UN'AUTENTICA E SEMPLICE FELICITÀ - Comune di Cimadolmo

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UN'AUTENTICA E SEMPLICE FELICITÀ - Comune di Cimadolmo
COMUNE DI CIMADOLMO                                    EDIZIONE STRAORDINARIA 2020 #IORESTOACASA - N. 3

                                                                                   ANDIAMOCENE
                                                                                     A CASA

Ai nostri lettori e lettrici,
Questa edizione nasce dal desiderio di tenervi compagnia mentre state attraversando il periodo
di quarantena, sul quale abbiamo deciso di condividere con voi una piccola riflessione in prosa.
Certi che anche voi abbiate meditato sul periodo storico e sociale che stiamo vivendo, vi
invitiamo a inviare i vostri pensieri alla mail: redazionebrevidacimadolmo@gmail.com.

                                                                                                 La Redazione

UN’AUTENTICA E SEMPLICE FELICITÀ

Torneranno i panini al tramonto in riva al Piave,
torneranno i giri in vespa per le colline del Prosecco,
lo spritzetto in compagnia e le grigliate con gli amici.
Al giorno d’oggi tutto è diventato frenetico
e non si ha più tempo per nulla.
Questo periodo di pausa sul lettore della nostra vita
può farci solo apprezzare il tempo che verrà dopo,
in compagnia di chi ci manca e ora non possiamo abbracciare.

Torneranno le briscole al bar,
tornerà l’odore del pesce del mercato in piazza,
il clacson per salutare un amico al di là della strada
e le urla della ricreazione a scuola.
Al giorno d’oggi non abbiamo neanche più tempo
per avere tempo.
Questo periodo di pausa sul lettore della nostra vita
può farci solo apprezzare il tempo che verrà dopo
e ritrovare un’autentica e semplice felicità.                       Per ritrovare la bellezza di Cimadolmo, vi suggeriamo di
                                                                    seguire il profilo Instagram @postcards_from_cimadolmo.
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COMUNE DI CIMADOLMO                                   EDIZIONE STRAORDINARIA 2020 #IORESTOACASA - N. 3

COME FARE LA NOSTRA PARTE IN QUESTO MOMENTO
Molte sono le misure per contrastare il Coronavirus e aiutare il sistema
sanitario ridotto allo stremo, tra cui lavarsi bene le mani, non uscire di casa
se non necessario e mantenere le distanze di sicurezza.
Noi come singoli cittadini possiamo contribuire con un’azione in più: donare
il sangue.
In questo periodo le donazioni sono diminuite a causa dell'insicurezza dovuta a questa epidemia.
È nei momenti critici che si deve reagire: DONA IL SANGUE!

Cimadolmo: 392 0648706                                 Treviso: 0422 405077 | 0422 322475
domenica 29 marzo                                      dal lunedì a venerdì
solo su appuntamento                                   sabato e domenica solo su appuntamento
8.00-10.30                                             8.00-11.00

Oderzo: 329 0920240                                    Motta di Livenza: 0422 862709
martedì, giovedì e venerdì                             mercoledì e sabato
8.30-10.15                                             8.00-10.00

Conegliano: 0438 663505
dal lunedì al venerdì
7.30-9.30

COME RIDARE LUCE AGLI OCCHI SPENTI
In queste settimane di stop forzato in molti avranno riscoperto quelle pagine di un libro mai
terminato: leggere è sempre una buona idea. Ma avete mai pensato a chi leggere non può? Ridare luce
ad occhi spenti è possibile, come? Diventando donatore di voce ed entrando a far parte del C.I.L.P.
(Centro Internazionale del Libro Parlato). I donatori di voce sono circa 300 volontari, sparsi su tutto il
territorio nazionale, suddivisi secondo le loro competenze professionali, che dedicano alcune ore della
settimana a registrare opere specificatamente richieste, che spaziano dalla filosofia, alla scienza,
all’elettronica, fino alla letteratura.
Chi fosse interessato può collegarsi al link https://www.libroparlato.org/donatori-di-voce/come-
diventare-donatore e approfondire i passi da compiere per diventare donatore di voce e aiutare tutte
le persone che non possono leggere autonomamente.

PAROLA ALL’ESPERTA: COME AFFRONTARE L’ARGOMENTO
CORONAVIRUS CON I PIÙ PICCOLI
In questa fase crediamo siano importanti tutti i contributi che arrivano da professionisti che offrono
le loro riflessioni e indicazioni per come affrontare, anche psicologicamente, il momento inedito e
delicato che stiamo vivendo.
Vi proponiamo i consigli della dott.ssa Alberta Xodo, psicoterapeuta e psicologa pediatrica, su come
affrontare questo momento con i bambini, affrontando con loro (anche) il tema della malattia.

In questi giorni ricevo diverse telefonate e mail dai genitori dei miei piccoli pazienti che mi chiedono
come aiutare i figli a comprendere quanto sta accadendo. C’è chi vorrebbe raccontare ogni dettaglio,
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chi ha la televisione perennemente accesa sui canali informativi, chi ritiene più opportuno creare una
dimensione giocosa come ne “La vita è bella”, chi aspetta sia il bambino a fare domande.
Siete tutti bravissimi! Avete fatto del vostro meglio e creato situazioni molto protettive attorno ai
vostri bambini. Tuttavia, talvolta si possono fare degli errori non conoscendo come i bambini
interpretano le malattie e quali sono le migliori modalità di comunicazione con loro.

Di seguito vi dò alcune indicazioni per aiutarvi a gestire ancora meglio questa delicata fase. Partiamo
però da tre considerazioni fondamentali:
1. La mediazione da parte dell’adulto permette al bambino di non essere lasciato solo
nell’elaborazione delle informazioni, che rischierebbero di essere lette solo attraverso schemi
interpretativi tipici dell’età e dello stadio evolutivo;
2. Se un bambino non possiede informazioni sufficienti per leggere la realtà ricorrerà a fantasie o
ricordi pregressi, con il rischio di immaginare scenari molto più spaventosi di quanto lo siano in realtà;
3. I bambini piccoli faticano ad inserire gli eventi all’interno di continuum temporali, in particolare
quando non possono essere date loro delle certezze rispetto alla transitorietà degli eventi e alla loro
evoluzione e termine.

Come sostenere la comunicazione tra adulti e bambini:
a) Ascoltare e dare spazio ai vissuti emotivi, senza minimizzare o allarmarsi. Il bambino che manifesta
sintomi o comportamento differenti da quelli a cui siamo abituati va accolto e ascoltato, mai punito!
b) Coinvolgere i bambini mettendoli al centro di comunicazioni comprensibili: in questi giorni i bimbi
sono stati malamente esposti a informazioni dirette (TG, radio) o indirette (conversazioni tra adulti).
È bene che gli adulti li proteggano da queste comunicazioni, i cui toni hanno allarmato noi per primi.
c) Non mentire. I bambini – come gli adulti – percepiscono quando una persona a cui vogliono bene
dice loro una cosa pensandone un’altra. In queste occasioni il senso di smarrimento è tale da poter
diventare pervasivo, e generare sfiducia negli adulti, anche in fasi successive.
d) Chiedere ai bambini che cosa vorrebbero sapere. Bambine e bambini non hanno bisogno di genitori
esperti virologi, ma disponibili a fare da filtro rispetto ad una realtà troppo incerta e spaventosa.
e) Promuovere il mantenimento delle routine: bambine e bambini si sentono rassicurati dalle routine,
perché danno loro un senso di continuità rispetto alla propria biografia.
f) Promuovere l’aderenza alle prescrizioni: assicuriamoci che bambine e bambini seguano le
indicazioni date dagli esperti (lavarsi le mani, starnutire sulla piega del gomito ecc.). Per quanto possa
spaventarci la loro distrazione o le (più o meno inconsapevoli) dimenticanze, non sgridiamoli!
g) Rassicurarli quando andate al lavoro: qualsiasi sia la vostra occupazione, bambine e bambini
devono sapere che voi state uscendo di casa in modo sicuro e che starete attenti durante la giornata
seguendo le prescrizioni che vi sono state indicate.
h) Non rinunciare mai alla funzione genitoriale, anche se è normale che vi sentiate più disponibili ad
accettare compromessi e a “lasciar passare” regole che prima erano considerate non negoziabili.
i) Promuovere il senso di comunità e di protezione: bambine e bambini hanno bisogno di sapere che
non sono soli! Spieghiamo loro che i medici, gli infermieri, e le istituzioni stanno facendo tutto quello
che è in loro potere per proteggerci e che anche noi possiamo fare la nostra parte.

Sapere che un’intera comunità è coinvolta e alleata permette ai bambini di sentirsi protagonisti e
generatori di salute, un’eredità psicologica che li potrà proteggere anche in altri momenti di crisi. Può
essere molto utile ancorare il senso di protezione ad episodi ed esperienze precedenti, che fanno parte
della propria biografia o di quella del bambino: raccontate loro di quella volta in cui eravate piccoli e i
medici sono intervenuti per guarirvi, o di quando avete chiamato il pediatra che ha trovato la
soluzione giusta. Nell’esperienza di ciascuno di noi c’è la protezione, è il momento di condividerla!
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L'idea di dover stare rinchiusi in casa per il tempo della quarantena annoia tutti. Non avere la libertà di
vivere la propria quotidianità come prima ci atterrisce. In realtà ci sono tantissime attività da fare in casa,
tra quelle che rimandiamo continuamente e altre per cui siamo soliti lamentarci di non avere abbastanza
tempo. In alternativa entriamo in gioco noi con svaghi, consigli e letture.

I SEGRETI DELLA NONNA PIA
Come accennato, di cose da fare in casa ce ne sono parecchie, soprattutto da pulire. Abbiamo
rispolverano per voi alcuni vecchi consigli per tenere la casa in ordine, senza l’uso di prodotti chimici.

Conchiglie contro il calcare
Le conchiglie delle ostriche e delle cozze, vuote e ben pulite, se inserite nel bollitore dell’acqua o nel
cassetto dell’umidificatore assorbono il calcare e ne preservano le pareti dalla brutta crosticina bianca.

Uova ottime per il concime
Se avete tenuto le uova in frigorifero per troppo tempo e ora sono scadute, foratene il guscio
con uno spillo. E interratele nei casi delle piante: fungeranno da ottimo concime naturale.
I gusci ridotti in pezzi, invece, sono altrettanti ottimi come repellente per tenere lontane le lumache.

Fondi del caffè anti…gatto
Il gatto continua a utilizzare i vostri vasi pieni di fiori o la vostra aiuola come fosse la sua lettiera?
Spargete intorno ai fiori i fondi di caffè e bucce d’arancia. Non si avvicinerà più!
Lo stesso potete fare nell’orto, per tenere lontane le lumache dall’insalata.

Pozione per la pulizia del forno
          Senza ricorrere ad agenti chimici, è possibile avere un forno pulito mescolando un po’ di
          bicarbonato di sodio e aceto fino a ottenere una crema da passare sulle pareti interne del
          forno, meglio se intiepidito, e da risciacquare. Nel caso di forni particolarmente sporchi, si
          può inserire una pentola d’acqua bollente e un paio di cucchiaini di ammoniaca. Lasciate
          agire tutta la notte e l’indomani passate uno straccio umido sulle pareti interne.

           Si è infeltrito un maglione?
Se pensate di aver sbagliato lavaggio e aver rovinato un maglione, potete rimediare facendolo bollire
per tre minuti a fuoco lento in una grossa pentola l’acqua con un bicchiere di balsamo per capelli.
Aspettate che si l’acqua si intiepidisca e poi risciacquate bene con dell’altra acqua tiepida.

Bastano tre palline da tennis…
Due o tre palline da tennis sono l’ideale da inserire nell’asciugatrice perché rendono i capi più morbidi
e gonfi, soprattutto nel caso di piumoni e cuscini. Provate e vi renderete conto della differenza!

MALEDETTA PRIMAVERA
“Maledetta primavera, che imbroglio se…” cantava la Goggi, ma noi della primavera vogliamo sapere
solo dei doni della terra. Tra un po’ sarà una vera festa per la semina di ortaggi come zucchine,
        melanzane, peperoni e pomodori. Per quanto riguarda i frutti, si può abbondare di angurie e
        meloni e trapiantare i mirtilli. Se delle erbe aromatiche non potete fare a meno, non mancano
        basilico e prezzemolo. Per adornare di fiori i vostri balconi, invece, vi consigliamo di piantare
        gerani, petunie, azalee, rododendri. Ricordiamo infine che noi della redazione siamo amiche
        delle api e promuoviamo sempre la semina della facelia.                    Un gioioso raggio di sole, a
                                                                                     maggio, incoraggia pure un
                                                                                       grigio gatto randagio.
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    GHIOTTI IN CUCINA
                                                                         TORTA PAZZA
                                                                         Stando a casa e avendo più tempo a
                                                  IO RESTO
                                                                         disposizione, il richiamo ai fornelli si
                                                   A CASA
                                                                         fa sentire. Quindi, per non impazzire
                                                                         dalla noia e rispondere alla chiamata
                                                                         dei fornelli vi proponiamo la ricetta
                                                                         della torta pazza, un dolce
                                                                         semplicissimo e davvero squisito! Vi
                                                                         basta amalgamare tutti gli ingredienti
                                                                         in una terrina e in pochi minuti
                                                                         l’impasto sarà pronto da infornare.

                                                                         Ingredienti (per 8 persone)
                                                                         190 gr di farina 00
                                                                         100 gr di zucchero
                                                                         30 gr di cacao amaro
                                                                         6 gr di bicarbonato
                                                                         70 ml di olio di semi
                                                                         15 ml di aceto di mele
                                                                         240 ml di acqua
                                                                         200 gr di cioccolato fondente
                                                                         120 gr di panna fresca liquida
                                                                         Un pizzico di sale
credits:
                                                                                                                i pizza
                                                                                                re  u n pezzo dzo?
                                                                                           butta           pez
                                                                                   pazza a        a d a un
                                                                            Ma sei ozzo che puzz
                                                                            in un p
    Procedimento
    1. In una terrina amalgama la farina “00”, lo
    zucchero, il cacao in polvere, il bicarbonato e il
    sale.
    2. Aggiungi quindi i liquidi: l’olio di semi, l’aceto di
    mele, l’acqua tiepida e miscela sempre con la
    frusta a mano.
    3. Trasferisci il composto in una teglia da 20cm
    imburrata e infarinata e cuoci in forno a 180°C per
    circa 30 minuti.
    4. Per la ganache di cioccolato: porta a bollore la
    panna e versala sul cioccolato tritato, quindi
    miscela con la frusta.
    5. Versa la ganache sulla torta cercando di stare
    lontano dai bordi e decora.
    6. Servi.
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PREVENIRE CON L’ALIMENTAZIONE
Da una nota frase di Ludwig Feuerbach che recita “Siamo quello che mangiamo”, a voi i consigli della
naturopata e riflessologa plantare Barbara Zara.

Ci sentiamo indifesi contro un nemico invisibile, potenzialmente letale. Dobbiamo per questo stare
attenti e rispettare le regole per evitare il contagio e soprattutto per non creare pericoli alle persone
che sono deboli per altre patologie e quindi con un organismo impreparato a sconfiggere un virus
forte come quello del COVID-19, il “Coronavirus”.

Non è di mia competenza parlare di quali cure siano efficaci per debellarlo, ma dare consigli per
mantenerci in salute rafforzando quindi il nostro sistema immunitario e aumentando la vitalità del
nostro corpo: tutto ciò si chiama PREVENZIONE per rafforzare il nostro organismo e renderlo in
grado di fronteggiare le sfide che provengono dal mondo esterno.

La natura ci mette a disposizione degli ottimi prodotti che vanno tutti in questa direzione e che, se
usati in modo giusto o integrati con l’alimentazione, ci aiutano ad essere forti sia fisicamente che
mentalmente. Uno di questi e di semplice utilizzo è l’Acido Ascorbico, più noto come VITAMINA C,
usato in passato per curare lo scorbuto, che svolge una potente azione immunostimolante e rafforza il
sistema immunitario. Ha un effetto antivirale, antinfiammatorio e antiossidante. Previene inoltre
l’invecchiamento cellulare, è in grado di riparare i tessuti, riduce l’affaticamento muscolare e lo stress.
I suoi effetti sono noti fin dagli studi di Linus Pauling sulle megadosi di Vitamina C e l’apoptosi delle
cellule tumorali. In commercio se ne trovano di molti tipi, il consiglio è di preferire una Vitamina C
naturale come quella da acerola o rosa canina.

È importante ricordare che la Vitamina C va assunta lontano da alimenti che contengono caffeina e
prima delle ore 19 perché potrebbe dare sovraeccitazione nervosa, dovuta a un’azione energizzante e
tonica sull’organismo.

Altra è la VITAMINA D sintetizzata dall’organismo grazie alla luce solare, stimola il nostro sistema
immunitario, previene le infiammazioni e le infezioni, stimola endorfine, dopamina e serotonina, tutti
ormoni che apportano una sensazione di benessere. Essendo liposolubile si consiglia l’assunzione di
questa vitamina durante o dopo i pasti.

Vi sono poi numerose piante che svolgono una funzione immunostimolante come:
• l’ECHINACEA, che contiene polifenoli in grado di ostacolare la proliferazione e la penetrazione dei
virus nelle cellule sane,
• l’ASTRAGALO, adattogena e immunostimolante in particolare per il polmone,
• il SAMBUCO, antisettico e antinfiammatorio, è utile per combattere i sintomi dell’influenza specie
del raffreddore,
• il TIMO, utile come antimicrobico e antivirale.

Elemento fondamentale per i benessere fisico e psicologico è l’equilibrio della flora intestinale: si
raccomanda di mantenere l’intestino libero da tossine e scorie, utilizzando fermenti lattici e fibre
vegetali. Non a caso l’intestino viene definito “secondo cervello”.

Una riflessione importante e da non dimenticare è che i nostri pensieri influenzano
positivamente o negativamente il nostro sistema immunitario. Stati di depressione, tristezza e
ansia provocano alterazioni a livello ormonale che influiscono poi sulla salute del nostro
organismo e sulla capacità di affrontare le sfide quotidiane.
UN'AUTENTICA E SEMPLICE FELICITÀ - Comune di Cimadolmo
COMUNE DI CIMADOLMO                                   EDIZIONE STRAORDINARIA 2020 #IORESTOACASA - N. 3

Diventa allora essenziale riuscire a non farsi invadere dalla paura, al fine di non condizionare la vita
quotidiana: se ci lasciamo controllare dalla paura essa diventa totalizzante e ci spinge a mettere in
atto comportamenti di difesa non funzionali. Questo meccanismo si innesca in modo involontario
diminuendo il livello di benessere e mettendo in pericolo lo stato di salute generale, poiché aumenta
il livello di ansia e di stress che va ad abbassare le nostre difese immunitarie e rende l’organismo più
vulnerabili alle malattie. In altre parole, la paura fa crollare il sistema immunitario!
Per l’ansia e il panico causati dalle notizie che ogni giorno sentiamo, un sostegno immediato si può
trovare nella floriterapia attraverso rimedi come Rescue Remedy dei fiori di Bach o Emergency dei
fiori australiani.

Una sana alimentazione, esercizi di respiro, movimento e stile di vita sano svolgono un ruolo
fondamentale di prevenzione dai malanni stagionali perché aumentano la vitalità del corpo. In questi
giorni, uno dei rimedi più efficaci per evitare di infettarci è mantenere la distanza dagli altri e
proteggerci rimanendo il più possibile in casa, facendo comunque attenzione a un’alimentazione
buona e salutare ed evitando gli alimenti che aumentano le infiammazioni (quali zuccheri raffinati),
preferendo invece frutti e verdure ricchi di antiossidanti.

CRUCIVER…TEBRA
Visti i consigli in tema di prevenzione abbiamo pensato a un cruciverba che esplorasse il corpo umano.
Vi sfidiamo a completarlo!
                                                           Orizzontali

                                                           2. È compresa tra l’articolazione del
                                                           ginocchio e quella della caviglia.
                                                           4. Studio del funzionamento del corpo
                                                           umano.
                                                           7. Trasportatori di ossigeno nel sangue.
                                                           9. Regione anteriore del corpo compresa
                                                           tra il diaframma, che la separa da torace e
                                                           bacino.
                                                           10. È composta dal 70% d’acqua.
                                                           15. Liquido secreto dal fegato.
                                                           16. Lo compongono naso, faringe, trachea e
                                                           polmoni.
                                                           20. Lo formano l’ipofisi, la tiroide, le
                                                           ghiandole surrenali, il pancreas, le
                                                           paratiroidi e le gonadi.
                                                           21. Connessione tra due o più segmenti
                                                           scheletrici.
                                                           22. Segmenti ossei che compongono le dita
                                                           della mano e del piede.
                                                           23. Formano i tessuti.
                                                           27. Regione del corpo che collega il capo al
                                                           tronco.
                                                           28. Regione del corpo, a forma concava,
                                                           situata al di sotto dell’articolazione della
                                                           spalla.
                                                           29. Lo sono le cellule dei polmoni.
                                                           30. L'elemento della memoria.
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Verticali                                                                         SAI COME SI
                                                                                DICE MORIRE DI
                                                                                QUARANTENA?       HA
                                                                                                   HA
1. Sono chiamati anche vasi linfatici.                                                           HA

3. Organo principale del sistema nervoso centrale.                                   DOMICIDIO!

5. Studio dei tessuti.
6. Osso lungo della gamba.
8. Insieme delle ossa che costituiscono lo scheletro della regione toracica e dorsale.
11. Insieme di ossa, cartilagini e articolazioni.
16. Lo compongono naso, faringe, trachea e polmoni.
12. Parte del corpo compresa tra il vertice del capo e la parte inferiore del bacino (arti superiori
esclusi).
13. Uno dei quattro tipi principali di tessuto.
14. La più grossa ghiandola del corpo umano, sita nell’addome.
17. Osso lungo dell’arto inferiore che si articola tra l’osso iliaco, la tibia e la rotula.
18. Insieme di tessuti organizzati in sistemi.
19. Si trova all’interno del nucleo cellulare.
24. Organo cavo di natura muscolare, localizzato nella cavità toracica.
25. Segmento dell’arto superiore compresa tra spalla e avambraccio.
26. Piccolo osso con cui termina la colonna vertebrale.

CACCIA ALLE PAROLE
Prendete in mano la lente d’ingrandimento e mettete alla prova la vostra capacità d’investigazione: nel
box qui sotto ci sono nascoste 30 parole a tema corpo umano, trovatele tutte e sarete i nuovi detective
in corsia!

        Sotto
                un c
             di roseespo
       scarla
               tt
         il rospe offre
      caldo       o tè
      Sotto con latte.
             un c
          di roseespo
     paona
            zze
        al rosptocca
     sciacq      o
            uare le
        tazze.
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#OLTRELEDISTANZE: NOI RESTIAMO APERTI
Lo scorso anno Cimadolmo è diventata una Sente-Mente® Comunità amica, abbracciando così l’idea
di ritrovare la bellezza che c’è in ogni persona, al di là della demenza. Oggi, dove tutta Cimadolmo
insieme a tutta Italia è chiusa per la grave crisi sanitaria che ci troviamo ad affrontare, oltre a
supermercati e farmacie c’è un’altra cosa che non si ferma: la demenza. Per tale motivo i felicitatori
del modello Sente-Mente® hanno scelto da oggi, e fino al giorno in cui tutto tornerà alla normalità, di
sostenere i carepartner che hanno partecipato ai laboratori attraverso brevi video quotidiani e la
possibilità di avere un luogo sicuro e intimo dove esprimere domande e preoccupazioni. Sente-
Mente® infatti è e resta vicino alle famiglie e a tutti i professionisti impegnati in questi giorni nelle
residenze per anziani e nei servizi domiciliari. Con il progetto #oltreledistanze sarà pubblicato un
video al giorno nel gruppo Facebook Sente-Mente® (https://www.facebook.com/groups/
243357396182637/?ref=share) destinato ai familiari delle persone che vivono con la demenza e ai
loro carepartner. Un team di felicitatori italiani è all’opera per creare una diffusa rete di sostegno
virtuale a tutti i carepartner attraverso video, WhatsApp e incontri virtuali. Più di 1000 familiari sono
già parte di questa virtuale carezza. Ricordiamo a chi desidera ritrovare la bellezza anche nella
malattia che desiderano ed entrare così a far parte di questo progetto, che può scrivere una mail a
espanoli.letizia@gmail.com.

“Non chiudiamo. Abbiamo scelto e scegliamo ogni giorno di esservi accanto.”

LA STANZA DI VAN GOGH
                               Il soggetto del dipinto è la camera da letto di Vincent Van Gogh nella «Casa
                               gialla» di Arles, dove l'artista olandese si rifugiò con la speranza di
                               insediarvi un atelier di pittori avanguardisti. Particolarmente interessanti
                               sono due versioni di quest’opera perché Van Gogh le realizzò durante il
                               volontario ricovero al manicomio di Saint-Rémy-de-Provence, quasi come
                               volesse recuperare e aggrapparsi ai ricordi felici di Arles.
                               Van Gogh restò chiuso in casa per molto tempo e diede vita a diverse opere
                               d’arte come questa. Purtroppo oggi non possiamo visitare mostre o
attrattive culturali in città (quindi in questo periodo siamo un po’ tutti come Van Gogh), ma qui sotto
vi lasciamo i link per accedere a 10 musei da visitare stando in casa: buona visita!

1. Musei Vaticani - Roma https://bit.ly/2QhYWZk
2. Pinacoteca di Brera - Milano https://bit.ly/33p1Q3Y
                                                                              Appuntamento ogni
3. Galleria degli Uffizi - Firenze https://bit.ly/2IO5j2j
                                                                              lunedì alle 18 con il
4. Louvre - Parigi https://bit.ly/2QjbGyM
5. British Museum - Londra https://bit.ly/38VIRim                           tour virtuale dei musei
6. Hermitage - San Pietroburgo https://bit.ly/2WflVYP                           civici di Treviso
7. National Gallery of Art - Washington https://bit.ly/38Sj1vF              collegandosi a: https://
8. Museo del Prado - Madrid https://bit.ly/2WmS8gG                           www.facebook.com/
9. Museo Archeologico - Atene https://bit.ly/3b1v0J1                          MuseiCiviciTreviso.
10. Metropolitan Museum - New York https://bit.ly/2UaVIIb
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AFFACCIATI ALLA FINESTRA: ANDRÀ TUTTO BENE
Opere artistiche possono essere viste anche a Cimadolmo. Ricordiamo infatti le due iniziative lanciate
nei giorni scorsi sulla pagina Facebook del Comune di Cimadolmo, che vedono da una parte
arcobaleni appesi a finestre e cancelli di casa e dall’altra scatti fotografici di paesaggi cimadolmesi.
Vi invitiamo a continuare a manifestare la vostra vena artistica solidale!

VIAGGIARE CON LA FANTASIA E CON I FILM
Rimanere in casa in tempo di Coronavirus è necessario. Anzi, è doveroso. Più ancora, è obbligatorio.
Dunque è tempo di gite e visite culturali: un’arrampicata sulle montagne divano, un tuffo sul lago
doccia, un aperitivo vicino al frigo!

In tempo di Coronavirus quindi si può sempre continuare a viaggiare, ma con la fantasia, e i film in
questo caso sono nostri alleati!

Vi consigliamo un paio di film, dal cuore e ambientazione italiana, per viaggiare (comodamente da
casa) e percorrere tutta la penisola per fare:

• Un giro in gondola con l’avventuroso THE TOURIST, ambientato nella laguna veneziana.
• Una visita romantica alla città degli innamorati con LETTERS TO JULIET.
• Un giro in vespa con Audry nella capitale per le VACANZE ROMANE.
• Guardare un tramonto dalle scogliere dell’Isola di Procida che hanno ispirato Neruda ne IL
POSTINO.
• Assaggiare pietanze tipicamente italiane tra Roma e Napoli con MANGIA, PREGA, AMA.
• Un giro nel centro di Milano con Artemio, IL RAGAZZO DI CAMPAGNA.

SOLIDARIETÀ DIGITALE
Se siete curiosi di vedere i film che vi abbiamo proposto ma non sapete come reperirli, potete provare
sulle innumerevoli piattaforme digitali che in tempi di Coronavirus hanno messo a disposizione
servizi gratuiti, per esempio per vedere film o leggere libri in formato digitale. Il link mostra tutti i
partner partecipanti https://solidarietadigitale.agid.gov.it/.
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A TUTTE ORECCHIE!
Una cosa che non manca in questi giorni è la musica. Sono molti infatti i
video che girano nel web degli italiani fuori dal proprio balcone ad
ascoltare e cantare l’Inno di Mameli. D’altronde la musica, oltre ad essere
la colonna sonora della nostra vita, è un abbraccio e uno strumento (un
pianoforte, una chitarra, un clarinetto e anche un battito di forchetta a tempo)
che ci avvolge tutti anche a distanza.
In questi tempi radio e musica fanno bene all’anima. A tutte orecchie, allora,
e digitate http://radio.garden/live/toulouse/radiopresence: vi apparirà
un globo con tanti punti verdi. Ogni punto è una stazione radio e se ci
cliccate sentirete che cosa si sta trasmettendo in quella parte del mondo!

CONSIGLIO DI LETTURA: “I PROMESSI SPOSI”
In tempo di stop forzato dovuto a Coronavirus, impossibile non pensare ad altre pandemie che
colpirono il mondo intero, come la peste. Questa, oltre ad essere stata una piaga per la civiltà, è stata
anche sfondo di numerosi romanzi tra cui i nostri conosciutissimi “Promessi Sposi” di A. Manzoni,
un classico intramontabile della letteratura italiana da riscoprire in questo periodo di quarantena. Di
seguito vi riproponiamo la parte del primo capitolo relativa all’incontro tra i bravi e don Abbondio.

                                    Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due
                                    catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello
                                    sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a
                                    ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a
                                    destra, e un’ampia costiera dall’altra parte; e il ponte, che ivi
                                    congiunge le due rive, par che renda ancor più sensibile all’occhio
                                    questa trasformazione, e segni il punto in cui il lago cessa, e l’Adda
                                    rincomincia, per ripigliar poi nome di lago dove le rive,
                                    allontanandosi di nuovo, lascian l’acqua distendersi e rallentarsi in
                                    nuovi golfi e in nuovi seni. La costiera, formata dal deposito di tre
                                    grossi torrenti, scende appoggiata a due monti contigui, l’uno detto
                                    di san Martino, l’altro, con voce lombarda, il Resegone, dai molti suoi
                                    cocuzzoli in fila, che in vero lo fanno somigliare a una sega: talchè
                                    non è chi, al primo vederlo, purché sia di fronte, come per esempio
                                    di su le mura di Milano che guardano a settentrione, non lo discerna
                                    tosto, a un tal contrassegno, in quella lunga e vasta giogaia, dagli
altri monti di nome più oscuro e di forma più comune. Per un buon pezzo, la costa sale con un pendìo
lento e continuo; poi si rompe in poggi e in valloncelli, in erte e in ispianate, secondo l’ossatura de’
due monti, e il lavoro dell’acque. Il lembo estremo, tagliato dalle foci de’ torrenti, è quasi tutto ghiaia
e ciottoloni; il resto, campi e vigne, sparse di terre, di ville, di casali; in qualche parte boschi, che si
prolungano su per la montagna. Lecco, la principale di quelle terre, e che dà nome al territorio, giace
poco discosto dal ponte, alla riva del lago, anzi viene in parte a trovarsi nel lago stesso, quando questo
ingrossa: un gran borgo al giorno d’oggi, e che s’incammina a diventar città. Ai tempi in cui accaddero
i fatti che prendiamo a raccontare, quel borgo, già considerabile, era anche un castello, e aveva perciò
l’onore d’alloggiare un comandante, e il vantaggio di possedere una stabile guarnigione di soldati
spagnoli, che insegnavan la modestia alle fanciulle e alle donne del paese, accarezzavan di tempo in
tempo le spalle a qualche marito, a qualche padre; e, sul finir dell’estate, non mancavan mai di
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spandersi nelle vigne, per diradar l’uve, e alleggerire a’ contadini le fatiche della vendemmia. Dall’una
all’altra di quelle terre, dall’alture alla riva, da un poggio all’altro, correvano, e corrono tuttavia, strade
e stradette, più o men ripide, o piane; ogni tanto affondate, sepolte tra due muri, donde, alzando lo
sguardo, non scoprite che un pezzo di cielo e qualche vetta di monte; ogni tanto elevate su terrapieni
aperti: e da qui la vista spazia per prospetti più o meno estesi, ma ricchi sempre e sempre qualcosa
nuovi, secondo che i diversi punti piglian più o meno della vasta scena circostante, e secondo che
questa o quella parte campeggia o si scorcia, spunta o sparisce a vicenda. Dove un pezzo, dove un
altro, dove una lunga distesa di quel vasto e variato specchio dell’acqua; di qua lago, chiuso
all’estremità o piuttosto smarrito in un gruppo, in un andirivieni di montagne, e di mano in mano più
allargato tra altri monti che si spiegano, a uno a uno, allo sguardo, e che l’acqua riflette capovolti, co’
paesetti posti sulle rive; di là braccio di fiume, poi lago, poi fiume ancora, che va a perdersi in lucido
serpeggiamento pur tra’ monti che l’accompagnano, degradando via via, e perdendosi quasi anch’essi
nell’orizzonte. Il luogo stesso da dove contemplate que’ vari spettacoli, vi fa spettacolo da ogni parte: il
monte di cui passeggiate le falde, vi svolge, al di sopra, d’intorno, le sue cime e le balze, distinte,
rilevate, mutabili quasi a ogni passo, aprendosi e contornandosi in gioghi ciò che v’era sembrato prima
un sol giogo, e comparendo in vetta ciò che poco innanzi vi si rappresentava sulla costa: e l’ameno, il
domestico di quelle falde tempera gradevolmente il selvaggio, e orna vie più il magnifico dell’altre
vedute.
        Per una di queste stradicciole, tornava bel bello dalla passeggiata verso casa, sulla sera del
giorno 7 novembre dell’anno 1628, don Abbondio, curato d’una delle terre accennate di sopra: il nome
di questa, né il casato del personaggio, non si trovan nel manoscritto, né a questo luogo né altrove.
Diceva tranquillamente il suo ufizio, e talvolta, tra un salmo e l’altro, chiudeva il breviario, tenendovi
dentro, per segno, l’indice della mano destra, e, messa poi questa nell’altra dietro la schiena,
proseguiva il suo cammino, guardando a terra, e buttando con un piede verso il muro i ciottoli che
facevano inciampo nel sentiero: poi alzava il viso, e, girati oziosamente gli occhi all’intorno, li fissava
alla parte d’un monte, dove la luce del sole già scomparso, scappando per i fessi del monte opposto, si
dipingeva qua e là sui massi sporgenti, come a larghe e inuguali pezze di porpora. Aperto poi di nuovo
il breviario, e recitato un altro squarcio, giunse a una voltata della stradetta, dov’era solito d’alzar
sempre gli occhi dal libro, e di guardarsi dinanzi: e così fece anche quel giorno. Dopo la voltata, la
strada correva diritta, forse un sessanta passi, e poi si divideva in due viottole, a foggia d’un ipsilon:
quella a destra saliva verso il monte, e menava alla cura: l’altra scendeva nella valle fino a un torrente;
e da questa parte il muro non arrivava che all’anche del passeggero. I muri interni delle due viottole,
in vece di riunirsi ad angolo, terminavano in un tabernacolo, sul quale eran dipinte certe figure
lunghe, serpeggianti, che finivano in punta, e che, nell’intenzion dell’artista, e agli occhi degli abitanti
del vicinato, volevan dir fiamme; e, alternate con le fiamme, cert’altre figure da non potersi descrivere,
che volevan dire anime del purgatorio: anime e fiamme a color di mattone, sur un fondo bigiognolo,
con qualche scalcinatura qua e là. Il curato, voltata la stradetta, e dirizzando, com’era solito, lo
sguardo al tabernacolo, vide una cosa che non s’aspettava, e che non avrebbe voluto vedere. Due
uomini stavano, l’uno dirimpetto all’altro, al confluente, per dir così, delle due viottole: un di costoro,
a cavalcioni sul muricciolo basso, con una gamba spenzolata al di fuori, e l’altro piede posato sul
terreno della strada; il compagno, in piedi, appoggiato al muro, con le braccia incrociate sul petto.
L’abito, il portamento, e quello che, dal luogo ov’era giunto il curato, si poteva distinguer dell’aspetto,
non lasciavan dubbio intorno alla lor condizione. Avevano entrambi intorno al capo una reticella
verde, che cadeva sull’omero sinistro, terminata in una gran nappa, e dalla quale usciva sulla fronte un
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enorme ciuffo: due lunghi mustacchi arricciati in punta: una cintura lucida di cuoio, e a quella
attaccate due pistole: un piccol corno ripieno di polvere, cascante sul petto, come una collana: un
manico di coltellaccio che spuntava fuori d’un taschino degli ampi e gonfi calzoni, uno spadone, con
una gran guardia traforata a lamine d’ottone, congegnate come in cifra, forbite e lucenti: a prima vista
si davano a conoscere per individui della specie de’ bravi.
     Questa specie, ora del tutto perduta, era allora floridissima in Lombardia, e già molto antica. Chi
non ne avesse idea, ecco alcuni squarci autentici, che potranno darne una bastante de’ suoi caratteri
principali, degli sforzi fatti per spegnerla, e della sua dura e rigogliosa vitalità.
     Fino dall’otto aprile dell’anno 1583, l’Illustrissimo ed Eccellentissimo signor don Carlo d’Aragon,
Principe di Castelvetrano, Duca di Terranuova, Marchese d’Avola, Conte di Burgeto, grande
Ammiraglio, e gran Contestabile di Sicilia, Governatore di Milano e Capitan Generale di Sua Maestà
Cattolica in Italia, pienamente informato della intollerabile miseria in che è vivuta e vive questa Città di
Milano, per cagione dei bravi e vagabondi, pubblica un bando contro di essi.
      Dichiara e diffinisce tutti coloro essere compresi in questo bando, e doversi ritenere bravi e
vagabondi... i quali, essendo forestieri o del paese, non hanno esercizio alcuno, od avendolo, non lo
fanno... ma, senza salario, o pur con esso, s’appoggiano a qualche cavaliere o gentiluomo, officiale o
mercante... per fargli spalle e favore, o veramente, come si può presumere, per tendere insidie ad altri... A
tutti costoro ordina che, nel termine di giorni sei, abbiano a sgomberare il paese, intima la galera a’
renitenti, e dà a tutti gli ufiziali della giustizia le più stranamente ampie e indefinite facoltà, per
l’esecuzione dell’ordine. Ma, nell’anno seguente, il 12 aprile, scorgendo il detto signore, che questa
Città è tuttavia piena di detti bravi... tornati a vivere come prima vivevano, non punto mutato il costume
loro, né scemato il numero, dà fuori un’altra grida, ancor più vigorosa e notabile, nella quale, tra l’altre
ordinazioni, prescrive:
      Che qualsivoglia persona, così di questa Città, come forestiera, che per due testimoni consterà esser
tenuto, e comunemente riputato per bravo, et aver tal nome, ancorché non si verifichi aver fatto delitto
alcuno... per questa sola riputazione di bravo, senza altri indizi, possa dai detti giudici e da ognuno di
loro esser posto alla corda et al tormento, per processo informativo... et ancorché non confessi delitto
alcuno, tuttavia sia mandato alla galea, per detto triennio, per la sola opinione e nome di bravo, come di
sopra. Tutto ciò, e il di più che si tralascia, perché Sua Eccellenza è risoluta di voler essere obbedita da
ognuno.
      All’udir parole d’un tanto signore, così gagliarde e sicure, e accompagnate da tali ordini, viene
una gran voglia di credere che, al solo rimbombo di esse, tutti i bravi siano scomparsi per sempre. Ma
la testimonianza d’un signore non meno autorevole, né meno dotato di nomi, ci obbliga a credere
tutto il contrario. È questi l’Illustrissimo ed Eccellentissimo Signor Juan Fernandez de Velasco,
Contestabile di Castiglia, Cameriero maggiore di Sua Maestà, Duca della Città di Frias, Conte di Haro
e Castelnovo, Signore della Casa di Velasco, e di quella delli sette Infanti di Lara, Governatore dello
Stato di Milano, etc. Il 5 giugno dell’anno 1593, pienamente informato anche lui di quanto danno e
rovine sieno... i bravi e vagabondi, e del pessimo effetto che tal sorta di gente, fa contra il ben pubblico, et
in delusione della giustizia, intima loro di nuovo che, nel termine di giorni sei, abbiano a sbrattare il
paese, ripetendo a un dipresso le prescrizioni e le minacce medesime del suo predecessore. Il 23
maggio poi dell’anno 1598, informato, con non poco dispiacere dell’animo suo, che... ogni dì più in
questa Città e Stato va crescendo il numero di questi tali (bravi e vagabondi), né di loro, giorno e notte,
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altro si sente che ferite appostatamente date, omicidii e ruberie et ogni altra qualità di delitti, ai quali si
rendono più facili, confidati essi bravi d’essere aiutati dai capi e fautori loro... prescrive di nuovo gli
stessi rimedi, accrescendo la dose, come s’usa nelle malattie ostinate. Ognuno dunque, conchiude poi,
onninamente si guardi di contravvenire in parte alcuna alla grida presente, perché, in luogo di provare la
clemenza di Sua Eccellenza, proverà il rigore, e l’ira sua... essendo risoluta e determinata che questa sia
l’ultima e perentoria monizione.
      Non fu però di questo parere l’Illustrissimo ed Eccellentissimo Signore, il Signor Don Pietro
Enriquez de Acevedo, Conte di Fuentes, Capitano, e Governatore dello Stato di Milano; non fu di
questo parere, e per buone ragioni. Pienamente informato della miseria in che vive questa Città e Stato
per cagione del gran numero di bravi che in esso abbonda... e risoluto di totalmente estirpare seme tanto
pernizioso, dà fuori, il 5 dicembre 1600, una nuova grida piena anch’essa di severissime comminazioni,
con fermo proponimento che, con ogni rigore, e senza speranza di remissione, siano onninamente eseguite.
      Convien credere però che non ci si mettesse con tutta quella buona voglia che sapeva impiegare
nell’ordir cabale, e nel suscitar nemici al suo gran nemico Enrico IV; giacché, per questa parte, la storia
attesta come riuscisse ad armare contro quel re il duca di Savoia, a cui fece perder più d’una città;
come riuscisse a far congiurare il duca di Biron, a cui fece perder la testa; ma, per ciò che riguarda
quel seme tanto pernizioso de’ bravi, certo è che esso continuava a germogliare, il 22 settembre
dell’anno 1612. In quel giorno l’Illustrissimo ed Eccellentissimo Signore, il Signor Don Giovanni de
Mendozza, Marchese de la Hynojosa, Gentiluomo etc., Governatore etc., pensò seriamente ad
estirparlo. A quest’effetto, spedì a Pandolfo e Marco Tullio Malatesti, stampatori regii camerali, la
solita grida, corretta ed accresciuta, perché la stampassero ad esterminio de’ bravi. Ma questi vissero
ancora per ricevere, il 24 dicembre dell’anno 1618, gli stessi e più forti colpi dall’Illustrissimo ed
Eccellentissimo Signore, il Signor Don Gomez Suarez de Figueroa, Duca di Feria, etc., Governatore etc.
Però, non essendo essi morti neppur di quelli, l’Illustrissimo ed Eccellentissimo Signore, il Signor
Gonzalo Fernandez di Cordova, sotto il cui governo accadde la passeggiata di don Abbondio, s’era
trovato costretto a ricorreggere e ripubblicare la solita grida contro i bravi, il giorno 5 ottobre del
1627, cioè un anno, un mese e due giorni prima di quel memorabile avvenimento.
      Nè fu questa l’ultima pubblicazione; ma noi delle posteriori non crediamo dover far menzione,
come di cosa che esce dal periodo della nostra storia. Ne accenneremo soltanto una del 13 febbraio
dell’anno 1632, nella quale l’Illustrissimo ed Eccellentissimo Signore, el Duque de Feria, per la seconda
volta governatore, ci avvisa che le maggiori sceleraggini procedono da quelli che chiamano bravi. Questo
basta ad assicurarci che, nel tempo di cui noi trattiamo, c’era de’ bravi tuttavia.
      Che i due descritti di sopra stessero ivi ad aspettar qualcheduno, era cosa troppo evidente; ma
quel che più dispiacque a don Abbondio fu il dover accorgersi, per certi atti, che l’aspettato era lui.
Perchè, al suo apparire, coloro s’eran guardati in viso, alzando la testa, con un movimento dal quale si
scorgeva che tutt’e due a un tratto avevan detto: è lui; quello che stava a cavalcioni s’era alzato,
tirando la sua gamba sulla strada; l’altro s’era staccato dal muro; e tutt’e due gli s’avviavano incontro.
Egli, tenendosi sempre il breviario aperto dinanzi, come se leggesse, spingeva lo sguardo in su, per
ispiar le mosse di coloro; e, vedendoseli venir proprio incontro, fu assalito a un tratto da mille
pensieri. Domandò subito in fretta a sè stesso, se, tra i bravi e lui, ci fosse qualche uscita di strada, a
destra o a sinistra; e gli sovvenne subito di no. Fece un rapido esame, se avesse peccato contro qualche
potente, contro qualche vendicativo; ma, anche in quel turbamento, il testimonio consolante della
coscienza lo rassicurava alquanto: i bravi però s’avvicinavano, guardandolo fisso. Mise l’indice e il
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medio della mano sinistra nel collare, come per raccomodarlo; e, girando le due dita intorno al collo,
volgeva intanto la faccia all’indietro, torcendo insieme la bocca, e guardando con la coda dell’occhio,
fin dove poteva, se qualcheduno arrivasse; ma non vide nessuno. Diede un’occhiata, al di sopra del
muricciolo, ne’ campi: nessuno; un’altra più modesta sulla strada dinanzi; nessuno, fuorché i bravi.
Che fare? tornare indietro, non era a tempo: darla a gambe, era lo stesso che dire, inseguitemi, o
peggio. Non potendo schivare il pericolo, vi corse incontro, perché i momenti di quell’incertezza erano
allora così penosi per lui, che non desiderava altro che d’abbreviarli. Affrettò il passo, recitò un
versetto a voce più alta, compose la faccia a tutta quella quiete e ilarità che potè, fece ogni sforzo per
preparare un sorriso; quando si trovò a fronte dei due galantuomini, disse mentalmente: ci siamo; e si
fermò su due piedi. “Signor curato,” disse un di que’ due, piantandogli gli occhi in faccia.
      “Cosa comanda?” rispose subito don Abbondio, alzando i suoi dal libro, che gli restò spalancato
nelle mani, come sur un leggìo.
      “Lei ha intenzione,” proseguì l’altro, con l’atto minaccioso e iracondo di chi coglie un suo
inferiore sull’intraprendere una ribalderia, “lei ha intenzione di maritar domani Renzo Tramaglino e
Lucia Mondella!”
      “Cioè...” rispose, con voce tremolante, don Abbondio: “cioè. Lor signori son uomini di mondo, e
sanno benissimo come vanno queste faccende. Il povero curato non c’entra: fanno i loro pasticci tra
loro, e poi... e poi, vengon da noi, come s’anderebbe a un banco a riscotere; e noi... noi siamo i
servitori del comune.”
     “Or bene,” gli disse il bravo, all’orecchio, ma in tono solenne di comando, “questo matrimonio
non s’ha da fare, né domani, né mai.”
     “Ma, signori miei,” replicò don Abbondio, con la voce mansueta e gentile di chi vuol persuadere
un impaziente, “ma, signori miei, si degnino di mettersi ne’ miei panni. Se la cosa dipendesse da me...
vedon bene che a me non me ne vien nulla in tasca...”
     “Orsù,” interruppe il bravo, “se la cosa avesse a decidersi a ciarle, lei ci metterebbe in sacco. Noi
non ne sappiamo, né vogliam saperne di più. Uomo avvertito... lei c’intende.”
     “Ma lor signori son troppo giusti, troppo ragionevoli...”
     “Ma,” interruppe questa volta l’altro compagnone, che non aveva parlato fin allora, “ma il
matrimonio non si farà, o...” e qui una buona bestemmia, “o chi lo farà non se ne pentirà, perché non
ne avrà tempo, e...” un’altra bestemmia.
       “Zitto, zitto,” riprese il primo oratore: “il signor curato è un uomo che sa il viver del mondo; e
noi siam galantuomini, che non vogliam fargli del male, purché abbia giudizio. Signor curato,
l’illustrissimo signor don Rodrigo nostro padrone la riverisce caramente.”
      Questo nome fu, nella mente di don Abbondio, come, nel forte d’un temporale notturno, un
lampo che illumina momentaneamente e in confuso gli oggetti, e accresce il terrore. Fece, come per
istinto, un grand’inchino, e disse: “se mi sapessero suggerire...”
     “Oh! suggerire a lei che sa di latino!” interruppe ancora il bravo, con un riso tra lo sguaiato e il
feroce. “A lei tocca. E sopra tutto, non si lasci uscir parola su questo avviso che le abbiam dato per suo
bene; altrimenti… ehm… sarebbe lo stesso che fare quel tal matrimonio. Via, che vuol che si dica in
suo nome all’illustrissimo signor don Rodrigo?”
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     “Il mio rispetto...”
     “Si spieghi meglio!”
      “... Disposto... disposto sempre all’ubbidienza.” E, proferendo queste parole, non sapeva nemmen
lui se faceva una promessa, o un complimento. I bravi le presero, o mostraron di prenderle nel
significato più serio.
      “Benissimo, e buona notte, messere,” disse l’un d’essi, in atto di partir col compagno. Don
Abbondio, che, pochi momenti prima, avrebbe dato un occhio per iscansarli, allora avrebbe voluto
prolungar la conversazione e le trattative. “Signori...” cominciò, chiudendo il libro con le due mani;
ma quelli, senza più dargli udienza, presero la strada dond’era lui venuto, e s’allontanarono, cantando
una canzonaccia che non voglio trascrivere. Il povero don Abbondio rimase un momento a bocca
aperta, come incantato; poi prese quella delle due stradette che conduceva a casa sua, mettendo
innanzi a stento una gamba dopo l’altra, che parevano aggranchiate. Come stesse di dentro,
s’intenderà meglio, quando avrem detto qualche cosa del suo naturale, e de’ tempi in cui gli era
toccato di vivere.

ARRIVEDERCI
Speriamo che questa edizione del “Brevi da Cimadolmo” vi abbia tenuto compagnia e che possiate
colore il camaleonte mandala per scacciare la noia.
Andrà tutto bene e la primavera presto arriverà: anzi, fuori c’è già uno splendido sole che aspetta solo
di scaldarci con i suoi raggi non appena potremo tornare a riabbracciarci!

                                                                                                  credits:
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