RASSEGNA STAMPA CGIL FVG - giovedì 10 ottobre 2019
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RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – giovedì 10 ottobre 2019 (Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti) ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2) Comunità, Province e Convenzioni. La giunta ridisegna la geografia del Fvg (M. Veneto, 3 articoli) Scatta l'assestamento bis. La sanità fa il pieno di fondi (Piccolo) Emissioni senza una autorizzazione: sigilli all'impianto di recupero plastica (M. Veneto) CRONACHE LOCALI (pag. 5) Cgil, sabato a Villanova arriva Landini (M. Veneto Pordenone, 2 articoli) Un'azienda siciliana si aggiudica l'appalto per la raccolta porta a porta (M. Veneto Udine) Attacco hacker alla rete Kipre, buste paghe ridotte ai lavoratori (M. Veneto Udine) Il cantiere per il ponte sul Fella non sarà aperto prima del 2021 (M. Veneto Udine) A Gemona i primi 10 posti letto per pazienti in stato vegetativo (M. Veneto Udine) Accoglienza, patto-paracadute per i 60 esuberi Ics (Piccolo Trieste) Greensisam rilancia la sfida Porto vecchio: tre investitori in pista (Piccolo Trieste) È emergenza organici nei vigili del fuoco: mancano 30 pompieri e 7 ispettori (Piccolo Go-Monf) Vescovini: «Ma quali reperti? Sono più a Sud» (Piccolo Gorizia-Monfalcone ) 1
ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA Comunità, Province e Convenzioni. La giunta ridisegna la geografia del Fvg (M. Veneto) Mattia Pertoldi - L'obiettivo è quello di ridisegnare la Regione come una realtà snella e flessibile in cui Trieste si occupi della pianificazione legislativa e lasci agli enti locali - Comuni e Province - la gestione concreta sul territorio. E per farlo, la giunta di centrodestra pensa a una radicale, per quanto graduale, rivoluzione della geografia istituzionale del Friuli Venezia Giulia. Una trasformazione che parte domani in giunta quando arriva il disegno di legge di riforma pensato e studiato dall'assessore Pierpaolo Roberti che si basa su uno schema a tre punte: Convenzioni, Comunità ed enti sub-regionali, cioè l'architrave delle future Province. La prima gamba della riforma è quella che istituisce le Convenzioni immaginate per garantire - in forma volontaria - la possibilità per i Comuni di svolgere in maniera coordinata una serie di funzioni e servizi municipali. Ogni Convenzione deve fissare, prevedendo anche la possibilità di costituire uffici integrati, la durata, la tipologia di collaborazione e di funzionamento della stessa.comunitàIl secondo step è quello delle Comunità che rappresentano il cuore del disegno di legge. Parliamo, infatti, di nuovi enti locali pensati - anche in questo caso in forma volontaria - per la gestione associata delle funzioni comunali. La bozza prevede la totale libertà per i Municipi di adesione - non c'è alcun vincolo geografico né dimensionale per cui possono bastare anche due Comuni a formare una Comunità - e di recesso. Sono formate, al loro interno, da Assemblea, presidente e Comitato esecutivo con questi ultimi due che durano in carica tre anni. L'Assemblea è composta dai sindaci che aderiscono alla Comunità e la formula scelta per le decisioni è quella di una testa un voto con ogni Municipio, in poche parole, che pesa alla stessa maniera. Il presidente può essere scelto anche al di fuori dell'Assemblea stessa ed è parte integrante del Comitato esecutivo. Strumento, quest'ultimo, che rappresenta l'organo di programmazione dell'ente ed è formato da un numero compreso (oltre al presidente) tra due e quattro componenti a seconda delle dimensioni della Comunità. Diverse, concettualmente, dalle Comunità sono le Comunità di montagna. Non soltanto perché qui l'adesione è obbligatoria per quanto riguarda la gestione associata delle funzioni tipicamente montane, ma perché nel disegno di legge si prevedono già cinque enti specifici, per quanto provvisori. L'elenco, infatti, comprende le Comunità di montagna delle Carnia, di Canal del Ferro e Valcanale, del Gemonese, della Destra Tagliamento e Dolomiti Friulane, del Natisone e Torre. Il loro compito è quello, essenzialmente, di promuovere l'economia, la società e la cultura del territorio di cui sono espressione. E se all'interno del Consiglio delle autonomie locali nascerà anche un Consiglio delle autonomie montane con funzioni di consultazione e concertazione, nonché di monitoraggio dello stato di progressione dei lavori montani, il Consorzio Comunità collinare del Friuli verrà trasformato in "semplice" Comunità collinare, con il subentro alla rispettiva Uti, entro il 30 settembre del prossimo anno.le future provinceUfficialmente la giunta ha deciso di chiamarli Enti di decentramento regionale (Edr), ma nei fatti rappresentano lo scheletro dal quale fare rinascere le "vecchie" Province. La Regione, nel dettaglio, prevede il trasferimento di una serie di funzioni, e relativo personale, tipico degli ex enti intermedi - a partire dall'edilizia scolastica - che, non a caso, saranno quattro e avranno come ambito territoriale di competenza quello delle "vecchie" Province di Udine, Pordenone, Gorizia e Trieste. Come previsto, in attesa di capire se si riuscirà a trasformarli in enti elettivi, è prevista la nomina di un Commissario per ogni Edr con l'operatività fissata al 1º luglio 2020. Le Uti, infine, sono sciolte di diritto dal 1º gennaio 2021 con i Comuni aderenti alle Unioni che non intendono proseguire la collaborazione tramite Comunità che dovranno deliberare l'uscita entro e non oltre il 31 marzo del prossimo anno. 2
Roberti: restituiamo dignità ai sindaci e libertà ai Comuni Pierpaolo Roberti utilizza spesso due parole, libertà e scelta, nel presentare il disegno di legge che domani in giunta avvierà ufficialmente la rivoluzione della geografia istituzionale della Regione promessa in campagna elettorale, e in tutto questo primo anno e mezzo di legislatura, dal centrodestra. E lo fa perché al di là degli aspetti tecnici il testo che arriverà in Aula a novembre è pensato, stando all'assessore, proprio per ridare quella dignità ai primi cittadini che secondo la maggioranza le Uti avevano tolto.Assessore perché non è stato sufficiente aver tolto l'obbligatorietà di adesione alle Uti?«Le Unioni sono concettualmente sbagliate visto che propongono un modello univoco di gestione per tutti, così Erto e Trieste vengono organizzate alla stessa maniera, e sono pure vincolanti. Nessuno, ad esempio, può passare da un'Uti a un'altra. In più non è stato risolto un altro problema fondamentale».Quale?«Quello della governance. Il centrosinistra ha obbligato i sindaci a prendere le cariche anche nelle Uti quando i primi cittadini sono già pieni di grattacapi nei propri Comuni e, spesso, vestono i panni degli amministratori quando non lavorano. In più, rappresentando il modello di formazione delle giunte anche nella gestione delle Uti, non si sono tutelate le minoranze creando un vero vulnus democratico. Pensateci: se io sono un sindaco della Lega, circondato da primi cittadini del Pd, non ho certo voglia di entrare in un'Unione in cui non ho alcuna chance di influire realmente sulla definizione dell'erogazione dei servizi che interessano il mio Comune»... Addio ai bonus per stimolare nuove fusioni tra Municipi Mattia Pertoldi - Programmi delle fusioni, incentivi per i referendum ancora prima del sì dei diversi Comuni e stanziamenti, in caso di unione, milionari addio, almeno per buona parte. La Regione targata centrodestra, infatti, si appresta a cancellare l'impostazione - per la verità con molte ombre e pochi risultati in questa terra dei mille campanili - della precedente maggioranza di centrosinistra.Nel processo di riforma degli enti locali, infatti, l'assessore Pierpaolo Roberti ha spiegato senza troppi giri di parole, già a partire dalla fine dello scorso anno, come la Regione non abbia intenzione di finanziare i percorsi di aggregazione. 3
Scatta l'assestamento bis. La sanità fa il pieno di fondi (Piccolo) Marco Ballico - È un assestamento d'autunno come quello di un anno fa, fatto di movimenti interni al bilancio, poste che erano state accantonate e ora vengono utilizzate. Un modo per razionalizzazione la spesa, spiegano gli uffici su un disegno di legge, "Misure finanziarie intersettoriali", da 41 milioni di euro, di cui la metà a coprire le esigenze del Servizio sanitario regionale, approvato dalla giunta e all'attenzione domani della prima commissione consiliare. A metà agosto l'assessore alla Salute Riccardo Riccardi anticipò una proiezione delle perdite a fine anno di poco inferiore ai 30 milioni. La Regione, nell'attesa della Finanziaria di fine anno, rimedia ora con 20,5 milioni. Un intervento, si legge nella relazione al ddl, legato al ricorso alle variazioni come «strumento necessario a garantire il razionale impiego delle risorse e a far fronte a circostanze imprevedibili che possono manifestarsi nel corso della gestione, successivamente all'approvazione del bilancio di previsione». Dopo quello della sanità, lo stanziamento più consistente è quello all'agricoltura. Al settore, più precisamente al Fondo di rotazione, vengono riservati infatti 10 milioni, con un sostegno straordinario per la Cantina di Rauscedo, interessata a inizio anno da un'indagine della Procura di Pordenone che ha portato prima al sequestro della produzione e quindi al declassamento di una parte del prodotto da Doc a vino generico, con conseguenti minori introiti per la cooperativa. Poste milionarie sono anche quelle per gli interventi di Politiche attive del lavoro (2 milioni), a supporto della natalità (1 milione 250 mila), per l'attuazione della Carta famiglia (1 milione 56 mila) e per l'abbattimento delle rette dei nidi d'infanzia (1 milione 44 mila). Il capitolo accoglienza e ospitalità dei minori stranieri non accompagnati da parte dei Comuni registra inoltre un incremento di dotazione pari a 1 milione 278 mila euro. Il settore delle infrastrutture, oltre ai 300 mila euro straordinari per l'avvio della stagione invernale (compreso uno studio di fattibilità sulle urgenze degli impianti di Sappada), vede un'erogazione per il Fondo regionale per l'edilizia scolastica (247 mila euro), come pure per le contribuzioni ai Comuni per la realizzazione di interventi antincendio negli edifici scolastici (408 mila euro). Soldi anche il sistema portuale (300 mila euro per Monfalcone e Porto Nogaro), sicurezza ed educazione stradale (1milione 22 mila euro) e mobilità ciclistica delle Uti e dei Comuni (190 mila euro).Quanto alle politiche di sostegno al lavoro, formazione professionale, sistema universitario e diritto allo studio, la giunta intende aumentare le risorse del Programma aggiuntivo regionale a valere sul Por Fse 2014-2020 per 146 mila euro. E ancora 100 mila euro sono previsti per la Fondazione internazionale Trieste nell'ambito di Esof 2020, 80 mila euro per i Consorzi per lo sviluppo universitario di Gorizia e Pordenone e 30 mila euro per la celebrazione da parte delle scuole del Giorno della Memoria. Ai centri del riuso sono riservati 166 mila euro per la prevenzione della produzione di rifiuti ambientali dei Comuni, mentre 35 mila euro sono finalizzati alla manutenzione ordinaria dei corsi d'acqua e 25 mila alla sistemazione di dissesti franosi. Infine la cultura: 750 mila euro per ristrutturazione e messa a norma del patrimonio edilizio sportivo 4
Emissioni senza una autorizzazione: sigilli all'impianto di recupero plastica (M. Veneto) Viviana Zamarian - Manca l'autorizzazione che certifica il collaudo finale dell'impianto di stoccaggio e recupero di rifiuti plastici e ingombranti e per lo stabilimento della Ergoplast di Pradamano scatta il sequestro preventivo eseguito dai carabinieri del Noe di Udine.A seguito del controllo eseguito dai militari del Nucleo operativo ecologico, il presidente della società Guido Dorigo risulta indagato per la violazione dell'articolo 256 del codice dell'ambiente (che punisce l'inosservanza dell'autorizzazione richiesta per lo svolgimento della gestione di rifiuti).Dalle ispezioni eseguite nella struttura in via Cussignacco, nell'ambito dell'attività di controllo disposta dal Comando carabinieri per la tutela ambientale, è emerso che lo stabilimento risultava privo delle necessarie autorizzazioni ambientali alla gestione dei rifiuti e alle conseguenti emissioni in atmosfera. Gli atti sono stati poi trasmessi in procura: a occuparsi del caso è il sostituto procuratore Elena Torresin. Il sequestro preventivo eseguito dai carabinieri, che ha interessato uno stabilimento di 18 mila metri quadrati e di 1.400 metri cubi di rifiuti stoccati, per un valore complessivo stimato attorno ai 2,5 milioni di euro, è stato successivamente convalidato dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Udine Andrea Odoardo Comez.L'azienda, con 15 anni di storia alle spalle e 21 dipendenti, chiarisce: «Si è trattato solo di una mera carenza formale a cui stiamo facendo fronte». E ribadisce che tale carenza non presuppone alcun tipo di pericolo per la salute. La ditta sta già regolarizzando la propria posizione. Ieri, infatti, è stato eseguito il collaudo con il successivo invio della relazione, tramite posta elettronica certificata, alla Regione, ente che ad agosto dell'anno scorso aveva autorizzato i lavori di ampliamento e potenziamento dell'impianto per raggiungere migliori risultati nel trattamento dei rifiuti ingombranti. Ed è proprio qui che è nato quello che è stato definito dalla società un «qui pro quo».I lavori alla Ergoplast hanno previsto la sistemazione dell'area esterna con la nuova pavimentazione, vasche di decantazione, potenziamento dell'antincendio, torre faro, strutture moderne e all'avanguardia per lo stoccaggio di rifiuti che vengono selezionati e recuperati. A mancare, dunque, era soltanto la relazione del collaudo finale.«Fino a quando c'era la Provincia - fanno sapere dall'azienda - proprio quell'ente dopo aver rilasciato le autorizzazioni per l'impianto nominava anche il collaudatore. Ora che le Province non ci sono più, le competenze sono passate alla Regione. Con questo trasferimento però le procedure sono cambiate perché non è più l'ente a nominare il collaudatore ma deve farlo l'azienda indicando, via pec, il nominativo. Di questo non eravamo a conoscenza e da qui è nata la mancanza».La Ergoplast è subito corsa ai ripari per regolarizzare la propria posizione e già oggi presenterà istanza di dissequestro dello stabilimento al tribunale del riesame.Sul caso è intervenuto anche il procuratore di Udine Antonio De Nicolo. «In questa vicenda - ha affermato -, non ho notato una situazione di particolare pericolosità oggettiva. In materia ambientale, del resto, abbiamo tantissimi casi di violazione meramente formali». «Comunque - ha concluso -, se il trasgressore dimostra una volontà riparatoria, il reato si può estinguere in via amministrativa, pagando una sanzione sicuramente più modesta rispetto a quello che sarebbe una sanzione penale. L'unico problema è che la regolarizzazione dell'attività richiede talvolta tempi lunghi». 5
CRONACHE LOCALI Cgil, sabato a Villanova arriva Landini (M. Veneto Pordenone) La Camera del lavoro di Pordenone celebrerà questo sabato al centro sportico comunale di via Pirandello 33 a Villanova i suoi primi 100 anni di vita alla presenza di Maurizio Landini, numero uno nazionale del sindacato.Il titolo dell'iniziativa sarà "1919-2019, cent'anni per il futuro", con inizio dalle 9 a Villanova di Pordenone, nelle strutture del centro sportivo comunale di via Pirandello. Dopo un intervento introduttivo di Vallan, sono previsti i contributi di Carlo Ghezzi della Fondazione Di Vittorio, degli storici Gian Luigi Bettoli ed Enzo Pagura, alcune brevi testimonianze di lavoratori e sindacalisti, prima dell'intervento conclusivo di Maurizio Landini, previsto per le 11.30. Dopo il pranzo, il pomeriggio (dalle 15) sarà interamente dedicato allo spettacolo, con le gag dei Papu e il concerto della Millo's Band.Maurizio Landini nacque, quarto di cinque figli, il 7 agosto 1961 a Castelnovo ne' Monti, in Emilia-Romagna, figlio di una casalinga e di un cantoniere, ex partigiano. Tifoso del Milan sin da piccolo, sognava di diventare un calciatore; abbandonò la scuola dopo avere frequentato per due anni l'istituto per geometri e a 15 anni iniziò a lavorare (per aumentare le entrate in famiglia) come apprendista saldatore in una cooperative di Reggio Emilia nel settore metalmeccanico. Iscrittosi al Partito Comunista Italiano, tra il 1984 e il 1985, entrò a far parte il 30 marzo del 2005 della segreteria nazionale della Fiom. Responsabile del settore dei veicoli a due ruote e del settore degli elettrodomestici, si occupò di trattative con aziende come Piaggio, Indesit Company e Electrolux. Il primo giugno del 2010 Landini diventò segretario nazionale della Fiom e all'inizio del 2019 nuovo segretario generale della Cgil subentrando a Susanna Camusso. Dalle società di mutuo soccorso alle moderne battaglie sindacali Flavio Vallan, segretario generale della Cgil di Pordenone - La celebrazione del centenario della nascita della Camera del Lavoro di Pordenone vuole ricordare l'impegno di molti lavoratori ed attivisti che nei primi anni dello scorso secolo diedero vita, anche nella nostra regione e nella nostra provincia, alle prime Camere del Lavoro.Istituzioni che attraverso la mutualità, la promozione dell' occupazione e le rivendicazioni per il miglioramento materiale e dei diritti dei lavoratori ebbero una grande importanza per lo sviluppo successivo non solo del sindacato, ma anche del welfare moderno e delle stesse società democratiche in cui viviamo oggi. La Camera del Lavoro di Pordenone nacque nel 1919, nei primi giorni di luglio, per iniziativa di alcuni attivisti delle leghe sindacali degli operai edili. Ad essa aderirono fin da subito oltre tremila lavoratori e lavoratrici fra edili, tessili e metallurgici.Alcuni storici ci aiuteranno, con le loro relazioni, a ripercorrere quegli eventi, che rievochiamo e celebriamo alla presenza del nostro segretario generale Maurizio Landini, cui spetterà la conclusione dei lavori.Dalle prime Società di mutuo soccorso prima alle Camere del lavoro poi, a partire dalla fine dell'Ottocento queste forme di associazionismo e di solidarietà si sono moltiplicate in Italia come in Europa, sospinte dalla iniziativa di molti lavoratori, di centinaia di attivisti e di alcuni coraggiosi intellettuali. Le Camere del Lavoro sono cresciute grazie alla solidarietà e alla capacità delle persone umili di organizzarsi insieme, di dare vita a comunità di lavoratori e di farle diventare un potente strumento di mutualità, protezione sociale, anche di alfabetizzazione, fino a sedimentare la costruzione di un'autonoma cultura del lavoro.Lo hanno fatto, agli albori del nostro sindacato, con strumenti come la chiamata numerica dei disoccupati, con la solidarietà materiale delle mutue autogestite, con le biblioteche e le scuole, con la diffusione della cultura e di una prima coscienza di classe, che si è tradotta poi nella centralità del lavoro e del lavoratore nei processi di produzione, fondamento della forza del futuro movimento operaio.Il lavoro di semina e di impegno per queste persone è stato duro ed è durato a lungo: il miglioramento della propria condizione di lavoratori, l'affermazione di un semplice diritto e di una libertà, la dignità di essere considerati persone che lavorano e non merce , la stessa emancipazione personale dall' abbrutimento erano il fine stesso di una nobile e disinteressata passione che muoveva questi uomini e queste donne.Certamente i nostri giorni non sono comparabili con quell'epoca: le condizioni economiche, sociali, culturali e anche politiche sono profondamente diverse.Tuttavia noi siamo convinti che invece il messaggio che viene dall'impegno di quegli uomini e quelle donne parli anche alle nostre società avanzate; dove sempre di più, insieme al benessere, stanno aumentando le diseguaglianze, le ingiustizie e le contrapposizioni sociali, al punto che dall'indebolimento delle nostre democrazie e dalla crisi di un modello di società sempre meno partecipato dai cittadini prendano di nuovo piede le subculture del fascismo, del razzismo e perfino della lotta fra le nazioni.È in questa riflessione che vogliamo ricercare le ragioni del 6
nostro impegno di oggi come sindacato generale, ed è partendo da qui che vogliamo imperniare i lavori di questa giornata. Un'azienda siciliana si aggiudica l'appalto per la raccolta porta a porta (M. Veneto Udine) Christian Seu - Sarà l'azienda messinese Onofaro Antonino a occuparsi del servizio di raccolta dei rifiuti porta a porta in città. La ditta siciliana, che da anni collabora con la Net, si è aggiudicata la gara d'appalto con un ribasso d'asta del 6,67 per cento sull'importo complessivo a base di gara fissato in 9,3 milioni di euro. La commissione giudicatrice ha comunicato nei giorni scorsi al consiglio d'amministrazione della multiutility friulana l'esito della procedura a evidenza pubblica, alla quale aveva partecipato anche un'altra azienda, la piemontese Teknoservice.La Onofaro opera in Friuli dallo scorso decennio: si è occupata della raccolta differenziata di Tolmezzo, Amaro e Buja. L'impresa, oltre ai servizi di raccolta, trasporto e conferimento in impianto, si occupa della messa in sicurezza di siti inquinati, la costruzione e gestione di impianti di trattamento rifiuti solidi e urbani. Determinante per sbaragliare la sparuta concorrenza è stata anche l'offerta tecnica migliorativa avanzata dall'azienda siciliana, particolarmente convincente sugli aspetti legati alla sicurezza dei lavoratori. L'appalto è triennale e prevede un'opzione per il prolungamento del servizio per un ulteriore biennio, per coprire il quale è previsto uno stanziamento di 6,1 milioni di euro. Gli addetti della Onofaro inizieranno a lavorare in Friuli già entro la fine del mese, quando andrà pianificata la distribuzione dei bidoncini nella seconda circoscrizione (Cormor, San Domenico, Villaggio del Sole, Rizzi, San Rocco) dove a dicembre partirà la sperimentazione del sistema di raccolta differenziata porta a porta. «Stimiamo di consegnare i contenitori, cinque per ogni famiglia, a partire dai primi giorni di novembre - spiega il direttore generale della Net, Massimo Fuccaro -. L'avvio del servizio è previsto invece per dicembre». Sempre con un occhio alla decisione del Tar, davanti al quale pende un ricorso presentato da un gruppo di undici cittadini, con l'appoggio del Pd e della civica Prima Udine, che punta alla sospensione del provvedimento.Oltre ai bottini, saranno consegnati alle famiglie anche una brochure e un manualetto che spiegherà nel dettaglio come conferire correttamente i rifiuti. Il calendario con le giornate di raccolta sarà predisposto, per la circoscrizione 2, nei prossimi giorni: al momento è certo che il secco sarà ritirato una volta alla settimana, l'umido due (ma, specie nei mesi estivi, i passaggi potrebbero salire a tre), il vetro, la plastica e la carta una volta ogni quindici giorni, mentre per il verde si pensa a un sistema a chiamata. A quel punto, entro febbraio dovrebbe partire la seconda fase di attivazione del nuovo sistema di raccolta delle immondizie, con il coinvolgimento delle utenze delle circoscrizioni 4 (Udine Sud-Baldasseria), 5 (Cussignacco-Paparotti) e 6 (San Paolo-Sant'Osvaldo), che anticiperanno la partenza tout-court negli altri quartieri. Resta totalmente in capo alla Net invece la raccolta porta a porta nel quartiere centro, dove già ora l'azienda friulana si occupa dell'asporto dei rifiuti. Attacco hacker alla rete Kipre, buste paghe ridotte ai lavoratori (M. Veneto Udine) Maura Delle Case - Buste paga più leggere per i dipendenti dei prosciuttifici Principe e King's. A causa del recente attacco hacker alla rete del gruppo Kipre, gli stipendi che i lavoratori riceveranno oggi saranno pagati infatti soltanto all'85%.Lo ha fatto sapere la direzione aziendale con una comunicazione indirizzata al personale dipendente e alle organizzazioni sindacali spiegando che, causa l'hackeraggio, «non è stato possibile rilevare compiutamente le presenze del mese di settembre relative a tutto il personale del gruppo con la conseguente difficoltà di definire le spettanze per gli stipendi mensili».Visto l'impedimento, la direzione ha comunicato la decisione di provvedere alla liquidazione, in acconto sul dovuto, dell'importo corrispondente all'85% della retribuzione fissa individualmente spettante, incluso l'anticipo della Cigo.Ha quindi aggiunto che «non appena il problema sarà risolto, saranno predisposti i prospetti paga e corrisposta la differenza».È l'ennesima batosta per i lavoratori, che in queste ore attendono con il fiato sospeso notizie sul proprio futuro dopo il forfait del fondo QuattroR che avrebbe dovuto rilanciare le aziende del gruppo in crisi finanziaria.Al fallimento della trattativa si aggiunge ora la doccia fredda dello stipendio corrisposto soltanto parzialmente.«Una notizia che aggrava la preoccupazione dei lavoratori - ha commentato ieri la segretaria di Flai Cgil Udine, Michela Martin -. Ora attendiamo il tavolo in Regione sperando di incontrare la proprietà e capire quali soluzioni intenda perseguire». 7
Il cantiere per il ponte sul Fella non sarà aperto prima del 2021 (M. Veneto Udine) Tanja Ariis - L'inizio dei lavori sul ponte sul Fella (quello oggi col semaforo)per sostituire l'esistente sono previsti a inizio 2021. Lo spiega FvgStrade, che interviene dopo le lamentele di cittadini e amministratori carnici per i disagi. La società specifica che l'attuale circolazione a senso unico alternato regolato da semaforo è stata istituita dopo la verifica del ponte e a scopo precauzionale, in attesa della sua manutenzione straordinaria, il cui progetto di fattibilità tecnica ed economica è stato redatto a giugno 2019 e ora, dopo tutte le autorizzazioni previste, dovrà essere approvato dalla Direzione regionale Infrastrutture.Per consentire la partenza del primo lotto dei lavori, rileva, la società era in attesa di ricevere la disponibilità delle aree da parte dei titolari dei beni (Comune di Amaro, Comune di Venzone e Cosel): «La situazione - segnalano da FvgStrade - si è risolta solo la scorsa settimana quando, dopo l'ultima deliberazione del Comune di Venzone che ancora mancava, è stato firmato il verbale di cessione delle aree a FvgStrade. Con questo atto la società potrà utilizzare il vecchio ponte ferroviario adiacente al ponte sul Fella, in modo da ripristinare la circolazione in entrambi i sensi di marcia (utilizzando tale ponte ferroviario per una direttrice e il "vecchio" ponte sul Fella unicamente nell'altra direttrice) ed eliminare il semaforo che crea i disagi lamentati dai cittadini. Per consentire un tanto, saranno ora messi in atto alcuni lavori di manutenzione ordinaria che si conta verranno ultimati nei prossimi mesi, così da poter disporre della nuova circolazione entro l'anno in corso. Nel frattempo si procederà con la progettazione esecutiva del nuovo ponte sul Fella in sostituzione di quello attuale recuperando il sistema fondazionale esistente. Il progetto esecutivo si potrà concludere ragionevolmente entro metà 2020, con successiva gara e consegna dei lavori che potrà avvenire presumibilmente 6-9 mesi dopo, considerando le tempistiche previste dalla normativa sugli appalti».Sul ponte di Entrampo il presidente di FvgStrade, Raffaele Fantelli, rassicura: «Il ponte è costantemente monitorato, ma non presentando problematiche strutturali di stabilità complessiva non rientra tra quelli con "codice rosso". Il ponte avrebbe necessità di sostituzione delle barriere (è stato costruito nel 1917 dall'allora Generale di Corpo d'Armata Tommaso Lequio), il che richiederebbe necessariamente la chiusura alla viabilità per il tempo necessario agli interventi e l'autorizzazione della Soprintendenza». Per Fantelli, comunque, anche se si sostituissero le barriere il problema della viabilità non sarebbe risolto «in quanto la sezione stradale rimarrebbe praticamente identica all'esistente e quindi ancora deficitaria. Esiste anche un progetto definitivo datato 2014 che dovrebbe acquisire le autorizzazioni, ma in ogni caso è necessario decidere di concerto con l'amministrazione regionale l'intervento migliore, in modo da ragionare sull'impatto che i lavori avrebbero sulla viabilità complessiva del territorio». 8
A Gemona i primi 10 posti letto per pazienti in stato vegetativo (M. Veneto Udine) Elena Del Giudice - La loro esistenza è finita in un limbo. Aprono gli occhi, li chiudono, il loro cuore batte, i polmoni respirano, ma non riescono a interagire con il mondo esterno. Vengono definiti pazienti in "stato vegetativo". Altri invece manifestano segnali circa la presenza di un certo grado di consapevolezza, ma non sono in grado di rispondere in modo appropriato a domande o a svolgere azioni specifiche dietro richiesta. Vengono chiamati pazienti in "stato di coscienza minimo". A determinare queste condizioni è solitamente un danno importante al cervello, spesso in conseguenza di un trauma cranico. È intuibile come si tratti di drammi personali e familiari che è difficile affrontare, e lo è ancor di più quando, finita la fase delle terapie ospedaliere, la domanda che segue è: che cosa accade ora? Ci sono persone che, avendo possibilità, capacità e risorse, tornano a casa, assistite dai familiari e dai servizi domiciliari; altre, dimesse dagli ospedali per acuti, vengono accolte in casa di riposo (con gli intuibili costi a carico delle famiglie). Oggi, finalmente, a Gemona sono stati istituti 10 posti letto "Speciali unità di assistenza protratta", abbreviato in Suap, dando concretezza ad un progetto abbozzato ancora nel 2012 dalla Direzione centrale della Salute, poi inserito nella legge di riforma della Sanità del Fvg del 2014, quindi "dimenticato" per alcuni anni, e ripreso in mano la scorsa primavera dal Commissario straordinario di Asui Udine e Ass3 Alto Friuli, Giuseppe Tonutti. La sede individuata è quella di Gemona, il complesso è lo stesso della Rsa dove, nell'ala nord, è stato ricavato lo spazio per ristrutturare 10 camere singole, accoglienti, dotate di aria condizionata e dei comfort necessari, da destinare, per l'appunto, al Suap.Nel mese di luglio è stato trasferito dal Gervasutta il primo paziente, a oggi sono 3 quelli accolti a Gemona, con l'obiettivo di andare a regime con i 10 posti letto che sono destinati a persone residenti nella provincia di Udine, ma che possono accogliere persone di altri territori. Nel qual caso l'Azienda di competenza rimborserà alla Ass3 oggi e all'AsuFc (Azienda sanitaria universitaria Friuli Centrale) dal primo gennaio 2020, un costo pari a 262 euro al giorno. L'accoglienza è coordinata con il Gervasutta, che si occupa invece della fase iniziale di neuroriabilitazione nel post cerebrolesione, ed è dedicata a persone a bassa responsività protratta, stati vegetativi e stati di minima coscienza che qui troveranno il setting di cura più adeguato alle loro condizioni. L'unità parte dunque per la fase di sperimentazione che si protrarrà fino alla fine di dicembre 2020, con l'obiettivo di valutare fabbisogno e risposte e tarare il servizio. «L'accesso dei pazienti - si legge nella delibera del commissario Tonutti - deve essere preceduto dalla redazione di un progetto assistenziale e riabilitativo e dall'autorizzazione del Distretto di residenza». Accoglienza, patto-paracadute per i 60 esuberi Ics (Piccolo Trieste) Lilli Goriup - Sindacati e Ics hanno raggiunto un «accordo paracadute» sulla sessantina di esuberi previsti che, da un momento all'altro, potrebbero tradursi in licenziamenti e colpire così i dipendenti della realtà che si occupa di accoglienza. Il condizionale resta d'obbligo perché, a oggi, non vi sono certezze appunto sul futuro del sistema d'accoglienza cittadino, che continua a funzionare in regime di proroga alle condizioni che hanno preceduto il cambio di rotta dell'ex governo gialloverde. «È un accordo sindacale complessivo - spiega Virgilio Toso della Cgil Fp, anche a nome delle sigle Uiltucs, Usb e Usi - finalizzato a costruire una cornice di salvaguardia il più lungimirante possibile, tramite l'utilizzo di ammortizzatori sociali quali il Fondo d'integrazione salariale e la Naspi ma anche tramite un'ampia copertura temporale a disposizione per la ricollocazione dei lavoratori, che conserveranno così il diritto a rientrare nell'organico dell'Ics in maniera prioritaria rispetto a eventuali nuovi assunti fino a sei mesi dopo il percepimento dell'ultima indennità Naspi». «L'Ics nel frattempo rimane in stato di crisi», prosegue il sindacalista: «Speriamo non si arrivi a tanto ma è impossibile sapere come si evolverà la situazione. Continueremo a monitorarla con degli incontri periodici e chiederemo alla Regione di farsi parte attiva nell'iter».A rendere il futuro tanto incerto sono due procedure in corso da quest'estate: l'affidamento di Casa Malala (per cui concorrono tre grandi realtà provenienti da fuori regione, oltre che il tandem Ics-Caritas) e la negoziazione Ics-Prefettura, finalizzata a stabilire un tariffario per l'accoglienza diffusa coerente con i costi del servizio secondo il precedente governo a traino leghista. Il prefetto Valerio Valenti conferma che l'esito di entrambi gli iter è da definirsi, sottolineando di essere in attesa di un riscontro dell'Ics. «Ogni possibilità rimane aperta», commenta dal canto suo il presidente Ics Gianfranco Schiavone: «C'è stata una discontinuità politica a livello nazionale che finora non ha tuttavia dato segnali univoci. Si dice di voler tornare a un'accoglienza di qualità, che però è incompatibile con i capitolati di epoca salviniana in vigore. Noi continuiamo a essere indisponibili a gestire "strutture pollaio"». 9
Greensisam rilancia la sfida Porto vecchio: tre investitori in pista (Piccolo Trieste) Massimo Greco - Tre mesi di proroga a Greensisam. Obiettivo: convertire la vecchia concessione demaniale relativa ai Magazzini 2A-2-1A-4-3, rilasciata dall'Autorità portuale, nel nuovo contratto di locazione, che andrà firmato con il neo-proprietario del Porto vecchio, il Comune di Trieste. La precedente proroga scadrà il 24 ottobre ma la civica amministrazione ne disporrà un'altra che avrà come termine la fine di gennaio 2020: a convincere il direttore dei Lavori Pubblici municipali, Enrico Conte, è stato ieri mattina alle 11 l'incontro con Marco Rambaldi, in rappresentanza del concessionario Greensisam, l'azienda fondata da Pierluigi Maneschi. Sono in piedi - ha comunicato il manager livornese, alle spalle un lungo periodo di dirigenza alla Parmalat - trattative con tre investitori interessati a scommettere sulla trasformazione dei 5 magazzini che nel 2005 furono dati in concessione per 99 anni. Rambaldi non ha fornito indicazioni ulteriori sul promettente "triplete" ma conta di stringere al dunque entro l'inizio del prossimo anno. Il masterplan, elaborato dalla società, prevede un utilizzo "misto" per quella che era stata definita "cittadella Greensisam": amministrativo, commerciale, parking, residenziale, albergaggio. Un tocco di verde dovrebbe collegare i cinque edifici, disposti su tre fila, agli antichi varchi aperti su piazza della Libertà. Un progetto quotato 150 milioni di euro.Sia chiaro, non sono certo le prime trattative annunciate dal concessionario, che negli ultimi cinque anni, tra soci svizzeri e fondi austro-tedeschi, ha dispensato auspici poi non concretizzati. Quello che è cambiato - come ha sottolineato Conte durante il colloquio con Rambaldi - è il contesto generale di Porto vecchio: la parte settentrionale (verso Barcola) procede con il polo culturale- congressuale; la parte centrale attende che la società consortile Comune-Regione-Autorità (invero piuttosto lenta nella costituzione) imposti il programma promozione-vendita di una quarantina di stabili; la parte meridionale alias Greensisam, la più prossima al centro, è ferma da anni. Una certa disomogeneità nello sviluppo di Porto vecchio motiva il Comune a sollecitare la risposta di Greensisam, che da avanguardia rischia di trasformarsi in retroguardia.Certo il Comune non vuole passare a vie di fatto, revocando la concessione, se non altro perchè la società versa un canone annuo pari a 513 mila euro. In maggio la scomparsa di Pierluigi Maneschi ha privato il gruppo dello storico riferimento, un'attenuante che pesa. Ma il Municipio ha ricordato che ci sono 11 milioni di oneri di urbanizzazione (reti elettriche, idriche, energetiche, fognarie, viarie) in capo a Greensisam (sul punto il Municipio non intende neppure consultare il dossier). Tra l'altro anche i 5 magazzini, il cui valore è stimato 16 milioni, saranno sottoposti a procedura d'asta, fatto salvo il diritto di prelazione esercitabile dalla concessionaria.Conte ha mostrato la mappa urbana a Rambaldi: il 24 ottobre scadono i termini della gara Carciotti, il bando di gara per gestire l'Urban Center in corso Cavour è imminente, la riqualificazione di piazza Libertà si trova a un buono stato di avanzamento, la demolizione della Tripcovich è decisa. Qualche sussulto sembra avvertirsi persino dal Silos. Insomma l'unico ambito zonale, su cui al momento non ci sono aggiornamenti, è "cittadella Greensisam".La novella, portata ieri da Rambaldi, attenua le preoccupazioni comunali. Per quanto piuttosto generiche, le tre trattative riaccendono i riflettori su un'area strategica dell'assetto urbano cittadino. 10
È emergenza organici nei vigili del fuoco: mancano 30 pompieri e 7 ispettori (Piccolo Go-Monf) Francesco Fain - Coperta corta (mancano 30 unità), carichi di lavoro sempre più pesanti e stressanti, il raggio d'azione che si allarga molte volte anche in provincia di Udine, mezzi datati e con chilometraggi elevati. Dulcis in fundo, l'età media dei pompieri al lavoro che è, ormai, di 50 anni con i nuovi entrati non più giovanissimi, avendo dai 35 ai 40 anni.A denunciare le difficoltà quotidiane di quello che è il corpo più amato dagli italiani è il sindacato autonomo del Conapo, rappresentato dal segretario regionale Damjan Nacini e da quello provinciale Claudio Ughi.La situazione dei vigili del fuoco, negli ultimi mesi, nonostante gli appelli a fare qualcosa e a invertire la marcia, non è cambiata. «Anzi, è peggiorata», rimarca con fermezza il sindacato che fornisce la bussola della situazione.«Il nostro Comando - annota Ughi - prevede, come pianta organica ottimale, la presenza di 208 unità. In realtà, stiamo lavorando con 30 unità in meno, fra funzionari capi reparto/capi squadra e vigili del fuoco. Negli ultimi mesi sono arrivati 4 rinforzi ma, a novembre, altrettante persone andranno via, trasferite». In più, vanno messi nel calderone i pensionamenti anche se, a sentire Ughi, praticamente nessuno ha sfruttato le possibilità fornite da Quota cento. «Poi, mancano 7 ispettori. E, ultimamente, siamo chiamati ad intervenire spesse volte sulla A4 per gli incidenti stradali fra Villesse e Palmanova, essendo più vicini ai colleghi di Cervignano del Friuli. È capitato anche di intervenire nel Cividalese». Insomma, il raggio d'azione si amplia ma le forze in campo sono sempre le stesse. E l'età avanza con tutto ciò che ne consegue anche in termini di efficacia e freschezza.Sullo sfondo, poi, c'è la storia infinita (e irrisolta) del distaccamento stagionale di Grado. Nei giorni scorsi, la deputata leghista Vannia Gava ha incontrato in città i rappresentanti del sindacato Conapo. «Le abbiamo consegnato un documento e spiegato che la carenza cronica nel Fvg causa ricadute negative nel garantire il soccorso tecnico urgente ai cittadini. La caratteristica di urgenza viene a mancare in caso di interventi che coinvolgono le varie attività industriali ed artigianali o su incidenti che si verificano lungo le arterie di comunicazione (autostrade, strade ,e linee ferroviarie) e nei periodi di massimo afflusso nelle località turistiche. Allo stesso modo la mancanza di vigili del fuoco si ripercuote anche negli interventi di media entità. Mancano circa 130 unità operative fra i vari comandi della regione e i prossimi pensionamenti aggraveranno la situazione se non si corre ai ripari. Oltre a ciò è necessario convertire la sede dei vigili del fuoco di Latisana da volontaria a permanente e aprire un presidio fisso a Grado e Sacile».Il segretario regionale del Conapo Damjan Nacini ha chiesto all'onorevole Gava «l'impegno per rappresentare queste urgenze del Friuli Venezia Giulia al nuovo ministro dell'Interno e al nuovo governo per porre la parola fine alla carenza del personale. Ma anche di dare soluzione al problema del trattamento del corpo di serie B che subiscono tutti vigili del fuoco d'Italia in quanto a retribuzioni e tutele previdenziali, i più penalizzati tra tutti dello Stato».«Chiediamo che su questi temi senza colore politico si cerchino soluzioni urgenti anche attraverso doverose convergenze tra maggioranza e opposizione. Noi continueremo a sollecitare», conclude Nacini. 11
Vescovini: «Ma quali reperti? Sono più a Sud» (Piccolo Gorizia-Monfalcone ) Alessandro Vescovini, presidente di Sbe Varvit, non ha gradito il braccio di ferro tra Gualtiero Pin (M5s) e sindaco sulla cessione di 75 metri di strada per un park in via Bagni. «La società - spiega -, considerando l'incremento degli occupati, in gran prevalenza automuniti, si preoccupa di realizzare a sue spese i parcheggi necessari a evitare problemi alle maestranze e soprattutto ottemperare agli obblighi di legge». «Al contrario di alcune altre realtà - arringa - ha sempre realizzato i posteggi pagandoli di tasca propria, anche negli anni in cui il Csim, ai tempi della giunta Pizzolitto, realizzava l'enorme multipiano in prossimità di Ansaldo e Fincantieri». E di recente, su intesa con l'ente per la nuova bretella di collegamento ha pure ceduto «una parte dei propri terreni». Negli ultimi mesi è venuta invece la necessità di un nuovo park e così Sbe ha richiesto di poter acquisire un tratto di strada di via dei Bagni vecchia «per consentire un passaggio sicuro e al riparo dalla pioggia per i dipendenti». «Prima di inoltrare l'istanza - ancora Vescovini - Sbe si è preoccupata di richiedere un parere alla Sopraintendenza, che ha certificato l'assenza interesse archeologico nell'area». Di più: «L'archeologo cui, nel rispetto delle norme vigenti, è stato chiesto un parere ha certificato che i pochi ritrovamenti del vecchio insediamento della Marcelliana si trovano molto più a sud, verso la Defranceschi». «Dunque - prosegue - sorge spontanea una domanda: perché il solerte Pin non si è preoccupato del grande interesse archeologico del vecchio insediamento della Marcelliana quando si è realizzata un anno fa la nuova bretella che, guarda caso, insiste nello stesso luogo dei vecchi ritrovamenti, mentre ora è terrorizzato dai 75 metri di strada che diverranno di Sbe ben lontani da quei posti? Perché insinuare tra le righe trattamenti di favore a un'azienda che non ha mai chiesto né avuto nulla dal territorio, ma ha solo dato tantissimo in termini di investimenti e occupazione, azzerando l'impatto ambientale?». L'imprenditore si è fatto una domanda ma si è anche dato una risposta: «Per attaccare, come sempre, il signor Vescovini Alessandro». «Perché Pin - conclude -: era assessore all'ambiente ai tempi della giunta Altran, tempi bui quando si parlava di carbone pulito e di raddoppio della centrale termoelettrica come se fosse acqua fresca». «Certamente - termina - le mie posizioni contro il carbone non mi hanno reso simpatico. Ma la buffonata di ieri in Consiglio è solo l'ennesimo episodio di una lunga e triste storia». 12
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