va sottolineato che la scelta di
 non stravolgere il codice è piaciuta invece molto ad altri soggetti della filiera, come Assistal, che
 rappresenta le imprese impiantistiche. Ne parla il direttore generale Giancarlo Ricciardi: «Vietare il
 subappalto oltre la soglia del 30% è essenziale per assicurare la qualificazione degli operatori che
 partecipano alle gare. Siamo soddisfatti che il Governo abbia mantenuto uno del passaggi più innovativi del
 decreto». Anche per il presidente di Cna impianti, Carmine Battipaglia, si tratta di «una decisione
 intelligentee sensata». In materia di progettazione prevalgono i giudizi positivi. Su tutti, quello relativo
 all'applicazione obbligatoria del Dm parametri per calcolare gli importi a base di gara. Lo sottolinea Giorgio
 Lupoi, vicepresidente dell'Oice, l'associazione delle società di ingegneria e architettura: «Era per noi il
 punto di partenza, fondamentale per avere gare di qualità». Qualcosa, però, manca: «Ci sarebbe piaciuto
 che gli stessi livelli di esperienza chiesti al mercato per progettazione e direzione lavori fossero ritenuti
 imprescindibili per gli affidamenti ai tecnici interni». Sull'appalto integratoè «molto positivo che sia stato
 ribadito il principio generale dell'affidamento dei lavori sulla base del'esecutivo», anche se sulla norma che
 prevede il recupero dei vecchi definitivi bisognerà «effettuare un serio monitoraggio». Al Consiglio
 nazionale degli ingegneri, come spiega il tesoriere Michele Lapenna, piace la norma sui corrispettivi: «È
 una vittoria, perché riapre il tema dell'equo compenso». Bene l'assetto finale sull'appalto integrato: «È un
 compromesso che ci sta bene, ma adesso vigileremo sull'attuazione delle novità». Resta aperta la
 questione dell'iscrizione all'albo dei progettisti interni. «È stata ignorata l'importanza, segnalata dal Rete
 delle professioni tecniche, dell'aggiornamento professionale obbligatorio previsto dalla nuova normativa».
 Per gli architetti sono, poi, centrali le limature fatte sui concorsi, come dice il vicepresidente del Consiglio
 nazionale, Rino La Mendola: «Il correttivo alleggerisce notevolmente il numero di elaborati necessari per
 partecipare ad un concorso, attribuendo solo al vincitore (e non a tutti i partecipanti) l'onere di raggiungere il

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 26/04/2017                                                                       7
26/04/2017                                                                                        diffusione:107465
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 livello di progetto di fattibilità tecnica ed economica, entro 60 giorni dalla proclamazione». Anche se, su
 questo punto, «permangono alcune criticità».

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 26/04/2017                                                                  8
26/04/2017                                                                                             diffusione:218930
Pag. 1 Ed. Roma                                                                                          tiratura:316086

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 XI MUNICIPIO
 Lavori senza gara con il pretesto del terremoto
 BARBARA POLIDORI

 SETTE lavori ad affidamento diretto, con importo uguale e sotto soglia, giustificati con la necessità di
 tutelare gli studenti dopo il sisma.
  Tutto regolare? Apparentemente sì, ma c'è qualcosa che non torna e agita le opposizioni. Tanto più che
 anche all'interno della maggioranza c'è chi solleva perplessità.
  Accade all'XI Municipio, amministrazione grillina. In cassa, l'amministrazione ha dei fondi inutilizzati.
 Quando la terra trema, è il presidente, Mario Torelli, a voler verificare se le scuole sono agibili. Il verdetto è
 sì: nessun pericolo. Poi, all'improvviso, è l'assessore all'edilizia scolastica e protezione civile, Luca Ernesto
 Mellina a intravedere un pericolo. A PAGINA VII SETTE lavori ad affidamento diretto, con importo uguale e
 sotto soglia, giustificati con la necessità di tutelare gli studenti dopo il sisma. Tutto regolare?
 Apparentemente sì, ma c'è qualcosa che non torna e agita le opposizioni. Tanto più che anche all'interno
 della maggioranza c'è chi solleva perplessità.
  Accade all'XI Municipio, amministrazione grillina. In cassa, l'amministrazione ha dei fondi inutilizzati.
 Quando la terra trema, è il presidente, Mario Torelli, a voler verificare se le scuole sono agibili. Il verdetto è
 sì: nessun pericolo. Poi, all'improvviso, è l'assessore all'edilizia scolastica e protezione civile, Luca Ernesto
 Mellina a intravedere un pericolo che lo spinge ad agire di iniziativa. Detto fatto: commissiona sette lavori
 per 38.999 euro ciascuno e tutti ad affidamento diretto. Il motivo? Lesioni rischiose nelle scuole.
  Per comprendere la vicenda è necessario fare un passo indietro, quando le scosse sismiche di ottobre
 2016 aggravarono le condizioni strutturali di alcune scuole romane. Tra queste, le scuole del Corviale, della
 Magliana e in zona Portuense. «Il 4 novembre il Presidente dell'XI Municipio trascrisse in una nota ufficiale
 che, dopo attente verifiche, le scuole post sisma risultavano agibili», documenta Giulia Fainella, consigliera
 Pd alla Commissione Trasparenza che, insieme a Maurizio Veloccia, Gianluca Lanzi e Angelo Vastola, ha
 scoperto l'affidamento per via diretta. Lo stesso Torelli aggiunse nel verbale di assemblea che, seppur
 presenti «alcuni elementi di criticità» nelle strutture scolastiche, la loro presenza era «antecedente
 all'evento sismico» e collegata ad una carente manutenzione.
  A dicembre 2016, però, la giunta procede con urgenza all'impiego di 350mila euro per opere di
 riqualificazione.
  La somma viene frazionata fra 7 imprese diverse, tutte nominate con incarico diretto. Cosa dovranno fare?
 Dai resoconti risultano lavori di intonacatura, raschiatura e ritinteggiatura delle pareti, riparazione di
 elettrodomestici, ripristino dei marciapiedi e della pavimentazione in giardino, o dei collettori idrici. E tra le
 voci spunta perfino il rinforzo di un gazebo.
  Insomma nulla che richiami direttamente i danni da sisma, ad eccezione forse della cura dei gradini
 danneggiati e delle infiltrazioni murarie all'istituto Nino Rota.
  «Abbiamo fatto tutto nei termini di legge - dice l'assessore Mellina - rivendico la mia scelta politica, me ne
 assumo personalmente la responsabilità. Dopo una serie di sopralluoghi, l'Ufficio Stabili Pericolanti del
 Municipio ci ha intimato di risolvere il problema di infiltrazioni il prima possibile, perché potevano esserci
 delle ripercussioni sugli alunni». La destinazione dei fondi per lungo tempo è rimasta un mistero. Non se ne
 trovava traccia sul sito del municipio ma solo nell'elenco dei bandi del Comune, in mezzo a un file excel di
 900 righe. Solo da alcuni giorni, a lavori ultimati, gli atti sono sul sito dello stesso Municipio.
  Mellina però non ha dubbi e la racconta così: «Osservando il bilancio abbiamo notato che c'erano delle
 risorse che non erano ancora state impiegate per l'edilizia scolastica. Per questo abbiamo pensato di
 ricorrervi, altrimenti sarebbero andate perdute».

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 26/04/2017                                                                       9
26/04/2017                                                                                       diffusione:218930
Pag. 1 Ed. Roma                                                                                    tiratura:316086

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 IL PRESIDENTE Subito dopo il sisma nell'ottobre 2016 scattano le verifiche negli edifici scolastici dell'XI
 Municipio Sulla base dei controlli il presidente esclude vi siano danni gravi
 L'ASSESSORE A due mesi dal sisma l'assessore Luca Ernesto Mellina (nella foto in basso tratta da
 Facebook) procede con l'affidamento diretto di lavori urgenti
 I PUNTI
 I LAVORI
 7
 38.999
 LE DITTE Sono 7 le aziende che hanno avuto affidate direttamente le opere di sistemazione degli edifici
 scolastici IL FRAZIONAMENTO Le opere sono state divise in sette piccoli lotti di importo uguale: da qui il
 mancato ricorso alla gara

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 26/04/2017                                                                 10
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 Gli speciali di Avenire/Dichiarazione dei redditi
 Deduzioni e detrazioni, le novità
 Dalle assicurazioni per i disabili gravi ai mobili delle giovani coppie, dallo «school bonus» alla
 videosorveglianza: ecco gli ultimi «sconti» introdotti
 DANIELE CIRIOLI

 cco le principali novità in tema di deduzioni e detrazioni fiscali di cui tenere conto in sede di compilazione
 del modello 730. Sostegno alle persone con disabilità grave. La legge sul "Dopo di noi" (legge n. 112/2016)
 ha innalzato da 530 a 750 euro, con decorrenza dal 2016, l'importo dei premi relativi ad assicurazioni in
 favore dei disabili gravi (art. 3, comma 3, della legge 104/1992) aventi per oggetto il rischio di morte, che
 sono detraibili nella misura del 19%. Canoni di leasing per abitazione principale. Diventano detraibili nella
 misura del 19% i canoni e i relativi oneri accessori derivanti da contratti di locazione finanziaria pagati nel
 2016 per l'acquisto di unità immobiliari (anche in costruzione) da destinare ad abitazione principale entro un
 anno dalla consegna, sostenuti da contribuenti che, alla data di stipula del contratto di locazione finanziaria,
 avevano un reddito non superiore a 55.000 euro e non erano titolari di diritti di proprietà su immobili a
 destinazione abitativa. L'importo su cui calcolare la detrazione non può superare gli 8.000 euro annui, se
 alla data di stipulazione del contratto di leasing il contribuente aveva meno di 35 anni, ovvero i 4.000 euro,
 se invece l'età era uguale o superiore a 35 anni. È detraibile anche l'eventuale prezzo di riscatto pagato per
 acquistare la proprietà dell'immobile oggetto del contratto di locazione finanziaria; il prezzo di riscatto
 detraibile può essere al massimo di 20.000 euro, se alla stipula del leasing il contribuente aveva meno di 35
 anni, ovvero di 10.000 euro, per i contribuenti di almeno 35 anni. Erogazioni liberali a tutela delle persone
 con disabilità grave. Dall'anno 2016 è possibile dedurre, nel limite del 20% del reddito complessivo
 dichiarato e, comunque, nella misura massima di 100.000 euro annui, le erogazioni liberali, le donazioni e
 gli altri atti a titolo gratuito effettuati nei confronti di trust o fondi speciali che perseguono come finalità
 esclusiva l'inclusione sociale, la cura e l'assistenza delle persone con disabilità grave. Bonus mobili alle
 giovani coppie. Per un anno soltanto, il 2016, opera un'agevolazione riservata alle giovani coppie (cioè
 quelle in cui almeno uno dei componenti non supera i 35 anni) per l'acquisto di mobili nuovi destinati
 all'arredo dell'abitazione principale. Deve trattarsi di coppie sposate ovvero conviventi more uxorio, in
 quest'ultimo caso da almeno tre anni. Il beneficio consiste nella detrazione del 50% delle spese sostenute
 nel 2016 (fino all'importo massimo di 16.000 euro, complessivo per entrambi i soggetti), da ripartire in dieci
 rate annuali di pari importo. La coppia (o uno dei due componenti, purché con non più di 35 anni) deve aver
 acquistato un'immobile da adibire a propria abitazione principale nel 2015 o nel 2016. Recupero dell'Iva
 pagata per l'acquisto di case "energetiche". Debutta la detrazione del 50% dell'Iva pagata in caso di
 acquisto, dall'impresa costruttrice, di abitazioni in classe energetica A o B (agevolazione confermata per il
 2017 dal "decreto milleproroghe"). Il beneficio, da ripartire in dieci quote annuali, spetta anche per
 l'eventuale pertinenza comprata contestualmente, a condizione che il vincolo pertinenziale risulti dall'atto di
 compravendita. Ristrutturazioni e risparmio energetico. Bonus fiscali confermati per interventi di recupero
 del patrimonio edilizio e di riqualificazione energetica. Il "bonus ristrutturazioni" vale il 50% delle spese
 sostenute su un massimo di 96.000 euro per unità immobiliare, anziché l'ordinario 36% con tetto di 48.000
 euro. Per chi fruisce del "bonus ristrutturazioni" al 50% c'è anche il "bonus arredi", ossia la detrazione,
 parimenti del 50%, delle spese sostenute (fino al limite di 10.000 euro per unità immobiliare) per l'acquisto
 di mobili e grandi elettrodomestici finalizzati all'arredo dell'immobile oggetto di ristrutturazione. È invece del
 65%, su un importo massimo di 96.000 euro per unità immobiliare, la detrazione delle spese sostenute per
 l'adozione di misure antisismiche e l'esecuzione di opere per la messa in sicurezza statica riguardanti
 abitazioni principali o costruzioni adibite ad attività produttive che fanno parte di edifici situati in zone
 sismiche ad alta pericolosità. Infine, è confermato al 65% anche l'eco-bonus, cioè la detrazione per le

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 26/04/2017                                                                       11
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                                                                                                                             La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 spese relative a interventi finalizzati al risparmio energetico degli edifici. Il beneficio è stato esteso alle
 spese per l'acquisto, installazione e messa in opera di dispositivi per il controllo a distanza degli impianti di
 riscaldamento, produzione di acqua calda e climatizzazione delle case, che ne consentono l'accensione, lo
 spegnimento e la programmazione settimanale. Sconto fiscale a chi sostiene la scuola. Esordio per lo
 "school bonus", il credito d'imposta riconosciuto a chi fa erogazioni liberali a sostegno della scuola. Deve
 trattarsi di donazioni a favore delle scuole sia statali e sia paritarie private e degli enti locali destinate a
 realizzare nuove strutture scolastiche; manutenzione e potenziamento di quelle esistenti; interventi per
 migliorare l'occupabilità degli studenti. L'importo massimo agevolabile è di 100.000 euro. Per le erogazioni
 effettuate negli anni 2016 e 2017, il credito spetta nella misura del 65%; per quelle effettuate nel 2018, il
 bonus scenderà al 50%. La fruizione dell'agevolazione deve essere spalmata su tre anni, in quote di pari
 importo. Meno tasse a chi videosorveglia la casa. Credito d'imposta del 100% per chi, nell'anno 2016, ha
 sostenuto costi per l'installazione di sistemi di videosorveglianza o allarme oppure per contratti stipulati con
 istituti di vigilanza, diretti a prevenire attività criminali. Le spese devono riguardare immobili non utilizzati
 nell'esercizio dell'attività d'impresa o di lavoro autonomo (in caso di uso promiscuo, il bonus spetta al 50%).
 Il credito è utilizzabile in compensazione tramite F24 (va presentato solo attraverso i servizi telematici del
 Fisco) ovvero in diminuzione delle imposte sui redditi, nella relativa dichiarazione. Tassazione più
 favorevole per i terreni agricoli. Se posseduti e condotti da coltivatori diretti e imprenditori agricoli
 professionali iscritti nella previdenza agricola, infatti, i redditi sono rivalutati dell'80 quello dominicale e del
 70% quello agrario, senza più applicare l'ulteriore rivalutazione del 10% in vigore nel 2015 (per gli altri
 contribuenti, invece, resta in vita la più onerosa rivalutazione dell'ulteriore 30%).

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SCENARIO ECONOMIA

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 Alitalia chiede il commissariamento
 Il consiglio di amministrazione avvia le procedure Il governo sonda Gubitosi e Laghi. L'Ue: aiuti possibili a
 precise condizioni. Assemblea il 2 maggio
 Francesco Di Frischia

 ROMA I vertici di Alitalia chiedono al governo la nomina di un commissario straordinario dopo il «no» al
 referendum sul piano di salvataggio «nell'impossibilità di ricapitalizzare l'azienda». L'esecutivo, però,
 ribadisce: «La nazionalizzazione è da escludere». Ma il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda,
 rassicura: l'Italia negozierà «un prestito ponte finanziario con l'Ue per sei mesi a condizioni molto precise»,
 condizioni che dovranno rispettare le severe norme comunitarie su ristrutturazioni e salvataggi aziendali.
 L'ipotesi viene confermata anche da Bruxelles «nel rispetto delle rigide regole Ue».
 Ieri il Consiglio di amministrazione dell'ex compagnia di bandiera (partecipata da Etihad al 49%) ha
 comunicato all'Ente nazionale aviazione civile (Enac) la decisione di avviare la procedura per il
 commissariamento. Ora tocca all'assemblea dei soci dell'azienda, convocata in prima istanza domani e in
 seconda il 2 maggio, confermare la proposta. La situazione è drammatica: per ora gli aerei continuano a
 volare, ma le casse della società sono quasi vuote e qualcuno teme che dopo metà maggio il rischio di
 fermare i voli sia altissimo. Del resto ogni mese i costi vivi ammontano a 217 milioni tra diritti di traffico e
 scarico, carburante, personale, manutenzione e noleggio degli aeromobili.
 Dopo l'esito del referendum il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ai microfoni di SkyTg24 dice: «Il no
 produce un problema di molto difficile soluzione e danni agli stessi lavoratori: adesso dobbiamo gestire la
 transizione nella maniera più equilibrata possibile per ridurre al minimo le sofferenza di tutti». L'esecutivo
 starebbe puntando sul commissario straordinario unico (ma ne potrebbe nominare anche tre): ad assumere
 l'incarico potrebbero essere quello che era il presidente designato di Alitalia, Luigi Gubitosi, o Enrico Laghi,
 il commercialista romano già commissario dell'Ilva e presente in molti cda di aziende pubbliche e private.
 Sul fronte aziendale, il numero uno di Etihad e vicepresidente di Alitalia, James Hogan, che entro il 2017
 lascerà la compagnia emiratina (i ben informati dicono anche per colpa della crisi del vettore italiano oltre
 che di Air Berlin), giudica il risultato del voto «una sconfitta per tutti: i dipendenti, i suoi clienti, i suoi azionisti
 e lo stesso Paese, di cui Alitalia è un ambasciatore in tutto il mondo».
 Anche tra le forze politiche c'è preoccupazione: Pierluigi Bersani (Mdp) si schiera a difesa dei lavoratori:
 «Quando si esprimono non sono degli irresponsabili: sanno benissimo qual è la situazione». Ettore Rosato,
 capogruppo del Pd alla Camera, invita a «cercare fino in fondo una soluzione». Intanto Lufthansa prende le
 distanze dalle voci su un suo possibile interesse ad acquisire l'Alitalia: «È una speculazione e non
 commentiamo le speculazioni», spiegano dalla compagnia tedesca.
 Clima pesante tra i sindacati. La segretaria della Cgil, Susanna Camusso, guarda avanti: «Bisogna ripartire
 da un piano industriale credibile, sostenuto anche dalle banche e dal governo, con l'ingresso di Cassa
 depositi e prestiti». Ma Michele dell'Orco (M5S) su Twitter la attacca: «Prima invita a votare "sì" al
 referendum e poi, dopo la vittoria del "no", chiede un piano industriale credibile. Il suo sindacato è patetico
 su Alitalia». E il commento viene ritwittato anche dal vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, che
 aggiunge: «Come al solito i sindacati...». Il pensiero della Camusso viene condiviso da Annamaria Furlan,
 leader della Cisl: «Speriamo che il commissariamento sia la strada per un rilancio dell'azienda». E Carmelo
 Barbagallo, segretario generale della Uil, osserva: «L'Italia non può permettersi di perdere l'Alitalia».
  © RIPRODUZIONE RISERVATA
   LE PRECEDENTI CRISI 2008 Va in amministrazione controllata dopo il fallimento della trattativa con Air
 France-Klm. Scendono in campo i «capitani coraggiosi» 2013 L'ex compagnia di bandiera è di nuovo
 sull'orlo del fallimento e viene salvata dagli emiratini di Etihad LA FOTO L'Avro 691 Lancastrian nella flotta

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 di Alitalia dal 1947 Copriva la linea con Buenos Aires (36 ore di volo con vari scali) Il referendum Il quesito
 L'affluenza I risultati «Sei favorevole al verbale di confronto sottoscritto con il governo e Alitalia in data 14
 aprile 2017» 87% Sì No bianche annullate 10.022 hanno votato Seggio 1 Seggio 5 Seggio 6 Malpensa
 Linate Sedi distaccate Totale Aventi diritto Totale schede SÌ NO Scalo (check-in compresi precari)
 Assistenti Pista di volo e piloti 3.532 4.004 3.532 304 3.166 1.083 1.245 1.079 407 648 1.567 1.915 1.567
 577 957 Seggio 2 Amministrativi 1.234 1.360 1.234 777 443 Seggio 4 Manutenzione 1.136 1.257 1.125
 749 373 Seggio 3 Informatici e call center 233 241 233 39 278 321 394 321 39 278 858 992 858 153 698
 209 238 224 161 60 3.206 6.816 17 134 80 Totali LE DESTINAZIONI 26 in Italia 54 nel resto del mondo
 121 aerei LA FLOTTA 20 Regionali 76 Medio raggio 25 Lungo raggio Corriere della Sera Il gruppo 22,6
 milioni I passeggeri trasportati nel 2016
 Il board
 Il consiglio di amministrazio-ne di Alitalia ieri ha convocato l'assemblea dei soci per il 27 aprile e in seconda
 convocazione per il 2 maggio per avviare le procedure per chiedere l'ammissione all'amministra-zione
 straordinaria

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 Il colloquio
 Il pilota: piani irrealistici, buonuscite, pochi aerei nuovi Perché gli errori
 del passato li devono pagare i lavoratori?
 Fabrizio Caccia

 ROMA «L' Alitalia people ha sempre creduto a dispetto dei santi: ad ogni ristrutturazione si rimboccava le
 maniche e ripartiva sempre con rinnovato vigore. Un popolo di entusiasti. Se stavolta ha detto "no" è
 perché c'è rabbia vera, la gente s'è stufata delle promesse e la fiducia è ormai sotto zero...». 54 anni, pilota
 civile dal '92, comandante dal 2000, Riccardo Canestrari è il coordinatore nazionale piloti Anpac, sindacato
 di categoria: «Ho già vissuto tre ristrutturazioni - racconta - ricordo soprattutto quella del 2008, con mille
 piloti e 11 mila dipendenti mandati a casa senza pietà. Un bagno di sangue, con scene tipo Lehman
 Brothers, gente che se ne andava in lacrime da Fiumicino, piloti che poi sono finiti a volare in
 Bangladesh...».
 Adesso ci risiamo. Arriva il commissario e se andrà male finirà per tutti con la cassa integrazione a zero
 ore. Una prospettiva terribile: «Dopo tanti schiaffi, ci vorrebbe una carezza e invece... - sospira Canestrari -.
 Nessuno oggi festeggia per questo "no", perché sarebbe come brindare sul Titanic che affonda. L' Alitalia
 people ne è ben consapevole, ma il "no" era l'unico modo per dire basta. Noi abbiamo già dato: ricordo nel
 2014 il welcome drink per il nuovo azionista, il benvenuto dato da tutti noi a Etihad col sacrificio delle
 tredicesime e di quote dello stipendio. Ma perché devono sempre pagare i lavoratori per le scelte sbagliate
 dei manager?». Canestrari contrattacca: «Buonuscite fantasmagoriche, piani industriali mai realizzati, errori
 sui leasing, sui carburanti, aerei nuovi arrivati col contagocce, corsi di formazione ad Abu Dhabi per
 insegnare alle hostess italiane come si versa il vino...».
 Quale futuro? «Speriamo che il commissario porti discontinuità, volti e progetti nuovi, che faccia un reset e
 cerchi di salvare più posti di lavoro possibile, investendo sul lungo raggio, anche solo con 4 aeroplani in più
 - non dico tanto - per il Nord America, la rotta più redditizia. Ma spero che anche lo Stato faccia la sua
 parte, regolamentando quella che è ormai una jungla, dove le compagnie low cost fanno ciò che vogliono e
 gli aeroporti non fanno sistema: da Cuneo a Verona c'è uno scalo ogni 50 chilometri ma manca una
 strategia comune». Si dice: Alitalia è un marchio di valore inestimabile. E un marchio così non può morire:
 «E chi l'ha detto? Anche la Pan Am, anche la Twa, erano delle leggende volanti. Oggi non ci sono più. Se
 continua così, a molti piloti converrà andarsene in Cina, dove ti pagano 20 mila dollari al mese perché
 hanno bisogno di piloti come il pane».
 Ma l' Alitalia people è anche un popolo super privilegiato, super sindacalizzato. O no? «Macché, tutto finito.
 Oggi un pilota Alitalia di medio raggio guadagna 9 mila euro al mese, un Lufthansa ne prende 15 mila. I
 tedeschi possono decidere oggi di scioperare per 4 giorni la prossima settimana, noi in Italia per scioperare
 4 ore rispettiamo una procedura che si concluderà tra 20 giorni. Altro che "aquila selvaggia": direi piuttosto
 anatroccolo bio».
  © RIPRODUZIONE RISERVATA
 Foto: Ho già vissuto tre ristruttura-zioni. La gente s'è stufata delle promesse e la fiducia è sotto zero
 Foto: In volo Riccardo Canestrari (foto), 54 anni, è il coordinatore nazionale piloti Anpac,
 il principale sindacato
 di categoria Pilota civile
 dal 1992,
 è comandante dal 2000

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 l'intervista il ministro calenda
 «Escluso il salvataggio di Stato Ma i voli saranno garantiti»
 Il prestito ponte? Il minimo indispensabile per completare il processo Spero che non finisca come Almaviva,
 in quel caso quando si sono pentiti era troppo tardi
 Enrico Marro

 ROMA Ministro, chi le ha dato la notizia che i lavoratori avevano bocciato il pre-accordo sul salvataggio di
 Alitalia. E come ha reagito?
 «La notizia me l'ha data la società. Ho parlato con loro e coi sindacati, in particolare col segretario della
 Cisl. La mia reazione è stata di grande rammarico e stupore», dice il ministro dello Sviluppo, Carlo
 Calenda.
 Perché?
 «Perché l'accordo era indispensabile per avere quasi un miliardo di nuova finanza dagli investitori,
 fondamentale per il rilancio di Alitalia, oltre ad un altro miliardo di conversione di prestiti in equity, tutto ciò in
 un settore dove trovare risorse non è banale».
 Sì, ma il piano di rilancio era credibile?
 «Guardi, nessuno più di me è stato chiaro sulle responsabilità del management. Il piano però
 rappresentava un percorso, difficile ma praticabile. Peraltro abbiamo respinto il primo piano spiegando che i
 tagli non dovevano riguardare solo il personale. E infatti nella versione approvata due terzi toccavano altre
 voci. Abbiamo ottenuto discontinuità nel management con l'arrivo di Gubitosi. Erano stati ridotti gli esuberi;
 tenuta la manutenzione nel perimetro aziendale; limitato il taglio delle retribuzioni per il personale di volo
 all'8%; ottenuto l'aumento degli aerei a lungo raggio. E soprattutto l'impegno a rivedere l'accordo dopo due
 anni di Ebitda positivo. Il governo aveva anche dato, obtorto collo, la disponibilità di una garanzia pubblica
 sul contingent equity, nel caso le cose fossero andate male. Insomma, un equilibrio che teneva insieme
 tutela dei lavoratori, impegno degli azionisti, interesse dei contribuenti».
 E allora perché ha vinto il no?
 «Perché si è diffusa, anche per responsabilità di qualche sindacato che si è mosso in modo poco
 trasparente, l'idea, sbagliata, che Alitalia possa essere nazionalizzata e che ci siano i contribuenti a saldare
 i conti. E invece non può accadere per due motivi: le regole europee non lo consentono; il governo e i
 cittadini non lo vogliono. Su questo siamo stati chiari dall'inizio».
 I lavoratori ribattono: perché invece avete trovato 20 miliardi per salvare le banche?
 «Ai contribuenti Alitalia è costata 7,4 miliardi nel corso degli anni, ben prima dell'intervento sulle banche.
 Mettere in sicurezza le banche significa poi tutelare tutti i risparmiatori e la tenuta del sistema finanziario».
 Alitalia chiederà l'amministrazione straordinaria al governo.
 «Vedremo. In quel caso il governo nominerà uno o più commissari, come previsto dalla legge, che avranno
 6 mesi per portare avanti il processo di cessione degli asset in modo ordinato senza danneggiare i
 viaggiatori e la mobilità. Perché oggi per noi queste sono le priorità: non creare disservizi per i viaggiatori e
 ridurre al minimo i costi per i contribuenti».
 Il governo concederà il prestito ponte?
 «Il minimo indispensabile per completare il processo. Fermare gli aerei a terra non è immaginabile perché
 sarebbero compromessi i collegamenti e danneggiati i viaggiatori con ricadute dirette ed indirette ben più
 pesanti».
 Ci vorrà l'autorizzazione di Bruxelles?
 «Sì, il confronto inizia oggi».
 Lei esclude che il commissario possa far meglio degli attuali azionisti?

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 «No, io escludo un'altra cosa. Che lo Stato possa mettere le risorse che erano disposti a mettere gli
 azionisti privati, peraltro solo nel caso della firma dell'accordo che avrebbe fatto risparmiare quasi 600
 milioni nell'arco del piano, e che possa poi gestire Alitalia per anni. Non mi pare tra l'altro che le gestioni
 statali abbiano dato in passato buona prova».
 Scusi, ma lei stesso aveva detto che una vittoria del no sarebbe costata un miliardo.
 «Mi riferivo al costo dell'amministrazione straordinaria e degli ammortizzatori. Non agli investimenti ben più
 significativi che ci vorrebbero nell'ipotesi di nazionalizzazione».
 Dobbiamo rassegnarci anche all'ipotesi che Alitalia possa scomparire?
 «Dobbiamo innanzitutto garantire al Paese più connessioni possibili, qualità nel servizio, costi competitivi,
 indipendentemente da chi le offre e senza più lo Stato che salda i conti a piè di lista. Tutti avremmo voluto
 un finale diverso, e ci abbiamo lavorato intensamente, ma non al prezzo di pagare miliardi ogni paio
 d'anni».
 La leader della Cgil, Susanna Camusso, dice che bisogna «riaprire la discussione sul piano industriale» e
 coinvolgere Cassa depositi e prestiti. Si può fare?
 «Non credo proprio. Non ci sono i tempi e le condizioni. Camusso ne era consapevole il 19 aprile quando
 dichiarava: "Siamo coscienti che non c'è alternativa per provare a salvarla"».
 Parte dei lavoratori pensa che saranno i 5 Stelle a trovare una soluzione.
 «La demagogia è un lusso riservato solo a un certo tipo di opposizione che si fonda sulla fuga dalla realtà.
 Proposte dai 5Stelle non ne ho viste. Alitalia è il classico esempio di un dossier dove non esistono soluzioni
 facili».
 I lavoratori hanno bocciato un testo siglato dai sindacati. Rappresentanza in crisi?
 «Non voglio entrare nelle questioni del sindacato. Ma osservo che alcune sigle si sono impegnate a fondo
 per il sì, altre molto meno. Noi come governo non potevamo fare di più».
 C'è il rischio che finisca come Almaviva?
 «Spero di no, ma ci sono alcune somiglianze. In quel caso, le Rsu di Roma rifiutarono di firmare l'accordo
 per continuare a negoziare con l'azienda, determinando più di 1.600 licenziamenti mentre a Napoli le Rsu
 lo approvarono e il call center oggi funziona. Aggiungo che successivamente una larga parte dei lavoratori
 hanno sconfessato quanto deciso dalle Rsu, purtroppo fuori tempo massimo».
  © RIPRODUZIONE RISERVATA
 Il passato
 Alitalia 2017 come Alitalia 2008: dopo il «No» al referendum da parte dei dipendenti, per Alitalia si apre la
 strada tracciata dalla legge Marzano sull'ammini-strazione straordinaria delle grandi aziende in crisi
 considerate di interesse nazionale Alitalia è già passata da un commissaria-mento nel 2008 con il
 tributarista Augusto Fantozzi commissario straordinario della bad company . La good company viene
 ceduta ai «capitani coraggiosi» e nasce Cai, presieduta da Roberto Colaninno. Nel 2013 l'ex compagnia di
 bandiera è di nuovo sull'orlo del fallimento e l'anno successivo viene salvata da Etihad,
 che entra
 con il 49%
 Foto: Mise Il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 26/04/2017                                                                    18
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 I dati della Bce
 Banche, in calo di 22 miliardi i crediti malati
 Fabrizio Massaro

 Calano nell'Eurozona i crediti deteriorati, soprattutto grazie agli sforzi delle banche italiane: meno 22
 miliardi di euro su una diminuzione totale di 40 miliardi di euro nel quarto trimestre del 2016, rispetto al
 settembre dello stesso anno. È questa la fotografia aggiornata del credito scattata dalla Bce. In totale
 nell'Eurozona i crediti deteriorati (npl) ammontano a 879 miliardi di euro, pari al 6,17% del totale. L'Italia ne
 ha poco meno di un terzo, 248 miliardi, cifra che rappresenta il 15,16% del totale dei prestiti concessi dalle
 banche italiane. Se si guarda al trimestre precedente, in Eurozona gli npl erano 920 miliardi (il 6,49% del
 totale), con l'Italia sempre in testa con 270 miliardi (16,24%). Il calo complessivo è dunque in gran parte
 effetto della cessione di npl italiane, e poi di quelli dell'Irlanda (5 miliardi in meno dai 37 di settembre). La
 spinta è arrivata soprattutto da Unicredit, con l'annuncio dei 17,7 miliardi di euro di npl messi sul mercato in
 un'operazione congiunta con Pimco e Fortress. Migliora inoltre in generale nell'area euro il tasso di
 copertura medio delle sofferenze al 44,6%, rispetto ai tre mesi precedenti.
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 Intervista
 «La crescita delle Generali? Valuteremo possibili occasioni»
 Galateri (Generali): contano qualità e risultati, vince chi punta sull'innovazione Acquisizioni? Nel caso i soci
 ci sosterrebbero Non ci sentiamo prede né il tema ci preoccupa
 Sergio Bocconi

 «La sfida non si giocherà unicamente sulle dimensioni, ma anche su qualità e risultati e sulla loro
 sostenibilità nel tempo. Priorità è diventare più efficienti e innovativi». Il presidente delle Generali Gabriele
 Galateri di Genola, che domani aprirà a Trieste l'assemblea dei soci, è convinto che, pur nel difficile
 scenario, non manchino spiragli e opportunità. «Valorizzeremo al massimo le nostre potenzialità».
 Non eccede in ottimismo?
 «Considero i segnali incoraggianti provenienti dall'economia mondiale e, seppur in tono minore, da quella
 italiana. Le stime Fmi per il 2017 lasciano intravedere quasi l'avvio di una fase espansiva. E i piccoli passi
 del nostro Paese confermano la giusta direzione. Obbligatorio però è proseguire nelle riforme».
 Sembrano prevalere preoccupazioni geopolitiche.
 «Eccome: la "sorpresa" inglese, con la Brexit e le nuove elezioni, il neoprotezionismo Usa, i prossimi
 risultati del ballottaggio francese. Però i mercati hanno superato prove, come la Brexit o la vittoria di Trump,
 che avrebbero potuto far temere impatti diversi».
 I tassi? Restano a terra.
 « Ancora oggi il 46% dei bond governativi europei ha rendimento negativo. E sebbene non manchino
 spiragli per banche e assicurazioni la crescita in queste condizioni è la sfida più grande. Tuttavia non
 bisogna dimenticare l'aumento del risparmio gestito e fenomeni come l'invecchiamento della popolazione:
 per le compagnie rappresentano attività con grandi potenziali, margini adeguati e basso assorbimento di
 capitale. E poi c'è il settore salute e non mancano aree di sotto-assicurazione: in Italia è soggetto a rischi
 alluvionali il 45% delle abitazioni e le coperture attive sono oggi quasi inesistenti ».
 Come e dove volete dirigere il vostro impegno?
 «Il focus è la crescita sostenibile. Capace cioè di garantire ad azionisti e stakeholder un trend di sviluppo
 con attenzione, oltre che a redditività e dividendi, anche ad ambiente, dipendenti, in particolare i più
 giovani, innovazione e governance. Il consiglio ha approvato la Carta degli impegni di sostenibilità del
 gruppo, che declina programmi, temi e soggetti ai quali ci si rivolge.
  Q ualche indicazione?
 «Abbiamo sottoscritto gli impegni di Cop21 a Parigi: non siamo un'industria ma ridurremo del 20% le
 emissioni di gas a effetto serra entro il 2020. E basiamo le strategie di investimento anche su criteri
 ambientali, sociali e di governance che ispirano le linee guida in materia di responsabilità sociale attraverso
 le quali identifichiamo, valutiamo e monitoriamo gli investimenti per tutti i nostri portafogli. Il tutto con una
 visione di lungo periodo per crescere in maniera sostenibile. Sui giovani, 21 mila dei 74 mila dipendenti
 hanno meno di 34 anni, abbiamo programmi di tutorship senior-junior e master in università. Puntiamo poi a
 prodotti che incentivino comportamenti virtuosi, come l'attenzione alla salute o una guida migliore.
 Nell'innovazione la spinta è a benefici da big data e connettività per clienti e rete di agenti. Infine la
 governance: board a 13 componenti, con 8 indipendenti e 5 donne: diverse sensibilità e competenze
 garantiscono dialettica».
 A proposito di governance, dopo l'uscita di Minali arriva un nuovo direttore generale?
 «Le decisioni sulla governance spettano al consiglio, in accordo ovviamente con l'amministratore
 delegato».
  Su quali mercati puntate?

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 «Focus è l'Europa, Est compresa dove ci sono ancora importanti potenzialità. Poi puntiamo anche
 selettivamente su Asia e Sudamerica, con prospettive nel lungo periodo».
 E su quali business?
 «Il nostro core business, quello assicurativo».
  Ipotesi di crescita esterna?
 «Qualora si presentassero occasioni le valuteremo con attenzione. Puntiamo però a essere la compagnia
 migliore, non necessariamente la più grande. Il tema dimensioni non è una priorità, in prospettiva abbiamo
 una strategia, presentata da Donnet, che stiamo valorizzando correttamente e accelerando».
 Secondo alcuni però siete "prede" potenziali.
  «A parte il fatto che il titolo negli ultimi mesi ha performato meglio dei competitor, non ci sentiamo in
 tale posizione e comunque non è tema che ci preoccupa».
 È stato però rimarcato che le Generali devono restare italiane. Anche per il maxiportafoglio di titoli di Stato.
 «Siamo italiani e tali intendiamo rimanere. Dopodiché più è ampio l'azionariato meglio è: il 40% è detenuto
 da fondi internazionali». .
 I primi soci, Mediobanca, Caltagirone, Del Vecchio e De Agostini, sono italiani.
 «Certo, e ne siamo contenti. Ma se domani un fondo estero si aggiungesse al nostro azionariato stabile
 sarebbe il benvenuto. I bond governativi poi sono a fronte degli impegni nei confronti degli assicurati. Ciò
 cambia completamente la logica di valutazione».
 Il vostro board non ha deleghe per aumenti di capitale. Non vi sottrae flessibilità?
 «La nostra logica è semplice: hai un progetto? Convochi un'assemblea. Il rapporto con gli azionisti deve
 essere trasparente e diretto. E nel caso si presentasse un'occasione di crescita i soci non ci farebbero
 mancare il sostegno».
  © RIPRODUZIONE RISERVATA
  CdS Il Gruppo Generali In borsa Il bilancio 2016 Principali azionisti 10,16 11,22 12,29 13,35 14,41 15,48
 Novembre Gennaio Marzo Raccolta premi 70,5 miliardi Risultato operativo 4,8 miliardi Utile netto 2,1
 miliardi Dividendo 0,80 euro per azione Attivi gestiti 530 miliardi Mediobanca Caltagirone Del Vecchio De
 Agostini 13,04% 3,65% 3,16% 1,6% Investitori internazionali 40% +0,27% 14,82 euro IERI
 Foto: Il presidente delle Generali Gabriele Galateri di Genola. Domani mattina aprirà a Trieste l'assemblea
 degli azionisti della principale compagnia di assicurazioni italiana

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 La manovra
 Iva, invariata la clausola 2018 Eliminate le limitazioni per i pullman low-
 cost di Flixbus

 La manovra di correzione dei conti pubblici di aprile richiesta dall'Unione Europea e pubblicata in Gazzetta
 Ufficiale, ha lasciato per adesso invariata la cosiddetta clausola di salvaguardia, che aumenta l'aliquota Iva
 dal 22% al 25% dal primo gennaio 2018. La stessa aliquota aumenterà di 0,4 punti percentuali dal primo
 gennaio 2019, sarà ridotta di 0,5 punti percentuali a decorrere dal primo gennaio 2020 ed è fissata al 25%
 a decorrere dal primo gennaio 2021. La manovrina ha invece ridotto la clausola di salvaguardia per quanto
 riguarda l'aliquota Iva al 10% che colpisce i beni di largo consumo e su cui pesa di più la regressività
 dell'imposta. Non ci sarà più, di conseguenza l'aumento al 13% dal primo gennaio 2018, che si limiterà,
 salvo ulteriori interventi, all'11,5%. Introdotta nel testo di legge anche la norma che cancella le limitazioni
 all'utilizzo di Flixbus, il servizio di autobus low cost a lungo raggio. La decisione, frutto dell'intervento di
 alcuni parlamentari, è stata fortemente sostenuta da una petizione che ha raccolto oltre 60 mila firme tra i
 cittadini.
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 Foto: Tesoro Il ministro Pier Carlo Padoan

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 Il polo del lusso
 La doppia mossa di Arnault Offerta da 12 miliardi per fondere Dior con
 Lvmh
 Maria Silvia Sacchi

 Uno dei suoi prossimi show sarà messo in scena nel giardino creato sul tetto del Ginza Six, il più grande
 centro commerciale del Giappone appena inaugurato alla presenza del primo ministro giapponese Shinzo
 Abe, della governatrice di Tokyo, Yuriko Koike, e di Bernard Arnault, presidente e amministratore delegato
 di Lvmh. Molto conta, d'altra parte, il colosso francese su Maria Grazia Chiuri chiamata a luglio alla
 direzione creativa di Dior. Prima donna a ricoprire l'incarico. Romana, 53 anni, una figlia, un passato in
 Fendi e in Valentino, Chiuri è la designer di un marchio oggetto di un'operazione da 12 miliardi euro
 annunciata ieri a sorpresa dalla famiglia Arnault che punta a semplificare il gruppo del lusso quotato a
 Parigi e accolta dalla Borsa con un balzo dell'11,1% per i titoli Dior, un guadagno del 3,9% per quelli di
 Lvmh e una discesa del 4,5% di Hermès. Le tre società coinvolte dal riordino annunciato.
 Vediamolo. Con una prima mossa Semyrthamis, holding di Arnault family group, lancerà a giugno una
 offerta da 12 miliardi per acquistare il 25,7% del capitale della Christian Dior SE, la società di cui
 l'imprenditore francese già possiede il 74,3% e attraverso la quale controlla il 41% (e il 56,8% dei diritti di
 voto) di Lvmh e il 100% di Dior Couture, maison fondata 70 anni fa. Arnault offre tre possibilità per ogni
 azione Dior: 260 euro cash; 172 euro cash più 0,192 titoli Hermès International; 0,566 titoli Hermès
 International. Gli azionisti potranno scegliere il mix, nel limite di un complessivo di 8 miliardi cash e 8,9
 milioni di azioni Hermès. Se tutti aderiranno, la famiglia Arnault completerà la dismissione di quell'8% di
 Hermès che le era rimasto dopo il tentativo di scalata di qualche anno fa, bloccato dagli eredi della
 concorrente francese, la famiglia Dumas. L'offerta Dior ha un premio del 14,7% sui prezzi di lunedì 24
 aprile e del 18,6% sulla media dell'ultimo mese.
 E qui arriva il secondo step. Una volta che Arnault avrà il 100% della Dior, sarà Lmvh a muoversi: per 6,5
 miliardi acquisirà (da Dior SE) la Dior Couture, che entrerà così a far parte della scuderia di Lvmh, dove già
 si trovano, tra gli altri, Louis Vuitton, Fendi e Bulgari. La maison è stata valutata 15,6 volte il margine
 operativo lordo (Ebitda), un multiplo giudicato alto da alcuni analisti, ma inferiore a quanto pagato dalla
 stessa Lvmh per nomi come Bulgari o Loro Piana.
 Al termine delle operazioni, in Borsa resterà la sola Lvmh, che nel 2016 (senza Dior) ha fatturato quasi 38
 miliardi (oltre che con la moda e il lusso, anche con vini e champagne, cosmetica e distribuzione). La
 struttura finale sarà una catena verticale che vedrà Arnault Family Group controllare, tramite Semyrhamis, il
 100% di Dior, che a sua volta controllerà il 41% delle azioni di Lvmh, la quale avrà in portafoglio il 100% di
 Christian Dior Couture. La famiglia Arnault ha, inoltre, direttamente un pacchetto di Lvmh pari al 5,8% del
 capitale e del 6,3% dei diritti di voto.
 Bernard Arnault, secondo uomo più ricco di Francia, ha definito il riassetto «una pietra miliare per il gruppo»
 perché «permette la semplificazione delle strutture, lungamente chiesa dal mercato, e il rafforzamento del
 polo moda e pelletteria di Lvmh. Christian Dior Couture è uno dei marchi del lusso più iconici al mondo». La
 maison lo scorso anno ha avuto ricavi per oltre 2 miliardi e un utile operativo di 270 milioni. Nei piani del
 gruppo c'è un'accelerazione dello sviluppo, soprattutto in America, Cina e Giappone. Ecco l'importanza del
 mall di Ginza e della prossima sfilata sul suo giardino sul tetto.
  © RIPRODUZIONE RISERVATA
 L'offerta
 Il magnate francese Bernard Arnault, possiede sia la partecipazione di controllo di Christian Dior SE sia
 (tramite la stessa Dior SE e in parte direttamente) quella del colosso del lusso Lvmh, entrambi quotati a
 Parigi, Arnault ha annunciato ieri un'offerta pubblica per rilevare il 26% di Dior che è sul mercato per un

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 26/04/2017                                                                    23
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 importo di circa 12 miliardi di euro (ora ha il 74,1%)
 Foto: In passerella Maria Grazia Chiuri, direttore creativo di Dior, prima donna a ricoprire questo incarico

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 Vivendi: «La presenza in Italia è strategica»
 Il presidente Bolloré: Telecom e Mediaset «cruciali» per i nostri piani sui media. Le proposte all'AgCom
 Stefano Montefiori

 DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
  PARIGI «Il meglio deve ancora venire», dice in italiano Vincent Bolloré, presidente di Vivendi, chiudendo
 l'assemblea degli azionisti che lo hanno riconfermato alla guida del gruppo francese dei media.
 Una lunga riunione che si è svolta all'Olympia - «la sala dove suonarono i Beatles!», ricorderà poi
 l'amministratore delegato Arnaud de Puyfontaine - tra le promesse di rilancio della pay tv Canal Plus, gli
 ottimi risultati del gigante della musica Universal (che ha in catalogo dai Rolling Stones a Jacques Brel a
 Drake) e la lamentela finale di un piccolo azionista a proposito delle due bottiglie di vino - bianco e rosé -
 promesse in omaggio.
 Il punto vero però, non solo per gli osservatori italiani, era capire che cosa Vivendi intenda fare in Italia,
 dove è primo azionista di Telecom Italia con il 23,9% e secondo azionista di Mediaset (dopo la famiglia
 Berlusconi) con il 28,8%; deve però ridurre la partecipazione in una delle due società in base a quanto ha
 stabilito l'Agcom il 18 aprile scorso.
 «Siamo diventati i primi azionisti di Telecom Italia per ampliare la nostra presenza in Italia che
 consideriamo strategica per creare un campione latino dei media», ha spiegato Arnaud de Puyfontaine.
 «Creazione e distribuzione dei contenuti sono le due forze motrici del gruppo», ha aggiunto evocando la
 tendenza del settore alla convergenza. «Le nostre ambizioni in Italia restano invariate». Bolloré ha ribadito
 che Telecom Italia e Mediaset sono cruciali per i piani del gruppo, che punta da tempo alla nascita di una
 cosiddetta Netflix latina, una piattaforma di distribuzione di contenuti che sia «complementare» con quelle
 anglosassoni.
 I primi contorni di questa idea sono stati presentati un anno fa nella stessa occasione e nella stessa sede,
 l'Olympia di Parigi. Nel frattempo il progetto non sembra essere avanzato molto ma «in Italia non c'è stata
 alcuna battuta d'arresto, per quello che facciamo ci vuole tempo, Roma non si è costruita in un giorno», ha
 detto Puyfontaine.
 Quanto a Mediaset, in particolare, «non è cominciata benissimo ma il nostro obiettivo è creare una
 relazione costruttiva e perenne», ha aggiunto Bolloré. «La legge Gasparri dice che non abbiamo diritto ad
 avere il controllo delle due società. Non abbiamo capito come possiamo avere il controllo di Mediaset che è
 controllata dalla famiglia Berlusconi. Noi comunque certamente ottempereremo a quello che ci viene
 chiesto e faremo il necessario».
 In che modo? «Faremo qualche proposta su misure di rimedio a tempo debito», assicura Arnaud de
 Puyfontaine. Vivendi dovrà comunicare all'Agcom entro 60 giorni come procedere per ridurre la propria
 partecipazione in Telecom o Mediaset, per adeguarsi alle sue richieste entro 12 mesi. Sul nuovo presidente
 di Telecom Italia «decideremo dopo l'assemblea del 4 maggio, quando si insedierà il nuovo consiglio di
 amministrazione», ha detto Puyfontaine, da molti indicato come l'uomo pronto a sostituire il presidente
 attuale Giuseppe Recchi.
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 Il controllo
 Ieri l'assemblea di Vivendi ha approvato il bilancio 2016 confermando alla presidenza Vincent Bolloré e
 nominando in consiglio il figlio Yannick Nel corso dell'assemblea Bollorè ha comunicato che, in seguito a
 un'apposita richiesta, la Commissione Ue ha accertato che il suo gruppo detiene il controllo di Vivendi
 24,9 per cento

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