CONFIMI Rassegna Stampa del 30/04/2014

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CONFIMI
   Rassegna Stampa del 30/04/2014

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INDICE

CONFIMI
  30/04/2014 Gazzetta di Mantova - Nazionale                                               6
  Il Forum Giovani presenta il manifesto per la sua rinascita

  30/04/2014 Gazzetta di Mantova - Nazionale                                               7
  Altro mandato per Ferrari alla presidenza

  30/04/2014 La Voce di Mantova                                                            8
  "Innovazione, rete, energia, sostenibilità e territorio": le 5 parole chiave del Forum
  giovani

  30/04/2014 La Voce di Mantova                                                            9
  Apindustria sceglie la continuità

CONFIMI WEB
  29/04/2014 lanuovaprovincia.it 07:16                                                     11
  Il grido degli imprenditori in piazza: «Basta tasse, così chiudiamo tutti»

SCENARIO ECONOMIA
  30/04/2014 Corriere della Sera - Nazionale                                               14
  Expo, manca un Anno Proibiti altri Errori

  30/04/2014 Corriere della Sera - Nazionale                                               16
  L'aut aut alle banche sui debiti e il nodo dei contenziosi passati

  30/04/2014 Corriere della Sera - Nazionale                                               17
  Etihad scrive ad Alitalia: riapriamo i colloqui

  30/04/2014 Corriere della Sera - Nazionale                                               19
  Cariplo, la gestione della quota in Intesa passa a Quaestio Sgr

  30/04/2014 Corriere della Sera - Nazionale                                               20
  Telecom Italia, i manager rinunciano a 8 milioni per i colleghi in solidarietà

  30/04/2014 Corriere della Sera - Nazionale                                               21
  «Centonovantamila Posti di Lavoro il Cantiere di Expo per l'Italia»

  30/04/2014 Il Sole 24 Ore                                                                23
  Gli immobili bancomat del Fisco
30/04/2014 Il Sole 24 Ore                                                               24
  Ripresa inglese record: 3,1%

  30/04/2014 Il Sole 24 Ore                                                               25
  Ma il beneficio non arriva alle imprese

  30/04/2014 Il Sole 24 Ore                                                               27
  Quelle condizioni senza alternative

  30/04/2014 Il Sole 24 Ore                                                               28
  «Nel 2014 i ricavi saliranno del 5-10%»

  30/04/2014 La Repubblica - Nazionale                                                    30
  Alitalia, arriva la lettera di Etihad "Ecco le condizioni" Divise le banche

  30/04/2014 La Repubblica - Nazionale                                                    32
  La battaglia dell'energia Alstom sceglie General Electric Parigi cede all'offerta Usa

  30/04/2014 La Repubblica - Nazionale                                                    33
  Arriva la riforma del pubblico impiego

  30/04/2014 La Repubblica - Nazionale                                                    34
  Bonus Irpef il 60% dalle tasse le "una tantum" fanno la differenza

  30/04/2014 La Repubblica - Nazionale                                                    36
  Test in salita per le banche italiane

  30/04/2014 La Repubblica - Nazionale                                                    38
  Rcs, Cairo al 3,7%: "Entro nel cda ma solo se qualcuno me lo chiede"

  30/04/2014 La Repubblica - Nazionale                                                    39
  *Mps verso la normalità Viola: "Restituiremo gli aiuti nuovo capitale a giugno"

  30/04/2014 La Stampa - Nazionale                                                        40
  Le antenne Rai quotate in Borsa

  30/04/2014 La Stampa - Nazionale                                                        41
  "Carige venderà le assicurazioni entro la fine dell'anno"

SCENARIO PMI
  30/04/2014 Corriere della Sera - Milano                                                 44
  Assolombarda, fatturato in aumento per quattro imprese su dieci

  30/04/2014 Il Sole 24 Ore                                                               45
  Non bisogna vanificare gli spiragli di crescita

  30/04/2014 Il Sole 24 Ore                                                               46
  L'Italia dei bio-distretti cresce e fa sistema
30/04/2014 Avvenire - Nazionale                               47
La Ue madre della burocrazia? La norma cetriolo non c'è più
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4 articoli
30/04/2014                       Gazzetta di Mantova - Ed. nazionale                                          Pag. 11
                                            (diffusione:33451, tiratura:38726)

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 Il Forum Giovani presenta il manifesto per la sua rinascita serie di iniziative
 Il Forum Giovani presenta il manifesto per la sua rinascita

 Il Forum Giovani
  presenta il manifesto
  per la sua rinascita
  serie di iniziative
   Sotto lo slogan "la Mantova buona è quella che collabora!" rinasce il Forum Giovani Imprenditori della
 Camera di Commercio. «Il gruppo di lavoro era sorto nel 2003, ma l'energia si era lentamente esaurita. Oggi
 questa generazione ci riprova, con un grande entusiasmo e voglia di costruire il futuro» spiega il segretario
 generale della Camera di Commercio Marco Zanini. Il Forum consisterà in incontri mensili tra i giovani
 imprenditori per discutere problemi, trovare insieme soluzioni e pianificare un futuro migliore per le aziende e
 per Mantova. Le associazioni aderenti sono Apindustria, Movimento Giovani Coldiretti, Confcommercio,
 Confesercenti, Legacoop, Anga-Confagricoltura e Gruppo Giovani Industriali. I giovani imprenditori dei diversi
 settori si alterneranno ogni sei mesi nella veste di delegati del Forum; attualmente a ricoprire la carica sono
 Irene Pizzoni e la sua vice Ilaria Troni. Le due ragazze spiegano la rinascita di questo gruppo di lavoro: «Il 28
 novembre, in un'assemblea, abbiamo incontrato tutti i giovani imprenditori; in questa occasione è nata l'idea
 di ricostituire il Forum e sottoscrivere un manifesto». E proprio un manifesto il gruppo ha poi realizzato per
 fissare le idee da cui partire; le parole chiave sono: innovazione, rete, energia, sostenibilità e territorio. I
 giovani imprenditori hanno già in cantiere diversi eventi: il 7 maggio allo Spazio Studio Sant'Orsola alle 20.30
 andrà in scena "A 7 anni ho pilotato un jumbo" uno spettacolo che aiuterà gli spettatori a riconoscere i propri
 limiti e a superarli. Il Forum inoltre sta organizzando una giornata per presentarsi alla città, e tra il 19 e il 22
 giugno parteciperà a Ethics Expo, manifestazione sull'etica e l'imprenditoria. Marco Scansani

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30/04/2014                       Gazzetta di Mantova - Ed. nazionale                                        Pag. 11
                                           (diffusione:33451, tiratura:38726)

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 Altro mandato per Ferrari alla presidenza apindustria
 Altro mandato per Ferrari alla presidenza

 Altro mandato
  per Ferrari
  alla presidenza
 apindustria
  Mancava solo l'ufficialità, arrivata ieri sera alla prima riunione del nuovo direttivo di Apindustria: Francesco
 Ferrari è stato confermato alla guida dell'associazione di via Alpi, al Trincerone. Dunque una scelta di
 continuità per il presidente che aveva retto Apindustria nello scorso triennio, quello al termine del quale era
 stata avviata una trattativa con Confindustria per una possibile fusione, poi non maturata. Via Portazzolo e via
 Alpi proseguono ciascuno sulla propria strada. Il nuovo consiglio direttivo di Apindustria è stato rinnovato per i
 due terzi dei componenti.

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30/04/2014                                    La Voce di Mantova                                                 Pag. 10

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 L'INIZIATIVA
 "Innovazione, rete, energia, sostenibilità e territorio": le 5 parole chiave del
 Forum giovani

 Sfacciatamente dinamici: si apre così la conferenza stampa per il rilancio del Forum Giovani Imprenditori che
 riparte con tante idee, molto entusiasmo e progetti da realizzare nei prossimi tre anni. Marco Zanini,
 segretario generale della Camera di Commercio, ha salutato i presenti sottolineando l'importanza dei giovani
 e delle start up per il futuro del territorio e invitando i componenti del Forum a essere propositivi presentando
 proposte e progetti innovativi. A questo punto è stata la volta di I re n e Pizzoni e di Ilaria Troni, delegato e
 videlegato del Forum, dare voce all'entusiasmo di un gruppo di imprenditori che associa tutte le componenti
 giovanili di tutte le organizzazioni di Mantova. «E' fondamentale crederci e metterci la faccia - esordisce Irene
 Pizzoni, delegata del forum giovani imprenditori e consigliere di Apindustria Giovani presentando il Forum -
 siamo giovani e abbiamo tante idee da realizzare e vogliamo proseguire nell'at tività del Forum giovani
 imprenditori, un organismo nato nel 2003, unico in Italia e che vuole lavorare al di là di ogni logica di
 appartenenza puntando a mettere insieme i punti di forza di ciascuna delle sue componenti». Irene Pizzoni è
 insieme ad Ilaria Troni di Coldiretti il volto e il motore dei prossimi 6 mesi del Forum Giovani Imprenditori della
 Camera di Commercio e l'energia e la voglia di fare traspaiono dal tono della voce, dai sorrisi e dalla modalità
 innovativa della conferenza stampa fatta di stimoli, arte e suggestioni. «Siamo partiti da un manifesto
 realizzato dagli artisti Giorgio e Leonardo Montorio e Andrea Iori che evidenzi visivamente i cinque punti
 fondamentali, le cinque parole chiave che guideranno la nostra attività - sottolinea Ilaria Troni, vicedelegato
 del Forum - Innovazione, Rete, Energia, Sostenibilità e Territorio sono i temi che raccontano cosa vuol dire
 essere giovani imprenditori oggi». I giovani del Forum hanno così individuato quelli che dovranno essere i
 principi ispiratori di questi tre anni di attività durante i quali tutte le associazioni imprenditoriali si alterneranno
 alla guida dell'organismo proponendo attività e progetti e lavorando per creare insieme la Mantova del futuro,
 in un'Italia dove si parla sempre di giovani ma non si creano gli spazi per consentire loro di esprimersi e di
 fare esperienza. «L'altra grande tematica che pensiamo debba essere al centro della nostra attività è la
 formazione, una formazione innovativa e fuori dagli schemi per cui invitiamo tutti mercoledì 7 maggio al teatro
 dello Spazio Studio S.Orsola in via Bonomi per una performance dal titolo volutamente scherzoso "A 7 anni
 ho pilotato un Jumbo" - racconta Irene Pizzoni nel corso della conferenza stampa - il formatore Eros Tugnoli
 racconterà attraverso la metafora del primo volo come sia fondamentale trovare la motivazione per
 riconoscere i propri limiti e saperli superare raggiungendo gli obiettivi che ci si è prefissati. L'in contro è
 gratuito e aperto alla partecipazione di tutti gli interessati». Ilaria Troni ha poi fornito un'anticipazione sull'eve
 n t o previsto per fine maggio che presenterà due esempi di aziende di eccellenza, imprese di settori diversi
 ma collegati come quello della meccanica e dell'agricoltura e che parlino di come sia necessario ragionare in
 una logica di sistema intelligente e innovativo per rispondere alle esigenze del mercato sfruttando i punti di
 forza delle piccole imprese italiane.
 Foto: Il gruppo

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 Nel rinnovato consiglio anche tanti giovani e quote rosa IL NUOVO CORSO
 Apindustria sceglie la continuità
 Francesco Ferrari confermato alla presidenza per i prossimi 3 anni

 MANTOVA Francesco Ferrari, titolare della Ferrari Costruzioni Meccaniche di Guidizzolo, è stato confermato
 alla presidenza di Apindustria Mantova con il consenso unanime del Consiglio nella prima riunione di
 insediamento tenutasi ieri presso la sede dell'Associazione. E' stata una scelta nel segno della continuità che
 ha premiato i risultati di tre anni difficili sotto il profilo della congiuntura economica ma ricchi di soddisfazioni in
 termini di obiettivi raggiunti e progetti realizzati tra cui ricordiamo l'adesione a Confimi, la confederazione
 nazionale dell'impresa manifatturiera che aggrega 20.000 imprese con 330.000 addetti, per un fatturato
 aggregato di circa 70 miliardi di euro. «Sono orgoglioso che i miei colleghi abbiano deciso di confermarmi la
 loro fiducia - ha dichiarato subito dopo l'elezione Francesco Ferrari - e sono convinto che con il nuovo
 consiglio potremo lavorare con concretezza ed efficacia a favore dello sviluppo dell'Associazione piccole
 industrie e per il bene del territorio». Il nuovo Consiglio di Apindustria è stato rinnovato per i due terzi dei
 componenti con una forte spinta verso l'inserimento di giovani e di imprenditrici. «Per tornare a crescere era
 importante inserire energie nuove nel gruppo dirigente dell'Associazione perché siamo convinti che è dal
 confronto tra le generazioni che possono nascere le idee migliori - ha sottolineato il presidente Ferrari - i
 giovani e le piccole e medie industrie sono la speranza di questo Paese e l'unica opportunità per imparare a
 convivere con una crisi che sembra ancora lontana dall'aver trovato una soluzione positiva». CHI E'
 FRANCESCO FERRARI 53 anni, coniugato con tre figlie, è stato presidente di Apindustria Mantova nel
 precedente mandato e ricopre attualmente anche la carica di Presidente di Promoimpresa, azienda speciale
 della Camera di Commercio di Mantova. L'azienda è stata fondata dal padre Luigi nel 1961 e attualmente
 occupa una quarantina di dipendenti. La Ferrari Costruzioni Meccaniche di Guidizzolo produce
 industrialmente macchinari agricoli specializzati per l'orticoltura, in particolare trapiantatrici di piantine
 germinate in pane di torba di qualsiasi tipo e specie, a terreno nudo, come su film plastico, esportandoli in
 quasi 50 paesi Cee ed Extra Cee, dagli Usa, alla Russia, ad Israele, al Sud America, all'Australia e alla Cina.

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29/04/2014                                    lanuovaprovincia.it                                               Sito Web
07:16

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 Il grido degli imprenditori in piazza: «Basta tasse, così chiudiamo tutti»

 Tasse troppo elevate, burocrazia eccessiva, ma anche lotta a quella parte della politica corrotta e disonesta.
 Sono solo alcune delle ragioni che hanno spinto il mondo della piccola e media impresa astigiana a scendere
 in piazza ieri (lunedì) per aderire alla mobilitazione generale promossa da cinque associazioni di categoria:
 Confartigianato, CNA, Api Asti, Confesercenti e Confcommercio.
 I manifestanti sono partiti alle 9.30 dal piazzale di fronte al ristorante "La Grotta" di corso Torino, da dove
 hanno dato vita ad un corteo composto da alcuni mezzi, tra cui furgoni e camion dotati di gru, che ha
 percorso varie vie della città per arrivare in piazza Alfieri. Qui era pronto un palco che ha ospitato gli interventi
 dei presidenti delle cinque: Biagio Riccio (Confartigianato), Guido Migliarino (CNA), Mauro Ardissone
 (Confesercenti), Andrea Cirio (Api Asti); assente Aldo Pia (Confcommercio), sostituito dal vice presidente
 Dino Penna.
 Ad ascoltarli commercianti, artigiani, piccoli imprenditori, a volte affiancati da alcuni dipendenti. La sensazione
 era che fossero combattuti tra il desiderio di ribellarsi con forza alla difficile situazione economica - e
 soprattutto agli ostacoli posti dallo Stato all'attività d'impresa - e il disincanto maturato da anni di immobilismo
 che hanno caratterizzato il Paese. «Quando gli imprenditori scendono in piazza - ha affermato Mauro
 Ardissone (Confesercenti), il primo presidente ad intervenire sul palco - la crisi è vera. Infatti siamo allo
 stremo, siamo arrivati al punto che non possiamo più permetterci di stare zitti. Per questo, oggi, vogliamo dire
 che non c'è alcuna attenzione verso le nostre categorie. Basti pensare che molte imprese in Italia vantano
 crediti anche importanti verso la Pubblica amministrazione. E questo nonostante più del 65% degli occupati in
 Italia appartengano alle piccole e medie imprese e che oltre il 60% del Pil (Prodotto interno lordo) sia prodotto
 da piccole realtà come le nostre».
 Gli ha fatto eco Dino Penna (Confcommercio). «Sono un commerciante - ha esordito - e sono qui per
 chiedere attenzione e soprattutto rispetto per la categoria. Lo chiedo perché i negozi e le botteghe storiche
 continuano a chiudere, perché la grande distribuzione continua ad occupare gli spazi che le Amministrazioni
 concedono, contrariamente a quanto dichiarano. E perché la tassazione ha raggiunto livelli improponibili, ben
 lontana dalle medie europee. A questo punto, su cosa dobbiamo o vogliamo puntare? Provo a dirlo con due
 parole: turismo e tassazione locale. Turismo perché rappresenta una opportunità, basti pensare all'Expo
 2015. Tassazione locale perché il Governo ha ridotto i trasferimenti agli Enti locali».
 Ad approfondire la questione "tasse eccessive e costo dell'energia" è stato poi Andrea Cirio, presidente di Api
 Asti. «E' la prima volta - ha affermato - che la nostra associazione scende in piazza a manifestare il grido di
 dolore di centinaia di imprenditori che, ormai vessati da anni, si trovano in una situazione drammatica a causa
 di una classe politica cieca e completamente scollegata dal mondo reale e dalle condizioni in cui si trovano la
 maggior parte delle famiglie italiane».
 «Siamo qui oggi - ha continuato - perché la pressione fiscale è arrivata in termini reali al 54%. Ma se si
 considerano le numerose norme di indeducibilità, la tassazione effettiva da troppi anni ormai supera
 mediamente il 65 - 70%. E questo, lasciatemi dire, è una follia!».
 Dopodiché ha indicato quali interventi l'Api - e Confimi Impresa nazionale, cui è associata - ha posto quali
 esigenze imprecindibili: l'immediata riduzione del cuneo fiscale («su cui qualcosa si sta muovendo, ma
 rimarremo ben vigili a controllare»), della tassazione impropria sulle imprese (Imu, Irap, Tax service) e
 l'abbattimento delle tasse sull'energia. «Infatti - ha ricordato - oltre il 60% dei costi totali per l'energia elettrica
 sostenuti dalle Pmi è di origine fiscale e parafiscale». Dopodiché Cirio ha lanciato un appello alle Istituzioni
 locali, in particolare al Comune. «Vista la profonda desertificazione industriale che stiamo vivendo - ha
 concluso - occorre, con ogni mezzo, evitare che nuove imprese intenzionate a localizzarsi sul territorio
 decidano poi di abbandonarlo per vari motivi. Bisogna ad ogni costo creare le condizioni migliori per le nuove

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29/04/2014                                   lanuovaprovincia.it                                            Sito Web
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 attività produttive, non solo millantarlo verbalmente, come è già capitato in parecchi casi».
 E' intervenuto contro l'eccessiva burocrazia, invece, Guido Migliarino, presidente CNA. «Noi, che siamo il
 vero motore dell'Italia - ha affermato - siamo costretti ad essere soffocati da documenti, moduli, adempimenti,
 che ci fanno perdere giornate di lavoro, anche perché non esiste ancora un database informatico comune tra
 i vari Enti con cui dobbiamo interloquire per le nostre attività». A concludere gli interventi Biagio Riccio
 (Confartigianato), che si è scagliato contro la politica, a livello nazionale e locale, citando alcune questioni
 "calde" a livello locale e regionale, quali «i costi del campo nomadi astigiano, i vitalizi votati dal Consiglio
 regionale, lo scandalo dei consiglieri regionali indagati, l'assenza di una guida politica per l'Amministrazione
 provinciale». Per poi invitare i colleghi a «tenere duro, a non mollare, a denunciare ai Carabinieri le storture di
 ogni tipo che vedono. Solo così, con la collaborazione di tutti, usciremo dalla crisi».
 Tra i manifestanti in piazza tanta rabbia e preoccupazione per il destino della propria azienda. «E' sempre
 peggio - chiosa Susanna Baldissera, parrucchiera di Castell'Alfero - in quanto siamo molto in difficoltà a
 tenere aperte le nostre attività. Il lavoro è certamente in calo, ma ciò che ci ha dato il "colpo di grazia" è stato
 l'aumento delle tasse e dei costi di gestione avvenuto negli ultimi anni».
 Pessimista sul futuro anche Anna Maria Carrer, imprenditrice del settore tessile. «Oltre a tutti i problemi che
 assillano le aziende italiane, che riescono anche a farle partire svantaggiate nell'export rispetto a quelle di
 altri Paesi - ha sottolineato - non dimentichiamo, a livello locale, la questione sicurezza. Basti pensare che tre
 settimane fa ho subito un furto nella sede dell'azienda in pausa pranzo, tra le 13 e le 14, dato che i ladri
 hanno buttato giù la porta di ingresso e scardinato il sistema di allarme. Tanto che, oltre ad aver subito un
 ingente danno economico, da quel giorno non posso più permettermi di lasciare un dipendente a lavorare in
 sede da solo».
 Presenti alla manifestazione anche alcuni politici, tra cui l'onorevole Massimo Fiorio (Pd), che afferma:
 «Condivido molte delle perplessità e delle critiche avanzate al Governo. Certamente dovrebbe fare di più, ma
 non si può dire che finora non si sia mosso. Anche su alcune questioni sollevate stamattina, come per
 esempio il Sistri, sta cercando di trovare un rimedio».
 Elisa Ferrando

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SCENARIO ECONOMIA

20 articoli
30/04/2014                          Corriere della Sera - Ed. nazionale                                          Pag. 1
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 Primo maggio 2015
 Expo, manca un Anno Proibiti altri Errori
 GIANGIACOMO SCHIAVI

 Con il fiato sul collo e le incognite di sempre è cominciato l'ultimo girodi Expo. Per una volta cerchiamo di non
 recriminare: dobbiamo farcela. Dobbiamo credere in noi stessi e nella capacità di portare fino in fondo il
 progetto che fra un anno presenteremo al mondo. Sembra un'impresa impossibile e un po' lo è: cominciata
 male, proseguita peggio, raddrizzata incorsa. Ma via via è diventata un cantiere collettivo che mette Milano
 alla prova e coinvolge l'Italia, un'operazione alla quale si legano parole impegnative come crescita e ripresa,
 un'occasione di sviluppoche mette in vetrina il meglio del Paese declinando una questione delicata e
 importante: il cibo, la fame nel mondo, la lotta contro le disuguaglianze e l'equa distribuzione delle risorse.
 Se solo riuscissimo a credere nelle nostre capacità e a liberarci delle tante zavorre che sistematicamente ci
 inducono al lamento e al pessimismo potremmo fare un salto nell'economia globale. Sei mesi di evento si
 portano dietro migliaia di posti di lavoro, milioni di visitatori e una decina di miliardi di indotto per il commercio
 e il turismo. Con il paesaggio, l'arte, la creatività, l'ingegno si può dare una spinta al made in Italy e si può
 ricostruire una fiducia: dentro l'Expo c'è la memoria e l'identità di un Paese che nei momenti difficili riesce a
 dare il meglio e c'è una storia che si esprime attraverso la cultura del cibo, la saggezza contadina, la
 sapienza della ricerca e del prodotto.
 Da adesso è proibito sbagliare: deve crescere la consapevolezza che ogni errore nell'ultimo tratto vale il
 doppio e si paga caro in termini di immagine e di affidabilità. Il cantiere deve correre, forzando i tempi,
 ricorrendo agli straordinari, spingendo i Paesi ospiti ad accelerare la realizzazione dei padiglioni. Milano deve
 scuotersi un po', trasformare l'understatement fin qui esibito in una strategia d'accoglienza con sei mesi di
 spettacoli ed eventi indimenticabili e dare un miglior decoro della città. Un modo per non pensare troppo al
 problema dei problemi che terrà fino al maggio 2015 tutti in ansia e con il fiato sospeso: il traffico, l'accesso al
 sito di Rho Pero, le connessioni stradali e ferroviarie. Sui collegamenti il bilancio non è trionfale. Non siamo
 riusciti a iniziare la linea 4 della metropolitana e a completare la linea 5. Non abbiamo la certezza di
 incrementare i servizi suburbani che dipendono dalle ferrovie dello Stato: i treni del Passante, per esempio,
 non si sa se verranno potenziati. Gli aeroporti sono un rebus: Malpensa oscilla tra rilancio e
 ridimensionamento (con la propensione a quest'ultimo se l'accordo Alitalia-Etihad andrà in porto). Solo la
 linea rossa della metropolitana riuscirà a garantire convogli ogni cento secondi, sfiorando il limite tecnologico.
 Sono mancati i fondi, è vero. Ma anche dov'erano stanziati, come nel caso della Pedemontana o della
 superstrada Monza -Rho si viaggia in ritardo, per un mancato via libera del ministro dell'Ambiente o per
 certificazioni bloccate. La burocrazia è un ostacolo a volte insuperabile e certe strettoie potrebbero essere
 evitate con l'intervento del governo. Il presidente Maroni le ha già elencate queste criticità: ma non ha avuto
 risposte.
 Questo riepilogo non è un atto d'accusa: è un richiamo alla realtà. A chiedere a tutti uno sforzo. A non
 mollare. A certificare la trasparenza degli appalti. A garantire quella legalità che chiede la Procura e
 auspicano i cittadini. Da oggi in avanti, bisogna fare al meglio quel che resta da fare, lavorando insieme per lo
 stesso obiettivo: il successo di Expo e dell'Italia.
 Ce la possiamo fare. Lo dice con orgoglio e un brivido di paura (ci deve essere un po' la paura di non farcela
 per vincere le grandi sfide) il commissario unico Giuseppe Sala, uno che non dorme di notte pensando ai
 tempi del cantiere: su Expo anche all'estero ci sono grandi aspettative. Non sarà l'automatismo per vincere la
 crisi. ma può essere il mezzo per cambiare una visione e un verso, come direbbe il premier Renzi.
 Domandiamoci di che cosa parleremmo oggi se tre anni fa avessimo dato forfeit , come qualcuno al governo
 si augurava, in favore di Smirne. Ci resterebbe solo la spending review . Per fortuna siamo qui a contare i
 giorni e a far crescere una speranza a Milano e nei tanti comuni che compongono l'Italia del cibo e del gusto

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 e vogliono tornare a essere un motore competitivo in un Paese che crede nel futuro. In un'Italia che ce la fa.
  gschiavi@rcs.it
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 Il negoziato La richiesta di cancellare una parte dei 400 milioni di esposizione e convertire il resto
 L'aut aut alle banche sui debiti e il nodo dei contenziosi passati
 Il fondo I contenziosi aperti con Toto e Windjet: la richiesta di un fondo di garanzia coperto dai vecchi soci
 Giuliana Ferraino

 MILANO - Etihad riapre la trattativa con Alitalia, che aveva bruscamente interrotto dieci giorni fa perché non
 ravvisava le condizioni per entrare con almeno il 40% nel capitale del vettore italiano, investendo una cifra
 salita fino a 560 milioni di euro. Ma le richieste non sono cambiate. La compagnia di Abu Dhabi pretende la
 ristrutturazione dell'indebitamento a breve con le banche, la manleva sui contenziosi pregressi, e il taglio del
 personale. E l'impressione è che stavolta sia davvero un prendere o lasciare. Ma forse è proprio per questo
 che si coglie un rinnovato ottimismo alla Magliana, dove la lettera è stata accolta come «un importante passo
 avanti». E si percepisce una grande fretta a voler chiudere l'accordo il più presto possibile.
  Per affrontare la questione dell'indebitamento, ieri pomeriggio l'amministratore delegato di Alitalia, Gabriele
 Del Torchio, avrebbe avuto una conference call con le banche. Etihad chiede che i 400 milioni di debiti a
 breve siano in parte cancellati (write off) e in parte convertiti in azioni. Ma le modalità (e i valori) sono ancora
 tutti da stabilire. Gli istituti di credito si preparano a negoziare, sapendo però che i margini oramai sono molto
 stretti. Una prospettiva che oggi sorprende e irrita Air France-Klm, perché era una delle richieste fatte dalla
 compagnia anglofrancese per partecipare all'aumento di capitale da 300 milioni alla fine dello scorso anno. Di
 fronte al no degli istituti di credito, il ceo Alexandre de Juniac si tirò indietro e ora teme l'arrivo del potente
 concorrente arabo nei cieli europei.
  Sul nodo esuberi, la trattativa con i sindacati è in corso. Si parla di circa 2.000 uscite, quindi meno del taglio
 di tre mila persone paventato finora, più la cassa integrazione a rotazione per tutto il personale viaggiante.
 Ma sul tavolo c'è anche la richiesta di un taglio degli stipendi oltre i 40 mila euro e il blocco delle indennità. Il
 prossimo incontro con le parti sociali è previsto il 2 maggio.
 Il terzo nodo imprescindibile posto dagli arabi è la soluzione dei contenziosi pregressi con Air One e Windjet.
 In assenza di chiarezza, la compagnia di Abu Dhabi ha chiesto di essere sgravata di ogni responsabilità
 derivante da impegni e cause legali legate al passato.
  La liberalizzazione di Linate, tema che ha fatto venire il mal di pancia al governatore Roberto Maroni e
 «preoccupa» Pietro Modiano, presidente della Sea, la società che gestisce gli aeroporti milanesi, verrebbe
 dopo, anche se resta centrale nel piano industriale di Etihad, che prevede un forte rilancio delle rotte europee
 in partenza dallo scalo cittadino, grazie ai superamenti dei vincoli del decreto Bersani, emanato per
 proteggere Malpensa, e un rafforzamento dello scalo di Fiumicino sulle tratte intercontinentali, soprattutto
 verso il Sud America e l'Asia, con l'introduzione di collegamenti diretti verso la Cina. A Malpensa si
 punterebbe soprattutto sul cargo, settore in cui Etihad, come tutti gli vettori degli emirati, ha grandi interessi,
 ma senza escludere l'avvio di nuove rotte a lungo raggio.
 Il decreto di liberalizzazione di Linate, che il governo starebbe già preparando, invocando l'Expo per slegarlo
 dalla trattativa tra alitalia ed Etihad, però non implica un depotenziamento di Malpensa, si affrettano a dire
 fonti vicine alla trattativa. Oggi il mercato del Nord Italia è in mano a Lufthansa, che porta i passeggeri
 lombardi verso gli hub di Francoforte e Zurigo: è al vettore tedesco che si vogliono rubare passeggeri, non
 all'aeroporto.
 Idem sull'Alta velocità, che «va portata negli aeroporti italiani non perché ce lo chiede Etihad, ma perché
 siamo un grande Paese. È un dovere morale e politico collegare le grandi infrastrutture, altrimenti siamo
 condannati a fare i protagonisti regionali», ha spiegato ieri il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi.
  @16febbraio
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 Il nuovo socio La cessione
 Etihad scrive ad Alitalia: riapriamo i colloqui
 Sul tavolo 2.600 esuberi. L'irritazione di Air France-Klm. Lupi: alleanza positiva
 Antonella Baccaro

 ROMA - Il gelo si è sciolto: Etihad torna in pista per acquisire una quota fino al 49% di Alitalia. La trattativa
 può ricominciare. Ieri mattina a Fiumicino è arrivata la lettera degli emiratini che ha rotto un silenzio durato
 giorni. Come si ricorderà, la prima lettera di Etihad era stata quasi un benservito dovuto alla reticenza
 riscontrata in Alitalia ad aderire alle condizioni poste. A quella chiusura, Alitalia aveva fatto seguire una
 propria missiva in cui dichiarava la disponibilità a trattare su tutto: dagli esuberi ai debiti, dalle rotte alle
 manleve. Dopodiché il silenzio.
 In parte già ieri si era capito che la latitanza di Etihad era dovuta anche alla necessità di chiudere un altro
 dossier caldo: quello della compagnia Air Berlin, acquisita al 29% nel 2012, che ha registrato perdite per più
 di 300 milioni e nella quale Etihad ha appena annunciato un'iniezione da 450 milioni. Completato questo
 passaggio, gli arabi, sottoposti a un forte pressing del governo italiano, sono riapparsi con la nuova lettera e
 delle condizioni definite da fonti del Tesoro «sfidanti» ma immutate rispetto alle precedenti. C'è la richiesta di
 circa 2.600 esuberi tra cassintegrati (che non rientreranno), contratti di solidarietà (che diventeranno uscite,
 soprattutto nel settore terra) e nuova solidarietà e assunzioni ad Abu Dhabi per quanto riguarda il personale
 di volo. C'è la richiesta di ulteriori risparmi che ieri l'amministratore delegato Gabriele Del Torchio ha detto di
 aver già messo in programma per 100 milioni. E poi ci sono i nodi delle banche e degli aeroporti e quello
 assai complicato dei contenziosi aperti che pendono su Alitalia.
 La preoccupazione del governo italiano «è che ci sia effettivamente un piano di rilancio di Alitalia -spiega il
 ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi - perché non possiamo permetterci di avere una compagnia regionale,
 visto che siamo un grande Paese industriale». Quanto alle richieste di Etihad, Lupi, intervistato da Sky , ha
 aggiunto che, «a fronte di un piano industriale di rilancio, vedremo se ci sono delle ristrutturazioni che
 dovranno essere fatte. Non mi piacciono le ultime spiagge - ha aggiunto - ognuno deve fare la sua parte».
 Sul punto Etihad non sembra pronta a concedere troppo. Solo se tutte le condizioni verranno soddisfatte in
 maniera chiara e inequivocabile, farà la sua proposta di acquisto. Poi si passerà al contratto, che però sarà
 sottoposto ad alcune condizioni che dovranno realizzarsi, su tutto il via libera dell'Antitrust Ue.
 Il percorso assomiglia molto a quello che aveva tracciato Air France-Klm nella trattativa del 2008, interrottasi
 a contratto già pronto. Se Alitalia si trova nelle attuali condizioni «non è colpa del presidente del Consiglio»
 dell'epoca, ha detto ieri Silvio Berlusconi, invitando a riflettere sul fatto che Alitalia «trasporta 21 milioni di
 passeggeri e impiega 14 mila collaboratori, mentre Ryanair ne trasporta 61 milioni e lo fa con solo seimila
 collaboratori». A Berlusconi ha risposto a muso duro Lupi: «Non so se si è dimenticato di essere un
 imprenditore quando oggi ha proposto di licenziare novemila persone in Alitalia, il che mi sembra ovviamente
 impensabile...».
 Intanto da Parigi Air France-Klm, socio al 7% di Alitalia, lascia trapelare una certa «irritazione» circa
 l'eventualità che Alitalia possa accettare condizioni peggiorative rispetto alle proprie. «E' molto sorprendente
 che ora si parli della disponibilità dei creditori di Alitalia a ristrutturare il debito quando alcuni mesi fa la stessa
 operazione è stata negata», spiega all'Adnkronos una fonte.
 Malumore, quindi, a Parigi. E, per la prima volta, anche una certa agitazione. «L'ingresso della compagnia di
 Abu Dhabi nel capitale sociale di Alitalia, se confermato, sarebbe molto preoccupante», spiega un'altra fonte.
 «Sarebbe una scelta sbagliata a livello europeo perché rappresenterebbe un precedente e offrirebbe a Etihad
 una testa di ponte al mercato europeo». Parole che lasciano capire come Air France-Klm sia solo uno
 spettatore dei movimenti di Etihad. I franco-olandesi hanno appena sottoscritto nuovi accordi commerciali con
 gli arabi: ma niente di più. Non sarà troppo tardi per averci ripensato su Alitalia?

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 Foto: A sinistra, l'amministratore delegato di Alitalia, Gabriele Del Torchio, che ha ricevuto la lettera inviata
 dalla compagnia aerea di Abu Dhabi Etihad, guidata da James Hogan (a destra). La lettera con le risposte
 alle osservazioni del management di Alitalia era attesa da settimane

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30/04/2014                          Corriere della Sera - Ed. nazionale                                          Pag. 25
                                            (diffusione:619980, tiratura:779916)

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 Fondazione
 Cariplo, la gestione della quota in Intesa passa a Quaestio Sgr
 Fiducia Guzzetti: «Assoluta fiducia nel management di Intesa Sanpaolo»
 Rita Querzé

 MILANO - Fondazione Cariplo ha approvato ieri all'unanimità il bilancio 2013: l'attività filantropica si attesta a
 144,4 milioni di euro. Risultato in linea con gli impegni già presi per gli anni futuri: il budget per l'attività
 filantropica da qui al 2016 prevede erogazioni stabili a circa 145 milioni di euro l'anno.
 Il totale degli attivi della fondazione, a prezzi di mercato, ammonta a 7,198 miliardi di euro che hanno
 garantito un rendimento complessivo del 10,09%, al netto delle imposte e a valori di mercato. Queste risorse
 sono così suddivise: 5,2 miliardi di euro di investimenti liquidi diversificati; circa 500 milioni impiegati in attività
 che hanno a che fare con la missione della fondazione (dall'housing sociale alla microfinanza); 1,376 miliardi
 di euro nella partecipazione in Intesa Sanpaolo. Una novità importante riguarda proprio questa ultima
 partecipazione «storica» nella banca. La Fondazione, infatti, ha deciso di affidare in gestione le azioni in
 Intesa Sanpaolo a Quaestio Capital Management sgr. Obiettivo: completare il processo di diversificazione. A
 Quaestio Capital Management erano già state affidate le partecipazioni minori della Fondazione in Generali,
 Mediaset, A2A, Fiera Milano e Acsm-Agam.
 Questa modalità di gestione realizza una separazione fra i diritti amministrativi (dividendo, diritto di voto) in
 capo alla fondazione e i rischi finanziari. In altre parole, fondazione Cariplo continua a svolgere il suo ruolo di
 investitore di lungo periodo di Intesa Sanpaolo (di cui detiene il 4,948%) ma realizza al contempo una piena
 diversificazione del patrimonio. «Dal punto di vista finanziario questa operazione ci permette di ottimizzare il
 rendimento del patrimonio nel tempo e di finanziare al meglio le attività filantropiche», ha spiegato ieri il
 presidente della fondazione, Giuseppe Guzzetti. Che ha anche rinnovato totale supporto al management di
 Intesa: «Dal punto di vista istituzionale, non cambiano le relazioni con la banca. Nutriamo assoluta fiducia
 nella sua gestione».
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                                            (diffusione:619980, tiratura:779916)

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 Welfare aziendale
 Telecom Italia, i manager rinunciano a 8 milioni per i colleghi in solidarietà
 Legge di Stabilità L'obiettivo di sterilizzare la riduzione salariale per i contratti di solidarietà scesa dall'80 al
 70%
 Fabio Savelli

 Calcolatrice alla mano (e la busta paga nell'altra) si tratterebbe di circa 200 euro all'anno per ognuno dei
 34mila lavoratori in «solidarietà» di Telecom Italia. Non tantissimo, ma pur sempre una boccata d'ossigeno
 per chi ha dovuto accettare di buona lena la riduzione del proprio orario di lavoro (pena il rischio di esuberi e
 licenziamenti) e di certo non naviga nell'oro. All'altro lato del fronte (prendendo in prestito il vetero-vocabolario
 da lotta di classe) ci sono gli 800 dirigenti del maggiore gruppo di telecomunicazione del Paese che hanno
 deciso di dare un segnale in tempi di spending review imperante (e tetto reddituale ai manager di società
 pubbliche non quotate) rinunciando a cinque (dei 35) giorni di ferie messi nero su bianco sul contratto ai quali
 aggiungono altri sei lavorativi (dipende dalle qualifiche) di riduzione oraria (per il periodo dal 23 aprile 2014 al
 30 aprile 2015) e la disponibilità di non vedersi riconosciuto in busta paga la prima diaria di trasferta che
 invece sarebbe prevista solo in caso di pernottamento.
 A conti fatti gli executive di Telecom Italia permettono all'azienda guidata da Marco Patuano di risparmiare
 quattro milioni di euro ai quali la società aggiunge un analogo importo frutto di recuperi di produttività per
 finanziare questo piano redistributivo nei confronti di dipendenti in regime di solidarietà come stipulato negli
 ultimi accordi tra azienda e rappresentanze sindacali.
  In filigrana s'intravede soprattutto la volontà dell'azienda di «sterilizzare» l'effetto scaturito dall'ultima legge di
 Stabilità che ha ridotto l'integrazione salariale del 10% (dall'80 al 70%) per i lavoratori in solidarietà e a ben
 vedere si tratta di una sorta di restituzione una tantum in busta paga esentasse e de-contribuita (o, in
 alternativa, come importo destinato alla copertura previdenziale per i lavoratori agli iscritti a fondi pensioni
 chiusi) per tornare agli assegni mensili pre-legge di Stabilità.
 Unanime la soddisfazione delle sigle sindacali del comparto telecomunicazioni con le quali non sono mancate
 in questi anni confronti durissimi per il progressivo piano di riduzione di perimetro (di personale) avviato
 dall'ex monopolista. In una nota congiunta i confederali hanno sottolineato «la necessità di implementare i
 processi di internalizzazione per garantire la migliore qualità ai clienti, unica vera arma in grado di far vincere
 la sfida competitiva, e individuare soluzioni che consentano nuovi ingressi in azienda, necessari a garantire il
 ricambio generazionale per mantenere competitiva l'azienda sul mercato». Aggiunge Michele Azzola,
 segretario nazionale Slc Cgil, che «dopo i ripetuti sacrifici chiesti ai lavoratori si tratta del primo segnale di
 inversione di rotta, propedeutico, speriamo, al rilancio dell'azienda post-privatizzazione». Per una lettura più
 sofisticata si potrebbe affermare che il caso Telecom Italia è un altro ottimo esempio di concertazione riuscita
 (l'accordo è stato raggiunto tra tutte le rappresentanti sindacali e fa seguito a quello 27 marzo 2013 che
 aveva dato l'inizio al regime di solidarietà, beninteso non applicabile per legge ai dirigenti). Di più: è anche
 una piccola rivincita della contrattazione aziendale. Sorpresa?
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 Foto: Ceo Marco Patuano, 49 anni, è amministratore delegato di Telecom Italia dal 2011

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 30/04/2014                                                                           20
30/04/2014                         Corriere della Sera - Ed. nazionale                                          Pag. 21
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 Approfondimenti A un anno dall'evento
 «Centonovantamila Posti di Lavoro il Cantiere di Expo per l'Italia»
 Il commissario Sala: dieci miliardi di indotto, la metà nel turismo Oggi grande festa di piazza: questi numeri
 sono la prova che Expo c'è, è una cosa vera e sta già funzionando
 Elisabetta Soglio

 MILANO - L'Expo di tutta l'Italia e di tutti gli italiani. Un cantiere collettivo che sta coinvolgendo i Comuni e le
 Regioni, che ha affascinato i Paesi di tutto il mondo, che sta portando e porterà lavoro: una decina di miliardi
 di valore aggiunto, di cui circa il cinquanta per cento nel settore turistico nel periodo 2012-2020, 191 mila
 lavoratori coinvolti. Nel giorno del count down e della grande festa in piazza Gae Aulenti, a un anno esatto
 dall'apertura dei cancelli, il commissario unico Giuseppe Sala controlla le tabelle più aggiornate: «Questi
 numeri sono la prova che Expo c'è, è una cosa vera e sta già funzionando. Ad oggi sono state assegnate
 gare per forniture di beni, servizi e lavori per oltre 800 milioni di euro, che hanno coinvolto circa 1.100
 aziende. Non dico che sia la soluzione della crisi del Paese, ma sicuramente una grossa mano Expo la sta
 dando».
 Ma quanto costa, l'esposizione?
 «In realtà, Expo non costa. Gli enti pubblici, a partire dal governo, investono 1 miliardo e 300 milioni: ma
 l'indotto che si riceve in cambio di quanto è? E poi i Paesi partecipanti portano un miliardo per i loro padiglioni
 e danno lavoro. Altri 350 milioni arrivano dalle aziende nostre partner. Senza contare le opportunità di
 relazioni economiche, a partire da quelle del turismo».
 Ma non si va un po' a rilento nella definizione di una proposta turistica complessiva?
 «Abbiamo programmato 20 milioni di visitatori e siamo convinti di mantenere l'impegno: abbiamo già
 contattato oltre mille tour operator, faremo promozione in 35 fiere mondiali del settore, sono previste altre otto
 presentazioni internazionali. Poi tocca al territorio organizzarsi: io ti porto i turisti, tu devi fare proposte che li
 trattengano più giorni e devi approfittare di questa occasione per far conoscere le eccellenze del nostro
 Paese, anche al di là degli itinerari canonici».
 I lavori in cantiere? Sempre di corsa?
 «Beh, che non abbiamo tempo da perdere lo abbiamo detto e lo ripetiamo. A gennaio e febbraio abbiamo
 avuto ancora molti giorni di pioggia che abbiamo recuperato con interventi ad hoc e intensificando i ritmi di
 lavoro. Ma stiamo rispettando il cronoprogramma: abbiamo fatto fare anche proiezioni esterne che ci
 rassicurano».
 Un anno fa a che punto pensava di essere oggi?
 «Forse pensavo che i padiglioni dei vari Paesi sarebbero stati in una fase più avanzata. Ma anche loro hanno
 regole e iter da seguire e poi abbiamo fatto i raffronti con le esposizioni precedenti: i lavori dei padiglioni "self
 built", che di fatto sono dei prefabbricati, iniziano nove mesi prima dell'inaugurazione. E comunque abbiamo
 cominciato come società scavi e fondazioni per molti Stati e questo sicuramente farà risparmiare loro
 settimane».
 All'estero, come è visto il nostro Paese?
 «La mia sensazione è che il nostro Paese sia guardato da un lato con qualche diffidenza, ma dall'altro con
 grandi aspettative. Expo è una grande occasione istituzionale: in sei mesi ospiteremo più di cento capi di
 Stato e piu di 500 ministri e non è mai successo prima nella nostra storia. Il primo ad esserne consapevole è
 il presidente della Repubblica, il cui supporto e appoggio sono di grandissimo aiuto al nostro lavoro.
 Nell'ultimo colloquio, il presidente Napolitano ha anticipato la sua idea di dedicare il prossimo 2 giugno alla
 promozione di Expo: in 172 ambasciate e consolati generali del mondo parleremo del nostro evento».
 I rapporti con il premier Renzi e con il governo?
 «Di grande e fattiva collaborazione. Il presidente Renzi ci ha promesso una task force dedicata
 all'esposizione e ci ha confermato che entro la prossima settimana verrà messa in campo».

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 Perché è così importante?
 «Soprattutto perché dobbiamo semplificare questa macchina burocratica che tende ad essere troppo
 complessa. Noi abbiamo dimostrato che si può interpretare questo concetto della semplificazione ad esempio
 nell'accordo chiuso con i sindacati, che ringrazio per la collaborazione, per assumere 800 persone a tempo
 determinato. Un passaggio innovativo ed efficace».
 Come immagina il dopo Expo?
 «Intanto credo che riusciremo a lasciare un'eredità culturale con il protocollo alimentare che impegnerà tutti i
 Paesi nella lotta allo spreco di cibo e nella definizione di stili di vita più sani per tutti. Poi mi auguro che una
 parte del terreno dedicato al sito espositivo dia ospitalità ad una iniziativa legata al tema dell'alimentazione».
 Niente stadio, quindi?
 «Ci può stare anche lo stadio: lo spazio a disposizione è davvero vastissimo».
 Sala, lei è tranquillo?
 «Sappiamo che il progetto è ottimo, siamo sicuri che la gente verrà e sarà contenta dell'esperienza che
 proporremo. Certo, ogni mattina mi sveglio con questo pensiero fisso: e so che non abbiamo neppure un'ora
 da perdere».
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 1,3
 Foto: Miliardi l'investimento, pubblico, in euro, previsto per l'Esposizione universale di Milano
 1
 Foto: Miliardo il totale, in euro, dei fondi per Expo 2015 investiti da tutti i Paesi partecipanti
 350
 Foto: Milioni i contributi, in euro, stanziati nell'insieme dalle aziende private partner dell'evento
 20
 Foto: Milioni i visitatori attesi per la manifestazione Di questi almeno dodici milioni saranno italiani
 10
 Foto: Miliardi l'indotto, stimato in euro, di Expo 2015. La metà andrebbe al settore turistico nel periodo 2012-
 2020
 Foto: Alla guida Giuseppe Sala, commissario unico delegato del governo per Expo 2015

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                                            (diffusione:334076, tiratura:405061)

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 DALL'IMU ALLA IUC
 Gli immobili bancomat del Fisco
 Salvatore Padula

 Sono i numeri, prima di ogni altra cosa, a raccontare come quello della tassazione immobiliare continui a
 rappresentare un vero e proprio nervo scoperto della politica fiscale. Lo è per il livello del prelievo. Lo è per la
 complessità delle regole. Lo è soprattutto per la tendenza - che accomuna tutti gli ultimi governi - a
 trasformare le tasse sul mattone in una sorta di bancomat da offrire ai sindaci per compensare i tagli ai
 trasferimenti decisi dal centro.
  Il Parlamento dovrebbe dare oggi il via libera al decreto che contiene le ultime norme per applicare le nuove
 imposte sulla casa nel 2014. Diciamo subito che per i proprietari - sia per le famiglie sia per le attività
 produttive - non saranno affatto buone notizie. E chi si era illuso o aveva sperato che la nuova Iuc e la
 bipartizione Tasi-Imu avrebbero risolto almeno qualche problema si dovrà probabilmente ricredere.
  I numeri, si diceva. Nel 2014 le due imposte sugli immobili garantiranno un gettito di 24 miliardi, che potranno
 salire a quasi 26 se i comuni - come sembra probabile - utilizzeranno diffusamente l'ulteriore margine di
 manovra sulle aliquote (aumento della Tasi fino allo 0,8 per mille oltre i tetti massimi del 2,5 per mille
 sull'abitazione principale e del 10,6 per mille della somma di Imu e Tasi sugli altri immobili) concesso proprio
 dal decreto legge in via di approvazione definitiva.
  Una concessione fatta per una nobile finalità, vale dire per finanziare le detrazioni sulla prima casa, in
 particolare per le famiglie meno abbienti. Peccato che, di fatto, non esistano vincoli per i Comuni e le notizie
 che giungono dalle città mostrano come le amministrazione siano orientate a concedere sconti con una certa
 parsimonia.
  Basta guardare indietro per rendersi conto che dopo una serie interminabile di commi, leggi e decreti, la
 situazione non si è molto scostata da quanto successo nel 2012. Nel primo anno di applicazione dell'Imu in
 sostituzione dell'Ici, gli incassi totali hanno raggiunto i 24,8 miliardi di euro, quasi il 170% in più rispetto ai 9,2
 miliardi che aveva garantito l'Ici dei comuni l'anno precedente.
  Certo, l'Imu nasce nei giorni bui della crisi finanziaria, l'autunno del 2011, e l'imposta sul mattone è stata
 (insieme alle pensioni) il piatto forte e doloroso della "cura Monti": reintroduzione del prelievo sull'abitazione
 principale, aumento dei coefficienti catastali, ampia autonomia di manovra sulle aliquote concessa ai sindaci
 (ampiamente utilizzata). L'anno scorso, con l'esenzione della prima casa (non integrale, a causa delle mini-
 Imu arrivata a dicembre), il gettito si è fermato a 20 miliardi, con qualche aggravio per le seconde case (libere
 e affittate) e per gli immobili produttivi.
  Il copione, come accennato, è destinato a ripetersi quest'anno. Anzi, a peggiorare rispetto al già nerissimo
 2012. La Tasi sulla prima casa, si dirà, sarà complessivamente inferiore all'Imu del 2012. Il che è vero. Ma
 come accade in questi casi, nella combinazione tra aliquote e (poche) detrazioni non di rado i proprietari si
 troveranno a rimpiangere la vecchia Imu. Per gli "altri" immobili - i negozi, gli studi, i capannoni - i rincari
 saranno quasi una certezza.
  Il nuovo governo ha ereditato dal precedente questa complessa situazione. Avrà, in questi mesi, il compito di
 avviare la riforma del Catasto che, ovviamente, è fondamentale per restituire equità e coerenza al sistema di
 tassazione degli immobili, ma che da sola non risolverà il problema (anzi, paradossalmente lo potrebbe
 amplificare) di un livello di prelievo difficilmente sostenibile. Una riflessione è urgente. Ed è urgente che
 anche il governo ne prenda atto.
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 FOCUS EUROPA
 Ripresa inglese record: 3,1%
 Leonardo Maisano

 Nel primo trimestre il Pil del Regno Unito è salito dello 0,8%, con un balzo del 3,1% su base annua: è il dato
 migliore dal 2007, prima dello scoppio della crisi. La ripresa coinvolge tutti i settori economici, dalla
 manifattura ai servizi.
  Leonardo Maisano u pagina 22
  A un'incollatura dal passato. All'economia inglese manca lo 0,6% di se stessa per tornare ai tempi d'oro
 dell'era precedente il credit crunch. L'ufficio nazionale di statistica britannico ha confermato ufficialmente che
 il prodotto interno lordo inglese è cresciuto nel primo trimestre del 2014 dello 0,8%, appena al di sotto delle
 previsioni che indicavano una progressione dello 0,9 per cento. La marginale correzione rispetto alle attese è
 considerata positivamente. «Segno - ha detto Jeremy Cook, chief economist del broker World First - che
 siamo in una dinamica solida, non spettacolare. È questo di cui ha bisogno il Paese». Immagine felice per
 credere nell'ingresso di Londra in una fase di crescita sostenibile, senza le fughe in avanti che tanti già
 cominciavano a temere.
  La notizia è stata salutata dal Cancelliere dello Scacchiere, George Osborne, come un punto di svolta. «La
 Gran Bretagna sta riemergendo. Nonostante l'impatto della recessione si avverta ancora, sono state gettate
 le fondamenta per una ripresa ampia e diversificata. Per la prima volta in un decennio gli indicatori di tutti i
 settori dell'economia - manifattura, servizi, costruzioni - sono cresciuti nell'ultimo anno del 3 per cento. Il
 rischio peggiore è ora discostarsi dal cammino avviato».
  In realtà Osborne non ci pensa nemmeno, anche perché la sua ricetta per uscire dalla crisi sta pagando
 meglio che in qualsiasi altro Paese sviluppato del mondo. Londra fa da battistrada, riuscendo a coniugare
 austerità e stimoli con il tentativo di riequilibrare un'economia tradizionalmente sbilanciata sui servizi.
  Le buone notizie anche in quest'ultimo trimestre sono giunte da tutti i settori, ma soprattutto dalla manifattura
 che è cresciuta dell'1,3% sulla scia del traino sempre forte del settore automotive. La parte del leone spetta
 come sempre ai servizi intesi nel senso più ampio, dal turismo al banking, pari a più dell'80% dell'economia
 nazionale. La crescita in questo settore è stata dello 0,9 per cento. Più debole, ma per fenomeni congiunturali
 legati al maltempo, la performance delle costruzioni che non è andata oltre lo 0,3 per cento. Con questi
 numeri sarà probabilmente la Banca d'Inghilterra l'istituzione meglio piazzata per "vincere" la gara delle
 previsioni. L'ufficio studi della BoE prevede, infatti, un Pil 2014 a quota 3,4%, bullish oltre ogni previsione
 essendo l'Office for budget responsibility a cui si affida il Tesoro, fermo a +2,7 per cento.
  Numeri del genere hanno riacceso, inevitabilmente, il dibattito sul rialzo dei tassi. Londra è ancora ferma allo
 0,5% con l'inflazione all'1,6% non lontanissima dal target (2%), nonostante la disoccupazione continui a
 calare. E proprio il mercato del lavoro era stato indicato dalla banca centrale come un indicatore, fra i tanti, da
 considerare per rivedere i tassi.
  I mercati per il momento sono cauti, cercando di interpretare i messaggi che escono dalla BoE sulle scelte
 prossime venture. I dati di ieri essendo «solidi non spettacolari» potrebbero rafforzare la mano del
 governatore Mark Carney quanto mai determinato ad aspettare prima di rivedere la politica monetaria.
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 I buoni risultati del Regno Unito IL CONFRONTO L'andamento del Pil negli Usa, Eurozona e Regno Unito.
 Dati 2008=100 I COMPARTI A confronto il quarto trimestre 2013 e il primo 2014 dei principali settori. In
 percentuale - Fonte: Barclays Research

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