CONFIMI Rassegna Stampa del 06/05/2014 - Apindustria Vicenza
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CONFIMI Rassegna Stampa del 06/05/2014 La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio.
INDICE CONFIMI 06/05/2014 La Repubblica - Torino 6 "Chiave a stella" apre la sfida tra Pmi a tutte le categorie 06/05/2014 La Stampa - Torino 7 Forum Nord Africa e Emirati Arabi 06/05/2014 La Voce di Mantova 10 Bravo Napolitano: il 1° maggio è anche la festa di tanti piccoli imprenditori 06/05/2014 La Voce di Mantova 11 Sanzioni internazionali sugli affari con l'Iran, ecco cosa devono fare le nostre imprese CONFIMI WEB 05/05/2014 www.lugonotizie.it 12:28 13 Elezioni a Massa Lombarda, Confimi incontra il candidato sindao Daniele Bassi SCENARIO ECONOMIA 06/05/2014 Corriere della Sera - Nazionale 15 Una vetrina online per le imprese 06/05/2014 Corriere della Sera - Nazionale 16 «Italia, l'export aiuta la crescita Debito alto, servono le riforme» 06/05/2014 Corriere della Sera - Nazionale 18 Parigi e Berlino litigano sull'euro forte 06/05/2014 Corriere della Sera - Nazionale 19 Marchionne svela il riassetto dei marchi 06/05/2014 Il Sole 24 Ore 20 Becker, il volto umano dell'economia
06/05/2014 Il Sole 24 Ore 21 Il Tar dice sì all'obbligo di Pos per imprese e professionisti 06/05/2014 Il Sole 24 Ore 23 Unione finanziaria «cercasi» 06/05/2014 Il Sole 24 Ore 25 Una sfida che l'Italia non può perdere 06/05/2014 Il Sole 24 Ore 27 Mps, lock-up più leggero per il patto 06/05/2014 Il Sole 24 Ore 28 Piano industriale Ilva: conto alla rovescia 06/05/2014 Il Sole 24 Ore 29 La partita si gioca tra Bondi e le banche 06/05/2014 La Repubblica - Nazionale 30 La Ue: l'Italia cresce poco meglio Spagna e Grecia 06/05/2014 La Repubblica - Nazionale 32 "La Borsa cambi pelle con investitori esteri privatizzazioni e fisco" 06/05/2014 La Repubblica - Nazionale 34 Alitalia, si decide ok di soci e banche al piano per Etihad 06/05/2014 La Repubblica - Nazionale 35 Il piano Marchionne impegno a investire oltre trenta miliardi 06/05/2014 La Stampa - Nazionale 36 UN UTILE RICHIAMO ALLA REALTÀ 06/05/2014 MF - Nazionale 37 L'assemblea dà via libera Decolla l'ipo Fincantieri 06/05/2014 MF - Nazionale 38 Bene l'analisi generale, ma sulle proposte Vegas avrebbe potuto osare di più 06/05/2014 MF - Nazionale 39 Le Poste private tra assicurazioni e digitale SCENARIO PMI 06/05/2014 Corriere della Sera - Nazionale 41 Emirati e Cina, vola l'export Così seduciamo il mondo 06/05/2014 Corriere della Sera - Nazionale 43 Sotheby's sigla la tregua prima delle aste di primavera
06/05/2014 Il Sole 24 Ore 45 Alimentare, più fondi all'export Barilla: la sfida è il cibo sostenibile 06/05/2014 La Stampa - Imperia 47 Bollette sempre più salate per piccole e medie imprese 06/05/2014 Il Messaggero - Viterbo 48 Piu' cig e piu' licenziamenti
CONFIMI 4 articoli
06/05/2014 La Repubblica - Torino Pag. 14 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'EVENTO VIA ALLE ISCRIZIONI "Chiave a stella" apre la sfida tra Pmi a tutte le categorie Gianotti: "Un premio che vuole essere un ponte fra l'innovazione e la tradizione" (ste. p.) RITORNA la sfida a colpi di innovazione tra le imprese torinesi: è stato infatti pubblicato il bando del premio "Chiave a Stella", il riconoscimento che da sei anni viene attribuito a due aziende della provincia che più sapranno distinguersi per la capacità di coniugare abilità nel rinnovarsi, tradizione, eccellenza dei prodotti e bravura nel valorizzare la propria area geografica in Italia e all'estero. L'iniziativaè promossa da Api Torino, Fondazione Magnetto e Repubblica, in collaborazione con Unicredit e Camera di commercio e con il supporto scientifico del Politecnico e della scuola di Management ed economia dell'Università. La grande novità di quest'anno è che possono partecipare tutte le piccolee medie imprese, e dunque non solo le manifatturiere come accadeva in passato. In più, la giuria del premio darà particolare peso alle "storie d'impresa", cioè al percorso che ha portato gli imprenditori a superare le difficoltà coniugando innovazione, tradizione e intraprendenza. Ci saranno, come in passato, due categorie: una per le imprese con fatturato compreso tra i 400 mila e i tre milioni, l'altra per quelle tra i tre e i 25 milioni. La partecipazione è gratuita e le aziende saranno valutate da una commissione tecnica composta da rappresentanti dei promotori e dei collaboratori del premio, insieme a docenti dei due atenei. «Oggi il rilancio dell'area torinese non può che passare attraverso due assi portanti: la valorizzazione del patrimonio produttivo rappresentato dalla piccola e media imprenditoria e l'investimento nel capitale umano del futuro, nei giovani», spiega Lorenzo Gianotti, presidente della giuria. Ecco perché, aggiunge, «il premio vuole porsi quale ponte fra l'innovazione e la tradizione in un equilibrio aperto alla ricezione di tutti gli apporti possibili». Le iscrizioni si chiudono il 27 giugno, il bando è sul sito www.apito.it. Per informazioni studio@apito.it e 0114513337. © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: PREMIATI I vincitori dell'ultima edizione CONFIMI - Rassegna Stampa 06/05/2014 6
05/05/2014 Giornale di Lecco Pag. 3 (diffusione:10589, tiratura:12238) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Unicredit- Api Forum Nord Africa e Emirati Arabi UniCredit organizza, domani, in via Pianezza 123, il Forum Nord Africa e Emirati Arabi, in collaborazione con Api P&A Legal e Diacron. I relatori si soffermeranno sulle potenzialità di un mercato da 160 milioni di persone, caratterizzato, dopo i recenti radicali mutamenti politici, da numerose opportunità di business (un trend di crescita economica importante, che si è attestata per il 2012 intorno al 3%), e da una posizione strategica, sia per lo sbocco al mare Mediterraneo che per l'appartenenza alla più vasta area del «Grande Medio Oriente». L'Italia, già primo partner commerciale dell'area (1° importatore, 2°esportatore), può agganciare i trend di ripresa che stanno caratterizzando l'area. Gli analisti hanno registrato come l'effetto negati CONFIMI - Rassegna Stampa 06/05/2014 7
06/05/2014 La Voce di Mantova Pag. 2 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Bravo Napolitano: il 1° maggio è anche la festa di tanti piccoli imprenditori Franco Bruno (UPA - Mantova) Signor Direttore, nell'ambito della celebrazione della giornata del Primo Maggio al Quirinale, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha fatto riferimento a una lettera che gli è stata inviata dal presidente di Apindustra di Mantova, Francesco Ferrari: «Mi ha scritto il presidente dell'Api di Mantova parlando di sordità della nostra società come possibile causa di gesti perfino estremi" ha detto Napolitano. Il presidente Ferrari si riferiva ai casi di suicidio tra gli imprenditori "e ha suggerito - sono parole del capo dello Stato - che essi siano ricordati come vittime di situazioni che distruggono piccole aziende travolgendole insieme al lavoro che esse davano ha aggiunto Napolitano - provocando perfino suicidi assimilabili agli incidente mortali sul lavoro. "E' una suggestione che ho voluto raccogliere - ha commentato il presidente Napolitano - a testimonianza di una drammatica condivisione - da parte di imprese a conduzione famigliare soprattutto, e di lavoratori dipendenti - dei colpi di una crisi che spesso lascia soli gli uni e gli altri". In tale circostanza mi sento il dovere di ringraziare il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e Il Presidente di Apindustria, Francesco Ferrari di aver ricordato in occasione delle celebrazioni del 1° Maggio i piccoli imprenditori che hanno dato la loro esistenza per le loro aziende, per lo sviluppo del nostro Paese, che travolti dal disastro economico perdono ogni speranza, si sentono abbandonati e dimenticati dalle Istituzioni, della politica, calpestati dai poteri forti, che non ce la fanno più a tirare avanti, che non vedono un futuro e presi dall'angoscia e dalla solitudine decidono di farla finita. La chiusura dell'impresa per una serie di eventi economici, sociali, esistenziali ha l'effetto del fallimento di una vita dedicata al lavoro in un piccolo capannone costruito con sacrificio, rinunce e tante ore di lavoro rubate al sonno. Il legame tra il piccolo imprenditore e la sua azienda è indissolubile, un legame che coinvolge la famiglia, gli stessi dipendenti e l'intera comunità. Non dimentichiamo che questi piccoli imprenditori lasciati nella totale indifferenza hanno un nome e cognome, dei figli e una moglie. Non solo degli invisibili, sono uomini che hanno una dignità, hanno una loro faccia da salvare davanti a chiunque. Ricordare il 1° Maggio i nostri piccoli imprenditori non è solo una questione morale e civile ma di profonda giustizia sociale. CONFIMI - Rassegna Stampa 06/05/2014 8
06/05/2014 La Voce di Mantova Pag. 8 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Sanzioni internazionali sugli affari con l'Iran, ecco cosa devono fare le nostre imprese L'Iran è un mercato interessante, ma spesso le imprese sono frenate da sanzioni internazionali e dalla normativa "Dual Use" che vieta, salvo aver ottenuto le necessarie autorizzazioni ministeriali, l'esportazione di tecnologie e prodotti che possono avere un duplice uso, civile e militare. Per aggiornare le imprese sulle ultime novità in materia di sanzioni all'Iran e per fornire informazioni sulle autorizzazioni all'esportazione dei beni "Dual Use", giovedì prossimo, ore 15, nella sede di Confindustria (via Portazzolo 9), si terrà un seminario sul tema "Dual Use e sanzioni internazionali: il caso particolare dell'Iran", promosso da Confindustria, Mantova Export, Camera di Commercio, Api, Dogana e Provincia. La relazione centrale del seminario sarà di Massimo Cipolletti , del Ministero dello Sviluppo Economico, che dirige le Divisioni Europa - Mediterraneo e Esportazioni di beni a duplice uso ed embarghi. CONFIMI - Rassegna Stampa 06/05/2014 9
CONFIMI WEB 1 articolo
05/05/2014 www.lugonotizie.it Sito Web 12:28 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Elezioni a Massa Lombarda, Confimi incontra il candidato sindao Daniele Bassi pagerank: 4 Una numerosa delegazione di CONFIMI Impresa Ravenna ha incontrato nei giorni scorsi il candidato sindaco di Massa Lombarda Daniele Bassi per una serata conviviale dedicata al confronto e alla presentazione di quello che sarà il programma di mandato nel caso di responso positivo alle urne il prossimo 25 maggio. Il presidente di Confimi Ravenna, Gianni Lusa (Renato Lusa Srl), è stato accompagnato da un gruppo nutrito di imprenditori, in gran parte massesi, tra cui il vice presidente Dante Uttini (Bam Snc), Bruno Fusari (Minipan Srl), Giampiero Aresu (Linea Alimentare Aresu Srl), Oreste e Paolo Pagani (Oremplast Srl), Nardo Pasotti (Gmc Srl), oltre che dal segretario generale Mauro Basurto. Moltissimi i temi affrontati e sollecitati dagli stessi imprenditori nell'ottica, auspicata in primo luogo da Bassi, della totale condivisione, del confronto e dell'ascolto continuo per mettere a valore gli stimoli e le sollecitazioni di tutti, imprese e cittadini in primis. "La crisi scoppiata nel 2008 - ha sottolineato Lusa - ormai non può più essere portata ad alibi o a giustificazione di qualsiasi inefficienza o criticità: il mondo è cambiato, le regole di allora sono state totalmente sovvertite e ciò che funzionava un tempo oggi è anacronistico oltre che, nella maggior parte dei casi, antieconomico. Con questo dobbiamo fare i conti quotidianamente per non soccombere. Le aziende che sono sopravvissute sono riuscite a cambiare pelle, hanno innovato, ridotto gli sprechi e valorizzato le risorse, il proprio capitale, soprattutto umano investendo sulla formazione e sulla cultura, altro elemento cruciale portato in campo da Bassi. Allo stesso modo - aggiunge Lusa - deve comportarsi la pubblica amministrazione, con politiche di efficienza ed efficacia alla stregua di quelle attuate da un imprenditore per il benessere della propria azienda e dei propri dipendenti. Tra i temi particolarmente cari alle imprese, anche quello della burocrazia, ormai improrogabile dopo anni trascorsi solo ad aumentarne il carico invece che razionalizzarne il metodo e snellirne gli strumenti. Ciò per tornare a essere attrattivi nei confronti degli investimenti, anche stranieri, invece che lottare con macchinose e insensate richieste funzionali solo a giustificare l'esistenza di apparati burocratici anacronistici e privi di qualsiasi tipo di efficienza". "Massa Lombarda - ha sottolineato più volte Bassi - è un territorio in grado di dare tanto, ha imprenditori virtuosi che creano ricchezza e occupano centinaia di lavoratori, svolgendo un'importante funzione sociale. La 'politica del fare', centrale nell'attuale scenario politico nazionale, deve diventare il focus della res pubblica anche su scala locale con un'assunzione di responsabilità da parte di tutti, ciascuno per la propria sfera di competenza, nell'impresa, nella società civile e nella politica, all'insegna dell'etica, della sobrietà e della passione". A chiudere l'incontro anche una disamina dei temi legati alla sicurezza sociale e al rispetto delle regole grazie a forme di controllo da applicare in modo rigoroso, in collaborazione con le forze dell'ordine. Grande soddisfazione da parte dell'Associazione per questo scambio di riflessioni ed esperienze, con l'auspicio che questa modalità dinamica di confronto possa contribuire al più presto allo sviluppo del territorio e della sua economia. CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 06/05/2014 13
SCENARIO ECONOMIA 19 articoli
06/05/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Storytalia Una vetrina online per le imprese di DARIO DI VICO A PAGINA 3 La cultura dello storytelling ha fatto breccia anche in Confindustria. C'è bisogno di potenziare le esportazioni delle Pmi offrendo in Rete i loro prodotti ma anche raccontando «le tante storie che stanno dietro alle nostre capacità creative e manifatturiere». E così ieri Paolo Zegna, responsabile per l'internazionalizzazione, ha annunciato il varo di Storytalia, un negozio online esplicitamente rivolto alle piccole e medie imprese dell'alimentare, del design, dell'abbigliamento, delle scarpe e dell'oreficeria. La precedenza sarà data proprio ai prodotti che hanno anche un racconto da offrire e a quelle aziende che non si possono permettere di aprire da sole un negozio monomarca nelle vie principali di Shanghai, New Delhi o Mosca. Il progetto Storytalia partirà in autunno in collaborazione con Poste Italiane ed è il frutto di un accordo operativo raggiunto da Confindustria con Unicredit e Intesa, la Simest e alcuni investitori privati. Lo spazio web personalizzato dovrebbe costare a ciascuna azienda dai 200 ai 300 mila euro e successivamente sarà la società di gestione del sito ad occuparsi di tutto, dai pagamenti alle rese. Era da tempo che Zegna stava lavorando a un progetto di questo tipo - inizialmente si chiamava "Stilnovo" - che ha subito però varie modifiche in corsa. Inizialmente si era parlato di una scelta più tradizionale con l'organizzazione di spazi fisici dentro le catene della grande distribuzione o nei mall ma non si è riuscito a trovare un percorso comune con nessun operatore internazionale. Da qui l'idea di bypassare l'ostacolo e di partire dal web. Non è un mistero che anche Amazon stia pensando a qualcosa del genere con un'offerta di servizio chiavi in mano rivolta proprio alle Pmi che vogliono esportare direttamente e non solo come fornitori di una grande griffe. Nell'e-commerce del made in Italy esiste, poi, un'ampia collaborazione tra la Yoox di Bologna e i grandi marchi del lusso italiano, ma per l'appunto riguarda ora solo i big e non i piccoli. Non è sfuggito poi a Confindustria il grande interesse con il quale Google e Samsung guardano al made in Italy diffuso e ai distretti. L'obiettivo di Storytalia inquadrato sul lato mercato è ambizioso perché punta a «esportare la dolce vita italiana» in quei Paesi dove si addensano i 200 milioni di nuovi benestanti che ci saranno nel mondo da qui al 2019. Non tutti i mercati sono ugualmente aperti e Confindustria, per orientare gli associati, ha costruito un indice di accessibilità. Gli Emirati risultano in testa seguiti spesso dalla Malesia e dai mercati europei. Russia e Cina non si collocano mai tra i primi dieci Paesi per facilità di ingresso. Oltre all'e-commerce per raccontare le storie italiane si fa grande affidamento sul cinema e a film pensati per il mercato internazionale. © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Confindustria Paolo Zegna SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 06/05/2014 15
06/05/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 2 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato «Italia, l'export aiuta la crescita Debito alto, servono le riforme» Padoan: il Paese migliora. L'Istat: consumi delle famiglie in ripresa I numeri Il Pil salirà dello 0,6% e dell'1,2% nel 2015. Deficit al 2,6% nel 2014, in calo al 2,2% l'anno dopo L. Off. DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES - Quella parola, fiducia, applicata al Bel Paese, qui non la si sentiva da anni. Invece ora Bruxelles la impiega, e motivandola: in Italia «la fiducia - sia per i consumatori che per l'industria - ha continuato a migliorare fin dal 2013. Le famiglie aumenteranno i consumi e riprenderanno a consolidare i risparmi, grazie anche al taglio del cuneo fiscale». Anche l'Istat concorda, sia pure con grande cautela, indicando un aumento dello 0,2% dei consumi 2014. Poco ancora, ma il segnale positivo ha un valore simbolico. Le previsioni di primavera della Commissione Ue invece assegnano all'Italia il ruolo del mediano volenteroso, e per ora meritevole di incoraggiamento, in un campo dove corrono molte squadre più robuste e più veloci. Verso la rete della ripresa galoppano tutte, con la Germania in testa. L'Italia riprende il fiato, si aggrappa alla «lenta ripresa» attribuitale da Bruxelles, e cerca di mettersi al passo. Con qualche inciampo. Per esempio, mentre il Def, il Documento economico e finanziario di Roma, prevede un deficit strutturale dello 0,6% del Pil nel 2014 e dello 0,1% nel 2015, Bruxelles stringe i freni: deficit strutturale a 0,8% del Pil quest'anno, a 0,7% nel 2015. «Non mi sento affatto preoccupato - commenta il ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan -: altri Paesi, che non nomino, hanno una posizione ben peggiore della nostra». E le ultime misure, il decreto Irpef, i bonus da 80 euro in busta paga, il «taglio delle tasse annunciato (parola con un filo di dubbio e mai usata a caso dalla Commissione, ndr ) per i lavoratori a basso reddito, le scudisciate della spending review? Sono misure «non ancora pienamente specificate», dice la Commissione, e quindi si vedrà più avanti, il 2 giugno, a elezioni digerite. Mentre si sbilancia un poco di più Slim Kallas, il commissario europeo ai Trasporti che sostituisce il collega Olli Rehn, commissario agli Affari economici impegnato nella campagna elettorale: «Il recente taglio delle tasse sul lavoro - dice - avrà probabilmente effetti largamente neutri sulla crescita della produzione a breve termine, ma potrà avere un effetto positivo a lungo termine se sarà finanziato con la razionalizzazione e il miglioramento dell'efficienza della spesa pubblica». Parole che ognuno può interpretare come vuole. «Tutte queste misure richiedono tempo, e siamo a metà del 2014 - chiosa infatti Padoan -. La direzione è quella giusta e quindi le misure sono quelle giuste. I tempi, sappiamo tutti a Bruxelles e a Roma, non sono immediati ma questo non indebolisce l'importanza delle misure». Quanto all'enorme debito, «scenderà forse più rapidamente di quanto pensiamo». Il ministro aggiunge che anche l'Eurogruppo ha discusso degli squilibri italiani, ed è stato «riconosciuto che il passo e l'intensità delle riforme è accelerato: è una premessa importante per la valutazione di giugno e un buon risultato perché è stato riconosciuto il progresso in corso». Nella foresta di grafici e cifre, il quadro complessivo resta in bianco e nero. L'Italia ha un Pil in crescita dello 0,6% quest'anno e dell'1,2% nel 2015, mentre nel 2013 era spianato su un desolante -1,9%. Morale: la recessione è (forse) finita davvero. Roma dovrebbe poi mantenere un rapporto deficit/Pil del 2,6% nel 2014 e ancora più basso (2,2%) nel 2015: ben al di sotto del tetto del 3% fissato dalla Ue e a lungo violato, per esempio, dalla Francia. La disoccupazione salirà ancora (al 12,8%) nel 2014, per poi assestarsi sul 12,5%. Ma nello stesso tempo, per la «lenta ripresa» che «richiamerà sul mercato i lavoratori scoraggiati», per la prima volta il tasso di occupazione uscirà dal segno negativo: da -1,9% nel 2013 a +0,1% nel 2014 e a +0,4% nel 2015. L'ottimismo con cui Padoan guarda al panorama sembra confermato anche da qualche buona notizia che rimbalza da Roma. Secondo il ministero dell'Economia, «reggono le entrate fiscali nonostante la crisi economica si faccia ancora decisamente sentire». E nei primi tre mesi dell'anno, crescono di 1,5 miliardi SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 06/05/2014 16
06/05/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 2 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato (+1,8%). Buone anche le notizie sull'Iva: l'imposta sugli scambi interni sale infatti di oltre il 7%. E il recupero dell'evasione aumenta del 9%. L'Europa prende nota, e si riserva ancora il giudizio complessivo. loffeddu@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA Le previsioni di Bruxelles LA CRESCITA Variazioni percentuali 2014 2015 Eurozona Germania Francia ITALIA Spagna Grecia Portogallo Cipro 1,2 1,7 1,8 2,0 1,0 1,5 0,6 1,2 1,1 2,1 0,6 2,9 1,2 1,5 0,9 -4,8 Fonti: Commissione europea, Governo italiano CORRIERE DELLA SERA Eurozona Germania Francia ITALIA Spagna Grecia Portogallo Cipro IL DEFICIT In percentuale sul Pil 2014 2015 -2,5 -2,3 0 -0,1 -3,9 -3,4 -2,6 - 2,2 -5,6 -6,1 -1,6 -1,0 -4,0 -2,5 -5,8 -6,1 L'INFLAZIONE Variazioni percentuali 2014 2015 LE STIME DEL GOVERNO I dati per l'Italia IL CAMBIO Quanti dollari comprano un euro 1,26 1,28 1,30 1,32 1,34 1,36 1,38 2014 2015 0,8 1,2 1,1 1,4 1,0 1,1 0,7 1,2 0,1 0,8 0,3 1,6 1,7 0,4 1,4 -0,8 La crescita del Pil Il deficit sul Pil 0,8 -2,6 1,3 -1,8 lug set nov gen mar mag 2013 2014 $ 1,388 IERI dollari Eurozona Germania Francia ITALIA Spagna Grecia Portogallo Cipro La parola Fiscal compact Il Fiscal compact è il Patto di bilancio europeo, in vigore dal 1° gennaio 2013. Tra le regole d'oro del Patto c'è l'equilibrio di bilancio. Ad eccezione di Regno Unito e Repubblica Ceca, il Patto è stato approvato da tutti i Paesi membri SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 06/05/2014 17
06/05/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 3 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il caso La cancelliera tedesca Merkel avverte: le politiche monetarie spettano alla Banca centrale europea Parigi e Berlino litigano sull'euro forte L'Italia con la Francia. L'Ue: l'apprezzamento a lungo termine è negativo Ivo Caizzi BRUXELLES - L'Eurogruppo dei 18 ministri finanziari ha valutato il problema dell'euro forte e delle conseguenze penalizzanti per le esportazioni europee sull'onda delle polemiche tra Germania e Francia. A Parigi vorrebbero una politica monetaria della Bce orientata verso una svalutazione competitiva della moneta unica, simile a quella attuata dalla Fed negli Stati Uniti. A Berlino non ne vogliono nemmeno sentire parlare. Il vicepresidente della Commissione, l'estone Siim Kallas, al termine della riunione, ha ammesso che il rafforzamento dell'euro «se dura a lungo non va bene» per l'economia dell'Ue e che «non abbiamo molti strumenti» per intervenire. Il presidente dell'Eurogruppo, il ministro delle Finanze olandese Jeroen Dijsselbloem, in sintonia con Berlino, ha ricordato che la politica monetaria «spetta alla Bce» in piena indipendenza. Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan da tempo condivide l'utilità di una riduzione del rapporto di cambio con il dollaro, che favorirebbe le esportazioni, e di un po' di inflazione, che renderebbe più gestibile il contenimento del debito. Ma esclude pressioni su Draghi, presente all'Eurogruppo. In questa campagna elettorale per le elezioni europee il governo di Parigi cerca consensi promettendo rilancio della crescita e dell'occupazione, anche con la ripresa delle esportazioni. Il governo di Berlino è stato criticato proprio per gli eccessivi surplus nell'export. Quindi promette agli elettori che la Bce non stamperà più moneta generando inflazione. Lo scontro tra Francia e Germania è diventato pubblico nel fine settimana, quando il nuovo premier francese Manuel Valls ha sollecitato «una politica monetaria più appropriata perché il livello dell'euro è troppo alto». Per Valls «abbiamo bisogno di un cambio sostanziale, che trasformi la nostra politica monetaria in uno strumento per la crescita e la creazione di posti di lavoro, uno strumento che serva alla gente». Il premier di Parigi ha annunciato che, «con questo obiettivo in mente», il presidente Francois Hollande «prenderà iniziative dopo le elezioni europee». Un abbassamento del tasso di cambio, che ieri si è avvicinato a 1,39 sul dollaro, viene considerato in grado di rafforzare la fragile ripresa in corso. Da Berlino, anche in vista dell'incontro in programma il 9 maggio prossimo tra la cancelliera tedesca di centrodestra Angela Merkel e il socialista Hollande, hanno chiuso qualsiasi spazio. «Il corso dell'euro non è materia per i politici nazionali», ha fatto sapere Merkel tramite il suo portavoce, rimarcando l'indipendenza della Bce, che «non dovrebbe ricevere suggerimenti su come comportarsi». Nell'Eurogruppo a Bruxelles, dove i colloqui si sviluppano su base riservata e informale, il ministro delle Finanze francese Michel Sapin si è confrontato con il collega tedesco Wolfgang Schaeuble, in genere molto determinato nel tutelare le posizioni nazionalistiche della Germania. Draghi non ha rilasciato commenti all'uscita dalla riunione, ma ha mostrato un insolito nervosismo davanti a una domanda sui derivati del Tesoro italiano. Padoan ha preferito annunciare l'accordo sulla tassa sulle transazioni finanziarie per «azioni e derivati» (come misura anti speculazione ispirata alla Tobin tax), che dovrebbe essere formalizzato oggi all'Ecofin con i 28 ministri finanziari dell'Ue, dove è attesa la solita opposizione del Regno Unito in difesa degli interessi delle banche della City di Londra. © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: A sinistra il neo primo ministro francese Manuel Valls; a destra la cancelliera tedesca Angela Merkel.Tra le due capitali è scontro sul valore dell'euro che ieri ha chiuso sul dollaro a quota 1,388 SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 06/05/2014 18
06/05/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 29 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il piano industriale Con Jeep e Maserati la spinta sul modello Premium. La conferma degli impegni per le fabbriche italiane Marchionne svela il riassetto dei marchi Il rilancio Alfa nel piano globale 2014-2018 di Fiat Chrysler a Auburn Hills La strategia Il successo di Maserati è stato l'apripista per la ristrutturazione di tutti i sedici marchi Bianca Carretto Oggi Sergio Marchionne svela ad Auburn Hills, in Michigan, davanti a 200 analisti e cento giornalisti provenienti da tutto il mondo, il piano industriale 2014-2018 di Fiat Chrysler Automobiles. Un gruppo appena nato, un gruppo unico che oggi ha tutte le credenziali per definirsi «globale». Il contenuto della relazione che l'amministratore delegato leggerà nel corso del suo intervento è stato pensato ed elaborato nei dettagli esclusivamente da lui. Neppure la sua prima linea di manager lo conosce. Anche stanotte potrebbe aver cambiato commenti e decisioni. E pure questo rispecchia l'assunzione diretta di responsabilità che ha sempre caratterizzato i suoi dieci anni al Lingotto. Un percorso fatto di tanti passi concreti, dal primo momento-clou dello scioglimento del contratto che legava la Fiat a General Motors, fino all'altra tappa-chiave americana: i giorni del 2009 nei quali - ad Auburn Hills, come oggi - il top manager delineava la sua visione di un futuro con Chrysler, azienda salvata dal fallimento attraverso un primo acquisto del 35%. Senza iniettare cash. Marchionne proponeva allora la rinascita del terzo gruppo automobilistico Usa, adesso interamente controllato da una società italiana, sottolineando anche i vantaggi per Fiat. Da quel momento il Lingotto poteva disporre di infrastrutture logistiche in termini di rete di distribuzione e di stabilimenti oltre oceano, con l'opportunità di aprirsi a nuovi mercati. Da parte sua Chrysler, attraverso l'alleanza italiana, poteva disporre di nuove tecnologie per introdurre auto piccole, a risparmio energetico, e rispondere così alle richieste espresse dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama sui temi eco-ambientali. Da qui la decisione di riportare negli Stati Uniti il marchio torinese con l'iconica 500. Il gruppo è stata l'unica casa «latina» a rientrare in America dopo gli anni Ottanta, quando dal mercato statunitense erano uscite anche Peugeot e Renault. L'amministratore delegato di Fiat Chrysler aveva commentato nell'occasione: «L'iniziativa rappresenta una pietra miliare nello scenario in rapido cambiamento del settore automotive , e conferma l'impegno e la determinazione di Fiat e Chrysler nel continuare a giocare un ruolo significativo nel processo globale». Il controllo totale di Chrysler, raggiunto all'inizio del 2014, ha completato la prima fase della strategia. Fca ha oggi 300 mila dipendenti nel mondo e opera in quattro regioni: Europa, cui fanno capo anche Medio Oriente e Africa; America del Nord; America Latina; Asia. Ogni decisione presa in una di queste aree (dalle architetture, ai motori, alle trasmissioni) dev'essere valida e applicabile in ciascuna delle altre tre. Una concezione di espansione che fa perno sulla forza resa possibile dall'integrazione di due culture, quella italiana e quella americana. Il rilancio del marchio Alfa Romeo è uno dei tasselli fondamentali del programma. Il brand non verrà mai venduto e il gruppo, con l'amministratore delegato che ha già assicurato il futuro degli stabilimenti italiani, ha al suo interno la liquidità necessaria al completamento dell'intero piano. Il successo di Maserati è stato l'apripista che ha «testato» la direzione per la ristrutturazione di tutti i sedici marchi ( il numero comprende non solo il settore auto, ma anche Cnh e i componenti): l'anno scorso la casa del Tridente ha registrato un margine operativo del 10,3 % , ed è dunque la più redditizia dopo i classici record Ferrari (15,6%). Allo stesso modo, Jeep si è affermata come punta di diamante della strategia di crescita globale. © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Sergio Marchionne, ad di FCA SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 06/05/2014 19
06/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL PREMIO NOBEL MORTO A 83 ANNI Becker, il volto umano dell'economia Luigi Zingales Con Gary Becker se ne va non solo uno dei maggiori economisti, ma uno dei più grandi scienziati sociali del XX secolo. Becker ha rivoluzionato le scienze sociali, applicando il metodo economico a dei problemi che generalmente non erano considerati di pertinenza degli economisti: dalla discriminazione alla religione, dalla tossicodipendenza alla criminalità, dalla famiglia alla politica. Luigi Zingales Ma Becker ha rivoluzionato le scienze sociali soprattutto guardando ai problemi da una prospettiva completamente diversa, anche quando questa prospettiva era scomoda. Il miglior esempio è forse la sua tesi di laurea. Becker studia la discriminazione come costo per colui che discrimina, non per colui che è discriminato. Di primo acchito questa prospettiva sembra non solo assurda, ma anche profondamente ingiusta. Ma come, ci preoccupiamo dei costi di chi discrimina invece dei costi per le povere persone che sono discriminate? Lungi dal volere essere una difesa della discriminazione, Becker cercava di capire quali potessero essere i fattori economici che la limitavano. Se chi discrimina non sopporta costo alcuno, non c'è limite economico alla discriminazione. Se invece chi discrimina sostiene un costo, ci possono essere leve economiche per eliminare la discriminazione: basta far diventare questo costo insostenibile. L'allenatore che vuole solo giocatori bianchi, limita le potenzialità della sua squadra. L'imprenditore che preferisce assumere uomini, riduce la qualità della sua forza lavoro e perde di competitività. È da questa prospettiva che nasce l'idea che la discriminazione è un lusso che uno può permettersi solo in un mercato non competitivo. Non a caso è proprio nello sport, dove la competizione è intensa, che le barriere razziali sono cadute per prime. E studi successivi hanno dimostrato che l'aumento della competizione nel settore bancario americano ha aumentato la percentuale di donne in quel settore e avvicinato i loro stipendi a quelli dei colleghi maschi. Se la discriminazione contro le donne è ancora così presente in Italia è anche perché i nostri mercati non sono competitivi. Tra i molteplici enormi contributi di Gary Becker, quello che ha avuto maggior impatto non solo nella letteratura economica, ma nel modo comune di pensare è la teoria del capitale umano. L'economia tradizionale vede la produzione come la combinazione di fattori come il capitale fisico, la terra, e il lavoro. Quest'ultimo è un ammontare indifferenziato di ore impiegate in un'attività da molteplici individui: un'ora di lavoro vale uguale, che quell'ora venga da un analfabeta o da un premio Nobel. Non così per il capitale. Non viene calcolato il numero di mietitrebbie usate, ma il loro valore: valore che si deprezza nel tempo per consunzione, ma che può essere aumentato attraverso investimenti. Perché non guardare al lavoro nello stesso modo? Un analfabeta non produce quanto un perito. Attraverso anni di istruzione il perito ha accumulato un insieme di conoscenze che aumentano la sua capacità produttiva. L'idea che l'istruzione possa essere vista come un mero investimento economico, e non come un valore in sé stesso, offende la maggior parte degli insegnanti. Ma Becker non nega che l'istruzione possa essere un valore in sé, afferma solo che la prospettiva economica è utile per capire molte decisioni. Per esempio, laddove le speranze di vita sono minori, i giovani sono meno propensi a continuare gli studi: la probabilità di morte riduce il numero di anni in cui può essere ammortizzato il costo di accumulazione del capitale umano, rendendo l'istruzione non economicamente conveniente. Il concetto di capitale umano è oggi talmente accettato da essere diventato di uso comune. Per questo oltre alla perdita personale di un collega ed amico, piango alla perdita di un capitale umano eccezionale. Non solo Chicago è oggi un po' più povera, lo è il mondo intero. © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Gary S. Becker. Poliedrico economista Usa SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 06/05/2014 20
06/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato DAL 30 GIUGNO Il Tar dice sì all'obbligo di Pos per imprese e professionisti Giorgio Costa Servizi u pagina 43, commento u pagina 28 La norma che obbliga i professionisti e le imprese a consentire i pagamenti con il bancomat per importi al di sopra dei 30 euro non viola alcun parametro di legittimità né evidenzia eccessi di potere tali da giustificare la sua sospensione in via cautelare. Semmai, evidenzia solo un costo economico di certo non irreparabile. Lo ha stabilito il Tar del Lazio, sezione terza ter, con l'ordinanza 01932/2014 depositata il 30 aprile e resa nota ieri che ha rigettato l'istanza presentata dal Consiglio nazionale degli architetti contro il Dm 24 gennaio 2014 del ministro dello Sviluppo economico attuativo dell'articolo 15, comma 5 del Dl 179/2012 laddove prevede (articolo 2, comma 1) che l'obbligo di accettare pagamenti attraverso carte di debito si applica a tutti i pagamenti di importo superiore a 30 euro a favore di imprese e professionisti per l'acquisto di prodotti o la prestazione di servizi. A giudizio degli architetti si tratta di una norma insensatamente vessatoria e costosa stante che il suo scopo primario, quello di contrastare elusione ed evasione, può essere raggiunto attraverso pagamenti tracciati (bonifico o assegni) senza obbligare i professionisti ad attivare Pos costosi da installare e utilizzare, stante il divieto - ex articolo 15, comma 5 quater del Dl 179/2012 - di richiedere un sovraprezzo legato all'utilizzo di un determinato strumento di pagamento. E il Tar, alla luce della sommaria delibazione dell'atto impugnato e dei motivi di ricorso, ha ritenuto inesistente il "fumus boni juris" in quanto il decreto impugnato «sembra rispettare i limiti contenutistici e i criteri direttivi fissati dalla richiamata fonte legislativa che, all'articolo 9, comma 15-bis, impone perentoriamente e in modo generalizzato che a decorrere dal 30 giugno 2014, i soggetti che effettuano l'attività di vendita di prodotti e di prestazioni di servizi, anche professionali, sono tenuti ad accettare anche pagamenti effettuati attraverso carte di debito». Peraltro il decreto impugnato «ha dato attuazione al suddetto obbligo generale di fonte legale relativo all'uso tendenzialmente generalizzato delle carte di debito per le transazioni commerciali, mentre la fissazione di "importi minimi" da parte della fonte secondaria è espressamente indicata come "eventuale". Dura la reazione di Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio nazionale degli architetti. «Riconfermiamo - si legge in una nota - che l'obbligo di utilizzo del Pos da parte dei professionisti dal prossimo 30 giugno nulla ha a che fare con i principi di tracciabilità dei movimenti di denaro, realizzabili semplicemente con il bonifico elettronico configurandosi, invece, come una vera e propria gabella medioevale ingiustamente pagata a un soggetto privato terzo, le banche, che non svolgono alcun ruolo, nel rapporto tra committente e professionista. Il bonifico Stp costa la metà del pagamento via Pos e consente lo stesso risultato di tracciabilità». Peraltro - conclude Freyrie - «non ci fermeremo certo di fronte a questa ordinanza e sono sicuro che quando i giudici amministrativi entreranno nel merito del provvedimento che abbiamo impugnato sapranno cogliere tutti quei profili di illegittimità che noi abbiamo evidenziato». © RIPRODUZIONE RISERVATA L'approfondimento Mancano meno di due mesi dall'obbligo di Pos per professionisti e imprese. Sul Sole 24 Ore di ieri sono state riportate le principali novità e offerte in attesa del debutto del nuovo obbligo Le tappe della controversia LA NORMA L'obbligo A partire dal 30 giugno i professionisti e le imprese che emettono fatture o richieste di pagamento superiori a 30 euro devono consentire il pagamento al cliente attraverso il bancomat e quindi devono installare e rendere funzionanti i Pos. Si tratta di un obbligo frutto dell'articolo 15, comma 5 del Dl 179/2012 laddove prevede (articolo 2, comma 1) l'obbligo di accettare pagamenti attraverso carte di debito per importi sueriori a 30 euro IL RICORSO SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 06/05/2014 21
06/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La contestazione Secondo il Consiglio nazionale degli architetti si tratta di una norma insensatamente vessatoria e costosa stante che il suo scopo primario, quello di contrastare elusione ed evasione, può essere raggiunto attraverso pagamenti tracciati (bonifico o assegni) senza obbligare i professionisti ad attivare Pos costosi da installare e utilizzare, stante il divieto di richiedere un sovraprezzo legato all'utilizzo di un determinato strumento di pagamento L'ORDINANZA La posizione del Tar Nell'ordinanza depositata il 30 aprile e resa nota ieri, il Tar Lazio ha stabilito che la norma che obbliga i professionisti e le imprese a consentire i pagamenti con il bancomat per importi al di sopra dei 30 euro non viola alcun parametro di legittimità né evidenzia eccessi di potere tali da giustificare la sua sospensione in via cautelare. Semmai, evidenzia solo un costo economico di certo non irreparabile IL CALENDARIO La graduazione Senza l'emanazione di un nuovo decreto interministeriale in sostituzione di quello datato 24 gennaio 2014 l'obbligo del pos entrerà in vigore per tutti a prescindere dai volumi di fatturato. L'obbligo nasce dall'articolo 15, comma 4 e 5 del Dl 179 del 18 ottobre 2012 - il decreto crescita 2.0 - la cui decorrenza, inizialmente fissata al 1° gennaio 2014, è stata poi differita al 30 giugno dello stesso anno dal Dl milleproroghe SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 06/05/2014 22
06/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato EUROPA E MERCATI Unione finanziaria «cercasi» Alessandro Plateroti «Quando facevo il politico mi dicevano che ero un tecnico, ora che faccio il tecnico mi definiscono un politico...». Giunto a metà del suo mandato di sette anni, il presidente della Consob Giuseppe Vegas sembra più divertito che stupito o irritato dal commento di Piazza Affari sulla relazione annuale dell'authority di vigilanza. Anzi, a dire il vero, sembra quasi che ne sia soddisfatto. Dopo quasi tre anni e mezzo alla guida della Consob - e in uno dei periodi più travagliati nella storia dell'economia, della finanza e della politica italiana ed europea - Vegas sembra aver interpretato nella sua relazione quella che è attualmente la più sentita esigenza del mercato: far capire al governo, al legislatore e in generale alla classe politica che l'Italia non è una variabile indipendente nel contesto finanziario internazionale, che le leggi e i regolamenti presi sull'onda del populismo, degli scandali o delle emergenze, se non ben ponderati, rischiano di avere effetti negativi non solo sulla competitività del mercato finanziario nazionale e dei suoi attori, ma anche sulla sicurezza stessa del risparmio. Che si tratti di stipendi dei manager, di tasse sul risparmio e sulle transazioni finanziarie, di quote rosa, di amministratori indipendenti, di controversie civili e commerciali o persino di burocrazia, fa poca differenza: la competizione tra mercati e tra sistemi-paese non si vince a colpi di proclami o con regole che cercano solo il consenso, ma con riforme vere e condivise che siano in grado di creare le migliori condizioni di investimento agli operatori e di crescita al risparmio. È in questo senso, e solo in questo, che il discorso di Vegas ha avuto ieri il più forte connotato "politico" che si ricordi in una relazione annuale della Consob. P ur non mancando gli aspetti "tecnici" sulla vigilanza e le sanzioni - parte comunque essenziale dell'attività dell'authority - ciò che ha colpito del discorso è stata la sua proiezione in avanti, con proposte concrete al legislatore italiano in tema di tassazione delle rendite finanziarie e di creazione di nuovi strumenti partecipativi al capitale delle imprese - di particolare rilievo le azioni a voto multiplo e le cosiddette loyalty shares, azioni a tassazione ridotta per chi le conserva nel medio-lungo termine - ma persino al sistema bancario. Se al legislatore Vegas ha rammentato infatti che in tema di riforme i bisogni degli investitori esteri sono del tutto identici ai bisogni degli italiani, alle banche il presidente della Consob ha lanciato una richiesta non meno importante: darsi autonomamente delle regole di comportamento nuove in settori dove il fischietto dell'authority non arriva, come per esempio la cosiddetta «product governance». In pratica, Vegas ha chiesto ai banchieri di imitare quanto fatto in Belgio, dove è in atto una moratoria volontaria delle banche sul collocamento presso i piccoli risparmiatori di prodotti troppo complessi per comprenderne realmente la rischiosità (vedi i derivati): anche se in Italia la vendita di tali strumenti e prodotti complessi rappresenta meno del 40% del totale venduto attraverso i canali bancari, la moratoria consentirebbe alle banche di "profilare" meglio il proprio cliente medio e di organizzarsi poi con un'offerta di prodotti finanziari più trasparente e sicura per tutti. Non è detto che questo approccio piaccia a tutti o che sia privo di incognite in tema di autonomia delle imprese bancarie nel definire l'offerta ai clienti, ma certamente segna un passo importante in tema di autoregolamentazione in un settore ormai bersagliato da regole nazionali e sovrannazionali che sono spesso in contrasto tra di loro o che non tengono minimamente conto delle differenze sociali, culturali, storiche ed economiche dei diversi sistemi. Ma Vegas, nella sua relazione, ha lanciato anche un altro importantissimo messaggio "politico" non solo al governo italiano ma anche ai nostri partner e alle autorità di Bruxelles: così come si è compreso che senza Unione Bancaria il progetto creditizio europeo sarebbe rimasto incompleto e la sicurezza dei depositi a rischio, così si deve capire che un analogo percorso dovrà essere fatto anche i mercati finanziari nazionali. In altre parole, la proposta "politica" di Vegas all'Europa è quella di trasferire gran parte delle competenze di vigilanza nazionali sulle Borse a una nuova Super Authority europea in grado di garantire l'adozione in tutti i Paesi dell'Unione delle stesse regole di funzionamento dei mercati. In altre parole, Vegas propone di superare le attuali "barriere" normative e culturali (e un giorno magari fiscali) che SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 06/05/2014 23
06/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato avvantaggiano alcune Piazze finanziarie e ne penalizzano altre, creando una nuova archietttura europea della vigilanza più efficace e rispondente alle caratteristiche globali dei flussi finanziari. Per Vegas, infatti, l'Esma, l'attuale authority europea per le Borse, è una sorta di anatra zoppa che può regolare il mercato ma non vigilarlo, e che va quindi superata nell'interesse di tutti. Tra l'altro, tema su cui Vegas batte ormai dall'anno scorso, la nascita di una Super Authority delle borse europee consentirebbe di realizzare un assetto coerente con un modello di ripartizione delle competenze secondo la finalità dei controllo, distinguendo fra stabilità, da un lato, e trasparenza e correttezza dei comportamenti, dall'altro. Per quanto, anche in questo caso, l'idea di Vegas sia certamente opinabile e non necessariamente gradita a tutte le altre authority (Banca d'Italia, per esempio, perderebbe ruolo in materia di vigilanza sul risparmio gestito e servizi di investimento), arrivare a una nuova architettura della vigilanza europea è certamente una questione critica per l'intero mercato finanziario. Il boom dei grandi fondi di investimento americani, il peso crescente degli hedge fund e l'articolazione globale delle grandi istituzioni finanziarie ha reso infatti già obsoleta o comunque inefficace l'architettura delle authority emersa dopo la crisi finanziaria del 2011. Questa è solo una sintesi dei punti salienti della relazione, che ovviamente ha toccato tutte le questioni di competenza della Consob. E certamente non sarà facile per il presidente Vegas trasformare queste proposte in nuove regole o trovare tutto il consenso necessario. Ma non c'è dubbio che la questione sia ormai sul tavolo del governo in vista del semestre di presidenza italiana della Ue. Il messaggio è chiaro: non esiste mercato finanziario credibile se non c'è alle spalle un sistema-Paese moderno e affidabile. E in questo senso, discutere e preoccuparsi di Blackrock, dei fondi americani e dei capitali tornati in Borsa dagli Usa o dall'Asia è altrettanto inutile: se i capitali tornano in Italia, ha fatto bene a ricordare Vegas, è perchè oggi vedono opportunità di guadagno. Ma il vero problema, senza riforme, diventerà presto di farli restare. © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 06/05/2014 24
06/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 28 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato BIG DATA Una sfida che l'Italia non può perdere Marco Carrai I Big Data sono uno dei temi che sta destando interesse crescente in molteplici settori. Con un mercato che si stima raggiungerà i 26 miliardi di dollari entro il 2016 (Fonte: IDC e GigaOM), i Big Data si propongono come una delle più grosse rivoluzioni che sta caratterizzando e caratterizzerà la nostra società. Ogni giorno vengono elaborati 500 Terabytes dai server di Facebook, 8 Terabytes di Tweet, 24 Petabytes di Email e 4000 Terabytes di dati mobile. Vi è stata, inoltre, una riduzione notevole dei costi di archiviazione e gestione dei dati: da circa $8,9/gigabyte nel 2005 a $0,7/gigabyte nel 2014. Essere in grado di memorizzare, accedere e analizzare tale quantità di dati - "Big data" - offre alle aziende vantaggi competitivi, e pone nuove sfide, sia in ricerca accademica che pratica: a livello mondiale si prevede possano generare un potenziale di 300 miliardi di dollari annui sulla sanità e il 60% di incremento dei margini operativi dei retailers (Deep Blue Analytics, 2012). Comprendendone il potenziale e i benefici, i principali attori economici nei mercati internazionali stanno da tempo investendo nello sviluppo di soluzioni di Big Data Analytics. Alcune imprese italiane si stanno muovendo in tal senso anche se l'evoluzione procede a rilento. Le più avanzate imprese multinazionali italiane, però, non trovando presenti nel panorama competitivo nazionale, imprese in grado di proporre una value proposition distintiva sui Data Analystics si trova a dover acquistare prodotti da imprese estere (Statunitensi, Israeliane,...) apportando un segno negativo allo sviluppo dell'economia paese e favorendo la diffusione dei dati interni ad imprese italiane verso realtà esterne al nostro paese. Non promuovere l'adozione di modelli di Big Data Analytics può portare alla perdita di rilevanti opportunità di sviluppo e miglioramento per tutti. Innanzitutto, il miglioramento dei risultati economici grazie a modelli predittivi di comportamento e di segmentazioni della clientela. Benefici ulteriori possono essere ottenuti in settori come il turismo o la pianificazione urbana. La Pubblica Amministrazione e le istituzioni possono realizzare progetti complessi per combattere il cyber crime. Inoltre il Governo tramite la fornitura di servizi di clouding e di difesa delle identità digitali avrebbe la possibilità di porsi come argine allo strapotere delle internet company (google, facebook etc) che sempre più sono diventati monopolisti di dati ai danni dei cittadini. La più grande società di clouding al mondo è Google che ha più dati sugli italiani di quanti ne abbiano le istituzioni italiane con la beffa di fare ricavi dall'utilizzo di questi dati pagando pochissime tasse in Italia. Il Governo Italiano ha iniziato a muoversi attraverso l'Agenda Digitale e da ultimo attraverso il Laboratorio digitale del turismo del MiBact (fonte: Ministero dei Beni e delle attività culturali). Presso il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo il Laboratorio ha il compito di definire e favorire l'attuazione della strategia digitale per il turismo, attraverso: - sistemi di ricerca e analisi dei dati digitali, dei progetti e delle iniziative di digitalizzazione della filiera turistica al fine di identificare e valorizzare best practice e key influencer dell'ecosistema turismo e di promuoverne l'utilizzo dal parte del settore (possibile che i più grandi tour operator ad operare in Italia siano ormai piattaforme Web di prenotazione fuori dall'Italia?); - oppure utilizzo di standard digitali internazionali che favoriscano l'interoperabilità e l'integrazione dell'offerta informativa e ricettiva e la creazione di un ambiente cooperativo fra operatori pubblici e privati; - o, ancora modelli di business sostenibili che sfruttino l'opportunità offerta dall'accesso diretto alle informazioni e ai servizi turistici e favoriscano la creazione di applicazioni e servizi. Vi sono però alcuni limiti che possono e devono essere superati al più presto. Innanzitutto, la mancanza di imprese e figure professionali adeguate che spingono le aziende a cercare questi talenti fuori dall'Italia. È necessario investire il prima possibile nella formazione di figure di "data scientists", architects e conoscitori di sistemi paralleli e innovativi che oltre alle competenze informatiche e statistiche abbiamo capacità di interpretazione dei dati e delle analisi sulla base di una forte conoscenza dei bisogni e trend di business. SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 06/05/2014 25
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