Sanità: attrezzature ferme per i ritardi dell'Asl, la Cisl lancia l'appello al Sindaco
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Sanità: attrezzature ferme per i ritardi dell’Asl, la Cisl lancia l’appello al Sindaco Sanità negata, ospedale dimenticato e boicottato. Mentre la Regione chiude le convenzioni con i centri privati per Tac e Risonanze, l’Asl Salerno non avvia il progetto per la fornitura di Tomografi a Risonanza Magnetica ad alto campo anche per il D.E.A. Eboli. L’accordo ha definito tempi e procedure, ma è abbandonato sulle scrivanie dei funzionari Asl. Cento giorni di tempo per accedere al finanziamento e per redigere il progetto, ma all’Asl nulla si è mosso. Il rischio è la predita del finanziamento, ma soprattutto mesi senza che le nuove strumentazioni possano arrivare all’ospedale di Eboli. Stop alle convenzioni, macchinari fermi all’ordinativo per immobilismo di funzionari. «L’appalto dei lavori entro 100 giorni dalla data di aggiudica (18/01/2019) è uno degli elementi vincolanti per la fornitura – scrivono i sindacalisti della CISL, Antonio Ristallo, Emiddio Sparano, Ciro Contrasto -. Nonostante il costante e collaborativo impegno di Direzione Sanitaria e Servizio di Diagnostica per Immagini dell’ospedale, non è stata messa in atto neanche una minima bozza per la realizzazione del progetto. In mancanza di atti concreti, non è possibile ufficializzare l’acquisto e il conseguente parere negativo del fornitore porterebbe alla inevitabile recessione della bozza di accordo». Questa potrebbe essere la sorte del Maria SS Addolorata e per i tanti utenti dell’area. La Cisl chiede chiarimenti, per la seconda volta, dopo il silenzio sulla prima sollecitazione, rispetto all’immobilismo del settore. «Non capiamo le motivazioni per non predisporre gli atti conseguenziali per il buon esito della procedura, chiediamo al commissario la verifica».
Accordo firmato a giugno, sollecitazioni a gennaio, da via Nizza silenzio, la Cisl chiede l’intervento del sindaco. «Cariello, responsabile della sanità territoriale, intervenga a tutela dell’ospedale e metta in atto le sue prerogative per verificare e denunciare rallentamenti o tentativi di bloccare i lavori, un duro colpo a riammodernamento e messa in sicurezza delle attività». Manutenzione, c’è l’ok Il piano “straordinario” diventa operativo Viabilità, manutenzione spazi pubblici e di uso pubblico comunale. Il Piano di manutenzione straordinaria delle strade comunali e spazi di uso pubblico passa in Giunta per un investimento complessivo di euro 1.634.586,55. Viale della Libertà, viale della Pace, adeguamento barriere di sicurezza laterali, a bordo ponte, sulla S.S.N. 18, realizzazione banchine laterali Loc. Serroni alto – S.P. n. 136; ma nutenzione straordinaria località Belvedere; manutenzione straordinaria s.s.n. 18 tratto urbano da via Giove a innesto con S.P. N. 312, manutenzione piazzale S. Anna c/o scuola Poliziano; via Gonzaga; via Francesco Turco/via Dante Alighieri/via Indipendenza/via Garibaldi; via Olevano; da via del Centenario ed in prosieguo via Napoli; via II Giugno/via I Maggio/via XXI Aprile/via IV Novembre/via XXIV Mag gio/via XX settembre/via Francesco Spirito. «È innegabile che la nostra amministrazione, come ogni ente locale, risenta degli stanziamenti statali e regionali sempre inferiori, ma grazie al lavoro degli uffici siamo riusciti a recuperare somme perdute con un Piano concreto che risponde alle esigenze
dei cittadini» commenta l’assessore ai Lavori pubblici Pietro Cerullo. Fratelli d’Italia si spacca, via Rega Terremoto in casa Fratelli d’Italia a Sarno: Rega si dimette da coordinatore cittadino e va con Cocca, il consigliere Sirica segue gli ordini provinciali e si aggrega al centrodestra a sostegno di Anna Robustelli. Una diatriba che ormai andava avanti da settimane, due le scelte: schierarsi con il centrodestra, quindi, sostenere la candidatura Anna Robustelli con il simbolo di Fratelli d’Italia, oppure andare senza simbolo a sostegno di Giovanni Cocca. Dunque tra pro e contro Anna Robustelli il partito si spacca, il coordinatore cittadino Antonello Manuel Rega si dimette e insieme a gran parte del partito si schiera con Cocca, mentre il consigliere comunale Enrico Sirica segue gli ordini dall’alto e insieme al simbolo si aggrega a Lega, Forza Italia e Udc. «Con profondo rammarico devo rassegnare le dimissioni dal ruolo svolto nel partito spiega Antonello Manuel Rega-. Mi trovo in disaccordo sulla linea indicata dall’Esecutivo Provinciale per le prossime consultazioni amministrative che vedranno coinvolto anche il comune di Sarno, attesa anche la volontà del direttivo sezionale che, come me, non vede essenziale l’alleanza con Lega sul nostro territorio. Pertanto, in ossequio agli iscritti e simpatizzanti della sezione di Sarno, che mi hanno onorato con la designazione a candidato sindaco, e i vertici provinciali di Fdi in palese disaccordo, non mi resta che rassegnare le dimissioni», questo è quanto si legge nella lettera di dimissioni dell’avvocato Antonello Manuel Rega. «Faccio presente -continua Rega- che nelle riunioni del
4 e 6 marzo scorso l’assemblea sezionale del partito di Sarno aveva prodotto due documenti politici portati all’Esecutivo Provinciale di Fdi dell’11 marzo scorso nei quali a chiare lettere s’indicava quale condizione per riunire il centro destra quella di ritirare la candidatura della dottoressa Anna Robustelli, con la quale non avevamo mai avuto contatti diretti e che aveva ritenuto opportuno non presentarsi a noi spiegandoci almeno la sua visione di città fondamentale per un candidato sindaco. Tale metodologia era in contrasto con il metodo che ci eravamo dati al tavolo comune del Centro Destra. Anche nella riunione del 17 marzo l’assemblea, in continuità con le precedenti riunioni, aveva ribadito di voler scegliere una aggregazione civica con candidato l’Ingegnere Giovanni Cocca in alternativa alla mia candidatura a Sindaco anche in contrasto con la linea provinciale, rivendicando la scelta sul territorio. I firmatari, pertanto avevano condizionato la candidatura nella lista alla libertà di scelta sull’aggregazione. Pertanto, – conclude Rega – ho ritenuto opportuno dare le mie dimissioni, avendo stretto con le donne e gli uomini che in questi mesi avevano aderito alla mia candidatura, un patto secondo il quale ogni decisione sarebbe stata presa insieme in piena democrazia con cui daremo continuità al progetto. Tutto ciò anche per non creare problemi al Partito provinciale la cui logica di accordo con Lega posso comprendere ma non condividere per rispetto al mio territorio”. E c’è da credere che anche a livello provinciale queste decisioni potrebbero avere un peso. Un palazzone per un
palazzetto “Si sta realizzando una imponente speculazione edilizia a vantaggio di un privato i cui effetti devastanti di natura ambientale, estetica e finanziaria saranno pagati dalla nostra Comunità”. Questa è la denuncia del Movimento Civico Sanseverinese fondato da Giovanni Romano e portata all’attenzione dei cittadini attraverso un manifesto pubblico. “Mercoledì 27 febbraio il Consiglio Comunale ha approvato – dichiara il Consigliere Eduardo Caliano – con i voti della maggioranza che sostiene l’Amministrazione, un progetto presentato da una impresa privata (non sanseverinese) che ha proposto di realizzare un nuovo Palazzetto dello Sport ricevendo in cambio la gestione per circa 40 anni della struttura e la concessione edilizia per costruire, in Via Aldo Moro, un “palazzone” di oltre 25 metri con numerosi appartamenti da vendere. Prendendo a pretesto la “provvidenziale” chiusura del Palazzetto dello Sport (che ha privato i nostri giovani di un servizio e sulla quale andrà fatta chiarezza!) l’Amministrazione Comunale intende consentire in tal modo una gigantesca speculazione edilizia il cui impatto ambientale sarà enorme”. “E’ sorprendente – aggiunge Giovanni Romano – che l’Amministrazione abbia fortemente voluto avviare questa procedura prima di attendere l’esito del contenzioso ancora in corso con il precedente appaltatore dell’opera, selezionato con una regolare gara di evidenza europea e che, in modo ancora più sorprendete e strano, non abbia fatto nulla per concluderlo con una transazione non onerosa per il Comune. Alle precise richieste del Consigliere Caliano di spiegazioni in merito, è stato presentato un laconico e insoddisfacente parere dell’attuale legale dell’Ente che, con una semplice mail, ha comunicato di ritenere di poter procedere in presenza della volontà dell’appaltatore di recedere dal contratto”. “L’ostinazione dell’Amministrazione è ancora più strana – aggiunge il Consigliere Caliano – se si tiene conto dei gravi motivi, da
noi evidenziati, che rendono improcedibile la procedura approvata dal Consiglio Comunale. Infatti l’opera non è “nuova”, ma già classificata dal Piano Urbanistico Comunale (PUC) come “opera in corso”, addirittura oggetto di una procedura attuativa e presente della Programmazione Triennale e Annuale delle opere pubbliche degli anni scorsi”. Senza contare che il progetto del “palazzone” viola numerose norme del Regolamento Edilizio Comunale e diverse leggi nazionali in materia edilizia e sanitaria”. “Di fronte a tanta superficialità e ostinazione – conclude Giuseppe Vitale Coordinatore del Movimento Civico – e all’assoluta mancanza di risposte ai quesiti sollevati dal Consigliere Caliano, le perplessità si trasformano in preoccupazione. Abbiamo l’impressione che ci siano “pressioni” per voler realizzare il “palazzone” a tutti i costi senza alcuna considerazione per i danni ambientali, estetici e finanziari che ne deriverebbero e che la nostra Comunità sarebbe chiamata a pagare. Per tale motivo stiamo predisponendo un dossier che invieremo all’Autorità Giudiziaria e alla Corte dei Conti chiedendo di acquisire tutti gli atti della procedura e di valutarli”. Stangati i corrieri della droga sull’asse Puglia- Albania-Scafati Spaccio di droga, stangata sui corrieri che importavano la merce a Scafati, prelevandola in Albania. In sei sono stati condannati col rito abbreviato dal Gup del Tribunale di Salerno Indinnimeo. A Roberto Cannavacciuolo (nella foto) , scafatese: 5 anni di reclusione, una multa di 30mila euro e l’interdizione dai pubblici uffici. Un anno e mezzo di
reclusione e multa da 6mila euro, per Pasquale Giordano residente a Boscoreale. Stessa condanna per Francesco Franzese (di Ottaviano). Due anni e 10 mesi per Massimo Pagano (di Scafati), penale di 20mila euro. Un anno e 4 mesi per Domenico Galletti, napoletano, con 4mila euro di ammenda e 1 anno di reclusione e 3mila euro di ammenda per Antonio Mariani di Gioia del Colle. Assolto Vincenzo Alfano, fratello di Carmine “Bim bum bam” ,arrestato per l’omicidio Faucitano, L’inchiesta, che riguarda altri indagati, era stata coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno. Il pm aveva chiesto oltre 30 anni di reclusione. Altre 14 posizioni, più marginali, sono state stralciate e proseguiranno con il rito ordinario. L’attività della Dda di Salerno aveva consentito di individuare un canale di approvvigionamento di droga e le dinamiche relative alla gestione dello spaccio sul territorio di Scafati e zone vesuviane tra cui anche Boscoreale. L’indagine aveva consentito ai poliziotti della Squadra Mobile di Napoli di individuare il riferimento di un’organizzazione dedita al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacentii. Nel corso delle operazioni era stata scoperta anche la fonte di approvvigionamento dello stupefacente, ovvero l’Albania. Numerosi gli episodi di spaccio che sono stati filmati e le trattative, anche di carattere internazionale, poste sotto la lente di ingrandimento, tali da porre il gruppo di Scafati in una posizione privilegiata anche per rifornire il mercato napoletano. Il blitz fu eseguito a dicembre scorso, con 6 arresti, sulla scorta di un altro arresto avvenuto al rione Pastena di Salerno. Quello di Roberto Cannavacciuolo che nel 2015 fu inseguito dai carabinieri e trovato in possesso di 30 chili di hashish diviso in panetti. Dal suo arresto gli investigatori sono riusciti a risaliure all’intera organizzazione e sgominarla con una serie di arresti.
“Cosa c’è dietro la scrittura? di Aniello Palumbo “Cosa c’è dietro la scrittura? Possiamo riuscire a comprendere la particolarità di una persona attraverso la sua scrittura? A spiegare quali sono i parametri da tenere in considerazione per cercare di comprendere la mentalità di un soggetto, attraverso la sua scrittura, è stata la dottoressa Amalia Carrano, grafologa giudiziaria presso la Procura del Tribunale di Salerno, consulente grafologo, già presidente della Sezione Regionale Grafologi Italiani, docente presso l’Associazione Psicogiuridico di Napoli, durante la serata organizzata, al Grand Hotel Salerno, dal presidente del Club Rotary Salerno Duomo, il dottor Michele Pellegrino, che ha voluto trattare il tema: “Il metodo grafologico e gli ambienti applicativi” ritenendo importante studiare il gesto grafico:” La grafologia consente di seguire, a partire dall’infanzia, l’intero iter evolutivo dell’individuo. L’attività grafica permette di trasferire sul foglio gli impulsi più profondi che non vengono espressi con le parole” ha spiegato nella sua introduzione il presidente Pellegrino. La dottoressa Carrano ha spiegato che la scrittura è strettamente legata a ognuno di noi: ” Non ci sono dei segni fissi, delle caratteristiche in assoluto che se riscontrate in un soggetto troviamo anche in un altro: solo attraverso la ricostruzione della psicodinamica del soggetto stesso si riescono a comprenderne le dinamiche intrapsichiche; è l’insieme dei segni di quella persona che ti permette di ricostruire la sua peculiarità ”. Ci sono naturalmente alcuni parametri di osservazione da tenere in considerazione: ” Noi grafologi non ci sostituiamo allo psicologo, per valutare una scrittura dobbiamo avere delle informazioni di base del
soggetto: nazionalità, età, sesso, livello culturale, tipo di penna adoperata per scrivere: Bisogna considerare anche parametri come l’impostazione: come inserisco il testo nella pagina è importante; la dimensione: è un luogo comune che chi scrive grande è una persona più sicura; la direzione: si dice che chi scrive ascendente è ottimista chi scrive discendente è depresso, ma i grafologi non possono fare questo tipo di diagnosi; l’ inclinazione, la pressione – tratto: che è la prima cosa che si deteriora con l’età; la forma, la continuità e la velocità”. La dottoressa ha spiegato che il modello calligrafico cambia nel tempo: ” La scrittura cambia, evolve nel tempo, e non è legata al nostro grado d’istruzione, ma al nostro vissuto”. Anche il cambiamento culturale fa cambiare la scrittura:” La scrittura di inizio secolo era inclinata, mentre oggi abbiamo lo script che è il corsivo – stampatello utilizzato soprattutto dagli adolescenti abituati a scrivere sulle tastiere dei computer o degli smartphone. E’ importante scrivere a mano perché si attivano alcune aree del cervello. Oggi anche la Apple sta cercando di recuperare la scrittura a mano creando delle nuove applicazioni”. La grafologia non è calligrafia:” Non vede la bella scrittura, ma la spontaneità della scrittura, del segno grafico. Si dice che esiste una scrittura più femminile, quella arrotondata, e una più maschile, quella angolosa: in realtà non è così. A volte, per un vissuto personale, una donna può assumere delle modalità più “maschili” e un uomo una modalità “femminile” nell’accoglimento, nella dolcezza, nella curvilinearità della scrittura che non ha nulla a che vedere con la sessualità, ma con delle modalità di approccio che ognuno di noi ha”. La grafologa ha spiegato che la scrittura riflette l’età psicologica, non quella anagrafica e che varia anche con l’età e lo stato di salute:” La scrittura è il risultato finale di una interazione dinamica e molto complessa tra corpo e cervello: è un gesto motorio che dipende dall’attività cerebrale superiore, la mano è lo strumento”. La dottoressa Carrano ha spiegato anche che nelle perizie calligrafiche non si valutano le singole lettere per capire se siamo in presenza
di un falso o di una dissimulazione:” Com&Te… in giallo: nuova edizione Si è svolta ieri mattina, nell’Aula Magna del Liceo Scientifico “Genoino a Cava de’ Tirreni, la conferenza stampa di presentazione della XIII edizione dei salotti letterari del Premio Com&Te Comunicazione, giornalismo e dintorni, organizzata dall’.Associazione Comunicazione & Territorio, riservata alla narrativa gialla, thriller e noir, inerente il tema prescelto, ovvero Com&Te… in giallo., .Alla conferenza stampa di presentazione hanno preso parte Armando Lamberti, vice sindaco ed assessore alla Cultura del Comune di Cava de’ Tirreni, Lorena Iuliano, presidente del Consiglio comunale di Cava de’ Tirreni, il dr. Andrea Inserra, presidente del Consorzio Farmaceutico Intercomunale di Salerno, che quest’anno sostiene espressamente il Premio Com&Te alla Cultura, Maria Alfano e Franca Masi, rispettivamente dirigenti scolastici dell’I.I.S. “De Filippis-Galdi” e I.I.S. “Della Corte-Vanvitelli”, nonché la padrona di casa, Stefania Lombardi, dirigente scolastica del Liceo Scientifico “Genoino”, oltre ad una nutrita rappresentanza dei docenti e degli studenti componenti la Giuria popolare del Premio. Questa edizione della rassegna, per espressa volontà dell’Associazione Comunicazione & Territorio, -come ha spiegato il presidente del sodalizio Silvia Lamberti- è dedicata alla memoria di Daniele Nardi, lo sfortunato alpinista morto qualche settimana fa nel tentativo di compiere l’impresa di scalare il Nanga-Parbat. Nardi, nel 2016, aveva preso parte ad un’edizione della Rassegna, presentando un suo libro scritto insieme al giornalista Dario Ricci nel salotto
letterario che si era tenuto a Conca dei Marini.“Il premio -ha evidenziato il curatore della rassegna letteraria Pasquale Petrillo- quest’anno si fregia della Targa di rappresentanza concessa dal presidente della Camera dei deputati, on. Roberto Fico, su iniziativa del questore della Camera on. Edmondo Cirielli, da assegnare al vincitore del Premio speciale Com&Te “Giancarlo Siani”, attribuito dalla Giuria degli studenti degli istituti di istruzione secondaria superiore partner della manifestazione”.La Giuria qualificata del Premio Com&Te, composta dai dirigenti scolastici degli istituti scolastici partner della rassegna letteraria e dal dr. Giovanni Iuliano, in questa edizione è presieduta dal prof. Aurelio Tommasetti, Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Salerno. La manifestazione è completata dall’assegnazione del Premio Com&Te di giornalismo “Peppino Muoio”, istituito per la prima volta lo scorso anno. 25 anni fa ucciso don Diana, prete-eroe che sfidò i Casalesi “Per amore del mio popolo, non tacero'”. Queste le parole simbolo di don Peppe Diana, coraggioso presbitero della diocesi di Aversa assassinato dalla Camorra per il suo impegno civile, religioso e antimafia che ha profondamente segnato la societa’ campana. “Voglia il Signore far si’ che il sacrificio di questo suo ministro, evangelico chicco di grano caduto nella terra, produca frutti di piena conversione, di operosa concordia, di solidarieta’ e di pace”, disse papa Giovanni Paolo II durante l’Angelus svoltosi il giorno dopo l’omicidio del parroco, avvenuto il 19 marzo 1994, 25 anni fa. Giuseppe
Diana nacque il 4 luglio 1958 a Casal di Principe, nei pressi di Aversa, in Campania, e fu sempre molto legato al proprio territorio. Dopo essersi laureato in Teologia biblica e in Filosofia presso l’Universita’ Federico II di Napoli, nel 1982 Peppino fu ordinato sacerdote. Durante la sua carriera ecclesiastica, il presbitero divenne parroco della parrocchia di San Nicola di Bari in Casal del Principe e segretario del vescovo della diocesi di Aversa. Oltre ad essere assistente ecclesiastico del Gruppo Scout di Aversa, Peppino insegnava anche materie letterarie presso il liceo del seminario Francesco Caracciolo, nonche’ religione cattolica presso l’istituto tecnico industriale statale Alessandro Volta e l’Istituto Professionale Alberghiero di Aversa. Il parroco viveva negli anni del dominio assoluto della Camorra casalese gestita principalmente dal boss Francesco Schiavone, detto Sandokan. Quella di quegli anni e’ una ‘Camorra imprenditrice’ che si dedica non solo a traffici illeciti, ma anche all’economia locale, inserendosi negli enti pubblici. In questo contesto, don Peppino aiutava il piu’ possibile le persone vittime della mafia e nel 1991, il giorno di Natale, diffuse un suo scritto, letto in tutte le chiese della zona, intitolato ‘Per amore del mio popolo’. Si trattava di un manifesto che annunciava l’impegno contro la criminalita’ organizzata, definita una forma di terrorismo che prova a diventare componente endemica della societa’. Don Diana denuncia anche i traffici illeciti per la compravendita di sostanze stupefacenti, le tangenti sui lavori edili e gli scontri tra fazioni. Il 19 marzo 1994, alle 7 e 20 del mattino, nel giorno del suo onomastico, Peppino Diana venne ucciso nella sacrestia della chiesa di San Nicola di Bari a Casal di Principe, mentre stava per celebrare la messa. Il parroco mori’ all’istante, colpito da cinque proiettili: due alla testa, uno al volto, uno alla mano e uno al collo. Subito dopo l’omicidio, che desto’ scalpore in tutta Italia, sembro’ evidente la volonta’di infangare l’immagine di don Peppino e i giornali locali parlarono del parroco come di un camorrista, nonche’ uomo dedito a vizi di ogni genere. Il 30 gennaio 2003
il mandante dell’omicidio fu riconosciuto nella figura di Nunzio De Falco, condannato in primo grado all’ergastolo. De Falco provo’ a incastrare il rivale Schiavone, ma l’autore materiale dell’omicidio, Giuseppe Quadrano, collaboro’ con la giustizia, rivelando la verita’. Il 4 marzo 2004 la Corte di Cassazione condanno’ all’ergastolo Mario Santoro e Francesco Piacenti come coautori dell’omicidio. De Luca, con Zingaretti finiranno offese e ammuina nel Pd Il governatore della Campania, Vincenzo de Luca, definisce il discorso del segretario del Pd, Nicola Zingaretti “un ragionamento molto serio, molto misurato in linea con il suo stile”. “Apprezzo di Zingaretti innanzitutto una qualita’, la sua disponibilita’ umana, la sua cordialita’ – ha sottolineato – Veniamo da 10 -15 anni di aggressioni continue, di toni esagerati, di ammuina, offese, di calpestamento della dignita’ delle persone. Ho la sensazione che una figura come Zingaretti possa, se non altro per il garbo umano, essere una figura che puo’ avere consenso, perche’ puo’ dare un po’ di serenita’ al nostro Paese”. Per de Luca, il Pd deve affrontare dei “temi ancora non risolti”. IL lavoro, ad esempio. “Ne ho parlato con lo stesso Zingaretti – ha spiegato – aspetto ancora che il Pd faccia proprio il piano per il lavoro della regione Campania, ma non per la Campania, per tutto il sud”. E poi, “i temi della sicurezza, sono temi delicati, sui quali e’ difficile trovare un punto di equilibrio ma sui quali non si possono ancora avere delle posizioni ambigue – conclude – I temi della sburocratizzazione radicale del nostro paese, del radicamento
nei territori. Sono questioni di merito che sono aperte e che vanno affrontate”. Poi un annuncio: “Credo che da qui ad un anno e mezzo, due anni completeremo tutto il sistema di depurazione e quindi la politica delle acque del golfo di Napoli e di Salerno”. Chiama in causa diversi progetti: sul litorale domizio il completamento della ristrutturazione dei cinque depuratori, il progetto bandiera blu che serve per realizzare reti fognarie nei territori nei quali non c’erano. “Credo che quest’anno apriremo finalmente uno dei cantieri Regi Lagni aggiunge – del depuratore del Sarno e abbiamo trovato una intesa per la conclusione del progetto alla foce del Sarno, a Torre Annunziata”. “Quando avremo completato questi progetti – conclude – avremo acqua limpida e balneabile su tutta la fascia costiera della Campania. Obiettivi, questi, che richiedono un impegno di una vita in altre circostanze, noi lo faremo in pochissimo tempo”. Tutte le auto del Ministro, e si scatena la bufera dieselsu Danilo Toninelli Auto blu elettrica, auto di famiglia diesel: e si scatena la polemica. E’ capitato al ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli. Intervistato dal Tg2 Motori, Toninelli prima annuncia l’arrivo di una nuova auto di servizio rigorosamente elettrica, fa l’elogio dell’elettrico, esprime anche la speranza di lasciare a fine mandato un’Italia «piena di colonnine elettriche». Poi si va nel privato e lui elenca le auto di famiglia: la sua, una vecchia Golf gpl del 2007, della quale ha appena «rinnovato la bombola» e una «Jeep Compass» diesel a km zero appena comprata da sua moglie. E’
quest’ultima auto, euro 6, e non la vecchia Golf a gpl, che si accende la polemica sui social. La deputata Pd Alessia Morani apre: «Toninelli non si batte: dice di volere incentivare le automobili elettriche e dichiara di avere appena acquistato una macchina diesel. E’ sempre il numero uno assoluto #genio». Segue florilegio di “cinguettii” su web. Toninelli, impegnato a Cherasco con il premier Conte per un sopralluogo sul tracciato della Asti-Cuneo (uno dei cantieri da sbloccare), si sfoga via social. «Siamo oltre la follia. Stanno discutendo perfino sul fatto che io abbia comprato una macchina» ma poi spiega che la sua Jeep Compass “nuova” «non sarebbe stata comunque soggetta al “malus” in quanto ha emissioni ben al di sotto della soglia limite». In effetti dal libretto dell’auto risulta che le emissioni di Co2 sono a 117 gr/km, cioè sotto il limite 160 gr/km oltre il quale scatta ecotassa. Non solo, la nuova gamma di Suv, come pubblicizzano i concessionari possono godere dell’ecobonus fino a 6.000 euro. Il ministro spiega anche di aver acquistato un’auto usata «perché costa meno» e dice di usarla solo «per i lunghi viaggi». Viaggi impossibili per un’elettrica visto che non ci sono ancora abbastanza colonnine di ricarica.
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