RASSEGNA STAMPA CGIL FVG - mercoledì 8 maggio 2019

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RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – mercoledì 8 maggio 2019
(Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono
scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti)

ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2)
Amazon, maxi centro da 4.500 mq: 100 assunzioni, servirà anche il Veneto (Mv, 3 art.)
Più risorse per la sanità, c’è l’intesa coi sindacati: 6,1 milioni ai dirigenti (M. Veneto)
Cgil, Cisl e Uil dicono no alla scuola regionale (M. Veneto)
Vertici confermati al timone di Generali: «Un vascello solido» (Piccolo, 4 articoli)
Hera punta ad Ascopiave: «Pronti per lo shopping» (Piccolo)
Cosef, l’utile è in aumento. Ora investe 8 milioni di euro (M. Veneto)
CRONACHE LOCALI (pag. 8)
Niente accordo alla Mangiarotti sui trasferimenti a Monfalcone (M. Veneto Udine)
Trasferimento dei profughi, nuova proroga (M. Veneto Udine)
Bolletta dell’acqua, Fontanini contro l’aumento della quota fissa (M. Veneto Udine)
Ateneo, a Pinton mancano 8 voti (Gazzettino Udine)
Sbarca Amazon, cento assunzioni (Gazzettino Pordenone)
Poste, consegne fino a sera e nuovi portalettere a tempo (Gazzettino Pordenone)
Il Veneto investe, il conto alla nostra sanità (M. Veneto Pordenone)
Anziani e disoccupati in fila ai servizi sociali (Gazzettino Pordenone, 2 articoli)
Emergenza barellieri, un unico addetto su trenta dice sì al nuovo contratto (Piccolo Ts, 3 art.)
Infermiere di comunità, tre ambulatori in città (Piccolo Gorizia-Monfalcone)

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ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA

Amazon, maxi centro da 4.500 mq in Friuli: 100 assunzioni, servirà anche il Veneto
(M. Veneto)
Maurizio Cescon - Jeff Bezos, l’uomo più ricco del mondo, pianta la sua bandierina, la prima, in
Friuli Venezia Giulia. Amazon, il colosso dell’e-commerce fondato dall’imprenditore americano,
aprirà infatti entro l’estate un maxi centro di smistamento (4.500 metri quadrati di superficie) a
Fiume Veneto, realtà di 11.700 abitanti alle porte di Pordenone. Il cantiere, in via Maestri del
Lavoro, in un’area attigua all’Emisfero, è in fase avanzata e la costruzione procede secondo
programma. Il magazzino, che sarà dotato delle tecnologie più avanzate del settore, darà lavoro a un
centinaio di persone, tra manager (la cui selezione è aperta direttamente sul sito di Amazon),
operatori e corrieri. Il totale dei 100 dipendenti, tutti con contratto a tempo indeterminato, sarà
raggiunto gradualmente, entro un anno dall’inaugurazione. Ma l’elemento interessante, di questo
investimento Usa, la cui entità non è stata rivelata dalla proprietà, è che il deposito di smistamento
pordenonese sarà a servizio, oltrechè di tutta la nostra regione, anche del Veneto Orientale, delle
province di Venezia, Belluno e Treviso e perfino di parte del Trentino.Un bel colpo dunque per il
sistema industriale del Friuli Venezia Giulia, che si ritrova a essere più che mai attrattivo per le
grandi imprese internazionali. La nuova struttura sarà operativa dall’estate e lavorerà con diversi
fornitori locali di servizi di consegna, continuando a investire nella rete di trasporti e in altre
soluzioni per espandere la propria capacità di consegna e velocizzare le spedizioni per i clienti.
Amazon logistics sta aiutando i fornitori locali di servizi di consegna a far crescere il proprio giro di
affari e aggiunge capacità e flessibilità alla rete di consegna di Amazon per soddisfare la crescente
domanda dei clienti. I fornitori di servizi di consegna ritireranno i pacchi dal deposito di
smistamento e li consegneranno in mezzo Nordest. Gabriele Sigismondi, uno dei responsabili del
colosso Usa in Italia, ha dichiarato: «Siamo entusiasti di aprire un nuovo deposito di smistamento
vicino a Pordenone, dove grazie agli oltre 20 anni di esperienza nel settore, ai progressi tecnologici
e agli investimenti nelle infrastrutture saremo in grado di garantire agli utenti servizi innovativi e
consegne più veloci che mai».Soddisfazione pure da parte della sindaca di Fiume Veneto Jessica
Canton. «C’è una punta di orgoglio perchè siamo stati scelti proprio noi - ha spiegato Canton -,
visto che la multinazionale aveva visionato anche altre aree del territorio. I primi contatti con
Amazon ci sono stati nell’autunno scorso, l’azienda si è posta in maniera propositiva nei confronti
del nostro Comune, il dialogo è stato serrato e il progetto si è concretizzato in tempi brevi. L’area su
cui stanno costruendo il capannone è stata acquistata da una società privata, i nostri uffici comunali
hanno dato tutto il supporto necessario in fase di avvio della pratica. Siamo certi che questo
insediamento logistico rappresenterà un’opportunità per i concittadini di Fiume Veneto, in termini
di posti di lavoro, per le imprese della zona, favorendone l’attività, oltrechè un ulteriore servizio a
vantaggio della clientela sul territorio».Amazon ha investito 1 miliardo e 600 milioni di euro e
creato più di 5.500 nuovi posti di lavoro in Italia dal suo arrivo nel Paese nel 2010. Il centro di
distribuzione Castel San Giovanni, primo sito logistico di Amazon in Italia, è stato inaugurato nel
2011. Nel novembre 2015 Amazon ha aperto il suo centro di distribuzione urbano a Milano per
servire i clienti Amazon prime now. Nel 2017 i centri di distribuzione di Passo Corese e Vercelli
sono entrati in attività: l’azienda ha investito per i due stabilimenti rispettivamente 150 milioni e 65
milioni di euro, con la creazione di 1.200 posti di lavoro a Passo Corese e 600 a Vercelli entro tre
anni dal lancio per supportare ulteriormente il costante incremento della domanda dei clienti e
gestire la rapida crescita dei prodotti disponibili sul catalogo Amazon. Nel corso degli ultimi due
anni, Amazon ha inoltre aperto i centri di smistamento a Castel San Giovanni e Casirate d’Adda (in
provincia di Bergamo), i depositi di smistamento di Brandizzo (Torino), Origgio (Varese),
Rogoredo e Buccinasco (Milano), Burago di Molgora (Monza Brianza), Crespellano (Bologna),
Calenzano (Firenze), Vigonza (Padova), Verona, Arzano (Napoli), Pomezia, Roma Settecamini e
Roma Magliana.
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I big Bardelli e Arteni: tassazione più equa e aperture domenicali, solo così resisteremo
Bini plaude alla multinazionale: «Sono nuovi posti di lavoro»
Il colosso americano utile che spesso scivola sulle regole
testi non disponibili

Più risorse per la sanità, c’è l’intesa coi sindacati: 6,1 milioni ai dirigenti (M. Veneto)
Udine. Accordo firmato tra amministrazione regionale e organizzazioni sindacali della dirigenza
medica-veterinaria per l’attribuzione delle risorse aggiuntive regionali (Rar) 2019. Le Rar verranno
destinate alle aree e ai settori critici coinvolti nella riorganizzazione e nell’accorpamento anche
interaziendali programmati, i percorsi di riabilitazione, la qualità delle cure, gli interventi socio
sanitari e il contenimento dei tempi di attesa. L’intesa, siglata dall’assessore alla Salute Riccardo
Riccardi, incentiva anche l’attività di prevenzione, cura e riabilitazione nel settore delle malattie
cardiovascolari, l’integrazione ospedale-territorio, lo sviluppo di percorsi assistenziali e l’incentivo
per l’attività di prevenzione, in particolare per il piano vaccinale.Quest’anno alla dirigenza medica e
veterinaria la Regione mette a disposizione 6.158.065,78 di cui 200 mila euro per il progetto
sperimentale dell’Irccs Burlo Garofolo. All’esordio la regola che potrà essere assegnato un budget
iniziale a ciascuna azienda da destinare esclusivamente all’acquisto di prestazioni aggiuntive del
personale della dirigenza sanitaria, riducendo l’importo del finanziamento delle Rar. I rimanenti
5.958.065,78 euro saranno suddivisi tra l’Azienda sanitaria universitaria integrata di Trieste
(1.165.053,36 euro), l’Aas Isontina-Bassa Friulana (1.029.915,36 euro), l’Aas Alto Friuli-Collinare-
Medio Friuli (597.883,27 euro), l’Azienda universitaria integrata di Udine (1.670.797,08 euro),
l’Aas Friuli Occidentale (1.152.768,08 euro), l’Irccs Burlo Garofolo (80.513,73 euro in aggiunta ai
200 mila per il progetto sperimentale), il Cro di Aviano (210.897,18 euro) e l’Ente gestione
accentrata servizi (50.237,73 euro).

Cgil, Cisl e Uil dicono no alla scuola regionale (M. Veneto)
I numeri uno di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, e i
segretari generali delle categorie del comparto scolastico hanno firmato a Matera un appello contro
la regionalizzazione del sistema di istruzione e formazione. «L’obiettivo è quello di regionalizzare
la scuola e l’intero sistema formativo tramite una vera e propria secessione delle Regioni più ricche,
che porterà a un sistema scolastico con investimenti e qualità legati alla ricchezza del territorio», si
legge nel testo completo firmato al termine della due giorni su Europa, lavoro e cultura.La giunta
regionale guidata da Massimiliano Fedriga sta lavorando proprio per la gestione regionale della
scuola, dall’Ufficio scolastico regionale al personale.

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Vertici confermati al timone di Generali: «Un vascello solido» (Piccolo)
Piercarlo Fiumanò - «Siamo un vascello solido, veloce e moderno, con un grande equipaggio,
pronto a solcare nuovi mari come nella Trieste emporiale di 200 anni fa»: il presidente delle
Generali Gabriele Galateri usa una metafora marinara per definire il nuovo corso delle Generali in
un’assemblea che ha battuto tutti i record di presenze con il 55,8% del capitale. Il rito triestino delle
nomine, che conferma il presidente Galateri (al suo terzo mandato dopo la modifica dello statuto
che ha rimosso il limite dei 70 anni) e l’amministratore delegato Philippe Donnet, si compie in circa
sei ore per rinnovare il consiglio d’amministrazione che ha portato di fatto a una conferma
dell’assetto di vertice attuale con la conferma di 11 consiglieri su 13. Via libera anche al bilancio
che porta in dote un dividendo in aumento del 5,9% a 0,90 euro e un patrimonio «mai stato così
solido». Approvato anche il piano azionariato per i dipendenti che partirà in ottobre e per Trieste è
una svolta storica. Il Ceo francese può lanciare il suo nuovo piano strategico di crescita, dopo la
fase del risparmio dei costi e della ristrutturazione finanziaria, che ora punta a “rafforzare la
leaderhip in Europa» anche a colpi di acquisizioni.Sul fronte della governance si rafforza la cordata
tricolore. Gli investitori istituzionali esteri sono presenti con il 20,5% del capitale in discesa rispetto
all’ultima assemblea (22,91%), mentre i fondi italiani hanno poco più dell’1%. La quota in mano
agli istituzionali è quindi inferiore a quella del nocciolo dei soci italiani che controllano il 26,78%
con il gruppo Benetton che conferma l’ascesa dal 3 al 4%. La quota Mediobanca scende sotto il
13% (al 12,92%) ma solo per effetto dell’aumento deciso da Generali nel 2016. Confermata la
quota di Caltagirone con il 5% e Leonardo Del Vecchio al 4,86% attraverso Delfin.L’assemblea ha
dato via libera alla lista presentata da Mediobanca (votata dal 60,78% dei presenti in cui c’era il
55,77% del capitale) che conferma, oltre al presidente Gabriele Galateri e all’amministratore
delegato Philippe Donnet, anche i vicepresidenti Francesco Gaetano Caltagirone e Clemente
Rebecchini, insieme ai consiglieri Romolo Bardin, Lorenzo Pellicioli, Sabrina Pucci, Alberta Figari,
Diva Moriani e Paolo Di Benedetto. Il nuovo cda si presenta in linea con il precedente, salvo
l’uscita di Ornella Barra e l’arrivo di Antonella Mei-Pochtler, la top manager superesperta nel
campo delle tecnologie digitali e consigliera del Cancelliere austriaco Sebastian Kurz.Per
Assogestioni, in rappresentanza dei fondi, sono stati eletti con il 38,9% dei voti Roberto Perotti e
Ines Maria Lina Mazzilli al posto dell’economista di Harvad Paola Sapienza che ha esaurito i suoi
tre mandati. Secondo una ricostruzione di Radiocor, i Benetton avrebbero votato la lista
Assogestioni per coerenza considerando la loro partecipazione esclusivamente finanziaria sia pure
supportando il management. Di fatto il gruppo triestino si conferma “a trazione italiana”. Per nulla
turbato dalle proteste di Greenpeace, il Ceo Philippe Donnet incassa il pieno sostegno dei soci al
secondo mandato («un onore per me») e chiuso il capitolo della ristrutturazione industriale e
finanziaria lancia il nuovo piano industriale al 2021: «Guiderò la squadra con grande passione. Mai
la nostra strategia e situzione patrimoniale è stata così chiara e forte». Una missione strategica
apprezzata dai mercati con il titolo che dall’Investor Day del novembre scorso è cresciuto del 22%:
«La nostra strategia-ha detto Donnet- parte da una nuova ambizione. Vogliamo essere partner a vita
dei nostri clienti grazie a una rete distributiva senza pari per famiglie professionisti e piccole e
medie imprese e una piattaforma di gestione del risparmio specializzata di livello
internazionale».Per centrare questi obiettivi il Leone è pronto a crescere soprattutto in Europa e
Asia grazie ai 3-4 miliardi pronti per nuove acquisizioni. Investimenti che il gruppo è pronto a
realizzare anche nel risparmio gestito con un obiettivo di asset gestiti per 500 miliardi. Donnet
invoca una serie di certezze che provengono dal dna Generali: «Siamo leader in Europa per premi
assicurativi con 60 miliiardi di raccolta 2018, una grande rete distributiva e serviamo 61 milioni di
clienti in 50 Paesi con 155 mila agenti e distributori». Donnet prepara un vero cambio di marcia per
la compagnia triestina e i soci mostrano di apprezzare i famosi tre pilastri del nuovo piano
industriale che puntano a finanziare la crescita organica e esterna con la gestione del capitale. Le
Generali stanno cambiando volto e in assemblea annunciano 1 miliardo di investimenti nella
trasformazione digitale del gruppo con la creazione di «una piattaforma paneuropea». In Italia In
Italia più del 50% delle polizze sono digitali con la compagnia che già gestisce 1,6 milioni di veicoli
connessi con le scatole nere. Ieri è stato anche il giorno del debutto del nuovo capo della finanza
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Cristiano Borean, che dopo gli studi al Cern di Ginevra con Fabiola Giannotti oggi rappresenta
l’ultimo grande talento prodotto dal dna Generali: «Abbiamo ottenuto risultati industriali importanti
anche in un contesto difficile e completato con successo la trasformazione industriale del gruppo
che ci ha reso più efficienti e capaci di generare cassa», ha detto nel suo resoconto agli azionisti il
nuovo Cfo elencando gli obiettivi raggiunti come i 5 miliardi di euro in dividendi cumulati.
Il Ceo: «Nessuno traslocherà da Trieste»
«Pronti a nuove acquisizioni. Nel mirino c’è l’Europa»
La protesta di Greenpeace: «Basta con l’inquinamento»
testi non disponibili

Hera punta ad Ascopiave: «Pronti per lo shopping» (Piccolo)
Roberta Paolini - Con un miliardo e rotti di marginalità quanto shopping può fare un’azienda con
poco debito? Tanto, viene da rispondere, soprattutto se l’azienda in questione risponde al nome di
Hera, una delle più grandi multiutility del Paese. E così durante la recente assemblea dei conti
Stefano Venier l’amministratore delegato del gruppo, ha spiegato che l’aggressività del gruppo sul
mercato è tornata. «Il rapporto debito Ebitda che raggiunge il livello di 2.5 ci dà lo spazio e la
flessibilità per programmare un percorso di investimenti anche più sostenuto di quello degli ultimi
anni, o anche per seguire alcune opportunità che dovessero nascere sul mercato in termini di
acquisizioni. Come abbiamo già fatto e che è parte della nostra storia», ha detto Venier
intervenendo all’assemblea dei soci della multiutility chiamata ad approvare il bilancio di esercizio
del 2018.L’obiettivo futuro, ha aggiunto Venier, è quello di passare dagli oltre 2,5 milioni di clienti
attuali, «numero significativo ma che non ci soddisfa a livello di piano industriale», a oltre «3
milioni di clienti». Un traguardo che «potrebbe avvenire sia attraverso lo sviluppo organico», ma
anche nel caso in cui «dovesse completarsi positivamente una operazione alla quale partecipiamo,
legata alla cessione dei clienti da parte della società veneta Ascopiave che è in corso, rispetto alla
quale abbiamo presentato» di recente «una proposta assieme ad altri operatori».Venier ha ricordato
che i clienti di Hera sono cresciuti «di quasi 90 mila unità in un solo anno», vale a dire «uno dei
tassi di crescita più significativi se non il più significativo a livello nazionale». «Credo sia il terzo o
il quarto anno di fila» ha poi sottolineato, in Hera «risulta essere l’azienda italiana con la maggior
crescita commerciale sul mercato di tutto il contesto, superiore ai grandi operatori e agli operatori
stranieri, testimonianza dell’efficacia con la quale riusciamo a indirizzare questo mercato
competitivo, in termine di offerta e di gestione dei clienti». Il bilancio 2018, al vaglio dei soci di
Hera, si è chiuso con un utile netto pari a 296,6 milioni, in crescita dell’11,2%, fatturato a 6,62
miliardi di euro, in aumento dell’8% sul 2017 mentre il margine operativo lordo si è attestato 1,03
miliardi di euro con un rialzo del 4,7%. L’assemblea della multiutility ha inoltre dato l’ok alla
proposta del Cda di distribuire un dividendo di 10 centesimi di euro per azione. -

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Cosef, l’utile è in aumento. Ora investe 8 milioni di euro (M. Veneto)
Maura Delle Case - Chiude il suo primo bilancio con una sfilza di dati positivi il Consorzio di
sviluppo economico del Friuli (Cosef) che riunisce le quattro aree industriali di Cividale, Ziu, Alto
Friuli e Aussa Corno. Dati positivi a partire dall’utile - 119 mila euro nel 2018 - che spingono il
presidente del consorzio Renzo Marinig a parlare di «scommessa vinta». E promettente, considerato
che presentando ieri il bilancio alla stampa insieme al suo vice Virgilio Disetti, Marinig ha
annunciato ieri 8 milioni di euro d’investimenti pronti a partire nel 2019 e un rinnovato interesse
degli investitori per le zone industriali. Non ultima l’Aussa Corno cui sta guardando con attenzione
una spallata vetreria umbra.«L’obiettivo del Cosef - ha detto Marinig - è quello di consolidare le
attività produttive presenti fornendo servizi avanzati, favorire l’insediamento di nuove realtà e
aumentare l’occupazione nel massimo rispetto della tutela ambientale».Tornando al bilancio, che
sabato sarà illustrato ai soci, i numeri 2018 certificano un aumento del valore della produzione che
passa dai 4 milioni del 2017 ai 5,7 milioni chiudendo come detto con un utile di 119 mila euro,
anche questo in aumento rispetto ai 98 mila dell’anno precedente. L’attivo è pari a 44,5 milioni di
euro (erano 33,5 del 2017) di cui 24,3 milioni di immobilizzazioni.Oggi il Cosef è il consorzio più
importante della regione con 18 milioni di metri quadrati di superficie, 306 imprese insediate e
quasi 9.000 addetti, questi ultimi cresciuti a loro volta in modo sensibile nell’ultimo triennio, in
particolare nell’Alto Friuli e nella Ziu: gli occupati erano 5.000 nel 2015, oggi sono 6.350 di cui
2.000 al lavoro nella zona pedemontana, la parte restante nella zona industriale udinese. A tanta
vivacità sotto il profilo occupazionale si è accompagnato naturalmente un balzo in avanti del
fatturato delle aziende insediate passato da 2,9 miliardi a poco meno di 3,6 miliardi (+23%).«Cifre
che evidenziano - ha aggiunto ieri Marinig - come l’attrattività delle zone industriali e soprattutto la
presenza di servizi avanzati siano uno dei fattori rilevanti per lo sviluppo di un’impresa». Su questi
fronti Cosef è pronto a lavorare ancora. «Con le strategie che stiamo predisponendo, il consorzio
potrebbe diventare un modello da seguire a livello nazionale», ha evidenziato dal canto suo Disetti a
proposito dal piano industriale 2019-20 che prevede una pioggia di cantieri per 17 milioni di euro
totali di cui 8 pronti a partire quest’anno.Tra gli altri, Marinig ha ricordato «due nuovi binari
ferroviari all’interno della Ziu e due all’interno dello scalo ferroviario dell’Alto Friuli, un nuovo
collegamento fra la Ziu e la circonvallazione, lavori di asfaltatura in tutte le aree e la costruzione di
una rotatoria con parcheggio all’uscita del casello Gemona-Osoppo dell’A23».

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CRONACHE LOCALI

Niente accordo alla Mangiarotti sui trasferimenti a Monfalcone (M. Veneto Udine)
Maura Delle Case - Accordo mancato alla Mangiarotti di Sedegliano. L’incontro tra i vertici
aziendali e il sindacato per definire le modalità, anche economiche, del trasferimento a Monfalcone
della forza lavoro si è concluso lunedì pomeriggio con un nulla di fatto che ha spinto le parti sociali
a convocare un’assemblea dei lavoratori per domani.«L’azienda ha deciso di trattare
unilateralmente il trasferimento dei dipendenti - ha spiegato David Bassi di Fiom Cgil Udine - e
questo è un comportamento che abbiamo contestato con forza, non è accettabile infatti che una
vertenza simile venga trattata caso per caso senza cercare un accordo collettivo per tutti e 70 i
dipendenti in forze a Sedegliano».Tempo per cercare una quadra c’è ancora e i sindacati intendono
sfruttarlo tutto. Lo storico stabilimento produttivo di Pannellia chiuderà i battenti “solo” alla fine di
luglio, “dead line” entro la quale sarà necessario trovare un punto d’incontro tra le esigenze
aziendali e quelle dei lavoratori, che saranno in breve costretti a farsi carico di quasi 60 chilometri
d’auto per raggiungere il nuovo posto di lavoro, 50 minuti di strada e un costo di trasferta non
indifferente. È sulla quantificazione di quel costo che sindacato e azienda al momento non trovano
un punto d’incontro.«Vogliamo definire un corrispettivo economico quotidiano che vada a
compensare i costi e il disagio che avranno i lavoratori», ha detto ieri dal canto suo il segretario
provinciale di Uilm Uil, Luigi Oddo, ricordando che «l’esigenza di trasferire la produzione da
Sedegliano a Monfalcone è dell’azienda che deve tener conto del sacrificio chiesto ai
lavoratori».L’annuncio del trasferimento risale a marzo ed è legato a una corposa commessa
acquisita dalla sede friulana di Mangiarotti nel settore oil&gas, un lavoro di complessità tale da
spingere l’azienda a spostarlo con l’intera produzione allo stabilimento di Monfalcone.«Ci chiedono
di trovare un accordo e noi siamo pronti, a patto però che sia riconosciuto un costo chilometrico a
tutti i lavoratori. L’azienda non può procedere dicendo “questo sì, questo no”. Di più - ha aggiunto
Oddo -, deve in qualche modo venire incontro anche al disagio di chi, per svariate ragioni, deciderà
di non accettare il trasferimento».L’assemblea di domani sarà dunque l’occasione per chiarire una
volta in più le richieste dei lavoratori in ordine alle condizioni economiche ma anche rifare la conta.
«Per capire quante su 70 sono le persone che non intendono andare a lavorare a Monfalcone», ha
concluso Oddo. Dalle 12 che hanno già manifestato la volontà di non trasferirsi pare infatti si possa
arrivare fino a 30.

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Trasferimento dei profughi, nuova proroga (M. Veneto Udine)
Giacomina Pellizzari - La Prefettura ha rinviato di altri quattro giorni il trasferimento dei richiedenti
asilo ospitati negli appartamenti dall’associazione Oikos e dal centro Balducci di Zuliano. Si tratta
di una settantina di persone tra cui cinque famiglie con otto bambini d’età compresa tra 1 e 12 anni,
che ieri avrebbero dovuto cambiare alloggio.Il condizionale è d’obbligo non solo perché la scadenza
è stata prorogata, ma soprattutto perché le associazioni non vogliono trasferire i profughi nell’ex
caserma Cavarzerani. Da qui l’impugnazione dell’aggiudicazione della gara al nuovo gestore
dell’accoglienza sul territorio (Codess, Caritas, Arancon e il Mosaico). Sulla sospensiva e sul
ricorso presentato in precedenza per contestare il bando di gara, il Tar si esprimerà il 28 maggio.Ieri
i rappresentanti delle associazioni si sono nuovamente confrontati con il prefetto, Angelo Ciuni:
negli ultimi giorni il rappresentante del Governo ha trovato spazi in appartamento per 4 profughi
portatori di handicap e, d’intesa con la cordata vincitrice dell’appalto, sta cercando soluzioni
adeguate per le famiglie. Il tema è delicato e il prefetto, per completare tutte le verifiche, ha
concesso altri quattro giorni di proroga, fino al 10 maggio. «Ci serve ancora qualche giorno per
valutare le situazioni migliori», ha confermato in serata il rappresentante del Governo assicurando
che l’accoglienza avverrà nella situazione più attenta possibile. Il prefetto sa bene che non sarà
facile trovare «la situazione ideale» e per questo aggiunge che difficilmente si andrà oltre questa
proroga.Anche Giovanni Tonutti, il titolare di Oikos, definisce il confronto con il prefetto
«interlocutorio e costruttivo: c’è la volontà - aggiunge - di risolvere il problema». Tonutti si è
riservato di valutare con i quattro profughi diversamente abili se accettare o meno il trasferimento
nei luoghi idonei indicati dalla prefettura. Famiglie a parte, gli operatori di Oikos, ieri, hanno
segnalato al prefetto una quindicina di casi che, a loro avviso, non possono entrare nell’ex caserma
Cavarzerani. Si tratta di persone impegnate in percorsi di formazione che già lavorano. Tonutti
rivela, inoltre, che anche la garante dei minori, Fabia Mellina Bares, ha inviato alla Prefettura la
richiesta di proroga del servizio garantito da Oikos e centro Balducci.Mentre il prefetto cerca nuovi
alloggi sul territorio, tutti i 245 migranti gestiti dalla Croce rossa sono stati trasferiti nell’ex caserma
Cavarzerani giunta al massimo della sua capienza. Al momento nel centro di accoglienza gestito
dall’Ati Matrix, ci sono 350 migranti, tra cui due famiglie. La Matrix, negli ultimi giorni, ha
garantito di aver adeguato gli spazi con moduli abitativi idonei a ospitare anche donne e bambini.

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Bolletta dell’acqua, Fontanini contro l’aumento della quota fissa (M. Veneto Udine)
Cristian Rigo - Udine boccia gli aumenti della quota fissa della tariffa dell’acqua decisi dall’Ausir,
l’Autorità unica per i servizi idrici e i rifiuti regionale chiamata ad applicare le regole fissate
dall’Arera, l’authority nazionale. Una rimodulazione dettata dalla necessità di arrivare a una
parificazione della tariffa entro il 2021 che inevitabilmente ha penalizzato chi pagava meno. «E in
particolare - ha sottolineato il sindaco Pietro Fontanini - il capoluogo friulano che evidentemente è
stato virtuoso e ha investito con lungimiranza e oggi viene penalizzato. Per questo motivo ho votato
contro e ho chiesto di rivedere i criteri e in particolare la quota fissa che per Udine sarebbe di circa
40 euro contro, per esempio, i 25 della Bassa. Una differenza ingiustificata che penalizzerebbe
soprattutto chi consuma poco». Il presidente del Cafc, Salvatore Benigno ha invece sottolineato che
«non ci saranno aumenti in bolletta, ma una semplice rimodulazione delle diverse voci che la
compongono. Sono rimasti i 200 litri di acqua agevolata al giorno e abbiamo ottenuto un rinvio fino
al 2021 invece del 2020 per arrivare alla parificazione. La normativa nazionale ha introdotto alcuni
principi che andranno a premiare le famiglie più numerose, ma nella nostra simulazione prendendo
in esame un nucleo di tre persone con un consumo di 165 metri cubi d’acqua alla fine la spesa
annua era praticamente identica anzi un euro in meno: 202 contro gli attuali 203». Inevitabile però
che dovendo andare verso la parificazione dei tre bacini tariffari (Udine, l’area montana ex
Carniacque e tutti gli altri comuni), per alcuni territori ci saranno degli aumenti e per altri delle
riduzioni anche se il totale complessivo resterà invariato. Sempre ieri è stato approvato il bilancio
del colosso dell’acqua (anche Udine ha votato a favore) che ha visto una crescita del 2,4% del
fatturato, arrivato alla quota record di 65 milioni (+1,5 milioni rispetto all’anno precedente) e
un’impennata del 23% degli investimenti in infrastrutture pari a oltre 19 milioni (ben 3 milioni in
più del 2017) suddivisi tra 8 milioni per l’acquedotto, 6 milioni 300 mila per la fognatura e poco
meno di 5 milioni per la depurazione. Per scelta dei soci, che sono i comuni, il Cafc non distribuisce
utili. Il trend degli investimenti punta a sfondare quota 23 milioni nel 2019, con un deciso exploit:
dai 13 milioni nel 2016 ai 17 milioni nel 2017 ai 19 dell’esercizio 2018. Il valore degli investimenti
per abitante ammonta a 42 euro (rispetto ai 34 euro del dato relativo alle media nazionale), in
lievitazione rispetto ai 35 euro dell’anno precedente e dei 34 euro del 2017. Come sempre Cafc
reinvestirà gli utili pari a 10 milioni 700 mila euro in investimenti. «Vantiamo un utile importante -
ha illustrato Benigno - che viene impiegato per migliorare il servizio a beneficio dei cittadini e delle
imprese; in questo modo centriamo elevati standard nella qualità dell’acqua erogata e depurata che
ci rendono degni di essere fra le società maggiormente performanti a livello nazionale». Non a caso
il tasso di perdita sulla rete idrica per chilometro di rete gestita è sotto la media: 14,30
metrocubi/km al giorno rispetto al valore soglia delle gestioni top di 15. Un altro “record” segnato
da Cafc è la gestione dei reclami degli utenti con tempi di risposta al di sotto dei valori soglia
stabiliti dall’Autority nazionale: 7 giorni dal ricevimento dell’istanza rispetto ai 30 giorni. Insomma
il “modello” Cafc funziona. Per questo motivo Benigno critica l’ipotesi di riforma del sistema
idrico: «L’accentramento forzato da parte dello Stato dei servizi pubblici locali ha sempre
comportato incremento dei costi, incremento della burocrazia con la conseguente impossibilità di
garantire la qualità. L’obiettivo della proposta di legge viene già attuata dalle società a capitale
pubblico “in house providing” come Cafc, modello che, coniugando la gestione industriale del
servizio con il forte controllo pubblico da parte dei Comuni soci - si dimostra vincente ed
efficiente».

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Ateneo, a Pinton mancano 8 voti (Gazzettino Udine)
Fumata nera anche al secondo round delle votazioni per la corsa al rettorato dell’ateneo di Udine.
Per otto voti, Roberto Pinton, già prorettore di Alberto Felice De Toni, non ha superato il fatidico
tetto, la soglia prevista per la vittoria. Le schede scrutinate sono state 948 su 1.145 aventi diritto,
con un’affluenza dell’82,79 per cento: tolte le 20 bianche, i consensi sono stati 268 per Pinton (che
alla prima votazione ne aveva conquistati 238), 178 per il direttore del dipartimento di Studi
umanistici e del patrimonio culturale Andrea Zannini (che al primo round si era fermato a 162) e
145 per la direttrice del dipartimento di Lingue Antonella Riem (che in prima battuta ne aveva
ottenuti 160). A questo punto, giochi ancora aperti e prossima sfida fissata al 16 maggio, per il terzo
turno di votazioni.
Pinton la prende «con filosofia»: «Sono un inguaribile ottimista. Già ho migliorato il risultato
dell’altra volta. Il credito aumenta sempre di più e aumenta sempre di più il distacco sugli altri
candidati. Ma mi vogliono far penare...», ci scherza su. Tuttavia, si dice «contento perché in termini
numerici, ho migliorato di 30 voti il risultato. Certo, mi mancavano otto voti....» ed è impossibile
non pensarci. «Ero tanto vicino al traguardo... Ma sono contento comunque: vuol dire che il
risultato della prima votazione non era un bagliore. I voti raccolti in più confermano che uno stile,
un approccio, un programma sono piaciuti a 30 elettori in più o forse anche a più di trenta, visto che
i dipendenti hanno un voto ponderato. Incrociamo le dita per il 16». Zannini, che ha migliorato la
performance della prima votazione, quando si era piazzato quasi alla pari con Riem, è tranchant: «Il
dato più rilevante è che c’è stata una selezione fra i due candidati che erano arrivati a pari e quindi
adesso bisognerà considerare gli accordi che c’erano stati fra Riem e me». L’esito secondo lui
testimonia delle divisioni interne? «Un altro dat importante secondo me è che i voti miei e di
Antonella, sommati, sono 320 e sono nettamente superiori a quelli di Pinton. Sostanzialmente, il
voto è rimasto identico alla volta scorsa: si sono sciolte un po’ di schede bianche, più gente è venuta
a votare, ma gli schieramenti, se li mettiamo in termini di Pinton-anti Pinton sono rimasti gli stessi.
Solo, nella parte anti Pinton si è chiarito maggiormente chi può essere rappresentativo di
quest’area».
Nel dettaglio, in questa seconda tornata di elezioni, hanno votato 143 professori ordinari su 160
(89,38%), 229 professori associati su 249 (91,97%), 169 ricercatori su 191 (88,48%) e, fra i
dipendenti tecnici e amministrativi 384 su 519 (73,99%), mentre nel Consiglio studenti si sono
espressi in 23 su 26 (88,46%). Va sottolineato che in ateneo gli impiegati non pesano come gli altri
in termini di suffragi (ossia, una testa, un voto), ma esprimono un voto ponderato dello 0,12. Alla
prima votazione, Pinton aveva ottenuto 238 voti, Zannini 162 consensi e Riem 160. Le schede
bianche erano state 32. Si era espresso l’80,79% dei 1.145 aventi diritto. Cdm

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Sbarca Amazon, cento assunzioni (Gazzettino Pordenone)
Il colosso statunitense del commercio elettronico Amazon sbarca a Fiume Veneto. La società ha
annunciato l’apertura di un nuovo deposito di smistamento che sarà operativo entro l’estate di
quest’anno. La struttura, la prima della società in Friuli Venezia Giulia, occuperà una superficie di
circa 4.500 metri quadrati. E - entro un anno dall’avvio dell’attività - il piano di investimento
prevede l’assunzione di cento dipendenti con contratto a tempo indeterminato. Amazon ha anche
annunciato che lavorerà con diversi fornitori locali dei servizi di consegne in modo da creare un
indotto sul territorio.
Il nuovo deposito e centro logistico sorgerà in una struttura in via Maestri del Lavoro, nell’area
retrostante l’Emisfero nel centro commerciale di Fiume Veneto. I lavori per la costruzione del
magazzino sono già iniziati. La società prevede l’avvio dell’attività nel giro di circa tre mesi: entro
l’estate il centro logistico sarà operativo. Ci sarà una prima tranche di assunzioni. Poi, entro il primo
anno di attività come prevede il piano di sviluppo, i posti di lavoro necessari saranno un centinaio.
La scelta della società - presente in Italia dal 2010, ha già diversi magazzini operativi oltre al mega
centro di distribuzione in provincia di Piacenza - sarebbe ricaduta su Fiume Veneto anche per una
necessità di tipo strategico: l’area è collegata in maniera efficiente sia all’autostrada che alla
Pontebbana ed è baricentrico sia rispetto a Udine e al Friuli orientale che alle vicine province del
Veneto. Insomma, nel cuore del Nordest dove per la società Usa - l’azienda di commercio
elettronico, con sede a Seattle nello stato di Washington, è la più grande Internet company al mondo
- un insediamento è più che strategico. Amazon, fa sapere ancora il colosso guidato da Jeff Besoz,
sta aiutando i fornitori locali di servizi di consegna a fare crescere il proprio giro d’affari anche al
fine di soddisfare la crescente domanda dei clienti. «Siamo entusiasti - sottolinea Gabriele
Sigismondi, responsabile di Amazon Logistici Italia - di aprire un nuovo deposito di smistamento
vicino a Pordenone dove, grazie anche ai progressi tecnologici e agli investimenti nelle
infrastrutture, saremo n grado di garantire ai nostri clienti servizi innovativi e consegne veloci». Nel
centro logistico di Fiume Veneto arriveranno i Tir carichi di pacchi dei depositi Amazon più grandi
per poi essere distribuiti attraverso la rete dei corrieri e dei mezzi più piccoli. Con una
concentrazione di traffico soprattutto nelle ore serali. I contatti e le trattative con il Comune
proseguivano in maniera riservata dallo scorso autunno. Il Comune si è impegnato a garantire alcuni
interventi legati alla viabilità dell’area.
Soddisfatta per l’investimento deciso da Amazon la sindaca di Fiume Veneto, Jessica Canton. «Non
eravamo gli unici in lista. Abbiamo colto subito con entusiasmo la volontà dell’azienda di avviare
una nuova sede per la propria attività. L’investimento rappresenta un’opportunità per nuovi posti di
lavoro sul territorio e per la creazione di un indotto a favore della comunità. L’impatto del
capannone sarà minimo e il traffico dei mezzi concentrato in particolare nelle ore serali». Amazon
ha recentemente annunciato l’apertura di altri centri a Napoli, Roma e Verona. In Italia, dal 2010,
ha investito un miliardo e 600 milioni e creato oltre 5.500 posti di lavoro. (Davide Lisetto)

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Poste, consegne fino a sera e nuovi portalettere a tempo (Gazzettino Pordenone)
L’avvio del nuovo modello di recapito con orari allungati fino a sera era previsto già da tempo ed
era già partito ad aprile nell’area del sacilese. Da lunedì scorso il postino arriva fino alle 19,45 (per
la posta cosiddetta business, cioé pacchi, raccomandate e altri prodotti che richiedono la firma del
ricevente) anche in tutto il resto del territorio provinciale. Il nuovo modello, ribattezzato in inglese,
di Joint delivery è infatti operativo da due giorni a Pordenone e nell’hinterland e nei territori del
sanvitese, maniaghese e spilimberghese. Per l’avvio del nuovo servizio, che prevede una diversa
organizzazione degli orari e del lavoro dei postini, la direzione provinciale attraverso un accordo
con le organizzazioni sindacali ha proceduto all’assunzione di una dozzina di nuovi portalettere
assunti a tempo determinato (con contratti da tre mesi a un anno) che svolgeranno il nuovo servizio.
Negli ultimi due anni la consegna della corrispondenza si è decisamente rivoluzionato. Sono sempre
di più i pacchi (anche in seguito agli accordi con Amazon) che devono essere consegnati in tempi
stretti. «In una fase caratterizzata - sottolineano dalla direzione provinciale di Poste Italiane - da una
costante diminuzione dei volumi di posta tradizionale e, parallelamente, da un significativo aumento
delle spedizioni di pacchi aumentati nell’ultimo anno del 27% è necessario rispondere a nuovi
bisogni e nuove esigenze dei clienti. La nuova organizzazione - spiegano ancora da Poste - è
articolata su due reti di recapito distinte, seppure integrate: la linea base garantirà la consegna di
tutti i prodotti postali nella propria area di competenza, la seconda denominata linea business è
dedicata alla consegna di pacchi e dei prodotti e-commerce in fasce orarie estese fino alle 19,45 e
anche durante i fine-settiamna. Un servizio con orari allungati che vedrà i portalettere della linea
business consegnare la corrispondenza utilizzando l’auto di servizio non lo scooter. Che continuerà
invece a essere utiizzato dai portalettere del mattino.
Dopo il caos delle settimane scorse scoppiato con l’avvio del servizio a Sacile (non erano scattate in
tempo le assunzioni) il sindacato si era mobilitato. Nei giorni scorsi sono stati assunti quattro
addetti proprio per l’area del sacilese. Altri tre portalettere a tempo determinato sono stati assunti
per il maniaghese. Due saranno invece i nuovi addetti a Pordenone e a San Vito. Quasi la totalità dei
neo-assunti) proviene dalla regioni del Sud Italia dalle quali provengono moltissime richieste. d.l.

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Il Veneto investe, il conto alla nostra sanità (M. Veneto Pordenone)
Donatella Schettini - Il Veneto cerca di frenare la fuga dei propri pazienti verso le strutture sanitarie
del Fvg e della provincia di Pordenone, in particolare. Nelle schede sanitarie approvate
recentemente per l’ospedale di Portogruaro si prevedono non solo gli ambulatori oncologici
collegati allo Iov (Istituto oncologico veneto) di Padova, ma anche la procreazione mediamente
assistita, servizio attivo da ottobre scorso, anche se solo di primo livello. Una mossa per frenare la
fuga verso Pordenone, dove il centro di eccellenza fornisce risposte a oltre il 40 per cento di coppie
provenienti dal Veneto. La volontà del Veneto di curare i propri pazienti e di frenare la migrazione
verso altre regioni è cominciata da un bel po’ di tempo, ma è con le schede approvate dalla giunta e
dalla commissione sanità, che vanno a delineare quella che sarà l’organizzazione nei prossimi anni,
che diventa concreta questa volontà, peraltro dichiarata.La parte più rilevante è relativa ai pazienti
oncologici: molti sono i cittadini del Veneto compiti da tumore che si rivolgono al Cro di Aviano.
Per frenarne la fuga in questi ultimi anni sono stati investiti milioni in Veneto, offrendo cure e
strutture. La Regione ha preso atto dell’emorragia soprattutto verso il Cro e ha provveduto a
potenziare lo Iov, con sede a Padova e attività chirurgica a Castelfranco Veneto.Poi, sempre per
frenare l’”esodo” dal Veneto Orientale, sono in fase di allestimento gli ambulatori oncologici
all’ospedale di Portogruaro, nel reparto di medicina, con la possibilità per i pazienti di essere visitati
da medici dello Iov di Padova.Adesso ecco spuntare la procreazione mediamente assistita, sempre
con l’obiettivo di frenare la fuga verso Pordenone. Il servizio dell’ospedale Santa Maria degli
Angeli è considerato uno dei migliori a livello nazionale, tanto che capita che ci siano coppie che si
rivolgono anche da fuori regione. Il 43 per cento dei quelle che bussano alla porta del servizio
provengono dal Veneto con prestazioni che poi la Regione deve rimborsare.Nelle schede della
Regione Veneto, nella parte relativa all’ospedale di Portogruaro, si prevede il centro di procreazione
medicalmente assistita. La struttura è stata annunciata già a ottobre scorso, è già stata fatta
l’iscrizione all’Istituto superiore di sanità e si occupa per ora solo di procedure di primo livello
(inseminazione senza la necessità di prelevare gli ovociti della donna). Non è detto, però, che non si
preveda un ampliamento della offerta, con l’aggiunta anche delle procedure di altri
livelli.Pordenone ritiene per ora che l’apertura del centro nel Veneto orientale non comporti
conseguenze in termini di perdita di coppie, le quali spesso, nella scelta del centro a cui rivolgersi,
valutano anche il prestigio e il nome. Certo l’impressione è che la provincia di Pordenone possa
essere “sanitariamente accerchiata” con il tentativo del Veneto di tenersi i suoi pazienti.C’è infine
un dato, anche se per confermare che si tratti di un trend bisogna aspettare un anno: nel rendiconto
2018 del Cro si osserva che «l’istituto ha mantenuto complessivamente una buona attrazione extra-
regionale (44,94 per cento), leggermente in calo rispetto al 2017».Vedremo cosa sarà riportato nel
rendiconto 2019.

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Anziani e disoccupati in fila ai servizi sociali (Gazzettino Pordenone)
Cala la disoccupazione, eppure cresce il numero degli utenti in carico ai servizi sociali dei Comuni
dell’Ambito territoriale del Noncello. È la fotografia scattata dall’Atto di programmazione
territoriale per la lotta alla povertà, approvato dall’Assemblea dei sindaci (presieduta da Alessandro
Ciriani con delega a Eligio Grizzo) e poi dalla giunta pordenonese. Il tasso di attività nel 2017 è per
l’area vasta pordenonese pari al 72,9 per cento, a fronte del 70,5 per cento in Regione, mentre il
tasso di disoccupazione nella fascia 15-64 anni è passato dal 7,4 per cento nel 2016 al 5,8 per cento
nel 2017. Per le donne - categoria più penalizzata - si è andati dall’ 8,8 per cento del 2016 al 7,6 per
cento nel 2017 (8,1 per cento in Regione). Il tasso di disoccupazione per la classe di età tra i 15 e i
29 anni nel 2016 è pari al 20,4 per cento e 20,2 per cento in Regione; nel 2017 scende a 15,4 per
cento in provincia, mentre per la Regione si attesta sul 18,9 per cento, secondo dati Istat. Nel 2017 il
reddito pro capite medio è stato di 16.418,40 euro.
Ma se sul fronte del lavoro si vedono timidi segnali di ripresa, l’utenza in carico al Servizio sociale
dei Comuni cresce costantemente negli anni, e cresce maggiormente nella fascia centrale della
popolazione, quella composta da adulti e famiglie, dai 4.928 del 2015 ai 5.892 del 2018.
Nell’Ambito territoriale Noncello (al netto di Zoppola), tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016 sono
state presentate 1.176 domande di Mia (Misura di inclusione attiva) e Sia (Sostegno per l’inclusione
attiva) e trattati interventi di sostegno al reddito per 955 persone, per un importo di due milioni
279mila 780 euro. Nel 2017 le domande accolte sono state 761 e gli interventi trattati 1.106 per un
importo un milione 942mila 429,84 euro, nel 2018 le domande Mia sono state 215 per un importo
di un milione 853mila 491,20, le domande Rei (Redito di inclusione) accolte 131 per un importo
pagato per ReI + ReI Fvg di 236.517 euro complessivi. Gli interventi di assistenza economica con
riferimento al regolamento di Ambito territoriale hanno interessato 434 persone o nuclei familiari,
per un importo di 501.147,52 euro nel 2018, che sono serviti per oltre la metà al pagamento di affitti
e bollette.
Gli interventi di assistenza economica in favore di minori vanno invece soprattutto a coprire le
spese per la mensa e i trasporti scolastici oppure per l’acquisto di corredi scolastici. Due terzi delle
persone adulte in carico agli assistenti sociali presentano una compresenza di più problematiche.
Quelle legate al reddito sono in aumento negli ultimi anni, insieme alle problematiche di casa e
lavoro. In aggiunta ai problemi di reddito e di lavoro, sempre più acuti soprattutto per i giovani
adulti, si evidenziano anche quelli attinenti più in generale alla famiglia con minori e minori disabili
per il supporto alla domiciliarità, presenti nel 20.52 per cento dei casi nel 2017 e al 21,8 per cento
nel 2018 (con un +5,5 per cento rispetto al 2016), e alla salute (13,28 per cento nel 2017 con un
raddoppio rispetto all’anno precedente). La questione lavoro coinvolge il 45,1 per cento delle
persone che nel 2017 richiede interventi economici. Si tratta di disoccupati, in lieve prevalenza
stranieri (52,3 per cento) e in netta prevalenza uomini (54 per cento). Nel 2018 hanno beneficiato
degli interventi dello sportello Cerco casa 124 nuclei familiari, 36 italiani e 88 stranieri. (Lara Zani)
Il futuro dipende da due programmi: aiuti ai minori e sinergie con le aziende
testo non disponibile

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Emergenza barellieri, un unico addetto su trenta dice sì al nuovo contratto (Piccolo Ts)
Alla fine ha accettato il nuovo contratto un unico barelliere sui trenta ancora in sospeso dopo il
passaggio di mano del servizio di trasporto pazienti appaltato dall’Azienda sanitaria di Trieste. Tutti
gli altri hanno preferito perdere il lavoro, piuttosto che accettare la proposta di Coopservice, Fhocus
Onlus e Tea. Una scelta che lascia sbaorditi sia i vertici delle imprese subentrate a Rekeep, sia Cgil,
Cisl e Uil. Posizione opposta a quella degli autonomi di Fails, secondo cui non esistevano le
condizioni per accettare il contratto sostitutivo. Tutto è cominciato dopo la decisione di Rekeep di
rinunciare all’appalto, non riuscendo a coprirne i costi. La proposta dei subentranti è stata però
accettata alla fine soltanto da sei barellieri su 35. Il direttore di Fhocus Giampiero Costantini si dice
stupito: «L’accordo offriva quattro ore in più a dodici persone e ne toglieva due-tre agli altri. Alcuni
ci perdevano, altri ci guadagnavano. Hanno fatto una scelta che li penalizza ed è surreale che
abbiano rifiutato quasi in blocco». L’Ati sta provvedendo alle sostituzioni: «Dobbiamo garantire il
servizio e abbiamo cominciato ad assumere. Alcuni hanno cominciato a inizio settimana».
L’impresa non fornisce numeri sui nuovi ingressi. Nel frattempo si aprono tensioni fra le sigle
tradizionali e la Fails. Per Davide Novelli (Fails), «le condizioni erano sfavorevoli rispetto alle
precedenti e i lavoratori non ce l’avrebbero fatta a mantenersi. Dicono di aver mantenuto il monte
ore, ma questo è molto superiore perché i lavoratori facevano sempre gli straordinari. Non c’è stata
la volontà politica». Secondo Andrea De Luca (Cgil), «l’accordo non era perfetto ma aveva colmato
buona parte del gap. Le scelte fatte mi paiono incomprensibili: meglio star dentro e combattere che
perdere così il posto. I lavoratori sono stati suggeriti male, illudendosi di poter essere assunti
dall’Azienda». Come d’altronde chiede la Fials con Fabio Pototschnig, secondo cui «emerge chiara
la necessità di internalizzare i servizi». Una nota dell’AsuiTs chiarisce al proposito che «il servizio
trasporti interno è stato dato in appalto almeno da 15 anni e non è possibile procedere all’assunzione
diretta: il contratto di appalto è in essere fino al 2020». L’Azienda evidenzia inoltre che, anche
qualora si decidesse in futuro per l’internalizzazione, potranno «presentare domanda tutte le persone
in possesso dei requisiti richiesti, aumentando così il possibile numero dei candidati» e non
offrendo particolari garanzie ai 35 interinali. E se i sindacati protestano sulla scelta di demandare
servizi pubblici al privato, la politica battaglia. Per il consigliere regionale Pd Diego Moretti,
«dietro all’esternalizzazione dei servizi, si celano i presupposti per un abbassamento della qualità
del pubblico. Il centrodestra cambi rotta prima di smantellare il sistema: le preoccupazioni dei
sindacati non devono essere sottovalutate». La deputata di Forza Italia Sandra Savino critica invece
«l’atteggiamento sconsiderato di alcune forze sociali e parte della politica. Da anni l’Azienda
sanitaria ha esternalizzato il servizio dei barellieri. L’amministrazione pubblica non può assumere a
piacere chi le pare: ci sono delle regole. Chi afferma il contrario si sta strumentalmente prendendo
gioco dei lavoratori». D.D.A.
Accordo raggiunto sui fondi aggiuntivi
Un milione e 165 mila euro all’AsuiTs e 280 al Burlo. Sono le poste previste per Trieste, su un
totale di sei milioni e 158 mila euro distribuiti a livello regionale, per effetto dell’accordo
sottoscritto ieri a Udine dalla Regione...
La Commissione sismica gela il progetto di Cattinara
Diego D’Amelio - L’appalto per il restauro dell’ospedale di Cattinara fa un altro passo verso lo stop
definitivo. La Commissione sismica si è infatti espressa, dando parere negativo sul progetto
esecutivo presentato dal raggruppamento di imprese capitanato da Clea. Sono stati l’assessore
regionale alla Salute Riccardo Riccardi e il commissario dell’Azienda sanitaria Antonio Poggiana a
decidere di rivolgersi alla Commissione per ottenere una valutazione informale sulle soluzioni
tecniche proposte dall’impresa di costruzioni veneta nel supplemento di istruttoria richiesto a
Trieste. Un modo per scaricare almeno parzialmente il collaudatore incaricato dall’AsuiTs e il
responsabile unico del procedimento nella scrittura delle rispettive relazioni conclusive...

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Infermiere di comunità, tre ambulatori in città (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Francesco Fain - Montesanto è, indiscutibilmente, uno dei quartieri più “vecchi”, nel senso che la
popolazione anziana è preminente. Ed è anche quello anche in cui manca un’adeguata presenza di
strutture assistenziali.La cattiva notizia? Il progetto di realizzazione della parafarmacia in quel rione
è finito in stand-by. Non che non si faccia («Stiamo valutando», spiegano all’unisono gli assessori
comunali Silvana Romano e Dario Obizzi) ma non è, al momento, una priorità. Anche perché in
ballo, e questa è la notizia positiva, c’è la realizzazione, sempre in quel quartiere, di un ambulatorio
dell’infermiere di comunità. «E sarebbe il terzo sul territorio comunale - fa sapere Silvana Romano
-. Ci stiamo impegnando assieme all’Azienda sanitaria affinché il progetto vada in porto. Siamo
consapevoli che la zona Nord, che conta da sola 6.105 residenti, ha bisogno di un presidio di questo
tipo vista anche l’alta concentrazione di popolazione anziana».Il primo ambulatorio dell’infermiere
di comunità è già aperto da alcuni mesi al Centro anziani “Sinigaglia” di via Faidutti. E il responso,
come ha certificato recentemente lo stesso assessore comunale al Welfare Silvana Romano, è stato
subito molto positivo. Il secondo ambulatorio sta per aprire («L’inaugurazione è imminente», fa
sapere Andrea Duca) nella sede della Croce Verde di via Crispi. Siamo ormai ai dettagli e, molto
presto, il servizio sarà operativo e destinato a tutta la residenza del centro cittadino. Il terzo presidio,
come detto, sorgerà in quel di Montesanto e fornirà una risposta alla domanda di assistenza dei
residenti.La sanità territoriale, dunque, sta conoscendo il potenziamento da tutti auspicato. Perché
l’ospedale deve occuparsi soltanto dei casi acuti e complessi. Un professionista competente e
preparato, infatti, sta diventando un riferimento importante sul territorio per i cittadini che ne hanno
bisogno. È questo l’identikit dell’infermiere di comunità che ha fatto finalmente la sua comparsa
anche in città.L’infermiere di comunità è e sarà vicino ai cittadini nei momenti di fragilità e favorirà
i suoi rapporti con i diversi attori della rete socio-sanitaria. Va ricordato che il progetto “Infermiere
di comunità” rientra fra le attività previste dall’Azienda sanitaria nell’ottica di avviare una nuova
modalità di risposta assistenziale mirata soprattutto alla necessità di restituire ai cittadini la capacità
di governare la propria condizione di salute e a promuovere l’integrazione tra il sistema sanitario e
il sociale al fine di garantire la continuità assistenziale. «In sostanza - chiude l’assessore Romano-,
con quest’iniziativa i servizi socio-sanitari si avvicinano ai cittadini, andando loro incontro sul
territorio e aiutandoli a gestire con maggior consapevolezza e autonomia i problemi legati alla loro
salute».Tornando alla parafarmacia, il progetto non è stato stracciato, bensì soltanto rimandato. E
dire che il progetto aveva, per Montesanto-Piazzutta, un’ambizione più elevata ed in linea con la
“responsabilità sociale d’impresa” che contraddistingue le farmacie comunali ovvero
l’istituzionalizzazione di un vero e proprio presidio socio-sanitario in un quartiere ora privo di tali
servizi.

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