CONFIMI Rassegna Stampa del 04/11/2015
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CONFIMI Rassegna Stampa del 04/11/2015 La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio.
INDICE CONFIMI 04/11/2015 Gazzetta di Modena - Nazionale 6 Aimag, i sindaci al lavoro sugli scenari possibili 04/11/2015 Cronaca di Verona 7 GLI SCENARI DELLA FINANZA ORA LA CITTÀ SI INTERROGA 04/11/2015 Prima Pagina Modena - Modena 8 «Carni rosse, da noi controlli strettissimi» CONFIMI WEB 03/11/2015 www.bologna2000.com 16:08 10 Carni rosse: la categoria alimentari di Confimi sul recente pronunciamento dell'Oms 03/11/2015 www.modena2000.it 16:08 11 Carni rosse: la categoria alimentari di Confimi sul recente pronunciamento dell'Oms 03/11/2015 www.reggio2000.it 16:08 12 Carni rosse: la categoria alimentari di Confimi sul recente pronunciamento dell'Oms 03/11/2015 www.sassuolo2000.it 16:49 13 Carni rosse: la categoria alimentari di Confimi sul recente pronunciamento dell'Oms 03/11/2015 www.sassuoloonline.it 16:08 14 Carni rosse: la categoria alimentari di Confimi sul recente pronunciamento dell'Oms SCENARIO ECONOMIA 04/11/2015 Corriere della Sera - Nazionale 16 «I finti presenti vanno licenziati» 04/11/2015 Corriere della Sera - Nazionale 18 La Banca d'Italia sulla manovra «Tagli al debito da non mancare» 04/11/2015 Corriere della Sera - Nazionale 20 Michelin taglia in Europa E in Italia chiude Fossano 04/11/2015 Corriere della Sera - Nazionale 21 De Castries: il Monte dei Paschi? Sì al piano, più tempo per la fusione
04/11/2015 Il Sole 24 Ore 23 Bce: per imprese e famiglie mobilitati oltre 100 miliardi * 04/11/2015 Il Sole 24 Ore 25 Regioni, maxi-spesa da 153 miliardi 04/11/2015 Il Sole 24 Ore 27 Bankitalia: cruciale ridurre il debito 04/11/2015 Il Sole 24 Ore 29 Fiat Chrysler, a ottobre boom di vendite negli Stati Uniti (+15%) 04/11/2015 La Repubblica - Nazionale 30 La retromarcia di Carlo Messina sui dividendi evita a Intesa l'ira del mercato 04/11/2015 La Repubblica - Nazionale 31 Su Metroweb e Cdp cda ancora diviso La miccia del Brasile 04/11/2015 La Repubblica - Nazionale 33 Derivati sul 15% Telecom la Consob obbliga Niel a informare il mercato 04/11/2015 La Repubblica - Nazionale 34 L'Italia entra in Qwant, l'anti-Google 04/11/2015 MF - Nazionale 35 Tra Sorgenia e A2A c'è l'accordo sullo scambio di due centrali 04/11/2015 MF - Nazionale 36 Il fondo del Kuwait oltre il 2% di Poste SCENARIO PMI 04/11/2015 Corriere della Sera - Nazionale 38 Vita in Parlamento I conti dei 5 Stelle 04/11/2015 Corriere della Sera - Nazionale 40 serve più trasparenza nella tassazione delle multinazionali 04/11/2015 Corriere della Sera - Bergamo 42 Cala la produzione industriale Mannaia sulle aziende artigiane 04/11/2015 Il Sole 24 Ore 43 «Così muoiono le pmi del settore biomedicale» 04/11/2015 Il Sole 24 Ore 44 Elite, altre 41 Pmi «studiano» la Borsa 04/11/2015 Il Messaggero - Nazionale 45 Intesa Sp archivia nove mesi record
04/11/2015 Libero - Nazionale 47 Gli incentivi alla produttività andranno solo a una minoranza 04/11/2015 Il Foglio 48 SALVARSI DAI SALVINI
CONFIMI 3 articoli
04/11/2015 diffusione:8474
Pag. 23 tiratura:11670
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Aimag, i sindaci al lavoro sugli scenari possibili Dopo la presentazione delle sette manifestazioni di interesse,
i Comuni soci dovranno scegliere come impostare il bando e da lì si intuirà la direzione
Aimag, i sindaci al lavoro sugli scenari possibili
Aimag, i sindaci al lavoro
sugli scenari possibili
Dopo la presentazione delle sette manifestazioni di interesse, i Comuni soci
dovranno scegliere come impostare il bando e da lì si intuirà la direzione
MIRANDOLA C'è chi dice che il futuro di Aimag è già scritto e chi invece confida nel fatto che venga scritto in
questi giorni, dal momento in cui i Comuni soci inizieranno l'istruttoria sulle sette manifestazione d'interesse
pervenute entro i termini per avviare operazioni di partnership con la multiutility. Dal documento reso pubblico
dal Comune di Mirandola si evince chiaramente l'impegno ad assicurare «il controllo pubblico del gruppo»
perseguendo «mediante una crescita industriale di medio lungo periodo», «l'aumento del valore per i soci; un
miglioramento della qualità, efficienza ed economicità dei servizi per gli utenti; il mantenimento di un forte
presidio sul territorio servito; la salvaguardia dei livelli occupazionali e la valorizzazione delle competenze
tecniche e manageriali presenti nel Gruppo Aiamg». «Le finalità sono dunque chiare - ha spiegato il sindaco
di Carpi, Alberto Bellelli, presidente del patto di sindacato - e siamo contenti che intorno ad Aimag si mostri
così tanto interesse, perché significa che l'azienda funziona. A breve potremo dare tempistiche sui passi
successivi». Quali scenari si potrebbero ipotizzare, dunque? La direzione che i sindaci intenderanno prendere
sarà intuibile già dal modello di gara che verrà predisposto. Plausibile pensare che l'ingresso di Hera
potrebbe precludere ad Aimag di partecipare alla maxi gara del gas, poiché teoricamente entrambe non
potrebbero correre e potrebbe prevalere il gruppo di maggiori dimensioni. Qualche anno fa tra gli impegni
espressi dai Comuni soci quando Hera si era aggiudicata il 25% c'era quello di valutare una ulteriore
cessione del 26% per permettere alla spa il controllo di Aimag, ma oggi questo andrebbe contro l'impegno
assunto di recente. D'altra parte se i Comuni permettessero a Hera di arrivare al 51% cedendo un 26% del
loro attuale 65%, rimarrebbero detentori di un 39% che avrebbe ben poche speranze di essere rivenduto in
un futuro, se non alla stessa Hera ma a quel punto a un prezzo deciso dall'acquirente. Tanto varrebbe allora
cedere tutto subito e a caro prezzo per fare cassa. Oppure i Comuni potrebbero cedere alle Fondazioni un
10% mantenendo il 55%, facendo comunque cassa e mantenendo sostanzialmente inalterata la situazione
industriale. Oppure ancora potrebbero mantenere il controllo vendendo un pacchetto ad un'altra azienda o
gruppo mantenendo sempre il controllo, incassando liquidità e puntare su uno sviluppo industriale. Ma,
volendo, ci sono persino ipotesi intermedie. Insomma, al momento le curiosità rimangono senza risposta,
almeno fino a che non si sarà chiarita la situazione e si potrà andare verso una fotografia più precisa delle
mosse future. «Anche a noi fa piacere che ci siano state diverse manifestazioni di interesse - ha detto
Claudio Reggiani che, insieme a Dino Piacentini, Coseam e Gruppo Borsari fa parte di Piacere Aimag, tra chi
ha presentato la manifestazione d'interesse - significa che Aimag è azienda che si è fatta valere. Noi
crediamo nel progetto industriale possibile, ora attendiamo gli sviluppi». In corsa anche la mantovana Tea:
«Noi un piano industriale lo abbiamo, pronto e lungimirante, noi ci crediamo - ha detto il presidente Luigi
Gualerzi - noi e Aimag siamo aziende complementari che sul mercato possono integrarsi e potenziare la
propria forza rimanendo radicati sul territorio». No comment da parte degli altri attori sulla scena; silenzi
comprensibili visto che la fase è delicata e la posta in gioco è parecchio alta.
CONFIMI - Rassegna Stampa 04/11/2015 604/11/2015
Pag. 3
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EDIZIONE STRAORDINARIA IN GRAN GUARDIA
GLI SCENARI DELLA FINANZA ORA LA CITTÀ SI INTERROGA
Il network ATS VeronaExpo organizza un convegno con gli esponenti delle istituzioni finanziarie. Ci sarà
Bazoli
Sono molte le istituzioni civili e associazioni imprenditoriali di Verona che auspicano la nascita di un distretto
finanziario veronese - centro di eccellenza economico - a supporto dei soci risparmiatori, delle famiglie e delle
imprese, con ruolo trainante delle tre principali istituzioni finanziarie scaligere: Banco Popolare, Cat to lica
Assi curazione e Fonda zio ne Cari verona ma in cui anche gli istituti di credito cooperativo po trebbero dare il
loro contributo. Per questo "ATS VeronaExpo", network di 45 associazioni ed enti veronesi promotrici della
Carta di Verona, in collaborazione con Giornale Pantheon, Apindustria Verona, Feder Ma na ger Verona,
Finval e Innoval, per rafforzare il legame tra Famiglie-Imprese-Territorio e Istituzioni Finanziarie Veronesi e
condividere questo importante progetto che mette al centro i 220.000 soci di Banco Popolare e i 25.000 di
Cattolica e che auspica un importante ruolo catalizzatore della Fondazione Cari verona, organizza una
edizione straordinaria della Setti mana Vero nese della Finanza, Economia e del Lavoro dal titolo "Nuovi
scenari nella finanza veronese e veneta. La città di Verona si interroga". L'ap punta mento è per venerdì 6
Novembre 2015 ore 19.00 alla Gran Guardia. Interverranno Flavio Tosi , Sin daco di Verona, Enrico Zanetti ,
Sottosegretario all'Econ o mia e Finanze, Massi mo Mucchetti , Presi dente 10° Commissione Attività
Produttive del Senato, Arturo Alberti , Presidente Apindustria Verona, Gianfranco Cicolin , Presidente
FederManager Ve ro na, Luca Castagnetti , Presi dente CDO Veneto, Matteo Scolari , Pre sidente Verona
Expo e Ger mano Zanini , Direttore Setti mana Veronese della Finanza. È previsto anche un contributo video
dell'Avv. Giovanni Bazoli , Presidente del Consiglio di Sorveglianza della Banca Intesa San Paolo. Germano
Zanini e Giovanni Bazoli
CONFIMI - Rassegna Stampa 04/11/2015 704/11/2015
Pag. 13 Ed. Modena
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IL CASO Confimi Emilia dopo l'allarme dell'Oms sui legami col cancro
«Carni rosse, da noi controlli strettissimi»
Conseguenze sulle vendite: a ottobre dati inferiori alle previsioni
MODENA Vogliono dire la loro gli imprenditori alimentari di Confimi Emilia che lavorano nel settore delle carni
rosse e affermano che «la salubrità del prodotto è controllata in modo strettissimo in Italia, dove vengono
applicati standard assolutamente re s t r i t t iv i » . «Come spesso accade, le generalizzazioni, sovente
accompagnate da sensazionalismi fuori luogo, non vanno né nella direzione della corretta informazione, né in
quella di una reale salvaguardia della salute». «Nelle carni conservate la percentuale di conservante è
infinitesima, il minimo indispensabile a scopo c a u t e l a t ivo e preventivo; dopo di ché è evidente che
qualunque alimento, anche il più sano, se assunto in quantità abnormi, nuoce comunque alla salute». «Molti
di noi, piccoli produttori e trasformatori, ritirano la carne personalmente, la macellano in giornata e la
commercializzazione avviene entro due giorni. C'è poi da dire che molti prodotti sono completamente privi di
conservanti: i loro ingredienti sono esclusivamente carne e sale» «Va anche precisato sottolinea Confimi -
che le stesse garanzie valgono anche per i grandi produttori, i quali, a causa della filiera lunga, sono
sottoposti a controlli ancora più serr at i » . Quanto all'i mm e di at a conseguenza sulle vendite - chiude l'a
ssoc iazione di pmi - , il dato di ottobre risulta, per gli alimentaristi consultati da Confimi, inferiore alle
previsioni. ASSOCIAZIONE PMI il presidente di Confimi Modena Gorzanelli
CONFIMI - Rassegna Stampa 04/11/2015 8CONFIMI WEB 5 articoli
03/11/2015 16:08
Sito Web www.bologna2000.com
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Carni rosse: la categoria alimentari di Confimi sul recente pronunciamento
dell'Oms
pagerank: 4
Vogliono dire la loro gli imprenditori alimentari di Confimi Emilia che lavorano nel settore delle carni rosse, ed
affermano subito che "La salubrità del prodotto è controllata in modo strettissimo in Italia, dove vengono
applicati standard assolutamente restrittivi".
"Come spesso accade, le generalizzazioni, sovente accompagnate da sensazionalismi fuori luogo, non vanno
né nella direzione della corretta informazione, né in quella di una reale salvaguardia della salute".
"Nelle carni conservate la percentuale di conservante è infinitesima, il minimo indispensabile a scopo
cautelativo e preventivo; dopo di ché è evidente che qualunque alimento, anche il più sano, se assunto in
quantità abnormi, nuoce comunque alla salute".
"Molti di noi, piccoli produttori e trasformatori, ritirano la carne personalmente, la macellano in giornata, e la
commercializzazione avviene entro due giorni. C'è poi da dire che molti prodotti sono completamente privi di
conservanti: i loro ingredienti sono esclusivamente carne e sale".
"Va anche precisato che le stesse garanzie valgono anche per i grandi produttori, i quali, a causa della filiera
lunga, sono sottoposti a controlli ancora più serrati".
Quanto all'immediata conseguenza sulle vendite, il dato di ottobre risulta, per gli alimentaristi consultati da
Confimi, inferiore alle previsioni.
CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 04/11/2015 1003/11/2015 16:08
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Carni rosse: la categoria alimentari di Confimi sul recente pronunciamento
dell'Oms
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Vogliono dire la loro gli imprenditori alimentari di Confimi Emilia che lavorano nel settore delle carni rosse, ed
affermano subito che "La salubrità del prodotto è controllata in modo strettissimo in Italia, dove vengono
applicati standard assolutamente restrittivi".
"Come spesso accade, le generalizzazioni, sovente accompagnate da sensazionalismi fuori luogo, non vanno
né nella direzione della corretta informazione, né in quella di una reale salvaguardia della salute".
"Nelle carni conservate la percentuale di conservante è infinitesima, il minimo indispensabile a scopo
cautelativo e preventivo; dopo di ché è evidente che qualunque alimento, anche il più sano, se assunto in
quantità abnormi, nuoce comunque alla salute".
"Molti di noi, piccoli produttori e trasformatori, ritirano la carne personalmente, la macellano in giornata, e la
commercializzazione avviene entro due giorni. C'è poi da dire che molti prodotti sono completamente privi di
conservanti: i loro ingredienti sono esclusivamente carne e sale".
"Va anche precisato che le stesse garanzie valgono anche per i grandi produttori, i quali, a causa della filiera
lunga, sono sottoposti a controlli ancora più serrati".
Quanto all'immediata conseguenza sulle vendite, il dato di ottobre risulta, per gli alimentaristi consultati da
Confimi, inferiore alle previsioni.
CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 04/11/2015 1103/11/2015 16:08
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Carni rosse: la categoria alimentari di Confimi sul recente pronunciamento
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Vogliono dire la loro gli imprenditori alimentari di Confimi Emilia che lavorano nel settore delle carni rosse, ed
affermano subito che "La salubrità del prodotto è controllata in modo strettissimo in Italia, dove vengono
applicati standard assolutamente restrittivi".
"Come spesso accade, le generalizzazioni, sovente accompagnate da sensazionalismi fuori luogo, non vanno
né nella direzione della corretta informazione, né in quella di una reale salvaguardia della salute".
"Nelle carni conservate la percentuale di conservante è infinitesima, il minimo indispensabile a scopo
cautelativo e preventivo; dopo di ché è evidente che qualunque alimento, anche il più sano, se assunto in
quantità abnormi, nuoce comunque alla salute".
"Molti di noi, piccoli produttori e trasformatori, ritirano la carne personalmente, la macellano in giornata, e la
commercializzazione avviene entro due giorni. C'è poi da dire che molti prodotti sono completamente privi di
conservanti: i loro ingredienti sono esclusivamente carne e sale".
"Va anche precisato che le stesse garanzie valgono anche per i grandi produttori, i quali, a causa della filiera
lunga, sono sottoposti a controlli ancora più serrati".
Quanto all'immediata conseguenza sulle vendite, il dato di ottobre risulta, per gli alimentaristi consultati da
Confimi, inferiore alle previsioni.
CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 04/11/2015 1203/11/2015 16:49
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Carni rosse: la categoria alimentari di Confimi sul recente pronunciamento
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affermano subito che "La salubrità del prodotto è controllata in modo strettissimo in Italia, dove vengono
applicati standard assolutamente restrittivi".
"Come spesso accade, le generalizzazioni, sovente accompagnate da sensazionalismi fuori luogo, non vanno
né nella direzione della corretta informazione, né in quella di una reale salvaguardia della salute".
"Nelle carni conservate la percentuale di conservante è infinitesima, il minimo indispensabile a scopo
cautelativo e preventivo; dopo di ché è evidente che qualunque alimento, anche il più sano, se assunto in
quantità abnormi, nuoce comunque alla salute".
"Molti di noi, piccoli produttori e trasformatori, ritirano la carne personalmente, la macellano in giornata, e la
commercializzazione avviene entro due giorni. C'è poi da dire che molti prodotti sono completamente privi di
conservanti: i loro ingredienti sono esclusivamente carne e sale".
"Va anche precisato che le stesse garanzie valgono anche per i grandi produttori, i quali, a causa della filiera
lunga, sono sottoposti a controlli ancora più serrati".
Quanto all'immediata conseguenza sulle vendite, il dato di ottobre risulta, per gli alimentaristi consultati da
Confimi, inferiore alle previsioni.
CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 04/11/2015 1303/11/2015 16:08
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Carni rosse: la categoria alimentari di Confimi sul recente pronunciamento
dell'Oms
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Vogliono dire la loro gli imprenditori alimentari di Confimi Emilia che lavorano nel settore delle carni rosse, ed
affermano subito che "La salubrità del prodotto è controllata in modo strettissimo in Italia, dove vengono
applicati standard assolutamente restrittivi".
"Come spesso accade, le generalizzazioni, sovente accompagnate da sensazionalismi fuori luogo, non vanno
né nella direzione della corretta informazione, né in quella di una reale salvaguardia della salute".
"Nelle carni conservate la percentuale di conservante è infinitesima, il minimo indispensabile a scopo
cautelativo e preventivo; dopo di ché è evidente che qualunque alimento, anche il più sano, se assunto in
quantità abnormi, nuoce comunque alla salute".
"Molti di noi, piccoli produttori e trasformatori, ritirano la carne personalmente, la macellano in giornata, e la
commercializzazione avviene entro due giorni. C'è poi da dire che molti prodotti sono completamente privi di
conservanti: i loro ingredienti sono esclusivamente carne e sale".
"Va anche precisato che le stesse garanzie valgono anche per i grandi produttori, i quali, a causa della filiera
lunga, sono sottoposti a controlli ancora più serrati".
Quanto all'immediata conseguenza sulle vendite, il dato di ottobre risulta, per gli alimentaristi consultati da
Confimi, inferiore alle previsioni.
CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 04/11/2015 14SCENARIO ECONOMIA 14 articoli
04/11/2015 diffusione:298071
Pag. 1,6 tiratura:412069
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LA MINISTRA MADIA
«I finti presenti vanno licenziati»
Lorenzo Salvia
D opo i vigili di Roma assenti a Capodanno e quello di Sanremo che timbrava in mutande, la ministra Madia è
netta: «Chi dice che va a lavorare e non lo fa va licenziato» . a pagina 6
ROMA «Un dipendente pubblico che dice di andare a lavorare e poi non ci va, deve essere licenziato».
Sembra una frase scontata, persino banale, quella pronunciata ieri dal ministro della Pubblica
amministrazione Marianna Madia. Ma non lo è. Perché «non è vero che tutti i dipendenti della Pubblica
amministrazione sono fannulloni», come ricorda la stessa Madia. Ma dai vigili urbani di Roma assenti in
massa la notte di Capodanno al loro collega di Sanremo, ripreso mentre timbrava in ciabatte e mutande per
ottimizzare i tempi, gli esempi poco edificanti fioccano un giorno sì e l'altro pure. E invece i licenziamenti sono
una rarità assoluta. Gli ultimi dati disponibili dicono che nel 2013 i procedimenti disciplinari avviati negli uffici
pubblici sono stati poco meno di 7 mila. E i licenziamenti 220. Su un totale di 3 milioni e passa di dipendenti
pubblici siamo allo 0,007%. O abbiamo la burocrazia migliore del mondo oppure i conti non tornano. Ed è per
questo che il governo Renzi si prepara rendere se non più severe almeno più semplici e veloci le regole che
possono portare al licenziamento.
Già oggi la legge prevede la risoluzione del contratto per motivi disciplinari. Le cause possibili sono sette,
dopo l'ultima riforma del 2009. E la prima è proprio la «falsa attestazione delle presenza in servizio». «C'è già
tutto, basta applicare la legge e avere la giusta volontà politica», dice Brunetta, autore di quella riforma
portata a casa al tempo della campagna sui tornelli e sul tabelle messe su interne con il tasso di assenze
ufficio per ufficio. La legge c'è. Ma secondo il governo Renzi qualcosa non va nella macchina che la dovrebbe
applicare. Ed è su questo punto che il ministro Madia vuole correggere il tiro. Su tre punti. Il primo è la durata
massima del procedimento disciplinare. Oggi, quando può portare al licenziamento, può arrivare al massimo
a 160 giorni. Dovrebbero scendere a 120. Il secondo correttivo è sulle conseguenze per chi sfora i tempi. Già
oggi è prevista una durata massima per ogni passaggio della procedura: 40 giorni per la contestazione, altri
20 per la convocazione. Il punto è che se queste scadenze vengono sforate non succede nulla. E quindi
raramente vengono rispettate. Sarebbe introdotta, invece, una sanzione per il responsabile del procedimento
che non riesce a tenere la pratica nei tempi. L'ultimo correttivo è più tecnico ma forse più importante. Oggi i
dirigenti sono prudenti quando devono far partire il procedimento, addirittura prudentissimi se possono
arrivare al licenziamento. E questo perché se il dipendente allontanato impugna il provvedimento in tribunale
e vince la causa, è proprio lui, il dirigente, ad essere responsabile di danno erariale. Deve pagare di tasca
sua, insomma. E la tentazione di lasciar perdere rischia di avere la meglio su tutto il resto. Per questo è
possibile che il dirigente venga sollevato per legge dalla responsabilità personale. Lasciando naturalmente
che, in caso di licenziamento annullato in tribunale, a pagare i danni sia solo lo Stato.
I correttivi dovrebbero trovare posto nel decreto che il governo emanerà nelle prossime settimane per dare
attuazione alla riforma della Pubblica amministrazione, approvata quest'estate.
Lorenzo Salvia
lorenzosalvia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Già oggi la legge prevede la possibilità di licenziare il dipendente pubblico. I motivi possibili per il taglio sono
sette. L'ultima riforma è del 2009 Tra le cause di possibile licenziamento c'è anche la falsa attestazione della
presenza in servizio. Cioè chi timbra e poi non è in ufficio Nel 2013 i procedimenti disciplinari avviati per i
dipendenti pubblici italiani sono stati 6.935. Di questi 1.366 sono stati archiviati Sempre nel 2013 i dipendenti
pubblici licenziati per motivi disciplinari sono stati 220. Di questi 81 nella scuolaLa riforma della Pubblica
amministrazione prevede che vengano accelerati e resi certi i tempi di espletamento dell'azione disciplinare
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 04/11/2015 1604/11/2015 diffusione:298071
Pag. 1,6 tiratura:412069
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Oggi la durata massima di un procedimento disciplinare che può portare al licenziamento è di 160 giorni.
Scenderanno a 120 Saranno previste sanzioni per il dirigente che non rispetta i tempi fissati per le singole
tappe del procedimento Oggi non ci sono Il dirigente non sarà responsabile sul piano personale se il
licenziamento verrà annullato dal tribunale in un secondo momento
Foto: Il ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 04/11/2015 1704/11/2015 diffusione:298071
Pag. 2 tiratura:412069
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Primo piano La legge di Stabilità
La Banca d'Italia sulla manovra «Tagli al debito da non mancare»
Critiche dalla Corte dei conti. Il presidente del Piemonte: le mie dimissioni restano, sistema a rischio Il
ministro Padoan: le riforme colpiscono nel segno. Ue verso l'ok alle stime italiane su deficit/pil
Francesco Di Frischia
ROMA Due giudizi importanti arrivano sulla legge di Stabilità in discussione al Senato: per la Banca d'Italia,
che vede il Pil 2015 vicino all'1%, il taglio del debito pubblico «è un impegno chiave e non va mancato» ed è
meglio eliminare le tasse «sulla produzione, rispetto a alleggerire le imposte sulla casa». Più severo il
commento della Corte dei conti: «La manovra utilizza al massimo gli spazi di flessibilità disponibili, ma riduce i
margini di protezione dei conti pubblici e lascia sullo sfondo nodi irrisolti, come clausole di salvaguardia,
pensioni e contratti pubblici, e questioni importanti, come un definitivo riassetto del sistema di finanziamento
degli enti locali». Intanto Pier Carlo Padoan, ministro dell'Economia, che oggi riferisce della manovra in
Senato, taglia corto: «In Parlamento di resistenza ne troverò tanta, segno che le riforme sono utili».
L'indicazione che si raccoglie nella Commissione Ue, invece, è di uno scenario di conferma della ripresa, «in
linea con le attese» e con le stime formulate dall'Italia per Pil e deficit. Nel frattempo il governatore del
Piemonte, Sergio Chiamparino, per protesta contro i tagli alle Regioni ha detto che «restano le dimissioni»
dalla presidenza della Conferenza delle Regioni: «Voglio avere le mani libere dal punto di vista politico». E a
Renzi ha replicato: «Non vado all'incontro col governo con spirito di divertimento ma di lavoro».
Ieri alle commissioni congiunte Bilancio di Senato e Camera, Luigi Federico Signorini, vice direttore generale
della Banca d'Italia, ha ricordato che «la ripresa si è avviata, ma va consolidata» perché «sono ancora elevati
i rischi provenienti dall'economica globale». Parlando della diminuzione delle imposte prevista nella Stabilità,
Signorini ha aggiunto: «È finanziata solo in parte con riduzioni di spesa: sono infatti previste maggiori entrate,
in buona parte derivanti dalla voluntary disclosure (il rientro dall'estero dei capitali in nero ndr )». E sia queste
entrate che quelle scaturite dal settore giochi hanno natura «temporanea». I vertici di Bankitalia hanno
insistito sul debito pubblico: la riduzione dal 2016 «non deve essere un episodio isolato, ma l'inizio di un
percorso». E per fare questo «è necessario attuare in pieno le misure di copertura, realizzare le
privatizzazioni e conseguire una crescita del pil in linea con le previsioni». Secondo le stime più recenti di
Bankitalia, l'andamento dell'onere per interessi passivi nel 2015-2019 sarebbe inferiore a quello delle Note di
aggiornamento del Def, cioè produrrebbe un tesoretto: per il 2015 «la differenza rispetto alla stima
governativa è di circa 1,5 miliardi per salire a 6,7 nel 2016, arrivare a 9,4 nel 2018 e infine ridursi a 7,6 nel
2019».
Criticità sono state segnalate da Raffaele Squitieri, presidente della Corte dei conti: tra gli esempi, la
tassazione degli immobili che «risulta ancora senza una fisionomia definita». Squitieri è preoccupato «per le
ripercussioni negative sulla qualità dei servizi» visto che l'aggiustamento dei conti «verrebbe a gravare
prevalentemente» sugli enti locali.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I numeri della legge di Stabilità e i conti pubblici Importo totale, potrebbe salire a 29,5 miliardi se la Ue
permetterà di alzare il deficit dal 2,2 al 2,4% totale valore del bonus da 80 euro che diventa uno sgravio fondi
stanziati nel triennio per il contrasto della povertà, di cui 600 milioni nel 2016 3.000 euro tetto massimo dei
pagamenti in contante il contributo dello Stato per i contratti a tempo indeterminato; scenderà a 1.600 euro
nel 2017. Nel 2015 era di 8.060 euro 140% 3.200 euro la franchigia Irap per le partite Iva 13.000 euro il tetto
sui ricavi dei lavoratori autonomi per rientrare nel regime forfettario 30.000 euro super ammortamento
previsto per chi investe in macchinari, impianti e altri beni strumenti della propria azienda CdS 26,5 miliardi 10
miliardi 2,9 miliardi OPZIONE DONNA PIL INFLAZIONE (ottobre) +0,2% su settembre e +0,3% tendenziale
DISOCCUPAZIONE (settembre) 11,8% ENTRATE TRIBUTARIE (nei primi 7 mesi 2015): 224,9 miliardi Le
donne potranno andare in pensione a 57 anni con 35 anni di contributi, ma l'assegno viene calcolato con il
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metodo contributivo 100 euro il canone Rai che si pagherà a rate nella bolletta elettrica 42,6% la pressione
fiscale in discesa dal 43,1% 1° trim 2° trim +0,3%* +0,3%** 2015 *(sul 4° trimestre 2014) e invariato sul 1°
trimestre 2014 **(sul 1° trimestre 2015) e +0,7% (sul 2° trimestre 2014)
I punti
La legge di Stabilità, composta da 52 articoli e per un ammontare totale di circa 26,5 miliardi, prevede tra le
cose principali l'abolizione della tassazione sulla prima casa, ad eccezione delle abitazioni signorili (categoria
catastale A1), ville con giardino (A8), palazzi e castelli storici (A9). Queste ultime erano state incluse nella
cancellazione ma sono poi state escluse dopo la rivolta anche all'interno del Pd Un altro punto critico della
legge di Stabilità è l'innalzamento del tetto del contante a 3 mila euro. Secondo alcuni esperti, ma anche per
alcuni esponenti della minoranza Pd, la decisione favorirebbe l'evasione e la criminalità organizzata. Il
premier Renzi invece difende la misura come un incentivo ai consumi
Le Regioni
A lanciare l'allarme sugli effetti negativi della legge di Stabilità sui bilanci delle Regioni è Sergio Chiamparino,
durante l'audizione in Commissione Bilancio al Senato, sia in veste di governatore del Piemonte che di
presidente della conferenza Stato Regioni. «I tagli dal 2017 al 2019 configurano una situazione che mette a
rischio la sopravvivenza del sistema Regioni», ha detto Secondo Chiamparino «due terzi della spending
review sono a carico delle regioni». Tradotto nel 2016 vuole dire circa 4 miliardi di risparmi, su un totale di 5,9
miliardi, a carico delle Regioni
Foto: Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, da Berlino, sostiene che le riforme sono utili perché
colpiscono dove devono
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La Lente
Michelin taglia in Europa E in Italia chiude Fossano
Michelangelo Borrillo
tre poli da chiudere in Europa. Con 1.500 posti di lavoro a rischio, di cui 578 in Italia. Sono i numeri del piano
strategico 2016-2020 di Michelin. In Italia è prevista la chiusura dello stabilimento di Fossano (Cuneo) con il
taglio di 400 posti, a causa del calo dei volumi di produzione (-45%): più conveniente acquistare i cavi
metallici che produrli. Gli altri esuberi ad Alessandria (30), Torino (120) e Tribano (Padova, 28). Annunciate
per oggi quattro ore di sciopero per ogni turno. Con il sito di Fossano, entro il 2016 chiuderà anche quello di
Oranienburg in Germania (180 dipendenti) e nel 2018 quello di Ballymena in Irlanda del Nord (860 posti).
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Intervista
De Castries: il Monte dei Paschi? Sì al piano, più tempo per la fusione
Il numero uno di Axa: nel 2018 lascio. La successione? «Abbiamo ottimi manager»
Sergio Bocconi
Tassi negativi, mondo digitale, big data, clima e grandi rischi: oggi per guidare una compagnia di
assicurazioni sembra siano necessarie competenze di finanza, ma soprattutto di tecnologia e geopolitica.
Impressione confermata dal colloquio con Henri de Castries, numero uno di Axa, secondo player mondiale
del settore per asset con oltre 92 miliardi di ricavi, 1.300 miliardi di patrimonio gestito e 100 milioni di clienti
nel mondo. Forse anche per questo il top manager, che proviene da un'antica famiglia della nobiltà francese,
è presiedente del gruppo Bilderberg, alle cui conferenze i megatrend sono abituali, e dell'Institut Montaigne,
think tank sull'innovazione fondato da Claude Bébéar.
Come si "sopravvive" nell'era dei tassi negativi e del Quantitative easing?
«L'impatto dei tassi per noi è graduale perché i nostri investimenti sono di lungo termine e quindi meno
sensibili. Lavoriamo su pricing e mix offerto: i prodotti unit in quattro anni sono passati dal 15-20% al 30%
della raccolta (con un aumento del 22% negli ultimi nove mesi) mentre il peso delle gestioni separate, le
polizze più classiche, è sceso dal 40% al 15%. Detto questo, le politiche espansive della Bce sono
benvenute: senza, il declino sarebbe inevitabile. Devono però essere accompagnate da riforme strutturali».
Che "voto" dà all'Italia, anche come investitore importante in bond governativi (a fine giugno 22 miliardi a
valore di mercato)?
«A partire dal governo Monti, poi con Letta e in modo accelerato con Renzi, la volontà di riforma è chiara,
come dimostrano Jobs act e Senato».
Come valuta la vicenda Telecom, che rinnova "vecchie" questioni finanziarie (e non sol o) fra Italia e
Francia?
«Il business di Axa è proteggere i propri clienti, non le telecomunicazioni!».
Lei è stato critico verso Solvency II. Conferma?
«E' un sistema imperfetto con il quale dobbiamo convivere. Non ci consente di svolgere pienamente il ruolo di
investitori di lungo periodo, con i contributi a crescita e società».
I maggiori player assicurativi investono risorse in digital e big data. Voi a che punto siete?
«Digital e big data stanno cambiando alla radice il nostro mestiere. Non rimpiazzano gli agenti, anzi. Sono
strumenti a loro disposizione che rivoluzionano il rapporto con i clienti, e sono fondamentali per la
comprensione dei rischi e delle necessità dei consumatori. Nella trasformazione digitale abbiamo investito
950 milioni negli ultimi tre anni. A San Francisco e a Shanghai operiamo con Axa Lab, strumento per essere
"connessi" con le regioni più innovative del mondo e costruire digital partnership. A Parigi e Singapore opera
Data innovation lab, centro di eccellenza del gruppo nei big data».
Il mercato mondiale assicurativo è poco concentrato: la vostra quota è del 3%. Si va verso aggregazioni?
«Anzitutto non sempre chi è più grande è migliore. E poi la rivoluzione digitale suggerisce il contrario: siamo
al passaggio dal cavallo all'automobile, perché comprare un altro cavallo? Noi vogliamo crescere con il
digitale e diventare la Ferrari delle assicurazioni».
Puntate sull'Asia, Cina in particolare. Piani?
«L'obiettivo è 100 milioni di clienti in Asia, gran parte dei quali in Cina, entro il 2030».
E la "crisi" cinese? La strategia non cambia?
«No».
Axa è sponsor di Cop21, la Conferenza internazionale sul clima a Parigi in dicembre. Quali sono i vostri
impegni?
«Entro il 2015 disinvestiamo dalle società più legate al carbone per 500 milioni ed entro il 2020 triplicheremo
a 3 miliardi gli investimenti "green". Del resto spinte di mercato e regolamentari faranno perdere valore agli
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asset più inquinanti. Un impegno condiviso da altri investitori come il fondo sovrano norvegese».
E il petrolio?
«Beh, è diverso dal carbone e un ragionamento sulle società oil richiede più tempo».
Quando scadrà il suo mandato nel 2018 non si candiderà per il rinnovo. Sarà una successione interna come
nel passaggio da Bébéar a lei?
«Nel 2018 avrò 64 anni. Abbiamo piani di successione strutturati, un management team molto forte e
numerosi talenti».
Quindi?
«Lo vedrete quando sarà il momento».
In Montepaschi siete il terzo socio con il 3,17%. Cosa farete in caso di aggregazione?
«Fabrizio Viola e Alessandro Profumo hanno ristrutturato, la banca ha un business profittevole, la rete è
buona e legata al territorio. Il problema è il portafoglio sofferenze. Va cercata una soluzione ma alla banca va
dato il tempo necessario per trovare un partner. Noi diamo supporto pieno al presidente Massimo Tononi e al
board».
La Bce però spinge per un'aggregazione rapida.
«A capo della Bce c'è una persona molto ragionevole».
Volete crescere ancora in Italia?
«Siamo molto soddisfatti di quanto già fatto: la combinazione di rete agenziale, joint venture con Mps e Quixa
ci posiziona estremamente bene. Sforzi e investimenti sono diretti a offrire servizi migliori e più competitivi».
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3,17 per cento La quota che Axa possiede nel Montepaschi. La compagnia ha anche il 50% della joint
venture Axa-Mps
Foto: Henri de Castries, amministratore delegato del gruppo assicurativo francese Axa, azionista di Mps
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Dossier dell'Eurotower. Draghi: pronti ad agire contro l'inflazione troppo bassa
Bce: per imprese e famiglie mobilitati oltre 100 miliardi *
Alessandro Merli
Uno studio della Bce indica che le Tltro, le operazioni di finanziamento a lungo termine alle banche
dell'Eurozona, hanno mobilitato oltre 100 miliardi nuovi prestiti a imprese e famiglie. Il presidente Mario
Draghi ha ribadito che la Bce è pronta ad agire contro il rischio di deflazione o di inflazione troppo bassa.
Merli pagina 3 FRANCOFORTE. Dal nostro corrispondente La Banca centrale europea è decisa a
combattere il rischio di deflazione o di inflazione troppo bassa che può essere altrettanto dannosa di
un'inflazione troppo alta. Il presidente della Bce Mario Draghi, in un breve intervento all'annuale ricevimento
della banca alla Alte Oper di Francoforte, ha ribadito che la Bce è pronta ad agire se le prospettive
d'inflazione si riveleranno insufficienti. Il prossimo appuntamento è la riunione del consiglio del 3 dicembre:
riesamineremo la situazione allora, ha riaffermato Draghi. Molti osservatori ritengono che la Bce amplierà il
suo programma di acquisto di titoli,o ne allungherà i termini, e taglierà il tasso sui depositi delle banche
presso la Bce stessa, oppure che intraprenderà tutte queste azioni contemporaneamente. Draghi non è
sceso nei dettagli, ma ha ancora una volta difeso la politica dei tassi bassi, oggetto di critiche soprattutto in
Germania ma necessaria a causa della profonda crisi dell'Eurozonae un rialzo prematuro precipiterebbe
nuovamente l'economia in recessione. Draghi ha anche ripetuto come nell'intervista al Sole 24 Ore pubblicata
sabato- che se la Bce ha il compito di assicurare la stabilità dei prezzi, tocca ai governi fare le riforme per
spingere la crescita dell'economia. E a un mese esatto dal consiglio del3 dicembre, la Bce ha pubblicato uno
studio in cuii due principali strumenti utilizzati finora, i prestiti a lungo termine alle banche e l'acquisto di titoli,
vengono promossi a pieni voti. L'analisi, condotta dagli economisti della banca e avallata dal comitato
esecutivo presieduto da Draghi, evidenzia il miglioramento nelle condizioni e nei volumi del credito
all'economia reale per effetto delle misure "non convenzionali" adottate nell'ultimo annoe mezzo. Emerge tra
l'altro che le cosiddette Tltro, i finanziamenti a lungo termine alle banche mirati alla concessione di credito
all'economia reale, hanno generato finora 100 miliardi di nuovi prestiti al settore privato. Lo studio non
esamina però gli effetti sulla crescita e sull'inflazione: è su quest'ultima che si concentra il mandato della Bce
e, per il momento, le politiche attuate non sembrano aver avuto un impatto significativo. L'ultimo dato segnala
un'inflazione a zero, mentre l'obiettivo della Bce è di avvicinarsi al 2%.È probabile anzi che, alla riunione di
dicembre, lo staff della banca riveda al ribasso le sue previsioni per l'inflazione 2017, che a settembre erano
dell'1,7%: secondo la maggior parte degli osservatori questo dovrebbe indurre il consiglio all'azione, che
potrebbe comprendere, oltre a maggiorie più prolungati acquisti di titoli, anche un ulteriore taglio del tasso
d'interesse, già oggi negativo, sui depositi delle banche presso la Bce. Nonè ancora chiaro se le modifiche al
Qe e il taglio dei tassi verranno messi in atto contemporaneamente. I comitati tecnici della Bce sono al lavoro
su tutte le opzioni. Nelle prime 5 Tltro le banche hanno ottenuto finanziamentia tassi bassissimi per poco
meno di 400 miliardi di euro. Li hanno utilizzati sia sul fronte della raccolta, sostituendo prestiti a più breve
scadenza dalla Bce stessa (i cui termini sono passati in media da 180a 800 giorni)o fondi più costosi, come
l'interbancarioo le obbligazioni, sia sul lato degli impie- ghi destinando finora circa 100 miliardi di euro ai
prestitia impresee famiglie. Questa tendenza dovrebbe proseguire, secondo la Bce, ora che molte banche
hanno portato avanti il processo di deleveraging seguito alla crisi. Finora, l'aumento del credito è avvenuto
soprattutto nei Paesi che non erano stati investiti direttamente dalla crisi, come la Germania. In base ai
termini delle Tltro, le banche devono restituire i fondi alla Bce dopo due anni se non ne avranno fatto uso per
concedere prestiti all'economia reale. È probabile tuttavia, anche per effetto del lancio del Qe, l'acquisto di
titoli pubblici da parte della Bce, che le banche facciano minor ricorso alle prossime Tltro. Lo studio rileva
anche che le misure adottate hanno consentito di sbloccare la trasmissione della politica monetaria: nella
fase più acuta della crisi, il taglio dei tassi d'interesse ufficiali da parte della Bce non si trasmetteva
all'economia, soprattutto nei Paesi in difficoltà, come Italia e Spagna, in quanto il canale bancario era
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
bloccato. Ora, anche il costo del credito siè ridotto, di circa 150 punti base dal giugno 2014, quando sono
state introdotte le nuove misure, in linea con il taglio dei tassi ufficiali, anche nei Paesi sotto stress. Le banche
che hanno partecipato alle Tltro sono quelle che hanno ridotto di più i tassi praticati alla clientela, osserva il
rapporto,e soprattutto nei Paesi "vulnerabili". L'acquisto di titoli da parte della Bce, che ha compresso i
rendimenti sui titoli di Stato, si è a sua volta riflesso su condizioni migliori dei prestiti, secondo il sondaggio sui
prestiti bancari condotto trimestralmente dall'istituto di Francoforte. In Paesi come Italia e Spagna, per effetto
del Qe, si è inoltre ridotto l'incentivo per le banche ad acquistare titoli pubblici invece di estendere credito
all'economia reale. AP
miliardi
100 Credito all'economia reale I nuovi prestiti al settore privato generati dalle operazioni Tltro
L'impatto del Qe sui prestiti bancari 20 35 Imprese Imprese Famiglie per acquisto casa Famiglie per
acquisto casa 0 5 10 15 25 30 Credito al consumo e altri prestiti Credito al consumo e altri prestiti Termini e
condizioni Standard di concessione del credito Sondaggio aprile 2015. Percentuale netta* delle risposte Sei
mesi precedenti Sei mesi successivi
* È la differenza tra la percentuale di quanti ritengono che sia più facile concedere prestiti o concederli a
condizioni migliori e quanti ritengono invece il quadro peggiorato Fonte: Bce
Foto: Appuntamento il 3 dicembre. Il governatore della Bce, Mario Draghi
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L'INCHIESTA
Regioni, maxi-spesa da 153 miliardi
Gianni Trovati
Non è certo un caso che la tensione fra Renzi e le Regioni sia salita ai massimi proprio mentre si discute di
misure «salva-Sicilia» e di decreto «salva-Piemonte», che al di là del titolo è in verità un più generale
provvedimento «salva-Re- gioni». Dall'altra parte del tavolo il premier osserva giocatori in affanno, schiacciati
da una spesa che negli anni si è gonfiata fino a 153 miliardi e ha moltiplicato le tasse più dei servizi. Continua
pagina 6 Continua da pagina 1 Proprio il «salva-Regioni», già saltato due volte e ieri riesaminato nella riunione
tecnica di preparazione al consiglio dei ministri, è il segno più recente di un problema tutt'altro che nuovo. Il
decreto non offrirebbe nuovi soldi cash, ma permetterebbe di ripianare in 30 anni i disavanzi (9 miliardi di
euro secondo le stime circolate in queste settimane) che si sono aperti negli anni scorsi dalla gestione dei
fondi sblocca-debiti, anticipati dal Governo per consentire alle Regioni di pagare le fatture arretrate, ma
dirottati in molti casi ad aumentare gli spazi di spesa corrente. Questo escamotage, alimentato due anni fa
anche da una norma non troppo chiara e da istruzioni non proprio cristalline da parte dei tavoli governativi
sulla sua applicazione, è crollato a giugno con la sentenza della Corte costituzionale che ha giudicato
illegittimi i bilanci 2013 del Piemonte, facendo però risuonare l'allarme anche lontano da Torino. Spesa senza
limiti Alla base del problema c'è infatti il vizio consolidato dei conti regionali: una spesa corrente che negli
anni si è ingigantita fino a 153 miliardi di euro e ha trascinato con sé la pressione fi- scale, fatta non solo delle
tasse "regionali" anche nel nome (71,2 miliardi nel 2013), ma anche delle quote di tasse, Iva in primis, girate
dallo Stato, che sono raddoppiate in dieci anni portando le entrate tributarie regionali a sfiorare i 130 miliardi
all'anno. Sul fondo sanitario, che assorbe i tre quarti delle uscite regionali, la battaglia è ancora concentrata
sulla dinamica degli aumenti (si veda l'altro articolo in pagina), ma anche lontano da aziende sanitarie e
ospedali si incontrano voci che negli ultimi anni si sono dimostrate più riottose del previsto nei confronti dei
vari tentativi di spending review. Beni e servizi Gli acquisti, protagonisti immancabili di ogni manovra intitolata
alla «revisione della spesa», nelle ultime tabelle elaborate dall'Istat e relative al 2013 sono volati a 6,28
miliardi, contro i 4,58 dell'anno prima, e va sottolineato che l'Istituto di statistica guarda agli impegni, e non ai
pagamenti effettivi influenzati proprio dagli sbloccadebiti varati due anni fa per onorare le vecchie fatture. Nel
loro complesso, a fine 2013 gli impegni relativi alla spesa corrente si sono quindi fermati pochi spiccioli sotto i
153 miliardi di euro, con un aumento dell'1,75% rispetto all'anno prima. Per il 2014 mancano ancora i dati
organici sui consuntivi riorganizzati dall'Istat, ma i segnali che arrivano dalla cassae monitorati dal sistema
informatico dell'Economia (Siope) parlano di un altro aumento, di poco inferiore al miliardo. Senza le manovre
di finanza pubblica degli ultimi anni, com'è ovvio, la dinamica sarebbe stata assai più vivace, ma a frenarla
sono state scelte prese fuori dalle Regioni: prima di tutto l'accoppiata prodotta dal congelamento dei contratti
del pubblico impiego e dai limiti al turn over, che hanno imposto la marcia indietro alla spesa di personale. Da
Torino a Napoli Certo, come sempre quando si parla di finanza locale è bene ricordare che non tutti i casi
sono uguali. Chiamparino, presidente "congelato" della conferenza delle Regioni, si trova a gestire un
super-disavanzo da 5,8 miliardi creato dalle bocciature costituzionali dei bilanci 2013, chiusi
dall'amministrazione a guida leghista, e dall'emergere di debiti extra nati ancora prima, ai tempi della vecchia
giunta di centrosinistra. Nel Lazio la montagna dei debiti accumulati con i fornitori era tale che alla Regione
sono arrivati 8,7 dei 20,1 miliardi distribuiti in tutta Italia dal ministero dell'Economia, e anche lì la gestione
delle prime tranche ha sollevato più di un'obiezione da parte dei magistrati contabili. Nella classifica dei
prestiti da Via XX Settembre arriva la Campania, che nei propri bilanci mostra più di un indicatore
problematico: la spesa per l'acquisto di beni e servizi nel 2013 (i dati sono sempre quelli rielaborati dagli ultimi
report dell'Istat) è stata di 133,5 euro ad abitante, cioè il 62% in più della media delle Regioni ordinarie, e
anche nelle spese del personale Napoli primeggia fra le grandi Regioni. Il caso Sicilia Fuori gara, da questo
punto di vista, è la Sicilia, «speciale» più nello Statuto che nelle funzioni esercitate in modo davvero
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autonomo. Nell'Isola gli stipendi regionali viaggiano vicini ai 200 euro ad amministrato, un dato che non
conosce rivali se non nelle piccole Autonomie del Nord - Valle d'Aosta e Trentino Alto Adige - che però
svolgono in prima persona anche funzioni statali, con meccanismi generosi e finanziati dalle tasse che
rimangono sul territorio. E siccome anche nella finanza locale la forza dei numeri è difficile da aggirare, la
Sicilia dagli organici giganti e dai servizi zoppicanti vive una perenne crisi di liquidità che proprio in queste
settimane vive una delle ricadute più gravi: il primo compito del neonato Crocetta-quater sarà quello di
tornarea chiedere un salvagente allo Stato, dopo che le riunioni delle scorse settimane a Palazzo Chigi non
hanno chiuso la partita e hanno visto il sottosegretario Claudio De Vincenti limitarsi a dichiarare, con gusto
per l'eufemismo, che in Sicilia «la situazione è complessa». Il risultato dipende ovviamente anche da come si
svilupperà la finanziaria regionale, che nel «bozzone» preparato dall'assessore all'Economia Alessandro
Baccei (riconfermato) prevede tagli per 300 milioni. La manovra In questo quadro, come ha spiegato anche
ieri la Corte dei conti, non basta rivedere le previsioni di spesa, ma occorre anche trovare misure pratiche di
«efficientamento». Altrimenti il «sostanziale raddoppio» evocato dai magistrati rischia di allargare le «già
ampie eccezioni» al blocco delle aliquote. E a pagare, ancora una volta, saranno i contribuenti.
gianni.trovati@ilsole24ore.com
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