RASSEGNA STAMPA CGIL FVG - venerdì 19 luglio 2019

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RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – venerdì 19 luglio 2019

(Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono
scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti)

NELLA RASSEGNA DI OGGI NON SONO PRESENTI ARTICOLI DEL GAZZETTINO

ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2)
Via i migranti, esplode lo scontro dentro il mondo delle cooperative (M. Veneto, 4 articoli)
Sui conti di Electrolux pesano dazi e costi, ma il fatturato cresce (M. Veneto)
L'orizzonte di Riccardi guarda oltre il Friuli: «Rilanciamo la questione Settentrionale» (M. Veneto)
A Marcolin la presidenza delle Pari opportunità (Piccolo)
CRONACHE LOCALI (pag. 7)
Stanze piccole e assistenza inadeguata. Fuori norma il 90% delle case di riposo (Piccolo Trieste, 3 art.)
Sciopero all'Unicredit. Niente straordinari per quattro settimane (Piccolo Trieste)
Il sindaco frena sulla riconversione a gas: «Al posto della centrale un'area portuale» (Piccolo Go-Mo)
Anche da Sicilia e Puglia per il posto-fisso. In 918 hanno preso parte alla preselezione (Piccolo Go-Mo)
Kärcher, oggi il voto sull'ipotesi di accordo (Mv Pordenone)
Carcere, un altro sos: «Il doppio dei detenuti rispetto alla capienza» (Mv Pordenone)
Caso infermieri, il plauso del Nursind nazionale (Mv Pordenone)
Dem all'attacco: «No alla sanità privatizzata» (Mv Pordenone)
Punto nascita, accordo tra azienda e sindacati sul futuro del personale (M. Veneto Udine)
Il salumificio Dentesano finisce sotto indagine per frode in commercio (M. Veneto Udine)

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ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA

Via i migranti, esplode lo scontro dentro il mondo delle cooperative (M. Veneto)
Maurizio Cescon - Torna a salire la tensione sul tema migranti. Dopo la polemica sul muro tra Italia e
Slovenia, e la bufera sul direttore del Mittelfest, ora è la volta dei trasferimenti dei profughi - secondo le
indicazioni del ministero dell'Interno dovrebbero essere 2 mila, poco più della metà dei presenti in questo
momento - dal Friuli Venezia Giulia verso altre regioni. Se il prefetto di Trieste Valerio Valenti parla di
«normale redistribuzione che sarà attuata per gradi», il mondo della cooperazione è in subbuglio. Se le
sociali, in un documento, puntano il dito sulle «deportazioni», il presidente regionale di Legacoop Livio
Nanino sconfessa tale visione del problema ammonendo che «c'è la necessità di affrontare temi delicati
come quello dell'immigrazione con toni più pacati, attingendo ai valori dell'occupazione». Ieri intanto da
Pordenone sono partiti per altre destinazioni fuori dalla regione i primi 50 richiedenti asilo.Una spaccatura
così plateale nel mondo della cooperazione, in ogni caso, non ha precedenti. A dare manforte alla posizione
delle coop sociali, arriva il Consorzio italiano di solidarietà (Ics) di Trieste. «Il piano di trasferimento di
richiedenti asilo dal Fvg verso altre regioni italiane, come disposto da una circolare del Viminale, prevede
un numero estremamente elevato di spostamenti, circa 2000, che suscita serie preoccupazioni sotto il
profilo del rispetto della normativa vigente». «È indubbio che al momento attuale - osserva l'Ics - l'ingresso
di richiedenti asilo in Friuli Venezia Giulia abbia assunto una dimensione crescente. Ma la decisione di
trasferire più o meno in blocco o comunque in tempi ravvicinati un numero elevato di richiedenti asilo ha
un'evidente natura di carattere politico». Secondo il Consorzio, «bisogna inquadrare la questione sul piano
giuridico per comprendere se e quali siano i limiti delle iniziative di trasferimento». Sono, ad esempio,
«illegittimi trasferimenti di richiedenti asilo da strutture previste dalla programmazione ordinaria, non
sovraccaricate». Nella giornata di mercoledì la dura presa di posizione delle coop sociali, firmata dal
presidente Gian Luigi Bettoli. «Non possiamo passare sotto silenzio che questa ulteriore violenza - aveva
scritto Bettoli - , nei confronti di persone che sono sfuggite alla guerra, alle discriminazioni, alla fame, alla
desertificazione prodotta dal riscaldamento industriale del pianeta, passando a rischio della vita attraverso
percorsi interminabili, in cui hanno dovuto affrontare ogni forma di privazione, non è l'unica perseguita dal
Ministero Salvini. Non possiamo non collegare questa deportazione alla richiesta del presidente Fedriga di
costruire una muraglia al confine della nostra regione». Ieri però è arrivato l'altolà del presidente di
Legacoop Livio Nanino, che ha replicato con una nota ufficiale. «La posizione espressa dal presidente di
Legacoop sociali Gian Luigi Bettoli, è personale e non condivisa da Legacoop - precisa Nanino che si dissocia
dai termini usati e dalle dichiarazioni riportate - . Quella del presidente di Legacoop sociali è un'opinione
personale non condivisa da Legacoop Fvg - indica Nanino - se pur esiste una preoccupazione per le ricadute
che provvedimenti ministeriali possono avere sulle cooperative; va ricordato come la cooperazione in
generale e quella di lavoro in particolare gestiscono da tempo esempi di buona integrazione sociale
inserendo nelle proprie basi sociali persone extracomunitarie, correttamente retribuite, provenienti da
Paesi di mezzo mondo con processi di integrazione vera e di qualità e va altrettanto rimarcato come, la
cooperazione sociale anche in Friuli Venezia Giulia sia impegnata e svolge un ruolo straordinario di "buona
accoglienza". Ma temi delicati come quello dell'immigrazione devono essere trattati con toni più pacati
attingendo ai valori della cooperazione».Intanto ieri la Slovenia ha ribadito il suo "no" alla barriera al
confine con l'Italia. Italia, Slovenia e Croazia lavorano comunque a un'intesa per dar vita a una
cooperazione trilaterale che consenta un maggior controllo dei migranti che utilizzano la rotta balcanica per
raggiungere l'Europa. È quanto emerso al termine del bilaterale tra il ministro dell'Interno Matteo Salvini e
il collega croato Davor Bozinovic che si è tenuto a margine del vertice informale dei ministri degli interni e
della giustizia dell'Ue ad Helsinki.

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Nanino: toni sbagliati, e di quel comunicato sono rimasto all'oscuro
Eletto da pochi mesi al vertice della cooperazione regionale, Livio Nanino si è trovato subito tra le mani una
patata bollente, quella dei migranti. E la sua nota ufficiale di ieri mattina ha fatto emergere una frattura tra
le varie anime della lega che adesso dovrà essere, con pazienza, ricomposta.
Presidente Nanino è arrabbiato? «Tengo a precisare che non ho preso le distanze dalla Legacoop sociale,
ma non condivido i toni utilizzati dal presidente Bettoli, toni che non corrispondono al pensiero di Legacoop
sulla questione»...
Era stato avvertito del comunicato con quelle dichiarazioni così forti?
«No, ho letto tutto dai giornali. Non ne sapevo niente, non ho ricevuto telefonate, nulla».
Lei cosa avrebbe fatto? «Nel caso specifico avrei consigliato di mettere l'accento su eventuali problemi
occupazionali per il settore, se 2 mila profughi, di colpo, dovessero lasciare le strutture del Friuli Venezia
Giulia. Ritengo che l'attività che stiamo svolgendo nell'accoglienza sia una grande attività. E proprio per
questo si sarebbe dovuto parlare di più di posti di lavoro a rischio»...
Bettoli conferma tutto: si tratta di deportazione, altri pensano ai fatturati
Nessuna marcia indietro. Gian Luigi Bettoli, numero uno di Legacoop sociali, conferma tutto quanto aveva
detto 24 ore prima sul tema dei trasferimenti dei migranti. Che per lui sono vere e proprie «deportazioni».
«Non è un termine inappropriato o troppo pesante - osserva -. Razzismo e colonialismo sono sistemici in
Italia, sebbene nascosti od occultati dietro il mito degli "italiani brava gente". Di deportazioni si parla
sempre e solo degli ebrei durante la Shoah, ma furono deportati anche migliaia di etiopi, eritrei, libici
durante le guerre tra il 1938 e il 1945, non dimentichiamocelo».
Presidente Bettoli, quel documento da lei firmato ha suscitato un vespaio...
«Ma noi dobbiamo operare nell'interesse delle persone svantaggiate, ce lo impone la nostra legge
costitutiva. E di conseguenza abbiamo agito. Trasferire 2 mila profughi è una cosa enorme, basta vedere
cosa è accaduto a Pordenone in mattinata (ieri), per spostarne 50, con la polizia in assetto antisommossa.
Non ci sono caserme sovraffollate in questo momento, nè altre emergenze»...
In 50 partono da Pordenone. Martedì altri trasferimenti
Christian Seu - I primi cinquanta migranti sono partiti ieri mattina di buonora da Pordenone, destinati alle
strutture di accoglienza del Veneto. Altri duecento lasceranno Udine a partire dall'inizio della prossima
settimana, alleggerendo l'overbooking all'ex caserma Cavarzerani, che dovrebbe accogliere al massimo 270
richiedenti asilo e ne ospita ora invece quasi quattrocento...

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Sui conti di Electrolux pesano dazi e costi, ma il fatturato cresce (M. Veneto)
Giulia Sacchi - Gli aumenti di prezzo dei prodotti Electrolux continuano a compensare l'andamento
fortemente sfavorevole causato da maggiori costi delle materie prime, dazi e valuta e, nel secondo
trimestre 2019, anche da una contrazione dei volumi causata principalmente dalla diminuzione delle
vendite di prodotti con marchi terzi negli Usa. Anche la domanda di mercato complessiva per
apparecchiature per uso professionale per food-service e lavaggio è leggermente diminuita nella maggior
parte dei Paesi rispetto all'anno precedente. Tecnologia e lancio di prodotti innovativi, comunque, non
mancano e sono sempre più vicini lo sdoppiamento dell'azienda in una società dedicata
all'elettrodomestico e una riservata alle apparecchiature professionali e l'approdo in Borsa del Professional
di Vallenoncello. È la foto scattata dalla multinazionale svedese, che ha presentato i dati relativi ai primi sei
mesi dell'anno e si è detta «sulla buona strada verso il futuro, con una redditività stabile e prodotti
innovativi. Siamo pronti a celebrare cent'anni». Il ceo Jonas Samuelson ha spiegato che «la forte
concentrazione sull'innovazione per migliorare le esperienze dei consumatori è la bussola che ci guida e un
fattore chiave per una crescita redditizia. È incoraggiante constatare che, ancora una volta, otteniamo un
impatto favorevole sugli utili da un miglioramento del mix, tramite la vendita di prodotti a più alto margine,
e continuiamo a investire nel marketing per sostenere i lanci più importanti che abbiamo programmato
quest'anno. Oltre a significativi lanci di prodotti per cucina in Europa e Asia Pacifico, abbiamo reso unica la
nostra offerta essendo i primi a portare la tecnologia Air Fry all'interno della cucina nel mercato Nord
americano».Quanto ai numeri più salienti, il fatturato è di 31.687 milioni di corone svedesi, con una
diminuzione delle vendite del 2,7 per cento a causa di minori volumi. L'utile del periodo è cresciuto a 1.132
milioni di corone svedesi e quello operativo è di 1.619 milioni.Guardando ai mercati, la domanda in Europa
è aumentata dell'1 per cento rispetto all'anno precedente: maggiore crescita nella parte orientale, stabile in
quella occidentale. Stabile la domanda negli Usa rispetto al passato, con un meno 8 per cento, mentre in
Brasile s'è registrata una crescita. In calo Argentina e Cile: le attività di Electrolux in America latina,
comunque, hanno registrato un aumento del fatturato organico dell'8,3. Salgono le istanze in Asia Sud
Orientale, Medio Oriente e Africa, ma lo stesso non si può dire dell'Australia, dove la domanda di mercato è
diminuita in relazione a un rallentamento del mercato edilizio e a una maggiore debolezza del dollaro
australiano. Sui prodotti Professional, Electrolux ha fatto sapere che «l'utile operativo è aumentato e la
business area ha conseguito un margine operativo pari al 16,3 per cento, parzialmente collegato a
incrementi di prezzo e valido contribuito dell'area beverage. Sono proseguiti gli investimenti nel marketing
e nell'innovazione per il lancio di nuovi prodotti».

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L'orizzonte di Riccardi guarda oltre il Friuli: «Rilanciamo la questione Settentrionale» (M. Veneto)
Mattia Pertoldi - Guardare oltre il Friuli per immaginare il futuro del... Friuli. La ricetta di Riccardo Riccardi,
che si inserisce nel dibattito sul destino del territorio, punta, infatti, ad allargare i cordoni dell'analisi,
abbracciando, oltre alla situazione interna, l'intero asse del Nord per rilanciare la questione
Settentrionale.Vicepresidente, come valuta la condizione del Friuli?«Parlare di Friuli da una parte e di
Venezia Giulia dall'altra non sta né in cielo né in terra di fronte a una situazione che vede la Cina arrivare in
Porto a Trieste, l'Ungheria investirvi 130 milioni e Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna chiedere maggiori
forme di autonomia. Allo stesso tempo, inoltre, mi pare quantomeno anacronistico concentrarsi sulla
provenienza del governatore, se questo, cioè, è di Udine oppure di Trieste. E lo dice uno che quando è a
Udine viene accusato di spalleggiare per Trieste e viceversa».E quindi?«La regione deve essere in grado di
marciare come un corpo unico in modo tale da partecipare, da protagonista, al grande gioco politico-
istituzionale dell'equilibrio tra Nord Europa e Mediterraneo».Lei davvero non vede un Friuli statico?«Non
direi. Ribadisco il concetto della necessità di muoversi in maniera unitaria stando certamente attenti a
evitare quell'effetto ponte nei processi di sviluppo - che dal Mediterraneo guardano verso Nord - che
scavalcherebbe il Friuli Venezia Giulia. Questo concetto, però, ci porta a due questioni essenziali e
cruciali».Quali?«La prima è la tematica sociale, con il correlato concetto di sicurezza e di controllo
dell'immigrazione. Massimiliano Fedriga, parlando di muri, ha avuto l'innegabile merito di portare al centro
dell'agenda politica il fenomeno della rotta balcanica rispetto a un dibattito che sembrava ancorato
esclusivamente al destino di una nave. Dentro a questa vicenda, poi, si inserisce la prospettiva
internazionale del Friuli con i suoi limiti da governare, come appunto l'immigrazione, ma anche le sue
indubbie possibilità di sviluppo».È la seconda questione?«Esattamente. Per tanto tempo, forse troppo,
abbiamo pensato che la prospettiva del Friuli Venezia Giulia fosse soltanto lungo un asse Est-Ovest e così
non abbiamo completato quello Nord-Sud».Cioè in concreto?«Sviluppare un sistema ferroviario che
possieda una valida adeguatezza rispetto all'accesso portuale, ma anche a livello di retroporto puntando sul
raddoppio della Udine-Cervignano e garantendo le necessarie connessioni, penso ad esempio al destino
della Pontebbana, con il Pordenonese, componente industriale fondamentale del Friuli Venezia Giulia. Poi
c'è tutta la partita autostradale, determinante, in corso di definizione».In sintesi è soltanto questione di
infrastrutture?«Sono centrali, ma da sole non bastano. Bisogna costruire una regione che garantisca una
qualità dei servizi elevata, a partire dal sistema-salute, un modello organizzativo istituzionale efficiente e
una capacità di attrazione degli investimenti. Temi su cui Fedriga ci sta mettendo determinazione e peso
politico e sui quali, penso alle riduzioni fiscali, la giunta si è incamminata in un progetto ben preciso. Poi,
però, punto anche su altro».Prego...«Ci troviamo nella fortunata congiunzione astrale nella quale tutte le
Regioni del Nord sono in mano al centrodestra e al Governo siede un partito, potente, a noi amico. Bene,
allora questo è il momento adatto per rilanciare la questione Settentrionale ancorandola al tema della
competitività. Fiscalità e costo del lavoro rappresentano elementi strutturali in cui bisogna lavorare assieme
a tutto il Nord per riuscire a ottenere parità di condizioni nei confronti dei Paesi limitrofi».Non sarà mica
diventato un secessionista ?«Macchè, qui non si tratta di mettere una parte del Paese contro un'altra, bensì
di riuscire a far sì che le nostre imprese e il sistema economico possano reggere il confronto con il vicino
estero sia da un punto di vista della flessibilità sia della competitività».

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A Marcolin la presidenza delle Pari opportunità (Piccolo)
La Commissione regionale per le pari opportunità tra uomo e donna ha eletto la sua nuova presidente. Si
tratta di Dusy Marcolin, che durerà in carica per 2 anni e mezzo al pari delle due nuove vicepresidenti,
Raffaella Palmisciano e Rosi Toffano, salvo loro riconferma in quanto la Commissione resta in carica per la
durata della legislatura o comunque sino all'insediamento della nuova Commissione. Ad accogliere la nuova
Commissione in Consiglio regionale è stato il vicepresidente dell'Assemblea, Francesco Russo, che ha
raccontato come per lui sia stato uno choc registrare che in aula siedono solo 6 donne su 49 consiglieri
regionali totali. «Purtroppo anche in Italia c'è una vera e propria emergenza femminile - ha detto Russo - e
nasconderlo è uno degli errori più gravi che la politica potrebbe fare. Dalla classifica internazionale sul
"gender gap" (il divario di genere) si apprende che il nostro Paese passa dall'82esima al 70esima posizione:
mi sembra una magra soddisfazione. La classifica tiene conto di criteri quali le opportunità in campo
economico, il livello di istruzione, l'accesso alla sanità, la vita media, perciò significa che in tutti questi
campi c'è ancora molto da fare, e lo è anche in Friuli Venezia Giulia, che pure è una Regione considerata
privilegiata».Se c'è una colpa bipartisan, per Russo, è la mancanza di una legge che favorisca la
partecipazione femminile alla vita politica a livello regionale. «Si sono fatti miglioramenti per la
partecipazione delle donne a livello comunale - ha fatto presente -, ma ciò nonostante ci sono ancora
Comuni che non hanno alcuna presenza di donne nelle giunte come la legge prevederebbe e altri Comuni
che hanno meno della soglia del 40% di rappresentanza femminile nei loro Consigli. A mio parere ci
dovrebbe essere una legge non per creare "quote rosa", ma che favorisca tale presenza».Per la giunta ha
preso la parola l'assessore Alessia Rosolen, a cui fanno capo gli interventi per le pari opportunità nei settori
lavoro, formazione, istruzione, ricerca, università e famiglia. Interventi che Rosolen ha elencato alla
Commissione e per i quali ha chiesto collaborazione nella loro previsione e progettualità. «Ho voluto che
all'interno della nuova Commissione ci fosse una forte rappresentanza delle organizzazioni sindacali - ha
quindi spiegato - perché ritengo che tutte le azioni che devono essere fatte per favorire la presenza delle
donne all'interno delle istituzioni e della società passano in primo luogo per tutte le garanzie di accesso che
lo stato sociale deve dare loro, e questo per me vale più di qualunque legge. Credo che la precedente Crpo
si sia concentrata molto sulle analisi, mentre a voi chiedo suggerimenti e risposte».

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CRONACHE LOCALI

Stanze piccole e assistenza inadeguata. Fuori norma il 90% delle case di riposo (Piccolo Trieste)
Andrea Pierini - Stanze da letto troppo piccole, pochi bagni a disposizione degli ospiti, rapporto inadeguato
tra anziani seguiti e assistenti sanitari. Continua a presentare molte criticità, a Trieste, il "pianeta" case di
riposo, tanto che la stragrande maggioranza non rispetta gli standard richiesti dalla Regione per ottenere
l'accreditamento. Secondo un report dello Spi Cgil, fino allo scorso anno, ben l'88% delle residenze per
anziani - 9 su 80 in termini numerici - non risultava in grado di soddisfare le richieste dell'ente. Un quadro
allarmante secondo il sindacato pensionati della Cgil, che accende i riflettori sulle carenze delle sei realtà
pubbliche, 65 polifunzionali private e 9 private "semplici" attive in città. Per un totale di posti letto che nel
2018 era di 2.966 unità di cui 305 per persone autosufficienti, 1.068 non autosufficienti e 1.593
polifunzionali. I motivi del mancato rispetto delle norme previste per l'accreditamento, come detto, sono
molteplici: si va da criticità strutturali nel rapporto camere/bagni alla qualità discutibile dei pasti, com'era
del resto emerso anche da una indagine dell'AsuiTs alla fine del 2018. E poi c'è la questione legata
all'adeguatezza del servizio: sulla carta sembra che sia tutto a norma «ma nella pratica - spiega il segretario
generale Fvg della Spi Cgil, Roberto Treu - le persone non vengono trattate in modo dignitoso a causa di un
numero personale inadeguato rispetto alle ore di servizio». Nel corso della precedente legislatura regionale
guidata da Debora Serracchiani era stato avviato un monitoraggio delle strutture per anziani e nel 2017 si
era arrivati a fissare paletti ben più rigidi per le residenze intenzionate a ottenere la convenzione con la
Regione, e una classificazione che prevedeva tre livelli, anche di contributi, basati su: complessità
assistenziale elevata, media a bassa. Le tempistiche prevedevano che entro il 2018 le strutture si dovessero
adeguare agli standard salvo poi spostare il limite temporale alla fine del 2019, un termine che non subirà
ulteriori modifiche come ha confermato nell'incontro di ieri con le parti sociali dal vicepresidente Riccardo
Riccardi (vedi articolo in basso). A livello regionale su 175 strutture 89 operano in regime di deroga, entro il
31 dicembre però 56 dovrebbero ottenere il via libera per l'accreditamento. Nel 2018 a Trieste la
situazione, come detto, era decisamente complessa con solamente 71 residenze per anziani sulle 80
presenti a norma. Complessivamente i posti letto sono 80 ogni mille residenti over 75, un dato più alto
della media regionale che arriva a 66. «Trieste - spiega Treu - rappresenta un'anomalia negativa, con solo il
30% di posti letto pubblici, segno che le troppe micro polifunzionali del capoluogo sono una risposta,
sbagliata, a una carenza di servizi pubblici. Serve quindi un sistema trasparente, per evitare che l'alibi dei
costi a carico degli enti locali sia la premessa per una riduzione dell'offerta pubblica e un ulteriore
allargamento del già prospero mercato privato». Esiste poi il tema delle rette che aumentano più
velocemente dell'inflazione. Tra il 2013 e il 2017, secondo la Cgil, i costi sono saliti del 4% per i non
autosufficienti e del 4,3% a fronte di una crescita dell'inflazione dell'1,4%. Oggi i posti convenzionati in Fvg
sono 7.885, nello scenario post riclassificazione il numero di letti per non autosufficienti supera di circa
1.500 unità quello dei posti per i quali la Regione interviene con i contributi per l'abbattimento delle rette e
il rimborso degli oneri sanitari.
E Riccardi invita a ripensare il meccanismo dei contributi
«Ma in due anni raggiungeremo i livelli d'eccellenza come Veneto e Lombardia»
«Mi sembra che la Cgil sia angosciata di suo. Esistono degli standard che tutte le strutture devono avere,
quindi non vedo quali spaventi ci possano essere». Replica così alle accuse della Cgil Claudio Berlingerio,
titolare della residenza per anziani Ad Maiores, presidente della Rsa Mademar e presidente provinciale
della Fisa, la Federazione imprese sanità e assistenza.È un dato di fatto che solo due strutture ogni dieci in
città rispettino le norme imposte nel 2017: una situazione preoccupante?Trieste aveva strutture fatiscenti e
legate al passato. Oggi c'è una scrematura che comporterà un'evoluzione di tutto il sistema, con la nascita
di nuove strutture più adeguate. Cosa succede quindi? È in atto un processo di cambiamento
importantissimo, che non può tuttavia vedere il pubblico affrontare la costruzione di mega case di riposo
per far fronte alla situazione attuale...

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Sciopero all'Unicredit. Niente straordinari per quattro settimane (Piccolo Trieste)
Ugo Salvini - Nuovo sciopero all'Unicredit a partire da lunedì. Per quattro settimane, i dipendenti si
asterranno dagli straordinari nelle giornate di lunedì, martedì e giovedì. Quanto alla settimana di
Ferragosto, l'ultima della protesta, visto che il 15 cade di giovedì, l'astensione sarà spostata a venerdì 16. La
decisione di proclamare questo nuovo sciopero è stata presa da tutte le sigle sindacali rappresentate
nell'istituto, cioè i confederali di Fisac-Cgil, First-Cisl e Uilca-Uil e gli autonomi della Fabi e dell'Unisin.
«Dopo lo sciopero dello scorso 3 dicembre - hanno spiegato Piergiorgio Gori (Fisac-Cgil), Irene Olenich
(First-Cisl), Ernesto Granzotto e Adriana Sussa (Uilca-Uil), Roberto Benedetti (Unisin) e Andrea Corbatto
(Fabi)- la situazione in seno alle agenzie della città è peggiorata. La direzione aveva promesso assunzioni,
ma a Trieste non ne abbiamo viste, nonostante le necessità. L'azienda ha inoltre comunicato che, dopo le
ferie, altri sette sportellisti saranno trasferiti negli uffici interni, togliendo così ulteriore forza al settore al
quale si rivolge la clientela e che è quello che necessiterebbe invece di un incremento di personale.
Ricordiamo - hanno sottolineato i rappresentanti sindacali - che, fino a tre anni fa, gli sportellisti a Trieste
erano 300, oggi sono 200 e il loro numero è destinato a ridursi ancora». A preoccupare i rappresentanti di
categoria è anche il fatto che, ad agosto, sarà chiuso lo sportello di piazza Cavana. «La conseguenza sarà -
hanno osservato - che tutti i clienti si rivolgeranno all'agenzia di via San Nicolò, già oberata di suo. Anche la
chiusura, avvenuta a maggio, dell'agenzia di via Battisti, con il trasferimento di tutti i rapporti in essere in
quella di via Carducci, sta intasando quest'ultimo sportello. Nei locali di via Carducci - hanno denunciato i
rappresentanti sindacali - in certe ore della giornata non si riesce a entrare».Molto critiche sono indirizzate
alla scelta dell'azienda di spingere tanto sull'operatività online e sull'utilizzo dei bancomat. «Non si tiene
conto - hanno proseguito i sindacalisti - dell'età media piuttosto elevata della clientela triestina, la cui
dimestichezza con la tecnologia è inevitabilmente scarsa, e del conseguente maggior afflusso agli sportelli
per chiedere aiuto e informazioni sull'operatività informatica. Se non otterremo risposte soddisfacenti -
hanno concluso - da settembre potremmo essere costretti ad adottare forme ancor più drastiche di
protesta». I sindacalisti hanno ricordato anche che «all'Unicredit di Trieste non si fanno assunzioni da 20
anni» e che «l'età media dei dipendenti è elevatissima, superando i 52 anni». Da parte di Unicredit nessun
commento sulla decisione delle organizzazioni sindacali.

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Il sindaco frena sulla riconversione a gas: «Al posto della centrale un'area portuale» (Piccolo Go-Mo)
Giulio Garau - Meglio una centrale elettrica alimentata a gas che a carbone, per Monfalcone si profila una
svolta epocale anche prima del 2025 dopo l'annuncio di A2A che sta progettando un futuro a metano. Ma
se fosse per il sindaco Anna Cisint il futuro di Monfalcone potrebbe essere benissimo anche senza alcuna
centrale elettrica. «Non posso certo fare i conti in casa degli altri, abbiamo fatto un incontro con i vertici di
A2A che sta portando avanti un'idea di massima di riconversione a gas della centrale - spiega - ma non è
ancora un vero progetto. Noi non dobbiamo essere d'accordo o meno. Stiamo elaborando il nuovo Piano
regolatore e quell'area secondo le indicazioni del Comune non prevede alcun polo energetico, ma aree
dedicate alla portualità». Nessun braccio di ferro, rottura o contrapposizione al piano di riconversione di
A2A. «Stiamo facendo un grosso lavoro sul territorio - aggiunge Cisint per valutare assieme a cittadini,
sindacati, Regione, A2A, tutte le possibilità di sviluppo di Monfalcone. Stiamo pensando anche di
appoggiarci a figure professionali di alto livello per disegnare il futuro della città. E assieme al territorio,
stiamo sentendo tutti i soggetti, primo fra tutti l'Autorità di sistema portuale vista la destinazione e la
strategicità di quell'area. Questo per capire se c'è un alternativa di più alto valore per la zona dove si trova
la centrale. E di questo ne discuteremo con A2A, il padrone di casa. Non è detto che ce la facciamo, ma
vogliamo tentare». Un futuro logistico e portuale secondo il Comune per quell'area che ha anche una
banchina portuale che prolunga il porto e potrebbe diventare una parte dello scalo ad alto valore aggiunto.
Questioni al centro di colloqui anche con lo stesso presidente dell'Autorità di sistema portuale, Zeno
D'Agostino che proprio in queste settimane "rileverà" a pieno titolo la guida di Portorosega a fianco di
quello di Trieste. Dalle prime indicazioni per la centrale elettrica l'azienda sta pensando a un impianto a
turbogas alimentato a metano con la possibilità di integrare ulteriori opzioni innovative ed eco-sostenibili.
Tutto questo affiancando anche un possibile sistema di accumulo di energia. Ma è bene chiarire che si
tratta ancora di una fase molto vaga, di discussione. Un work in progress sul futuro della centrale da parte
di A2A da cui oltre al nuovo indirizzo sul gas metano al posto del carbone, prima del termine del 2025, vi è
solo la conferma che Monfalcone è considerata un polo energetico strategico su cui l'azienda intende
investire. Da dove arriverà il gas? Non ci sono ancora indicazioni, quello che è certo è che non si pensa a un
deposito costiero di gas, ma piuttosto a far arrivare il gas attraverso tubazioni e sono allo studio più
strategie. Nelle vicinanze ci sono almeno due condotte di metano, una più vicina e una più lontana che è
facile deviare verso l'impianto con relativi investimenti. Troppo presto per capire se ci sarà un fornitore
unico o l'azienda attingerà sul mercato e se ciò sarà possibile (come accade a casa quando si cambia
fornitore». Nessuna notizia nemmeno sulla potenza elettrica della centrale. L'unica cosa tecnica trapelata è
che l'impianto a turbogas verrebbe realizzato in posizione più centrale rispetto agli attuali gruppi. Ed è
probabile che venga eliminato il camino. Per finire la questione dell'occupazione. Una centrale a gas occupa
molti meno dipendenti di una a carbone. Ma da quanto si sa A2A, che è un'azienda partecipata da molti
Comuni e considera prioritari i temi sociali, non ha alcuna intenzione di ridurre i 120-130 lavoratori come
anche l'indotto che continuerà i vari servizi (pulizie, sicurezza). E si parla di investimenti per non perdere
posti di lavoro.

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Anche da Sicilia e Puglia per il posto-fisso. In 918 hanno preso parte alla preselezione (Piccolo Go-Mo)
Francesco Fain - L'88,8% dal Friuli Venezia Giulia. Poi, 45 concorrenti che si sono sorbiti un lungo viaggio
dalla Sicilia. Trentasei candidati dal Veneto, 34 dalla Campania, 27 dalla Puglia. Poi dalla Calabria (16) e dal
Lazio (15). In tutto diciotto regioni.Era veramente rappresentata tutta l'Italia ieri mattina alla prova
preselettiva del "concorsone" che mette in palio dodici posti di istruttore amministrativo al Comune di
Gorizia. Alla prima sessione (la prova è stata suddivisa in due tranche visti i numeri consistenti) hanno
partecipato 437 concorrenti su una previsione di 850 persone. Alla seconda, invece, si sono presentati
all'Unione ginnastica goriziana in 481. Pertanto, sui 1.719 concorrenti previsti, hanno preso parte
effettivamente alla preselezione in 918. Ottocento persone hanno preferito soprassedere. Comunque, una
folla inedita per un concorso a Gorizia.Per permettere il deflusso regolare della massa di partecipanti, via
Rismondo è stata chiusa al traffico. Mobilitati i vigili urbani (c'era anche il comandante Marco Muzzatti)
mentre un grosso lavoro organizzativo è stato svolto dal personale degli uffici al personale, coordinati dal
funzionario Rosalba Bano. Fra i candidati anche il presidente del Consiglio comunale Luca Cagliari e il
capogruppo di Forza Italia Fabio Gentile mentre l'assessore comunale Robetto Sartori, come preannunciato
da "Il Piccolo", ha preferito ritirarsi per non finire nel tritacarne delle polemiche. «Alla fine, ho deciso di
partecipare. La commissione giudicatrice è esterna e niente vieta la mia adesione, quindi non vedo il motivo
per cui sarei dovuto rimanere a casa - taglia corto Cagliari, poco prima di entrare nella palestra dell'Ugg -.
Sono pienamente consapevole che se dovessi essere assunto in Comune, dovrei dimettermi
istantaneamente dalla presidenza del Consiglio». Più ironico, come da suo stile, il consigliere forzista
Gentile. «So tutte le domande. Il guaio è che non conosco le... risposte - sorride -. Scherzi a parte, sono qui
a inseguire il sogno di un posto-fisso. E saluto il collega consigliere Marco Rossi». Che aveva sollevato la
polemica sulla partecipazione di amministratori comunali al "concorsone". Felice l'assessore comunale al
Personale, Marilena Bernobich. «Ci aspettavamo un'affluenza effettiva attorno alle mille persone, quindi
siamo praticamente in linea. Grande soddisfazione per l'organizzazione che è stata impeccabile: segno che
il personale comunale e non, ha lavorato nel migliore dei modi. Il concorso è una risposta concreta alla
carenza di organico all'interno della macchina comunale, soprattutto negli uffici che ne hanno
maggiormente risentito, come l'Anagrafe che, ogni giorno, gestisce un importante afflusso di persone e
richieste. Continueremo su questa strada con ulteriori concorsi, oltre alle mobilità già in fase di attuazione».

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Kärcher, oggi il voto sull'ipotesi di accordo (Mv Pordenone)
Giulia Sacchi - Oggi i 35 lavoratori della Com di Montereale Valcellina, azienda che da settembre cesserà
l'attività, si esprimeranno, con un voto, sulla bozza dell'ipotesi di accordo sugli incentivi sia all'uscita dalla
fabbrica sia al trasferimento in Lombardia. Ieri, a Unindustria, in un incontro di quasi cinque ore (fuori della
sede gli addetti si sono riuniti in presidio), i sindacalisti Gianluca Pitton (Cgil) e Roberto Zaami (Uil) hanno
raggiunto un'intesa di massima con la multinazionale tedesca Kärcher, che questa mattina verrà sottoposta
all'assemblea delle maestranze per il via libera.La parola, quindi, agli addetti, che sono perlopiù donne. Nel
caso in cui i voti non dovessero essere favorevoli, si dovrà valutare il da farsi. Se passerà invece l'esame dei
dipendenti, la bozza diventerà efficace. Ma cosa ha messo sul piatto la multinazionale, che a inizio mese ha
annunciato la fusione per incorporazione del sito monterealino con quello di Quistello, in provincia di
Mantova?Per quanti accetteranno il trasferimento nell'altra impresa del gruppo sono stati previsti 5 mila
euro di indennizzo. Per coloro, invece, che opteranno per il licenziamento 20 mila euro lordi. L'incontro
della scorsa settimana si era chiuso con un nulla di fatto: i sindacati avevano bocciato la proposta sugli
incentivi formulata dalla multinazionale. Zaami e Pitton avevano giudicato quanto avanzato dall'azienda
«irricevibile, visto che sono state prospettate briciole agli addetti», e avevano quindi chiesto all'impresa di
formulare una nuova proposta, che tenesse conto in primis dell'impatto sociale che avrà la decisione di
mettere in atto la fusione per incorporazione. Quest'operazione, infatti, crea un problema importante sul
fronte degli ammortizzatori sociali: impedisce di accedere alla cassa integrazione straordinaria per
cessazione di attività.Per chi scegliesse il licenziamento, la multinazionale si era detta disposta a erogare
meno di 12 mila euro, mentre per quanti avessero deciso di trasferirsi, ipotesi assai remota visto che
parliamo di donne e mamme, 5 mila euro una tantum. Almeno per quanto riguarda chi vorrà lasciare
l'azienda qualcosa in più è stato ottenuto nell'incontro di ieri. Da capire come si esprimerà oggi l'assemblea
delle maestranze.Al di là delle intese, le organizzazioni sindacali hanno espresso forte preoccupazione per
«l'impatto sociale di questa vertenza va ad aggiungersi a una situazione critica a livello provinciale».Dopo
l'appello lanciato da Zaami alle istituzioni, il senatore Luca Ciriani aveva chiesto un intervento urgente al
ministro del lavoro Luigi Di Maio, con l'apertura di un tavolo di confronto con azienda e sindacati. Al
momento, però, nulla s'è mosso sul fronte politico. Intanto la multinazionale procede per la sua strada e
altre persone si troveranno tra due mesi senza lavoro.

Carcere, un altro sos: «Il doppio dei detenuti rispetto alla capienza» (Mv Pordenone)
Ancora un Sos dal carcere, stavolta lanciato dai rappresentanti dell'associazione "Antigone". Mercoledì
scorso, nella casa circondariale cittadina, si è svolta una visita degli esponenti del sodalizio, attivo da 30
anni nel campo della tutela dei diritti delle persone detenute e, da quest'anno, con una propria sezione
regionale anche in Fvg.I due osservatori che hanno svolto la visita, membri del direttivo della sezione
regionale, Francesco Santin e Valentina Pizzolitto, hanno riportato una situazione critica per quanto
riguarda gli spazi detentivi, che necessitano di importanti lavori di ristrutturazione. È stata rilevata una
capienza regolamentare di 38 posti letto, con 71 detenuti presenti, quasi il doppio del lecito.
Particolarmente critica la situazione delle aree comuni e dedicate alla socialità, con spazi molto ridotti.
Rilevante la totale assenza di mediatori linguistici e culturali. A giorni sul sito dell'associazione (www.
antigone. it) sarà possibile visionare la scheda completa e per avere maggiori dettagli sulla situazione
nazionale degli istituti di pena è possibile consultare "Il carcere secondo la costituzione", il 15º rapporto di
"Antigone" sulle condizioni di detenzione in Italia. La situazione intollerabile, a Pordenone, era stata già
denunciata, alla fine del mese scorso, dai sindacati degli agenti di polizia penitenziaria. Quando fuori le
temperature superano i 30 gradi il Castello, struttura antica col tetto in legno, diventa una fornace. Tredici
le celle, con una media di più di 5 occupanti. In ognuna un solo bagno. Le docce, tutte nello stesso locale,
sono quattro, nonostante dal 2001 una legge dello stato ne prescriva una per camera detentiva. Dalle 8 alle
18, in regime di cosiddetta "sorveglianza dinamica", i detenuti circolano in spazi comuni, ognuno al suo
piano, sorvegliati dagli agenti di custodia, sempre meno. Dalle 18 alle 8 si torna dietro le sbarre. E ogni
giorno si ricomincia. Sperando che qualcuno prenda in mano e risolva una volta per tutte questa situazione
di mancato rispetto dei diritti umani.

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Caso infermieri, il plauso del Nursind nazionale (Mv Pordenone)
«Un passo in avanti importante non solo per i 214 infermieri dell'Ass 5 (Azienda per l'assistenza sanitaria)
del Friuli Occidentale, che hanno presentato il ricorso, ma per l'intera categoria professionale».Andrea
Bottega, segretario nazionale del Nursind, commenta così il dispositivo della sentenza del tribunale del
lavoro di Pordenone che, l'11 luglio scorso, ha evidenziato come i ricorrenti siano tutti dipendenti pubblici
tenuti all'iscrizione all'albo professionale e quindi che il costo di tale iscrizione gravi in capo all'azienda
sanitaria pubblica. Aspettiamo di leggere nel dettaglio le motivazioni della sentenza, spiega ancora il
sindacato che ha patrocinato il ricorso, «ma il fatto che questa istanza sia stata accolta è senza dubbio di
buon auspicio. Lo è soprattutto in vista del pronunciamento della Cassazione su una causa simile, dopo che
un nostro precedente ricorso invece era stato respinto».«Con questa sentenza - aveva dichiarato Gianluca
Altavilla, dirigente nazionale del Nursind e promotore del ricorso - si è dimostrato che l'infermiere ha un
contratto di esclusività come un avvocato della Pubblica amministrazione. Proprio agli avvocati, infatti, il
Consiglio di Stato nel 2015 aveva riconosciuto il pagamento della tassa di iscrizione all'albo a carico del
datore di lavoro». Il giudice di Pordenone, ha spiegato ancora Altavilla, «sembra affermare un principio
generale, valido per tutti i professionisti-dipendenti in esclusività di rapporto e, dunque, non soltanto per
gli avvocati. Si tratta - rimarca - di un riconoscimento importante dal momento che l'attuale quadro
normativo sulla libera professione prevede la possibilità di esercizio di tale attività esclusivamente in capo
ai medici delle strutture sanitarie pubbliche, configurando per la categoria infermieristica, invece, un
contratto di esclusività». Secondo il segretario nazionale Bottega, «siamo di fronte a una disuguaglianza che
va scardinata. Ed è quello che abbiamo sempre denunciato nelle nostre vertenze perché non è più
accettabile che gli infermieri si trovino ancora in una posizione di ausiliarietà rispetto ai medici».

Dem all'attacco: «No alla sanità privatizzata» (Mv Pordenone)
Chiara Benotti - «No alla sanità privatizzata»: il Partito democratico a Sacile apre il tavolo e mette i paletti.
«Inverosimili le ipotesi per la cittadella della salute a Sacile lanciate dal centrodestra - ha tagliato corto il
segretario Claudio Modolo - . Siamo in ritardo sul potenziamento dei servizi previsti dal Modello Sacile 2.0.
Quello che preoccupa è lo sviluppo del privato sanitario, dichiarato dall'assessore regionale Riccardo
Riccardi e spalleggiato da esponenti locali della Lega. Servono miglioramenti sui tempi di attesa nelle
prestazioni: abbiamo meno soldi e meno personale e quindi meno servizi e un aumento di criticità».«Sono
cambiate le esigenze sociali e la crisi economica è reale - ha evidenziato Modolo riferendosi
all'invecchiamento della popolazione - . L'idea dell'ospedale di comunità lanciata da Sacile con la riforma
sanitaria regionale 2015 va perseguita e non bloccata». E arriva la sciabolata contro una politica regionale
«carente»: «Sta depotenziando i posti letto nella Sip (medicina) diminuiti del 30%, non si supportano i cap
dei medici di base e mancano gli investimenti sul personale». Il Modello Sacile targato Pd è chiaro: «Sanità
pubblica accessibile, da quella primaria sul territorio. Stop alle illusioni sulla soluzione di cessione ai privati.
Vanno potenziati l'ospedale a Pordenone e la struttura di Sacile».Chiara Da Giau consigliere regionale del
Pd non le manda a dire. «Cara Lega di Sacile è difficile che l'assessore Riccardo Riccardi abbia capito il
progetto Policlinico del Livenza, visto che ha detto di non saperne nulla» ha replicato al capogruppo
consiliare Marco Bottecchia.Nel frattempo il comitato contro i tagli alla sanità non fa sconti ai progetti
sull'ingresso di imprenditori privati nella sanità liventina. «Prima il servizio sanitario pubblico - ha detto
Luigi Zoccolan nell'incontro pubblico con i cittadini a San Giovanni del Tempio -. Le preoccupazioni sono su
ulteriori tagli alle strutture a Sacile». Quindi l'invito alla Regione: «L'assessore Riccardi è invitato a Sacile per
incontrare tutti i cittadini e spiegare il futuro dell'ex ospedale. Se tanta gente partecipa ai nostri incontri
informativi sui pericoli che corre la sanità sacilese, allora la politica deve rispondere con i fatti». Il comitato
con il Movimento cittadinanza attiva Sacile ha la lista delle necessità: «Ripristino del pronto soccorso sulle
24 ore, un reparto di medicina con posti letto, day surgery e cardiologia con posti letto». Punti informativi
aperti alla Sagra dei osei a settembre, anche dal comitato Ospedale Sacile/AltoLivenza.

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Punto nascita, accordo tra azienda e sindacati sul futuro del personale (M. Veneto Udine)
Monica Del Mondo - La macchina organizzativa che dovrà portare alla chiusura del punto nascita di
Palmanova prosegue a spron battuto, tra adempimenti, adeguamenti e incontri con i sindacati.È di ieri
l'incontro tra azienda sanitaria 2 e organizzazioni sindacali del comparto. La riunione con i sindacati ha visto
una discussione sul trattamento (destinazione, retribuzione, scelta della sede) del personale non medico
(infermieri, ostetriche e operatori sociosanitari) ora in forze al punto nascita di Palmanova.Esprime ampia
soddisfazione il segretario regionale Uil Fpl, Luciano Bressan: «Grazie alla Uil Fpl è stato raggiunto un ottimo
accordo per la situazione riguardante il punto nascita di Latisana. Il personale, grazie alla disponibilità,
competenza e professionalità dimostrate, darà per cinque mesi (dal 29 luglio al 22 dicembre) un
fondamentale supporto per avviare con professionalità ed esperienza la riapertura del punto nascita di
Latisana. Nel frattempo verranno formati i professionisti che andranno a sostituire il personale in mobilità
temporanea che rientrerà nella sede iniziale di appartenenza. In alternativa, il personale potrà dare la
disponibilità a rimanere».La Uil annuncia, poi, che in questi cinque mesi «i lavoratori verranno remunerati
con un equo indennizzo per gratificarli del loro fondamentale apporto all'avvio del punto nascita di
Latisana». Uil Fpl, inoltre, ha chiesto al commissario dell'Aas 2 che vengano forniti tutti i dati sugli standard
assistenziali, sul numero di personale infermieristico impiegato, sul loro utilizzo, sui tempi di attività
lavorativa e sui carichi di lavoro. Il commissario dell'Aas 2 Poggiana aveva annunciato, nei giorni scorsi, oltre
all'incontro odierno anche un successivo incontro con le organizzazioni sindacali mediche, in calendario per
il 22 luglio.Il dibattito sull'ospedale prosegue anche in altre sedi. Oggi alle 18.30 ad Aquileia, al Rusticus
Steak House, di via Minut 1, assemblea pubblica sulla chiusura del punto nascita di Palmanova mentre
domani, alle 10.30, all'auditorium San Marco, nella città stellata, incontro con il presidente della Regione
Massimiliano Fedriga e con l'assessore regionale alla sanità Riccardo Riccardi sul nuovo modello di servizio
sanitario Fvg.

Il salumificio Dentesano finisce sotto indagine per frode in commercio (M. Veneto Udine)
I carabinieri del Nas di Udine hanno eseguito una visita ispettiva al "Salumificio Dentesano srl" di Percoto.
L'accesso è frutto di un'attività investigativa partita qualche tempo fa e culminata ieri nella notifica di
un'informazione di garanzia ai titolari dell'azienda, Paolo e Federico Dentesano. Nel fascicolo aperto dal pm
di Udine, Elena Torresin, si ipotizza il reato di frode in commercio. Una parte dell'indagine riguarda anche
presunte irregolarità di natura amministrativa.«Facciamo il nostro mestiere in coscienza da 65 anni e le
verifiche fanno parte del lavoro», ha commentato Paolo Dentesano, che insieme al fratello è assistito dal
laboratorio del diritto degli avvocati Roberto Omenetto, Alessio Pagnucco ed Elia Vezzi. «Ai controlli, più o
meno accurati, siamo sottoposti continuamente e li abbiamo sempre superati. Crediamo che anche questa
volta ne usciremo allo stesso modo, come è sempre successo», ha aggiunto l'imprenditore, al termine
dell'ispezione nello stabilimento di via Aquileia, conclusa con la consegna di documentazione ritenuta utile
agli accertamenti.«Le forze dell'ordine hanno effettuato un'accurata ispezione accedendo sia agli
stabilimenti, sia ai documenti relativi all'attività - continua Paolo Dentesano -. Naturalmente ci siamo messi
a loro disposizione, collaborando come sempre abbiamo fatto in questi casi. D'altronde, per queste
tipologie di attività, le verifiche sono continue e in tutti questi anni abbiamo sempre dimostrato di lavorare
correttamente. Ora attenderemo l'esito delle verifiche dei carabinieri».Il Salumificio Dentesano, attivo dal
1954, è uno dei punti di riferimento della salumeria friulana e negli anni si è sviluppato, crescendo
dimensionalmente sotto la guida dei fratelli Federico e Paolo Dentesano, fino ad arrivare alla distribuzione
a livello internazionale. Oltre alla sede principale di Percoto, dove si trovano, suddivisi in più stabili la zona
di produzione, i magazzini, gli uffici e i laboratori per il controllo della qualità, un secondo stabilimento è
presente a Campolongo al Torre, dove si lavora alla stagionatura dei prodotti. Entrambi gli stabilimenti sono
certificati con i nuovi standard per la sicurezza agroalimentare (Fssc Iso 22000), che rappresentano i
requisiti specificati dalle norme dell'International food standard e del British retail consortium standard.
L.D.F. e G.B.

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