RASSEGNA STAMPA CGIL FVG - giovedì 10 ottobre 2019

Pagina creata da Filippo Ceccarelli
 
CONTINUA A LEGGERE
RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – giovedì 10 ottobre 2019
(Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono
scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti)

ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2)
Comunità, Province e Convenzioni. La giunta ridisegna la geografia del Fvg (M. Veneto, 3 articoli)
Scatta l'assestamento bis. La sanità fa il pieno di fondi (Piccolo)
Emissioni senza una autorizzazione: sigilli all'impianto di recupero plastica (M. Veneto)
CRONACHE LOCALI (pag. 5)
Cgil, sabato a Villanova arriva Landini (M. Veneto Pordenone, 2 articoli)
Un'azienda siciliana si aggiudica l'appalto per la raccolta porta a porta (M. Veneto Udine)
Attacco hacker alla rete Kipre, buste paghe ridotte ai lavoratori (M. Veneto Udine)
Il cantiere per il ponte sul Fella non sarà aperto prima del 2021 (M. Veneto Udine)
A Gemona i primi 10 posti letto per pazienti in stato vegetativo (M. Veneto Udine)
Accoglienza, patto-paracadute per i 60 esuberi Ics (Piccolo Trieste)
Greensisam rilancia la sfida Porto vecchio: tre investitori in pista (Piccolo Trieste)
È emergenza organici nei vigili del fuoco: mancano 30 pompieri e 7 ispettori (Piccolo Go-Monf)
Vescovini: «Ma quali reperti? Sono più a Sud» (Piccolo Gorizia-Monfalcone )

                                                          1
ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA

Comunità, Province e Convenzioni. La giunta ridisegna la geografia del Fvg (M. Veneto)
Mattia Pertoldi - L'obiettivo è quello di ridisegnare la Regione come una realtà snella e flessibile in cui
Trieste si occupi della pianificazione legislativa e lasci agli enti locali - Comuni e Province - la gestione
concreta sul territorio. E per farlo, la giunta di centrodestra pensa a una radicale, per quanto graduale,
rivoluzione della geografia istituzionale del Friuli Venezia Giulia. Una trasformazione che parte domani in
giunta quando arriva il disegno di legge di riforma pensato e studiato dall'assessore Pierpaolo Roberti che si
basa su uno schema a tre punte: Convenzioni, Comunità ed enti sub-regionali, cioè l'architrave delle future
Province.
La prima gamba della riforma è quella che istituisce le Convenzioni immaginate per garantire - in forma
volontaria - la possibilità per i Comuni di svolgere in maniera coordinata una serie di funzioni e servizi
municipali. Ogni Convenzione deve fissare, prevedendo anche la possibilità di costituire uffici integrati, la
durata, la tipologia di collaborazione e di funzionamento della stessa.comunitàIl secondo step è quello delle
Comunità che rappresentano il cuore del disegno di legge. Parliamo, infatti, di nuovi enti locali pensati -
anche in questo caso in forma volontaria - per la gestione associata delle funzioni comunali. La bozza
prevede la totale libertà per i Municipi di adesione - non c'è alcun vincolo geografico né dimensionale per
cui possono bastare anche due Comuni a formare una Comunità - e di recesso. Sono formate, al loro
interno, da Assemblea, presidente e Comitato esecutivo con questi ultimi due che durano in carica tre anni.
L'Assemblea è composta dai sindaci che aderiscono alla Comunità e la formula scelta per le decisioni è
quella di una testa un voto con ogni Municipio, in poche parole, che pesa alla stessa maniera. Il presidente
può essere scelto anche al di fuori dell'Assemblea stessa ed è parte integrante del Comitato esecutivo.
Strumento, quest'ultimo, che rappresenta l'organo di programmazione dell'ente ed è formato da un
numero compreso (oltre al presidente) tra due e quattro componenti a seconda delle dimensioni della
Comunità.
Diverse, concettualmente, dalle Comunità sono le Comunità di montagna. Non soltanto perché qui
l'adesione è obbligatoria per quanto riguarda la gestione associata delle funzioni tipicamente montane, ma
perché nel disegno di legge si prevedono già cinque enti specifici, per quanto provvisori. L'elenco, infatti,
comprende le Comunità di montagna delle Carnia, di Canal del Ferro e Valcanale, del Gemonese, della
Destra Tagliamento e Dolomiti Friulane, del Natisone e Torre. Il loro compito è quello, essenzialmente, di
promuovere l'economia, la società e la cultura del territorio di cui sono espressione. E se all'interno del
Consiglio delle autonomie locali nascerà anche un Consiglio delle autonomie montane con funzioni di
consultazione e concertazione, nonché di monitoraggio dello stato di progressione dei lavori montani, il
Consorzio Comunità collinare del Friuli verrà trasformato in "semplice" Comunità collinare, con il subentro
alla rispettiva Uti, entro il 30 settembre del prossimo anno.le future provinceUfficialmente la giunta ha
deciso di chiamarli Enti di decentramento regionale (Edr), ma nei fatti rappresentano lo scheletro dal quale
fare rinascere le "vecchie" Province. La Regione, nel dettaglio, prevede il trasferimento di una serie di
funzioni, e relativo personale, tipico degli ex enti intermedi - a partire dall'edilizia scolastica - che, non a
caso, saranno quattro e avranno come ambito territoriale di competenza quello delle "vecchie" Province di
Udine, Pordenone, Gorizia e Trieste. Come previsto, in attesa di capire se si riuscirà a trasformarli in enti
elettivi, è prevista la nomina di un Commissario per ogni Edr con l'operatività fissata al 1º luglio 2020. Le
Uti, infine, sono sciolte di diritto dal 1º gennaio 2021 con i Comuni aderenti alle Unioni che non intendono
proseguire la collaborazione tramite Comunità che dovranno deliberare l'uscita entro e non oltre il 31
marzo del prossimo anno.

                                                       2
Roberti: restituiamo dignità ai sindaci e libertà ai Comuni
Pierpaolo Roberti utilizza spesso due parole, libertà e scelta, nel presentare il disegno di legge che domani
in giunta avvierà ufficialmente la rivoluzione della geografia istituzionale della Regione promessa in
campagna elettorale, e in tutto questo primo anno e mezzo di legislatura, dal centrodestra. E lo fa perché al
di là degli aspetti tecnici il testo che arriverà in Aula a novembre è pensato, stando all'assessore, proprio
per ridare quella dignità ai primi cittadini che secondo la maggioranza le Uti avevano tolto.Assessore perché
non è stato sufficiente aver tolto l'obbligatorietà di adesione alle Uti?«Le Unioni sono concettualmente
sbagliate visto che propongono un modello univoco di gestione per tutti, così Erto e Trieste vengono
organizzate alla stessa maniera, e sono pure vincolanti. Nessuno, ad esempio, può passare da un'Uti a
un'altra. In più non è stato risolto un altro problema fondamentale».Quale?«Quello della governance. Il
centrosinistra ha obbligato i sindaci a prendere le cariche anche nelle Uti quando i primi cittadini sono già
pieni di grattacapi nei propri Comuni e, spesso, vestono i panni degli amministratori quando non lavorano.
In più, rappresentando il modello di formazione delle giunte anche nella gestione delle Uti, non si sono
tutelate le minoranze creando un vero vulnus democratico. Pensateci: se io sono un sindaco della Lega,
circondato da primi cittadini del Pd, non ho certo voglia di entrare in un'Unione in cui non ho alcuna chance
di influire realmente sulla definizione dell'erogazione dei servizi che interessano il mio Comune»...
Addio ai bonus per stimolare nuove fusioni tra Municipi
Mattia Pertoldi - Programmi delle fusioni, incentivi per i referendum ancora prima del sì dei diversi Comuni
e stanziamenti, in caso di unione, milionari addio, almeno per buona parte. La Regione targata
centrodestra, infatti, si appresta a cancellare l'impostazione - per la verità con molte ombre e pochi risultati
in questa terra dei mille campanili - della precedente maggioranza di centrosinistra.Nel processo di riforma
degli enti locali, infatti, l'assessore Pierpaolo Roberti ha spiegato senza troppi giri di parole, già a partire
dalla fine dello scorso anno, come la Regione non abbia intenzione di finanziare i percorsi di aggregazione.

                                                       3
Scatta l'assestamento bis. La sanità fa il pieno di fondi (Piccolo)
Marco Ballico - È un assestamento d'autunno come quello di un anno fa, fatto di movimenti interni al
bilancio, poste che erano state accantonate e ora vengono utilizzate. Un modo per razionalizzazione la
spesa, spiegano gli uffici su un disegno di legge, "Misure finanziarie intersettoriali", da 41 milioni di euro, di
cui la metà a coprire le esigenze del Servizio sanitario regionale, approvato dalla giunta e all'attenzione
domani della prima commissione consiliare. A metà agosto l'assessore alla Salute Riccardo Riccardi anticipò
una proiezione delle perdite a fine anno di poco inferiore ai 30 milioni. La Regione, nell'attesa della
Finanziaria di fine anno, rimedia ora con 20,5 milioni. Un intervento, si legge nella relazione al ddl, legato al
ricorso alle variazioni come «strumento necessario a garantire il razionale impiego delle risorse e a far
fronte a circostanze imprevedibili che possono manifestarsi nel corso della gestione, successivamente
all'approvazione del bilancio di previsione». Dopo quello della sanità, lo stanziamento più consistente è
quello all'agricoltura. Al settore, più precisamente al Fondo di rotazione, vengono riservati infatti 10 milioni,
con un sostegno straordinario per la Cantina di Rauscedo, interessata a inizio anno da un'indagine della
Procura di Pordenone che ha portato prima al sequestro della produzione e quindi al declassamento di una
parte del prodotto da Doc a vino generico, con conseguenti minori introiti per la cooperativa. Poste
milionarie sono anche quelle per gli interventi di Politiche attive del lavoro (2 milioni), a supporto della
natalità (1 milione 250 mila), per l'attuazione della Carta famiglia (1 milione 56 mila) e per l'abbattimento
delle rette dei nidi d'infanzia (1 milione 44 mila). Il capitolo accoglienza e ospitalità dei minori stranieri non
accompagnati da parte dei Comuni registra inoltre un incremento di dotazione pari a 1 milione 278 mila
euro. Il settore delle infrastrutture, oltre ai 300 mila euro straordinari per l'avvio della stagione invernale
(compreso uno studio di fattibilità sulle urgenze degli impianti di Sappada), vede un'erogazione per il Fondo
regionale per l'edilizia scolastica (247 mila euro), come pure per le contribuzioni ai Comuni per la
realizzazione di interventi antincendio negli edifici scolastici (408 mila euro). Soldi anche il sistema portuale
(300 mila euro per Monfalcone e Porto Nogaro), sicurezza ed educazione stradale (1milione 22 mila euro) e
mobilità ciclistica delle Uti e dei Comuni (190 mila euro).Quanto alle politiche di sostegno al lavoro,
formazione professionale, sistema universitario e diritto allo studio, la giunta intende aumentare le risorse
del Programma aggiuntivo regionale a valere sul Por Fse 2014-2020 per 146 mila euro. E ancora 100 mila
euro sono previsti per la Fondazione internazionale Trieste nell'ambito di Esof 2020, 80 mila euro per i
Consorzi per lo sviluppo universitario di Gorizia e Pordenone e 30 mila euro per la celebrazione da parte
delle scuole del Giorno della Memoria. Ai centri del riuso sono riservati 166 mila euro per la prevenzione
della produzione di rifiuti ambientali dei Comuni, mentre 35 mila euro sono finalizzati alla manutenzione
ordinaria dei corsi d'acqua e 25 mila alla sistemazione di dissesti franosi. Infine la cultura: 750 mila euro per
ristrutturazione e messa a norma del patrimonio edilizio sportivo

                                                        4
Emissioni senza una autorizzazione: sigilli all'impianto di recupero plastica (M. Veneto)
Viviana Zamarian - Manca l'autorizzazione che certifica il collaudo finale dell'impianto di stoccaggio e
recupero di rifiuti plastici e ingombranti e per lo stabilimento della Ergoplast di Pradamano scatta il
sequestro preventivo eseguito dai carabinieri del Noe di Udine.A seguito del controllo eseguito dai militari
del Nucleo operativo ecologico, il presidente della società Guido Dorigo risulta indagato per la violazione
dell'articolo 256 del codice dell'ambiente (che punisce l'inosservanza dell'autorizzazione richiesta per lo
svolgimento della gestione di rifiuti).Dalle ispezioni eseguite nella struttura in via Cussignacco, nell'ambito
dell'attività di controllo disposta dal Comando carabinieri per la tutela ambientale, è emerso che lo
stabilimento risultava privo delle necessarie autorizzazioni ambientali alla gestione dei rifiuti e alle
conseguenti emissioni in atmosfera. Gli atti sono stati poi trasmessi in procura: a occuparsi del caso è il
sostituto procuratore Elena Torresin. Il sequestro preventivo eseguito dai carabinieri, che ha interessato
uno stabilimento di 18 mila metri quadrati e di 1.400 metri cubi di rifiuti stoccati, per un valore complessivo
stimato attorno ai 2,5 milioni di euro, è stato successivamente convalidato dal giudice per le indagini
preliminari del tribunale di Udine Andrea Odoardo Comez.L'azienda, con 15 anni di storia alle spalle e 21
dipendenti, chiarisce: «Si è trattato solo di una mera carenza formale a cui stiamo facendo fronte». E
ribadisce che tale carenza non presuppone alcun tipo di pericolo per la salute. La ditta sta già
regolarizzando la propria posizione. Ieri, infatti, è stato eseguito il collaudo con il successivo invio della
relazione, tramite posta elettronica certificata, alla Regione, ente che ad agosto dell'anno scorso aveva
autorizzato i lavori di ampliamento e potenziamento dell'impianto per raggiungere migliori risultati nel
trattamento dei rifiuti ingombranti. Ed è proprio qui che è nato quello che è stato definito dalla società un
«qui pro quo».I lavori alla Ergoplast hanno previsto la sistemazione dell'area esterna con la nuova
pavimentazione, vasche di decantazione, potenziamento dell'antincendio, torre faro, strutture moderne e
all'avanguardia per lo stoccaggio di rifiuti che vengono selezionati e recuperati. A mancare, dunque, era
soltanto la relazione del collaudo finale.«Fino a quando c'era la Provincia - fanno sapere dall'azienda -
proprio quell'ente dopo aver rilasciato le autorizzazioni per l'impianto nominava anche il collaudatore. Ora
che le Province non ci sono più, le competenze sono passate alla Regione. Con questo trasferimento però le
procedure sono cambiate perché non è più l'ente a nominare il collaudatore ma deve farlo l'azienda
indicando, via pec, il nominativo. Di questo non eravamo a conoscenza e da qui è nata la mancanza».La
Ergoplast è subito corsa ai ripari per regolarizzare la propria posizione e già oggi presenterà istanza di
dissequestro dello stabilimento al tribunale del riesame.Sul caso è intervenuto anche il procuratore di
Udine Antonio De Nicolo. «In questa vicenda - ha affermato -, non ho notato una situazione di particolare
pericolosità oggettiva. In materia ambientale, del resto, abbiamo tantissimi casi di violazione meramente
formali». «Comunque - ha concluso -, se il trasgressore dimostra una volontà riparatoria, il reato si può
estinguere in via amministrativa, pagando una sanzione sicuramente più modesta rispetto a quello che
sarebbe una sanzione penale. L'unico problema è che la regolarizzazione dell'attività richiede talvolta tempi
lunghi».

                                                      5
CRONACHE LOCALI

Cgil, sabato a Villanova arriva Landini (M. Veneto Pordenone)
La Camera del lavoro di Pordenone celebrerà questo sabato al centro sportico comunale di via Pirandello
33 a Villanova i suoi primi 100 anni di vita alla presenza di Maurizio Landini, numero uno nazionale del
sindacato.Il titolo dell'iniziativa sarà "1919-2019, cent'anni per il futuro", con inizio dalle 9 a Villanova di
Pordenone, nelle strutture del centro sportivo comunale di via Pirandello. Dopo un intervento introduttivo
di Vallan, sono previsti i contributi di Carlo Ghezzi della Fondazione Di Vittorio, degli storici Gian Luigi
Bettoli ed Enzo Pagura, alcune brevi testimonianze di lavoratori e sindacalisti, prima dell'intervento
conclusivo di Maurizio Landini, previsto per le 11.30. Dopo il pranzo, il pomeriggio (dalle 15) sarà
interamente dedicato allo spettacolo, con le gag dei Papu e il concerto della Millo's Band.Maurizio Landini
nacque, quarto di cinque figli, il 7 agosto 1961 a Castelnovo ne' Monti, in Emilia-Romagna, figlio di una
casalinga e di un cantoniere, ex partigiano. Tifoso del Milan sin da piccolo, sognava di diventare un
calciatore; abbandonò la scuola dopo avere frequentato per due anni l'istituto per geometri e a 15 anni
iniziò a lavorare (per aumentare le entrate in famiglia) come apprendista saldatore in una cooperative di
Reggio Emilia nel settore metalmeccanico. Iscrittosi al Partito Comunista Italiano, tra il 1984 e il 1985, entrò
a far parte il 30 marzo del 2005 della segreteria nazionale della Fiom. Responsabile del settore dei veicoli a
due ruote e del settore degli elettrodomestici, si occupò di trattative con aziende come Piaggio, Indesit
Company e Electrolux. Il primo giugno del 2010 Landini diventò segretario nazionale della Fiom e all'inizio
del 2019 nuovo segretario generale della Cgil subentrando a Susanna Camusso.
Dalle società di mutuo soccorso alle moderne battaglie sindacali
Flavio Vallan, segretario generale della Cgil di Pordenone - La celebrazione del centenario della nascita della
Camera del Lavoro di Pordenone vuole ricordare l'impegno di molti lavoratori ed attivisti che nei primi anni
dello scorso secolo diedero vita, anche nella nostra regione e nella nostra provincia, alle prime Camere del
Lavoro.Istituzioni che attraverso la mutualità, la promozione dell' occupazione e le rivendicazioni per il
miglioramento materiale e dei diritti dei lavoratori ebbero una grande importanza per lo sviluppo
successivo non solo del sindacato, ma anche del welfare moderno e delle stesse società democratiche in cui
viviamo oggi. La Camera del Lavoro di Pordenone nacque nel 1919, nei primi giorni di luglio, per iniziativa di
alcuni attivisti delle leghe sindacali degli operai edili. Ad essa aderirono fin da subito oltre tremila lavoratori
e lavoratrici fra edili, tessili e metallurgici.Alcuni storici ci aiuteranno, con le loro relazioni, a ripercorrere
quegli eventi, che rievochiamo e celebriamo alla presenza del nostro segretario generale Maurizio Landini,
cui spetterà la conclusione dei lavori.Dalle prime Società di mutuo soccorso prima alle Camere del lavoro
poi, a partire dalla fine dell'Ottocento queste forme di associazionismo e di solidarietà si sono moltiplicate
in Italia come in Europa, sospinte dalla iniziativa di molti lavoratori, di centinaia di attivisti e di alcuni
coraggiosi intellettuali. Le Camere del Lavoro sono cresciute grazie alla solidarietà e alla capacità delle
persone umili di organizzarsi insieme, di dare vita a comunità di lavoratori e di farle diventare un potente
strumento di mutualità, protezione sociale, anche di alfabetizzazione, fino a sedimentare la costruzione di
un'autonoma cultura del lavoro.Lo hanno fatto, agli albori del nostro sindacato, con strumenti come la
chiamata numerica dei disoccupati, con la solidarietà materiale delle mutue autogestite, con le biblioteche
e le scuole, con la diffusione della cultura e di una prima coscienza di classe, che si è tradotta poi nella
centralità del lavoro e del lavoratore nei processi di produzione, fondamento della forza del futuro
movimento operaio.Il lavoro di semina e di impegno per queste persone è stato duro ed è durato a lungo: il
miglioramento della propria condizione di lavoratori, l'affermazione di un semplice diritto e di una libertà,
la dignità di essere considerati persone che lavorano e non merce , la stessa emancipazione personale dall'
abbrutimento erano il fine stesso di una nobile e disinteressata passione che muoveva questi uomini e
queste donne.Certamente i nostri giorni non sono comparabili con quell'epoca: le condizioni economiche,
sociali, culturali e anche politiche sono profondamente diverse.Tuttavia noi siamo convinti che invece il
messaggio che viene dall'impegno di quegli uomini e quelle donne parli anche alle nostre società avanzate;
dove sempre di più, insieme al benessere, stanno aumentando le diseguaglianze, le ingiustizie e le
contrapposizioni sociali, al punto che dall'indebolimento delle nostre democrazie e dalla crisi di un modello
di società sempre meno partecipato dai cittadini prendano di nuovo piede le subculture del fascismo, del
razzismo e perfino della lotta fra le nazioni.È in questa riflessione che vogliamo ricercare le ragioni del

                                                        6
nostro impegno di oggi come sindacato generale, ed è partendo da qui che vogliamo imperniare i lavori di
questa giornata.

Un'azienda siciliana si aggiudica l'appalto per la raccolta porta a porta (M. Veneto Udine)
Christian Seu - Sarà l'azienda messinese Onofaro Antonino a occuparsi del servizio di raccolta dei rifiuti
porta a porta in città. La ditta siciliana, che da anni collabora con la Net, si è aggiudicata la gara d'appalto
con un ribasso d'asta del 6,67 per cento sull'importo complessivo a base di gara fissato in 9,3 milioni di
euro. La commissione giudicatrice ha comunicato nei giorni scorsi al consiglio d'amministrazione della
multiutility friulana l'esito della procedura a evidenza pubblica, alla quale aveva partecipato anche un'altra
azienda, la piemontese Teknoservice.La Onofaro opera in Friuli dallo scorso decennio: si è occupata della
raccolta differenziata di Tolmezzo, Amaro e Buja. L'impresa, oltre ai servizi di raccolta, trasporto e
conferimento in impianto, si occupa della messa in sicurezza di siti inquinati, la costruzione e gestione di
impianti di trattamento rifiuti solidi e urbani. Determinante per sbaragliare la sparuta concorrenza è stata
anche l'offerta tecnica migliorativa avanzata dall'azienda siciliana, particolarmente convincente sugli aspetti
legati alla sicurezza dei lavoratori. L'appalto è triennale e prevede un'opzione per il prolungamento del
servizio per un ulteriore biennio, per coprire il quale è previsto uno stanziamento di 6,1 milioni di euro. Gli
addetti della Onofaro inizieranno a lavorare in Friuli già entro la fine del mese, quando andrà pianificata la
distribuzione dei bidoncini nella seconda circoscrizione (Cormor, San Domenico, Villaggio del Sole, Rizzi, San
Rocco) dove a dicembre partirà la sperimentazione del sistema di raccolta differenziata porta a porta.
«Stimiamo di consegnare i contenitori, cinque per ogni famiglia, a partire dai primi giorni di novembre -
spiega il direttore generale della Net, Massimo Fuccaro -. L'avvio del servizio è previsto invece per
dicembre». Sempre con un occhio alla decisione del Tar, davanti al quale pende un ricorso presentato da un
gruppo di undici cittadini, con l'appoggio del Pd e della civica Prima Udine, che punta alla sospensione del
provvedimento.Oltre ai bottini, saranno consegnati alle famiglie anche una brochure e un manualetto che
spiegherà nel dettaglio come conferire correttamente i rifiuti. Il calendario con le giornate di raccolta sarà
predisposto, per la circoscrizione 2, nei prossimi giorni: al momento è certo che il secco sarà ritirato una
volta alla settimana, l'umido due (ma, specie nei mesi estivi, i passaggi potrebbero salire a tre), il vetro, la
plastica e la carta una volta ogni quindici giorni, mentre per il verde si pensa a un sistema a chiamata. A
quel punto, entro febbraio dovrebbe partire la seconda fase di attivazione del nuovo sistema di raccolta
delle immondizie, con il coinvolgimento delle utenze delle circoscrizioni 4 (Udine Sud-Baldasseria), 5
(Cussignacco-Paparotti) e 6 (San Paolo-Sant'Osvaldo), che anticiperanno la partenza tout-court negli altri
quartieri. Resta totalmente in capo alla Net invece la raccolta porta a porta nel quartiere centro, dove già
ora l'azienda friulana si occupa dell'asporto dei rifiuti.

Attacco hacker alla rete Kipre, buste paghe ridotte ai lavoratori (M. Veneto Udine)
Maura Delle Case - Buste paga più leggere per i dipendenti dei prosciuttifici Principe e King's. A causa del
recente attacco hacker alla rete del gruppo Kipre, gli stipendi che i lavoratori riceveranno oggi saranno
pagati infatti soltanto all'85%.Lo ha fatto sapere la direzione aziendale con una comunicazione indirizzata al
personale dipendente e alle organizzazioni sindacali spiegando che, causa l'hackeraggio, «non è stato
possibile rilevare compiutamente le presenze del mese di settembre relative a tutto il personale del gruppo
con la conseguente difficoltà di definire le spettanze per gli stipendi mensili».Visto l'impedimento, la
direzione ha comunicato la decisione di provvedere alla liquidazione, in acconto sul dovuto, dell'importo
corrispondente all'85% della retribuzione fissa individualmente spettante, incluso l'anticipo della Cigo.Ha
quindi aggiunto che «non appena il problema sarà risolto, saranno predisposti i prospetti paga e corrisposta
la differenza».È l'ennesima batosta per i lavoratori, che in queste ore attendono con il fiato sospeso notizie
sul proprio futuro dopo il forfait del fondo QuattroR che avrebbe dovuto rilanciare le aziende del gruppo in
crisi finanziaria.Al fallimento della trattativa si aggiunge ora la doccia fredda dello stipendio corrisposto
soltanto parzialmente.«Una notizia che aggrava la preoccupazione dei lavoratori - ha commentato ieri la
segretaria di Flai Cgil Udine, Michela Martin -. Ora attendiamo il tavolo in Regione sperando di incontrare la
proprietà e capire quali soluzioni intenda perseguire».

                                                       7
Il cantiere per il ponte sul Fella non sarà aperto prima del 2021 (M. Veneto Udine)
Tanja Ariis - L'inizio dei lavori sul ponte sul Fella (quello oggi col semaforo)per sostituire l'esistente sono
previsti a inizio 2021. Lo spiega FvgStrade, che interviene dopo le lamentele di cittadini e amministratori
carnici per i disagi. La società specifica che l'attuale circolazione a senso unico alternato regolato da
semaforo è stata istituita dopo la verifica del ponte e a scopo precauzionale, in attesa della sua
manutenzione straordinaria, il cui progetto di fattibilità tecnica ed economica è stato redatto a giugno 2019
e ora, dopo tutte le autorizzazioni previste, dovrà essere approvato dalla Direzione regionale
Infrastrutture.Per consentire la partenza del primo lotto dei lavori, rileva, la società era in attesa di ricevere
la disponibilità delle aree da parte dei titolari dei beni (Comune di Amaro, Comune di Venzone e Cosel): «La
situazione - segnalano da FvgStrade - si è risolta solo la scorsa settimana quando, dopo l'ultima
deliberazione del Comune di Venzone che ancora mancava, è stato firmato il verbale di cessione delle aree
a FvgStrade. Con questo atto la società potrà utilizzare il vecchio ponte ferroviario adiacente al ponte sul
Fella, in modo da ripristinare la circolazione in entrambi i sensi di marcia (utilizzando tale ponte ferroviario
per una direttrice e il "vecchio" ponte sul Fella unicamente nell'altra direttrice) ed eliminare il semaforo che
crea i disagi lamentati dai cittadini. Per consentire un tanto, saranno ora messi in atto alcuni lavori di
manutenzione ordinaria che si conta verranno ultimati nei prossimi mesi, così da poter disporre della nuova
circolazione entro l'anno in corso. Nel frattempo si procederà con la progettazione esecutiva del nuovo
ponte sul Fella in sostituzione di quello attuale recuperando il sistema fondazionale esistente. Il progetto
esecutivo si potrà concludere ragionevolmente entro metà 2020, con successiva gara e consegna dei lavori
che potrà avvenire presumibilmente 6-9 mesi dopo, considerando le tempistiche previste dalla normativa
sugli appalti».Sul ponte di Entrampo il presidente di FvgStrade, Raffaele Fantelli, rassicura: «Il ponte è
costantemente monitorato, ma non presentando problematiche strutturali di stabilità complessiva non
rientra tra quelli con "codice rosso". Il ponte avrebbe necessità di sostituzione delle barriere (è stato
costruito nel 1917 dall'allora Generale di Corpo d'Armata Tommaso Lequio), il che richiederebbe
necessariamente la chiusura alla viabilità per il tempo necessario agli interventi e l'autorizzazione della
Soprintendenza». Per Fantelli, comunque, anche se si sostituissero le barriere il problema della viabilità non
sarebbe risolto «in quanto la sezione stradale rimarrebbe praticamente identica all'esistente e quindi
ancora deficitaria. Esiste anche un progetto definitivo datato 2014 che dovrebbe acquisire le autorizzazioni,
ma in ogni caso è necessario decidere di concerto con l'amministrazione regionale l'intervento migliore, in
modo da ragionare sull'impatto che i lavori avrebbero sulla viabilità complessiva del territorio».

                                                        8
A Gemona i primi 10 posti letto per pazienti in stato vegetativo (M. Veneto Udine)
Elena Del Giudice - La loro esistenza è finita in un limbo. Aprono gli occhi, li chiudono, il loro cuore batte, i
polmoni respirano, ma non riescono a interagire con il mondo esterno. Vengono definiti pazienti in "stato
vegetativo". Altri invece manifestano segnali circa la presenza di un certo grado di consapevolezza, ma non
sono in grado di rispondere in modo appropriato a domande o a svolgere azioni specifiche dietro richiesta.
Vengono chiamati pazienti in "stato di coscienza minimo". A determinare queste condizioni è solitamente
un danno importante al cervello, spesso in conseguenza di un trauma cranico. È intuibile come si tratti di
drammi personali e familiari che è difficile affrontare, e lo è ancor di più quando, finita la fase delle terapie
ospedaliere, la domanda che segue è: che cosa accade ora? Ci sono persone che, avendo possibilità,
capacità e risorse, tornano a casa, assistite dai familiari e dai servizi domiciliari; altre, dimesse dagli ospedali
per acuti, vengono accolte in casa di riposo (con gli intuibili costi a carico delle famiglie). Oggi, finalmente, a
Gemona sono stati istituti 10 posti letto "Speciali unità di assistenza protratta", abbreviato in Suap, dando
concretezza ad un progetto abbozzato ancora nel 2012 dalla Direzione centrale della Salute, poi inserito
nella legge di riforma della Sanità del Fvg del 2014, quindi "dimenticato" per alcuni anni, e ripreso in mano
la scorsa primavera dal Commissario straordinario di Asui Udine e Ass3 Alto Friuli, Giuseppe Tonutti. La
sede individuata è quella di Gemona, il complesso è lo stesso della Rsa dove, nell'ala nord, è stato ricavato
lo spazio per ristrutturare 10 camere singole, accoglienti, dotate di aria condizionata e dei comfort
necessari, da destinare, per l'appunto, al Suap.Nel mese di luglio è stato trasferito dal Gervasutta il primo
paziente, a oggi sono 3 quelli accolti a Gemona, con l'obiettivo di andare a regime con i 10 posti letto che
sono destinati a persone residenti nella provincia di Udine, ma che possono accogliere persone di altri
territori. Nel qual caso l'Azienda di competenza rimborserà alla Ass3 oggi e all'AsuFc (Azienda sanitaria
universitaria Friuli Centrale) dal primo gennaio 2020, un costo pari a 262 euro al giorno. L'accoglienza è
coordinata con il Gervasutta, che si occupa invece della fase iniziale di neuroriabilitazione nel post
cerebrolesione, ed è dedicata a persone a bassa responsività protratta, stati vegetativi e stati di minima
coscienza che qui troveranno il setting di cura più adeguato alle loro condizioni. L'unità parte dunque per la
fase di sperimentazione che si protrarrà fino alla fine di dicembre 2020, con l'obiettivo di valutare
fabbisogno e risposte e tarare il servizio. «L'accesso dei pazienti - si legge nella delibera del commissario
Tonutti - deve essere preceduto dalla redazione di un progetto assistenziale e riabilitativo e
dall'autorizzazione del Distretto di residenza».

Accoglienza, patto-paracadute per i 60 esuberi Ics (Piccolo Trieste)
Lilli Goriup - Sindacati e Ics hanno raggiunto un «accordo paracadute» sulla sessantina di esuberi previsti
che, da un momento all'altro, potrebbero tradursi in licenziamenti e colpire così i dipendenti della realtà
che si occupa di accoglienza. Il condizionale resta d'obbligo perché, a oggi, non vi sono certezze appunto sul
futuro del sistema d'accoglienza cittadino, che continua a funzionare in regime di proroga alle condizioni
che hanno preceduto il cambio di rotta dell'ex governo gialloverde. «È un accordo sindacale complessivo -
spiega Virgilio Toso della Cgil Fp, anche a nome delle sigle Uiltucs, Usb e Usi - finalizzato a costruire una
cornice di salvaguardia il più lungimirante possibile, tramite l'utilizzo di ammortizzatori sociali quali il Fondo
d'integrazione salariale e la Naspi ma anche tramite un'ampia copertura temporale a disposizione per la
ricollocazione dei lavoratori, che conserveranno così il diritto a rientrare nell'organico dell'Ics in maniera
prioritaria rispetto a eventuali nuovi assunti fino a sei mesi dopo il percepimento dell'ultima indennità
Naspi». «L'Ics nel frattempo rimane in stato di crisi», prosegue il sindacalista: «Speriamo non si arrivi a
tanto ma è impossibile sapere come si evolverà la situazione. Continueremo a monitorarla con degli
incontri periodici e chiederemo alla Regione di farsi parte attiva nell'iter».A rendere il futuro tanto incerto
sono due procedure in corso da quest'estate: l'affidamento di Casa Malala (per cui concorrono tre grandi
realtà provenienti da fuori regione, oltre che il tandem Ics-Caritas) e la negoziazione Ics-Prefettura,
finalizzata a stabilire un tariffario per l'accoglienza diffusa coerente con i costi del servizio secondo il
precedente governo a traino leghista. Il prefetto Valerio Valenti conferma che l'esito di entrambi gli iter è
da definirsi, sottolineando di essere in attesa di un riscontro dell'Ics. «Ogni possibilità rimane aperta»,
commenta dal canto suo il presidente Ics Gianfranco Schiavone: «C'è stata una discontinuità politica a
livello nazionale che finora non ha tuttavia dato segnali univoci. Si dice di voler tornare a un'accoglienza di
qualità, che però è incompatibile con i capitolati di epoca salviniana in vigore. Noi continuiamo a essere
indisponibili a gestire "strutture pollaio"».

                                                         9
Greensisam rilancia la sfida Porto vecchio: tre investitori in pista (Piccolo Trieste)
Massimo Greco - Tre mesi di proroga a Greensisam. Obiettivo: convertire la vecchia concessione demaniale
relativa ai Magazzini 2A-2-1A-4-3, rilasciata dall'Autorità portuale, nel nuovo contratto di locazione, che
andrà firmato con il neo-proprietario del Porto vecchio, il Comune di Trieste. La precedente proroga scadrà
il 24 ottobre ma la civica amministrazione ne disporrà un'altra che avrà come termine la fine di gennaio
2020: a convincere il direttore dei Lavori Pubblici municipali, Enrico Conte, è stato ieri mattina alle 11
l'incontro con Marco Rambaldi, in rappresentanza del concessionario Greensisam, l'azienda fondata da
Pierluigi Maneschi. Sono in piedi - ha comunicato il manager livornese, alle spalle un lungo periodo di
dirigenza alla Parmalat - trattative con tre investitori interessati a scommettere sulla trasformazione dei 5
magazzini che nel 2005 furono dati in concessione per 99 anni. Rambaldi non ha fornito indicazioni ulteriori
sul promettente "triplete" ma conta di stringere al dunque entro l'inizio del prossimo anno. Il masterplan,
elaborato dalla società, prevede un utilizzo "misto" per quella che era stata definita "cittadella
Greensisam": amministrativo, commerciale, parking, residenziale, albergaggio. Un tocco di verde dovrebbe
collegare i cinque edifici, disposti su tre fila, agli antichi varchi aperti su piazza della Libertà. Un progetto
quotato 150 milioni di euro.Sia chiaro, non sono certo le prime trattative annunciate dal concessionario,
che negli ultimi cinque anni, tra soci svizzeri e fondi austro-tedeschi, ha dispensato auspici poi non
concretizzati. Quello che è cambiato - come ha sottolineato Conte durante il colloquio con Rambaldi - è il
contesto generale di Porto vecchio: la parte settentrionale (verso Barcola) procede con il polo culturale-
congressuale; la parte centrale attende che la società consortile Comune-Regione-Autorità (invero
piuttosto lenta nella costituzione) imposti il programma promozione-vendita di una quarantina di stabili; la
parte meridionale alias Greensisam, la più prossima al centro, è ferma da anni. Una certa disomogeneità
nello sviluppo di Porto vecchio motiva il Comune a sollecitare la risposta di Greensisam, che da avanguardia
rischia di trasformarsi in retroguardia.Certo il Comune non vuole passare a vie di fatto, revocando la
concessione, se non altro perchè la società versa un canone annuo pari a 513 mila euro. In maggio la
scomparsa di Pierluigi Maneschi ha privato il gruppo dello storico riferimento, un'attenuante che pesa. Ma
il Municipio ha ricordato che ci sono 11 milioni di oneri di urbanizzazione (reti elettriche, idriche,
energetiche, fognarie, viarie) in capo a Greensisam (sul punto il Municipio non intende neppure consultare
il dossier). Tra l'altro anche i 5 magazzini, il cui valore è stimato 16 milioni, saranno sottoposti a procedura
d'asta, fatto salvo il diritto di prelazione esercitabile dalla concessionaria.Conte ha mostrato la mappa
urbana a Rambaldi: il 24 ottobre scadono i termini della gara Carciotti, il bando di gara per gestire l'Urban
Center in corso Cavour è imminente, la riqualificazione di piazza Libertà si trova a un buono stato di
avanzamento, la demolizione della Tripcovich è decisa. Qualche sussulto sembra avvertirsi persino dal Silos.
Insomma l'unico ambito zonale, su cui al momento non ci sono aggiornamenti, è "cittadella Greensisam".La
novella, portata ieri da Rambaldi, attenua le preoccupazioni comunali. Per quanto piuttosto generiche, le
tre trattative riaccendono i riflettori su un'area strategica dell'assetto urbano cittadino.

                                                       10
È emergenza organici nei vigili del fuoco: mancano 30 pompieri e 7 ispettori (Piccolo Go-Monf)
Francesco Fain - Coperta corta (mancano 30 unità), carichi di lavoro sempre più pesanti e stressanti, il
raggio d'azione che si allarga molte volte anche in provincia di Udine, mezzi datati e con chilometraggi
elevati. Dulcis in fundo, l'età media dei pompieri al lavoro che è, ormai, di 50 anni con i nuovi entrati non
più giovanissimi, avendo dai 35 ai 40 anni.A denunciare le difficoltà quotidiane di quello che è il corpo più
amato dagli italiani è il sindacato autonomo del Conapo, rappresentato dal segretario regionale Damjan
Nacini e da quello provinciale Claudio Ughi.La situazione dei vigili del fuoco, negli ultimi mesi, nonostante
gli appelli a fare qualcosa e a invertire la marcia, non è cambiata. «Anzi, è peggiorata», rimarca con
fermezza il sindacato che fornisce la bussola della situazione.«Il nostro Comando - annota Ughi - prevede,
come pianta organica ottimale, la presenza di 208 unità. In realtà, stiamo lavorando con 30 unità in meno,
fra funzionari capi reparto/capi squadra e vigili del fuoco. Negli ultimi mesi sono arrivati 4 rinforzi ma, a
novembre, altrettante persone andranno via, trasferite». In più, vanno messi nel calderone i pensionamenti
anche se, a sentire Ughi, praticamente nessuno ha sfruttato le possibilità fornite da Quota cento. «Poi,
mancano 7 ispettori. E, ultimamente, siamo chiamati ad intervenire spesse volte sulla A4 per gli incidenti
stradali fra Villesse e Palmanova, essendo più vicini ai colleghi di Cervignano del Friuli. È capitato anche di
intervenire nel Cividalese». Insomma, il raggio d'azione si amplia ma le forze in campo sono sempre le
stesse. E l'età avanza con tutto ciò che ne consegue anche in termini di efficacia e freschezza.Sullo sfondo,
poi, c'è la storia infinita (e irrisolta) del distaccamento stagionale di Grado. Nei giorni scorsi, la deputata
leghista Vannia Gava ha incontrato in città i rappresentanti del sindacato Conapo. «Le abbiamo consegnato
un documento e spiegato che la carenza cronica nel Fvg causa ricadute negative nel garantire il soccorso
tecnico urgente ai cittadini. La caratteristica di urgenza viene a mancare in caso di interventi che
coinvolgono le varie attività industriali ed artigianali o su incidenti che si verificano lungo le arterie di
comunicazione (autostrade, strade ,e linee ferroviarie) e nei periodi di massimo afflusso nelle località
turistiche. Allo stesso modo la mancanza di vigili del fuoco si ripercuote anche negli interventi di media
entità. Mancano circa 130 unità operative fra i vari comandi della regione e i prossimi pensionamenti
aggraveranno la situazione se non si corre ai ripari. Oltre a ciò è necessario convertire la sede dei vigili del
fuoco di Latisana da volontaria a permanente e aprire un presidio fisso a Grado e Sacile».Il segretario
regionale del Conapo Damjan Nacini ha chiesto all'onorevole Gava «l'impegno per rappresentare queste
urgenze del Friuli Venezia Giulia al nuovo ministro dell'Interno e al nuovo governo per porre la parola fine
alla carenza del personale. Ma anche di dare soluzione al problema del trattamento del corpo di serie B che
subiscono tutti vigili del fuoco d'Italia in quanto a retribuzioni e tutele previdenziali, i più penalizzati tra tutti
dello Stato».«Chiediamo che su questi temi senza colore politico si cerchino soluzioni urgenti anche
attraverso doverose convergenze tra maggioranza e opposizione. Noi continueremo a sollecitare»,
conclude Nacini.

                                                         11
Vescovini: «Ma quali reperti? Sono più a Sud» (Piccolo Gorizia-Monfalcone )
Alessandro Vescovini, presidente di Sbe Varvit, non ha gradito il braccio di ferro tra Gualtiero Pin (M5s) e
sindaco sulla cessione di 75 metri di strada per un park in via Bagni. «La società - spiega -, considerando
l'incremento degli occupati, in gran prevalenza automuniti, si preoccupa di realizzare a sue spese i
parcheggi necessari a evitare problemi alle maestranze e soprattutto ottemperare agli obblighi di legge».
«Al contrario di alcune altre realtà - arringa - ha sempre realizzato i posteggi pagandoli di tasca propria,
anche negli anni in cui il Csim, ai tempi della giunta Pizzolitto, realizzava l'enorme multipiano in prossimità
di Ansaldo e Fincantieri». E di recente, su intesa con l'ente per la nuova bretella di collegamento ha pure
ceduto «una parte dei propri terreni». Negli ultimi mesi è venuta invece la necessità di un nuovo park e così
Sbe ha richiesto di poter acquisire un tratto di strada di via dei Bagni vecchia «per consentire un passaggio
sicuro e al riparo dalla pioggia per i dipendenti». «Prima di inoltrare l'istanza - ancora Vescovini - Sbe si è
preoccupata di richiedere un parere alla Sopraintendenza, che ha certificato l'assenza interesse
archeologico nell'area». Di più: «L'archeologo cui, nel rispetto delle norme vigenti, è stato chiesto un parere
ha certificato che i pochi ritrovamenti del vecchio insediamento della Marcelliana si trovano molto più a
sud, verso la Defranceschi». «Dunque - prosegue - sorge spontanea una domanda: perché il solerte Pin non
si è preoccupato del grande interesse archeologico del vecchio insediamento della Marcelliana quando si è
realizzata un anno fa la nuova bretella che, guarda caso, insiste nello stesso luogo dei vecchi ritrovamenti,
mentre ora è terrorizzato dai 75 metri di strada che diverranno di Sbe ben lontani da quei posti? Perché
insinuare tra le righe trattamenti di favore a un'azienda che non ha mai chiesto né avuto nulla dal territorio,
ma ha solo dato tantissimo in termini di investimenti e occupazione, azzerando l'impatto ambientale?».
L'imprenditore si è fatto una domanda ma si è anche dato una risposta: «Per attaccare, come sempre, il
signor Vescovini Alessandro». «Perché Pin - conclude -: era assessore all'ambiente ai tempi della giunta
Altran, tempi bui quando si parlava di carbone pulito e di raddoppio della centrale termoelettrica come se
fosse acqua fresca». «Certamente - termina - le mie posizioni contro il carbone non mi hanno reso
simpatico. Ma la buffonata di ieri in Consiglio è solo l'ennesimo episodio di una lunga e triste storia».

                                                      12
Puoi anche leggere