RASSEGNA STAMPA CGIL FVG - mercoledì 16 ottobre 2019

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RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – mercoledì 16 ottobre 2019
(Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono
scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti)

ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2)
Fuga dalla centrale operativa. Emergenza senza più infermieri (M. Veneto, 2 articoli)
Consegnata la Sky Princess, capolavoro di innovazioni (Piccolo)
Acquisto e spese per gli investimenti. A Sappada scoppia la "grana" impianti (M. Veneto)
In montagna arriva internet veloce: entro l'anno lavori in 110 comuni (M. Veneto)
CRONACHE LOCALI (pag. 6)
La Flex si ferma per quattro ore. Sit-in sotto il Consiglio regionale (Piccolo Trieste)
Entro il 19 novembre le buste per due navi di Giuliana Bunkeraggi (Piccolo Trieste)
Corsi di lingue e stage formativi per favorire l'occupazione (Piccolo Trieste)
Una colletta per la sfortunata Raidah grazie alla solidarietà dei portuali (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
La Cisl-pensionati protesta per il ponticello ancora chiuso (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Porta a porta, il Tar respinge il ricorso. «Finalmente possiamo cominciare» (M. Veneto Udine)
Telecamere negli asili e nelle strutture per anziani (M. Veneto Udine)
Emergenza supplenti al Solari: titolare solo la metà dei docenti (M. Veneto Udine)
Dalla Regione 4 milioni per ristrutturare gli ospedali della Bassa (M. Veneto Udine)
Riccardi: al via interventi per ponte e sghiaiamento. Resi noti tempi e costi (M. Veneto Pordenone)

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ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA

Fuga dalla centrale operativa. Emergenza senza più infermieri (M. Veneto)
Alessandra Ceschia - Se non è un esodo di massa, poco ci manca. Per gli infermieri in forza alla Sala
operativa regionale dell'emergenza sanitaria l'ora X scatta oggi con la presentazione delle richieste di
mobilità: 31 su un totale di 38 dipendenti. Una percentuale imponente, che aumenta ancor di più se si tiene
conto del fatto che 7 di loro sono in malattia e una è in congedo per maternità.Le ragioni di un malcontento
che si trascina da due anni e mezzo sono state messe nero su bianco dal Nursind - il sindacato delle
professioni infermieristiche - con una denuncia che è stata presentata ieri all'Ispettorato territoriale del
lavoro di Udine, alla Direzione generale dell'Azienda regionale di coordinamento per la Salute ed erano
state già rappresentate in una missiva inviata al commissario straordinario Francesco Nicola Zavattaro. Il
segretario del Nursind Udine Afrim Caslli parla di «gravissimi problemi che affliggono gli infermieri della
Sores e che, ad oggi, si registrano in maniera ancora più marcata. Intendiamo dar voce al crescente
malcontento e disagio degli infermieri e rimarcare le più che legittime proteste contro le continue violazioni
dei loro diritti» è la sua dichiarazione d'intenti. E assicura che l'Arcs si è dimostrata sorda alle «legittime
richieste avanzate dagli stessi operatori» da due anni a mezzo in preda a «disagi ormai non più tollerabili
che stanno pregiudicando il loro equilibrio psico-fisico, indispensabile per garantire un'assistenza di qualità
e priva di esposizione a qualsiasi rischio sia per i lavoratori che per la popolazione».A fronte di questa
situazione, Nursind chiede le dimissioni immediate del direttore della Centrale operativa 118 regionale
Vittorio Antonaglia, reo, per il sindacato, di aver disatteso i ripetuti appelli lanciati dal personale. «Avevamo
chiesto una dotazione minima di 52 persone per far funzionare il servizio - tira le somme il segretario -
eppure, prima che proclamassimo lo stato di agitazione sono scesi a 42, e poi a 38, decimati da malattie e
da richieste di mobilità. Ma così non può andare» scuote la testa.E inanella una serie di eventi eccezionali
che, con il passare del tempo, hanno perso perfino il carattere di eccezionalità. Dopo un iniziale ritorno a 6
unità infermieristiche nei turni di notte, in concomitanza con le ferie del periodo estivo è stato necessario
ridurre a 5 gli infermieri nei notturni infrasettimanali - da 8 a 7 quelli diurni -. Ma è ottobre inoltrato, e i
numeri non cambiano: sabato scorso i 5 infermieri di turno hanno processato 328 chiamate, gestito
l'attività di espianto organi e 111 interventi di cui uno gravissimo con feriti critici che hanno richiesto l'invio
di più mezzi, compreso l'elisoccorso. È un carico di lavoro massiccio, sbagliare è facile, ma questo è un
settore in cui non c'è margine di errore. E per garantire le presenze, ciascun operatore in servizio ha
accumulato ben 150 ore di straordinari in un anno. Ad appesantire il carico è l'indeterminatezza sulle
responsabilità nell'individuazione del target in caso di errore da parte degli operatori del Numero unico di
emergenza o dall'infermiere della Sores a causa della riscrittura dell'indirizzo dovuta alla diversità del data-
base tra Nue e Sores. E ce n'è anche per la lamentata inadeguatezza dei locali, tanto della postazione di San
Giorgio di Nogaro - per mancanza di attrezzature, computer, spogliatoi, stipetti, ma anche per carenza di
igiene -, quanto per la sede di Palmanova - dove oltre alla mancanza di spogliatoi e di illuminazione naturale
si lamenta pure la promiscuità con la Protezione civile e il conseguente rischio di non garantire la dovuta
segretezza dei dati medici - entrambe ritenute inidonee.Nondimeno, ci sono le questioni irrisolte
dell'addetto stampa, ancora mancante, e delle policy, vale a dire le modifiche da apportare allo strumento
usato in centrale per codificare gli interventi e la loro gravità. Criticità con le quali gli operatori convivono
da tempo, ma che non sono più disposti a tollerare.
«Personale a turno dalle Aziende centrali»
Il piano del commissario Zavattaro: già incassato l'assenso di Pordenone e Udine, ma Trieste non risponde
all'appello (testo non disponibile)

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Consegnata la Sky Princess, capolavoro di innovazioni (Piccolo)
Ciro Vitiello - È come avere il diario di bordo fra le mani quando si consulta uno dei tanti touch screen da 65
pollici sparsi fra i 19 ponti della nave, poiché dà la possibilità ai passeggeri utilizzando le dita di interagire
all'istante e avere subito la risposta. Un servizio personalizzato realizzato per avere una migliore interazione
tra ospiti e personale.È solo una delle novità a bordo della Sky Princess, lussuoso albergo galleggiante made
in Italy, nuova ammiraglia della flotta Princess consegnata ieri davanti a 700 invitati, nell'elegante Princess
Theatre, da Fincantieri alla Princess Cruises, brand del gruppo Carnival Corporation, presente con Micky
Arison, Chairman e Arnold Donald President e Ceo. Inoltre per Princess Cruises la Ceo Stein Kruse e per
Fincantieri l'Ad Giuseppe Bono.Si tratta della quarta passeggeri della classe Regal, dopo Majestic e Royal. La
Sky ricorda le origini della compagnia poiché una delle prime navi, oggi fuori servizio, aveva questo nome.
Dopo i discorsi ufficiali c'è stato l'emozionante cambio di bandiera con l'esecuzione degli inni nazionali e a
seguire la consegna di un'ampolla della prima acqua entrata nel bacino al momento del varo e donata al
comandante della nave, il finlandese Heikki Laakkonen dal direttore dello stabilimento, ingegner Roberto
Olivari.Al termine gli invitati dopo l'aperitivo nell'immenso atrio sono sciamati lungo i corridoi e i ponti per
ammirare la bellezza di questo nuovo gigante dei mari.Visitando la nave, risalta il cuore centrale della
passeggeri costituito dalla Piazza con i suoi numerosi negozi di marche internazionali, poi con i ristoranti
tradizionali e speciali come il Salty Dog Grill, il Vines Wine Bar, il World Fresh Marketplace Buffet, il
Sabatini's Italian Trattoria e la pizzeria Alfredo's.L'intrattenimento, invece, è garantito da Movies Under the
Stars, un megaschermo sul ponte Lido dove vengono proiettati film ed eventi sportivi, poi da casinò,
discoteca, piano bar, biblioteca e da piccole piscine a poppa e prora. È importante, inoltre, il Camp
Discovery per bambini e ragazzi, ma c'è anche il Sanctuary, area relax per soli adulti per chi desidera stare
appartato in silenzio e in solitudine. Nelle cucine vengono preparati per i 25 ristoranti, circa 30 mila pasti al
giorno da 320 persone di 14 nazionalità diverse per sfamare 5. 800 persone tra passeggeri ed equipaggio.
Responsabile culinario è l'Executive Chef Alfredo Marzi, originario di Novara, che lavora da oltre 40 anni
sulle Princess. Molto curato, poi, è il centro benessere della Spa con le terapie rilassanti esotiche per
conservare la pelle fresca, elastica e idratata, per i trattamenti nella riduzione della cellulite avanzate
tecniche di massaggio.La Sky capolavoro d'ingegneria, ha una lunghezza di 330 metri, larghezza 38 e una
stazza lorda di circa 145 mila ton. L'80% delle 1834 cabine sono con il balcone. È arredata con toni leggeri,
legno, marmi, pavimenti in moquette e con un atrio per tre ponti illuminato da lampadari di cristallo
colorati. Oggi comincia la bella avventura di Sky Princess. Alle 17 salperà dal Molo Audace di Trieste (dove è
attraccata ieri) per la Grecia. La prima crociera ufficiale parte da Atene il 20 Ottobre, mentre a metà
novembre traversata transatlantica per Fort Lauderdale negli Stati Uniti, suo "home port".

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Acquisto e spese per gli investimenti. A Sappada scoppia la "grana" impianti (M. Veneto)
Mattia Pertoldi - Il passaggio di proprietà degli impianti di risalita di Sappada nelle mani di
PromoTurismoFvg resta, a quasi due anni dal ritorno del Comune in Friuli e a un mese e mezzo dall'apertura
della stagione invernale, ancora nel limbo con l'obiettivo della Regione di chiudere la partita entro fine
mese che rischia di complicarsi parecchio.Il problema, infatti, è legato soprattutto, se non esclusivamente,
alla differenza di valutazione nel valore di subentro, rispettivamente, da parte di Regione e Gts, uno dei tre
enti che gestiscono gli impianti di risalita, i rifugi e il parco divertimenti Nevelandia e che dovranno passare
sotto il controllo di PromoTurismoFvg. Con le altre due realtà, invece, l'accordo è già stato trovato. Il
subentro nei confronti del Comune si concretizzerà attraverso un meccanismo di affitto d'azienda a medio-
lungo termine che, tramite un meccanismo di compensazione, avverrà nei fatti a costo zero. Per quanto
riguarda, invece, la società Sciovie Quinz, con cui l'accordo è stato chiuso sabato, si passerà attraverso una
cessione aziendale e il pagamento della relativa quota di subentro.Un metodo, questo, che l'assessore
Sergio Bini vuole utilizzare anche per Gts, ma il problema, come accennato, sta nella diversa valutazione del
prezzo. La Gts, di cui il presidente è il sappadino Gianluca Piller Roner che vede tra i soci anche gli
imprenditori Daniel Kretter, Mario Andretta e Ivano Fanzutto oltre a numerosi sappadini come azionisti di
minoranza, quattro anni or sono ufficializzò l'acquisto degli impianti, in seguito al fallimento della Ski
Program che ne deteneva la proprietà, per 620 mila euro.Negli anni, fondamentalmente, il Veneto si
disinteressò del destino della zona fino ad arrivare al passaggio al Friuli Venezia Giulia. L'allora giunta di
Debora Serracchiani, per scelta del suo vice Sergio Bolzonello, staccò immediatamente un assegno da 1
milione di euro per la manutenzione straordinaria degli impianti ed è proprio su queste due cifre - i 620
mila euro di acquisto e i fondi stanziati dal centrosinistra - che si gioca la partita tra Regione e Gts. Perchè
se è vero che in assestamento di Bilancio il totale a disposizione di PromoTurismoFvg per l'intera
operazione è pari a 2 milioni - di cui però 500 mila euro per opere di manutenzione -, Bini ha tutte le
intenzioni di scalare il milione già incassato da Gts dal conto totale.«È denaro già allocato - conferma
l'assessore - e che andrà detratto perchè noi siamo un ente pubblico e non possiamo, né vogliamo, avallare
alcuna operazione di puro stampo speculativo». Un concetto ribadito anche in una recente comunicazione
inviata dalla Direzione centrale in cui si specifica, letteralmente, come «il valore che verrà preso a
riferimento per definire i termini dell'acquisizione dei beni non può che essere quello che risulta, in primis,
dal prezzo di acquisto degli stessi, secondariamente, dalle immobilizzazioni previste a bilancio, detratti
eventuali contributi o concessioni già effettuati dall'amministrazione regionale». Questo significa, in altre
parole, che il prezzo che vorrebbe pagare la Regione è di «620 mila euro, né di più né di meno» sintetizza
l'assessore.Teoria, questa, che però convince ben poco i piani alti di Gts. «Siamo tutti concordi nel voler
vendere - sostiene Piller Roner -, ma abbiamo più di qualche perplessità sulle modalità della cessione. Noi
vorremmo che la valutazione del valore degli asset venisse stilata da un perito terzo, estraneo alle due
parti. Anche perché la cifra di 620 mila euro dell'epoca è figlia di numerose variabili e se davvero la Regione
prendesse a riferimento soltanto quel numero avremmo davvero poco da dire. Non mi sembrano criteri
corretti e nemmeno che stia nella logica della trattativa la volontà della giunta di fare la voce grossa». Una
posizione, in ogni caso, che verrà avanzata anche nel corso dell'Assemblea della Gts in programma lunedì
21 e in cui si deciderà come procedere per la cessione, o meno, degli impianti di risalita.

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In montagna arriva internet veloce: entro l'anno lavori in 110 comuni (M. Veneto)
Giacomina Pellizzari - Annunciata da almeno un anno, attesa da decenni, la banda ultra larga sbarca in
montagna. Open fiber, la società partecipata da Enel e dalla Cassa depositi e prestiti, sta posando i cavi in
80 comuni che entro l'anno diventeranno 110. La fibra fa il suo ingresso nei comuni (zone bianche) con un
numero di residenti insufficiente per risultare interessante sul mercato. Stiamo parlando di un investimento
di 130 milioni di euro e di 300 mila utenze che tra poco più di un anno potranno collegarsi a Internet in
tempi rapidi, scaricare video e guardare la televisione online.Ieri, ad Ampezzo, Open fiber, la a società
partecipata da Enel e dalla Cassa depositi e prestiti, d'intesa con la Regione, ha dato il via alla
commercializzazione dei servizi in fibra ottica sulla rete "future proof". L'evento si è trasformato in
un'occasione per fare il punto sui cantieri e per rendere noto il cronoprogramma che l'azienda si è
impegnata a rispettare. Rispetto alle previsioni iniziali incentrate sulla fase di progettazione, Open fiber,
d'intesa con la Regione e i sindaci, ha deciso di procedere seguendo il piano delle centrali telefoniche,
meglio note come Punti di connettività neutri (Pcn), contenenti gli apparati ottici che illuminano la fibra.
«Stiamo parlando - spiega il regional manager Fvg di Open fiber, Alberto Sperandio - di una centrale ogni
sette-otto comuni con l'ultima casa che, per non attenuare l'impulso di luce, non deve trovarsi a più di 25
chilometri di distanza». Ampezzo è uno dei comuni dotato di centrale che serve anche Enemonzo, Forni di
Sopra, Forni di sotto, Lauco, Preone, Raveo, Sauris, Socchieve e Villa Santina.E a chi fa notare al manager
che stando alle prime previsioni qualche ritardo è stato accumulato, Sperandio spiega che, «la distribuzione
a macchia di leopardo, prevista inizialmente, avrebbe portato alla realizzazione di un'opera che non si
sarebbe potuto utilizzare ovunque. Ecco perché abbiamo convenuto di cambiare metodo». In questo
momento si contano 80 cantieri aperti, 22 sono già stati completati. «Entro la fine dell'anno i comuni serviti
saranno 42». Il regional manager assicura che a fine dicembre «i cantieri aperti saranno 110. Tutti gli altri
prenderanno il via nel 2020». L'appalto prevede la posa in 216 comuni della fibra ottica in modalità Fiber to
the home (fibra fino a casa). L'infrastruttura resterà di proprietà pubblica e sarà gestita in concessione per
20 anni da Open fiber, che ne curerà anche la manutenzione. Inutile dire che il completamento del piano di
cablaggio è molto atteso. Da anni gli imprenditori, i cittadini e pure i turisti sollecitano la posa della fibra
diventata indispensabile per lavorare e per rilanciare lo sviluppo della montagna. «La banda ultra larga -
spiega Sperandio - consentirà di navigare ad almeno 30 Mbpd al secondo. Sarà possibile guardare anche la
Tv online non a caso Sky ha sottoscritto l'accordo per fornire il servizio: in questo modo si elimineranno le
antenne e il servizio fornito sarà qualitativamente più alto.Detto tutto ciò, Sperandio ricorda che il Friuli
Venezia Giulia, dopo l'Umbria dove nelle scorse settimane è stata attivata la super fibra in un comune, è
una tra le prime regioni a credere nella clabatura e quindi nella commercializzazione del servizio nelle aree
bianche. «Tutti gli operatori possono formalizzare le loro offerte commerciali e da quanto stiamo vedendo i
prezzi sono paragonabili a quelli pagati in città». Il regional manager si sofferma su questo aspetto anche se
Telecom non fa ancora parte del gruppo di operatori legati a Open fiber. Aggiunge, inoltre, che nei cavidotti
l'infrastruttura risulta più protetta di altre, non ultimi i ponti radio, anche nel caso di tempeste. «Gli unici
disservizi che si potranno verificare saranno legati alle frane o alle interruzioni accidentali della rete».Gli
speed testA confermare la necessità del servizio sono i risultati degli speed-test effettuati, con la
collaborazione dei lettori, dal Messaggero Veneto un anno e mezzo fa. Allora l'indagine rilevò l'assenza del
servizio in moltissimi comuni in tutta la regione. Dalla montagna molti imprenditori e professionisti sono
stati costretti ad aprire gli uffici in pianura per poter lavorare. Non manca chi attraversava il confine per
collegarsi con l'homebanking. Allora l'assenza della fibra era in linea con il resto del Paese dove la copertura
non superava il 43% (fino a 30 Mbpd), mentre la copertura europea raggiungeva il 70,9%.

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CRONACHE LOCALI

La Flex si ferma per quattro ore. Sit-in sotto il Consiglio regionale (Piccolo Trieste)
Massimo Greco - Lunedì spazio alla Dukcevich, tra ieri e lunedì il turno della Flex: nelle sale del consiglio
sono sfilate in questi giorni alcune testimonianze delle difficoltà che l'economia industriale triestina sta
attraversando in questo periodo. Sullo sfondo gli scricchiolii dell'indotto Wärtsilä, la più importante
presenza manifatturiera sulla piazza. Un silenzio, che non lascia presagire nulla di promettente, avvolge
Sertubi e Burgo, le altre acuzie di stagione.«Momento eccezionale», ironizzano i segretari di Fim-Fiom-Uilm
celiando sul motto che caratterizza il proverbiale ottimismo del sindaco Roberto Dipiazza: Alessandro
Gavagnin, Marco Relli, Antonio Rodà hanno guidato la delegazione "triplicista" che in piazza Oberdan ha
incontrato gli assessori delegati ad affrontare le situazioni critiche di questa fiacca congiuntura, Sergio
Emidio Bini e Alessia Rosolen. Alla riunione stavolta ha partecipato anche Sasha Colautti, dirigente della
Usb.Sul tavolo i vari problemi legati allo stabilimento elettronico Flex: scadenza dell'accordo con la
multinazionale nordamericana, abbondanza di precariato (127 in staff leasing), pericolo di mono-
committenza, deludente politica commerciale, scarsa visibilità sulla prospettiva industriale, preoccupante
trasferimento di produzione nella romena Timisoara dove i costi aziendali sono minori. Vicino all'ingresso
del consiglio, 40-50 dipendenti dell'azienda - significativa la componente femminile - hanno organizzato un
presidio attorno allo striscione della "rsu". Ieri mattina quattro ore di sciopero hanno accompagnato e
sottolineato la protesta. Una ventina di giorni fa l'azienda aveva comunicato che 23 precari non sarebbero
stati confermati.Ma l'obiettivo portante dell'iniziativa sindacale era ottenere l'appoggio della Regione per
rinegoziare al ministero dello Sviluppo Economico - dove siede il pentastellato triestino Stefano Patuanelli -
l'intesa scaduta che venne definita nel 2015, quando Flextronics comprò lo stabilimento triestino da Alcatel
Lucent. I sindacati chiedono un piano industriale, la conferma del radicamento produttivo sul territorio e
una maggiore articolazione degli ordinativi lavorati, sui quali pesa il quasi monopolio del 90% consegnato a
Nokia.Il giorno precedente - lunedì - la Rosolen aveva incontrato il management di Flex, che aveva riportato
la posizione aziendale: congiuntura non favorevole, trimestre estivo sotto tono, i 23 somministrati saranno
ripresi non appena la situazione sarà migliorata, non ci saranno comunque recrudescenze dal punto di vista
occupazionale nonostante il periodo poco performante. La dirigenza Flex ha garantito impegno in termini di
diversificazione produttiva, in particolare nella collaborazione con Enel sulle stazioni di ricarica delle vetture
elettriche. Date queste premesse, Bini & Rosolen hanno assicurato la presenza dell'istituzione nella vicenda
Flex, anche nei rapporti con Roma, «in un contesto di lavoro di squadra».

Entro il 19 novembre le buste per due navi di Giuliana Bunkeraggi (Piccolo Trieste)
Va a completarsi il secondo atto della liquidazione di Giuliana Bunkeraggi, la società della famiglia Napp
soggetta a procedura di concordato preventivo. Il Tribunale ha indetto una gara per l'acquisto di due unità
navali e per rilevare la concessione di bunkeraggio non esclusiva da esercitarsi nel porto di Ancona. In
estate questi asset erano stati affittati dalla veneziana Petromar fino alla fine del prossimo novembre, in
attesa che venisse bandita la vendita vera e propria: ora il momento è arrivato, gli interessati potranno
presentare le offerte entro le 13 di martedì 19 novembre alla cancelleria fallimenti del Tribunale triestino e
le buste saranno aperte il giorno seguente a mezzogiorno davanti al giudice delegato Riccardo Merluzzi. Il
prezzo minimo, riportato nell'avviso pubblicato sul "Piccolo" e su "Sole 24 Ore", è di 845.000 euro, pari alla
somma della proposta già formulata, di alcune migliorie apportate dall'affittuario e dell'aumento minimo
fissato in 10.000 euro...

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Corsi di lingue e stage formativi per favorire l'occupazione (Piccolo Trieste)
Lilli Goriup - La Regione intende avviare dei tavoli di confronto con imprese, sindacati ed enti formativi, allo
scopo di riformare il Piano integrato delle politiche per l'occupazione e per il lavoro (Pipol) tenendo conto
delle esigenze manifestate dal territorio. Tra le prossime novità in tal senso ci saranno l'attivazione di corsi
di lingua nonché di tre percorsi formativi, realizzati in collaborazione con Fincantieri e finalizzati a
specializzare saldatori, carpentieri e tubisti. L'ha annunciato l'assessore regionale a Lavoro e Formazione,
Alessia Rosolen, illustrando quello che considera un «salto di qualità del processo formativo, che sarà così
condiviso con l'intero sistema regionale».«Abbiamo analizzato i risultati ottenuti da Pipol a partire dal 2014,
anno della sua nascita - ha detto Rosolen -. Poiché i monitoraggi certificano la diffusa insufficienza
nell'apprendimento delle lingue straniere, nelle prossime settimane partiremo con dei corsi di inglese e di
tedesco. A ciò aggiungeremo moduli di lingue emergenti che potrebbero essere il russo, il turco o quelle
dell'Est europeo. Prima della scelta ci sarà tuttavia un confronto con il tessuto produttivo che, attraverso
tavoli coordinati e costanti, ci dovrà indicare di che cosa ha bisogno. Quali sono le lingue più richieste in
porto o tra le imprese che fanno export?». Fra qualche mese, inoltre, saranno avviati i già citati percorsi di
perfezionamento nella saldatura, nella carpenteria e nella tubisteria. «I corsi al momento sono in fase di
presentazione e di valutazione - ha proseguito l'assessore, parlando di un vero e proprio "modello
Fincantieri" quale esempio della svolta che intende imprimere alle politiche per l'occupazione e per la
formazione -. Partiranno tra dicembre e i primi mesi del 2020 e dureranno tra le 522 e le 600 ore. Si tratta
di un esempio di come sia necessario fare rete tra tutti i soggetti che gravitano nell'orbita del lavoro e della
formazione. Servono non più e non solo operai generici ma anche lavoratori con professionalità e
competenze ricercate».L'idea è in generale quella di «potenziare il ventaglio dell'offerta di stage, tirocini e
"vacancies" - ha aggiunto Rosolen -. Ma anche di spingere verso la digitalizzazione delle imprese, con
percorsi innovativi per formare figure esecutive altamente specializzate. Sta iniziando insomma una nuova
stagione della formazione, modellata di concerto tra Regione, tessuto sociale, enti di formazione, parti
datoriali e sociali ed enti di formazione. Quel che serve è un'assunzione di responsabilità collettiva, che
offra opportunità e tolga alibi. La formazione è diventata ormai apprendimento permanente». L'assessore
ha infine ricordato il lavoro in corso per rafforzare i Centri per l'impiego e snellirne le procedure.

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Una colletta per la sfortunata Raidah grazie alla solidarietà dei portuali (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Tiziana Carpinelli - La morte della figlioletta di appena quattro mesi, la moglie estratta dalle lamiere, le
ferite, l'auto accartocciata, l'incertezza del domani, le lacrime di una famiglia travolta dal lutto in un sabato
sera qualunque. Così, agli occhi dei portuali di Trieste e Monfalcone, si dispiegano in tutta la loro
drammaticità le scansioni del terribile schianto sulla A34, dove si spegne per sempre il sorriso della piccola
Raidah Hossain. Sono i giorni immediatamente successivi al 15 settembre, la data del tragico incidente a
Savogna. E i lavoratori marittimi non sanno che tra un paio di settimane si abbatterà su di loro un colpo
ferale: il decesso del collega Roberto Bassin, guardiafuochi schiacciato da un semirimorchio. Ma intanto la
morte di Raidah, la più giovane vittima dell'asfalto nell'Isontino entra nei quotidiani, accende i riflettori
televisivi. Uno dei portuali, che prima aveva lavorato in cantiere a Monfalcone, legge un nome che gli
trafigge la memoria come un dardo: Mohammad Ibrahim Hossain, detto Shagor, il papà della sfortunata
bimba spirata sulla carreggiata. Si ricorda di quando, operaio, aveva lavorato assieme al quarantenne di
origini benegalesi, ma ormai a tutti gli effetti cittadino italiano con casa in via 25 Aprile, che faceva il
saldatore a filo. Prima di lui, c'era stato suo padre e Shagor, ora disoccupato, era già lì, a lavorare a
Panzano. Il portuale lo racconta agli altri colleghi. E nasce spontanea, vista anche la situazione di difficoltà,
una colletta per consegnare a quel papà che ha perduto la figlioletta la somma di denaro raccolta, magari
da destinare al funerale o ad altre spese necessarie...

La Cisl-pensionati protesta per il ponticello ancora chiuso (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Il caso doveva essere "archiviato" entro luglio, parola di Cisint. Invece, la questione del ponticello che
attraversa il canale Dottori, a ridosso della centralina idroelettrica di largo Anconetta, è ancora aperta, anzi
apertissima. E, almeno a dar retta a chi oggi protesta, rischia anzi di diventare un cold case, una faccenda
irrisolta. A farsi portavoce delle lagnanze dei cittadini della zona, che fruivano del collegamento anche per
recarsi allo sportello dei pensionati Cisl, è il referente del sindacato di categoria Lucio Poggiani: «Il sindaco
Cisint, che era venuta sul posto con la squadra di assessori e tecnici, aveva assicurato la riapertura del
ponte a luglio, invece siamo a ottobre e ancora nulla, come la mettiamo?». L'utilizzo dell'infrastruttura
accorcia le distanze e evita il giro del quartiere a chi deve approdare in via Pacinotti, arteria che conduce a
giardinetti pubblici e numerosi insediamenti abitativi...

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Porta a porta, il Tar respinge il ricorso. «Finalmente possiamo cominciare» (M. Veneto Udine)
Viviana Zamarian - Nessuna retromarcia sul porta a porta. Nessun blocco al nuovo metodo di gestione
rifiuti. Il Tar del Fvg ha infatti dichiarato inammissibile il ricorso presentato da 11 cittadini riunitisi nel
comitato spontaneo "Udine pulita - no porta a porta" contro il comune di Udine e la Net con cui si chiedeva
l'annullamento della delibera di giunta approvata lo scorso 6 maggio che dava l'ok all'attivazione del nuovo
servizio. Ora dunque, Comune e Net, sono pronti a partire: la data di avvio è prevista per i primi di
dicembre dal quartiere dei Rizzi. Alla base della sentenza il fatto che i ricorrenti «si dilungano in inutili
contestazioni sulle argomentazioni su cui poggia la scelta dell'amministrazione comunale di dare avvio al
nuovo servizio di raccolta decisamente inidonee a scalfirne la legittimità». Il servizio era stato definito dal
comitato non necessario e causa di svantaggi economici e ambientali per i residenti. Ma il Tar ha specificato
che «non emerge, in realtà, alcuna palese irragionevolezza nella previsione dei costi di servizio peraltro
quantificati sulla scorta di dati storici sostenuti dalla società Net per lo svolgimento di analoghi servizi in
altre città e tenendo conto del fatto che alcune spese, che i ricorrenti ritengono erroneamente dover
gravare sui costi di servizio, aumentandoli, sono invece previste in gara d'appalto per il servizio a cura
dell'appaltatore». Quanto alla potenziale illegittimità per insostenibilità del piano economico e finanziario,
è stato appurato che «la stigmatizzata incertezza sull'effettivo numero di utenze servite indicate nella
relazione tecnica di Net il 6 maggio 2019 è piuttosto riconducibile a una disattenta lettura da parte dei
ricorrenti dei dati riportati». Il Tar ha dunque ritenuto evidente «che la denunciata inadeguatezza dei costi
indicati è meramente ipotetica e, peraltro, riferita non al servizio per come previsto dal Comune di Udine,
ma a un servizio "ideale", strutturato secondo i desiderata dei ricorrenti». Il ricorso, dunque, si sostanzia
solo come una «mera critica» senza contare, come viene esplicato, che «è indubbio che il sistema porta a
porta, ancor di più se spinto, aumenta l'auto-responsabilità nel conferimento e, quindi, contribuisce
significativamente all'attuazione dei principi di prevenzione, responsabilità condivisa, cooperazione e "chi
inquina paga", che costituiscono cardine degli obiettivi ambientali comunitari».IL
Il primo a gioire è il sindaco Pietro Fontanini. «Il Tar ha liquidato come palesemente inammissibile il ricorso
- afferma - presentato da alcuni cittadini supportati dai consiglieri di sinistra e dalla lista di Enrico Bertossi e
difesi dall'avvocato Salvatore Spitaleri, presidente del Pd regionale, e ha condannato i ricorrenti al
pagamento delle spese processuali (che ammontano a 2 mila euro ndr)». Una sentenza con cui «si pone
fine a un attacco ideologico, pretestuoso e contrario a qualunque attenzione all'ambiente con il quale si è
cercato di bloccare nelle aule dei tribunali l'adozione del nuovo sistema di raccolta dei rifiuti che
permetterà alla nostra città di migliorare la qualità del materiale differenziato e di risparmiare». Anche
l'assessore all'ambiente e ai contenziosi Silvana Olivotto ha espresso «grande soddisfazione. Fin dal primo
momento il testo del ricorso era sembrato pretestuoso e teso a contrastare politicamente una scelta la cui
bontà è stata confermata dalla sentenza». La società che gestisce la raccolta rifiuti in città ora detta i tempi
cercando di recuperare il ritardo accumulato con il ricorso. Il servizio, infatti, doveva partire a ottobre.
Come spiega il direttore generale Massimo Fuccaro entro l'inizio di novembre si cominceranno a distribuire
i kit dei cassonetti con libretto delle istruzioni e calendario. A novembre saranno programmatele riunioni
informative con i residenti per partire con il porta a porta dai Rizzi i primi di dicembre.

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Telecamere negli asili e nelle strutture per anziani (M. Veneto Udine)
Telecamere in asili e strutture per anziani e disabili. Presto i dispositivi di controllo saranno installati anche
negli edifici pubblici e privati di Udine.A tale scopo dalla Regione arriveranno 250 mila euro, come ha
confermato il sindaco Pietro Fontanini. «Si tratta di strumenti di sicurezza e di prevenzione in più di cui
potremo disporre», ha chiarito il primo cittadino, facendo un riferimento al fatto che Udine sia una delle
città più sicure d'Italia a livello nazionale. Così dice anche una recente classifica stilata da Il Sole 24 ore sulla
base del Rapporto annuale della criminalità. «Non siamo il Bronx e non siamo nemmeno una città in
degrado come qualcuno vorrebbe far credere - ha aggiunto Fontanini -. A nostro avviso la sicurezza è una
componente importante per la vivibilità dei cittadini, quindi continueremo a investire in questo ambito. Di
lavoro ne abbiamo fatto molto e tra le cose che più mi fa piacere ascoltare da chi frequenta Udine, è il fatto
di trovarsi davanti una città pulita e ordinata». Tornando al discorso telecamere, ancora non è stato
definito dove e quando saranno posizionate, se in tutte le scuole o i luoghi di accoglienza di anziani e
disabili, o soltanto in alcuni. A questo proposito l'assessore Alessandro Ciani ha chiarito: «Giovedì mattina
vedrò l'assessore regionale Pierpaolo Roberti e cercherò di chiarire con lui più nel dettaglio come utilizzare i
fondi».La Regione ha messo a disposizione, nel complesso, 3 milioni di euro.Beneficiari saranno i Comuni
che potranno installare gli impianti nelle strutture socioeducative per la prima infanzia, sia pubbliche che
private, nelle scuole dell'infanzia statali e non statali nonché nelle strutture sociosanitarie e
socioassistenziali sia per anziani che per persone con disabilità, tanto pubbliche che private. In particolare 1
milione di euro sarà destinato agli ex quattro capoluoghi di Provincia, tenuto conto della dimensione
territoriale, della popolazione e del numero delle strutture. Di questa cifra, il 50% è destinato a Trieste, il
25% a Udine e il 12,5% ciascuno a Pordenone e Gorizia.Entro venti giorni dalla pubblicazione dell'avviso sul
Bollettino ufficiale della Regione, i Comuni interessati dovranno trasmettere, via Pec al Servizio regionale
competente in materia di politiche di sicurezza, la domanda sottoscritta digitalmente dal legale
rappresentante dell'ente richiedente. Successivamente, entro trenta giorni, il direttore del Servizio
competente provvederà, con decreto, al riparto delle somme disponibili a bilancio tra i Comuni che
presentano domanda di finanziamento e alla contestuale concessione. C'è da ritenere, quindi, vista la
tempistica ristretta, che tra la fine dell'anno e l'inizio del 2020, le prime telecamere possano essere
installate. A.C.

Dalla Regione 4 milioni per ristrutturare gli ospedali della Bassa (M. Veneto Udine)
Oscar d'Agostino - Mentre continuano le polemiche sulla chiusura del Punto nascita a Palmanova (nei giorni
scorsi il Comune di Palmanova ha presentato ricorso al Tar contro la decisione della Regione), arrivano
fondi per la riqualificazione delle due sedi.L'azienda sanitaria 2 ha infatti stanziato quattro milioni per la
riqualificazione energetica del presidio di Palmanova-Latisana: con l'approvazione del progetto esecutivo di
questi giorni, i lavori prenderanno il via a breve e riguarderanno interventi di efficientamento energetico
(intervenendo anche sulla coibentazione a cappotto di alcuni edifici), ma è prevista pure la sostituzione di
serramenti (è l'ospedale di Palmanova ad esserne interessato: un'operazione che richiederà tempi e
modalità da concordare).«Nell'ambito della convenzione Consip Mies 2 - spiega in una nota il
vicegovernatore Fvg con delega alla Salute, Riccardo Riccardi - è stato approvato il piano esecutivo degli
interventi destinati al presidio ospedaliero di Palmanova-Latisana. Si tratta di lavori per l'efficientamento
energetico delle strutture che prevedono un ammontare di quasi 2,5 milioni di euro per lo stabilimento di
Palmanova e di 1,5 milioni di euro per quello di Latisana».Come si diceva, i lavori di riqualificazione
consistono principalmente nella realizzazione della cogenerazione nei due ospedali e nell'esecuzione della
coibentazione a cappotto di alcuni edifici a Palmanova, oltre a vari interventi di efficientamento energetico.
Tutti lavori che sono in fase di preparazione e la cui esecuzione è prevista entro l'anno, «salvo la necessità
di alcuni ulteriori mesi di lavorazione eventualmente indotti da avverse condizioni climatiche». Secondo
quanto riferito dalla Regione, unica lavorazione impattante sull'attività sanitaria sarà la sostituzione di
serramenti a Palmanova, per la quale saranno dunque concordati con la direzione ospedaliera precisi tempi
e modalità di esecuzione.«Si tratta di un ulteriore segnale di attenzione verso il presidio della salute nella
Bassa Friulana - sottolinea Riccardi - che dimostra ancora una volta quanto fossero infondate le voci diffuse
in particolare sull'ospedale di Palmanova. Non si adegua alle norme di rispetto ambientale un ospedale per
poi chiuderlo o per svilirne la funzione e la capacità di dare risposte al suo territorio».

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Emergenza supplenti al Solari: titolare solo la metà dei docenti (M. Veneto Udine)
Daniela Larocca - La "supplentite" non risparmia le scuole della montagna. Come segnalato al Messaggero
Veneto dal papà di un alunno dell'istituto Fermo Solari, nelle superiori tolmezzine «ad oggi mancano la
maggior parte degli insegnanti. Gli alunni entrano ed escono a qualsiasi orario se non sono impegnati nei
tornei di briscola nelle ore di supplenza. L'istituto, per dimostrare la sua efficienza, ha già avviato l'orario a
tempo pieno non riuscendo a coprire neanche le ore del mattino». Del resto, se la mancanza di docenti
titolari fosse una formula matematica si presenterebbe più o meno così: più l'istituto è lontano, meno
docenti sono disposti a spostarsi e accettare la chiamata. Un'equazione facile da comprendere ma che
penalizza le scuole in periferia e che va a incidere sul percorso di studi dei ragazzi. Anche a Tolmezzo, come
segnalato dal papà di Arta Terme, la girandola delle nomine non si è ancora fermata. Colpa della scuola?
«Tutt'altro. Stiamo facendo sforzi infiniti per chiudere quanto prima le convocazioni - spiega Manuela
Mecchia, dirigente del Solari -. All'appello mancano una decina di insegnanti tecnico-pratici per i laboratori,
i più difficili da reperire tra l'altro».A ottobre inoltrato e con le graduatorie svuotate, si complica il lavoro
delle segreterie che puntano ad assegnare le supplenze a docenti «che coprano l'intero anno scolastico o
gran parte di esso», aggiunge la preside. Ma la supplentite non ha colpito solo Tolmezzo: altri istituti del
Friuli Venezia Giulia sono alle prese con le convocazioni. «La nostra situazione, però, presenta alla base
delle difficoltà evidenti: su 130 insegnanti qui al Solari, solo 60 sono titolari - spiega Mecchia -. Il resto sono
supplenti. Praticamente metà del corpo docenti resta da noi poco tempo. E abbiamo interi percorsi dove le
cattedre assegnate ad esterni sfiora il 90 per cento». Ai genitori e agli alunni la preside chiede un po' di
pazienza e comprensione: «Stiamo facendo il possibile e la questione supplenze è in via di risoluzione. A
livello organizzativo, siamo pronti dai primi di settembre. Tuttavia, se ci sono difficoltà, critiche o
problematiche siamo pronti ad ascoltarle, consci che il dialogo diretto famiglie-scuola permette una
risoluzione più facile dei problemi. Oltre a essere un contributo educativo non indifferente».Il caso di
Tolmezzo, però, non è il solo in Friuli Venezia Giulia. A inizio settembre i sindacati avevano previsto un
report sulla penuria docenti che si è rivelata essere anche «fin troppo ottimista». L'esercito dei senza sede
ha rimpolpato le graduatorie Mad (messa a disposizione): «Sono ore e ore di lavoro in più per le segreterie,
già oberate dagli incarichi», commenta Donato Lamorte, della Cisl Scuola Friuli Venezia Giulia. La soluzione,
più volte invocata e più volte promessa, è quella della stabilizzazione dei precari con un concorso
straordinario veloce. «L'obiettivo è recuperare la direttiva europea, stabilizzare i precari e avviare un
percorso di abilitazione che allarghi la platea dei professori», chiosa il sindacalista.

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Riccardi: al via interventi per ponte e sghiaiamento. Resi noti tempi e costi (M. Veneto Pordenone)
Il vicepresidente con delega alla Protezione civile Riccardo Riccardi ha partecipato alla seduta della quarta
commissione regionale per rispondere a una interrogazione presentata da Nicola Conficoni (Pd) sullo stato
dei lavori per la realizzazione di una serie di intervenenti nella zona del lago di Barcis. Uno dei punti nodali è
relativo alla realizzazione della viabilità alternativa sul lato destro del lago, per la quale si rende necessaria
la realizzazione di un ponte, la cui costruzione la Protezione civile ha affidato a Fvg strade per un importo di
4,9 milioni di euro. «Il progetto esecutivo predisposto dalla Protezione civile è già approvato - ha ricordato
Riccardi -. Verso fine novembre saranno confermate le proposte migliorative suggerite dalla ditta
aggiudicataria, dopo di che, a fine gennaio 2020, saranno consegnati i lavori che dovrebbero concludersi
entro il 30 settembre dell'anno prossimo».Fra le criticità del lago di Barcis rientra quella dello sghiaiamento
del Cellina dalla confluenza con il torrente Pentina sino alla congiunzione con il Varma: i lavori sono stati
affidati alla Direzione ambiente e avranno inizio il 15 novembre. «Questo primo intervento urgente - ha
confermato Riccardi - prevede la rimozione di 160 mila metri cubi di materiali, dei quali soltanto una parte
sarà fatta transitare attraverso il centro abitato di Barcis». Nella previsione complessiva per lo sghiaiamento
della vallata dovranno essere prelevati circa 500 mila metri cubi, per i quali si prevede un trasporto a
monte. Sempre in tema di sghiaiamenti, il vicepresidente ha annunciato che le operazioni interesseranno
anche il lago di Barcis, che le opere saranno finanziate con circa 800 mila euro di fondi della Direzione
ambiente e che l'avvio dei lavori è fissato per il 31 dicembre 2020. Per quanto riguarda la rimozione del
materiale portato nel lago dal maltempo, i lavori hanno preso avvio il 16 settembre per un importo di oltre
370 mila euro. Alla stessa data sono stati avviati anche i lavori, per 400 mila euro, relativi al ripristino della
viabilità pedonale lungo lago.In merito alle tempistiche, Conficoni ha rilevato che «i lavori di sistemazione
della viabilità sulla destra del lago di Barcis sono slittati e per vedere avviata l'attività di sghiaiamento
dell'invaso, se tutto andrà per il meglio, dovremo aspettare la fine del prossimo anno». Per quanto riguarda
lo sghiaiamento del lago post-emergenza Vaia, in consigliere Pd ha osservato che non si deve sottovalutare
«l'allarme che il sindaco di Barcis ha lanciato nella lettera inviata al presidente Fedriga e allo stesso Riccardi:
se si dovesse verificare un evento anche minore rispetto alla tempesta Vaia, si creerebbero danni
irreparabili a strutture private e si metterebbe a rischio l'incolumità degli abitanti. Non c'è dunque tempo
da perdere».

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