ANIEM Rassegna Stampa del 30/01/2018 - Confimi Industria Sicilia

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ANIEM
   Rassegna Stampa del 30/01/2018

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INDICE

SCENARIO EDILIZIA
   30/01/2018 La Repubblica - Nazionale                                                        7
   Marche, il cantiere di Stato per le casette ai terremotati dove chi lavora paga il pizzo

SCENARIO ECONOMIA
   30/01/2018 Corriere della Sera - Nazionale                                                 10
   «Cavie umane per il diesel»

   30/01/2018 Corriere della Sera - Nazionale                                                 13
   Carige, le spine del dopo aumento: costi, governance, ricavi e faro Bce

   30/01/2018 Corriere della Sera - Nazionale                                                 15
   Embraco (Whirlpool) conferma i licenziamenti Calenda: atteggiamento
   irresponsabile

   30/01/2018 Il Sole 24 Ore                                                                  16
   Bancari, accordo Abi-sindacati sul fondo per l'occupazione

   30/01/2018 Il Sole 24 Ore                                                                  18
   «Leonardo è pronta a crescere di nuovo, l'America resta centrale»

   30/01/2018 Il Sole 24 Ore                                                                  20
   Ricerca 4.0, al via incentivi per 4 anni

   30/01/2018 La Repubblica - Nazionale                                                       22
   Ema, Amsterdam in forte ritardo Il governo in campo Milano spera

   30/01/2018 La Repubblica - Nazionale                                                       24
   Petrolio, la finanza scommette sulla corsa verso gli 80 dollari
   30/01/2018 La Stampa - Nazionale                                                           26
   "Cattolica, niente Spa A Buffett non interessa"

   30/01/2018 Il Messaggero - Nazionale                                                       28
   Ilva, no del governo al piano pugliese
SCENARIO PMI
  30/01/2018 Il Sole 24 Ore                                                30
  La spinta responsabile alla modernizzazione

  30/01/2018 Il Sole 24 Ore                                                32
  Nuovo Pignone investe e dribbla le difficoltà di Ge

  30/01/2018 Il Sole 24 Ore                                                34
  Crescono ma non «scalano» le startup della manifattura

  30/01/2018 La Stampa - Torino                                            35
  Buco da oltre 13 milioni Per Unionfidi arriva l'ora della liquidazione

  30/01/2018 La Stampa - Savona                                            36
  Più controlli anti contraffazione nel mirino scarpe e abbigliamento

  30/01/2018 MF - Nazionale                                                37
  Accordo Creval-Fei, in arrivo 250 milioni per le pmi

  30/01/2018 Il Giornale - Nazionale                                       38
  « Candy è nata in una prigione ma solo noi siamo sopravvissuti »
SCENARIO EDILIZIA

1 articolo
30/01/2018                                                                                              diffusione:194011
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  L'inchiesta
  Marche, il cantiere di Stato per le casette ai terremotati dove chi lavora
  paga il pizzo
  FABIO TONACCI

  , pagina 19 Il telefono squilla dalle otto di mattina. È già la quindicesima telefonata e non è neanche
  mezzogiorno. «È lui. Ha letto il giornale... vuole sapere se sono stato io ad averlo denunciato. Ha detto che
  mi fa ammazzare dalla mafia se parlo con la polizia». Se non fosse che ora questo egiziano di neanche
  quarant'anni con occhiali scuri e berretto si trova nascosto in un albergo segreto, probabilmente sarebbe
  già fuggito altrove. Come hanno fatto altri tre manovali egiziani del campo base di Pieve Torina dopo aver
  raccontato lo sfruttamento al Resto del Carlino.
   Ahmed è nato al Cairo, è in Italia regolarmente, fa il cartongessista.
   E per montare i pannelli delle casette antisismiche nel Maceratese gli tocca pure pagare.
    Benvenuti nel cantiere di Stato più grande d'Italia, dove capita che gli operai siano minacciati di morte
  perché si lamentano dei soldi che non vedono o del container senza riscaldamento dove li hanno messi a
  dormire, in gruppi da quattro con un solo bagno. E dove vige un "curioso" sistema di pagamento, per cui
  sono costretti a riconsegnare in contanti una quota del salario che versano loro su una carta Postepay.
  Rischio di infiltrazioni mafiose L'ombra del caporalato si è allungata sui cantieri marchigiani dove le ditte
  del Consorzio Arcale stanno tirando su i moduli abitativi per gli sfollati. La procura di Macerata, su
  segnalazione della Fillea Cgil, ha aperto un'inchiesta per «intermediazione illecita e sfruttamento di lavoro»
  e per «violazione del divieto di subappalto in opere pubbliche».
    Caporalato, appunto. Sfuggito alle maglie del controllo perché - ipotizza il procuratore maceratese
  Giovanni Giorgio - mimetizzato nella filiera di subappaltatori, fornitori e aziende detentrici di contratti di rete
  che si muovono nei 54 cantieri Sae della provincia.
    Per lo stesso motivo il procuratore generale Sergio Sottani ha ribadito «l'altissimo rischio di infiltrazioni
  mafiose».
   Ma che sta succedendo? Perché la polemica sul grande ritardo nella consegna delle casette (nelle Marche
  a 17 mesi dal terremoto ne hanno realizzate 987, la metà del fabbisogno) ora si riverbera su parole come
  sfruttamento, rischio infiltrazioni, caporalato, cantieri lager? La storia di Ahmed, che incontriamo in un hotel
  tra Pieve Torina e Camerino, può aiutare a capire. Quel che segue è il suo racconto.
    "Ho restituito parte della paga" «Nell'ottobre scorso un mio conoscente mi telefona e mi dice che ha un
  lavoro per me nelle zone del sisma: la paga è di 85 euro al giorno con la ditta Gesti One dove lui è uno dei
  caposquadra». La Gesti One srl ha sede in un'anonima villetta a Campo di Giove, all'Aquila, e fa parte del
  Consorzio Gips, a cui Arcale ha subappaltato una parte della commessa. Di Gips Repubblica si era già
  occupata all'inizio di gennaio, quando un operaio romeno della Europa Srl (una consorziata) per primo
  aveva rotto il muro dell'omertà e aveva denunciato alla Cgil condizioni di lavoro disumane . Altri dieci hanno
  seguito il suo esempio.
    Prosegue Ahmed: «Quando arrivo a Pieve Torina mi dicono che mi pagheranno 80 euro, non 85, e che
  non mi rimborseranno il viaggio».
   Ahmed non è uno sprovveduto, ha lavorato per l'Expo di Milano e sa come gira il mondo nei cantieri dove
  l'imperativo è concludere a tutti i costi, e al più presto. Non gli forniscono scarponi e tuta da lavoro, niente
  visita medica, niente assicurazione, ma lui si accontenta di un foglietto di carta con una sua foto annerita
  come tesserino e della comunicazione obbligatoria Unilav inviatagli via email. Né si fa impressionare dal
  passato di tale William Amico, un capocantiere, sulla cui fedina penale si accumulano un paio di arresti per
  tentato furto e ricettazione.

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/01/2018                                                                          7
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   Tra novembre e metà gennaio Ahmed monta il cartongesso a Camerino, Ussita, San Severino, Caldarola,
  Sant'Antonio. Non si ferma quasi mai. «Ventisette giorni a novembre, ventiquattro a dicembre, undici a
  gennaio, sabato e domenica compresi: ogni giorno dalle 7.30 alle 18.30. A volte ho dovuto montare pannelli
  umidi, secondo me si scrosteranno presto».
   Ahmed sostiene di aver ricevuto ad oggi solo 2.150 euro di paga, tramite bonifico sulla Postepay.
   Con una variazione sul tema, però.
   «Quando mi sono arrivati i soldi, il caposquadra mio amico ha preteso che gli restituissi 500 euro in
  contanti. Sosteneva che era un prestito, ma in realtà era il pizzo».
   La versione delle aziende Secondo due sindacalisti di Macerata, Daniel Taddei segretario Cgil e Massimo
  De Luca della Fillea, c'è solo una definizione per riassumere la storia di Ahmed. Caporalato. «Ci sono più di
  600 operai impiegati per le casette, solo un terzo ha il contratto da edile», sostiene Taddei. «Abbiamo
  censito più di 140 aziende e solo 50 sono iscritte alle casse edili. Una cinquantina di operai ci ha
  denunciato gravi irregolarità, alcuni sono stati sentiti dai carabinieri». Su un altro centinaio sono in corso
  verifiche.
   «Tutte balle», replica il presidente del Consorzio Arcale Giorgio Gervasi. «Una colossale montatura della
  Cgil. Abbiamo subito 40 controlli e non è saltato fuori niente». Gervasi è un muro di gomma, respinge al
  mittente qualsiasi contestazione: l'indagine dei pm di Macerata, le denunce degli operai, l'oggettiva
  vicinanza politica al Pd di Renzi (tra i soci di Arcale c'è la Sistem Costruzioni di Emanuele Orsini,
  presidente di FederlegnoArredo e braccio destro del renziano Richetti).
   Respinge pure le accuse di ritardo.
   «Dal 2 giugno abbiamo costruito 1.317 casette, il dilazionamento dei tempi è colpa di chi ci ha messo mesi
  per trovare le aree. Questo non viene mai ricordato».
  Terremoto
  I dati sulla ricostruzione GLI SFOLLATI 5.174 le persone assistite di cui: 3.538 in strutture alberghiere 863
  nei container 773 negli alloggi antisismici costruiti per precedenti terremoti Marche Abruzzo Umbria Lazio
  LE CASETTE ANTISISMICHE 2.317 Marche (Ussita, Visso Pieve Torina e altri) Lazio (Amatrice e
  Accumoli) Umbria (Cascia, Norcia, Preci) Abruzzo (Basciano, Capitignano e altri) 2.950 Le casette
  consegnate ai sindaci del cratere di cui 1.345 987 693 Le casette ordinate dai comuni che ne hanno fatto
  richiesta (48) e non ancora consegnate 72 I cantieri ancora aperti per l'installazione delle casette FONTE:
  DATI PROTEZIONE CIVILE 1.331 757 136 509 128
  Foto: DANIELE CAROTTI/ANSA Le casette Nelle foto le "Sae" (Soluzioni abitative d'emergenza) allestite in
  due zone del Centro Italia colpite dal terremoto del 24 agosto e del 30 ottobre 2016

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 30/01/2018                                                                      8
SCENARIO ECONOMIA

10 articoli
30/01/2018                                                                                             diffusione:231083
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  In Germania I test finanziati da un centro ricerche sulla salute creato da Volkswagen, Bmw e Daimler
  «Cavie umane per il diesel»
  Inalavano gas di scarico, condanna di Merkel. I produttori: indagheremo
  Ferraino, Turin, Valentino

  Choc in Germania: tre grandi case automobilistiche, Volkswagen, Bmw e Daimler, avrebbero usato cavie
  umane per i test sui gas di scarico. Si facevano inalare volontariamente i gas tre ore al giorno per 4
  settimane. I produttori si difendono: «Non lo sapevamo. Un fatto inaccettabile, indagheremo a fondo». La
  condanna della cancelliera Angela Merkel.
  alle pagine 8 e 9
   commento di Sergio Harari
  Lascia senza parole, suscita sconcerto e indignazione il nuovo scandalo che coinvolge i grandi colossi
  dell'industria automobilistica tedesca. Volkswagen, Bmw e Daimler avrebbero ordinato e finanziato
  esperimenti su persone e scimmie, per analizzare gli effetti sulla salute dei gas di scarico dei motori Diesel.
  Obiettivo dei test era di dimostrare che le emissioni di questi propulsori, grazie ai progressi della tecnologia,
  non sono nocive.
  Si mostra indignato il governo federale. La cancelliera Merkel fa dire al suo portavoce, Steffen Seibert, che
  «i test sulle scimmie e tanto più sugli esseri umani sono ingiustificabili sul piano etico» e «la rabbia delle
  persone è del tutto comprensibile».
  La vicenda è stata rivelata in due riprese. Dapprima è stata un'inchiesta del New York Times , ripresa da
  Bild Zeitung , ad alzare il velo sui test condotti nel 2014 su dieci esemplari di scimmie giavanesi. Chiusi
  dentro una gabbia di vetro sigillata in un laboratorio di Albuquerque, nel New Mexico, i primati erano stati
  costretti a respirare per quattro ore il diossido di azoto (NO2) contenuto nei gas scaricati da un Maggiolino.
  Le scimmie, che durante l'esperimento guardavano dei cartoni animati davanti a una tv, sono
  sopravvissute, ma nulla è mai stato detto sulle loro condizioni di salute.
  Sembrava già una cosa terribile, prima che Süddeutsche Zeitung e Stuttgarter Zeitung rivelassero ieri che i
  gas di scarico dei diesel sono stati testati anche su cavie umane. È successo nel 2015, in un laboratorio del
  Policlinico universitario di Aquisgrana, dove l'NO2 è stato fatto inalare per diverse ore e in diverse
  concentrazioni a 25 persone, di cui diciannove uomini e sei donne. Non sarebbe stato rilevato alcun effetto
  nocivo.
  Entrambi gli esperimenti sono stati finanziati da Eugt, Gruppo di ricerca europeo sull'ambiente e la salute
  nel settore dei trasporti, società creata ad hoc nel 2007 da Volkswagen, Bmw e Daimler, con lo scopo
  ufficiale di ricercare e diffondere verità scientificamente sostenibili sugli effetti del traffico automobilistico
  sull'ambiente e sulla salute. In realtà, come spiega Der Spiegel , era una vera e propria iniziativa di lobby,
  non estranea a operazioni truffaldine. Secondo il New York Times , per esempio, il test sulle scimmie
  sarebbe stato condotto con un'auto che registrava valori manipolati di emissioni. Detto altrimenti, scrive Der
  Spiegel , «c'è il forte sospetto che Volkswagen volesse usare i test per dare una base pseudo scientifica ai
  trucchi sulle emissioni dei motori Diesel». «Se così fosse - dice Ferdinand Dudenhoeffer, esperto
  dell'industria automobilistica dell'Università di Duisberg-Essen - saremmo al di là del bene e del male. La
  crisi di fiducia nell'auto tedesca rischia di diventare irreversibile».
  Le tre aziende reagiscono in modo diverso. Bmw e Daimler negano di aver avuto alcuna influenza sugli
  esperimenti e comunque prendono le distanze. Il management Volkswagen si scusa. Ma Hans Dieter
  Poetsch, presidente del Consiglio di sorveglianza, l'organo di garanzia, definisce «inaccettabili» i test,
  annuncia un'indagine interna e promette che «chi ha responsabilità ne dovrà rispondere».
  Eppure i soldi di Eugt venivano dai bilanci dei tre big dell'auto tedesca. Possibile che i loro capi non fossero
  informati degli esperimenti? Certo è singolare che all'improvviso, nel 2017, Eugt, la cui istituzione era stata
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  tanto strombazzata, sia stata sciolta senza fornire alcuna ragione precisa. «Cosa pensa di potersi ancora
  permettere la Volkswagen e quando finalmente imparerà qualcosa?», si chiede in un durissimo editoriale
  Der Spiegel , che definisce quello della casa di Wolfsburg «un sistema malato».
  Anche la politica non può chiamarsi fuori. Se non altro per il fatto che il Land della Bassa Sassonia è
  azionista della Volkswagen con una quota del 20% e due suoi rappresentanti, fra cui il ministro-presidente,
  siedono in permanenza nel suo Consiglio di sorveglianza. In questi anni, politici della Cdu, della Spd e della
  Fdp hanno avuto la possibilità di controllare il Konzern . All'evidenza senza grandi risultati.
   Paolo Valentino
   © RIPRODUZIONE RISERVATA
  25 persone,
  19 uomini e 6 donne, sono stati sottoposti ad emissioni di diossido d'azoto
  al Policlinico di Aquisgrana, ufficialmente «a tutela dei lavoratori delle fabbriche» 10 scimmie
  sono state sottoposte nel 2014 ai test
  in una camera a tenuta stagna con i gas
  di scarico di diverse auto, in un laboratorio di Albuquerque in New Mexico 1,5 parti per milioni è la
  concentrazione massima di diossido di azoto (inferiore rispetto a quella presente in molte fabbriche) cui
  sono state sottoposte per 4 settimane
  le cavie umane 2 parti per milione
  è la soglia limite oltre la quale, secondo l'Organizzazio-ne mondiale della sanità,
  il diossido d'azoto provoca gravi effetti sulla salute
  se inalato
  Lo scandalo Le rivelazioni del New York Times Il quotidiano Usa è stato il primo a parlare dei test condotti
  nel 2014 ad Albuquerque, New Mexico, su dieci esemplari di scimmie giavanesi, costretti a respirare per
  quattro ore (mentre guardavano dei cartoni animati) il diossido di azoto dei gas scaricati da un Maggiolino 1
  Il governo: test «abominevoli» Ieri la stampa tedesca ha spiegato che i gas di scarico sono stati testati
  anche su esseri umani in un laboratorio del Policlinico di Aquisgrana dove l'NO2 è stato fatto inalare per
  diverse ore e in diverse concentrazioni a 25 tra donne e uomini. Un ministro ha definito i test «abominevoli»
  2 I colossi dietro gli esperimenti Entrambi i test sono stati finanziati dalla Eugt, un gruppo di ricerca
  sull'ambiente creato nel 2007 da Volkswagen, Bmw e Daimler e dissoltosi nel 2017. Bmw e Daimler
  negano di aver avuto influenza sugli esperimenti mentre il management di Volkswagen si è scusato 3 Il
  precedente: il Dieselgate A settembre del 2015, l'Agenzia per la protezione dell'ambiente Usa (Epa) scopre
  che molte delle auto Volkswagen vendute in America hanno dei meccanismi per barare e farle apparire
  meno inquinanti quando sottoposte a test.
  Il colosso tedesco ritira milioni di auto tra Stati Uniti e Unione Europea 4
  Foto:
  Il presidente
  di Volkswagen Matthias Müeller, 64 anni, con la cancelliera tedesca Angela Merkel, 63,
   alla fiera dell'auto
  di Francoforte nel settembre scorso (Afp)
  Foto:
   Protesta
  Manifestazione guidata dagli ambientalisti lo scorso agosto a Berlino davanti al ministero dei Trasporti. La
  mobilitazione è legata al cosiddetto Dieselgate:
  la scoperta della falsificazione dei dati sulle emissioni dei veicoli diesel di alcune case automobilisti-che
  (Getty/

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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato

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                        Steffi Loos)
30/01/2018
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  Il caso
  Carige, le spine del dopo aumento: costi, governance, ricavi e faro Bce
  Ma slitta a venerdì il board del confronto dopo la lettera del socio Malacalza
  Fabrizio Massaro

  Il redde rationem dentro Banca Carige è solo rinviato: il consiglio dell'istituto ligure nel quale si tratterà della
  lettera inviata dal primo azionista, Malacalza Investimenti, per un «franco chiarimento» sull'aumento di
  capitale da 560 milioni, non si terrà più oggi, per motivi di incastri di agende. Se ne riparlerà venerdì 2
  febbraio. Giorni in più per far lavorare le diplomazie.
  L'intervento del primo socio - la holding della famiglia dell'imprenditore genovese Vittorio Malacalza, che è
  anche vicepresidente dell'istituto, controllata insieme con i figli Mattia e Davide - punta a sollecitare la
  banca guidata dall'amministratore delegato Paolo Fiorentino a dare maggiore spinta all'attività ordinaria la
  banca, ora che lo scoglio dell'aumento di capitale da 560 milioni è stato superato con successo, anche se
  in maniera complessa con l'intervento dei sub-garanti. Ma i giorni di decompressione tra l'invio della lettera,
  a inizio gennaio, e la data del board stanno aiutando a stemperare le tensioni.
  Malacalza Investimenti nella lettera contesta fra l'altro 51,7 milioni di commissioni, in particolare alle banche
  ma anche ai vari advisor industriali, legali e di comunicazione. Soprattutto mette in dubbio l'effettivo rischio
  al quale le banche del consorzio formato da Deutsche Bank, Barclays e Credit Suisse, si sarebbero
  esposte, data la presenza di vari sub-garanti come Credito Fondiario, Chenavari e Sga, poi effettivamente
  intervenuti a rilevare quote importanti, oltre il 10%. Tanto è vero che i Malacalza preannunciano l'intenzione
  di «valutare, e se del caso perseguire, le responsabilità delle banche garanti». C'è anche la sottolineatura
  di una scarsa presenza sull'azionariato retail, anche se da quel fronte sono arrivati 200 milioni di aumento.
  Secondo fonti a conoscenza del dossier, in controluce la lettera mostrerebbe la preoccupazione di
  Malacalza di ritrovarsi con un azionariato di investitori finanziari che potrebbe a lui contrapporsi o
  quantomeno controbilanciarlo. Un azionariato, insomma, che sarebbe più vicino al ceo. Anche a questo
  farebbe riferimento indiretto Malacalza nella sua lettera.
  Il pressing su Carige si spiega in quanto la famiglia vuole continuare a dire la sua, non fosse altro perché -
  compresi i 100 milioni versati in aumento di capitale - Malacalza Investimenti ha impegnato circa 376 milioni
  di euro per un 20% che oggi in Borsa vale circa 100 milioni, e ha l'autorizzazione della Bce a salire fino al
  28%. Ma vuole farlo senza creare tensioni, anche con un occhio alla Vigilanza.
  Anche Fiorentino smorza i toni della polemica: «I confronti aperti, se impostati in logica costruttiva, sono
  positiva linfa all'interno delle organizzazioni», ha detto a Milano Finanza , sottolineando di aver legato la
  sua retribuzione variabile ai corsi del titolo: perché ora c'è da spingere su impieghi e redditività.
  La governance debole nel consiglio, che sarebbe stata sottolineata anche dalla Bce in una lettera, potrebbe
  eventualmente portare - ma solo dopo l'approvazione del bilancio, in primavera - a possibili uscite di
  consiglieri espressione di soci che hanno ridotto le quote, come Spinelli o la Fondazione Carige. Intanto il
  board dovrà affrontare un primo tema importante: l' outsourcing a Ibm delle parte informatica, con la
  costituzione di una newco (partecipata da Carige) e un contratto della durata di dieci anni che vale alcune
  centinaia di milioni. E poi ci sono gli incagli (utp), circa 500 milioni prossimi a finire sul mercato.
   © RIPRODUZIONE RISERVATA
   Carige dopo l'aumento di capitale Aldo Spinelli 0,9% I SOCI PRINCIPALI LA BORSA 20,6% Malacalza
  Investimenti srl 9,1% Compania Financiera Lonestar Sga (Tesoro) 5,4% (Gabriele Volpi) 5,4% Credito
  Fondiario Unipol 3,6% Intesa 3,2% Generali 1,6% Coop Liguria 1,7% 0,018 0,016 0,013 0,011 0,008 0,006
  NOV 2017 DIC 2017 GEN 2018 Ieri 0,0088 euro (-1,12%)
  Foto:

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  Vittorio Malacalza,
  80 anni, imprenditore genovese, ha rilevato in più passaggi fino
   al 20,6% di Carige, di cui
  è primo socio con Malacalza Investimenti
  Foto:
  Paolo Fiorentino, 62 anni, da giugno 2017 è ceo
   di Carige dopo aver lasciato Unicredit.
  Ha portato
  a termine
  un aumento
  di capitale
  da 560 milioni

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  I 497 esuberi
  Embraco (Whirlpool) conferma i licenziamenti Calenda: atteggiamento
  irresponsabile

  Embraco ha confermato ai sindacati - che ieri hanno incontrato l'azienda del gruppo Whirlpool - i 497
  licenziamenti nello stabilimento di Riva di Chieri, nel Torinese, dove lavorano in 530. Embraco ha spiegato
  ai sindacati ( nella foto la protesta dei lavoratori) di avere dato mandato a Ranstad Hr Solutions di valutare
  manifestazioni di interesse da parte di società che vogliono investire a Riva di Chieri avviando una
  reindustrializzazione. Sempre secondo le dichiarazioni dell'azienda - aggiungono i sindacati - più di un
  soggetto avrebbe formalizzato un interessamento. «Considero l'atteggiamento di Embraco - ha
  commentato il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda - irresponsabile, inaccettabile e contrario
  agli impegni assunti nel corso di vari incontri al ministero. Ho riconvocato urgentemente l'azienda e mi
  aspetto che tenga fede agli impegni assunti». «L'azienda e le istituzioni devono trovare una mediazione -
  hanno spiegato Dario Basso, segretario della Uilm di Torino, e Vito Benevento, responsabile Embraco - non
  possono arroccarsi su posizioni che non consentono la risoluzione del caso».
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  SOLIDARIETÀ E RIQUALIFICAZIONE
  Bancari, accordo Abi-sindacati sul fondo per l'occupazione
  Cristina Casadei

  pagina 11 Non più solo nuove assunzioni di giovani. Il Fondo per l'occupazione dei bancari cambia
  schema, crea sinergie con il Fondo di solidarietàe viene implementato per diventare strumento per
  assumere i lavoratori della sezione emergenziale del Fondo di solidarietà e sostenere la riqualificazione
  digitale dei bancari. Di più, è il primo caso in Italia in cui i lavoratori di un settore finanziano con uno
  strumento bilaterale la staffetta generazionale e l'alternanza scuola•lavoro. In ultimo Abi e i sindacati danno
  vita a una piattaforma digitale di incontro domandae offerta che prenderà il nome di Foclavoro. Per
  l'Associazione bancaria italiana l'accordo raggiunto ieri con Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca, Unisin Falcri
  Silcea Sinfub e Ugl credito evidenzia che «ancora una volta relazioni sindacali dialettiche e costruttive
  hanno consentito di rafforzare uno strumento bilaterale dedicato alla creazionee al sostegno della buona
  occupazione anche a difesa dell'occupabilità delle persone. Necessità accentuata dal bisogno di nuove
  mansioni professionali dettate dai cambiamenti in atto». In che cosa consiste lo spirito del cambiamento,
  portato dal nuovo accordo, si capisce subito all'articolo1 che prevede un "premio di assunzione" di 60mila
  euro qualora una banca assuma un lavoratore dalla sezione emergenziale del Fondo di solidarietà, entro
  12 mesi dall'ingresso, e 30mila euro, qualora l'assunzione avvenga nel periodo successivo. «Se fino al
  2017 i lavoratori di questa sezione erano poche unità, da quest'anno, soprattutto dopo gli accordi di
  Cariferrara e di Hypo Alpe Adria Bank, i lavoratori saranno oltre 220 e quindi si aprirà anche questo tema •
  dice Attilio Granelli della Fabi •. L'ac• cordo dà maggiore impulso alle assunzioni dal fondo emergenzialee
  prevede anche una ulteriore copertura per coloro che, finita la permanenza sul fondo, non hanno trovato
  lavoro». Giuseppe Bilanzuoli della Uilca spiega che in buona sostanzai sindacati hanno ottenuto «un
  prolungamento da 24 a 36 mesi dell'assegno di accompagnamento». Alcuni numeri aiutano a comprendere
  il ruolo di questo strumento bilaterale. Abiei sindacati, nel contratto del 2012, per fronteggiare l'emergenza
  occupazionale giovanile, si inventa• rono il Foc, la cui validità fu confermata dal contratto del 2015. Il Fondo
  viene finanziato interamente dai bancari con un contributo paria una giornata lavorativa per le aree
  professionali, una giornata ex festività per i quadri e un contributo più elevato per i dirigenti. Grazie alle
  riserve del Foc, in pratica finora, le banche, per ogni assunzione a tempo indeterminato di giovani
  disoccupati under 32, lavoratori disoccupati di lungo periodo e donne di aree svantaggiate, ricevono un
  contributo di 2.500 euro per tre anni. Nei cinque anni compresi tra il 2012e il 2017 attraverso questo
  strumento sono stati assunti 17.655 ragazzi con una spesa complessiva a carico del Fondo di 135 milioni di
  euro. Oggi le riserve ammontano a circa 140 milioni di euroe le parti, data la particolare situazione del
  settore, hanno deciso di virare l'attenzione a chi è nella sezione emergenziale del Fondo di solidarietà, al
  tema della riqualificazionee alla staffetta generazionale. L'accordo, dice Sergio Girgenti, della First Cisl, è la
  «conferma di come la bilateralità costituisca un elemento strategico del settore del credito». A proposito
  della staffetta, il Foc riconosce al lavoratore senior, che va in part time, un importo pari al 25% della
  riduzione. Questa prestazione sarà riconosciuta fino alla maturazione dei requisiti di pensione anticipa• tao
  di vecchiaia,e comunque per un massimo di 48 mesi. Il Foc, inoltre, erogherà al datore di lavoro un importo
  determinato tenendo conto degli oneri contributivi. La contribuzione ai fini pensionistici correlata alla quota
  di retribuzione lorda persa dal lavoratore sarà invece a carico del Fondo di solidarietà. Qualora non
  intervenga il Fondo di solidarietà, la copertura spetterà al Foc. Il Fondo inoltre provvederà ad erogare una
  prestazione a sostegno della riconversionee riqualificazione professionale, finalizzataa fronteggiare possibili
  eccedenze di personale dovute a mutamenti nell'organizzazione del lavoro, mentre come misura per
  favorire la diffusione dell'educazione finanziaria il nuovo accordo prevede un contributo di 100 euro per ogni
  studente coinvolto nel progetto. Il presidente del Fondo, Elena Aiazzi, in quota Fisac, conclude

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  sottolineando «l'importanza ed il valore solidaristico per tutto il settore del credito, di questo ente, oltre al
  suo carattere innovativo. Per la prima volta viene infatti previsto un sostegno finanziario alla solidarietà
  espansiva e alle banche che stipulano convenzioni per l'alternanza scuola lavoro. Il confronto positivo con
  Abi auspichiamo che sia un buon viatico per il rinnovo del contratto che scade a fine anno». 60 mila IL
  PREMIO IN EURO PER UN'ASSUNZIONE DALLA SEZIONE EMERGENZIALE

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  L'INTERVISTA. ALESSANDRO PROFUMO
  «Leonardo è pronta a crescere di nuovo, l'America resta centrale»
  Paolo Bricco e Celestina Dominelli

  «Domani (oggi per chi legge, ndr) presenteremo il piano industrialea investitorie analisti a Vergiate, la
  fabbrica degli elicotteri. È una scelta voluta: non abbiamo nessuna intenzione di giocare in difesa. Sarà un
  piano di significativa crescita organica, sostenibile nel mediolungo termine». Alessandro Profumo, 61 anni,
  spiega a che punto è la traiettoria del gruppo che guida da maggio. Una traiettoria che ha avuto un punto di
  caduta il 9 novembre scorso, con un profit warning generato proprio dagli elicotteri e una flessione del titolo,
  non ancora assorbita, del 20 per cento. Continua pagina 25 Dottor Profumo, come si trova in mezzo agli
  ingegneri di Leonardo? Un anno fa, la sua formazione di uomo di finanza in un gruppo manifatturiero è
  sembrata, ad alcuni, funzionale alla ricerca di un compratore. Mi trovo bene in mezzo agli ingegneri e certo
  non sono qui per vendere una delle grandi realtà industrialie tecnologiche del nostro Paese. Il mio è stato,
  da subito, un mandato di sviluppo. E il nuovo piano lo dimostra. Il contributo che sto apportando è di natura
  manageriale e riguarda una gestione più coerente ed efficace di una complessità cheè insieme
  organizzativae produttiva, geopoliticae di mercato. Un altro tema strategico è la gestione del rischio
  giuridico. Come vi state muovendo? Agiamo in continuità. La gestione di processi improntati a maggiore
  correttezza e trasparenza era già iniziata ai tempi di Alessandro Pansa. Da quando, nel 2013, è diventato
  presidente del gruppo Gianni De Gennaro, che peraltro ha deleghe specifiche in questo ambito, l'audit si è
  trasformata in una funzione molto forte, rafforzando le attività in materia di compliance, sustainability e, più
  in generale, tutte le funzioniei meccanismi coordinati dall'ufficio legale sono diventati più efficientie
  pervasivi. La Brexit vi preoccupa? Il nodo strategico è se l'Inghilterra continuerào menoa partecipare ai
  programmi europei. Se lo farà, allora la questione assumerà un tono minore. In Gran Bretagna noi abbiamo
  7mila dipendenti. Gli inglesi sono pragmatici, sono molto favorevoli all'attività manifatturiera e ci aiutano
  nelle attività di export. Certo, il discorso cambierebbe se Brexit determinasse un blocco alle maestranze
  estere e, in particolare, a quelle più qualificate, con un conseguente aumento del costo del lavoro. O se si
  imponessero dazi, soprattutto per un gruppo come il nostro che fa triangolare componenti, partie sistemi fra
  Italia, Poloniae Inghilterra. Siete in corsa per la gara T•X negli Usa. Ha appena fatto un viaggio in Israele,
  anche per cercare una sponda. Che chance ha Leonardo? Va innanzitutto ricordato che le forze aeree
  israeliane possiedono 30 M•346, l'addestratore avanzato cheè alla base del sistema T•100 (la soluzione
  proposta per la maxicommessa americana, ndr), e sono estremamente soddisfatte. Questo assicura
  referenze positive edè un elemento importante in una simile competizione. In teoria, gli altri concorrenti
  potrebbero applicare prezzi molto competitivi, ma noi stiamo lavorando molto seriamente sul programmae
  pensiamo che oggi sia il migliore come sistema di formazione. Ciò detto, vogliamo partecipare alla gara con
  grande attenzione agli equilibri economici ma per vincere. Che ruolo avrà Drse che pro• spettive ci sono per
  la vostra controllata americana? In questa gara Drs sarà prime contractor. Per noi resta un asset centrale:
  sta facendo molto bene nel più grande mercato della difesa del mondoe siamo convinti che continuerà a
  crescere. Personalmente sono molto soddisfatto anche del meccanismo di proxy (in base al quale il cda
  viene nominato dal ministero della Difesa, mentre il ceo spetta a Leonardo, ndr), perché ci consente di
  partecipare a qualsiasi gara della difesa Usa senza alcuna limitazione. Quale impatto avranno l'America
  First di Trump e la riforma fiscale? Drs è americana e siamo convinti che crescerà ancora. La riforma
  fiscale non avrà un impatto sulla cassa. Noi abbiamo delle perdite fiscali che si svalutano, così come molti
  operatori. Da qui in avanti avremo una fiscalità favorevole. Leonardo, capofila di un maxi•consorzio, siè
  aggiudicata un primo bando di gara per la ricerca Ue. La difesa unica è un'opportunitào un pericolo per
  l'autonomia delle aziende? I programmi sulla difesa dovranno essere europei: nessun Paese ha la forza per
  sviluppare da solo il nuovo Fightero il nuovo elicottero d'attacco. Dobbiamo unire le forze: oggi l'Europaè

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  più inefficiente degli Usa. Si è parlato di un vostro coinvolgimento nell'accordo tra Italiae Francia sulle navi
  militari che vede in campo Fincantieri, Stx e Ng.A che puntoè il confronto? C'è un dialogo continuo con
  Fincantieri. Restiamo dell'idea che Orizzonte Sistemi Navali, la joint venture che abbiamo già in campo con
  il gruppo triestino, sia la migliore soluzione possibile per valorizzare la filiera nazionalee sappiamo che il
  Governoè molto attento. Il ministro dell'Economia francese, Bruno Le Maire, ha auspicato che Italia e
  Francia rinsaldino la collaborazione su altri fronti, comei lanciatori satellitari. Che ne pensa? Se si creano
  situazioni equilibrate, unire le forzeè sempre positivo purché si tutelino i saperi dei vari Paesi. Siamo apertia
  qualsiasi forma di dialogo nella misura in cui non siamo strutturalmente i junior partner. Il Middle East è in
  fibrillazione. Che effetto ha tutto questo sulle vostre prospettive? È triste dirlo, ma la tensione internazionale
  provoca inevitabilmente, sul mercato degli armamenti e della sicurezza, un aumento della domanda. In
  questi contesti, la natura italiana del nostro gruppo è vissuta come qualcosa di positivo. Questa nostra cifra
  ha una validità generale, al di là dell'incremento o meno della domanda in questa o in quella parte dello
  scacchiere geopolitico internazionale. In particolare, la presidenza del Consiglio, il ministero della Difesa e
  quello degli Esteri sono un ottimo supporto. La debolezza del nostro Paese ha un effetto paradossalmente
  positivo: non siamo minacciosi per nessuno e siamo amici di tutti. In tutto questo, però, c'è una lacuna
  legislativa: manca la norma sul Government to Government, che nonè stata approvata dalla legislatura
  appena scaduta e che noi auspichiamo arrivi prestoa traguardo perché ormai molti vogliono negoziare non
  con Leonardo, ma con il Governo italiano. Avete riconquistato l'investment grade con Fitch. Pensa che le
  altre agenzie rivedrannoi giudizi dopo le ultime difficoltà? Il ratingè un tema fondamentale e continuiamo ad
  avere una focalizzazione forte sulla generazione di cassa e sul controllo del debito. Siamo fiduciosi di
  mantenere la pagella di Fitche di riuscire a conquistare l'investment grade, nell'orizzonte di piano, anche
  con le altre due agenzie. Non teme una possibile Opa da parte di concorrenti stranieri o di fondi che puntino
  poi a un breakup delle attività? Siamo un'azienda strategica protetta dal golden power che rende
  tecnicamente impossibile un simile scenario.
  Primi 9 mesi 2017. Dati in milioni di euro e variazione % rispetto allo stesso periodo del 2016
  Ordini
  -48,8%
  2016
  In cifre
  15.504
  7.945
  8.034
  7.984 2017 Fatturato -0,6% 2016 2017 Elicotteri +11,2% 1.710 1.538 2016 2017 -8,2% 2.355 2.565 2016
  2017 Elettronica e sicurezza +3,8% 4.400 4.239 2016 2017 +2,6% 3.660 3.567 2016 2017 Aeronautica -
  79,9% 9.790 1.963 2016 2017 +6,2% 2.187 2.060 2016 2017 Altre attività +720,8% 197 24 2016 2017
  +29,9% 283 223 2016 2017 Elisioni n.d. -325 -87 2016 2017 n.d. -501 -381 2016 2017
  LA DIFESA COMUNE UE
  I TEMI
  «I programmi sulla difesa dovranno essere continentali: dobbiamo unire le forze»
  «Se l'Inghilterra continueràa partecipare ai programmi europei la questione assumerà un tono minore»
  «Siamo apertia qualsiasi forma di dialogo nella misura in cui non siamo strutturalmente junior partner»
  BREXIT I RAPPORTI INTERNAZIONALI
  Foto: IMAGOECONOMICA Manager. Alessandro Profumo, dallo scorso maggio amministratore delegato di
  Leonardo

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  Politica industriale Il bando di gara Partenariato università-imprese. Fondi pubblici per 40 milioni e almeno
  altrettante risorse private I benefici Coperto il 50% delle spese per avvio del centro, personale, macchinari e
  progetti delle imprese INDUSTRIA 4.0
  Ricerca 4.0, al via incentivi per 4 anni
  Domande dal 1° febbraio per i Competence center - Servizi alle Pmi per progetti di innovazione CALENDA
  «Dopo quasi un anno di ritardo parte lo strumento per recuperare il gap in competenze e formazione
  rispetto ai principali Paesi europei»
  Carmine Fotina

  Si apre ufficialmente la corsa ai finanziamenti per i grandi centri italiani di Industria 4.0. Dopo un lungo
  ritardo, il ministero dello Sviluppo economico ha pubblicato il bando di gara per la costituzione dei
  Competence center,i poli pubblico•privato che dovranno fornire alle imprese formazione, consulenzae
  servizi di trasferimento tecnologico. Un punto di partenza, per ora, vista la sproporzione delle risorse
  pubbliche rispetto ai modelli di riferimento: 40 milioni complessivi,a fronte ad esempio dei2 milioni all'anno
  per 15 anni assicurati dalla Germania a ciascuno dei suoi 9 "Research campus". Le domande potranno
  essere presentate in via telematica dai soggetti capofila all'indirizzo dgpicpmi.dg@pec.mise.gov.it dal 1°
  febbraio al 30 aprile 2018 (i dettagli sul sito del ministero dello Sviluppo). I compiti I centri di competenza ad
  alta specializzazione, così definiti dalla legge di bilancio 2017, saranno poli di innovazione costituiti da
  almeno un organismo di ricerca/università e da una o più imprese. Hanno il compito di favorire il
  trasferimento tecnologico di processoe prodottoo nei modelli di business derivanti dalle tecnologie di• gitali
  «4.0». Il programma di attività deve comprendere servizi di orientamento e formazione alle imprese clienti
  nonché l'attuazione di progetti di innovazione, ricerca industriale e sviluppo sperimentale. «Anche se in
  ritardo di quasi un anno • dice Carlo Calenda, ministro dello Sviluppo • la pubblicazione del bando avvia uno
  strumento strategico nel supporto alle imprese per affrontare le sfide della quarta rivoluzione industriale. I
  processi di trasformazione in atto richiedono un forte investimento anche e soprattutto in competenze e
  formazione professionale dove scontiamo ancora oggi un divario troppo forte rispetto ai principali paesi
  europei». Il bando di gara mettea disposizione 40 milioni, da non confondere con gli ulteriori 48 milioni
  disponibili in forma di voucher per le singole aziende e gestiti dalle Camere di commercio (si veda Il Sole 24
  Ore del 26 gennaio). I benefici sono concessi per un periodo di 3 anni prorogabili di ulteriori 12 mesi con
  due finalità. La prima (massimo 65% delle risorse disponibili)è la costituzione e avviamento del centro di
  competenza, nella misura del 50% delle spese sostenute per un massimo di 7,5 milioni per singolo
  «center». La seconda finalità è il finanziamento dei progetti di innovazione presentati dalle imprese, sempre
  in misura del 50%e finoa 200mila euro. In pratica i Competence center supporteranno le Pmi nei loro
  progetti di innovazione 4.0: le imprese pagheranno il 50% del servizio, il resto sarà coperto dai fondi
  pubblici assegnati al centro. Un esempio: un grande ateneo e un centro pubblico di ricerca si alleano con
  una grande impresa (ipotizziamo la Fca o Leonardo di turno) o anche con imprese medie dell'hi•teche il polo
  così costituito fornisce servizi alle Pmi esterne che vogliono fare innovazione. Le spese ammissibili Tra le
  spese ammissibili per la costituzione e l'avviamento del centro rientra l'acquisizione di attrezzature,
  impiantie macchinari (non sono inclusi immobilie fabbricati), licenzee diritti relativi ai brevetti, il personale
  dipendente,i collaboratori e ricercatori, l'attività di marketing. Le spese per le attività di orientamento alle
  imprese non possono comunque superare il 15% di quelle totali. I requisiti I progetti di innovazione devono
  presentare un livello di maturità tecnologica elevato, posizionato tra 5 e 8 nella scala europea "Technology
  readiness level". I partner privati del centro possono essere anche banche o assicurazioni e associazioni di
  categoria. Nel complesso, gli elementi di valutazione sono 25 divisi in tre gruppi:a ognuno indicatore è
  assegnato un punteggio da0a 10e la media aritmetica del sottoinsieme deve essere almeno paria 6. Il
  primo gruppo di indicatori riguarda gli organismi di ricerca (numero di progetti di trasferimento tecnologico,
  di ricercatori, aggiudicazione di bandi eccetera); il secondo si concentra sui dati delle imprese partner (dal

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  fatturato ai brevetti); il terzo valuta nel complesso la solidità economico•finanziaria e la qualità del
  programma di attività (le risorse aggiuntive a quelle pubbliche,la capacità di stare sul mercato, le proiezioni
  di risultato netto...). Sono criteri preferenziali il possesso del rating di legalità delle imprese partner e la
  presenza nel partenariato delle Regioni. .@CFotina © RIPRODUZIONE RISERVATA Verso i Competence
  center CHE COSA SONO Guardando al modello dei Fraunhofer tedeschi, la più grande organizzazione in
  Europa per la ricerca applicata, la manovra 2017 ha previsto la creazione di centri costituiti da almeno un
  organismo di ricerca/universitàe da unao più imprese. Compiti: servizi di orientamentoe formazione alle
  Concessi per3 anni prorogabili di ulteriori 12 mesi con due finalità. La prima (massimo 65% delle risorse
  disponibili)è la costituzionee avviamento del centro di competenza, nella misura del 50% delle spese
  sostenute per un massimo di 7,5 milioni per singolo center. La seconda finalità è il finanziamento dei
  progetti di 1 2 3 4 impresee attuazione di progetti di innovazione, ricerca industrialee sviluppo sperimentale
  RISORSE PUBBLICHE 40 INCENTIVI PER 3 ANNI PIÙ 1 milioni innovazione presentati dalle imprese,
  sempre in misura del 50%e finoa 200mila euro CONTRIBUTO MASSIMO 7,5 milioni L'ITER DALLA
  DOMANDA AI CONTRIBUTI 5 LA DOMANDA La domanda va presentata dal soggetto proponente al
  ministero dello Sviluppo, esclusivamente in via telematica, all'indirizzo Pec dgpicpmi.dg@pec.mise.gov.it
  dal 1 febbraio alle ore 24 del 30 aprile 2018. Non c'è «click day». Valutazione di tutti i progetti, poi
  negoziazione e selezione con assegnazione delle risorse proporzionale L'ISTRUTTORIA Per l'istruttoria e
  la valutazione il ministero si avvale di un Comitato tecnico. La graduatoria è formata in ordine decrescente
  in ragione del punteggio attribuito. Il Comitato tecnico è composto da un dirigente del Mise, in qualità di
  presidente, da 4 rappresentanti esperti, designati due dal Mise e due dal Miur I CRITERI Gli elementi di
  valutazione sono divisi in tre gruppi: a ognuno indicatore è assegnato un punteggio da 0 a 10 e la media
  aritmetica del sottoinsieme deve essere almeno pari a 6. Il primo gruppo di indicatori riguarda gli organismi
  di ricerca; il secondo si concentra sui dati delle imprese partner; il terzo valuta nel complesso solidità
  economicofinanziaria e qualità del programma di attività LA FASE NEGOZIALE Il ministero, avvalendosi del
  Comitato tecnico, avvia il confronto con i soggetti proponenti per «massimizzare» l'effetto di agevolazioni
  pubbliche e servizi di mercato. La negoziazione si conclude con un verbale, poi il soggetto presenta la
  proposta definitiva e successivamente il ministero procede all'adozione del decreto di concessione.
  L'EROGAZIONE DEI BENEFICI I benefici per le spese di costituzione e di avviamento e al programma di
  attività sono erogati annualmente. Si può richiedere l'erogazione di un anticipo per un massimo del 30% dei
  benefici concessi, previa presentazione di fideiussione bancaria o polizza assicurativa a favore del
  ministero

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  L'agenzia del farmaco
  Ema, Amsterdam in forte ritardo Il governo in campo Milano spera
  ALBERTO D'ARGENIO

  , pagina 25 È lo stesso direttore dell'Ema, Guido Rasi, ad offrire l'assist che rimette in gioco Milano, a
  novembre sconfitta da Amsterdam nella corsa all'agenzia Ue per il farmaco: «Il palazzo non è ancora
  pronto e la soluzione transitoria proposta dagli olandesi non è ottimale perché dimezza lo spazio della sede
  di Londra». Insomma, lo schema della location temporanea - il Vivaldi Bulding, piccolo al punto che le
  riunioni verranno ospitate in un hotel adiacente - con doppio trasloco «aumenterà le spese e ci farà
  impiegare più tempo per tornare alle operazioni normali». Sono le parole che Palazzo Chigi ed
  europarlamentari italiani aspettavano da settimane, la certificazione che la scelta dei governi in favore di
  Amsterdam non ha tenuto in conto i criteri richiesti dalla stessa Commissione europea per l'assegnazione
  dell'agenzia che lascerà Londra causa Brexit. E così l'Italia si prepara a una doppia partita: il governo
  annuncia iniziative presso le istituzioni comunitarie competenti, alludendo a un ricorso presso la Corte di
  giustizia Ue che sarà formalizzato entro un paio di giorni per contestare il procedimento che ha portato alla
  vittoria dei Paesi Bassi.
    Scelta di rottura che oltretutto darà forza agli eurodeputati, che da fine dicembre si preparano a dar
  battaglia in aula.
   Le parole di Rasi permettono all'Italia di partire all'attacco. Il governo è pronto a un ricorso spinto da giorni
  dal sottosegretario agli Affari Ue Sandro Gozi, che al contempo auspica che «il Parlamento europeo si
  pronunci contro la decisione» di Amsterdam. Il governatore Roberto Maroni ricorda che «il Pirellone è
  pronto».
   Nell'immediato la partita si giocherà a Strasburgo. Nel 2015 l'allora presidente dell'Europarlamento, Martin
  Schulz, aveva rinunciato alla co-decisione con i governi sulle agenzie Ue. Un accordo tuttavia non
  vincolante. Il primo passo per rimettere in corsa Milano è proprio quello di ridare voce al Parlamento. Pd e
  Forza Italia ci lavorano da tempo e ora sono pronti a passare alle vie di fatto. Una volta riaperto il dossier,
  l'idea che si sta facendo largo - i protagonisti sono Patrizia Toia (Pd), Elisabetta Gardini (Fi) e il centrista
  Giovanni La Via - è di far presentare un emendamento a un deputato, magari straniero, di un piccolo paese
  non interessato alle scelte sulle agenzie (anche se il colpaccio sarebbe farlo depositare da un olandese
  all'opposizione del governo di Marc Rutte). Nel frattempo La Via, relatore in commissione ambiente di
  Strasburgo, chiederà l'audizione della Commissione europea e dell'Ema. Sul dossier, su pressione del Pd,
  dovrà esprimersi anche la commissione costituzionale. Un modo per dare fiato all'emendamento da portare
  poi in aula. La prima strada prevede di contestare direttamente la scelta di Amsterdam in favore di Milano,
  ma in molti temono che sarebbe proibitivo trovare una maggioranza in plenaria pronta a votarlo. Allora sta
  prendendo forma uno stratagemma: far proporre Strasburgo, che lascerebbe la sede del Parlamento
  europeo in cambio di quella dell'Ema.
   Molti europarlamentari, contrari alla costosa e inquinante transumanza mensile da Bruxelles alla città
  alsaziana, sarebbero favorevoli. In caso di maggioranza, si aprirebbe uno scontro istituzionale tra
  Parlamento e governi, che sarebbero contrari a Strasburgo vuoi per non vedere sconfessata la loro
  decisione di novembre, vuoi perché la Francia si opporrebbe a perdere la sede dell'eurocamera. E in
  questa eventuale situazione di stallo gli italiani proverebbero a far rientrare in gioco Milano.
  Di che cosa stiamo parlando Lo scorso 20 novembre i ministri dell'Unione hanno scelto di assegnare ad
  Amsterdam la sede dell'Ema, l'agenzia europea per il farmaco, destinata a lasciare Londra dopo la Brexit.
  Nei primi turni della complessa procedura di votazione Milano aveva raccolto più voti delle altre candidate,
  ma al ballottaggio ha pareggiato con Amsterdam, che alla fine ha avuto la meglio alla monetina. L'Ema ha
  900 dipendenti e il suo indotto viene stimato in oltre 1,5 miliardi di euroI numeri Da Londra in Olanda a

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  partire dal marzo 2019 1995 500
  L'Ema, l'agenzia europea del farmaco, che ora ha sede a Londra ha iniziato a operare nel 1995 L'Agenzia,
  che si dovrebbe trasferire ad Amsterdam dal marzo 2019, serve un mercato di 500 milioni di persone

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  Materie prime
  Petrolio, la finanza scommette sulla corsa verso gli 80 dollari
  Gli hedge fund stanno puntando sul rialzo del greggio ma gli operatori si muovono al ribasso
  Luca Pagni, Milano

  Dare indicazioni sul prezzo del greggio è sempre un esercizio pericoloso. Soprattutto dopo che le
  quotazioni hanno viaggiato a lungo in una medesima direzione: ma nonostante la corsa degli ultimi due
  anni, il mercato pensa che ci sia ancora spazio per la crescita e fissa la nuova asticella a 80 dollari. Lo
  rivelano non solo i report che vengono pubblicati quotidianamente, da fondi di investimento come
  Blackstone a banche d'affari come Citigroup (giusto per citare i più recenti), ma anche perché la finanza ci
  crede. Come ha rivelato l'agenzia Bloomberg, gli hedge fund stanno scommettendo sempre più forte sul
  petrolio e gli investimenti complessivi hanno raggiunto livelli senza precedenti. Costringendo gli operatori
  del settore a cautelarsi: guardando il Cot, il report settimanale rilasciato negli Usa dalla Commodity Futures
  Trading Commission in cui si fa il punto sugli investimenti in materie prime, si scopre che i fondi stanno
  investendo nella stragrande maggioranza sul rialzo del greggio, mentre i petrolieri "veri" sono attivi solo
  sulle opzioni al ribasso. Facendo venire il sospetto agli analisti che non si tratti solo di coperture. Del resto,
  il nuovo rimbalzo del greggio è stato uno degli argomenti di discussione a Davos. Ne ha parlato, Majid Jafar
  l'amministratore delegato di Crescent Petroleum, una delle principali società indipendenti del settore con
  sede negli Emirati Arabi Uniti. A suo dire il prossimo strappo dei prezzi verso l'alto ha una ragione
  geopolitica e risponde al nome di Venezuela. Nonostante il rialzo del greggio abbia portato qualche
  vantaggio nelle disastrate casse dello stato sudamericano, è anche vero che il crollo degli ultimi due anni le
  aveva svuotate. E, soprattutto, aveva cancellato milioni di dollari in investimenti per ammodernare i pozzi e
  sviluppare nuove estrazioni. Morale: in Venezuela, nel corso dell'ultimo anno, la produzione di greggio è
  crollata dal 30%, a 1,6 milioni di barili al giorno.
    Un parere condiviso solo in parte dal numero uno di Eni Claudio Descalzi: il manager ritiene che i prezzi
  abbiano corso abbastanza e che si manterranno sui livelli attuali per tutto l'anno, ma allo stesso tempo
  avverte che saranno proprio i fattori geopolitici a condizionare l'andamento delle quotazioni. In una
  intervista a Bloomberg, Descalzi ha pronosticato il barile a 70 dollari per i prossimi due mesi e una media di
  prezzi tra i 60 e i 65 dollari per l'anno in corso. Potranno esserci sbalzi nel caso di problemi agli
  approvvigionamenti da paesi politicamente più instabili come la Nigeria, la Libia o lo stesso Venezuela.
  Mentre lo scontro tra i produttori Opec, guidati dall'Arabia Saudita, e gli Stati Uniti non dovrebbe più
  condizionare le quotazioni perché si è giunti a un equilibrio: secondo Descalzi, l'aumento di produzione Usa
  - grazie al boom dello shale oil, il petrolio estratto dalle rocce - è bilanciato dalla riduzione delle quote
  deciso dai membri Opec e dalla Russia.
    In realtà, il grande fermento del mercato americano del petrolio "non convenzionale" sta rivoluzionando
  l'industria estrattiva. I sauditi avevano aumentato la produzione a partire dal 2016 proprio per far crollare il
  prezzo del barile e mettere fuorigioco i produttori Usa.
    Una manovra boomerang: i prezzi sono scesi, rischiando di mandare in bancarotta le casse pubbliche di
  mezzo Medio Oriente, ma i produttori Usa - dopo un primo periodo costellato di fallimenti - sono tornati più
  forti di prima. Ottenendo due risultati: gli Usa si sono trasformati in esportatori netti e nel corso del 2018
  diventeranno il primo paese al mondo per produzione, superando l'Arabia Saudita. Lo prevede l'Agenzia
  Internazionale per l'Energia: e a quel punto, per i prezzi potrebbero aprirsi nuovi scenari. Non per nulla, ieri,
  il prezzo del Wti è sceso dello 0,9% proprio sui timori di un aumento della produzione americana.
  I numeri
  La ripresa del barile Prezzo del petrolio Brent, in dollari 2013 2014 2015 2016 2017 110.00 100.00 80.00
  60.00 40.00 20.00 2018

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