ANIEM Rassegna Stampa del 16/06/2017

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ANIEM
   Rassegna Stampa del 16/06/2017

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INDICE

ANIEM

   16/06/2017 Primo Piano Molise                                                      7
   Alle 18,30 in ballo il futuro del Lupo L'appuntamento è a Selvapiana

   16/06/2017 Quotidiano del Molise                                                   8
   Campobasso, è il giorno del secondo tavolo tecnico

SCENARIO EDILIZIA
   15/06/2017 Corriere della Sera - Bergamo                                           12
   Cavalleri e i 78 milioni a bilancio contestati dal consorzio Brebemi

   15/06/2017 La Stampa - Nazionale                                                   14
   Cantieri Sanlorenzo: +42% il fatturato 2016

   15/06/2017 ItaliaOggi                                                              15
   I francesi possono comperare tutto ciò che vogliono in Italia ma non viceversa

   15/06/2017 Il Giornale - Nazionale                                                 17
   Ecco come i vecchi giganti di cemento potranno vincere le nuove sfide del futuro

   15/06/2017 Il Manifesto - Nazionale                                                18
   Altri 10 miliardi per le armi. La chiamano crescita

   15/06/2017 QN - Il Giorno - Sondrio                                                19
   Occupazione, qualcosa si muove con contratti a tempo determinato

   15/06/2017 Il Gazzettino - Pordenone                                               20
   Simon: c'è anche un cantiere per le competenze del personale

   15/06/2017 Il Tempo - Nazionale                                                    21
   Rebecchini presidente dei costruttori di Roma
SCENARIO ECONOMIA
  16/06/2017 Corriere della Sera - Nazionale                                                23
  Nell'era del lavoro fluido

  16/06/2017 Corriere della Sera - Nazionale                                                25
  La «fase due» delle cartelle da rottamare

  16/06/2017 Corriere della Sera - Nazionale                                                27
  Tutti in fila per il bond di Italo, richieste per 2 miliardi

  16/06/2017 Il Sole 24 Ore                                                                 28
  Banche venete, rush finale del Tesoro per la cordata italiana: capitali privati per 1,2
  miliardi

  16/06/2017 Il Sole 24 Ore                                                                 30
  L'ipotesi di risoluzione «soft»

  16/06/2017 Il Sole 24 Ore                                                                 32
  La Fondazione Agnelli guarda al futuro

  16/06/2017 Il Sole 24 Ore                                                                 34
  La modernità dei Banchi napoletani

  16/06/2017 La Repubblica - Nazionale                                                      35
  Esselunga, l'offerta cinese riapre la gara dei compratori

  16/06/2017 La Stampa - Nazionale                                                          37
  Fisco e voucher, la manovra è legge

  16/06/2017 Il Messaggero - Nazionale                                                      39
  Grecia, disco verde ai nuovi aiuti Ue: sconti all'Italia ma debito giù

SCENARIO PMI
  15/06/2017 Corriere della Sera                                                            41
  Moda e lusso scelgono Instagram Comprare non è mai stato così social

  15/06/2017 Il Messaggero - Abruzzo                                                        43
  L'autotrasporto mette il freno all'export

  15/06/2017 MF - Nazionale                                                                 44
  L'industria della tecnologia guida la ripresa

  15/06/2017 ItaliaOggi                                                                     45
  BREVI
15/06/2017 Il Foglio                                             46
     La ripresa passa per una frustata al partito anti produttività

     15/06/2017 Il Foglio                                             49
     Il nord va, ciao Trump

ANIEM

2 articoli
16/06/2017
Pag. 24                                   Primo Piano Molise

                                                                                                                      La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 Sul fronte rossoblù
 Alle 18,30 in ballo il futuro del Lupo L'appuntamento è a Selvapiana
 Presenti Aliberti,Merola e il gruppo locale. Attesi anche Frattura e Battista

 hanno intercettato qualche imprenditore da girare alla causa rossoblù. Da indiscrezioni è attesa la presenza
 sia del governatore Frattura che del sindaco Battista. Tra le associazioni di categoria l'unica ad annunciare
 sia la presenza che una proposta è stata l'Acem. Dalle altre invitate - e già assenti al primo summit - non ci
 sono stati passi ufficiali ma non è detto che non ci saranno. Dovrebbero esserci anche i tifosi. Su Facebook
 è stata lanciata la proposta di una Giornata dell'orgoglio campobassano proprio per ricordare a istituzioni e
 imprenditori che c'è chi tiene a cuore le sorti del Campobasso.
 Foto: Daniele Landolfi

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16/06/2017
Pag. 25

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 Campobasso, è il giorno del secondo tavolo tecnico
 Ed è stata indetta, in concomitanza, la giornata dell'orgoglio rossoblù

 CAMPOBASSO. Tempo scaduto per le chiacchiere. Oggi, alle 18.30, ci sarà il secondo tavolo tecnico
 convocato lo scorso 6 giugno in coda alla prima riunione. Si incontreranno, dunque, a distanza di dieci
 giorni, gli esponenti della politica (Regione, Provincia e Comune), delle imprese edili (con il presidente dell'
 Acem, Corrado Di Niro, in testa), della società (Giulio Perrucci) e l'associazione 'Noi siamo il Campobasso'.
 Si spera che dalla riunione possa uscire una soluzione positiva. E allo stesso tempo il tifo ha indetto la
 'Giornata dell'orgoglio campobassano'. Ore 18.30, stadio di Selvapiana, non si può sbagliare. L'obiettivo è
 quello di provare a coinvolgere il numero più alto possibile di tifosi rossoblù, se non altro per dimostrare che
 la piazza tiene ancora ai colori della propria città. L'iniziativa è stata presa da un giovane tifoso, Alex
 Agostinelli, che tra l'altro ha fatto parte anche della Juniores della stagione che si è conclusa poco più di un
 mese fa. E allora, tutti allo stadio.

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SCENARIO EDILIZIA

8 articoli
15/06/2017                                                                                                diffusione:245885
Pag. 3 Ed. Bergamo                                                                                           tiratura:332759

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 Edilizia La storia finita
 Cavalleri e i 78 milioni a bilancio contestati dal consorzio Brebemi
 La società fallita. I curatori: riserve pesanti per i lavori eseguiti. Ma i costruttori dell'autostrada negano I
 numeri In quattro anni persi 200 posti di lavoro che l'impresa di Dalmine garantiva
 A.D.L.

 «Un elevatissimo grado di conflittualità con ampie rivendicazioni di controparte»: con queste parole, inserite
 nella sentenza di fallimento della Cavalleri Ottavio Spa, il collegio di giudici della seconda sezione
 fallimentare del tribunale di Bergamo definisce le rivendicazioni dell'azienda di Dalmine, un tempo fiore
 all'occhiello dell'edilizia bergamasca, nei confronti del consorzio Bbm, costruttore della Brebemi, partecipato
 a stragrande maggioranza dalla Pizzarotti di Parma. Alla voce crediti, i liquidatori giudiziali, ora nominati
 curatori fallimentari, hanno inserito ben 78 milioni di euro, riferiti al consorzio Brebemi. Cifra rilevante, per
 un'azienda che è fallita sotto un monte di debiti che - è questo l'ultimo calcolo inserito nella sentenza -
 ammonta a 146 milioni. Ma il punto, ed ecco «l'elevatissimo grado di conflittualità», è che Bbm ha sempre,
 o quasi, risposto picche. «Quelli sono desiderata, per quanto ci riguarda non dobbiamo nulla alla Cavalleri
 Spa - ha dichiarato ieri il direttore Bbm Sabino Del Balzo -. L'azienda si era aggiudicata un nostro appalto
 per la riqualificazione della Cassanese (connessa alla Brebemi, ndr), ma avevamo dovuto risolvere
 consensualmente il contratto, quando la società bergamasca aveva avuto le prime difficoltà. Ancora prima
 l'impresa di Dalmine aveva avuto in affidamento diretto una serie di incarichi proprio sull'autostrada, ad
 esempio per la galleria di Treviglio, ma abbiamo dovuto sostituirla. Siamo noi, sotto certi aspetti, ad aver
 subito danni».
 Del Balzo non specifica, comunque, se la sostituzione della Cavalleri sui cantieri autostradali fosse legata a
 ritardi o a opere contestate, per la loro esecuzione, dal consorzio Bbm. Opere che invece, sia Gregorio
 Cavalleri (azionista di riferimento che già nella fase concordataria i liquidatori avevano estromesso
 dall'azienda, nel 2015, ora indagato per bancarotta fraudolenta) sia i curatori fallimentari considerano
 eseguite anche oltre il dovuto. Quella cifra indicata tra i crediti, secondo i curatori, corrisponde infatti a
 «riserve considerevoli sui lavori realizzati». Ma è ben nota la linea di totale chiusura da parte del consorzio
 che ha gestito la realizzazione dell'autostrada.
 Un sistema, quello delle riserve, che per i creditori (numerosi) della Cavalleri, tiene vive ancora alcune
 speranze, nonostante non abbia portato a risultati nella fase di concordato, ormai naufragata. Le cifre sono
 davvero alte. Oltre i 78 milioni del Bbm, tra i crediti vengono anche indicati, infatti, 63 milioni dovuti
 dall'Anas all'impresa di Dalmine. Riserve che Cavalleri ha presentato alla società statale anche nell'ambito
 dei lavori eseguiti in Calabria per la Trasversale delle Serre, appalto da 60 milioni, e per il rifacimento di 10
 chilometri dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, oltre 90 milioni di contratto. Ma anche in questo caso
 l'Anas è pronta a controbattere, a sua volta, con contestazioni, in particolare dopo l'inchiesta della procura
 di Vibo Valentia, che ha anche portato Cavalleri in carcere (misura sostituita dalla detenzione in ospedale
 per motivi di salute): opere mal eseguite e camion pesati due volte, in quel caso, secondo l'accusa.
 Un'inchiesta che ha rappresentato il colpo di grazia per la società di Dalmine, gravata da «enormi difficoltà
 nel realizzo degli ingenti crediti vantati», come scrivono i giudici del tribunale fallimentare.
 Una storia di buona edilizia completamente naufragata, con un'istanza di fallimento avanzata, oltre che dal
 pm Emanuele Marchisio, anche dall'ex cooperativa controllata Aquattro Scarl, fallita già nel 2015. Una
 storia ormai finita, per un'azienda che fino a quattro anni fa dava lavoro a oltre duecento persone.
  © RIPRODUZIONE RISERVATA
 La scheda
 La Cavalleri di Dalmine entra

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 16/06/2017                                                                           12
15/06/2017                                                                                        diffusione:245885
Pag. 3 Ed. Bergamo                                                                                   tiratura:332759

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 in concordato nel 2013 Vanta già
 in quella fase crediti importanti
 nei confronti del consorzio Bbm
 e dell'Anas,
  ma non ha
 più liquidità
 e i crediti sono comunque
 al centro
 di contenziosi. Quattro anni dopo è arrivato il fallimento
 L'inchiesta
 Il colpo di grazia sulla procedura di concordato della Cavalleri Spa arriva con l'inchiesta di Vibo Valentia
 Alla società vengono sequestrate risorse che
  non ci sono nemmeno,
 per 11 milioni di euro L'ex titolare
  è indagato per truffa e frode
  in pubbliche forniture
 Foto: La sede La Cavalleri Ottavio Spa ha sede in via Anemone, a Dalmine

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 16/06/2017                                                                   13
15/06/2017                                                                                            diffusione:150427
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 Panorama
 Cantieri Sanlorenzo: +42% il fatturato 2016

 Sanlorenzo ha chiuso il 2016 con un fatturato di 314 milioni di euro, +42% rispetto ai 220 milioni del 2015, e
 un ebitda di 25,4 milioni ((+21%). È il primo cantiere ad aver superato il fatturato 2008 pre-crisi. Si tratta,
 dicono i responsabili del cantiere di «un traguardo unico nel panorama nautico mondiale, che ha spinto
 l'azienda a decidere di investire 60 milioni per l'incremento della capacità produttiva nei prossimi due anni,
 20 milioni per la progettazione di 8 nuovi modelli, 40 per l'espansione dei due impianti produttivi di Ameglia
 e La Spezia». Sanlorenzo (che fa capo all'imprenditore torinese Massimo Perotti, recentemente nominato
 Cavaliere del Lavoro) è oggi ai vertici delle classifiche mondiali nella produzione di yacht oltre i 24 metri. Lo
 scorso anno ha venduto 28 yacht e 5 superyacht. Quest'anno i dipendenti Sanlorenzo hanno raggiunto un
 incremento del premio di produzione del 40%, in linea con l'aumento del fatturato 2016. c

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 16/06/2017                                                                      14
15/06/2017                                                                                            diffusione:38537
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 I francesi possono comperare tutto ciò che vogliono in Italia ma non
 viceversa
 Pierluigi Magnaschi

 L'unione di paesi nell'ambito della Ue può essere mantenuta se, per i paesi che ne fanno parte, vige il
 criterio della reciprocità. Ad esempio, in base al principio della libera circolazione dei capitali, dovrebbe
 essere possibile, per i capitali di un paese Ue, poter operare liberamente in tutto lo spazio dell'Unione. Il
 principio è stato accolto dalle imprese (e dallo stato) francesi che infatti hanno fatto man bassa di imprese
 di primo piano e anche strategiche in Italia. Il guaio (per noi) è che i poteri pubblici transalpini fanno
 sbarramento all'acquisto continua a pag. 6 PAGINA - PIERLUIGI MAGNASCHI di asset societari da parte
 delle imprese italiane in base al motto che «quel che tuo è mio e quel che è mio resta mio». Purtroppo a
 questa inaccettabile pretesa, come al solito (anche se con la lodevole eccezione, sia pure in zona Cesarini,
 del meritevolissimo ministro dell'economia Carlo Calenda) il governo italiano non ha mai opposto alcuna
 vera resistenza mentre il sistema politico, sindacale e mediatico italiano ha sempre dimostrato di essere
 insensibile a queste operazioni unidirezionali che un paese con un briciolo di dignità e di cura dei suoi
 interessi dovrebbe rigettare con indignazione. I francesi, ad esempio, hanno messo le mani sulla Bnl con la
 Bnp. Hanno acquistato, senza che il governo italiano ci mettesse becco, tramite il Crèdit Agricole, la Cassa
 di risparmio di Parma-Piacenza-Vigevano (trasformandola in un gioiello) e adesso puntano ad acquisire
 anche le banche di Cesena, di Rimini e di San Miniato. Sempre l'Agricole (attraverso Amundi) ha acquistato
 da Unicredit (il cui prestigioso a.d. è francese) la società Pioneer, che opera nel settore strategico del
 risparmio gestito. Inoltre l'a.d. delle Assicurazioni generali è un altro francese. Mediobanca, il cui azionista
 principale è l'Unicredit, gestito, come dicevamo, da un francese (abilissimo, per carità) ha come azionista
 irrequieto e in crescita anche Vincent Bolloré. Intanto anche Telecom è diventata francese. Mentre
 Luxottica si è fusa con Essilor: l'azionista di riferimento, per il momento, resta l'ultraottuagenario Del
 Vecchio mentre il cuore (anche borsistico) diventerà sempre più francese. In campo lattiero i francesi si
 sono assicurati il gigante Parmalat. E sono in corso operazioni ostili nei confronti di Mediaset. Mentre i
 francesi scorrazzano senza giustamente trovare ostacoli nel sistema finanziario, bancario e industriale
 italiano, l'italiana Fincantieri, d'intesa con il precedente presidente francese François Hollande era
 subentrata nei cantieri navali francesi Stx, rilevando la quota dei soci coreani falliti. Per non cedere la
 maggioranza alla Fincantieri fu stabilito che la società di Giuseppe Bono avrebbe rilevato il 48% di Stx
 mentre la Fondazione Cr di Trieste avrebbe acquistato il 7% del capitale di questi cantieri. Già questa era
 una bella limitazione, anche se solo formale. Infatti a una società di un paese fondatore della Ue e terzo
 come importanza economica nel Vecchio continente, la Francia non concedeva nemmeno le condizioni che
 erano state accordate ai coreani! Ma il bello (anzi, il peggio) deve ancora avvenire. Infatti pochi giorni dopo
 essere stato eletto, Emmanuel Macron (sì, proprio quello che si autodefinisce cittadino dell'Europa, che fa
 suonare l'Inno alla gioia prima della Marsigliese e che crede come pochi, dice lui, nell'economia di mercato)
 sbatte per aria il tavolo dell'accordo faticosamente raggiunto dalla Fincantieri con il suo predecessore e
 ingiunge agli italiani di tenersi ben al disotto la quota di maggioranza e di accettare come socio addirittura
 un cliente del cantiere, la società Msc, il cui direttore finanziario era Alexis Kohkler che adesso, guarda
 caso, è diventato il capo del Gabinetto di Macron. Di fronte allo stupore della Fincantieri (ma non
 dell'establishment italiano che, anestetizzato da qualche Légion d'honneur distribuita nei gangli giusti, non
 reagisce a nessuna provocazione transalpina) un giornalista ha chiesto: «Ma cosa dice l'Italia?», Macron
 ha replicato: «Ne ho già parlato con Gentiloni!», e ha chiuso lì. Non ha spiegato quindi che cosa gli ha
 risposto il premier italiano dopo aver appreso questa ingiustificabile ingiunzione. E forse è stato meglio
 così. Per fortuna che, nel frattempo, a mettere le mani sul ministero dell'economia è arrivato Calenda che

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 non è certo un rissoso ma non è anche uno abituato a farsi mettere i piedi sulla pancia dalla Francia. Se si
 vuole che lo spirito europeistico cresca nei fatti, la Francia deve quindi darsi una mossa perché questo suo
 approccio guatemalteco nei confronti di un'Italia sinora comportatasi da vile, non è di oggi, ma rappresenta
 una sua costante storica. Ad esempio, l'economista Francesco Forte, diretto collaboratore di Enrico Mattei,
 in un suo libro uscito proprio in questi giorni, si dice sicuro che Mattei sia stato ucciso da un attentato e che
 questo sia stato francese. «Mattei», scrive Forte, «stava per concludere un accordo globale per
 l'esportazione di idrocarburi dall'Algeria. L'avevo saputo in via riservata perché tra le contropartite c'era
 anche il mio lavoro: sarei diventato consulente del ministro delle Finanze di Algeri». Forte prosegue:
 «L'accordo dava moltissimo fastidio ai francesi. All'Eni non abbiamo mai avuto dubbi che i mandati
 dell'assassinio fossero loro». In modo più chiaro e inequivocabile è andata l'aggressione, spinta, a livello
 internazionale, dalla Francia contro la Libia di Gheddafi. La motivazione sotterranea, ma anche evidente,
 era che il dittatore libico stava perfezionando delle mega intese economiche con l'Italia sul piano delle
 forniture petrolifere, della ricerca degli idrocarburi e dei grandi lavori pubblici (che davano fastidio alla
 Francia) e sul piano della domiciliazione finanziaria dei suoi averi in Italia (che dava molto fastidio all'Uk).
 La violenta deposizione (tramite assassinio) del premier libico, ha sospeso gli accordi con l'Italia e ha dato
 la stura all'immigrazione selvaggia che la Francia, raggiunto l'obiettivo che si era proposto (bloccare gli
 affari con le imprese italiane), respinge al confine di Ventimiglia, come se questa alluvione umana (da essa
 specificamente provocata) fosse un fenomeno ad essa estraneo, da imputare solo all'Italia che invece, in
 questa tragedia, ha la sola responsabilità di avere le sue coste vicine alla Libia. Questa operazione contro
 l'Italia fu a lungo reclamata e sostenuta presso Sarkozy, allora presidente francese, da un cosiddetto maître
 à penser parigino, Bernard-Henry Lèvy che, ridotto oggi a una macchietta in Francia, continua a venire
 utilizzato come strapagato editorialista principe (pur non avendone il merito) dal Corriere della Sera anche
 se si deve dire che è un acquisto che risale alla direzione di de Bortoli ma che non si vede perché debba
 proseguire, se ci fosse un minimo di orgoglio nazionale. Di fronte a tanta tracotanza nazionalistica, non solo
 l'Italia ha sempre chinato il capo e fatto finta di non vedere e di non sentire. Anzi, ha risposto anche con
 una generosità immotivata che ha messo sul groppone delle nuove generazioni, imponendo agli studenti
 delle scuole medie che hanno da tempo capito che la lingua straniera che ti apre oggi le porte del mondo è
 l'inglese, lo studio del francese come prima lingua, con una percentuale offensiva della decenza che non si
 verifica in nessun altro paese europeo. È questo un pedaggio inaggirabile (si è arrivati a sorteggiare gli
 studenti costringendoli con la forza a studiare il francese), un pedaggio di tipo ottocentesco che l'Italia fa
 pagare ai suoi ragazzi (specie a quelli che l'inglese non lo possono studiare privatamente) per tenersi
 buona la Francia che poi risponde, invece, nel modo che si è visto e con una casistica che sarebbe infinita.
 Macron, se vuole costruire l'Europa unita deve cambiare atteggiamento: la sua entrata a gamba tesa
 sull'operazione della Fincantieri nei cantieri Stx, non è un bell'inizio di gioco. Spetta adesso all'Italia far
 apprendere Macron le regole che, prima che legali, sono di buona creanza. Pierluigi Magnaschi ©
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 LA SVOLTA TECNOLOGICA
 Ecco come i vecchi giganti di cemento potranno vincere le nuove sfide
 del futuro
 La scienza delle costruzioni è in continua evoluzione, bisogna stare al passo COSTRUZIONI A NORMA DI
 LEGGE Pannelli elettronici informatizzati rivelatori antifumo hi-tec e aree a compartimenti stagni
 NMat

 «L'edificio sicuro al 100% non esiste ma un palazzo che offra il 100% delle garanzie di sicurezza sì».
 Sembra una dichiarazione «contraddittoria», ma in realtà non lo è. Nei manuali - sempre in continuo
 aggiornamento - di Scienza delle costruzioni (un esame che sta agli studenti di Ingegneria edile come
 l'esame di Anatomia sta a quelli di Medicina), il paragrafo dedicato alla «sicurezza» è passato nell'arco
 degli ultimi due decenni da poche righe a decine di pagine. La «storia evolutiva» dei grattacieli italiani si
 fonda su un principio mutuato dalla ingegneria navale: il concetto cioè dei compartimenti stagno.
 Esattamente come nei «giganti del mare» le paratie nello scafo rendono teoricamente inaffondabile il
 natante, così nei «giganti di cemento» (i grattacieli, appunto) un sistema interno di «compartimenti stagni»
 rende (almeno dovrebbe rendere) impossibile al fuoco aggredire l'intero stabile. «L'evoluzione rapidissima
 delle fiamme nel grattacielo londinese - spiega un esperto di sicurezza edile - dimostra che tale sistema
 non ha funzionato, o - ancora più probabilmente - non esisteva affatto all'interno della struttura». Una sorte
 che riguarda anche la maggior parte degli storici grattacieli italiani che, nell'arco di mezzo secolo, si sono
 moltiplicati praticamente in tutti le maggiori città del nostro Paese. Oggi i grattacieli di nuova generazione
 hanno pannelli elettrici, rilevatori hitec-, spie informatizzate e mille altre diavolerie tecnologiche che
 consentono invece di monitorare in tempo reale il grado di sicurezza di un edificio praticamente 365 giorni
 all'anno. Il merito di tutto ciò è anche di una maggiore sensibilità avvertita dal legislatore che nell'ultimo
 decennio a recepito le «istanze» di ingegneri e architetti che, in passato, in un clima di deregulation
 legislativo, hanno spesso pagato pesanti conseguenze penali per incidenti e crolli strutturali che hanno
 riguardato opere edilizie da loro progettate. È indubbio che oggi il miglior «prototipo» di grattacielo bello e
 sicuro che l'Italia «esporta» nel mondo siano quello del Bosco Verticale di Milano. Per un attimo la memoria
 va alla Torre Piacentini (dal nome del suo architetto), terminata nel 1940 a Genova, che conserverò - con i
 suoi 108 metri - il primato fino al 1954. Oggi la Torre Unicredit Milano è alta esattamente 123 metri in più. Di
 acqua ne è passata sotto i ponti. Ma anche sopra i grattacieli.
 231
 . Con 231 metri la Torre Unicredit che si trova a Milano è il grattacielo più alto d'Italia
 Foto: LA PIÙ ALTA D'ITALIA La Torre Unicredit di Milano in piazza Gae Aulenti è stata completata nel
 2012, è alta 231 metri
 Foto: PLURIPREMIATO Il Bosco Verticale a Milano è tra i grattacieli più bello del mondo. Si compone di
 due torri (111 m. e 78 m.)
 Foto: PRECURSORE La Torre Piacentini (dal nome del suo architetto) fu terminata nel 1940 a Genova, è
 alta 108 metri
 Foto: RISTRUTTURATO Il grattacielo di Cesenatico fu inaugurato nel 1958. Ristrutturato nel 2009, alto 118
 metri

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Pag. 15                                                                                                    tiratura:35851

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 Governo-Finanziaria
 Altri 10 miliardi per le armi. La chiamano crescita
 GIULIO MARCON

 Ieri, la Commissione Bilancio della Camera dei Deputati ha iniziato a occuparsi del decreto della presidenza
 del consiglio che deve decidere come ripartire i 46 miliardi di un fondo di investimenti (previsti fino al 2032)
 che la scorsa legge di bilancio aveva stanziato per sostenere interventi in tanti ambiti: dai trasporti alla
 ricerca scientifica; dalla riqualificazione delle periferie alla difesa del suolo e alla lotta al dissesto
 idrogeologico; dall'edilizia scolastica alle bonifiche, dall'informatizzazione dell'amministrazione giudiziaria
 alla rimozione delle barriere architettoniche. E tanto altro ancora. Il decreto della presidenza del consiglio
 riporta una tabella sulla ripartizione dei fondi tra i ministeri e dalla tabella dove scopriamo che ben
 9.988.550.001 di euro (in pratica 10 miliardi, il 22% del totale) saranno destinati al Ministero della difesa.
 Per fare cosa? Oltre 5,3 miliardi di euro finanziaranno i programmi di costruzione e di ammodernamento dei
 sistemi d'arma. Per fare qualche esempio (come ha ricordato Milex, l'osservatorio italiano sulle spese
 militari), si va dai carri da combattimento Freccia e Centauro 2 alle famigerate fregate Fremm; dagli gli
 elicotteri da attacco Mangusta ai sistemi di contraerea e tanto altro ancora. Poi, tra gli altri consistenti
 importi destinati al Ministero della difesa, ci sono 2,6 miliardi per fare a Centocelle (un quartiere periferico di
 Roma) un mega centro servizi e comandi: una sorta di «Pentagono italiano» dove centralizzare funzioni e
 servizi di coordinamento dell'intero sistema delle Forze Armate. Singolare è che questo stanziamento viene
 collocato nel paragrafo dal titolo : «edilizia pubblica, compresa quella scolastica». Di «scolastico» il centro
 militare ha ben poco. Ora, il fatto che come spendere un fondo di 46 miliardi per «assicurare il
 finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del paese» (così dice la legge di bilancio)
 venga deciso dal governo (concedendo al parlamento di dare un misero «parere») è un'abnormità
 istituzionale. Che poi venga destinato ben il 22% di questo fondo al Ministero della Difesa per fare carri
 armati ed elicotteri di combattimento e centri comandi è una scorrettezza normativa e formale enorme
 contro il parlamento. Poi va ricordato che il governo Gentiloni, in questo modo, sacrifica gli investimenti civili
 a quelli militari. Si fanno passare per interventi a favore di «attività industriali ad alta tecnologia e sostegno
 alle esportazioni», prebende all'industria militare che andrebbe riconvertita, salvando l'occupazione, a scopi
 civili - per fare affari in Italia e in giro per il mondo. Sul «sostegno alle esportazioni» sicuramente l'industria
 militare fa la sua «bella» parte, visto che vendiamo armi all'Arabia Saudita e anche al Qatar (340 milioni di
 euro di vendite), che è stato accusato di recente di sostenere il terrorismo islamico. Nonostante le
 lamentele della ministra Pinotti e delle gerarchie militari, al ministero della Difesa arrivano sempre tanti,
 troppi soldi. Ci stiamo avvicinando così ad esaudire la richiesta di Trump, che vuole portarci a spendere il
 2% per il bilancio della difesa. Tra l'altro, a tutti questi soldi andrebbero aggiunti anche i 12 miliardi che ci
 rimane da spendere per il programma dei cacciabombardieri F35, su cui è caduto un silenzio assordante,
 nonostante il Pd si fosse impegnato a dimezzare la spesa. Anche con questo decreto, arriva un altro
 aumento delle spese militari. Ma il paese ha bisogno di lavoro, non di carri armati.

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Pag. 3 Ed. Sondrio                                                                                        tiratura:65674

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  SONDRIO IL NEO SEGRETARIO DELLA CGIL ZAMBONI FA IL QUADRO IN PROVINCIA
  Occupazione, qualcosa si muove con contratti a tempo determinato

  - SONDRIO - NON CI SONO SITUAZIONI critiche, solo qualche limitato caso di difficoltà. Anzi, si notano
  segni di ripresa, in primis sul fronte occupazionale, anche se i numeri e le tipologie contrattuali non sono
  paragonabili al periodo pre crisi. Dopo aver tracciato, in estrema sintesi, la situazione dell'industria
  provinciale, Guglielmo Zamboni, segretario generale della Cgil, analizza caso per caso. «Abbiamo una
  criticità sull'Herte Srl di Morbegno, azienda metalmeccanica che produce schede elettroniche. Dopo le
  vicissitudini di questi anni, che hanno ridotto i dipendenti da un centinaio a 50, ci sarà il trasferimento della
  produzione a Costa Masnaga (Brianza) che si traduce in una perdita ulteriore di posti di lavoro: 25 per
  l'esattezza. L'operazione, già avviata, si concluderà a fine anno», spiega. LA VICINA Riello «dopo un
  periodo complicato, ha chiuso il contratto di solidarietà e assumerà 4 somministrati per evadere le
  commesse dei pannelli solari. Dato positivo, ma poca cosa rispetto ai numeri di occupati che l'azienda
  faceva 10-15 anni fa». In generale, la crisi ha eliminato le aziende deboli, stabilizzando quelle rimaste con
  organici sostenibili. «Quando parliamo di nuova occupazione, ci riferiamo a poche unità, per lo più in
  somministrazione o a termine», aggiunge. La ripresa c'è ma, come si vede, è decisamente contenuta. «Non
  va male il comparto del freddo - prosegue - mentre è ancora fermo il settore del petrolio. Pignone, Siderval,
  Carcano vanno abbastanza bene, si sta facendo qualche inserimento ma i numeri sono sempre contenuti.
  Ore di cassa integrazione interessano manifatturiero, tessile e gomma plastica, ma non come in passato:
  gli episodi negativi non sono strutturali. Si passa da periodi morti a intensi che estremizzano le richieste nei
  confronti dei lavoratori. Proprio come per il settore chimico-farmaceutico. Ha segno più ma la continua
  competizione si ripercuote sui lavoratori. Gli organici dell'elettrico sono stabili, con qualche nuova
  assunzione per effetto del turnover». BENE ANCHE agricoltura e agro-alimentare: «Buono il dato dei
  salumi per l'incremento del prodotto in vaschetta», aggiunge. «Idem l'acqua, visto il periodo. E l'edilizia,
  dopo il calo drammatico di questi anni, è in leggera ripresa, in particolare in Alta Valle dove si registra la
  maggior vivacità. C'è però da tenere presente che il cantiere della statale, che ha contribuito alla tenuta del
  settore, sta per concludersi. Legati all'edilizia respirano serramenti, lapidei e legno, anche se per molte
  aziende resta il problema degli insoluti». «Alti e bassi caratterizzano i manufatti, mentre nel commercio si
  ravvisa uno spostamento dalle grandi superfici alle medie - specifica - Troviamo problemi legati al non
  rispetto dei contratti nel settore del facchinaggio dei grandi magazzini. Buoni i segnali del turismo. Meglio
  Livigno e Alta Valle rispetto ad Aprica e Madesimo, grazie ai grandi eventi. Aumentano anche i frontalieri
  (edilizia e turismo) ma con meno giornate lavorative». Camilla Martina

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Pag. 33 Ed. Pordenone                                                                                       tiratura:71609

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 IL DIRETTORE
 Simon: c'è anche un cantiere per le competenze del personale

 I tempi del cantiere del nuovo ospedale sono in linea con la tabella di marcia nonostante alcuni lievi ritardi
 prontamente recuperati. La conferma è arrivata ieri mattina, dal vicepresidente della Regione Sergio
 Bolzonello e dal direttore generale dell'Aas5 Giorgio Simon, nel corso della firma in prefettura del protocollo
 di legalità sul maxi-cantiere da oltre 170 milioni di euro. È anche stato confermato che la fine della parte
 cantieristica attualmente in corso legata al futuro parcheggio è prevista per la fine di quest'anno. Sarà in
 quel momento che i lavori entreranno nella fase più importante: l'avvio in contemporanea dei due cantieri
 per la struttura del nuovo ospedale (nell'attuale park dei dipendenti) e per la Cittadella della salute. Per la
 Cittadella sono previsti circa due anni di lavoro, mentre il nuovo ospedale sarà consegnato - secondo
 previsione - alla fine del 2022. Entro quella data - anche se visto il traffico che comporterà il quartiere
 sarebbe opportuno un anticipo - dovrà essere pronto il nuovo assetto viario a servizio del polo sanitario. Un
 miglioramento viario delle vie Ungaresca, Montereale e vial Rotto. Oltre che la rotonda tra Ungaresca e vial
 Rotto. E l'ulteriore rotonda tra via Montereale via del Traverso. Su quest'ultimo aspetto manca, invece,
 l'accordo-protocollo tra Regione-Aas5-Comune: bisognerà stabilire chi fa cosa. Ma alcuni nodi sono ancora
 aperti.
 Ieri intanto si è firmato il protocollo di legalità: un documento - come ha spiegato il prefetto Maria Rosaria
 Laganà - che nella fattispecie non è obbligatorio per legge come accade per le grandi opere strategiche in
 concessione statale, ma vista l'importanza economica e sociale per questo territorio si è voluto mutuare e
 adeguare il protocollo. A firmarlo, oltre al prefetto, l'Aas5 e l'impresa Cmb di Carpi che si è aggiudicata
 l'appalto. Per la parte riguardante la sicurezza sul lavoro vi è stata la firma dell'Ispettorato e delle
 organizzazioni sindacali. Si tratta di uno strumento utile a contrastare le infiltrazioni mafiose - soprattutto nei
 sub-appalti - nelle attività economiche e a favorire la diffusione della cultura della trasparenza e del rispetto
 delle regole. Al fianco del prefetto i vertici della Polizia, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza. Oltre alla
 Regione al tavolo anche il Comune rappresentato dall'assessore Pietro Tropeano.
 «Questo - ha sottolineato Bolzonello, con voce ancora un po' bassa dopo il tifo a squarciagola della sera
 prima «a proposito di legalità, un bel furto...», non ha trattenuto la battuta sulla sconfitta del Pordenone - è
 un'opera che segna il riavvio dei grandi cantieri e che porterà nuovi importanti servizi sanitari per l'intero
 territorio. L'attenzione è massima sugli edifici, ma sono importanti le competenze tecnologiche e umane
 che saranno inserite nelle strutture». Un aspetto sul quale si è concentrato Giorgio Simon: «Non stiamo
 seguendo solo il cantiere edile, c'è parallelamente un cantiere delle risorse umane: sono diversi i primari
 nominati e che ci accingiamo a nominare con nuovi concorsi. Saranno le nuove risorse umane che
 determineranno la competenza e l'efficienza della sanità di domani».
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 Nomina
 Rebecchini presidente dei costruttori di Roma

  L'associazione dei Costruttori edili di Roma ha scelto come Presidente Nicolò Rebecchini, che resterà in
 carica fino al 2021. Rebecchini, romano, succede a Edoardo Bianchi che ha concluso il suo mandato.
 Classe '63, laureato in ingegneria, sposato con quattro figli, è a capo della Stile Costruzioni Edili S.p.A.,
 società che dal 1961 opera principalmente nel settore dell'edilizia privata.
 Foto: Presidente Nicolò Rebecchini

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SCENARIO ECONOMIA

10 articoli
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 Il nuovo welfare
 Nell'era del lavoro fluido
 Maurizio Ferrera

 L a ripresa economica sta finalmente attenuando il dramma della disoccupazione. Alcuni Paesi hanno già
 avviato riflessioni strategiche su come riorganizzare il mercato del lavoro per innestare una nuova fase di
 crescita sostenibile, capace di contrastare la precarietà e l'esclusione. L'obiettivo non è facile da
 raggiungere. Lo sviluppo dipende in modo sempre più stretto dalle innovazioni tecnologiche, dal commercio
 internazionale, dalla conquista o addirittura creazione di nuovi mercati, dalla digitalizzazione. Il lavoro certo
 non sparirà, ma diventerà sempre più fluido, le mansioni di routine si ridurranno rapidamente e i vari settori
 produttivi saranno esposti a veri e propri effetti «marea»: espansioni repentine seguite da contrazioni, non
 interamente prevedibili.
 Per gestire queste dinamiche in modo inclusivo occorre riorganizzare la solidarietà sociale. Alcuni parlano
 di «fluidarietà». Il termine è un po' ambiguo ed è un misto tra solidarietà e fluidità dell'occupazione. Ma può
 avere connotazioni positive se pensato come un complemento e non a sostituzione del welfare esistente.
 Oggi i sistemi di tutela sono incentrati su sussidi accompagnati da politiche attive per riportare le persone al
 lavoro aiutandole nel frattempo. La rapidità dei mutamenti in atto richiede però di introdurre altri strumenti,
 di natura preventiva e che sostengano, proteggano e aumentino la capacità dei lavoratori di reinserirsi in un
 contesto strutturalmente mutevole.
 È la cosiddetta « occupabilità» di cui si parla da circa un ventennio, e a molti addetti ai lavori può sembrare
 una nozione ormai trita. La novità è però che in vari Paesi questa nozione si è finalmente tradotta in schemi
 concreti. I Paesi scandinavi stanno sperimentando sistemi di smistamento intersettoriale e
 interprofessionale dei lavoratori per far fronte agli effetti marea di cui parlavamo. In Olanda e Germania (ma
 anche in Canada e Australia) i lavoratori effettuano test periodici di «occupabilità», che consentono loro di
 accertare lo stato delle proprie competenze. Alcuni propongono che queste forme di accertamento
 periodico e gli eventuali aggiornamenti diventino un nuovo tipo di assicurazione sociale. In Francia esiste
 da qualche anno un programma che si chiama «conto personale di attività», sul quale lo Stato, i datori di
 lavoro e gli stessi cittadini (volontariamente) depositano risorse finanziarie da prelevare per esigenze di
 formazione. In alcuni casi, lo Stato accredita contributi sul conto per attività svolte in campo sociale.
 Naturalmente l'investimento in «occupabilità» deve iniziare ben prima dell'ingresso nel mercato del lavoro.
 La scuola svolge un ruolo cruciale, purché venga riorientata verso la trasmissione di conoscenze trasversali
 e la promozione di meta-competenze (come le capacità logiche), quelle che non diventano obsolete anche
 in contesti lavorativi fluidi.
 Come finanziare le nuove forme di «fluidarietà»? In parte si tratta di schemi e programmi che possono
 essere gestiti anche sotto il profilo delle risorse dalle parti sociali nell'ambito della contrattazione
 decentrata, in altra parte devono attivarsi i territori; la digitalizzazione e la virtualizzazione di molte filiere
 non spezzerà il legame fra lavoro e spazio geografico. «Occupabilità» fa rima con mobilità e i giovani
 dovranno essere pronti a muoversi più di quanto non facciano oggi, soprattutto nel nostro Paese. Ma non
 sarà né possibile né desiderabile sganciare il lavoro dal territorio. Teniamo anche conto che tutta la
 cosiddetta economia bianca, connessa all'invecchiamento demografico e alla crescente domanda di servizi
 legati al benessere della persona e all'intrattenimento (turismo compreso), manterrà un forte ancoramento
 territoriale e registrerà una massiccia espansione nei prossimi decenni.
 Non sarà possibile far gravare i costi di questa riorganizzazione solo sulle imprese e i singoli territori. Tutti
 dovranno contribuire. Cambiare le modalità di finanziamento del welfare è l'altra grande sfida che dobbiamo
 affrontare per sostenere la crescita inclusiva in un mercato del lavoro sempre più fluido.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/06/2017                                                                        23
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 equitalia
 La «fase due» delle cartelle da rottamare
 Andrea Duccia pagina 41

 ROMA Un milione di contribuenti coinvolti per un incasso atteso di 7,2 miliardi. Da ieri la rottamazione delle
 cartelle Equitalia entra nella fase due. La legge stabilisce infatti il 15 giugno come scadenza entro la quale
 l'agenzia di riscossione, guidata da Ernesto Maria Ruffini, deve spedire la risposta, comunicando
 l'ammontare delle somme dovute. Non tutti i contribuenti però hanno ricevuto la comunicazione. Da
 Equitalia, che dal primo luglio confluirà nell'Agenzia delle Entrate, fanno sapere che le lettere sono state
 tutte spedite. Il responso per coloro che hanno aderito alla definizione agevolata, e tuttora senza un
 riscontro da parte di Equitalia, arriverà nei prossimi giorni. I tempi dipendono anche dall'efficienza dei
 servizi postali.
  Con la Pec
   Certo è invece che tutti i contribuenti che hanno presentato la domanda via posta elettronica certificata
 (Pec) hanno già ottenuto risposta. Nel caso di problemi tecnici con la Pec Equitalia provvederà comunque
 anche ad un invio per posta. Da domani sarà inoltre possibile, per coloro tuttora in attesa della lettera,
 verificare se la domanda di rottamazione è stata accolta e, nel caso, l'entità del risparmio ottenuto. Per
 saperlo basta collegarsi on line al sito di Equitalia e accedere all'area riservata (serve il Pin), dove sarà
 disponibile una copia della risposta con le somme dovute, le scadenze del pagamento e l'importo della
 prima rata in caso di dilazione (nella documentazione ci sono anche i bollettini di pagamento).
 Vale ricordare che l'operazione riguarda tutte le cartelle esattoriali emesse tra il 2000 e il 31 dicembre 2016.
 L'incentivo a sanare le pendenze consiste nella possibilità di chiudere la partita, evitando di versare sia gli
 interessi di mora sia le sanzioni. Lo sconto oscilla tra il 25 e il 43%. Non tutte le domande saranno, come
 detto, accolte.
  Banco di prova
 Da oggi intanto prende il via la seconda fase: la riscossione. Già perché il contribuente che ha chiesto la
 rottamazione, una volta ottenuto lo sconto e i relativi bollettini per sanare il debito, può comunque scegliere
 di non pagare.
 Il banco di prova è la scadenza fissata per il 31 luglio, ossia il termine per versare l'unico pagamento o
 l'eventuale prima rata. L'incasso totale stimato è di 7,2 miliardi in un biennio. Ma la parte più consistente
 dovrebbe entrare nel 2017. A suggerirlo è il fatto che il 20% dei contribuenti ha chiesto di rottamare le
 cartelle pagando in un'unica soluzione. Il 72% ha optato per cinque rate (l'ultima è fissata nel settembre del
 2018). Il restante 8% ha scelto la modalità tra due, tre o quattro rate. La fine di luglio è, insomma, il primo
 test per verificare quanti saranno a pagare.
  In ritardo
  L'eventualità che alcuni contribuenti non siano in grado di onorare, malgrado lo sconto, il pagamento non è
 esclusa. Nel caso si configurano una serie di possibilità. A fronte di un mancato o tardivo versamento della
 prima o unica rata il contribuente perde i benefici della definizione agevolata, ma gli viene data la possibilità
 di riprendere a versare i pagamenti previsti dalle rateizzazioni già in essere prima della data di
 presentazione della domanda di rottamazione. A condizione però che quei pagamenti siano in regola. Se,
 invece, il contribuente non aveva in essere una rateizzazione dovrà versare l'intero debito originario che
 aveva chiesto di rottamare.
  Fai da te
  Una novità risiede tuttavia nella facoltà da parte dei contribuenti, che si sono visti accogliere la definizione
 agevolata e d'altra parte sono impossibilitati a pagare la prima rata, di decidere quali cartelle rottamare. A
 partire dall'inizio di luglio tramite la piattaforma web ContiTu sarà consentito a chi ha rottamato più cartelle

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/06/2017                                                                      25
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 di saldarne solo alcune.
 Il servizio ContiTu fornirà una sorta di rottamazione su misura, rimodulando gli importi dovuti e i relativi
 codici per saldare i debiti prescelti. Per le cartelle non pagate l'iter prevede il decadimento dei benefici, con
 il versamento di quanto originariamente richiesto da Equitalia. Dall'ente di riscossione sottolineano che per
 pagare con addebito sul conto corrente la segnalazione alla banca deve essere effettuata almeno 20 giorni
 prima della scadenza della rata. Cioè entro l'11 luglio per la rata del 31 luglio.
  Andrea Ducci
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   La rottamazione Le adesioni 1.000.000 Incasso atteso 7,2 miliardi di cui nel 2017 nel 2018 LA
 RATEIZZAZIONE Ha chiesto di pagare in 5 rate 72% In una rata 20% In due, tre o quattro rate 8% LE
 SCADENZE DEI PAGAMENTI 31 luglio prima rata settembre seconda rata novembre terza rata aprile
 quarta rata settembre quinta rata 2017 2018 Ha fatto richiesta per via telematica (di cui Pec, email sito
 Equitalia, e Equipro) 72% Direttamente ai 200 sportelli di Equitalia 20% Tramite raccomandata LE
 DOMANDE 8% 5 miliardi 2,2 miliardi
 Le tappe Sconto su sanzioni e interessi di mora La rottamazione riguarda tutte le cartelle esattoriali emesse
 tra il 2000 e il 2016. L'incentivo a sanare le pendenze consiste nell'evitare di versare sia gli interessi di
 mora sia le sanzioni La tipologia
 dei debiti da sanare A fronte di un milione di richieste di rottamazione, il 72% delle cartelle sono riferibili a
 pendenze con l'Agenzia delle Entrate, il 21% con l'Inps, il 4% con i comuni, il restante 3% con regioni e
 prefetture Il nuovo ente
 per la riscossione La fusione di Equitalia all'interno dell'Agenzia delle Entrate è prevista per il primo di
 luglio. L'operazione decreta la cessazione di Equitalia come spa e l'avvio del nuovo ente Agenzia delle
 Entrate-Riscossione

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/06/2017                                                                      26
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 Sussurri & Grida
 Tutti in fila per il bond di Italo, richieste per 2 miliardi

 ( f. sav. ) Una domanda 4 volte superiore all'offerta. Un esito inaspettato tanto da consentire a Nuovo
 Trasporto Viaggiatori di ritoccare al rialzo l'importo dell'obbligazione (da 500 a 550 milioni di euro) appena
 collocata sul mercato ad investitori istituzionali. Una prova di fiducia nei confronti della società di Italo che
 solo due anni fa era costretta ad un aumento di capitale da 60 milioni per evitare l'insolvenza. Il prestito
 obbligazionario è a copertura dell'indebitamento, ma a tassi migliori di quelli attuali. Ai sottoscrittori del bond
 verrà garantita una cedola indicizzata al tasso Euribor a 3 mesi (attualmente negativo) ma con un
 rendimento minimo del 3,5%. Si tratta di obbligazioni senior assistite anche da un pegno sulle azioni in
 caso di mancato rimborso. Un attestato di stima nei confronti di Ntv, che era ricorsa in questi ultimi due anni
 anche ai contratti di solidarietà per ridurre il costo del lavoro. Il periodo di tagli in busta paga però si è
 completato. L'azienda ha ripreso a creare adeguati flussi di cassa che consentono ai soci (Intesa Sanpaolo,
 Generali, Della Valle, Montezemolo, l'armatore Punzo e l'ex amministratore delegato Flavio Cattaneo ora al
 timone di Tim) di respirare. La società prevede di sottoscrivere un nuovo contratto di finanziamento di
 importo pari a 160 milioni, costituito da una linea di credito a breve termine. Soddisfazione da parte del
 presidente Andrea Faragalli ( nella foto ) e dal direttore finanziario Roberto Vitto.
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  Anie: elettronica in ripresa
 ( f. sav. ) Ordini in forte crescita per l'industria elettronica e elettrotecnica nel primo trimestre del 2017.
 Secondo i dati diffusi dall'associazione Anie, aderente a Confindustria, le commesse dall'Italia sono
 aumentate del 9,1%, mentre dall'estero sono cresciute del 3,7%. Per l'intero anno il 53% delle imprese
 prevede un considerevole aumento del fatturato. Il 2016 si era chiuso con un +4,2% di crescita per
 l'elettronica e un -0,7% per l'elettrotecnica.
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  Santander, un indennizzo
 ai soci Popular
 ( giu.fer. ) Il Santander studia come indennizzare parte dei 300 mila azionisti del Banco Popular che hanno
 perso tutto nella vendita della banca per un euro simbolico imposta dalla Bce la settimana scorsa. Dopo i
 numerosi ricorsi, l'istituto guidato da Ana Botin punta a soluzioni soprattutto per i piccoli soci del Popular
 che hanno comprato azioni nell'aumento di capitale da 2,5 miliardi dell'anno scorso.
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  Francia-Italia,
 premiati Bono e Mustier
 ( giu.fer. ) La Camera di Commercio France Italie ha premiato le personalità dell'economia e dell'industria e
 le aziende che si sono maggiormente distinte nell'ultimo anno per rafforzare i legami tra Francia e Italia. Tra
 i premiati il ceo di Unicredit, Jean Pierre Mustier e l'amministratore delegato di Fincantieri, Giuseppe Bono.
 Per le aziende, Cuki Group, Delifrance e Luxottica, che con l'alleanza con Essilor si è aggiudicata «Trofeo
 del successo italiano dell'anno 2017».
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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 16/06/2017                                                                        27
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 PANORAMA
 Banche venete, rush finale del Tesoro per la cordata italiana: capitali
 privati per 1,2 miliardi
 Luca Davi Gianni Trovati

 È al rush finale il lavoro di moral suasion del ministro Pier Carlo Padoan per formare una cordata di
 investitori privati «volontari» disposti ad affiancare il Tesoro nella ricapitalizzazione precauzionale di
 Popolare di Vicenzae Veneto Banca, in un'operazione da 1,2 miliardi di euro. Servizio pagina 23 A gettare il
 sasso nello stagno del fronte italiano del negoziato sulle due banche venete è stato ieri Giulio Magagni,
 presidente di Iccrea, che ha parlato di «primi contatti con il ministero dell'Economia» per lavorare a una
 soluzione di sistema. Novità positive, intanto, potrebbero arrivare già dal Consiglio dei ministri fissato per
 oggi alle 18.30, proprio per aspettare il rientro del ministro Padoan dal vertice Ecofin. Dal Cdm potrebbe
 uscire un provvedimento d'urgenza: l'intervento, a cui i tecnici stanno lavorando, potrebbe concentrarsi su
 una soluzione ponte per sospendere il rimborso del bond di Veneto Banca in scadenza il 21 giugno,e
 comunque evitare chei tempi di attesa della risposta europea possano rendere ingestibile la situazione. Nel
 negoziato con Bruxelles peraltro è ancora in discussione il nodo dello sconto sull'apporto da 1,25 miliardi
 tramite capitali privati. Intanto si lavora alla cordata privata. E a tal proposito, l'indicazione arrivata ieri da
 Magagni, che trova conferme da fonti del Mef, è la prima a far emergere in modo ufficiale una rete di
 contatti (anticipati sul Sole 24 Ore dell'8e del9 giugno) con cui Via XX Settembre sta tentando una moral
 suasion per costruire il gruppo di investitori privati in grado di affiancare il Tesoro nella ricapitalizzazione
 precauzionale come chiesto da Bce e commissione Ue. Iccrea, che si dice «prontaa valutare» l'ipotesi
 «solo quando ci sarà chiarezza sulle condizioni», è solo una delle realtà contattate nei giorni scorsi, in un
 orizzonte che sembra concentrarsi prima di tutto sulle realtà territoriali per costruire la rete di sostegno a
 Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Nel riassetto del credito coo• perativo, infatti, Iccrea si candida a
 guidare il più grande dei due gruppi (circa 160 istituti contro i 110 che si radunano intornoa Cassa centrale
 banca) anche grazie all'adesione della Federazione Veneta. Da lì potrebbe venire almeno un tassello di un
 mosaico più complesso, per costruire il pacchetto che nelle richieste europee deve valere 1,25 miliardi e
 che l'Italia punta ad alleggerire anche per renderlo più gestibile. L'ottica, come ribadito dal ministro
 dell'Economia Pier Carlo Padoan al question time alla Camera di mercoledì, resta quella di un
 «investimento del tutto volontario da parte delle banche» sulla base della valutazione delle prospettive di
 investimento. Ma è scontato, come ai tempi del tentativo "di mercato" per salvare Mps, che l'Economia non
 si limita a un ruolo di spettatore passivo nella costruzione della rete di salvataggio. Anche perché la
 costruzione di queste "adesioni volontarie" non sembra semplicissima. Il sistema bancario sembra anzi
 piuttosto frammentato al suo interno. Se è vero che le due banche più grandi• come UniCredite Intesasi
 sono rese disponibili a intervenire, è anche vero che quelle medie risultano recalcitranti all'ipotesi di un
 nuovo esborso. Il sostanziale azzeramento delle quote investite in Atlante, pari a 3,5 miliardi, brucia ancora.
 Soprat• tutto per quegli istituti che oggi sono impegnati in una serie di operazioni di efficientamento interno.
 «In questo momento stiamo risolvendo i compiti a casa nostra», ha detto nei giorni scorsi l'a.d. di
 BancoBpm, Giuseppe Castagna. Alcune banche, da Bper a Popolare Sondrio a Creval, sarebbero al
 momento fuori da convocazioni ufficiali. Resta da capire l'eventuale interesse da parte dei grandi gruppi
 internazionali presenti in Italia, che sono stati sondati nei giorni scorsi dal Mef. Certo è che qualora gli inviti
 ad intervenire non sortissero gli effetti sperati, e quindi una partecipazione in massa da parte del sistema, si
 porrebbe un problema anche per quegli istituti più grandi che proprio fino ad oggi hanno dimostrato
 un'apertura. Molto dipenderà anche dall'eventuale sconto che il Mef riuscirà eventualmente a concordare
 con Bruxelles. Le difficoltà delle venete «dipendono da ostacoli di natura normativa che possono e devono
 essere superati», ha detto nei giorni scorsi il vice dg di Banca d'Italia Fabio Panetta. Da Dg Comp e

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