RASSEGNA STAMPA CGIL FVG - giovedì 13 settembre 2019

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RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – giovedì 13 settembre 2019

(Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono
scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti)

NELLA RASSEGNA DI OGGI NON SONO PRESENTI ARTICOLI DEL GAZZETTINO

ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2)
Torna a crescere l'occupazione, ma la regione è ultima a Nordest (Piccolo)
Dal Fvg alla Sicilia nasce l'alleanza contro il centralismo (M. Veneto)
«Mica rivogliamo Fiume». Ma la statua di D'Annunzio si svela tra le polemiche (Piccolo, 4 articoli)
CRONACHE LOCALI (pag. 5)
Safop agli indiani, il proprietario a cena con gli operai appena riassunti (M. Veneto Pn, 2 articoli)
Confronto arenato: «Silenzio assordante del Gruppo Sassoli» (M. Veneto Pordenone)
Albatros, vola il fatturato e ci sono nuove assunzioni (M. Veneto Pordenone)
Supplenze annuali, primo round ma decine di cattedre scoperte (M. Veneto Pordenone)
Infermieri, il datore di lavoro paga la tassa dell'Ordine (M. Veneto Pordenone)
Grave infortunio alla Fantoni. Operaio travolto da una cabina (M. Veneto Udine)
Accordo sindacati Aas 2 sui premi di produttività (M. Veneto Udine)
Operaio cade da dieci metri a Cattinara: è grave (Piccolo Trieste)
Ferriera, lunedì alle 8.30 Scoccimarro in aula (Piccolo Trieste)
Miramare in silenzio sull'alt alla riforma del sistema museale imposto dal governo (Piccolo Trieste)
Il "super infermiere" ancora sotto tiro: «È solo propaganda» (Piccolo Trieste)
Minacce a Cisint, condanna bipartisan. La sorveglianza è stata rafforzata (Piccolo Go-Mo, 2 articoli)
«D'Annunzio rimosso come le foibe e l'esodo» (Piccolo Gorizia-Monfalcone, 2 articoli)

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ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA

Torna a crescere l'occupazione, ma la regione è ultima a Nordest (Piccolo)
Dopo il netto calo dei sei mesi precedenti, nel secondo trimestre del 2019 torna a crescere il numero di
occupati in Friuli Venezia Giulia: un aumento che però è il più modesto nel Nordest e che - in
controtendenza sugli ultimi anni - riguarda il solo lavoro maschile. La crescita si deve al lavoro dipendente,
mentre flette quello autonomo. È questa la sintesi dei dati Istat rielaborati dal ricercatore Alessandro Russo
dell'Ires Fvg. Vediamoli nel dettaglio. In regione nel secondo trimestre dell'anno gli occupati crescono a
518.600 unità, con un aumento di 5.000 rispetto allo stesso periodo 2018. Il primo semestre registra
dunque 507.700, occupati, una media di 1.400 in più (+0,3%) sul primo semestre 2018. Più alti però (+1,3%
nel complesso) gli incrementi in ambito Nordest, con l'Emilia Romagna a +1,9% seguita da Trentino Alto
Adige (+1,6%) e Veneto (+1,1%). La regione resta anche sotto l'incremento medio nazionale che è dello
0,5%. Forte in Fvg il divario uomini-donne: l'occupazione maschile nel primo semestre cresce del 2% (5.600
unità sul primo semestre 2018), mentre flette dell'1,9% (-4.200 unità) quella femminile, che negli ultimi
anni aveva mostrato un'espansione in particolare nel terziario. Quanto ai settori, le costruzioni in
particolare (+38,9%) e il raggruppamento commercio-alberghi-ristoranti denotano il segno più a
compensare il "meno" di agricoltura, industria e soprattutto altre attività dei servizi.
Ancora nel primo semestre, il lavoro autonomo è calato di 4.100 occupati contro i 5.500 dipendenti
acquisiti. Russo ricorda che dalla seconda metà del 2018 nell'ambito del lavoro dipendente si è assistito a
una significativa riduzione delle assunzioni con contratti a tempo determinato e in somministrazione,
accanto alla crescita dell'occupazione a tempo indeterminato e stagionale: una dinamica influenzata dalle
nuove norme derivate dal "Decreto Dignità" che hanno favorito la stabilizzazione dei contratti a termine. Il
lavoro stagionale invece non è toccato dal Decreto Dignità, e probabilmente per questo motivo ha
recentemente avuto una maggiore diffusione. Diminuiscono nel semestre del 4,4% le persone (oggi a quota
33.300) in cerca di lavoro. Sostanzialmente stabile invece la quota di inattivi in età lavorativa (15-64 anni).
Altro dato significativo: stabile il numero di donne disoccuate, aumenta il numero delle inattive (+3.200,
pari al +2,3% tra primo semestre 2018 e primo semestre 2019). In sostanza, fa notare Russo, il calo
dell'occupazione femminile non si è tradotto in un aumento di disoccupate bensì delle donne che non
lavorano né cercano lavoro. Quanto al tasso di disoccupazione in regione, nel primo semestre 2019 scende
al 6,2% contro il 6,4% dell'analogo periodo 2018: resta elevato - 8,1% - il tasso di disoccupazione femminile,
laddove quello maschile scende al 4,7%.
Infine, le partite Iva: in regione nel primo semestre il sono state oltre 5.100, un dato stabile rispetto allo
stesso periodo dell'anno scorso, mentre a livello nazionale sono salite del 5,9%. Sempre a livello nazionale
nel periodo esaminato in 66.126 hanno aderito al regime forfetario, pari al 48,5% del totale delle nuove
aperture, con un forte aumento rispetto (+35,8%) sullo stesso periodo 2018. Una dinamica che, annota
Russo, si può attribuire alle modifiche normative introdotte con la legge di bilancio 2019 che hanno elevato
a 65.000 euro il limite di ricavi per poter aderire al regime forfetario. Nonostante questo tipo di
agevolazione, dunque, in regione l'occupazione indipendente risulta in diminuzione nella prima parte
dell'anno. A livello territoriale le aperture di partite Iva calano sensibilmente (-10,4%) in provincia di
Gorizia, la più pesante in Italia dopo Benevento (-26,5%) e Avellino (-10,5%); Udine e Pordenone sono in
linea con il primo semestre 2018; solo Trieste registra un dato positivo (+7,5%).

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Dal Fvg alla Sicilia nasce l'alleanza contro il centralismo (M. Veneto)
Anna Buttazzoni - Friuli Venezia Giulia, Trentino Altro Adige, Valle d'Aosta, Sicilia e Sardegna uniscono le
forze a difesa della Specialità. Perché i rischi vengono dal «ritorno di una spinta centralista molto
pericolosa». Lo dice senza giri di parole il governatore Massimiliano Fedriga, ieri collegato in
videoconferenza con Cagliari dove il presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas, ha ospitato il
summit con i colleghi governatori Nello Musumeci (Sicilia), Antonio Fosson (Valle d'Aosta) e Maurizio
Fugatti (Provincia autonoma di Trento), che hanno siglato il patto. Fedriga e Arno Kompatscher della
Provincia autonoma di Bolzano, firmeranno nei prossimi giorni. Dettaglio che non cambia la sostanza. Le
cinque Regioni Autonome sentono minacciata la Specialità e fanno squadra. Una strategia che per Fedriga
significa anche aver trovato alleati dopo il «feroce attacco all'Autonomia» che per Fedriga è stato sferrato
dal ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia (Pd), una settimana fa con la bocciatura di otto articoli
della legge "omnibus", dal rimpatrio dei migranti alla sanità, fino ai bonus concessi soltanto alle aziende che
assumono residenti in regione da almeno 5 anni. Fedriga, insomma, sigla un patto di ferro anche con le
Speciali, dopo aver conquistato quello con i governatori del Nord, dalla Lombardia al Veneto fino alla
Liguria.La prossima riunione dei sei presidenti sarà a ottobre, a Roma, nella sede del Fvg, mentre a
novembre sarà organizzato un evento pubblico in Sicilia. «L'obiettivo - spiega Fedriga - è far valere e
preservare le Specialità, gli Statuti di autonomia messi ormai sempre più in discussione. Un processo che
era iniziato con Monti nel 2011 e che poi è proseguito con gli altri Governi, dandoci respiro soltanto con
l'ultimo esecutivo della Lega, ma che adesso si riaccende, perché c'è una spinta centralista che è molto
pericolosa. Una spinta pericolosa per tutti, perché è chiaro fin dal primo atto contro il Friuli Venezia Giulia,
che è in atto un forte attacco all'Autonomia». Fedriga torna sulla legge bocciata, «perché non sta né in cielo
né in terra che il Governo impugni l'abrogazione di una norma regionale, affermando quindi che la Regione
non può cancellare una sua legge. Figuriamoci».Il primo traguardo da tagliare per l'inedita alleanza si
chiama "problema finanziario", cioè le risorse che le Regioni Autonome garantiscono allo Stato a copertura
della spesa pubblica. «È ovvio - spiega Fedriga - che quel contributo extra che come Speciali stiamo
pagando dal 2011, non può durare per sempre, non è che cambiando nome al prelievo si risolve il
problema. Con responsabilità dobbiamo andare nella direzione di un azzeramento del contributo extra».
Poi c'è la questione del ritorno alle Province, cancellate dallo Statuto Fvg, che la maggioranza di
centrodestra vuole ricreare, chiamandole "Comunità". Il governatore ripete che dovranno essere elettive. E
tira dritto. «Andiamo avanti sulle Province a elezione diretta anche se il Governo non vorrà - prosegue
Fedriga -, perché i cittadini hanno il diritto di scegliere chi deve amministrarli». Il governatore ripete che
l'alleanza serve a esercitare compiti e assicura che non c'è alcun contrasto con l'alleanza tra le Regioni del
Nord. Anzi, così viene rafforzata. «Perché nel documento predisposto è prevista maggiore autonomia anche
per le Regioni ordinarie. L'alleanza - conclude Fedriga - serve a valorizzare e incrementare le Speciali. E la
trattativa con il Governo non può essere al ribasso». Le Speciali insomma fanno squadra con la parola
d'ordine «insieme per il rilancio».

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«Mica rivogliamo Fiume». Ma la statua di D'Annunzio si svela tra le polemiche (Piccolo)
Giovanni Tomasin - L'inaugurazione della statua di Gabriele D'Annunzio in piazza della Borsa trascina Trieste
al centro di un duro caso diplomatico tra la vicina Croazia e l'Italia. Le autorità di Zagabria (come descritto
nell'articolo a destra, ndr) hanno letto infatti le celebrazioni di ieri come un'ode all'imperialismo italiano.In
effetti nella cronaca di giornata, fra tricolori e "italianità", la figura del letterato e quella del milite
nazionalista non si distinguono (come spesso accade con D'Annunzio). Vi si aggiunge poi la scelta della data,
l'anniversario dell'ingresso a Fiume.Questi i fatti. Nella notte l'opera dello scultore Alessandro Verdi
attende l'inaugurazione avvolta in un fascio di plastica e polistirolo, guardata a vista da un servizio di
sicurezza privato, assoldato per essere presente in caso di contestazioni, non pervenute. In mattinata la
statua viene coperta con un drappo blu corredato dal tricolore italiano.Alle 12 arrivano sul posto il sindaco
Roberto Dipiazza, accompagnato dall'assessore alla Cultura Giorgio Rossi e dal direttore del Vittoriale degli
italiani Giordano Bruno Guerri, anima assieme alla giunta cittadina delle iniziative per il 1919-2019.
All'inaugurazione partecipano decine di persone. Molto presenti i media croati, ma ci sono anche esponenti
dell'Associazione nazionale Arditi d'Italia, sulle cui maglie figura la scritta "Fiume o morte". Al pubblico e ai
media il sindaco Dipiazza spiega il suo punto di vista: «Per me D'Annunzio era un grandissimo italiano e una
sua statua a Trieste ci sta. Poi si può parlare del 1919 e della storia, ma storia è. Mi fa ridere chi pensa che
per questo vogliamo riprenderci Fiume. Abbiamo avuto un Novecento drammatico, abbiamo fatto di tutto
per superarlo, penso al Concerto dei tre presidenti, e penso vivremo sempre in pace. Le polemiche mi
sembrano incredibili: da sindaco non vedo perché non dovrei omaggiare un grande italiano che ha scuole e
piazze dedicate in tutta Italia, Trieste inclusa».L'assessore Rossi pone l'accento sugli aspetti libertari
dell'esperienza fiumana: «Mi ha colpito D'Annunzio per la Carta del Carnaro, che rappresenta situazioni che
allora erano lontane, come la parità dei sessi, la libertà religiosa, il valore e la condizione della donna,
trattando argomenti che noi non abbiamo ancora risolto». E ancora: «A chi polemizza dico che devono
prevalere i nostri valori rispetto ai difetti, per guardare con ottimismo al Paese e rispondere alle nuove
generazioni».Secondo Rossi «la figura di d'Annunzio è una figura di libertà, di prospettiva e dev'essere
l'augurio non solo per il nostro Paese ma per la nostra città che al centro dell'Europa ha prospettive
inimmaginabili rispetto ad anni fa».Ai relatori si aggiunge l'assessore all'Istruzione Angela Brandi: «Non c'è
celebrazione migliore della statua di D'Annunzio a Trieste - afferma - perché egli fu il realizzatore, almeno
per 16 mesi, di una grande utopia, quella di costruire una città ideale ma soprattutto una città, Fiume,
italiana». E il direttore del Vittoriale Guerri dichiara: «Oggi Trieste si arricchisce di una bellezza nuova,
perché nessuno parla della qualità dell'opera, fatta da un grande scultore. È un capolavoro. Non è una
statua polemica, qui D'Annunzio legge, è un uomo di pace». Guerri rivendica poi la liceità di una statua
triestina: «Trieste e Trento erano le due città da liberare, da conquistare per terminare l'unità d'Italia.
D'Annunzio è stato il capo dell'Irredentismo e una sua statua qui ha un senso logico». Al contempo Guerri
rigetta una lettura "imperialista" delle celebrazioni: «Il sindaco ricorda quando abbiamo alzato sul Vittoriale
le bandiere di Venezia, Trento, Trieste e Fiume al Vittoriale, come ai tempi di D'Annunzio. La bandiera di
Fiume che abbiamo scelto è quella odierna, non quella del 19-20, proprio perché riconosciamo il corso della
storia e non c'è alcun intento aggressivo. Finito il centenario queste polemiche cesseranno».
La Croazia insorge e condanna: «Turbati i rapporti fra i Paesi»
Dai critici di sinistra agli arditi. Poi i curiosi gli toccano la testa
Blitz neofascisti oltre confine. In tutto fermati nove italiani
testo non disponibile
L'omaggio al Vate sul confine divide il giudizio degli storici
Gli studiosi si interrogano sull'opportunità di celebrare una figura così controversa. Pupo: «La memoria di
frontiera ha due facce». Mieli: «No a polemiche sul passato» (testo non disponibile)

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CRONACHE LOCALI

Safop agli indiani, il proprietario a cena con gli operai appena riassunti (M. Veneto Pordenone)
Giulia Sacchi - Ha voluto conoscere i 29 lavoratori dell'ex Safop che si è impegnato ad assumere e li ha
portati fuori a cena la sera stessa dell'acquisizione della fabbrica all'asta: l'ingegner Bhojraj Teli, industriale
della metropoli indiana di Pune, presidente della Hyt engineering e nuovo proprietario dell'impresa fallita
pordenonese, si è dimostrato subito un gentil uomo. Senza perdere tempo ha convocato coloro che
entreranno nel suo team e che rappresenteranno le colonne portanti della produzione in loco e ha
trascorso un momento conviviale, assieme anche alla figlia 29enne Rajashri Teli, vicepresidente della Hyt.
Un gesto molto apprezzato dai dipendenti e dal sindacalista Cristiano Danelon (Fiom). Il desiderio di
integrarsi e conoscere meglio territorio e cultura locale è forte: Rajashri, laureata in economia e con una
posizione importante in azienda, si è già iscritta a un corso di italiano. Nei primi due anni di attività, i Teli
non hanno intenzione di nominare un amministratore delegato: seguiranno direttamente loro Safop,
perché vogliono in primis interagire direttamente col personale. Oggi sono in partenza per l'India, ma al
rientro cercheranno casa in provincia. Porteranno in zona, comunque, un loro tecnico di fiducia. L'intera
operazione Safop si chiuderà entro l'11 ottobre: il rogito i primi giorni del prossimo mese, quindi la
ripartenza dell'attività. Teli ha annunciato che entro novembre assumerà altri 5 lavoratori (Safop ne aveva
52). Il piano industriale di rilancio sarà svelato il 25 settembre in una conferenza stampa nella sede di via
Castelfranco Veneto. Dieci sono le commesse che Safop aveva ottenuto prima del crac: bisognerà capire
quali la nuova proprietà deciderà di mantenere. «Commesse da Iran, Usa, Russia, ferrovie olandesi e
italiane e due macchinari, di cui uno destinato alla Cina, che al 95 per cento sono già pronti in azienda - ha
fatto sapere Danelon -. Il bando prevede che, una volta fatto il rogito, entro 40 giorni ci sia possibilità di
tenerle o lasciarle al curatore: si tratta di commesse in perdita per una serie di motivi, tra cui questioni
legate al fallimento. Teli ci ha riferito che le ha già analizzate e provvederà a contattare i committenti per
capire se si può trovare una soluzione per poterle portare a compimento. In alternativa, terrà quelle che gli
permetteranno di instaurare rapporti con clienti che non aveva». L'Hyt è gruppo solido ed è stato fondato a
fine Sessanta dall'ingegner Teli: da 5 si è arrivati a 700 dipendenti, di cui 500 operai e 200 tecnici. Ha due
sedi a Pule e un ufficio rappresentanza a Nuova Delhi. Ora la scommessa su Pordenone: la famiglia Teli è
pronta a scrivere un nuovo capitolo della storica Safop.
Salvador (pn 1291): «Bene l'intesa su Safop, ora si alzi l'attenzione su Electrolux e Savio»
testo non disponibile

Confronto arenato: «Silenzio assordante del Gruppo Sassoli» (M. Veneto Pordenone)
Giulia Sacchi - «Gruppo Sassoli: chi l'ha visto?». È la provocazione lanciata dai sindacalisti che seguono la
travagliata vicenda della Lavinox di Villotta di Chions (114 addetti) e della Sarinox di Aviano (22), i quali si
sono detti preoccupati dinanzi al silenzio assordante da parte della proprietà delle due imprese. Nulla s'è
più saputo dal tavolo di confronto di fine luglio, chiusosi peraltro con un nulla di fatto: Fim, Fiom e Uilm si
sarebbero attese un nuovo incontro nei giorni immediatamente successivi, ma nulla. «Un silenzio
assordante da parte del Gruppo Sassoli - hanno commentato i sindacalisti Gianni Piccinin (Fim) e Roberto
Zaami (Uilm) -. Siamo sempre più sconcertati dinanzi a questo modus operandi che denota scarso rispetto
nei confronti dei lavoratori, delle istituzioni e del territorio, tutti in attesa di risposte sul futuro
dell'occupazione e degli stabilimenti. Ricordiamo ai Sassoli che Lavinox è stata salvata dopo il fallimento
grazie all'impegno delle maestranze». Dopo il crac è infatti ripartita grazie al milione e mezzo garantito col
Tfr dei dipendenti. «Nell'incontro di fine luglio si sarebbe dovuto fare il punto su investimenti e nuovi
prodotti e chiarire le prospettive, ma nessuna risposta è arrivata dai rappresentanti dei Sassoli - hanno
aggiunto le forze sociali -. Un incontro imbarazzante, che ci ha portati a non sottoscrivere la proroga
dell'ammortizzatore. Avevamo chiesto un aggiornamento, ma dopo un mese e mezzo non abbiamo ancora
riscontri. È tempo che i Sassoli chiariscano cosa intendono fare: in ballo c'è il destino di famiglie. Ricordiamo
che gli ammortizzatori stanno per finire ed è doveroso sapere cosa accadrà nel breve periodo». Non manca
l'appello alla Regione, e in particolare all'assessore Sergio Bini, a scendere in campo. «La Regione
intervenga e faccia la propria parte - ha commentato Zaami -. Questa vicenda va avanti da anni e si sta
sempre più complicando. A farne le spese sono i lavoratori». Intanto nel sito di Aviano si stanno smontando
alcuni macchinari per trasferirli a Villotta: il sito verrà infatti chiuso e la produzione concentrata in Lavinox

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Albatros, vola il fatturato e ci sono nuove assunzioni (M. Veneto Pordenone)
Giulia Sacchi - Obiettivi centrati e ottimi scenari di sviluppo per la "nuova" Albatros di Spilimbergo che
domani compie un anno. Sul fronte del fatturato sono stati rispettati gli step contemplati dal business plan,
i cui numeri sono stati snocciolati il 14 settembre 2018 nella sede di Unindustria Pordenone, e anche dal
punto di vista delle assunzioni è stata mantenuta la parola data, con l'assorbimento della decina di addetti
presenti nella "vecchia" azienda al momento dell'acquisizione e il reclutamento di sei nuove figure. In vista
c'è un ulteriore rafforzamento dell'organico. Come da piano industriale, il fatturato 2018 (azienda operativa
da settembre) ha chiuso a circa 250 mila euro e per quello 2019 si conta di arrivare a 3,3 milioni. Quanto
agli obiettivi a lungo termine, si parla di raggiungere nel 2020 quota 4,3 milioni e nel 2021 6,1, per toccare i
15 milioni nel 2025. Dal punto di vista dell'organico, invece, in un quinquennio s'intende arrivare a 50
occupati (30 diretti e 20 indiretti). «Sono stati rispettati gli step del business plan: il fatturato 2018 ha
raggiunto l'obiettivo prefissato e nel 2019 si sta arrivando a quanto stabilito e previsto nel piano - ha fatto
sapere Alessandro Rorato, general manager Albatros -. Anche dal punto di vista degli addetti le promesse
sono rispettate: dopo avere riassorbito il personale in essere al momento dell'acquisizione, Albatros ha
assunto sei persone: un responsabile ricerca e sviluppo, un responsabile marketing e comunicazione, due
operai specializzati per la costruzione delle mini-piscine, un tecnico del customer care e un export manager.
In programma già per ottobre un'ulteriore assunzione per arrivare nei prossimi 3-5 anni a circa cinquanta
addetti».Un importante appuntamento attende a giorni l'azienda di Spilimbergo: si tratta del Cersaie di
Bologna, il salone internazionale della ceramica per l'architettura e l'arredobagno, nel quale nel 2018 sono
state lanciate tre vasche e una sauna. Quest'anno sarà presentato un progetto innovativo. «Per
l'andamento 2020 ormai alle porte, si guarda con fiducia all'appuntamento del Cersaie, la fiera di settore in
cui Albatros presenterà a fine mese il frutto di un intero anno di lavoro e progettazione interna: si chiama
Secret system, ne è già stato depositato il brevetto ed è il sistema che rivoluzionerà il mondo
dell'idromassaggio con nuove funzionalità, nuovi materiali ecologici e riciclabili e una diminuzione dei
consumi sino all'80 per cento in un'ottica di massima sostenibilità ambientale ed economia circolare dei
processi produttivi». Innovazione che spalanca le porte dell'export. «Il territorio italiano è coperto per il 95
per cento - ha aggiunto Rorato -. Quanto al mercato estero, Francia, Germania, Inghilterra e Grecia sono i
primi Paesi che saranno oggetto di sviluppo, per poi spostarsi verso Russia, Ucraina, Bulgaria e altri Paesi
dell'Est Europa. L'obiettivo è passare dall'attuale 20 al 40 per cento di fatturato estero». A luglio l'azienda
ha ottenuto un importante riconoscimento: il bagno turco Hammam plus s'è aggiudicato l'European
product design award, nella categoria Home interiors product. Una nuova concezione di bagno turco per la
casa disegnata da Claudio Papa, che è stato designer dell'Albatros di Spilimbergo nel 2000 e, dopo quasi
vent'anni, ha ripreso la collaborazione con l'azienda.

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Supplenze annuali, primo round ma decine di cattedre scoperte (M. Veneto Pordenone)
Insegnanti precari abilitati all'appello delle supplenze annuali 2019-2020 nelle secondarie di primo e
secondo grado, ieri pomeriggio nell'ex Provveditorato, a Pordenone.Questa mattina secondo round, con le
nomine per le maestre stagionali e in palio ci sono oltre 150 contratti di lavoro nelle sezioni d'infanzia e
primarie.«Le graduatorie a esaurimento (Gae) sono semivuote di precari abilitati e sono stati assegnati
soltanto una ventina di contratti annuali - ha raccontato il sindacalista Giuseppe Mancaniello, che ha
seguito le nomine ieri -. Con gli "spezzoni" orari ne sono rimasti una quarantina, a cui si sommano altre
decine di cattedre vacanti. Le scuole secondarie e superiori potranno assumere i supplenti con chiamata
diretta da oggi: sono rimaste scoperte decine di cattedre, anche con scadenza del contratto 31 agosto
2020». Il risultato conferma la previsione: più cattedre che precari.«La "supplentite" contagia 40 scuole in
Friuli Occidentale - è stata la battuta dei precari -. Chiediamo al ministero dell'Istruzione un concorso rapido
per stabilizzare i precari e dare continuità a 39mila studenti nel pordenonese».La sofferenza in organico si
farà sentire soprattutto negli istituti comprensivi di montagna e periferici. «L'età media dei docenti precari
supera 40 anni - ha considerato il sindacalista provinciale della Flc Cgil Mancaniello -. Poi ci sono i casi di
supplenti a 60 anni e il precariato giovane, quello di neo laureati si conta nelle liste fuori graduatoria dei
Mad, cioè messa a disposizione». L'azienda istruzione assume e le cattedre scoperte sono: italiano,
matematica, meccanica, tecnologie e alcune lingue straniere. C.B.

Infermieri, il datore di lavoro paga la tassa dell'Ordine (M. Veneto Pordenone)
Nel 2017 era stato presentato ricorso sul pagamento dell'iscrizione all'ordine degli infermieri, spesa che,
secondo il Nursind, deve essere sostenuta dall'Azienda sanitaria: a depositarlo 214 infermieri (difesi
dall'avvocato Annalisa Del Col) dell'Aas 5 di Pordenone. Con sentenza scorso 11 luglio, l'istanza è stata
accolta dal giudice del lavoro del tribunale di Pordenone, Angelo Riccio Cobucci, il quale ha messo in
evidenza che «la tassa di iscrizione all'albo professionale degli infermieri grava in capo al datore di lavoro
Aas 5». Ora sono state pubblicate le motivazioni (vedasi allegato), nelle quali si mette in evidenza come la
Suprema Corte, con sentenza del 2015, abbia stabilito che «quando sussiste il vincolo di esclusività del
rapporto di lavoro, l'iscrizione all'albo è funzionale allo svolgimento di un'attività professionale svolta
nell'ambito di una prestazione di lavoro dipendente, la tassa rientra tra i costi per la realizzazione di tale
attività che dovrebbero gravare, in via normale, sull'ente che beneficia in via esclusiva di tale lavoro». In
sintesi, se un infermiere lavora esclusivamente per l'Azienda sanitaria, quest'ultima deve pagare la tassa
dell'ordine, la cui quota varia in base alla provincia. Per Pordenone si parla di 75 euro annui. Il giudice
paragona la professione dell'infermiere che opera nel pubblico a quella di un avvocato che a sua volta
lavora per un ente pubblico. «L'infermiere dipendente di azienda pubblica riveste una posizione analoga a
quella dell'avvocato al servizio di ente pubblico - si legge nelle motivazioni -, in quanto tenuto a prestare
l'attività lavorativa con obbligo di esclusività, non potendo esercitare in altri contesti libero-professionali. I
ricorrenti svolgono tutti attività professionale infermieristica a tempo pieno per l'Aas 5, che è obbligata a
tenere indenni questi ultimi da ogni spesa necessaria all'espletamento dell'incarico professionale assunto
come dipendente». «Ogni volta che venga esercitata attività professionale in regime di esclusività - ha
concluso il giudice -, va riconosciuto in via generale il dovere giuridico del soggetto datoriale di rimborsare
ai lavoratori i costi per l'esercizio dell'attività, tra cui quello di iscrizione all'albo». La quota dell'albo degli
infermieri spetta all'Azienda sanitaria 5: il Tribunale di Pordenone non ha dubbi. «Prima sentenza in Italia
che dà ragione agli infermieri: quella di Pordenone diventa causa pilota - ha rimarcato il segretario del
Nursind Gianluca Altavilla -. È stata riconosciuta l'esclusività del rapporto di lavoro: con questa sentenza
abbiamo aperto la porta anche alla libera professione degli infermieri. La funzione pubblica ora deve
decidere: o paga la tassa o lascia esercitare la libera professione. Ringraziamo l'avvocato Del Col per
l'ottimo lavoro svolto».

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Grave infortunio alla Fantoni. Operaio travolto da una cabina (M. Veneto Udine)
Piero Cargnelutti - Grave infortunio sul lavoro alla Fantoni di Osoppo dove un dipendente è rimasto
schiacciato sotto il peso di una cabina piombatagli improvvisamente addosso mentre era in servizio.Il fatto
è avvenuto nella prima mattinata di ieri, verso le 8.30, e ha coinvolto il dipendente C. D., 50 anni di
provenienza romena, ma residente a Udine.L'uomo stava eseguendo degli interventi di manutenzione a un
macchinario idraulico quando improvvisamente, per cause ancora in corso di accertamento, la cabina posta
al di sopra si è rovesciata addosso al lavoratore schiacciandolo. I soccorsi per liberarlo sono stati immediati
e nel giro di poco tempo sul posto sono giunti gli operatori sanitari dell'ospedale di Udine che hanno subito
stabilizzato l'uomo. Il lavoratore romeno non ha mai perso i sensi durante il soccorso, ma ha riportato gravi
fratture al tronco e agli arti e per questo è stato attivato l'elisoccorso che l'ha trasportato al Santa Maria
della Misericordia di Udine dove è tutt'ora ricoverato: l'uomo non è in pericolo di vita, ma le sue condizioni
sono serie. Le dinamiche dell'infortunio sono ancora da chiarire: sul posto sono intervenuti i carabinieri
della Stazione di Osoppo con il supporto della Compagnia di Tolmezzo, i vigili del fuoco, con il personale
dell'azienda sanitaria udinese che ha predisposto il sequestro del macchinario, a cui l'uomo stava
lavorando, e al momento sono in corso tutti gli accertamenti e le verifiche del caso. Da quanto appreso,
secondo una prima ricostruzione dei fatti, il dipendente stava compiendo delle operazioni legate alla
manutenzione del macchinario, lavori che probabilmente vengono realizzati con una determinata
frequenza per il suo buon funzionamento: le indagini chiariranno come mai la cabina del mezzo si sia
staccata ferendo gravemente il 50enne.Il salvataggio e il sopralluogo delle autorità competenti si sono
conclusi verso metà mattinata.

Accordo sindacati Aas 2 sui premi di produttività (M. Veneto Udine)
È stato firmato l'accordo tra Azienda sanitaria 2 e sindacati che prevede l'erogazione, a settembre, dei
premi di produttività 2018, comprensivi dei residui dell'anno precedente, per i dirigenti dell'area medica.
Una vicenda durata alcuni mesi con discussioni sia con l'Aas 2, accusata da alcune sigle sindacali di condotta
antisindacale per questa trattativa, sia tra i sindacati stessi, come si evince dalle dichiarazioni del segretario
generale regionale della Uil Flp, Luciano Bressan: «Lo stesso accordo fu firmato dalla Uil Fpl nove mesi fa, il
28 dicembre, con la consapevolezza che fosse l'unica soluzione percorribile, e questo avrebbe permesso di
poter erogare i soldi ai dirigenti medici almeno alcuni mesi prima, ma a causa dell'incomprensibile
opposizione di alcuni sindacati quali Aaroi Emac, Anaao Assomed, Anpo, Cimo, Cgil, Snr Fassid, che
proposero richieste assurde e insostenibili, ciò è stato impossibile. Ora a distanza di nove mesi quegli stessi
sindacati danno ragione alla Uil Fpl sottoscrivendo tale accordo». Bressan annuncia che tutti i medici
percepiranno una quota media di 5500 euro all'anno, «mentre - commenta - assecondando le proposte di
altre sigle sindacali, numerosi dirigenti medici sarebbero rimasti esclusi». Per quanto riguarda invece le
risorse aggiuntive regionali 2019, la Uil ha chiesto una verifica e un riequilibrio di quello che a suo avviso è
un «notevole sbilanciamento di risorse economiche verso Palmanova-Latisana rispetto a Gorizia-
Monfalcone». M.D.M.

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Operaio cade da dieci metri a Cattinara: è grave (Piccolo Trieste)
Gianpaolo Sarti - È caduto da un'altezza di circa dieci metri mentre stava lavorando. L'incidente, rimasto
sotto silenzio per due giorni, si è verificato martedì all'interno dell'ospedale di Cattinara. La vittima è
ricoverata nel reparto di Rianimazione. Si tratterebbe di un cinquantunenne, ma non ci sono conferme
precise sulla sua identità. I medici non hanno ancora sciolto ufficialmente la prognosi. Ma, stando a quanto
è stato possibile apprendere, al momento le condizioni sarebbero stabili. E, nelle ultime ore, in lieve
miglioramento. L'operaio non è un dipendente dell'ospedale, ma di una società esterna: la "Vertigine srl",
una ditta triestina specializzata nei lavori in quota. L'addetto stava eseguendo un intervento di
manutenzione ordinaria sulla facciata di una delle due torri. Un subappalto della Siram, ha confermato ieri
la dirigenza dell'Asuits. L'infortunio è avvenuto nei pressi della mensa, sul lato Anatomia-aule. La dinamica
dell'incidente è ancora tutta da accertare con precisione. Ma secondo quanto emerge al momento,
l'operaio della "Vertigine" non avrebbe agganciato correttamente un moschettone. È così che avrebbe
perso la presa, precipitando improvvisamente a terra? Un errore, dunque? Una disattenzione? Possibile.
Sono tuttavia soltanto ipotesi, come accennato ancora tutte da verificare. Sarà l'operaio a chiarirlo, nei
prossimi giorni, non appena sarà nelle condizioni di farlo. Anche perché non è stato spiegato se l'addetto
della "Vertigine", quando era a quell'altezza di circa dieci metri, stava lavorando da solo o alla presenza di
altri colleghi. Né se ci sono testimoni. Nessun commento dalla ditta. Contattati telefonicamente, i
responsabili della srl preferiscono non dire assolutamente nulla sulla vicenda.

Ferriera, lunedì alle 8.30 Scoccimarro in aula (Piccolo Trieste)
È in programma lunedì alle 8.30 l'audizione dell'assessore regionale all'Ambiente Fabio Scoccimarro sulla
Ferriera di Servola in Consiglio comunale. Lo si apprende da una convocazione dell'aula diffusa ieri dal
Comune con l'ordine del giorno della seduta. In giornata è poi arrivata una nota del Pd che critica l'orario
dell'audizione. «Lascia molto perplessi, se non peggio, la decisione di riunire il Consiglio comunale lunedì
alle otto e mezzo del mattino per ascoltare le "comunicazioni" dell'assessore Scoccimarro sulla Ferriera: è
forte il sospetto che si voglia rendere difficoltosa la presenza dei lavoratori, forse poco graditi quando si
deve parlare del loro futuro occupazionale», scrive la segretaria provinciale dem Laura Famulari, a
proposito della «decisione, presa dai capigruppo consiliari, di convocare la seduta del Consiglio alle 8.30 del
mattino, anziché di sera come accade usualmente». «Adesso che il centrodestra deve fare da reggicoda alle
ambigue operazioni della Regione - incalza Famulari - non ci sono scrupoli a usare il Consiglio per
somministrarci una lezione di Scoccimarro sulla Ferriera».

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Miramare in silenzio sull'alt alla riforma del sistema museale imposto dal governo (Piccolo Trieste)
Marco Ballico - Miramare, con la sua direttrice Andreina Contessa, resta in attesa di comunicazioni ufficiali
prima di commentare. È troppo fresco, e non accompagnato da note ministeriali, l'annuncio di Dario
Franceschini di voler congelare la riforma del predecessore al ministero dei Beni culturali, il grillino Alberto
Bonisoli. Contessa, che aveva promosso, soprattutto ai fini promozionali, l'iniziativa del precedente
esecutivo, si sarebbe vista affidare compiti di maggiore responsabilità, a partire dalla gestione delle
collezioni archeologiche di Aquileia e Cividale (oltre al non attivo Grado). E invece no, si cambia. Il
ministro«È soltanto una misura cautelativa, perché sono decreti fatti in agosto, quando la crisi politica era
già aperta e quindi non c'è la volontà di disfare», la dichiarazione prudente di Franceschini su quanto
accaduto ai titoli di coda del primo governo Conte, ma, tenuto conto che si parla del ritorno al Mibac del
"papà" della rivoluzione del sistema museale italiano, subito pronto a ritirare i decreti attuativi che
prevedevano tra l'altro la regia unica del museo autonomo triestino, sembra realmente la stagione del
dietrofront. Il polo musealeChe cosa accadrà concretamente lo si scoprirà nei prossimi giorni, ma Luca
Caburlotto, direttore del Polo museale Fvg, la struttura che, con l'intervento di Franceschini, recupera la sua
centralità, non nasconde il sospiro di sollievo: «A noi va bene che la situazione rimanga com'era prima».
Non è tanto una questione personale, premette: «Per quel che mi riguarda sono abituato a essere a
disposizione. Posso essere da una parte, come da un'altra, sono un colonnello, non sarebbe certo stato
questo il problema». A convincere il dirigente statale dell'opportunità del ritiro dei decreti attuativi della
controriforma 5 Stelle è soprattutto il funzionamento del Polo sin qui: «Siamo andati a regime, impegniamo
7 milioni di euro, credo che si possa continuare un lavoro che sta dando frutti importanti». Nelle scorse
settimane Caburlotto non aveva nascosto proprio per questo un certo malumore rispetto alle anticipazioni
sulle intenzioni del governo gialloverde. «Sono spiazzato - disse senza titubanze -. Il nostro ufficio ha
funzionato con passione e dedizione, grazie anche ai tanti colleghi e collaboratori. Era stato chiesto a me,
nel 2015, di creare il Polo museale. C'è dispiacere, vediamo ora che succederà». Le prospettiveOggi,
superato verosimilmente il rischio di lasciare l'opera incompiuta, c'è la soddisfazione di poter portare avanti
i progetti messi in cantiere ad Aquileia e Cividale, da terminare nel 2021, in coincidenza con la fine del
mandato. «Fosse scomparso il Polo, si sarebbe interrotto un percorso virtuoso, avviato d'intesa con
l'amministrazione regionale, di valorizzazione del prodotto culturale Fvg, inserito in un contesto nazionale -
osserva lo storico dell'arte di origine padovana -. Miramare ha compiti diversi, credo che sarebbe mancato
il necessario coordinamento di un'offerta vivace, aggiornata e moderna, ma che va collocata all'interno di
una rete». In sostanza, prosegue Caburlotto, la riforma Bonisoli «sarebbe stata penalizzante per un ufficio
che le relazioni le sta costruendo, e continuerà a farlo, e negativa per il visitatore».

Il "super infermiere" ancora sotto tiro: «È solo propaganda» (Piccolo Trieste)
Andrea Pierini - Non si placano le polemichedopo l'annuncio della creazione dell'infermiere di comunità
"disease manager" che possa supportare i pazienti cronici anche a bassa e media intensità. Il commissario
Antonio Poggiana ha convocato per il 18 tutti i dipendenti per cercare di fare chiarezza. Si annuncia un
incontro dai toni sicuramente accesi visto che i sindacati sono sul piede di guerra. Per Francesco Franzin,
segretario provinciale della Federazione medici di medicina generale, «si parla di un tema i cui principi sono
condivisibili, ma di un servizio già attuato da più di 20 anni sul territorio giuliano grazie ad una proficua
collaborazione tra i medici di famiglia e molte altre professioni sanitarie e sociali. Il medico di famiglia e
l'infermiere sono sempre stati, e lo sono tutt'ora, protagonisti territoriali attivi nella medicina d'iniziativa,
nei ricoveri programmati, nelle attività assistenziali delle microaree e nell'assistenza domiciliare». Alfredo
Cettina, del Nursind provinciale, definisce la proposta dell'AsuiTs «inconsistente visto che il servizio è già
attivo dagli anni'90 sul territorio»: «Una realtà esportata a livello nazionale, con colleghi della Toscana che
la vengono ad esempio a studiare. La normale realtà, a volte, è molto più "super" della propaganda». La Uil
Fpl conferma una posizione contraria all'infermiere di comunità, «inventato esclusivamente per l'area
palmarina e che costituisce una duplicazione di quanto, nell'area Giuliano-Isontina, esiste da almeno 20
anni, con gli infermieri delle aziende territoriali che hanno garantito la riduzione del tasso di
ospedalizzazione».

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Minacce a Cisint, condanna bipartisan. La sorveglianza è stata rafforzata (Piccolo Go-Monf)
Tiziana Carpinelli- Quando le minacce, come quelle rivolte ad Anna Cisint, rimandano ad aggressioni fisiche
o, peggio, alla morte dovrebbero dissolvere ogni colore politico. Per questa ragione è ferma, nel
centrosinistra all'opposizione, la condanna delle due mail minatorie rivolte al sindaco e firmate dal
sedicente "Compagno cittadino", rimasto ancora nell'ombra. «La minoranza consigliare - così nella nota
congiunta di Pd, Gruppo Misto, la Sinistra e M5s - è unita nell'esprimere sconcerto per le minacce subite
dalla sindaca. Qualsiasi carica istituzionale che riceve intimidazioni, come ogni cittadino, deve essere
tutelata dalle forze dell'ordine, cui va la nostra gratitudine». «Comprendiamo sul piano umano -
concludono - i timori di Cisint, ma la invitiamo a non confondere le critiche al suo operato e le richieste di
trasparenza istituzionale con questi beceri sproloqui che condanniamo». Nello specifico ad aderire: Fabio
DelBello, Paolo Fogar, Annamaria Furfaro, Lucia Giurissa, Omar Greco, Elisabetta Maccarini, Cristiana
Morsolin, Walter Pin e Gianfranco Zorzin. «Solidarietà e ferma condanna» dal segretario comunale del Pd
Marco Ghinelli e dalla deputata Debora Serracchiani, secondo cui «si può essere lontani anni luce dalle
posizioni politiche di qualcuno, ma il perimetro del rispetto non va mai superato». Quanto al
vicecapogruppo regionale Diego Moretti («nulla giustifica minacce»), qualche distinguo. «Compito di chi fa
politica - chiarisce il dem - è usare toni consoni: quando si alimentano odio e denigrazione degli avversari
con "zecche rosse", "pidioti", "uomini di Bibbiano" o si ospitano sul profilo social commenti di stampo
discriminatorio, si trova sempre un imbecille che arriva all'intimidazione oppure a gesti inconsulti,
atteggiamenti di per sé inaccettabili». Come pure «le intimidazioni alla stampa se scrive cose scomode».
Quella a sinistra non è l'unica censura degli agghiaccianti testi del "Compagno cittadino", che ha scritto:
«L'Italia è piena di bei distributori di carburante dove, se si presenta la necessità, si possono appendere dei
"giustiziati" per i piedi». Un riferimento a piazzale Loreto. E ancora: «Considerato che per voi
"fascioleghisti" si mette male, le consiglio (riferito a Cisint, ndr) di riflettere bene sulle sue scelte da regime
color orbace. Liberi la biblioteca comunale, consenta ai cittadini di leggere ciò che vogliono e non ciò che
vuole lei; riponga nel cassetto delle sue idee malsane il progetto delle "liste di proscrizione" per gli
insegnanti e tenga presente che la "resa dei conti" per lei e per le carogne nere delle quali si circonda è
sempre più vicina». A fronte dei toni, sostegno è giunto da tutte le istituzioni, a partire dal Prefetto
Massimo Marchesiello. Già da un mese è stata rafforzata la sorveglianza nei confronti di Cisint. «Solidarietà
al sindaco» per «l'escalation di offese, intimidazioni e di minaccia della sua incolumità» è altresì scandita da
Giovanni Sammito, segretario provinciale del Siulp, sindacato di Polizia. Lo stesso che aveva criticato la
giunta per la vigilanza privata. «Bene ha fatto - scrive - a denunciare le offese e minacce dalle quali le forze
dell'ordine sapranno proteggerla. Siamo fiduciosi che le indagini già in corso consentiranno di risalire
all'autore».Sostegno, ovviamente, anche da Lega e alleati, con l'invito a non lasciare che le minacce
condizionino l'azione amministrativa dai due segretari provinciale e comunale Fabio Verzegnassi e Massimo
Asquini: «È un inequivocabile segnale che il "beceratismo" non è prerogativa di una sola parte politica. La
campagna di denigrazione sui social, rinvangando fantasmi del passato, porta a deprecabili episodi». «Ci
auguriamo - hanno concluso - che tutte le forze politiche abbiano la decenza di prendere le distanze».
Tiziana Maioretto (Lega Staranzano) chiede «di non sottovalutare il messaggio d'odio» e pure per il
consigliere regionale Antonio Calligaris «ci troviamo di fronte a un clima d'odio alimentato da chi non si è
rassegnato alla sconfitta e non l'ha compresa». E nella stigmatizzazione s'associa la Lega di Turriaco. Infine
l'azzurro Ciro Delpizzo: «Siamo vicini al sindaco e alla sua azione, sempre mirata al bene della città, mai a
ledere la sensibilità di alcuno: queste sono azioni eccessive, che spero prive di strascichi». Il rischio di un
seguito, di una vampata d'odio non si può mai sottovalutare.
Ma sulla scuola è sempre bagarre. Greco: «Rifiutano il confronto»
Come sempre è sulle scuole che il dibattito si incendia, le opposizioni si indignano, la maggioranza serra le
fila. Mercoledì, la portata principale dell'agonismo politico era costituita dalla mozione sulle scuole,
avanzata oltre un anno fa dal centrosinistra: traeva spunto dal tema del tetto scolastico sulle presenze
straniere in classe...

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«D'Annunzio rimosso come le foibe e l'esodo» (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Luca Perrino - Cento anni fa la marcia dei legionari, guidati da Gabriele D'Annunzio, su Fiume. Cento anni fa
la partenza, da Ronchi dei Legionari, di un manipolo di persone che decretò una pagina indelebile della
storia. Sulla quale, ieri come negli altri anni, ci si continua a dividere. Due le manifestazioni promosse ieri.
Quella ai piedi del monumento, alla quale hanno aderito poco più di 300 persone e quella messa a punto
dall'Anpi. Entrambe pacifiche, cariche di enfasi interiori, ma senza scontri, senza manifestazioni plateali.Due
momenti distinti tra loro guardati a vista da un imponente servizio d'ordine che ha vigilato affinchè tutto
filasse via liscio. A cento anni dall'impresa di Fiume il Comune di Monfalcone ha voluto scoprire un cippo,
nel quale si testimonia come questa sia «una pagina di storia di amor patrio che affonda nelle radici della
nostra identità». Il primo a prendere la parola è stato l'assessore regionale, Fabio Scoccimarro, il quale se,
da un lato, ha ricordato come questo non sia un atto di rivendicazione territoriale, dall'altro ha auspicato
che le istituzioni croate debbono avere il coraggio di chiedere scusa dinnanzi alle foibe titine.«L'uomo
saggio afferma che coloro che non studiano la storia sono condannati a ripeterla, così come chi non vuole
avere un passato si condanna a non avere un futuro, dando luogo a un curioso risultato di ignoranza ed
arroganza». Queste le parole pronunciate da Adriano Ritossa, presidente del comitato per la valorizzazione
storico letteraria di Gabriele D'Annunzio. «Possiamo dire di aver fatto reinserire nelle nostre coscienze di
italiani - ha continuato - una parte della storia che si pretendeva cancellare». E se il presidente della Lega
Nazionale, Paolo Sardos Albertini, ha sottolineato come quella su Fiume sia stata un'impresa immersa nel
futuro, parole di elogio sono state pronunciate anche da Giovanni De Manzini, presidente dell'Unuci e da
Gianni Garassino dell'associazione dei granatieri. «La vicenda di D'Annunzio - ha quindi detto il sindaco
Anna Cisint - è stata per troppi anni dimenticata, come sono stati dimenticati l'esodo e le foibe. Dalla
memoria e dalle radici del passato, però, trae linfa vitale il nostro territorio». Presenti anche i
rappresentanti dei Comuni di Trieste, Gorizia, Duino Aurisina, Fogliano Redipuglia, San Pier d'Isonzo e San
Pietro Musolino. «Oggi ricorre il 100° anniversario di quell'evento. Noto purtroppo - sono state le parole del
sindaco Livio Vecchiet - che quel fatto storico di allora continua a creare divisioni, frutto di false
interpretazioni storiche, frutto semplificazioni storiche create ad arte, per dividere e non capire. Si vuole a
tutti i costi comunicare che la marcia su Fiume fu la marcia che anticipò la marcia di Roma, voluta da
Mussolini nell'ottobre del 1922. Quest'impresa viene ancora letta in maniera sbagliata, deformata, in
quanto l'arco temporale, la vicinanza tra la marcia su Fiume e quella su Roma, viene letta come
anticipatrice del fascismo, mentre è assodato dagli storici che si tratta di un'autonoma esperienza, in quegli
anni d'Annunzio non aveva nulla da vedere con Mussolini, sebbene all'inizio anche Mussolini condivise
questo fatto».
In 200 raccolti attorno all'Anpi: «Troppa enfasi al centenario»
Vessilli dell'Anpi e dell'Aned di tutta la regione, bandiere di partiti, ma anche, unica con la fascia tricolore,
l'assessore del Comune di Turriaco, Carla De Faveri, assieme ai consiglieri regionali Furio Honsell e Diego
Moretti. Almeno 200 persone hanno aderito alla manifestazione promossa dall'Anpi proprio nella giornata
del centenario della marcia su Fiume...

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