IMPARA A DIRE TI AMO (PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI) - GIACOMO DACQUINO
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Giacomo Dacquino Impara a dire ti amo (prima che sia troppo tardi) DACQUINO_IMPARA A DIRE TI AMO 3 10/01/13 15.08
Dello stesso autore in edizione Mondadori Che cos’è l’amore Paura d’amare Legami d’amore Se questo è amore Credere e amare Bisogno d’amore Seduzione Relazioni difficili Soldi, sesso e sentimenti Dove incontri l’anima Impara a dire ti amo (prima che sia troppo tardi) di Giacomo Dacquino Collezione Saggi ISBN 978-88-04-62626-8 © 2013 Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano I edizione gennaio 2013 DACQUINO_IMPARA A DIRE TI AMO 4 10/01/13 15.08
Indice 3 Introduzione 7 I L’amore nella coppia La narcisa, 16 31 II La differenza tra uomo e donna Un vuoto lontano, 50 61 III La seduzione amorosa e sessuale Il seduttore mancato, 73 89 IV Il matrimonio e la convivenza La sindrome di Ulisse, 96 111 V La crisi nella coppia L’infedele, 120 137 VI La separazione e il divorzio Vite in ostaggio, 159 171 VII L’amore maturo La paziente matura, 190 203 Conclusione 207 Ringraziamenti 209 Note 221 Bibliografia 233 Indice analitico DACQUINO_IMPARA A DIRE TI AMO 5 10/01/13 15.08
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Impara a dire ti amo (prima che sia troppo tardi) Ai miei pazienti DACQUINO_IMPARA A DIRE TI AMO 1 10/01/13 15.08
Avvertenza I casi clinici riportati sono pubblicati con il consenso dei pazienti. Per rispetto del segreto professionale sono stati cambiati i nomi e alcune circostanze che avrebbero potu- to facilitarne il riconoscimento. DACQUINO_IMPARA A DIRE TI AMO 2 10/01/13 15.08
Introduzione La psichiatria tradizionale ha in genere trascurato la dimen- sione affettiva dell’essere umano, dimenticando che una persona è qualcosa di ben più complesso delle sue capaci- tà di ragionamento, di linguaggio e di memoria. La stessa diagnosi clinica è quasi sempre basata sulla sintomatolo- gia evidente, per cui ignora per lo più certi aspetti imma- turi della personalità che possono rendere la vita un infer- no a chi ne è portatore e a chi gli è vicino. Infatti, l’amore è gratificante tra persone psicoaffettivamente mature, men- tre diventa doloroso quando si ha a che fare con un imma- turo che ama in maniera dipendente, strumentalizzante, possessiva, aggressiva ecc. Proprio perché il suo lavoro lo porta a incontrare il do- lore, la sofferenza delle persone, lo psichiatra è spesso più incline, anche per un’insufficiente preparazione universi- taria, a prendere in considerazione le emozioni negative dei pazienti (ansia, paura, rabbia, depressione) che a osser- varne e valutarne gli stati mentali positivi (amore, piacere, serenità, spiritualità); tende cioè a registrare i sintomi, la malattia, nei casi migliori l’ammalato, ma non tiene conto di come il paziente vuole bene a se stesso e agli altri. Anche la mentalità collettiva è più disposta ad accetta- re le malattie del corpo che quelle della psiche, soprattut- to se riguardano le emozioni. La malattia dei sentimenti è sconveniente, vergognosa, indice di debolezza, d’infe- riorità. Per questo viene negata da chi ne soffre, a dispet- DACQUINO_IMPARA A DIRE TI AMO 3 10/01/13 15.08
4 Impara a dire ti amo (prima che sia troppo tardi) to dell’enorme consumo di ansiolitici e antidepressivi. La conseguenza è che viviamo in un’epoca di grande svilup- po tecnologico, ma anche di perdita di maturità psicolo- gica e di incapacità di compiere scelte etiche responsabili. L’Occidente ha progettato il suo futuro sulla tecnica, smar- rendo il senso dell’umano, il primato della persona. Un’ul- teriore conseguenza è che si è globalizzati e confusi, si cu- rano il fisico e il cervello ma non i sentimenti. Mai come oggi sono frequenti i manuali, i seminari, a tutti i livelli e in tutte le materie, che spesso inducono soltanto a ricevere, inghiottire, evitando la fatica di usare il cuore, vi- vere i sentimenti, creare relazioni. Abbondano i corsi, per lo più frequentati da un «popolo» di solitari e depressi: da quelli di danza del ventre a quelli di spogliarello, dalla cu- cina al bucato, da quelli per organizzare cene per amici a quelli per vivere senza complessi. È esplosa la mania dei workshop o degli stage, per dirla con un linguaggio alla moda: dalle dieci lezioni per diventare seduttivi ai corsi sul look, dal perseguire la forma fisica alla scoperta del proprio spirito guida, dal tango al kamasutra, da come lenire le fe- rite da perdita affettiva a diventare, sempre in dieci lezioni, «genitore modello» per gestire i figli nei giorni di affido. Più studio l’essere umano, più mi convinco che l’incon- tro decisivo è quello con noi stessi, per realizzare un’armo- nia con le varie parti della psiche, poiché spesso la nostra mente è come una riunione di condominio in cui ognuno pensa al proprio tornaconto e non al bene comune. Soven- te ci si preoccupa delle cose esterne trascurando quelle in- terne. Per esempio, esiste una libertà interiore nel rapporto con se stessi e una libertà esteriore nel rapporto con gli altri. Normalmente si pensa troppo alla seconda e troppo poco alla prima, al punto che i desideri di libertà dall’esterno non sono sempre sorretti da una liberazione interiore. Si lotta infatti per avere più diritti nei confronti degli altri, ma poco o nulla ci si preoccupa di essere più liberi interiormente. Non è facile però guardarsi dentro per comprendere le ragioni dei nostri pensieri e delle nostre azioni. Conoscere se stessi è infatti l’obiettivo di un cammino faticoso perché DACQUINO_IMPARA A DIRE TI AMO 4 10/01/13 15.08
Introduzione 5 molte barriere ostacolano tale ricerca: sono le «resistenze» che ognuno incontra nell’autoindagine. Occorre dunque praticare l’insight per liberarsi, per dare un senso alla pro- pria vita, un’impostazione di fondo alla propria esistenza. Le risposte sono già dentro di noi, e quindi bisogna impa- rare a riconoscerle e a realizzarle. Perché spesso i motivi per essere sereni si cercano all’esterno, ed è proprio la ricer- ca spasmodica di una felicità esteriore a causare l’infelici- tà interiore. La stessa affettività è dentro, non fuori di noi, e la si coltiva nella propria interiorità. Ed è infatti l’armo- nia con se stessi che permette di armonizzarsi con gli altri. L’indagine psicologica comprende soprattutto le esperien- ze affettive, e la psicoterapia indaga in maniera approfon- dita la vita interiore dell’uomo, lavorando per portare alla luce i valori emotivi presenti nei pazienti e che loro stessi, a volte, non sanno di possedere. Spesso pensano di non esser- ne dotati, poi scoprono di averne più di quanti credevano. L’interesse specifico di questo libro è rivolto al significato che il vissuto affettivo assume nella vita dell’uomo, partico- larmente focalizzato sull’amare. L’esperienza clinica testi- monia che le principali cause dell’ansia e della depressione sono il fallimento del rapporto coniugale, le tensioni riferi- te all’esercizio della sessualità, i dolori da perdita affettiva. I casi clinici descritti documentano che è la qualità dell’amo- re a essere disturbata, non la quantità: non si ama troppo, si ama male, cioè in modo immaturo. Ogni paziente racconta infatti il suo percorso di maturazione psicoaffettiva, impa- rando a conoscersi meglio, ad accettarsi, ad autonomizzar- si e soprattutto a volersi bene «bene» e ad amare «bene» gli altri, quindi a vivere un’affettività psicologicamente matura. Sono resoconti di psicoterapia ricchi di adesione per- sonale, descritti in modo appassionato, quasi passionale, da esseri umani per altri esseri umani. Leggendoli, si può sentire il ritmo del loro cuore, un cuore che conosce la tri- stezza e la gioia, forse più la prima che la seconda, ma che ha combattuto per imparare a voler bene e amare meglio. Giacomo Dacquino DACQUINO_IMPARA A DIRE TI AMO 5 10/01/13 15.08
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I L’amore nella coppia Indagando la fenomenologia dell’amore si scopre che, dopo quello cortese medievale, quello passionale barocco, quello romantico dell’Ottocento, quello genital-consumistico del Novecento, l’attuale modo di vivere questo sentimento cor- risponde all’affermazione di un diritto acquisito, da con- sumare come attestato di femminilità e virilità, come sino- nimo di potere o come ostentazione di uno status symbol da parte di una società che lo ha banalizzato confonden- do la genitalità con la sessualità.1 Progrediti nella tecnica, siamo arretrati nei rapporti af- fettivi poiché la tecnologia ha sospinto indietro l’uomo nei suoi valori. Viviamo in tempi di superficialità, la grande malattia odierna, in cui la gente s’illude di prendere lezioni d’amore dai programmi televisivi, che pretendono d’inse- gnare come trovare l’anima gemella, sedurla e sopravvi- vere all’abbandono. L’amore è il sentimento più ricercato ma anche il più sofferto. Tutti vogliono amare, ma non tutti riescono a «liberare» l’amore e a viverlo in modo psicologicamente maturo. Lo si desidera, ma non vi sono nemmeno più le pa- role per dirlo; per esempio, in alcune regioni italiane quasi non esiste il verbo «amare», sostituito da «voler bene», per cui il «Ti amo» è surrogato dal «Ti voglio bene». Non si ha nemmeno tempo per i sogni; del resto è più comodo pren- derli già confezionati dalle telenovele o dagli spot pubblici- tari. Si ama la letteratura latino-americana proprio perché DACQUINO_IMPARA A DIRE TI AMO 7 10/01/13 15.08
8 Impara a dire ti amo (prima che sia troppo tardi) racconta grandi storie d’amore, ma mancano le passioni e, quando ci sono, sono grigie. Se così non fosse, non avrebbe- ro successo i meeting di single, i corsi di corteggiamento per la felicità degli inibiti, i messaggi di ricerca di un partner negli annunci dei periodici, i profili su Facebook e Twitter, le agenzie matrimoniali, i supermarket dell’erotismo. La latitanza nei sentimenti viene mascherata attraver- so il commercio: il turbinio di gadget a forma di cuore, i fiori nel giorno di San Valentino, la festa della mamma o del papà ecc. sono l’orgia di una mercificazione compen- satoria della carenza di affetti. Si sta diventando orecchian- ti nei confronti della vita affettiva, come geniali suonatori di jazz, con la differenza che geniali non si è. Nel mondo occidentale ogni sentiero verso l’amore vero è diventato faticoso, per cui pochi desiderano scoprire il gusto del corteggiare, il piacere della conquista, la soddi- sfazione di guadagnarsi l’amore. Perché è la capacità di amare, e non quella di fare sesso, il metro di valutazione per l’equilibrio psichico. E poiché è necessario volersi bene per crescere e amare gli altri, chi non si ama o si ama male non soltanto è psicologicamente immaturo, ma non è in grado di amare il prossimo. In passato l’educazione dei sentimenti faceva status, ma oggi, purtroppo, uno tsunami di maleducazione e di aridità si è abbattuto sull’Occidente investendo famiglie disgrega- te, scuole che licenziano fior di ignoranti, politici opportu- nisti, amministratori corrotti. Cattivi maestri offrono pessi- mi modelli di educazione affettiva, proponendo una ricerca compulsiva d’amore e una richiesta sempre insoddisfatta di felicità. Ormai è raro ascoltare o leggere le opinioni pro- fessionali e scientificamente motivate di un esperto in una specifica materia. A dire la loro sono per lo più opinioni- sti onniscienti, e soprattutto narcisisti, che raccontano «te- stimonianze» immature, togliendo spazio alla voce di chi da decenni studia sul campo quel determinato argomento. Anche nei dibattiti televisivi si dà troppo spesso spa- zio alla cafoneria, al turpiloquio, alla volgarità. E chi urla di più si guadagna il maggior numero di inquadrature. DACQUINO_IMPARA A DIRE TI AMO 8 10/01/13 15.08
L’amore nella coppia 9 Gli stessi conduttori, che dovrebbero mediare i contribu- ti dei partecipanti, sovente evitano il dialogo educato e civile poiché diventa noioso e fa perdere ascolti. Meglio l’arroganza e la licenziosità, che fanno più spettacolo e audience. E purtroppo oggi vige l’irrefrenabile voglia di apparire, del «dire tutto» non soltanto nel privato ma an- che nel pubblico, senza alcun pudore (si vedano i reality show), in modo indecente non soltanto per chi ascolta ma soprattutto per i protagonisti, che spesso non hanno ri- spetto verso se stessi, i propri parenti, partner ecc. Oggi trovarsi online è divenuta una pratica socialmente ac- cettabile, addirittura diffusa, ma per incontrare l’amore, quello autentico, occorrono silenzio, umile ascolto, con- divisione. Solo allora si capisce la precarietà di quello che appariva importante: la bellezza fisica, il partner influen- te, il numero dei coiti. Seppur determinati biologicamente ad amare e program- mati alla sessualità da pulsioni evoluzionistiche per la so- pravvivenza della specie, nessuna scienza biochimica ha saputo finora spiegare perché un uomo e una donna si ami- no, perché nasca un amore e quanto possa durare. La co- noscenza scientifica non esaurisce infatti l’essere umano, che è anche sentimento, emozione, amore, fede. Essa può razionalizzare i comportamenti, studiare le variazioni de- gli ormoni e dei neurotrasmettitori, ma sempre ricordan- do che i fattori biologici rappresentano soltanto una spinta alla genitalità, non certo all’amore, poiché il razionalismo ignora il valore dei sentimenti. La biologia si ferma sulla soglia dell’amore, come la ra- zionalità sull’uscio della fede religiosa, poiché non esiste un’affettività soltanto intellettiva, di cervello: l’emotivo, cioè i sentimenti, si trasmette sempre e, come non s’impa- ra dai libri l’autorevolezza, così non si ricavano dallo stu- dio le doti empatiche, intuitive, la capacità d’amare e di voler bene. In questo ci conforta la psicoterapia, la quale, indagando e portando alla coscienza i meccanismi psichi- ci, permette di conoscere e valorizzare l’uomo nella sua parte mentale, che va ben oltre le molecole. DACQUINO_IMPARA A DIRE TI AMO 9 10/01/13 15.08
10 Impara a dire ti amo (prima che sia troppo tardi) Attualmente siamo all’inizio di una nuova era, quella delle emozioni. Persino le canzonette si valutano sulla base dell’emotività, mentre aumentano nei quotidiani i supple- menti di psicologia spicciola, le rubriche di posta del cuore ecc. quali segnali di maggior attenzione per i sentimenti, nel contesto di un ritorno al privato dopo le delusioni po- litiche e sociali. Tutto questo non stupisce, poiché la paro- la «amore» è la più abusata, ma anche la più indefinibile del vocabolario, e scrivere al riguardo significa raccontare un’esperienza misteriosa, spesso più immaginata che vis- suta, più sofferta che goduta. Infatti, sull’amore si fanno tanta retorica e vuota poesia. Chi conosce le leggi della psicologia amorosa sa che ciascuno ha nel proprio inconscio un enorme potenziale af- fettivo. E se anche vi sono molte interazioni fra il raziona- le e l’emotivo, l’affettività è sempre presente perfino in co- loro che la sottovalutano. Tutti hanno bisogno di nutrirsi d’amore: si nasce per amore, si cresce nell’amore e si vive d’amore, che è come l’ossigeno, condizione essenziale per esistere. L’essere voluti bene dai genitori durante l’età evo- lutiva e amati da adulti influisce sulla robustezza dell’Io, per cui i successi o i fallimenti amorosi possono rinforza- re o frantumare la coesione del Sé e quindi l’autostima. L’affettività è la reazione a quanto avviene dentro e fuori di noi, ed è ciò che ci fa sentire vivi. Quando s’immiserisce, viene a mancare anche il desiderio di vivere. L’inedia af- fettiva porta alla noia, all’aridità, alla depressione. Perché una persona priva di emozioni è un soggetto psichicamente morto nei confronti degli esseri umani, degli animali, della natura e persino dell’arte, poiché il sentimento dell’amo- re è spesso la base d’ispirazioni creative quali la musica, la letteratura, le arti figurative ecc. Per amore dell’amo- re l’uomo è diventato poeta, pittore, musicista, scrittore. Vivere l’amore è un regalo che l’esistenza non fa a tutti, poiché amare non è facile come falsamente ci dicono i me- dia, in quanto la pulsione amorosa, pur essendo qualcosa di istintivo, deve essere sublimata, cioè raffinata come la percettibilità musicale. La qualità delle cure materne nel- DACQUINO_IMPARA A DIRE TI AMO 10 10/01/13 15.08
L’amore nella coppia 11 la prima fase della vita ha un ruolo fondamentale nel re- golare il sistema emotivo del bambino, dal momento che, fin dalla culla, ricevendo il sorriso amorevole della mam- ma impara ad attivare gli affetti; inoltre mette in atto pro- cessi di identificazione con le persone significative che lo accompagneranno lungo la crescita. Tali modelli introiettati ne condizionano l’orientamen- to psicoaffettivo anche da adulto, rendendolo sensibile a una persona che trasmette messaggi amorosi simili a quelli trasmessi dai genitori durante la prima infanzia. E proprio perché l’affetto che si riceve aiuta a crescere, la famiglia in cui si nasce e si viene educati è importante come preludio alla relazionalità amorosa adulta. Infatti, i figli di genitori generosi e amorevoli cercano l’amore in persone valide e mature, mentre quelli di genitori egoisti e distanti lo trova- no in persone egotiste e ipoaffettive. Nessun partner è ab- bastanza «nutriente», se si ha un’insaziabile fame affettiva. L’identità personale si acquisisce nei rapporti con gli al- tri, ma soprattutto in una relazione di coppia, che inizia con la fase dell’innamoramento. Questo si verifica quando vi è disponibilità all’amore, se cioè si è disposti a sviluppa- re sentimenti amorosi verso un partner, se si è desiderosi di un’intimità affettiva gratificante, di un piacere sessuale. A parte gli «assi pigliatutto» o quelli «basta che respiri», soggetti immaturi che s’innamorano anche dei paracarri, l’apertura all’amore comporta che vi siano sintonia emo- tiva con una persona e l’assenza di gravi preoccupazioni personali o dolori di varia natura. Per esempio, le perso- ne sotto grave stress respingono dichiarazioni d’amore e inviti sessuali, anche perché gli ormoni indicatori dello stress (adrenalina, norepinefrina, corticotropina, cortiso- lo) bloccano l’azione dell’ossitocina, cancellando i deside- ri romantici e genitali. L’innamoramento è un sentimento che sconvolge la psi- che in quanto l’emotivo domina il razionale, cioè il buon senso, provocando una sorta di regressione infantile nel linguaggio e nei comportamenti. Da innamorati, in certi momenti ci si sente più belli, più giovani, più in forma, più DACQUINO_IMPARA A DIRE TI AMO 11 10/01/13 15.08
12 Impara a dire ti amo (prima che sia troppo tardi) creativi, più tutto; in altri, anche gelosi e insicuri («Questo vestito gli/le piacerà?»). Anche il corpo ne viene coinvol- to per gli effetti neurormonali. Talora, quando si è vicini alla persona amata, si ha la tendenza ad arrossire, a suda- re freddo, oppure la sensazione che manchi l’aria, mentre, quando se ne è lontani, essa è sempre presente nei pensieri, nei desideri, nei progetti, nei sogni. Si possono poi avere sbalzi d’umore (dalla depressione all’esaltazione), pensieri ricorrenti e persistenti, quasi ossessivi, come il desiderio intenso e irrazionale di stare il più possibile vicino all’al- tro, oppure comportamenti ritualistici, come il controllare ripetutamente il telefonino per vedere se vi sono chiama- te o sms, o verificare continuamente l’arrivo di messaggi nella posta elettronica. Tale componente ossessiva è dovu- ta alla serotonina (neurotrasmettitore implicato anche nei disturbi ossessivo-compulsivi) e alla feniletilamina, che agisce in maniera simile all’anfetamina. Altre turbe da innamoramento possono essere la difficol- tà di concentrazione, la trascuratezza nel lavoro, l’indiffe- renza all’opinione degli altri, il fastidio per i buoni consigli, l’insonnia, la perdita dell’appetito ecc. Ed è il neurotrasmet- titore cerebrale dopamina a generare i sintomi dell’amore: iperattività, batticuore, perdita del sonno ecc. Questa sinto- matologia negativa è in linea con le frasi populiste: «essere pazzi d’amore», «aver perso la testa», «essere consumati dalla febbre d’amore», «amare da impazzire». Tali distur- bi sono anche dovuti al «festival» dei neurotrasmettitori noradrenalina ed epinefrina (sostanze eccitanti simili alle anfetamine naturali), che, passando dall’ipotalamo al si- stema limbico, determinano tensione e agitazione.2 L’innamoramento trasporta in terre sconosciute e perico- lose, quindi perturbanti, poiché vi è un’alterazione del rap- porto con la realtà e ci si abbandona all’altro senza difese. È infatti un sentimento stritolato da forti emozioni, quin- di poco controllabile e gestibile: una «meravigliosa malat- tia» che solleva i piedi da terra, riducendo il senso prati- co. Nell’innamoramento il cervello diventa «illogico» per uno «sballo» romantico, perché gli alti livelli di ossitoci- DACQUINO_IMPARA A DIRE TI AMO 12 10/01/13 15.08
L’amore nella coppia 13 na e dopamina affievoliscono la capacità critica azzerando quella di giudizio. Ci si comporta da drogati (la dopamina procura euforia), si riduce il visus psichico, calano le diot- trie del raziocinio, anche perché la zona corticale frontale e prefrontale del cervello, sede del pensiero critico, diven- ta quasi inattiva e lascia spazio a quella limbica, sede del- le emozioni. Si è quindi ciechi, perché nella persona amata non si percepisce ciò che dispiace, mentre si vedono an- che le qualità che non vi sono ma che si desidera vi siano. È quindi un periodo potenzialmente pericoloso, una trap- pola, poiché si vede l’altro perfetto, senza difetti, con il ri- schio d’illudersi che la persona sbagliata sia quella giusta; è una nevrosi transitoria che fa diventare anche bugiardi, dal momento che ci si racconta all’altro nella luce migliore, na- scondendo le parti negative. Purtroppo, tale fase rende anche molto presuntuosi: per esempio, a volte ci s’illude di modi- ficare un partner mammone, dongiovanni, superlavoratore, fannullone o tossicodipendente. Ma il partner non si cambia con l’amore, per cui se è un immaturo psicoaffettivo, uno sfaticato, un infedele o un tossicodipendente, resterà tale. L’innamoramento è un periodo di regressione caratte- rizzato da comportamenti piacevoli ma irrazionali, quali inviare alla persona amata parecchi messaggi o telefonar- le molte volte al giorno, fare lunghe corse in macchina per stare insieme pochi minuti ecc. Per questo ognuno si por- ta dentro la nostalgia e la voglia di un grande innamora- mento, perché quando si ama riamati, si vive un superaf- follamento incosciente di emozioni e si dimentica l’Imu, l’Irpef, l’Iva, i tracolli della Borsa e lo spread… Tuttavia, bisogna insegnare ai giovani e ai meno giova- ni che una persona si riconosce da come ama, e che l’amo- re non parte soltanto dal cuore ma anche dal cervello; so- prattutto, non è solo quello tra le lenzuola. Occorre quindi evitare la «sindrome da telenovela», che si manifesta quan- do a un rapporto di coppia viene richiesto tutto e subito, cioè tenerezza, complicità, solidarietà, genitalità. L’amore necessita invece di dialogo, regole, disciplina: tutte con- quiste da fare insieme nel corso di mesi e anni, anche se DACQUINO_IMPARA A DIRE TI AMO 13 10/01/13 15.08
14 Impara a dire ti amo (prima che sia troppo tardi) l’attuale società dei media stimola di più l’innamoramen- to e meno l’amore. La fase dell’innamoramento, proprio per la notevole ten- sione psicofisica che comporta, dura qualche settimana o pochi mesi, anzi, attualmente si è molto abbreviata, dal momento che la coppia ha maggiore libertà di frequentar- si nei fine settimana o durante i periodi di vacanza. Con il passare del tempo, si sente il bisogno di un rapporto più tranquillo, senza stress e, soprattutto, stabile per ragioni di «economia psichica» e di risparmio fisico, per cui si passa alla fase successiva dell’amore, nella quale si recuperano l’equilibrio e la ragione; inoltre, caduta l’idealizzazione, si ha una visione più realistica e veritiera del rapporto. Gra- dualmente si vedono nell’altro per la prima volta difetti, carenze, immaturità e negatività, che possono portare a una crisi del legame affettivo; ma se nel partner prevalgono i pregi e le qualità positive, se ne accettano anche le imper- fezioni, lo si stima e lo si ama con maggiore profondità e più a lungo, tanto da poter realizzare insieme un progetto di vita. Diventano così basilari l’intesa e la complicità, ol- tre alla relazione sessuale. Amare è un difficile percorso, il cui itinerario è sem- pre privato, personale. Ognuno ama come può ed è capa- ce, ma la costruzione di un legame è un «lavoro in corso» che dura tutta la vita. Infatti, la cosa più importante da imparare è quella di farlo crescere e mantenerlo nel tem- po, nutrendolo con pazienza e sapienza poiché si accom- pagna a responsabilità pesanti. Quando la vita dell’uno diventa quella dell’altro, si sente il dovere di aiutare la persona amata a realizzarsi, magari mettendo in ombra il proprio Io. Proprio perché l’amore è un sentimento vivo e vitale va sostenuto e alimentato. Ci si continua a scegliere giorno per giorno, anche se ogni individuo, quando ama, è convinto dell’eternità del proprio sentimento e non pensa che po- trà indebolirsi e svanire. Spesso pensa che «se vi è l’amo- re, il futuro è per sempre». Poi le cose vanno come vanno, poiché l’amore è un valore dinamico, senza un traguardo DACQUINO_IMPARA A DIRE TI AMO 14 10/01/13 15.08
L’amore nella coppia 15 sicuro, reiteratamente da conquistare perché continuamen- te in pericolo. Può essere profondo e consolidato nel tempo, ma non significa «per sempre». È come se fosse in affitto, per farlo durare bisogna costantemente rinnovare il contratto. Inoltre non si automantiene, ma è come una pianta che va innaf- fiata periodicamente. Occorre la capacità di aggiornare il patto di unione tra i partner, poiché ogni età e ogni nuova situazione necessitano di nuove regole e accordi. Per rav- vivare il sesso non è necessario ricorrere a ménage à trois o frequentare locali per scambisti, ma coltivare l’eccitazione del partner lavorando di fantasia e d’inventiva. L’amore dà senso alla vita, motivandone le strategie quotidiane e i progetti. Non soltanto consola dalla fatica di esistere, ma sostiene nelle difficoltà. E anche se a vol- te provoca inquietudine, vivere senza amore rende l’esi- stenza gelida, arida, vuota. Per questo bisogna prendersi cura dell’amore come di un bene prezioso, non danneg- giarlo, non sciuparlo o distruggerlo; soprattutto, non lo si può abbandonare come un oggetto sperando di ritrovarlo intatto quando si torna a prenderlo, poiché l’amore si sca- rica come una pila e finisce nell’indifferenza. È quindi ne- cessario imparare ad assaporarlo con maturità e creativi- tà, affinché resti sempre un palpito d’amore. Acquisire tale capacità non è facile, poiché è ormai scien- tificamente accertato che ognuno impara a voler bene e ad amare da come ha visto i genitori amarsi tra loro e da come padre e madre gli hanno voluto bene durante la crescita. Spesso i pazienti che sono stati affettivamente soli duran- te l’infanzia restano tali anche nell’età matura, nonostante indossino ogni giorno una maschera per celare, non solo agli altri ma anche a se stessi, insicurezze e paure. E pur- troppo l’alfabeto dei sentimenti, la grammatica affettiva e la psicologia dell’amore non si apprendono grazie a una pillola, poiché la «capacità d’amare» è una medicina che il farmacista non vende. In un mondo dove ogni certezza, anche a livello scien- tifico, filosofico e politico, è una domanda sempre aper- DACQUINO_IMPARA A DIRE TI AMO 15 10/01/13 15.08
16 Impara a dire ti amo (prima che sia troppo tardi) ta con risposte sempre nuove – per cui ogni convinzione deve essere continuamente problematizzata e revisionata –, l’amore assume ancora di più la forma di struttura-rifugio, all’interno della quale gli individui cercano un recupero di equilibrio. In una società perennemente pressante e com- petitiva, e in tempi di progressivo tramonto delle ideolo- gie, l’amore resta l’unico ideale, e si avverte il bisogno di ritirarsi nel privato, di investire i sentimenti su poche per- sone, quindi di riscoprire e rivalutare la coppia, seppure in un orizzonte culturale diverso, meno rigido, dove le decisioni possono essere anche reversibili. Tale valoriz- zazione dei sentimenti è un fenomeno positivo, poiché corrisponde a una maggiore responsabilizzazione dell’in- dividuo, anche se comporta, quali inevitabili risvolti ne- gativi, una prevalenza dell’aspetto soggettivo su quello oggettivo, il rischio che il privato diventi talvolta troppo privato o che il soggetto prenda in considerazione sem- plicemente quanto gli si confà, interpretando la realtà se- condo i propri comodi. La narcisa Laura è una famosa attrice quarantacinquenne, dal look moderno: occhiali enormi, scarpe firmate, giubbotto luci- do di marca francese, come la borsa. Il tutto per farsi no- tare. Come molti attori è vanitosa e ambiziosa, e infatti la sua professione comporta un certo esibizionismo. Del re- sto non l’avrebbe scelta, anche a costo di tanti sacrifici, se nel calcare le scene non ricevesse consensi e applausi. Però vede solo se stessa, non sa cogliere le sfumature altrui e manca di educazione dei sentimenti. È una persona troppo costruita, per niente naturale. Ogni situazione è per lei un’occasione di recita. È un’ego- latra, centrata su se stessa. Nel parlare, talvolta Laura ha un tono lamentoso, talaltra pretenzioso e saccente, che irrita: «Io non so più cosa fare di me stessa. Sento di na- vigare alla cieca. Non posso continuare a nutrire le mie paure restando sempre nel mio giardinetto ad attende- DACQUINO_IMPARA A DIRE TI AMO 16 10/01/13 15.08
L’amore nella coppia 17 re che se ne vadano, invece di affrontarle. Per questo lei, professore, deve mettere ordine nella mia mente, che è come un cassetto disordinato. Sarò un caso difficile… Se fosse ancora vivo, Sigmund Freud ne scriverebbe un sag- gio interessante…». La paziente è una narcisista,3 come dimostrano anche le sue ultime affermazioni, polarizzata su di sé. Schiava del culto dell’apparire, ha molta cura di se stessa, vive con l’im- perativo di imporsi all’attenzione. Le piace piacere, e con- tinua a specchiarsi nel proprio Io. È una bambina adulta che ha poca capacità di riprendersi da avversità e traumi, e non riesce a trovare in se stessa la forza per fronteggiare e superare le difficoltà. Usa il proprio corpo per guadagnare i riflettori. In balìa delle istanze narcisistiche dell’Io, passa la vita a guardar- si: si rimira nel vetro dell’ascensore, si osserva nello spec- chietto retrovisore dell’auto, camminando scruta la sua fi- gura riflessa nelle vetrine; senza contare gli appuntamenti quotidiani con gli specchi di casa, cui dedica sempre più tempo. Si guarda non per capirsi, ma per ammirarsi, non per vedersi dentro, al fine di sondare i propri sentimenti e meditare, ma per ricevere una confortante verifica e ras- sicurazione contro le ingiurie degli anni, per esorcizzare l’angoscia che la sua bellezza dovrà sempre più confron- tarsi con l’invecchiamento. Il raggiungimento dei fatidici «anta» ha mandato in cri- si la paziente, che ha sviluppato un’angoscia da disistima: è passata dall’altezzosità al sentirsi una nullità, dal piacere di mostrarsi in pubblico alla fuga nell’isolamento. Quando la vita diventa più esibizione che realtà interiore, quando ci si identifica nella corporeità e non nei propri sentimen- ti, avviene una frattura tra quello che appare e quello che si sente. Quanto più la persona ha considerato la bellez- za fisica come elemento principale nella gerarchia dei va- lori e come strumento essenziale per realizzarsi, tanto più si scontra con la realtà oggettiva dell’invecchiare. E con il declino dell’aspetto esteriore, privata dell’arma vincente, cadrà inevitabilmente in crisi. DACQUINO_IMPARA A DIRE TI AMO 17 10/01/13 15.08
18 Impara a dire ti amo (prima che sia troppo tardi) Vi sono donne che utilizzano il corpo per ottenere van- taggi economici o guadagnare posizioni di prestigio e di potere. Laura se ne è servita per calcare i palcoscenici. Sa- pendo anche recitare, non ha esitato a usare la sua aggressi- vità narcisistica in imprese impegnative pur di conquistare la notorietà. Non ha però mai maturato un vero Sé, anzi, ha sviluppato un’immagine grandiosa e idealizzata, con l’in- fantile pretesa di essere costantemente al centro dell’atten- zione. Essendo molto avvenente, è sempre stata incline a trarre profitto dalle sue doti naturali puntando sull’involu- cro, senza preoccuparsi di cercare successi culturali o spi- rituali. Il suo agire non è stato dettato da valori interiori, ma dall’immagine che doveva proiettare, anzi, Laura ha legato il senso della propria identità all’apparenza, igno- rando che vi sono altre caratteristiche vincenti, quali la ca- pacità d’amare. «Passo la vita a recitare il dramma dell’esistenza, inneg- giando spesso all’amore, e poi vivo da sommersa e per- dente. Sono bravissima nell’incastrarmi in relazioni sba- gliate, e a volte il fallimento è davvero pesante, al punto che attraverso periodi in cui mi faccio vedere in giro il meno possibile per evitare di incrociare lo sguardo altrui. Molti uomini mi hanno corteggiato con le solite esche (fiori, regali, inviti) per portarmi a letto. Con loro a volte ho civettato per il gusto di sentirmi seduttiva, altre volte ho vissuto soltanto storie distruttive. Talora mi sono an- che incapricciata di castratelli, che poi ho abbandonato, anche se per quegli ominidi ho fatto romanticherie assur- de. Ho persino mantenuto un rapporto con un uomo che non amavo solo per dire che ero fidanzata con qualcu- no. In altri momenti ho anche frequentato uomini sposa- ti, ma legarsi a un maschio con moglie è come acquistare una multiproprietà. «Ogni relazione è stata una storia a sé, anche se ho sem- pre avuto paura di non ottenere quello che mi spettava di diritto e non ho mai trovato un cuore che si sintonizzas- se con il mio. Ancora oggi vivo nella paura di non esse- re amata abbastanza e continuo a cacciarmi in situazioni DACQUINO_IMPARA A DIRE TI AMO 18 10/01/13 15.08
L’amore nella coppia 19 insostenibili, a collezionare fallimenti che mi lasciano più sola e sfiduciata di prima. «Io non m’innamoro di un uomo, ma di ciò che di sba- gliato vi è in lui. Si potrebbe dire che sono affetta dal- la “sindrome del bastardo”, in quanto tendo a dipende- re dal maschio violento che mi considera sua proprietà. Alla fine lo scarico, ma con il successivo il ciclo si ripete, secondo un copione già scritto: le solite promesse detta- te dagli ormoni in ebollizione, i soliti cedimenti e le con- seguenti lacrime.» Il desiderio patologico di amore porta a scegliere partner sbagliati. Capita poi sovente d’incontrare pazienti narcisi- stici, capaci soltanto di prendere e non di dare, incapaci di stabilire un rapporto amoroso maturo in quanto la scelta del partner risponde a un interesse centrato sul Sé e quindi escludente l’altro. Manca il «rispetto» per l’altro, sentimen- to che è stato sostituito dalla presunzione e dall’orgoglio: comportamenti che derivano dall’esagerazione dell’amor proprio e da una continua esaltazione di se stessi. Tali nar- cisi, infatti, non sono capaci di empatia, cioè non sanno per- cepire e comprendere gli stati d’animo altrui, e quindi non riescono a esprimere amore, che è dono di sé, vivibile sol- tanto dalla persona eterocentrata e non da quella autocen- trata. Normalmente, l’individuo innamorato si dimentica di sé per l’altro; il narcisista, invece, si dimentica dell’altro per sé. È infatti un soggetto che pretende di essere amato, ma non sa amare. Giustamente Sigmund Freud4 ha scritto che chi ama è umile, perché ha perduto una parte del proprio narcisi- smo e può riconquistarla solo se è a sua volta amato. In- fatti, nella persona innamorata le preoccupazioni persona- li diminuiscono, al punto che il partner è sopravvalutato, a volte al di fuori di ogni riflessione critica.5 Questo non è certo il caso della paziente, che ha sempre avuto bisogno di una dose giornaliera di gratificazioni. Laura, infatti, si cura con l’apparire, l’esibirsi, il recitare. Si bea della pro- pria immagine sia davanti alla macchina da presa per gi- rare un film sia dinanzi a una telecamera per una compar- DACQUINO_IMPARA A DIRE TI AMO 19 10/01/13 15.08
20 Impara a dire ti amo (prima che sia troppo tardi) sata televisiva, sia su un palcoscenico di teatro sia quando sfila sul red carpet per ritirare un premio. Vivere una relazione affettiva in modo maturo richiede capacità che la paziente non possiede, poiché nel rappor- to amoroso celebra soltanto il suo narcisismo vivendo l’af- fettività a mezzo servizio. Questo le impedisce relazioni profonde e durature. Infatti non ama nessuno oltre se stes- sa. Di conseguenza ha alle spalle vari amori infelici, sia per un individualismo esasperato, con assenza del senso del «noi» a vantaggio del puro interesse per l’Io, sia per- ché la sua bellezza, accompagnata dalla consapevolezza di possederla, l’ha portata a una sprezzante ipomania e a uno stato di ansiosa iperattività. Nel rapporto di coppia, Laura è capace soltanto di soddisfare le proprie esigenze e considera il partner un mezzo anziché una persona, per cui nella vita a due non è in grado di stabilire un rapporto maturo in quanto vive l’altro in modo deformato e misti- ficato, proprio perché ha come principale finalità l’amore per se stessa. Attua quindi una scelta poco legata alle ca- ratteristiche della persona che crede di amare, di cui di- storce le qualità reali utilizzandola soltanto per riflettere la propria luce. Il partner si sente così sempre più piccolo, perde fiducia nel proprio valore e, dovendo spesso cedere alle richieste di Laura e vivere in funzione della sua volontà, finisce per abbandonarla. Innamorarsi di un individuo narcisistico si- gnifica cadere in un’angosciosa delusione, poiché tale im- maturo psicoaffettivo non solo è incapace di dare, ma è un compagno faticoso in quanto manifesta un’eccessiva richiesta di valorizzazione, comprensione e tolleranza. Il partner non riceve da lui gratificazione, ma anzi corre il rischio di essere tradito per quel bisogno di trofei affettivi e sessuali che rende il narcisista strutturalmente infedele. Ecco perché Laura ricomincia una nuova storia, facilitata dal fatto che esercita un enorme fascino sugli uomini sia per la sua notevole capacità recitativa sia per il sussiego, l’altezzosità e l’inaccessibilità, che ne rendono più stimo- lante la conquista. Non dimentichiamo che, per un’edu- DACQUINO_IMPARA A DIRE TI AMO 20 10/01/13 15.08
L’amore nella coppia 21 cazione maschile tradizionale, la donna più desiderabile è appunto quella riluttante a farsi sedurre. La paziente ha quindi bisogno di un nuovo partner per una «coazione a ripetere» ma, essendo innamorata della propria immagine, non riesce a legarsi intimamente a lui. E poiché i suoi innamoramenti infantili sono la proiezione di un bisogno d’amore, gli uomini a volte la usano per ap- pagare il proprio narcisismo. In più è presente in lei una vocazione al masochismo sentimentale, che permette ai partner di soddisfare la propria aggressività. «Durante le sedute di psicoterapia dovrei rievocare la mia storia, ma il mio passato non mi piace. Spesso evito di dire “quello che mi viene in mente” per non scoprirmi troppo e per non farmi imbrogliare dagli altri. In sedu- ta il mio inconscio rumoreggia, ma io non ho alcuna vo- glia di guardarmi dentro e nemmeno intorno. Non creda, caro professore, che per sondare i miei abissi emoziona- li, io mi debba spogliare come una cipolla! Visto che è lei lo psicoanalista, si rimbocchi le maniche e deduca. Certa- mente un mercenario della psiche bravo come lei troverà una via d’uscita! Penso al sofà nell’ambulatorio del dot- tor Freud, a Vienna… «Però devo ammettere che io mi sono sempre mol- to guardata allo specchio vedendomi troppo poco. E lei, professore, mi aiuti a capirmi e mi indichi nuove forme di pensiero e di azione. Per questo avverto la necessità di ri- manere ancorata a un punto di riferimento. Recita un pro- verbio cinese: “I maestri aprono l’uscio, ma tu devi entra- re da solo”. Forse è ora di cominciare a prendere in mano la mia vita…» Il paziente, nelle sedute iniziali, racconta cose distanti da sé, prive di un vero contatto con le sue parti profonde. È consapevole solo dei propri sintomi, non delle cause, e chiede aiuto per eliminare i primi, ignorando che in essi si è condensata la conflittualità. La sua identità è infatti ampu- tata di interiorità e confusa, e il metodo delle «associazioni libere», che consiste nell’invitarlo a dire tutto quanto gli viene in mente senza operare alcuna selezione intenziona- DACQUINO_IMPARA A DIRE TI AMO 21 10/01/13 15.08
22 Impara a dire ti amo (prima che sia troppo tardi) le, ha appunto l’intento di farlo parlare a ruota libera, sal- tando da un argomento all’altro. La stessa domanda «Che cosa le fa venire in mente?» è posta dall’analista affinché il paziente si metta in contatto con l’inconscio. Prosegue Laura: «Non è facile riuscire a parlare di quel- lo di cui non si è orgogliosi, è faticoso ammettere un erro- re, per paura che qualcuno ne approfitti. Io, quando leggo un copione, incontro un ruolo e una situazione già defi- niti, in cui le parole sono state precedentemente scritte e poco rimane per la fantasia dell’attore. In seduta, invece, devo essere me stessa, non recitare una parte. E quella me stessa non mi piace. Vorrei vedere, nascosta in un arma- dio, gli altri pazienti in analisi; mi consolerebbe delle mie solitarie farneticazioni…». La paziente rifiuta di ricevere sostegno nei momenti di difficoltà, di accettare i cambiamenti come fattori intrin- seci all’esistenza, di muoversi perseguendo i propri obiet- tivi. Proprio perché ha una visione troppo nevrotica di se stessa, non riesce a rapportarsi al mondo, ad affrontare e superare le difficoltà della vita. E non è che non voglia in- vecchiare, non ne è capace, perché vive l’età matura in un letargo adolescenziale, con un precario senso di sé e man- canza di autocritica. Come gran parte delle narcisiste, non si sente mai in col- pa, anzi, si aspetta sempre approvazione incondizionata. Vuole essere al centro dell’attenzione perché soffre della «sindrome del faro», che porta a voler primeggiare e ren- de faticosa la vita poiché gli altri non sopportano chi ne è affetto. Infatti, la pretesa di emergere le procura scontri, perdite e rivalità. Inoltre, la sua permalosità corrisponde a un ripiegamento su se stessa per difendersi da qualsiasi attacco esterno tendente a modificare il concetto che ha di sé. Si tratta quindi di una «resistenza», che le impedisce di riconoscere e accettare le proprie immaturità. «Durante le sedute collego i miei comportamenti a espe- rienze infantili. Sono reviviscenze che gettano fasci di luce sulla mia vita e mi fanno vivere momenti in cui capisco di essere ancora meglio di quello che pensavo. Mi rendo conto DACQUINO_IMPARA A DIRE TI AMO 22 10/01/13 15.08
L’amore nella coppia 23 che il futuro può essere orientato attraverso la conoscenza del passato e, se saprò mantenere e vivificare la consape- volezza delle mie risorse e capacità, potrò aprirmi a nuove prospettive e opportunità che finora ignoravo o mi nega- vo. Capisco che devo essere “accompagnata” nel ripercor- rere la mia vita per ripararne i guasti ed elaborarne il do- lore, per evolvere verso un’identità solida che mi permetta un futuro sereno. Certamente il cammino sarà lungo ma, con il passo calmo e sicuro della cura, la meta della matu- rità psicologica non mi sarà preclusa. «La mia vita non è stata tutta zucchero e caramelle. Dan- do un’occhiata retrospettiva al mio faticoso cammino, oltre a soffrire per questioni di cuore ho avuto anche problemi con la sessualità, in quanto non ho mai avuto un rappor- to fluido con gli uomini. Non sono mai riuscita a stabili- re con loro quella complicità e “alleanza” erotica che per- mette di assaporare le tenerezze del preludio, le sfumature di un rapporto intimo e la sintonia del postludio. Il mio coinvolgimento è sempre stato tiepido, per la scarsa pas- sione e la ridotta intimità. Forse per questa ragione le mie relazioni sono state particolarmente epidermiche e si sono esaurite in tempi brevi. E poiché il traguardo non era la procreazione e nemmeno il piacere, mi chiedo perché sono stata con tanti uomini…» Le motivazioni sono state l’affermazione di sé e una ve- rifica della propria femminilità, per dimostrare a se stes- sa di essere una «vera donna». E anche se Laura si presen- ta ai partner come disponibile a dare piacere, nella realtà non mantiene quanto promesso perché controlla senti- menti, emozioni e sensazioni. Manda cioè l’uomo «su di giri» eccitandolo sessualmente, ma poi gli inibisce il piace- re con un comportamento quasi da frigida.6 A volte inter- rompe persino il preludio, disorientando colui che ha su- bìto la sua corte sessuale. Se, infatti, la libido oggettuale è una forza centrifuga che parte dal soggetto per raggiungere l’oggetto, quella narci- sistica è una forza centripeta che rimane nel soggetto stes- so. Nell’individuo normale queste due forze sono in stret- DACQUINO_IMPARA A DIRE TI AMO 23 10/01/13 15.08
24 Impara a dire ti amo (prima che sia troppo tardi) to equilibrio, e lo scambio che avviene tra loro porta alla gratificazione di entrambi i partner; Laura, invece, che ha bisogno di conquistare per possedere, lamenta disturbi del piacere e, anche se raggiunge l’orgasmo, non erotizza to- talmente il partner. Se questi poi ne soffre, non gliene im- porta, anzi, gode perfino per aver messo in crisi l’onnipo- tenza virile. Oltre all’incapacità di comunicare affettivamente e ses- sualmente, la narcisa ha difficoltà a relazionarsi con gli altri, poiché riduce tutto alla propria centralità. È quindi più portata al dileggio che all’autoironia, all’egoismo che all’oblatività. Laura presenta infatti un adattamento inter- personale soltanto apparente, ma con gravi distorsioni nel socializzare. Nei rapporti con i colleghi manifesta inten- sa ambizione, sete di ammirazione e desiderio inesausto di prevaricare. Le è quindi impossibile stabilire relazioni nel segno della reciprocità; soprattutto, è incapace di vo- ler loro bene a causa di un iperinvestimento sul proprio Sé e di una sua ipervalutazione. È una donna insopportabile che, quando una scena riesce bene per merito di un colle- ga, dice: «Siamo stati bravi», mentre, se è lei ad aver reci- tato bene, afferma: «Sono stata brava». A livello relazionale l’iperinvestimento sul Sé porta a un ipoinvestimento sugli altri; ne deriva un’assenza di sinto- nia e di empatia. Con fatica, infatti, Laura sopporta i com- ponenti della compagnia teatrale, facendo vita solitaria du- rante le tournée per l’Italia. La paziente è sempre stata malata di protagonismo e chi le è vicino non può che ripiegare su un ruolo forzatamen- te passivo. La sua è dunque una collaborazione oppor- tunistica e manipolatrice, dove la troupe viene utilizzata per un fine calcolato e un tempo determinato. Per questo la sua pseudorelazione con gli attori termina alla conclu- sione della tournée. Anche sul versante amicale il suo de- stino è la solitudine. Le cause che hanno portato Laura al narcisismo nevro- tico7 risalgono all’infanzia, come racconta lei stessa: «Per mia madre non ero un essere prezioso, ma soltanto un ri- DACQUINO_IMPARA A DIRE TI AMO 24 10/01/13 15.08
L’amore nella coppia 25 fugio per la sua vulnerabile insicurezza e uno scudo con- tro gli altri. A volte mi sentivo usata per soddisfare i suoi bisogni e fantasticavo di liberarmi di lei, ma subito me ne colpevolizzavo con sensazioni di paura e di castigo. Cer- tamente mi ha voluto bene solo perché esistevo, perché ero nata. Non ha mai pensato che, procreandomi, aveva messonei guai un’altra persona. Ora pretende di diventa- re anziana senza invecchiare, e continua a sbagliare i do- saggi: parla troppo, gesticola troppo, è troppo ansiosa e agitata. È tutta un’overdose. «Mio padre ha sempre dato a tutti, eccetto che in fami- glia, per ricevere ammirazione, lodi e gloria, ma è sempre stato un inetto, senza spina dorsale e senza una chiara e di- gnitosa linea di comportamento. In casa, al contrario, era un prepotente che si serviva di noi per scaricare le sue fru- strazioni. Io, purtroppo, non possedevo una natura “elasti- ca”, per cui soccombevo alla sua arroganza. Fantasticavo strategie di indipendenza ma, volendo studiare, non po- tevo autonomizzarmi da due genitori che scambiavano il mio sano desiderio di emancipazione per ostilità, negan- domi affetto e appoggio. Soltanto da qualche anno ribut- to loro in faccia, una per una, tutte le loro mancanze…» A causa del carente affetto e dell’indifferenza dei genitori alle sue infantili richieste, Laura ha sviluppato un profon- do senso di inadeguatezza, accentuando la tendenza verso il ritiro egocentrico come autodifesa. Non ha quindi potu- to strutturarsi interiormente in modo da opporsi e reagire con coraggio ed equilibrio alle difficoltà della vita. È una persona che ha passato l’esistenza concentrata sui propri bisogni, che ha pensato soltanto a se stessa e al proprio in- teresse, che usa continuamente il pronome «io» per enfa- tizzare i propri pregi. Il suo è stato un cammino da perso- na a personaggio ed è bravissima a sponsorizzarsi, a fare la promoter di se stessa, a battersi il tam-tam personale. Purtroppo, l’immagine di un Io grandioso ha compen- sato un Sé povero, poiché il senso di superiorità coesiste sempre con quello d’inferiorità, e certe fantasie di grandez- za le sono necessarie per neutralizzare l’angoscia profonda DACQUINO_IMPARA A DIRE TI AMO 25 10/01/13 15.08
26 Impara a dire ti amo (prima che sia troppo tardi) di non valere, per rassicurare il proprio senso di fragilità e di inabilità che le procura emozioni interne di dubbio, di panico, di fuga. Anche da adulta la paziente è infatti vit- tima di insicurezze, mascherate da una falsa sicurezza. I problemi di relazione con i genitori, specie con la madre, l’hanno portata a ricercare gli applausi e il successo per tentare di cicatrizzare quelle ferite lontane, per compen- sare la sua disistima profonda. La stessa scelta di fare l’at- trice è stata la conseguenza del bisogno di sedurre per ri- cevere calore e affetto. L’unica cura, per Laura, è la psicoterapia, non certo i far- maci. Il lavoro d’analisi ha come meta il superamento del narcisismo infantile e quindi dell’egoismo, compito non fa- cile poiché la persona narcisistica ha difficoltà di introspe- zione e di autocritica, e soltanto un grave insuccesso o una crisi depressiva possono farle sentire la necessità di curarsi. Durante la psicoterapia, poi, non è facile che Laura viva un transfert positivo, poiché spesso non si fida del terapeuta a causa delle frustrazioni subite da bambina. Tuttavia, l’Io ausiliario dell’analista le fornisce, oltre alle interpretazioni, un supporto che le permette di «ritornare» a quelle fasi del periodo evolutivo che da piccola ha vissuto in modo ina- deguato. Di conseguenza, la paziente recupera, o stabili- sce per la prima volta, il contatto con se stessa, con le pro- prie emozioni, al di là della facciata costruita all’esterno. Dopo mesi di analisi Laura ha smussato quella perso- nalità istrionica che manifestava con atteggiamenti teatrali (faceva scena sempre e dovunque) e in modo plateale. Ini- zia a parlare senza recitare, a comunicare in modo sintoni- co: «Proseguo la mia ricerca interiore con due sedute set- timanali. L’analisi è un percorso di consapevolezza, porta luce nel buio. Il lavoro dell’analista mi ricorda la funzione di Virgilio nei confronti di Dante, l’incontro tra un visita- tore e l’abitante di un mondo pauroso, pieno d’incognite. Malgrado le mie riserve nell’abbandonarmi, nel racconta- re me stessa, credo di essermi quasi lasciata alle spalle le ombre del passato e di aver acquisito la capacità di impe- gnarmi per la mia crescita. DACQUINO_IMPARA A DIRE TI AMO 26 10/01/13 15.08
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