RASSEGNA STAMPA CGIL FVG - mercoledì 10 luglio 2019

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RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – mercoledì 10 luglio 2019
(Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono
scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti)

ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2)
Troppe case di riposo non sono in regola. Ma le rette "volano" (M. Veneto)
La nuova era di Friulia riparte dalle Pmi: «Pronti a sostenere 130 giovani imprese» (Piccolo, 2 articoli)
Operatori sociosanitari, tre nuovi corsi al via (M. Veneto)
Tablet fuori uso sull'ambulanza, scontro tra sindacato e Regione (M. Veneto)
CRONACHE LOCALI (pag. 5)
Dm Elektron, la svolta. Nessun trasferimento e 16 nuove assunzioni (Mv e Gazzettino Udine)
«Case di riposo, urgente ultimare la riclassificazione» (Gazzettino Udine)
Polizia comunale con la pistola elettrica, via all'addestramento e dal 2020 in strada (Mv Udine, 2 art.)
Aziende in difficoltà, tremano in mille. Intesa per salvare la Nidec a Pordenone (M. Veneto Pn)
Oggi il tavolo su Kärcher nella sede di Unindustria (M. Veneto Pordenone)
Safop, l'attesa per la decisione del Tribunale (Gazzettino Pordenone)
Precari al Cro, la lettera-denuncia trova sostegno nel Pd (Gazzettino Pordenone)
Mercatone Uno, una mozione per i dipendenti (Gazzettino Pordenone)
Ambiente Servizi, Gasparotto ricompatta destra e sinistra (M. Veneto Pordenone)
Concordato Presotto, capannone in vendita a 4 milioni di euro (M. Veneto Pordenone)
«Dialogo con Arvedi per chiudere nel 2022 l'area a caldo» (Piccolo Trieste)
Dibattito e flash mob, Amnesty e Petrarca alleati contro l'oblio di Regeni (Piccolo Trieste)
Allarme infermieri, al distretto resterà in servizio solo uno (Piccolo Gorizia-Monfalcone, 2 articoli)

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ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA

Troppe case di riposo non sono in regola. Ma le rette "volano" (M. Veneto)
Elena Del Giudice - In Friuli Venezia Giulia ancora troppe le strutture per anziani in ritardo con
l'adeguamento agli standard richiesti dalla Regione per l'accreditamento; non sempre trasparenti le
informazioni sulle rette; gli importi corrono ben più dell'inflazione; il personale non sempre è qualificato. È
la Cgil del Fvg a fare il punto sul fenomeno "Case di riposo" in regione, dopo il caso della "Gelsomino"
chiusa dopo un'ispezione dei Nas e del Dipartimento di prevenzione. «Se il processo di riclassificazione delle
case di riposo si fosse chiuso entro i termini previsti, e cioè entro maggio 2018, casi incresciosi come quello
della casa di riposo Gelsomino di Udine non potrebbero verificarsi. O quantomeno sarebbero molto
improbabili» è l'esordio del segretario generale del Sindacato pensionati Cgil Fvg Roberto Treu, che va oltre
al caso singolo, e chiama in causa anche la Regione. «Se la struttura è stata chiusa e gli ospiti trasferiti -
dichiara - è evidente che la situazione era gravemente fuori dagli standard, indipendentemente della
riclassificazione. Al di là di questo, però, è evidente che vengono al pettine i ritardi di un percorso che
doveva concludersi entro la passata legislatura e che ha invece pesantemente sforato i limiti. A maggio
dello scorso anno, infatti, solo 31 delle 168 case di riposo monitorate dalla regione, vale a dire poco più di
una su 6, erano in regola con gli standard previsti dalla classificazione, 127 avevano ottenuto
un'autorizzazione in deroga e 10 risultavano addirittura in attesa di autorizzazione. Il che significa che più
dell'80% delle strutture non erano in regola con i requisiti»Il mancato adeguamento degli standard
residenziali non è l'unico problema sottolineato dallo Spi. Bisogna fare i conti anche con la carenza di
personale qualificato, sia nelle strutture pubbliche che in quelle private, dove non tutti i lavoratori sono
Operatori socio sanitari, come prevede la legge, e con la corsa delle rette, che hanno continuato a crescere
pure a inflazione ferma. Altra nota dolente i ritardi nel monitoraggio della Regione. «L'elenco di tutte le
strutture autorizzate, con i rispettivi posti letto e le rette, dovrebbe essere pubblicato annualmente, ma è
una scadenza che spesso e volentieri viene ignorata. L'ultimo rapporto risale al 2018, ma con dati 2017, il
penultimo addirittura al 2013».Ora Treu, assieme al responsabile dell'area welfare della Cgil Fvg Gino
Dorigo, chiede alla Giunta «l'avvio immediato di un nuovo monitoraggio e la modifica del relativo
regolamento, per introdurre sanzioni nei confronti di chi, pur godendo dei vantaggi dell'accreditamento, si
nega a un doveroso obbligo di trasparenza e monitoraggio». I sindacalisti chiedono anche un
aggiornamento sull'andamento della riclassificazione (le autorizzazioni in deroga fissavano un termine da 1
a 3 anni per l'adeguamento), e ritengono «indispensabile, nelle more della riclassificazione, anche
un'intensificazione delle ispezioni da parte delle Aziende sanitarie». Considerando che i posti letto
convenzionati nelle case di riposo del Fvg sono quasi 11 mila, di cui 6.600 per non autosufficienti e 1.900 in
polifunzionali con modulo A, «prima di rivendicare l'esigenza di nuove aperture è indispensabile portare a
termine l'adeguamento degli standard residenziali e assistenziali». Non è accettabile «anteporre obiettivi di
fatturato e di profitto al garantire livelli adeguati di assistenza e ospitalità agli utenti», rimarca Treu. Infine
lo Spi Cgil ricorda «che la casa di riposo non è l'unica risposta e nemmeno la più efficace: assistenza
domiciliare, co-housing e abitare possibile sono soluzioni sostenibili sulle quali bisogna investire, perché più
efficaci nel contrastare gli effetti dell'invecchiamento».

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La nuova era di Friulia riparte dalle Pmi: «Pronti a sostenere 130 giovani imprese» (Piccolo)
Ugo Salvini - «Apriamo Friulia a una dimensione aziendale che guarda alle imprese più piccole con
strumenti dedicati che consentono la crescita anche in un momento di difficoltà per l'accesso al credito»:
questa la strategia su cui si articolerà, nel triennio 2019-2022, l'attività di Friulia, la Finanziaria regionale.
Finisce l'era delle partecipazioni dirette e si apre una nuova fase di sostegno a start up e micro imprese. È
stata la presidente della Spa, Federica Seganti, a illustrare, nel corso di una conferenza stampa alla quale ha
partecipato anche il presidente della Regione, Massimiliano Fedriga, i progetti di Friulia, «formulati - ha
premesso Seganti - sulla base degli indirizzi di gestione condivisi con la Regione e adottati dall'assemblea
degli azionisti. In primo luogo - ha proseguito la presidente di Friulia - intendiamo aprirci alle imprese più
piccole, arrivando anche a quelle individuali, modulando gli strumenti in base alla loro dimensione, in modo
da favorirne la crescita e agevolando il percorso che li può portare a ottenere i finanziamenti necessari al
loro sviluppo. In seconda battuta - ha continuato - utilizzeremo nuovi strumenti finanziari». «Il nostro
obiettivo - ha detto ancora Seganti - è di aggiungere una settantina di piccole e medie imprese al nostro
portafoglio, che attualmente di imprese ne ha una sessantina, e concorrere all'erogazione di finanziamenti
a favore di oltre 130 giovani imprese, servendoci degli strumenti di finanza agevolata, come i minibond, le
liquidity facility e le tranched cover. I nuovo strumenti - ha spiegato Seganti - sono rivolti a imprese sane,
con un buon mercato e con bravi imprenditori che vogliono crescere». Strumenti rivolti a micro imprese
che non riescono ad avere un dialogo con gli istituti di credito perché l'imprenditore è concentrato sulla
produzione: «Noi vogliamo supportarli ed affiancarli in questa fase per consentire loro di crescere
ulteriormente». Sul piano pratico, i minibond rappresentano una fonte alternativa e complementare ai
finanziamenti bancari. Sono pensati per garantire stabilità alla provvista finanziaria per le piccole e medie
imprese e possono essere emessi anche da quelle non quotate, oltre che da spa e srl, e sottoscritti da
Friulia insieme ad altri investitori istituzionali. Possono garantire una raccolta a servizio dello sviluppo del
capitale circolante o per il sostegno della realizzazione di investimenti o, infine, anche per il rilancio
aziendale. Le tranched cover e le liquidity facility sono strumenti di supporto a micro e piccole imprese,
volti ad agevolare l'accesso al credito ad aziende di recente costituzione e difficilmente finanziabili per la
scarsa storicità bancaria. Le misure permettono di rafforzare le piccole e medie imprese, usufruendo di
finanziamenti delle banche a tassi agevolati e di interventi in capitale pensati per le start up innovative. Per
sostenere questo progetto, Seganti ha parlato di una disponibilità di Friulia di 90 milioni, ai quali devono
aggiungersi, nel tempo, rientri «già programmati da altre operazioni». Attualmente Friulia può contare su
un patrimonio che ammonta a 640 milioni di euro. Il piano prevede inoltre un continuo e attento controllo
dei costi di gestione che, grazie all'ottimizzazione dei processi e alla valorizzazione delle professionalità,
hanno consentito di ridurre i costi, a giugno 2019, del 3, 6% rispetto allo stesso periodo del 2018. Fedriga ha
espresso «grande apprezzamento per le scelte fatte dalla nuova governance, che sta rivolgendo la sua
attenzione su quelle micro imprese che sono poi l'ossatura del tessuto produttivo del Friuli Venezia Giulia.
Nella legge di assestamento- ha aggiunto il presidente della Regione - individueremo nuove risorse da
mettere a disposizione di Friulia perché consideriamo questa spa un elemento fondamentale per la futura
crescita delle imprese del territorio».
«La concessione per l'A4 arriverà entro fine anno»
Massimiliano Fedriga fissa la data: il via libera al rinnovo delle concessioni autostradali che interessano il
Friuli Venezia Giulia arriverà entro il primo gennaio 2020. È un'operazione in dirittura d'arrivo, ma non
mancano gli ultimi esami, a partire da quello del Cipe, il 18 luglio. Il presidente della Regione, però, non ha
dubbi: al via del prossimo anno a gestire la A4 e le altre tratte di Autovie Venete ci sarà la newco Alto
Adriatico Autostrade, forte di una concessione trentennale, come da accordi con il governo. Le parole del
presidente arrivano a margine della presentazione del piano industriale di Friulia, la finanziaria che
partecipa Autovie per poco meno del 73%. Fedriga fa sapere in particolare che il ministero dell'Economia e
delle Finanze «ha valutato positivamente il piano industriale con le difficoltà legate alle grandi opere che
sta realizzando Autovie»...

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Operatori sociosanitari, tre nuovi corsi al via (M. Veneto)
 Ai banchi di partenza tre corsi per il conseguimento della qualifica di Oss, Operatore sociosanitario.
L'annuncio è dell'assessore regionale Alessia Rosolen che comunica l'approvazione da parte della giunta
dello stanziamento di 2,5 milioni finalizzati all'iniziativa. L'avviso pubblico per la selezione degli enti che
realizzeranno l'attività formativa per l'anno 2019-20 è stato pubblicato sul Bur, il bollettino ufficiale della
Regione, lo scorso 19 giugno e prevede tre tipologie di intervento: la prima consiste in 18 corsi di
formazione iniziale (1000 ore) per la formazione di circa 450 nuovi Oss. La seconda misura si articola
tramite la realizzazione di corsi di misure compensative per il conseguimento della qualifica di Oss. La terza
opzione prevede, infine, anche l'attivazione di percorsi personalizzati per consentire di completare il
percorso formativa a quelle persone, soprattutto donne, che hanno dovuto interrompere la formazione
causa maternità, malattia o altri motivi familiari.

Tablet fuori uso sull'ambulanza, scontro tra sindacato e Regione (M. Veneto)
Christian Seu - Il grande caldo degli ultimi giorni ha causato il malfunzionamento di alcuni dei tablet con cui
sono equipaggiate le ambulanze e le auto mediche in servizio in Friuli Venezia Giulia. L'ultimo caso la scorsa
settimana: il 4 luglio, secondo quanto denunciato dalla Fials e confermato dalla Regione, si è registrato un
guasto alla batteria di un dispositivo Datcom 17008 installato sull'ambulanza Pa15 di Palmanova (in quel
momento parcheggiata e senza personale a bordo). Il sindacato, in una nota diramata in mattinata
attraverso l'associazione Costituzione 32, parla di «esplosione» verificatasi il 6 luglio, facendo poi
repentinamente marcia indietro nel pomeriggio, dopo che da Insiel e dall'Azienda regionale di
coordinamento per la salute partono in direzione della Regione le precisazioni su quanto accaduto: in
sostanza il tablet si sarebbe rigonfiato per la dilatazione della batteria, con distacco del dispositivo dal
supporto. «Effettivamente il 6 luglio abbiamo ricevuto la segnalazione dell'episodio - spiegano il segretario
regionale della Fials, Fabio Pototschnig, e il delegato del sindacato alla Arcs, Dino Roggi -, che si è verificato
due giorni prima a Palmanova. Non è stata un'esplosione? Può essere: quel che è certo è che la dilatazione
della batteria, provocata dal caldo, è stata tanto forte da far "saltare" il tablet dal suo supporto.
Fortunatamente il guasto si è registrato quando nell'abitacolo non c'era nessun operatore e non si sono
sviluppate delle fiamme, ma l'episodio conferma la pericolosità d'uso di questo strumento in giornate calde
e assolate, sostanzialmente il problema riguarderà tutti i mesi estivi». I tablet, che servono
prevalentemente alla localizzazione del servizio, sono stati installati sulle ambulanze nel 2017, poi ritirati a
causa di problemi di software nel 2018 e gradualmente reintrodotti a partire dall'inizio dell'anno. Il tema è
stato ripreso dall'associazione Costituzione 32, che in una nota evidenzia come «alcune settimane fa a
Trieste erano stati disinstallati tutti i tablet in dotazione sulle ambulanze e auto mediche, perché ci era
accorti che non sopportavano l'esposizione al sole e quindi erano a rischio di scoppio della batteria. Non si
comprende perché tale provvedimento non sia stato adottato per tutte le ambulanze della Regione». Già,
la Regione. L'assessore alla Salute, Riccardo Riccardi, non ha affatto gradito (eufemismo) l'attacco dei
sindacati e la prima versione del comunicato, con quel termine ad effetto - «esplosione» - che secondo lo
staff del vicegovernatore mirava a creare l'effetto sensazionalistico, ingigantendo la portata dell'episodio...

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CRONACHE LOCALI

Dm Elektron, la svolta. Nessun trasferimento e 16 nuove assunzioni (Mv Udine)
Viviana Zamarian - La Dm Elektron resterà a Buja e sarà potenziata con nuove assunzioni. Nessun
trasferimento della produzione in Romania, dunque. Nessun taglio al personale (50 erano stati gli esuberi
annunciati). È questa l'intenzione espressa dall'azienda del Collinare ai sindacati durante l'incontro svoltosi
lunedì - presenti il segretario regionale di Fim Cisl, Fabiano Venuti e David Bassi per la Fiom Cgil - in cui è
stato presentato il piano industriale quinquennale. Ora, però, bisognerà comprendere se Friulia sia disposta
a intervenire in Dm Elektron. Saranno previsti investimenti, in particolar modo per quanto riguarda la
formazione dei dipendenti e nuovi posti di lavoro nell'area di ricerca e di sviluppo. A quanto appreso,
l'azienda produttrice di schede elettroniche è alla ricerca di 16 ingegneri informatici ed elettronici. Non
solo. L'impresa punterà anche a ottenere delle nuove certificazioni per inserirsi nei mercati aerospaziale e
militare. Ora però resta ancora da capire se la possibilità che a Buja sbarchi Friulia per sostenere il piano
industriale è reale. Dubbi che i sindacati sperano di chiarire una volta per tutte nell'incontro richiesto alla
Regione che si svolgerà martedì 16 luglio alla presenza degli assessori al Bilancio Barbara Zilli, al Lavoro
Alessia Rosolen e alle attività produttive Sergio Bini. «Sicuramente giudichiamo positivamente il piano
industriale - riferisce Venuti - per quanto riguarda gli aspetti del mantenimento occupazione e del sito a
Buja. Ora però è importante capire se Friulia interverrà o meno nel capitale sociale e comprendere dunque i
termini di questo rapporto. Anche l'azienda ha espresso delle perplessità non avendo ancora ricevuto delle
risposte al riguardo da maggio. Speriamo di riceverle durante l'incontro della prossima settimana in
Regione a Udine convocato su nostra richiesta». Anche la Fiom Cgil attende l'incontro del 16 prima di dirsi
completamente soddisfatta. «Auspichiamo di avere una risposta - riferisce Bassi - perché se Friulia non sarà
disponibile a entrare in campo e a condividere questo piano si potrebbero aprire degli scenari
preoccupanti. Ricordiamoci che in ballo restano sempre i 50 esuberi dichiarati mesi fa. Ci aspettiamo delle
risposte chiare».
Dm Elektron, nel progetto nuovi settori e assunzioni (Gazzettino Udine)
I lavoratori della Dm Elektron di Buja aspettano con il fiato sospeso le decisioni di Friulia sul progetto
proposto dall'azienda. In gioco, come sottolineano i sindacalisti Fabiano Venuti (Fim Cisl) e David Bassi
(Fiom Cgil) c'è il loro futuro, soprattutto quello della cinquantina di operai dello stabilimento friulano che -
se il salvataggio non dovesse andare in porto - rischiano di perdere il posto di lavoro. Come si ricorderà,
infatti, a suo tempo la proprietà aveva annunciato la volontà di spostare la produzione in Romania,
mantenendo a Buja solo il quartier generale e gli uffici. Poi, dopo incontri e trattative serrate, si è arrivati a
questo nuovo snodo della vicenda: l'azienda guidata da Dario Melchior, come promesso alla Regione, non
ha fatto partire le lettere di licenziamento e ha presentato, invece, un piano industriale di rilancio che,
però, richiede risorse. Ed è qui che dovrebbe entrare in gioco Friulia, che, però, come spiegato
dall'assessore regionale Alessia Rosolen starebbe ancora valutando la fattibilità della proposta. Intanto, i
sindacati hanno avuto un incontro con l'azienda, che ha illustrato il piano industriale quinquennale
presentato alla Regione e a Friulia. Bocche cucite sui contenuti. Ma, a quanto pare, oltre a garantire il
mantenimento dello stabilimento di Buja con tutti i dipendenti attuali, potrebbe portare anche a nuove
assunzioni nel settore ricerca e sviluppo, per dare gambe ad un progetto che prevederebbe anche
l'inserimento nel sito friulano di produzioni a più alto valore aggiunto come i settori medicale, aerospaziale,
militare, che si aggiungerebbero ad automotive e comparto ferroviario.
«L'azienda ha voluto condividere con noi - dice Fabiano Venuti - il piano industriale quinquennale, che
prevede investimenti su personale, formazione ed impianti, stabilisce che la produzione resti a Buja e che
non ci siano esuberi. Anzi, sono previste assunzioni per la ricerca e sviluppo. Tutto questo va bene, ma al
progetto bisogna dare gambe. Vorremmo capire dalla Regione e lo chiederemo al prossimo incontro con gli
assessori, cosa deciderà Friulia: la presidente è di nomina politica e un indirizzo lo può dare alle scelte».
Sulla stessa linea anche il collega Bassi: «Il piano proposto, articolato e corposo, prevede il mantenimento
dello stabilimento e la piena occupazione a Buja. Prima di dare un giudizio sulla bontà o meno dobbiamo
vedere intanto se è praticabile. Attendiamo che Friulia si esprima. Mi auguro che al prossimo incontro la
Regione ci dia qualche novità certa sul futuro dei lavoratori. Siamo tutti sulle spine». (Camilla De Mori)
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«Case di riposo, urgente ultimare la riclassificazione» (Gazzettino Udine)
Non si sono fatti attendere ieri commenti e prese di posizione, dopo la sospensione della licenza alla casa di
riposo di via Podgora a Udine, in seguito ad un intervento dei Nas, che avrebbero riscontrato temperature
troppo alte e polvere. I 40 anziani ospiti della struttura sono stati spostati in altri centri del gruppo. «Se il
processo di riclassificazione delle case di riposo si fosse chiuso entro i termini previsti, e cioè entro maggio
2018, casi incresciosi come quello della casa di riposo Gelsomino di Udine non potrebbero verificarsi. O
quantomeno sarebbero molto improbabili». Il segretario generale del Sindacato pensionati Cgil Friuli
Venezia Giulia Roberto Treu va oltre al caso singolo, e chiama in causa anche la Regione. «Se la struttura è
stata temporaneamente chiusa e gli ospiti trasferiti dichiara è evidente che la situazione era gravemente
fuori dagli standard, indipendentemente della riclassificazione. Al di là di questo, però, è evidente che
vengono al pettine i ritardi di un percorso che doveva concludersi entro la passata legislatura e che ha
invece pesantemente sforato i limiti. A maggio dello scorso anno, infatti, solo 31 delle 168 case di riposo
monitorate dalla regione, vale a dire poco più di una su 6, erano in regola con gli standard previsti dalla
classificazione, 127 avevano ottenuto un'autorizzazione in deroga e 10 risultavano addirittura in attesa di
autorizzazione. Il che significa che più dell'80% delle strutture non erano in regola con i requisiti». Ma il
mancato adeguamento degli standard residenziali non è l'unico problema sottolineato dallo Spi che, a
livello generale, nel settore, rileva «la carenza di personale qualificato, sia nelle strutture pubbliche che in
quelle private, dove non tutti i lavoratori sono Operatori socio sanitari (Oss), come prevede la legge, e con
la corsa delle rette, che hanno continuato a crescere pure a inflazione ferma». Altra nota dolente secondo il
sindacato «i ritardi nel monitoraggio della Regione». Treu, assieme al responsabile dell'area welfare della
Cgil Fvg Gino Dorigo, chiede alla Giunta «l'avvio immediato di un nuovo monitoraggio e la modifica del
relativo regolamento, per introdurre sanzioni nei confronti di chi, pur godendo dei vantaggi
dell'accreditamento, si nega a un doveroso obbligo di trasparenza e monitoraggio». Ma non basta. Treu e
Dorigo chiedono anche un aggiornamento sull'andamento della riclassificazione, visto e considerato che le
autorizzazioni in deroga fissavano un termine da 1 a 3 anni per l'adeguamento agli standard, termine che
per qualcuno potrebbe quindi essere già scaduto». Indispensabile, nelle more della riclassificazione,
secondo la Cgil, anche un'intensificazione delle ispezioni da parte delle Aziende sanitarie. I posti letto
convenzionati nelle case di riposo del Fvg sono quasi 11mila, di cui 6.600 per non autosufficienti e 1.900 in
polifunzionali con modulo A. I ritardi nella riclassificazione, sostiene lo Spi, riguardano in particolare l'area
di Trieste.
Sul fatto accaduto a Udine interviene anche Nicola Conficoni (Pd): «È urgente convocare subito la
commissione Salute, anche alla luce della norma approvata nella Omnibus che ha prorogato di ulteriori sei
mesi il termine per l'adeguamento ai requisiti strutturali e gestionali delle case di risposo». Conficoni ha
depositato una richiesta di convocazione della 3ª commissione consiliare Salute. «Già in occasione della
discussione della legge Omnibus della Giunta, sul tema delle case di riposo non è stato chiarito quante
strutture siano già a norma, quante lo saranno entro il 31 dicembre di quest'anno e quante avranno
bisogno di maggiori tempi. La riunione della commissione potrà essere utile anche ad approfondire quanti
controlli sull'adeguatezza del servizio vengono eseguiti, nonché quando l'assessore intende mantenere
l'impegno a modificare il regolamento».

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Polizia comunale con la pistola elettrica, via all'addestramento e dal 2020 in strada (Mv Udine)
Alessandro Cesare - Detto, fatto: la pistola a impulso elettrico, più comunemente detta Taser, come
anticipato nei giorni scorsi dall'assessore, entra nella dotazione degli agenti della Polizia locale di Udine. Il
via libera alla sperimentazione è arrivato ieri dalla giunta, su proposta di Alessandro Ciani. «Diamo
applicazione a quanto previsto nel decreto Sicurezza del governo - spiega - dove è consentito ai Comuni
capoluogo di provincia di introdurre questo strumento non solo per le forze dell'ordine, ma anche per la
Polizia locale». A disposizione ci sono 5 mila euro per l'acquisto dei primi due Taser, che saranno collegati a
una bodycam per monitorare tutto ciò che accade, come previsto dalla legge, oltre che per la formazione.
«La sperimentazione durerà 6 mesi - aggiunge Ciani - e contiamo di partire entro la fine dell'anno». Una
scelta accolta con favore anche dalle sigle sindacali, che pongono l'accento sulla necessità di formare al
meglio gli operatori coinvolti. A metà 2020, una quarantina di agenti della municipale, cioè quelli già dotati
di un'arma da fuoco, potranno disporre anche della pistola a impulso elettrico. «Una scelta non dettata
dalla volontà di trasformare la città un un far west, come sostiene qualcuno - chiarisce Ciani -, ma di
migliorare la dotazione a disposizione degli agenti, che potranno difendere e difendersi senza il bisogno di
utilizzare l'arma in dotazione». A questo proposito Ciani intende il Taser come uno strumento alternativo
alla pistola, in grado di limitarne l'utilizzo e quindi di ridurre il rischio di dover sparare a qualcuno in
situazioni limite. «Anche in una città come la nostra, nelle ore notturne, un vigile può trovarsi in situazioni
delicate e, al momento, l'unico strumento per difendersi è l'arma da fuoco».Detto questo l'assessore
allontana il "bollino" politico (e quindi padano) da questa scelta, rimarcando come l'adozione del Teser sia
già avvenuta da parte di amministrazioni di centrodestra ma anche di centrosinistra: «Penso a Monza o a
Ravenna, a dimostrazione di come sia una decisione trasversale - continua Ciani -. Ho studiato molto la
materia e questa settimana sarò a Padova dove incontrerò il questore per confrontarmi con chi sta già
sperimentando la pistola a impulso elettrico e comprendere meglio i risultati ottenuti».Dopo l'ok della
giunta, il via libera al Teser dovrà arrivare anche dal Consiglio comunale, per poi dare il via ufficiale alla
sperimentazione. Ma non si tratta dell'unica novità in vista per gli agenti della Polizia locale, che nelle
prossime settimane potranno disporre anche dello spray al peperoncino e del bastone estensibile.Non solo,
grazie a una variazione di bilancio, la giunta implementerà gli strumenti tecnologici e il vestiario per la
municipale: «Abbiamo ricevuto dei finanziamenti regionali che non hanno assolutamente paragoni rispetto
al passato, oltre ad aver messo del nostro per dare dignità agli agenti. Nello specifico - chiude Ciani - si
tratta di nuove telecamere per la videosorveglianza e il controllo stradale per 180 mila euro, di 22 mila euro
per lavori nella sede della Polizia locale, di 85 mila per veicoli a motore, di 40 mila per nuove dotazioni
strumentali, di 137 mila per le divise».Sul fronte sindacale, la scelta di introdurre il Taser trova la
condivisione di Uil Flp, Cisal e Ugl. «Siamo sempre stati d'accordo agli strumenti in grado di aumentare il
livello di autotutela e difesa degli agenti - commenta Michele Lampe, segretario regionale di Uil Flp -.
L'importante è che le norme di utilizzo delle nuove strumentazioni siano chiare e siano promossi corsi di
formazione adeguati. Ma siamo certi che l'amministrazione comunale ci abbia già pensato. L'utilizzo di
Taser e spray al peperoncino - dice ancora Lampe - provoca effetti certamente meno gravi rispetto a
un'arma da fuoco, per questo consideriamo tali dispositivi una forma di difesa più che di offesa». Concorde
anche Beppino Fabris di Cisal Ugl: «I dispositivi individuali in grado di aumentare la sicurezza degli operatori
sono ben accetti, a patto che il livello di formazione sia adeguato».
Può sparare due colpi e filmare l'operazione
testo non disponibile

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Aziende in difficoltà, tremano in mille. Intesa per salvare la Nidec a Pordenone (M. Veneto Pn)
Giulia Sacchi - Chiusure, rallentamenti della produzione, corsa agli ammortizzatori sociali ed esuberi: la
congiuntura generale sta rendendo l'estate bollente sul fronte occupazionale, con un migliaio di lavoratori
del settore metalmeccanico della provincia coinvolti in situazioni di difficoltà aziendale.Le incertezze sulla
ripresa autunnale sono numerose, come rilevano Maurizio Marcon (Fiom), Gianni Piccinin (Fim) e Roberto
Zaami (Uilm). In un quadro a tinte fosche, con in vista il fallimento di Safop (76 addetti) e la chiusura della
Com di Montereale (35), una buona notizia c'è: il salvataggio del sito di Pordenone della Nidec, che la
multinazionale giapponese voleva chiudere e ora, invece, torna a essere strategico. Su 380 maestranze
l'azienda aveva dichiarato 150 esuberi: oggi i potenziali sono scesi a 90, da gestire con ammortizzatori e
incentivi.«Una vertenza complicata, lunga e probante - commenta Marcon -. Siamo riusciti a raggiungere
un'intesa con la multinazionale, che ha garantito investimenti tecnologici per i motori del futuro, dando una
prospettiva al sito pordenonese che intendeva chiudere». L'impresa, a fronte degli investimenti milionari in
loco per le nuove linee, aveva chiesto turni giudicati inaccettabili dalle forze sociali, con pure una
diminuzione della retribuzione. Alla fine s'è raggiunto un accordo che soddisfa entrambe le parti.A
preoccupare i sindacati è pure la situazione di Calcorpress di Roveredo (50 unità), che ha scelto la via del
concordato. Quindi la nota vertenza del Gruppo Sassoli, con la Lavinox di Villotta di Chions (114 addetti) alle
prese col calo di volumi garantiti in primis da Electrolux Professional e Sarinox di Aviano (22) in ripresa, ma
che comunque entro l'anno sarà chiusa per concentrare la produzione in Lavinox. Quando si registrano
rallentamenti della produzione, legati anche all'andamento dei mercati, il salvagente degli ammortizzatori
sociali è fondamentale: cassa, quindi, per Savio di Pordenone (423 addetti di cui 75 in esubero), Maschio
Gaspardo di Morsano (300) e Matermacc di San Vito (80). Nel primo sito, stop produttivo per una settimana
a fine mese, nel secondo i venerdì di luglio.«Preoccupa pure la situazione delle imprese dell'indotto di Savio
- ricorda Piccinin -, che stanno usufruendo di molte ore di cassa». Due venerdì a sei ore in Electrolux a
Porcia per il calo della richiesta commerciale: ieri l'accordo azienda-Rsu. «Nessuna realtà sta bene:
un'eccezione è la Casagrande - conclude Marcon -. La congiuntura generale si sente: il nostro principale
mercato di sbocco è la Germania, che è in difficoltà. Senza politiche economiche che invertano la tendenza,
anche attraverso investimenti pubblici, non adiamo da nessuna parte».

Oggi il tavolo su Kärcher nella sede di Unindustria (M. Veneto Pordenone)
Oggi pomeriggio tavolo di confronto a Unindustria per la vertenza Kärcher, che da settembre cesserà
l'attività nello stabilimento della Com di Montereale Valcellina, in cui operano 35 lavoratori, di cui la gran
parte donne. Fuori della sede degli industriali presidio delle maestranze, che per la giornata odierna hanno
deciso di incrociare le braccia in segno di protesta.La scorsa settimana, la multinazionale tedesca ha
annunciato l'intenzione di procedere con la fusione per incorporazione del sito monterealino con quello di
Quistello, in provincia di Mantova: la produzione verrà quindi trasferita nella fabbrica lombarda. Di qui
problemi per lavoratori e forze sociali: impedisce di accedere alla cassa integrazione straordinaria per
cessazione di attività... G.S.

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Safop, l'attesa per la decisione del Tribunale (Gazzettino Pordenone)
Giornata cruciale giovedì per la Safop di Pordenone: il Tribunale fallimentare, in composizione collegiale,
deciderà sull'istanza di cessazione dell'attività produttiva con l'avvio della procedura di liquidazione. La
camera di consiglio sarà presieduta dal presidente Lanfranco Maria Tenaglia, che con i due giudici a latere
dovrà valutare la richiesta di autofallimento presentata dalla società tedesca (controllata a sua volta dal
colosso cinese che aveva acquisito l'azienda nel 2012) che controlla Sfop. Il collegio potrebbe emettere
subito sentenza con contestuale nomina del curatore oppure chiedere che l'istanza venga integrata con
ulteriore documentazione. In quest'ultimo caso i giudici si riserveranno la decisione.
Nel frattempo le istituzioni e la politica si stanno muovendo - con Unindustria e il sindacato - per cercare di
trovare una soluzione da mettere sul tavolo non appena il curatore fallimentare sarà in grado di operare.
Intanto il parlamentare dei Cinque Stelle Luca Sut, con il consigliere regionale Mauro Capozzella, ha
incontrato una delegazione di lavoratori. «Chi meglio di loro - ha detto il deputato - può aiutarci ad
affrontare l'ennesima crisi aziendale che colpisce un altro simbolo della nostra tradizione produttiva. Oggi ci
troviamo di fronte a una proprietà cinese che senza consultare istituzioni e parti sociali, decide di
presentare istanza di fallimento in Tribunale. Circa 76 i dipendenti coinvolti, anzi è meglio dire travolti,
dall'ennesima prospettiva di incertezza totale sul proprio futuro lavorativo. Con loro abbiamo cercato il
confronto, per mostrare vicinanza ma soprattutto per inquadrare bene il da farsi. Si lavora verso nuovi
acquirenti, interessati a rilevare una pietra miliare della produzione di macchinari destinati al settore
ferroviario. Novantasei anni di storia non possono finire in fumo. Continuiamo a cercare soluzioni che
evitino l'ennesima chiusura di una realtà che ha dato tanto facendo scuola in tutta la provincia ed
esportando in tutto il mondo. E oggi sarà un giorno decisivo anche per la i 35 dipendenti della Karcher di
Montereale Valcellina. I rappresentati dei lavoratori con il sindacato saranno di nuovo al tavolo con i vertici
della società che con la fine di agosto chiuderà il sito pedemontano per trasferire la produzione a Mantova.
Oggi comincerà il negoziato per valutare la quantità di incentivi da mettere a disposizione dei lavoraotri che
saranno costretti a licenziarsi.

 Precari al Cro, la lettera-denuncia trova sostegno nel Pd (Gazzettino Pordenone)
«Nel comparto della sanità pubblica è stata fatta una riforma nazionale denominata piramide del
ricercatore, che ha il merito di aver affrontato, finalmente, il problema dei ricercatori, cercando di trovare
una soluzione complessiva. Ora è arrivato il momento di risolvere le singole criticità come quella dei
ricercatori precari del Cro di Aviano». A intervenire sulla vicenda che vede i circa 120 ricercatori precari del
Cro di Aviano di nuovo sul piede di guerra sono i consiglieri regionali del Pd guidati dal copogruppo Sergio
Bolzonello. «Attraverso un coordinamento Stato-Regione - aggiungono gli esponenti Dem - deve essere
affrontato questo problema per dare, prima di tutto, riconoscimento e dignità allo straordinario lavoro
svolto in questi anni dai precari del Cro di Aviano. Per questo come consiglieri regionali pordenonesi del Pd
diamo pieno sostegno alla lettera dei ricercatori precari del Cro». Con il capogruppo in Consiglio regionale,
Sergio Bolzonello, intervengono anche i consiglieri regionali del Nicola Conficoni e Chiara Da Giau. «È
importante dare un riconoscimento al merito di questi ricercatori - aggiunge Conficoni - che, in alcuni casi
da vent'anni, operano senza garanzie contrattuali per incrementare i livelli di eccellenza del Cro di Aviano».
Secondo Da Giau: «È importante operare scelte che pongano al centro l'enorme capitale umano e
professionale che si è formato al Cro in questi anni e che determina l'attrattività e il valore dell'Istituto
ancor prima delle sofisticate attrezzature tecnologiche». La lettera dei ricercatori era stata spedita lunedì
mattina alla direzione dell'istituto di ricerca e cura avianese (oltre che al direttore scientifico facente
funzioni Silvia Franceschi e al direttore generale Adriano Marcolongo anche all'assessore regionale alla
Salute Riccardo Riccardi) per comunicare il pesante stato di disagio in cui i ricercatori lavorano.
Una lettera denuncia nella quale il personale precario dell'istituto esprime la netta contrarietà a quanto
previsto nel contratto nazionale (che per altro sarà definitivamente ratificato domani al ministero da tutte
le parti) della sanità che li inquadra con il personale di comparto e sempre in maniera non definitiva, cioé
con contratti di cinque anni più altri cinque. I ricercatori precari chiedono che si trovi una soluzione
definitiva a uno stato di disagio che dura ormai da troppo tempo.

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Mercatone Uno, una mozione per i dipendenti (Gazzettino Pordenone)
La variazione di assestamento generale al bilancio triennale 2019/2021 e la insussistenza dei presupposti
alla adozione di provvedimenti per il ripiano del documento contabile, sono i due argomenti di maggior
spessore politico in discussione nella seduta del consiglio comunale, domani alle 20 nella sala del Ballatoio
di Palazzo Ragazzoni. Due adempimenti che, dopo l'esame della Commissione consiliare permanente
Bilancio presieduta dal consigliere Placido Fundarò, approderanno in aula, con la presentazione del sindaco
Carlo Spagnol, nella veste di responsabile del Bilancio. La seduta si aprirà con le comunicazioni del sindaco e
della presidente del consiglio Laura Giust cui seguirà la lettura di due prelevamenti dal fondo di riserva e la
discussione dei due argomenti riguardanti la variazione del bilancio. Si procederà quindi con la presa d'atto
della mancata presentazione di osservazioni e opposizione alla variante 78 al Piano regolatore e la sua
approvazione.
L'assessore Anna Elisa Zanfrà, illustrerà quindi il Piano eliminazione barriere architettoniche (Peba) che sarà
quindi posto in approvazione. Verranno anche discusse tre interpellanze a firma del capogruppo della Lega,
Marco Bottecchia, riguardanti la programmazione delle attività economiche e del turismo a Sacile, la
situazione della viabilità nel centro cittadino e la situazione della statale 13 a San Giovanni del Tempio.
Quindi si passerà a discutere tre ordini del giorno: uno a firma della consigliera del Partito democratico Vita
Maria Leonardi sul grave danno al sistema dell'associazionismo e del volontariato e ai diritti dei cittadini; il
secondo del gruppo Forza Italia e civica Viva Sacile su Legge 3/2019 Spazzacorroti effetti devastanti sul
mondo dell'Associazionismo il terzo a firma del consigliere del Movimento 5 Stelle, Antonio Petralia per
contrastare il fenomeno di diffusione delle slot machine e dei videopoker, attraverso la introduzione di
incentivi fiscali. Infine si discuterà la mozione delle opposizioni, a firma di Marco Bottecchia che riguarda il
congelamento della Tari e Imu per quanto riguarda la seconda casa dei dipendenti del Mercatone Uno. M.S.

Ambiente Servizi, Gasparotto ricompatta destra e sinistra (M. Veneto Pordenone)
Donatella Schettini - L'unica certezza di oggi è che Isaia Gasparotto rimarrà in sella ad Ambiente Servizi. Lo
decreteranno nel pomeriggio, alle 16, l'assemblea dei sindaci dei Comuni soci prima e, a seguire,
l'assemblea dei soci dell'azienda di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Da completare resta il consiglio di
amministrazione, tra indiscrezioni e qualche certezza.Un rinnovo travagliato, con una prima convocazione a
fine giugno spostata a oggi proprio per definire la situazione di fronte ad alcuni mal di pancia. Anzi di più.
Una cordata, un patto tra undici sindaci (Azzano Decimo, Brugnera, Chions, Fiume Veneto, Fontanafredda,
Pasiano, Porcia, Pravisdomini, Sacile, San Giorgio della Richinvelda e Valvasone Arzene), detentori del
54,6454 della società, pronti a «trovare una soluzione condivisa a fronte della necessità di un ricambio».
Ricambio che sarebbe dovuto partire dal vertice, da Gasparotto, pur riconoscendo, i sindaci, i meriti della
sua quasi ventennale gestione. Neanche questa volta, però, le manovre per scalzare l'ex onorevole
sanvitese hanno avuto successo. Nei giorni scorsi il primo Comune a sfilarsi è stato Fiume Veneto, che ha
l'8,64 per cento, seguito da Fontanafredda e Porcia, con quote minori. E a cascata si sono registrati anche
altri passi indietro.Sulla volontà dei sindaci ha prevalso la politica, gli accordi tra i partiti. L'intesa tra Fratelli
d'Italia e la Lega ha blindato alla presidenza Isaia Gasparotto, che guida la società dal 2001: ex parlamentare
del Partito comunista, espressione del Sanvitese, un uomo che negli anni ha saputo intrecciare una rete di
rapporti, da sinistra a destra.Le indiscrezioni adesso si spostano sui nomi dei componenti il consiglio di
amministrazione. A disposizione ci sono cinque posti. Uno dei dati certi è che Fratelli d'Italia proporrà Dusy
Marcolin, ex assessore di Aviano, nella lista di Gasparotto. Per la Lega le previsioni della vigilia parlano del
consigliere Ivo Moras, ma in odore di incompatibilità, o di un ingegnere della zona ovest, probabilmente di
Sacile. I Cittadini potrebbero puntare su Paolo Panontin, ma non si esclude che il nome alla fine possa
essere un altro. Mancano all'appello il Pd e un'altra donna, tenuto conto della necessità del rispetto delle
quote rosa. Alla Lega andrebbe anche la partecipata Mtf.E i sindaci del patto "anti Gasparotto"? Hanno
assistito alle decisioni della politica e al fallimento del loro tentativo. La loro lista è pronta, ma decideranno
oggi cosa fare, se presentarla o prendere atto della situazione e cercare di intervenire sulla governance che
si prospetta.

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Concordato Presotto, capannone in vendita a 4 milioni di euro (M. Veneto Pordenone)
Concordato Presotto alla prova del nove. È fissata per il 23 luglio la vendita del capannone della società al
confine fra Prata e Brugnera. Il prezzo è 4 milioni 66 mila euro, il valore stimato dal perito della società. Con
il ricavato saranno pagate le banche con i crediti ipotecari. Il commissario giudiziale Alberto Poggioli ha
indetto una procedura competitiva. La gara sarà aperta a più offerenti.A dire il vero c'è già un'offerta di
acquisto da parte di Ibla capital, la società che ha rilevato le quote di maggioranza della Presotto e che ha
sostenuto con il suo capitale la proposta di concordato.Se non si presenteranno altri potenziali compratori,
sarà fatta valere tale offerta. Agli atti tuttavia risulta che Ibla capital srl ha la facoltà di revocare la proposta
o di recedere dal contratto a fronte del pagamento di un corrispettivo di 100 mila euro.L'obiettivo
principale adesso è riuscire ad alienare il capannone al prezzo di oltre quattro milioni di euro. Altrimenti il
rischio è di non riuscire a pagare tutti i creditori. Un eventuale minore incasso infatti eroderebbe le
disponibilità dei creditori privilegiati declassati e chirografari. Dipendenti della ditta e ipotecari saranno
pagati al 100 per cento in base al piano, gli altri creditori invece al 5 per cento fra cinque anni.Il piano
industriale allegato al concordato, che ha ricevuto l'imprimatur del tribunale di Pordenone oltre che il
placet dei creditori a larghissima maggioranza, prevede di incrementare i ricavi della storica azienda del
mobile del 6 per cento ogni anno per cinque anni, raggiungendo nel 2022 un fatturato di più di 20 milioni di
euro.Era proprio quello il volume d'affari sviluppato dalla Presotto spa nel suo periodo d'oro, prima che la
crisi si abbattesse sul comparto del legno e arredo in tutta Italia. I primi segnali di crescita sono già stati
registrati dalla società di Brugnera, che sta mettendo in campo nuove strategie di promozione del brand
Presotto in Italia e all'estero, l'allargamento della distribuzione in chiave export e investimenti
nell'innovazione dei prodotti. I.P.

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«Dialogo con Arvedi per chiudere nel 2022 l'area a caldo» (Piccolo Trieste)
«Su mandato del presidente Fedriga da qualche mese ho avviato un dialogo sul futuro della Ferriera con la
società. L'incontro riservato con il cavalier Arvedi è stato propedeutico a un processo con il quale
vorremmo si giungesse alla chiusura dell'area a caldo nel 2022». Lo ha reso noto ieri l'assessore regionale
all'Ambiente Fabio Scoccimarro dopo che «nei giorni scorsi si sono registrati due spolveramenti, un
problema nell'altoforno e l'accensione delle fiaccole di emergenza a causa di un blackout». Secondo
l'assessore «compromessi non sono più possibili. In questi anni la società ha salvato l'occupazione e fatto
grossi investimenti facendo rientrare quasi tutti i parametri nei limiti di legge. Resta però uno stabilimento
del 1800 nel cuore della città e quindi ho dato mandato agli uffici della Direzione Ambiente di procedere
alla redazione di un documento che attesti lo stato di avanzamento lavori in merito all'Accordo di
programma». Partendo da questo documento, annuncia Scoccimarro, «assieme a Fedriga incontreremo nei
prossimi giorni il cavalier Arvedi con il quale sono convinto troveremo una strada per giungere a obiettivi
soddisfacenti per tutti». «L'assessore chiarisca il futuro dei lavoratori», reclama il consigliere regionale Pd
Roberto Cosolini. «Esiste un commissario straordinario per l'Accordo di programma per l'area della Ferriera
che è il presidente della Regione cui va chiesto di farsi personalmente carico della situazione», fa eco la
deputata dem Debora Serracchiani. «Siamo di fronte alle solite promesse»: così il consigliere regionale M5s
Andrea Ussai, mentre la sua collega deputata Sabrina De Carlo annuncia un'interrogazione parlamentare
sulle azioni in agenda «per tutelare la salute dei cittadini».-

Dibattito e flash mob, Amnesty e Petrarca alleati contro l'oblio di Regeni (Piccolo Trieste)
Micol Brusaferro - Rilanciare la campagna "Verità per Giulio Regeni" è stato l'obiettivo dell'incontro e del
flash mob organizzati nel tardo pomeriggio di ieri da Amnesty Fvg e dal liceo Petrarca. Sala affollata all'hotel
Filoxenia, che ha accolto un momento di incontro, voluto per sottolineare l'importanza della mobilità
pubblica, per continuare a chiedere giustizia e verità per il giovane ricercatore. In collegamento anche
Riccardo Noury, portavoce di Amnesty, che ha fatto il punto sulle indagini e sulla situazione attuale in
Egitto. «In Italia stiamo battendo contro l'oblio - ha detto Noury - e contro chi ultimamente ha tolto gli
striscioni per Giulio. Noi andiamo avanti, continuando a far sentire la nostra voglia di chiarezza e giustizia.
Le indagini purtroppo sono a un punto fermo. Ma per quanto durerà la lotta per arrivare a risposte
concrete, alla fine la vinceremo». Presenti tanti studenti e insegnanti della scuola, e molti cittadini, che
hanno indossato i braccialetti gialli, distribuiti ieri anche in sala, con la scritta "Verità per Giulio Regeni". «È
giusto che l'opinione pubblica faccia sentire la sua voce - ha sottolineato la preside del Liceo Petrarca Cesira
Militello - la nostra scuola è legata a doppio filo con Amnesty, c'è un accordo di rete specifico, e una scelta
del consiglio di istituto di aderire a questa giornata intitolata "Per Giulio". So che la famiglia Regeni sta
soffrendo molto. Ed è fondamentale continuare a lottare. Ci sono simboli visibili, come gli striscioni, ma
serve soprattutto che nel cuore di tutti gli italiani sia presente la voglia di giustizia, per questo ragazzo e per
tutti i "giulio" che hanno subito situazioni simili in Egitto». Alla fine dell'incontro tutti si sono spostati in
piazza Unità d'Italia, per il flash mob, con un gruppo che ha indossato maglia e benda nera, a simboleggiare
chi non vuole vedere quello che è successo, mentre alcune persone hanno portato una t-shirt gialla,
abbracciando poi le altre. Si è formato quindi un corteo, con un centinaio di persone, che con la scritta
"Verità per Giulio Regeni" si è spostato lungo la piazza, fermandosi davanti al Municipio, alla Regione e alla
Prefettura. E ieri lo striscione giallo è stato riposizionato anche sulla facciata dell'Università di Trieste,
strappato tempo fa in una giornata di bora.

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Allarme infermieri, al distretto resterà in servizio solo uno (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Antonio Boemo - Due infermieri se ne vanno in pensione ma non vengono sostituiti tanto che al distretto di
Grado ne rimarrà uno solo che dovrà occuparsi del coordinamento dell'attività del distretto, effettuare il
servizio prelievi, presenziare nell'ambulatorio medicalizzato e anche assistere i medici specialisti
convenzionati del distretto. Infermieri nella sede del distretto sanitario già andati in pensione o prossimi a
farlo ma che non vengono sostituiti. Un problema serio e che almeno al momento non trova alcuna
risposta.«Si rischia una vera e propria paralisi dell'attività sanitaria - affermano i pensionati di Cgil, Cisl e Uil
- e aggiungono un altro aspetto preoccupante: ben più importante per la popolazione gradese è inoltre lo
sciopero bianco del servizio medico di continuità assistenziale che perdura da quasi 10 mesi». Dunque, la
situazione al distretto di Grado è che lo scorso primo giugno è avvenuto il pensionamento di un infermiere
professionale e il prossimo primo settembre avverrà il pensionamento di un'ulteriore unità (di fatto starà a
casa già dal 6 agosto). Tali pensionamenti lasceranno in servizio un'unica infermiera professionale che
contemporaneamente dovrà coordinare l'attività operativa del distretto sanitario/Cap, prestare servizio al
centro prelievi, presenziare nell'ambulatorio medicalizzato e inoltre assistere i medici specialisti
convenzionati del distretto.«Il Commissario straordinario dell'azienda sanitaria 2 Bassa friulana Isontina,
Antonio Poggiana - aggiungono ancora i pensionati - è da mesi a conoscenza della difficile situazione ma
non ha ottemperato ai provvedimenti di mobilità del personale infermieristico, come richiesto dalla
direzione uscente del Distretto sanitario di monfalcone».Le problematiche che riguardano il distretto
sanitario hanno spinto anche il consigliere regionale del Pd, Diego Moretti a presentare un'interrogazione
per conoscere le azioni della Regione intende attuare nei confronti del Commissario dell'Azienda Assistenza
Sanitaria n. 2 Bassa friulana-Isontina che evidentemente non ha ancora provveduto in merito. Lo stesso
consigliere regionale ricorda che la direzione sanitaria Bassa friulana-Isontina dalla quale il Cap di Grado
dipende, aveva da tempo segnalato in forma scritta tali carenze al Commissario straordinario della
medesima, ottenendo in cambio solo vaghi e generici impegni a risolvere la questione.Ma c'è di più.
Moretti evidenzia anche una disparità incomprensibile ovvero quella che il Commissario straordinario ha
disposto con proprio atto che il servizio di Guardia medica turistica di Grado e Lignano siano operativi per il
primo fino all'8 settembre e per il secondo fino al 22 settembre, con una differenza di due settimane l'uno
dall'altro. E non basta. Ricorda l'esponente dei dem che il Direttore Generale dell'Azienda sanitaria oggi
Commissario della stessa, aveva previsto l'acquisto di un ecografo multifunzione per il distretto
sanitario/Cap di Grado «ma, non riuscendo a reperire uno specialista, sembra che tale acquisizione di
attrezzatura - ad oggi - sia rimasta lettera morta». Con l'interrogazione presentata al presidente della
Regione Fedriga, Diego Moretti chiede, dunque, di «conoscere le azioni della Regione nei confronti del
Commissario dell'Azienda Assistenza Sanitaria Bassa friulana-Isontina in merito al mantenimento di un
servizio fondamentale e apprezzato per il territorio gradese».
Volantinaggio e presidio contro i disservizi anche della riabilitazione
Sempre riguardo ai nodi sanitari gradesi i pensionati dei sindacati Cgil, Cisl e Uil effettueranno domani, dalle
8 alle 9. 30, un volantinaggio e un presidio al distretto sanitario gradese intervenendo ancora una volta sui
problemi irrisolti. Questo perché i servizi che non funzionano come si dovrebbe interessano davvero tutti.
Come il fatto che il pronto soccorso diventa l'unico punto di riferimento quando non c'è il medico di base.
Da ciò risulta, secondo i sindacati, che l'80% dei pazioenti che si reca al pronto soccorso (il riferimento è
ovviamente per quello di Gorizia) sono codici bianchi che dovrebbero invece essere risolti a livello
territoriale. «Ma siccome - affermano i sindacati - il riferimento territoriale c'è solo sulla carta, l'ospedale è
l'unica alternativa». Ciò causa lunghe attese addirittura di 10 ore. Le liste di attesa per effettuare esami di
vario genere vanno, secondo Cgil, Cisl e Uil, oltre alle regole e tempi previsti tanto che i pazienti sono
costretti a rivolgersi a strutture private a pagamento. I sindacati lamentano inoltre la mancanza di
personale tanto che risulta depotenziato il servizio del settore riabilitativo. An. Bo.

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